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BIBBIA SANGUE E MEDICINA

Ultimo Aggiornamento: 05/09/2009 17:08
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05/09/2009 17:08

Il Decreto di Gerusalemme

Le spiegazioni date finora gettano piena luce su ciò che è detto nel libro degli Atti degli Apostoli a proposito del sangue.

Leggiamo:

“Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi, di non imporvi nessun altro obbligo all'infuori di queste cose necessarie: astenervi dalle carni offerte   agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati (= non dissanguati) e dall'impudicizia” (15, 28-29).

Qual è il vero significato di questo testo bíblico?

Autorizza la Parola di Dio una donna sbandata a far morire la  propria bambina? Proibisce il decreto di Gerusalemme l'odierna trasfusione di sangue a scopo terapeutico? E’ legittima la spiegazione geovista, che ha causato la morte di tante creature umane?

No!

Perché il divieto di cibarsi di sangue stabilito a Gerusalemme deve essere spiegato secondo la mente degli Apostoli e dei primi cristiani, anzi dei veri cristiani di ogni tempo. I tdG dimenticano questa norma nel leggere e spiegare la Bibbia e si rendono responsabili di tante tragedie.

Origine dei Decreto

Verso l'anno 50, gli Apostoli e altri responsabili della Chiesa si riunirono a Gerusalemme per trovare la soluzione di alcuni problemi sorti dalla conversione dei pagani al Vangelo. La questione di fondo era se i convertiti dalla gentilità dovessero osservare tutta la Legge mosaica, come volevano alcuni, oppure no, come ritenevano altri.

A favore della tesi liberativa parlò Pietro (Atti 15, 6-1 1) e a lui si associarono Barnaba e Saulo, ritornati da poco dal primo viaggio missionario in terre pagane (Atti 15, 12). Ma alcuni giudeo-cristiani erano del parere contrario e volevano che i discepoli di Cristo fossero in tutto e per tutto anche discepoli di Mosè.

Tra le due opposte sentenze, Giacomo capo della chiesa locale, propose una soluzione intermedia rispettare e conservare ciò che nella Legge mosaica era essenziale, ma lasciar liberi i convertiti dal paganesimo in ciò che doveva dirsi ormai superato e non necessario alla salvezza.

La proibizione dell'uso del sangue fu considerata essenziale e ritenuta valida anche nel nuovo ordine di cose.

Perché?

Perché il comando divino Non ammazzare! non era stato affatto abolito. Tutt'altro! (Matteo 5, 21-24). Il .rispetto assoluto per la vita umana era parte essenziale della Legge mosaica. Era uno statuto valevole per tutti i tempi. E poiché ancora ai tempi degli Apostoli era diffusa la concezione del sangue come sede della vita, il comando divino fu espresso con le parole adatte e comprensibili: Astenersi dal sangue!

Nel Decreto di Gerusalemme bisogna, perciò, distinguere la sostanza dalla forma, la volontà di Dio dal modo com'è espressa. La sostanza è il comando divino di Non ammazzare ! La forma o modo con cui è espresso, è conforme alla mentalità del tempo quando sangue equivaleva a vita.

Così hanno interpretato le parole di Atti 15, 28-29 gli antichi scrittori cristiani e i grandi studiosi moderni della Bibbia.

Alcune testimonianze degli antichi

Gli antichi scrittori cristiani sapevano assai meglio dei tdG come e perché fosse osservato il Decreto di Gerusalemme. Tre testimonianze:

1 - La prima è quella di una donna debole e paurosa, la martire Biblide di Lione, in Francia, nel 177 dopo Cristo. La donna, durante il primo interrogatorio, aveva rinnegata la fede. Dopo lo strazio della tortura “ritornò in se stessa e, quasi risvegliandosi da un profondo sonno, riprese i sensi. La pena temporanea le fece ricordare la punizione eterna della Geenna.  Quindi contraddicendo, a quei bestemmiatori, rispose: " Come potrebbero mai costoro divorate i bambini, mentre non è loro permesso di cibarsi di sangue di animali irragionevoli?” .

