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Del gran mezzo della Preghiera (di sant'Alfonso Maria de Liguori)

Ultimo Aggiornamento: 05/09/2009 17:48
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05/09/2009 17:41

CAPO II DEL VALORE DELLA PREGHIERA

I. - DELL'ECCELLENZA DELLA PREGHIERA E DEL SUO POTERE PRESSO DIO


Sono sì care a Dio le nostre preghiere, che Egli ha destinati gli Angeli a presentargli subito quelle che da noi gli vengono fatte: "Gli Angeli, dice S. Ilario, soprintendono alle orazioni dei fedeli, e ogni giorno le offrono a Dio" (Cap. 18, in Matth.). Questo appunto è quel sacro fumo d'incenso, cioè le orazioni dei Santi, che S. Giovanni vide ascendere al Signore, offertogli per mano degli Angeli (Ap c. 8). Ed altrove (Ibid. c. 5), scrive il medesimo santo Apostolo, che le preghiere dei Santi sono come certi vasetti d'oro pieni di odori soavi, e molto graditi a Dio. Ma per meglio intendere quanto valgano presso Dio le orazioni, basta leggere nelle divine scritture le innumerabili promesse che fa Dio a chi prega, così nell'antico come nel nuovo Testamento: Alza a me le tue grida, ed io ti esaudirò (Ger 33,3). Invocami, ed io ti libererò (Sal 49,15). Chiedete; ed otterrete: cercate, e troverete: picchiate, e vi sarà aperto (Mt 7,7). Concederà il bene a coloro che glielo domandano (Mt 7,11). Imperciocché chi chiede riceve, e chi cerca trova (Lc 11,10). Qualsiasi cosa domanderanno, sarà loro concessa dal Padre mio (Mt 18,19). Qualunque cosa domandiate nell'orazione, abbiate fede di conseguirla, e la otterrete (Mr 11,24). Se alcuna cosa domanderete nel nome mio, io la darò (Gv 14,14). Qualunque cosa vorrete, la chiederete, e vi sarà conceduta (Gv 15,7). In verità, in verità vi dico, che qualunque cosa domandiate al Padre nel nome mio, ve la concederà (Gv 16,23). E vi sono mille altri testi consimili, che per brevità si tralasciano. Iddio ci vuol salvi, ma per nostro maggior bene ci vuol salvi da vincitori. Stando adunque in questa vita, abbiamo da vivere in una continua guerra, e per salvarci abbiamo da combattere e vincere. "Nessuno, dice S. Giovanni Crisostomo, potrà essere coronato senza vittoria" (Serm. I De Martyr.). Noi siamo molto deboli, ed i nemici sono molti, ed assai potenti: come potremmo loro far fronte, e superarli? Animiamoci, e dica ciascuno, come diceva l'Apostolo: Tutte le cose mi sono possibili, in Colui che è mio conforto (Fil 4,13).

Tutto potremo con l'orazione, per mezzo della quale il Signore ci darà quella forza che noi non abbiamo. Scrisse Teodoreto, che l'orazione è onnipotente; ella è una, ma può ottenere tutte le cose. E S. Bonaventura asserì che per la preghiera si ottiene l'acquisto di ogni bene, e lo scampo da ogni male (In Luc. 2). Diceva san Lorenzo Giustiniani, che noi per mezzo della preghiera ci fabbrichiamo una torre fortissima dove saremo difesi e sicuri da tutte le insidie e violenze dei nemici (De cast. connub. c. XXII). Sono forti le potenze dell'inferno, ma la preghiera è più forte di tutti i demoni, dice san Bernardo (Serm. 49, De modo bene viv. 5). Sì, perché con l'orazione l'anima acquista l'aiuto divino, che supera ogni potenza creata. Così si animava Davide nei suoi timori: Io, diceva, chiamerò il mio Signore in aiuto, e sarò liberato da tutti i nemici (Sal 17,4). Insomma, dice S. Giovanni Crisostomo, l'orazione è un'arma valevole a vincere ogni assalto dei demoni, è una difesa, che ci conserva in qualunque pericolo; è un porto, che ci salva da ogni tempesta; ed è un tesoro insieme, che ci provvede d'ogni bene (In Ps. 145).

