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UOMINI DI SERIE "B" - IL PARADISO TERRESTRE DEI TESTIMONI DI GEOVA

Ultimo Aggiornamento: 05/09/2009 17:22
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05/09/2009 17:22

I miti erediteranno la terra (Mt. 5, 5)

Il cavallo di battaglia geovista per tralasciare sulla terra "la folla numerosa" sono le parole di Gesù in Matteo 5, 5:" I miti possederanno la terra" (Garofalo). Imiti o giusti sarebbero i componenti la grande folla di Apocalisse 7, 8. Dunque a loro spetta la terra, sulla quale vivranno felici per sempre. Chiaro? Chiarissimo!!!

La verità

a) La Bibbia non dice questo. Il pensiero di Gesù va spiegato alla luce della Scrittura perché la Bibbia si spiega con la Bibbia. Infatti, la frase di Matteo 5, 5 è una citazione del Salmo 37, 11.29, e va capita alla luce di quanto è detto in quel Salmo. Il salmista si pone il problema: come mai la giustizia di Dio permette che i malvagi prosperino e possano opprimere i giusti (= i miti)? La risposta, per un antico Ebreo, non riusciva facile. Non avendo chiara idea della vita d'oltretomba, egli trovava la soluzione nell'ambito della vita terrena. Jahve - egli dice - punirà gli empi, e a lungo andare premierà i giusti con una vita felice su questa terra o direttamente nelle loro persone oppure nella loro discendenza.

 

b) Ma Gesù aprì la mente dei suoi discepoli all'intelligenza delle Scritture (cf. Luca 24, 45). Ai miti o giusti, chiamati anche poveri in spirito, egli promette il Regno di Dio (Luca 6, 20) o dei cieli (Matteo 5, 3). La terra, che Gesù promette, si identifica col Regno dei cieli o di Dio. E il Regno di Dio non è mai presentato nella Bibbia come una vita edonistica su questa terra. (cf. Romani 14, 17).

 

c) Possiamo dire le stesse cose in un modo diverso. L'antico Ebreo si consolava al pensiero che Jahve avrebbe ricompensato i giusti con un pezzetto del nostro pianeta: una vigna, un giardino di ulivi, di fichi, di melograni, in quella terra dove erano entrati i suoi antenati liberi dalla schiavitù dei faraoni: la terra promessa (cf. Deuteronomio 1, 6-8).

Ma Gesù ha spiegato come vanno intese le cose, qual è la vera terra promessa. Egli non parla mai di questa terra dove i suoi discepoli (= miti, i giusti, i poveri di spirito) avrebbero avuto la loro ricompensa. Egli ha promesso la restaurazione totale dell'universo, un nuovo modo di essere di tutta la creazione (cf. Matteo 19, 28; Atti 3, 21; Romani 8, 19). Questa è la vera terra promessa.

 

d) Spesso questa terra promessa è chiamata cielo o cieli. Così san Paolo rimprovera quelli che sono tutti intenti alle cose della terra specificando che:

"La nostra patria è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso" (Filippesi 3, 19-21).

Lo stesso Apostolo corregge il pensiero dell'antico salmista (cf. salmo 37) e afferma che ai giusti perseguitati, ai miti d'Israele sarà data una patria celeste:

"Nella fede morirono tutti costoro (…), dichiarando di essere stranieri e pellegrini sulla terra. Chi dice così, infatti, dimostra di essere alla ricerca di una patria. Se avessero pensato a quella da cui erano usciti, avrebbero avuto la possibilità di ritornarvi; ora invece aspirano a una migliore, cioè a quella celeste. Per questo Dio non disdegna di chiamarsi loro Dio; ha preparato infatti per loro una città" (Ebrei 11, 13-16).

Nuovi cieli e nuova terra

Anche alcune parole della seconda Lettera di san Pietro sono strumentalizzate dai tdG per affermare l'esistenza d'una sede celeste per i 144.000 (nuovi cieli) e una dimora terrena (nuova terra) per le altre pecore. Ha scritto san Pietro:

 

Il giorno del Signore verrà come un ladro: allora i cieli con fragore passeranno, gli elementi consumati da fuoco si dissolveranno e la terra con quanto c'è in essa sarà distrutta (…). E poi, secondo la sua promessa, noi aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova, nei quali avrà dimora stabile la giustizia (2 Pietro 3, 10-13).