Le parole della martire hanno un chiaro riferimento al decreto di Gerusalemme. Per difendere i cristiani e se stessa dall'accusa d'infanticidio, la martire cita la legge apostolica dell'astensione dal sangue. Dunque quella legge altro non era che un comando di non uccidere.

Falsificazione.

a) L'inganno. A proposito di questa testimonianza i tdG hanno scritto:

“Commentando Atti 15.- 29, l'erudito biblico cattolico Giuseppe Ricciotti (1890-1964) si riferisce all'incidente avvenuto a Lione (descritto in precedenza) come prova che i primi 'cristiani non potevano mangiar sangue'. Quindi aggiunge: " Ma anche nei secoli successivi fino al Medio Evo, incontriamo l'inattesa eco di questo antico 'abominío' (del sangue) dovuto senza dubbio al de- creto "”.

b) La verità. Consultando direttamente il commento che l'erudito biblico cattolico Giuseppe Ricciotti fa di Atti 15, 29, abbiamo constatato che i tdG travisano completamente il suo pensiero. E’ vero che il Ricciotti afferma che

“non solo nell'anno 177 i martiri di Lione dichiarano che essi essendo cristiani non possono mangiar sangue, ma pure nei secoli seguenti e perfino nel Medioevo s'incontrano inaspettate avversioni per quei cibi (sangue)”.

Tuttavia il Ricciotti poco prima, commentando appunto Atti 15, 29, aveva scritto:

“Quanto alla proibizione del sangue, fu interpretata come proibizione di versare sangue umano, ossia la proibizione dell'omicidio”.

E’ chiaro che nel suo pensiero i martiri di Lìone come pure alcuni cristiani dei secoli seguenti si astenevano dal sangue perché interpretavano le parole di Atti 15, 29 come la proibizione dell'omicidio. Ma questo i geovisti non lo dicono, anzi tentano di nasconderlo. Si tratta evidentemente d'un inganno. Bisogna dubitare sempre di ciò che dicono i tdG e consultare direttamente le fonti sia la Bibbia che gli scrittori da essi citati.

2 - La seconda testimonianza ci è data da Minucio Felice, un avvocato, nato pagano e convertitosi al cristianesimo. Visse intorno all'anno 200. Nel suo libro Octavius, chiamato dal Renan “la perla della letteratura apologetica”, Minucio confuta la stessa accusa contro i cristiani - quella dell'infanticidio. Questi ed altri terribili delitti egli li rinfaccia ai pagani. In quanto ai cristiani:

“Per noi invece - dichiara Minucio - non è lecito né assistere a un omicidio, né sentirne parlare; aborriamo tanto dal sangue umano, che non comprendiamo nel numero dei nostri cibi neppure' il sangue degli animali mangerecci”.

L’avvocato Minucio sapeva bene quel che scriveva. Per lui l'astenersi dal sangue anche degli animali, in conformità della legge apostolica, equivaleva ad aborrire dall'idea dell'omicidio. Non usare sangue era lo stesso che non uccidere.

Falsificazione: I tdG riportano la testimonianza di Mínucio Felice nel modo seguente:

“Mínucio Felice (III secolo E.V.): " Tale è il nostro orrore del sangue umano, che neppure vorremmo assaggiare il sangue nei cibi degli animali commestibili "”.

I geovisti hanno omesso volutamente le parole che precedono la dichiarazione di Minucio Felice e cioè:

“Per noi invece non è lecito né assistere a un omicidio, né sentirne parlare”.

Queste parole fanno capire meglio che l'astenersi dal sangue anche degli animali è strettamente connesso con l'omicidio. Ma i geovisti tentano di diluire il pensiero di Minucio Felice per convincere gli ignoranti del loro deprecabile errore.

3 - La terza testimonianza, infine, la ricaviamo dagli scritti di un altro avvocato, contemporaneo di Minucio, passato anche lui dal paganesimo alla fede cristiana.