II. - DELLA FORZA DELLA PREGHIERA CONTRO LE TENTAZIONI.

Dio, conoscendo il gran bene che apporta a noi la necessità di pregare, a questo fine, (come si dice nel capo I) permette, che siamo assaliti dai nemici, affinché gli domandiamo l'aiuto che egli ci offre, e ci promette. Ma quanto si compiace allorché noi ricorriamo a Lui nei pericoli, altrettanto gli dispiace vederci trascurati nel pregare. Come il re, dice S. Bonaventura, stimerebbe infedele quel capitano, che trovandosi assediato nella piazza, non gli chiede soccorso; così Dio si stima come tradito da colui, che vedendosi insidiato dalle tentazioni, non ricorre a Lui per aiuto: mentre Egli desidera, e sta aspettando, che gli si domandi, per soccorrere abbondantemente. Ben lo dichiarò Isaia, allorché da parte di Dio disse al re Achaz, che gli avesse domandato qualche segno affine di accertarsi del soccorso, che il Signore voleva dargli: Domanda a tua posta un segno al Signore tuo Dio (Is 7). L'empio re rispose: Io non voglio cercarlo, perché non voglio tentare Dio (Ibid. 12). E ciò disse perché confidava nelle sue forze di vincere i nemici senza l'aiuto divino. Ma il profeta indi lo rimproverò con dire: Udite dunque, casa di Davide: E' egli adunque poco per voi il far torto agli uomini, che fate torto anche al mio Dio? (Ibid. 13). Significandoci con ciò, che si rende molesto ed ingiurioso a Dio, chi lascia di domandargli le grazie che il Signore gli offre. Poveri figli miei, dice il Salvatore, che vi trovate combattuti dai nemici, e oppressi dal peso dei vostri peccati, non vi perdete d'animo, ricorrete a me con l'orazione, ed io vi darò la forza di resistere, e darò riparo a tutte le vostre disgrazie (Mt 11,28). In altro luogo dice per bocca d'Isaia: "Uomini, ricorrete a me, e benché abbiate le coscienze assai macchiate, non lasciate di venire: e vi do licenza anche di riprendermi, per così dire, se mai dopo che sarete a me ricorsi, io non farò con la mia grazia, che diventiate candidi come la neve" (Is 1,18).

Che cos'è la preghiera? "La preghiera, dice il Crisostomo, è un'ancora sicura a chi sta in pericolo di naufragare; è un tesoro immenso di ricchezze a chi è povero; è una medicina efficacissima a chi è infermo; ed è una custodia certa a chi vuol conservarsi in santità" (Hom. De Consubst. cont. Anon.). Che fa la preghiera? La preghiera, dice S. Lorenzo Giustiniani, placa lo sdegno di Dio, che perdona a chi con umiltà lo prega; ottiene la grazia di tutto ciò che si domanda; supera tutte le forze dei nemici: insomma muta gli uomini da ciechi in illuminati, da deboli in forti, da peccatori in santi (De Perfect., c. 12). Chi ha bisogno di luce, la domandi a Dio, e gli sarà data: subito ch'io sono ricorso a Dio, disse Salomone, egli mi ha concesso la sapienza (Sap 7,7). Chi ha bisogno di fortezza, la chieda a Dio, e gli sarà donata: subito ch'io ho aperta bocca a pregare, disse Davide, ho ricevuto da Dio l'aiuto (Sal 118,131). E come mai i santi Martiri acquistarono tanta fortezza da resistere ai tiranni, se non con l'orazione, che ottenne loro il vigore da superare i tormenti, e la morte? Chi si serve insomma di questa grande arma dell'orazione, dice san Pier Crisologo, non cade in peccato; perde affetto alla terra, entra a dimorare nel Cielo, e comincia sin da questa vita a godere la conversazione di Dio (Serm. 45). Che serve dunque angustiarsi col dire: Chi sa se io sono scritto o no nel libro della vita? Chi sa se Dio mi darà la grazia efficace e la perseveranza? Non vi affannate per niente, dice l'Apostolo, ma in ogni cosa siano manifestate a Dio le vostre richieste per mezzo dell'orazione e delle suppliche unite al rendimento di grazie (Fil 4,6). Che serve, dice l'Apostolo, confondervi in queste angustie e timori? Via, discacciate da voi tutte queste sollecitudini, che ad altro non valgono che a scemarvi la confidenza, e a rendervi più tiepidi e pigri a camminare per la via della salute. Pregate, e cercate sempre, e fate sentire le vostre preghiere a Dio, e ringraziatelo sempre delle promesse che v'ha fatte, di concedervi i doni che bramate, sempre che glieli cerchiate: la grazia efficace, la perseveranza, la salute e tutto quello che desiderate. Il Signore ci ha posti nella battaglia a combattere con nemici potenti, ma Egli è fedele nelle sue promesse, né sopporta che noi siamo combattuti più di quel che valiamo a resistere (1 Cr 10,13). E' fedele perché subito soccorre chi l'invoca.

Scrive il dotto eminentissimo cardinale Gotti, che il Signore non è già tenuto per altro a darci sempre una grazia che sia uguale alla tentazione, ma è obbligato, quando siamo tentati, e a Lui ricorriamo, di somministrarci per mezzo della grazia che a tutti tiene apparecchiata, ed offre la forza bastante con cui possiamo attualmente resistere alla tentazione (De div. grat. q. 2 d. 5, par. 3). Tutto possiamo col divino aiuto, che si dona a ciascuno che umilmente lo chiede, onde non abbiamo scusa, allorché noi ci lasciamo vincere dalla tentazione. Restiamo vinti solo per nostra colpa, perché non preghiamo. Con l'orazione, scrive S. Agostino, ben si superano tutte le insidie e forze dei nemici (De sal. doc. c, 28).