 

Spiegazione:

a) L'espressione biblica "cielo e terra" o al plurale "cieli e terra" indica un'unica realtà, ossia tutto l'universo, tutta la creazione. Così in Genesi 1, 1, con le parole "Dio creò il cielo e la terra", l'autore ispirato vuol dire che Dio creò tutte le cose, che apparivano come terra e come astri del firmamento.

 

b) Dopo il peccato dell'uomo, Dio promette di rinnovare tutto l'universo: è la restaurazione di cui abbiamo parlato prima (cf. Matteo 19, 28), la liberazione della creazione tutta dalla schiavitù della corruzione (cf. Romani 8, 21). Questa promessa si trova già in Isaia 65, 17; 66, 22, a cui san Pietro deve la sua espressione.

 

c) Qualora per cieli dovessimo intendere la sede dei 144.000, ne seguirebbe che anche i santi o unti già destati incorruttibili subiranno la stessa sorte di questa terra: la loro dimora celeste si dissolverà tra breve consumata dal fuoco….

 

d) E' vero che nella Bibbia i cieli indicano alcune volte la sede di Dio e degli angeli, come pure la dimora dell'umanità rinnovata e salvata in Cristo. Ma questo significato non si trova nelle parole di san Pietro. La spiegazione geovista che vorrebbe ricavare da 2 Pietro 3, 13 la netta distinzione tra celesti e terrestri, dividere cioè l'umanità in due categorie radicalmente distinte, con due speranze specificamente diverse, è priva di qualsiasi fondamento biblico. E' solo una settaria strumentalizzazione della Parola di Dio per giustificare un deprecabile razzismo.

Il re Davide e Giovanni Battista

A parere dei tdG la Bibbia dice che il re Davide e Giovanni Battista non andarono in cielo (cfr. Atti 2, 29-34; Matteo 11, 11).

La verità

a) In Atti 2, 29-34 san Pietro applica a Cristo Risorto le parole del Salmo 110, 1: "Disse il signore al mio Signore: siedi alla mia destra" (Garofalo). Il Primo degli Apostoli fa notare che Davide non fu risuscitato ed elevato alla destra di Dio. La profezia del salmo trovò pieno compimento in Gesù di Nazareth "asceso al cielo": Non è affatto detto che vi sia una dimora celeste, da cui sarebbe escluso Davide, e una dimora terrestre per "le altre pecore".

 

b) In Matteo 11, 11 Gesù dice: "Il più piccolo del regno dei cieli è più grande di lui (del Battista)" (Garofalo). L'espressione "regno dei cieli" usata abitualmente da Matteo, corrisponde all'altra "regno di Dio" usata da Luca, Marco, ecc., come tutti sanno. Gesù voleva dire che il Regno di Dio (o dei cieli) da Lui fondato (cfr. Marco 1, 15; Luca 4, 18-21; 11, 20; 17, 21; ecc.) è di molto superiore a quello di prima, nel quale era nato Giovanni. Questi, comunque, credette in Gesù Messia e ora certamente regna con Lui in cielo (cfr. 2 Timoteo 2, 12; Ebrei 11, 16).

Il piccolo gregge (Luca 12, 32)

L'errore:

A parere dei tdG il piccolo gregge, a cui il Padre darà il regno, sono i 144.000.

La verità:

a) Commenta la Bibbia di Salvatore Garofalo: "Lo sparuto gruppo di discepoli è un piccolo gregge fra una torma di lupi, i farisei, ma è forte della forza di Dio". Gesù parla del numero dei suoi primi discepoli, contrapposti alle migliaia della folla.

 

b) Tra pochi anni, grazie all'opera dei primi discepoli, diventerà una moltitudine immensa, che Giovanni vede in cielo intorno al trono di Dio, nel suo tempio, assieme agli angeli, agli anziani e ai quattro viventi (cf. Apocalisse 7, 9.11.15). Infatti l'annuncio della Parola di verità giunse ben presto in tutto il mondo, fruttificando e sviluppandosi (cf. Colossesi 1, 6).

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