E’ questi il ben noto Quinto Tertulliano, il più grande e il più originale degli scrittori latini cristiani prima di sant'Agostino. Egli studiò a fondo il decreto di Gerusalemme e asserì ripetutamente che gli Apostoli avevano voluto inculcare il comando divino di non uccidere. Due riferimenti:

a) Nell'Apologetico, Tertulliano risponde ai pagani che accusavano i cristiani di omicidio così come aveva fatto Minucio. Scrive:

“Arrossisca il vostro comportamento di fronte ai cristiani. Nemmeno il sangue degli animali noi abbiamo a tavola tra le vivande in uso, e ci asteniamo anche dagli animali soffocati per non venire in qualche modo contaminati dal sangue rimasto nei loro organi. Infine, tra le provocazioni da voi adoperate con i cristiani, voi offrite loro delle salsicce gonfie di sangue, sapendo bene che a loro non è lecito mangiarle. Or dunque come mai potete voi credere che siano bramose di sangue umano proprio quelle persone che - come voi ben sapete aborriscono anche il sangue degli animali?”.

b) Nel libro intitolato: La Pudicizia,  Tertulliano si sofferma ad esaminare la gravità dei peccati di idolatria, di fornícazione (e adulterio) e di omicidio. Con esplicito riferimento al decreto apostolico egli dichiara:

“Il divieto del sangue vuoi farci intendere essere proibito con maggior ragione l'omicidio, ossia lo spargimento del sangue umano”.

Tenendo presente il contesto di tutte queste testimonianze non vi può essere dubbio che gli antichi scrittori cristiani, anzi tutti i cristiani dell'antichità, hanno considerato il decreto di Gerusalemme come l'equivalente del comando divino di non ammazzare .

Alcune testimonianze moderne

Della stessa convinzione sono i grandi studiosi moderni della Bibbia, quelli più quotati e più aggiornati.

1 - Citiamo, anzitutto, il Grande Lessico del Nuovo Testamento, iniziato da Gerbard Kittel, con la collaborazione dei migliori maestri in scienze bibliche. E’ una opera classica, nota in tutto il mondo, indispensabile per la conoscenza del Nuovo Testamento. Una vera miniera che contiene i risultati più recenti e più attendi- bili in questioni scritturistiche. Ecco quanto è detto a proposito di Atti 15, 28-29:

“Il divieto di cibarsi di sangue, stabilito dalla risoluzione del concilio apostolico, è fondato sulla concezione vetero-testamentaria e giudaica del carattere sacro del sangue... Versare il sangue significa distruggere il veicolo della vita e quindi la vita stessa. li divieto di uccidere fissato dalla risoluzione dei concilio apostolico esprime uno dei cardini della morale cristiana primitiva” .

2 - E l'autorevole Bibbia di Gerusalemme commenta Atti 15, 28-29:

“Il sangue è l'espressione della vita, che appartiene solo a Dio, e il divieto della legge in proposito era così grave da spiegare molto bene la ripugnanza dei giudei a dispensarne i pagani”.

Nella mentalità giudaica fare uso del sangue equivale dunque a violare il diritto assoluto di Dio sulla vita umana. Oggetto del decreto era la violazione di questo diritto divino, ossia il comando di non ammazzare, non qualsiasi uso dei sangue.

3 - Dizionario dei concetti biblici del Nuovo Testamento:

“Il sangue dell'uomo come pure quello degli animali è inteso come sede della vita. E’ logico quindi che diventi un'immagine della distruzione della vita. Ma Dio è l'unico signore della vita, solo lui può disporre della vita e del sangue. Il decreto apostolico di Atti 15, 20-29 va. inteso con riferimento all'ordinamento di Levitico 17, 1-16”.

In Levitico 17, 1-16 Dio proibisce il sangue in quanto è vita.

La conclusione è chiara. Sotto la guida dello Spirito Santo, il concilio apostolico decretò che i veri cristiani devono avere massimo rispetto per la vita umana ,a differenza dei pagani, che spesso ne facevano scempio. Jahve è Dio della vita non della morte. L'astenersi dal sangue equivale ad astenersi dal nuocere alla vita altrui e alla propria.

Dio non proibisce l'uso del sangue nella sua materialità, ma nel suo simbolismo in quanto equivalente della vita. I tdG si, basano su una lettura della Bibbia superficiale ed errata. La loro interpretazione è contro il pensiero degli antichi scrittori, dei cristiani di ogni tempo e dei grandi studiosi della Bibbia dei nostri tempi. Il loro errore causa purtroppo una vera strage degli innocenti.

San Paolo e il Decreto dì Gerusalemme

Se dovessimo accettare la spiegazione superficiale che del Decreto di Gerusalemme danno i tdG, dovremmo dire che il primo a violare quel Decreto sia stato proprio san Paolo. Scrivendo ai Corinzi l'Apo- stolo si esprime nel modo seguente:

“Tutto ciò che è in venduta sul mercato, mangiatelo pure senza indagare per motivo di coscienza, perché del Signore è la terra e tutto ciò che essa contiene (Salmo 24, 1). Se qualcuno non credente vi invita e volete andare, mangiate tutto quello che vi viene posto davanti, senza far questioni per motivo di coscienza” (1 Corinzi 10, 25-27; cf. Romani 14, 1-9).

Abbiamo il diritto di domandarci: Che cosa era in vendita sul mercato di Corinto, città ancora pagana? Che cosa era servito a mensa nelle case dei non credenti?

a) La risposta da dare, senza il minimo dubbio, è che sul mercato di Corinto erano in vendita, oltre alle carni immolate agli idoli, anche la carne di animali non dissanguati e il sangue. Paolo rivendica alla libertà del cristiano il diritto di mangiate anche questi cibi, benché il Decreto di Gerusalemme ne proibisca l'uso.

Perché?

Perché l'apostolo sapeva ben distinguere tra la lettera e lo spirito del comando del Signore (cf - 2 Corinzi 3, 6; 1 Corinzi 10, 19), tra la forma e la sostanza del Decreto.

Il sangue è simbolo di un'idea. E’ l'idea che conta. non il sangue in se stesso e l'uso che se ne fa.

b) Paolo aveva direttamente in mente l'uso delle carni immolate agli idoli o degli animali non dissanguati. Cibandosene, il cristiano - non intendeva commettere un atto di idolatria, ossia violare la legge di adorare solo il vero Dio.  Ma la stessa norma o distinzione si può sicuramente applicare all'uso del sangue. Cibandosene, il cristiano non intendeva commettere un omicidio o un suicidio. Questo era l'essenziale. Questo intendeva il Decreto proibendo l'uso del sangue.

Nessuna violazione dunque di Atti 15, 28-29 vi può essere nella terapia delle trasfusioni perché tale uso del sangue non comporta né idolatria né omicidio o suicidio come capisce chiunque abbia il sano discernímento o la vera scienza, di cui parla proprio san Paolo nell'applicazione di quel Decreto (cf. i Corinzi 8, 7).

 

 

PARTE SECONDA

IL PARERE DEI MEDICI

 

I

Il Dr. Vittorio Calvano, specialista in ematologia, Ordinario negli Ospedali Riuniti di Napoli, ha esaminato accuratamente l'opuscolo Sangue, Medicina e la Legge di Dio, che è un compendio di tutto ciò che i tdG sanno dire in materia di trasfusione di sangue. Abbiamo già detto che i tdG, per diffondere i loro funesti errori, hanno invaso il campo medico, che non è eli loro competenza. Le osservazioni del Dr. V. Calvano, specialista in materia, che qui riportiamo, sono incomparabilmente più attendibili dell'abusiva propaganda geovista.

Testimoni: La regola divina del modo di usare il sangue risale. alla dichiarazione che Dio fece a Noè (Gen. 9: 3, 4): “Non dovete mangiare la carne con la sua anima, col suo sangue” (pp. 3-4) ".

Medico:  In ogni carne c'è sempre una benché minima parte di sangue; pertanto non si dovrebbe mangiare alcun cibo di carne.

Testimoni: Non possiamo togliere dal nostro corpo parte del sangue, che rappresenta la vita e ancora amare Dio con tutta la nostra anima (p. 8).

Medico: Se ciò fosse vero, nessuno potrebbe amare Dio quando per ragioni trascurabili anche di lieve entità si fosse persa una parte anche minima di sangue. Basterebbe la puntura d'un ago con fuoriuscita d'una goccia di sangue per non poter amare più Dio.

Testimoni: In questo ventesimo secolo i cristiani trovano pratiche che implicano l'uso dei sangue per nulla dissimili da quelle prevalenti ai giorni degli Apostoli. In molti luoghi gli uomini fanno la fila per bere il sangue caldo degli animali uccisi nei mattatoi. Budini di sangue e salsicce di sangue si vendono dappertutto. In alcuni paesi orientali il sangue è comunemente usato nelle minestre e nel sugo... (p. 11).

Medico: L'equiparare queste pratiche di oggi (e di sempre) all'uso del sangue di cui erano interessati gli Apostoli e i primi cristiani è una palese alterazione della storia. L'uso del sangue proibito ai primi cristiani era sempre connesso coi sacrifici pagani non con regimi dietetici. E’ perciò ridicolo e fuor di luogo e non merita commento l'insistenza su regimi dietetici, degni più d'un libro di cucina che di uno scritto che ha la pretesa di trattare cose dello spirito.

Testimoni: Non ha nessuna importanza il fatto che il sangue non sia immesso nel corpo per via orale ma per via endovenosa. Resta che esso provvede al corpo il nutrimento che ne sostiene la vita (p. 14).

Medico: Si ammette che il sangue è utile a soste nere la vita. La vita è un dono di Dio, e noi abbiamo il dovere di difenderla. Un testimone di Geova che si dichiarava convinto della sua fede, rifiutò una sigaretta perché il fumo, egli asseriva, danneggia la salute; la salute è un dono di Dio; fumando perciò si contravviene alla legge di Dio. Noi aggiungiamo che è ancora più doveroso difendere la vita intera come dono di Dio. E com'è possibile pensare di violare la legge di Dio quando con il sangue trasfuso, in caso di necessità, difendiamo questo dono nella vita dei nostro prossimo?

Testimoni: Bisogna mettere in risalto che il punto di vista dei testimoni di Geova sulla questione è interamente religioso, si basa sulla legge di Dio e non sulle scoperte mediche (pp. 16-17).

Medico. E allora - si domanda - con quale coerenza vogliono i testimoni convincere i medici che la cura delle trasfusioni è pericolosa dal punto di vista medico e che bisogna influire sui medici in senso dissuasivo per ragioni mediche? E’ il caso di dire: sutor, ne ultra crepidam!

Testimoni: Le trasfusioni di sangue sono amministrate secondo la teoria che non possono mai fare danno e che potrebbero recare beneficio al paziente. Quest'idea è sbagliata perché ci sono pericoli connessi con la trasfusione (p. 18).

Medico: Eventuali pericoli, peraltro ridotti al minimo, connessi con la trasfusione del sangue, non escludono che questa si debba fare in particolari condizioni e che sia necessaria e insostituibile. Sarebbe come se non si aiutasse un moribondo con l'iniezione d'un medicinale sicuramente efficace per timore d'una possibile suppurazione.

Testimoni:  Il direttore medico del Centro del Sangue di Milwaukee,  nel Wisconsin, mette in rilievo i rischi della trasfusione. Egli dice: “La richiesta di trasfusione di sangue non richiede maggiore sforzo che l'ordinazione di una aspirina” (p. 19).

Medico: Il concetto più volte ribadito dai direttori dei vari Centri Trasfusionali sui rischi della trasfusione è che eventuali pericoli non debbono escludere la trasfusione in caso di necessità assoluta. Anzi diciamo di più, che la stessa aspirina (tanto per stare all'esempio) non è scevra di pericoli, e una sola (dico una) compressa della menzionata aspirina può dare fenomeni di intolleranza a volte anche gravi; ciò non pertanto si continua a somministrare aspirina per i suoi effetti benefici in varie malattie. E così potremmo citare innumerevoli esempi in ogni campo della medicina.

Testimoni:  William H. Crosby, capo del reparto di ematologia nell'Istituto Walter Rced dell'Esercíto, duramente accusa che il modo in cui oggi si somministra il sangue vuol dire “giocare alla roulette russa” con le bottiglie di sangue anziché con la rivoltella (p. 20).

Medico - William H. Crosby può avere in mente persone che egli solo conosce. Per quanto riguarda la classe dei medici in generale l'accostamento alla roulette russa è fuor di luogo perché i medici non giocano coi loro pazienti in quanto ogni flacone di sangue destinato alla trasfusione è scrupolosamente selezionato.

Testimoni: Per apprezzare i problemi che comporta, è necessario prestare attenzione ai gruppi sanguigni, i quali sono determinati dallo studio dei fattori presenti nei corpuscoli dei sangue e del plasma (pp. 20-21).

Medico: La complessa natura del sangue non rappresenta un impedimento alla pratica trasfusionale in quanto esistono precise precauzioni per evitare le reazioni trasfusionali, e cioè:

1)   Corretta determinazione del gruppo sanguigno del donatore e del ricevente, che devono essere isogruppi sia riguardo al sistema A B C sia a quello Rh.

2)   Prova crociata pretrasfusionale (Ferrata e Storti Le malattie del sangue).

3) Il Test di Coombs e la prova biologica sono altri mezzi idonei a dare un giudizio sicuro di compatibilità (Mollison, Mollison & Cuthesh, Discombe, Wiener, Pelagi & Righini, Frick, Storti & Vaccari, Vaccari & Baldini).

Testimoni: C'è il pericolo del sovraccarico circolatorio, quello di mettere troppo sangue nel corpo, costringendo così il sistema circolatorio a fermarsi (p. 23).

Medico: Il sovraccarico circolatorio, l'introduzione di aria nel torrente sanguigno e l'inquinamento del sangue sono pericoli che esulano dal nostro argomento in quanto dovuti ad errori di tecnica e non al sangue in sé. Anche l'iniezione di semplice soluzione fisiologica può comportare gli stessi rischi se non praticata correttamente. Inoltre bisogna aggiungere che è impensabile il sovraccarico circolatorio perché se esistesse questa condizione non ci sarebbe la necessità della trasfusione.

Testimoni: In quanto all'inquinamento del sangue... il fatto è che non è stato escogitato nessun mezzo soddisfacente per prevenire la possibilità dell'inquinamento del sangue da trasfondere (pp. 24-25).

Medico. Il pericolo dell'inquinamento è evitato perché il sangue è prelevato con tutte le più rigorose norme di asepsi, e il donatore è opportunamente selezionato dopo avergli praticato gli esami necessari a escludere la presenza di antigene Au, di sifilide, di malaria e di altre malattie infettive.

Testimoni: Il pericolo della sifilide non è certo da considerare di poco conto (p. 28).

Medico: La sifìlide può essere trasmessa con la trasfusione di sangue fresco. Ma se si considera che i treponemi non possono sopravvivere più di 72-96 ore a 4'C, si capisce come la profilassi diventa un problema assai facile da risolvere (Block, Turner, Kalmer). Anche la liofilizzazione e il congelamento almeno a -20' uccidono i treponemi, e perciò anche la trasfusione di plasma può considerarsi del tutto innocua da questo punto di vista (Turner & C2, Ravitch & Call).

Testimoni: La possibilità di trasmettere la malaria con la trasfusione di sangue è stata riconosciuta sin dal 1911, e negli anni che sono passati il pericolo non è stato eliminato (p. 30).

Medico: La malaria si può evitare escludendo tutti i donatori che abbiano contaggiato tale affezione e addirittura siano stati in zone malariche; ove vi fosse qualche dubbio si sottopone il ricevente a un trattamento chimico e il rischio è eliminato.

Testimoni: Per quanto i pericoli di sifilide e di malaria da trasfusione siano gravi, scompaiono alla vista in paragone con la piaga dell'epatite. La forma più grave di questa malattia è quella che si trasmette con le trasfusioni di sangue (p. 31).

Medico: Indubbiamente la profilassi dell'epatite è molto difficile ma non impossibile. Con la scrupolosa selezione dei donatori, evitando il large-pool, cioè la mescolanza di campioni diversi di sangue, e conservando il plasma allo stato liquido per alcuni mesi (Allen & Call), si può essere sicuri di neutralizzare il potere infettante del sangue. D'altra parte, se esiste uno stato di necessità per salvare una vita, come riferito dal Dr. Walter C. Alvazer (citato dai testimoni), ogni altro problema può risultare d'importanza secondaria.

 

II

Il Prof. Dr. Nevio Quattrin, ematologo di fama mondiale, capo del Dipartimento di Ernatologia, Ospedale “A. Cardarelli”, e Primario Ematologo dei Centri Sociali per le Anemie Mediterranee e delle Leucemie di Napoli, ci ha gentilmente rilasciata la seguente dichiarazíone. Noi e i lettori gli siamo immensamente grati.

Come uomo e come cristiano voglio associare la mia voce di Medico Ematologo per confermare quanto è detto in quest'opuscolo a favore delle trasfusioni del sangue.

Come esaurientemente spiegato nelle pagine dell'opuscolo la Sacra Bibbia non condanna allatto la trasfusione del sangue a scopo terapeutico, anzi fa chiaramente intendere che chi dona parte del proprio sangue compie un gesto di squisito amore verso i fratelli che soffrono, in conformità al Vangelo (Mt. 25, 36). Non dimentichiamo che ogni uomo è un nostro fratello e che Cristo è presente in chi soffre.

La scienza medica non contraddice affatto a ciò che dice la Bibbia né viola minimamente alcun comando divino. Essa la ogni possibile sforzo per conservare o almeno prolungare la vita come Dio comanda.

La trasfusione del sangue non reca il minimo danno al donatore e dà un aiuto incomparabile spesso decisivo per la vita dell'ammalato.

Allo stato attuale delle cose non vi è alcun rischio nella trasfusione del sangue. La scienza ha fatto tali progressi nella tecnica delle trasfusioni che da parte del paziente vi è solo vantaggio senza nessunissima conseguenza negativa.

Le incompatibilità e le loro dannose conseguenze sono oggidì da ricondurre soltanto ad errori tecnici o a negligenza colpevole. Del resto tali colpevoli negligenze, e peggio, si riscontrano in ogni settore della vita umana.

Nella Divisione di Ematologia da me diretta si effettuano circa quattromila trasfusioni all'anno e mai abbiamo riscontrato inconvenienti di rilievo.

Dispiace molto che i responsabili della setta dei testimoni di Geova - con scritti e con parole - continuino a tenere alcune persone nella ignoranza di verità ormai note e accettate da ogni uomo equilibrato e ben pensante. La loro propaganda ha spesso funeste conseguenze perché causa la morte di chi, per fanatismo religioso, rifiuta la trasfusione.

Purtroppo debbo dichiarare che anche nel Dipartimento di Ematologia dell'Ospedale Cardarelli qualche seguace della setta dei testimoni è morto perché ha rifiutato, nonostante tante spiegazioni, la trasfusione del sangue. Al contrario, la maggior parte dei nostri pazienti devono essere politrafusi e cosi hanno salva la vita.

in conclusione mi pare che la condotta dei testimoni di Geova in questo campo sia manifestamente, ingiustificata, incomprensibile e delittuosa.

Napoli, Ospedale A. Cardarelli, 5 aprile 1976.

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