III. - DIO E' SEMPRE PRONTO AD ESAUDIRCI.

Dice S. Bernardino da Siena, che la preghiera è un'ambasciatrice fedele, ben nota al Re del Cielo, e solita d'entrare fin dentro al suo cuore, e di piegare con la sua importunità l'animo pietoso del Re a concedere ogni soccorso a noi miserabili, che gemiamo fra tanti combattimenti e miserie in questa valle di lacrime (I. 4 in Dom. 5 p. Pasc.). Ci assicura ben anche Isaia, che quando il Signore sente le nostre preghiere, subito si muove a compassione di noi e non ci lascia molto piangere, ma nello stesso punto ci risponde e concede quanto domandiamo (Is 30,19). Ed in altro luogo parla il Signore per bocca di Geremia, e di noi lagnandosi, dice: Perché voi dite che non volete più ricorrere a me, forse la mia misericordia è terra sterile per voi, che non sappia darvi alcun frutto di grazie? o terra tardiva che renda il frutto molto tardi? (Ger 2,31). Con ciò il nostro amoroso Signore volle darci ad intendere ch'egli non lascia mai d'esaudire, e subito, le nostre preghiere; e con ciò vuol anche rimproverare coloro che lasciano di pregarlo per diffidenza di non essere esauditi. Se Dio ci ammettesse ad esporgli le nostre suppliche una volta al mese, sarebbe pur un gran favore. I re della terra danno udienza poche volte all'anno, ma Dio dà sempre udienza. Scrive il Crisostomo, che sta continuamente apparecchiato a sentire le nostre orazioni né si dà mai caso, che egli essendo pregato come si deve, non esaudisca chi lo prega (Hom. 52 in Matth.). E altrove dice, che quando noi preghiamo Dio, prima che terminiamo di esporgli le nostre suppliche, egli già n'esaudisce.

Anzi di ciò ne abbiamo la promessa da Dio medesimo. Prima che abbiano finito di dire, li avrò uditi (Is 65,24). Il Signore, dice Davide, sta dappresso a tutti coloro che lo invocano con cuor verace. Egli farà la volontà di coloro che lo temono, ed esaudirà la loro preghiera, e li salverà (Sal 144,18). Ciò era quello di cui si gloriava Mosé dicendo: Non v'ha certo altra nazione, per grande che ella sia, la quale abbia tanto vicini a sé i suoi dei, come il Dio nostro è presente a tutte le nostre preghiere (Dt 4,7). Gli dei dei Gentili erano sordi a chi li invocava, perché erano misere creature che niente potevano; ma il nostro Dio, che può tutto non è già sordo alle nostre preghiere, ma sta sempre vicino a chi lo prega, e pronto a concedere tutte le grazie che gli si domandano. Signore (diceva il Salmista), ho conosciuto che Voi siete il mio Dio tutto bontà e misericordia, perché ogni volta che a Voi ricorro, subito mi soccorrete (Sal 55,10).

IV. - DOMANDIAMO A DIO COSE GRANDI

E' meglio pregare che meditare

Noi siamo poveri di tutto, ma se domandiamo non siamo più poveri. Se noi siamo poveri, Dio è ricco, e Dio è tutto liberale, dice l'Apostolo, con chi lo chiama in aiuto (Rm 12). Giacché dunque, ci esorta S. Agostino, abbiamo a che fare con un Signore d'infinita potenza, e d'infinita ricchezza; non gli cerchiamo cose piccole e vili, ma domandiamogli qualche cosa di grande (In Ps. 62). Se uno cercasse al re una vile moneta, un quattrino, mi pare che costui farebbe al re un disonore. All'incontro noi onoriamo Dio, onoriamo la sua misericordia e la sua liberalità, allorché vedendoci miseri come siamo, ed indegni di ogni beneficio, gli cerchiamo nondimeno grazie grandi, affidati alla bontà di Dio, ed alla sua fedeltà per la promessa fatta di concedere a chi lo prega qualunque grazia che gli domanda: qualunque cosa vorrete, la chiederete e vi sarà concessa (Gv 15,7). Diceva S. Maria Maddalena de' Pazzi, che il Signore si sente così onorato, e tanto si consola quando gli cerchiamo le grazie, che in certo modo egli ci ringrazia, poiché così allora par che noi gli apriamo la via a beneficarci ed a contentare il suo genio, ch'è di fare bene a tutti. E persuadiamoci, che quando noi cerchiamo le grazie a Dio, egli ci dà sempre più dì quello che domandiamo: Che se alcuno di voi è bisognoso di sapienza, la chieda a Dio, che dà a tutti abbondantemente e non lo rimprovera (Gc 1,5).

Così dice S. Giacomo, per dimostrarci che Dio non è come gli uomini, avaro dei suoi beni. Gli uomini ancorché ricchi, ancorché pii e liberali, quando dispensano elemosine, sono sempre stretti di mano, e per lo più donano meno di ciò che loro si domanda, perché la loro ricchezza, per quanto sia grande, è sempre ricchezza finita, onde quanto più danno, tanto più loro viene a mancare. Ma Dio dona i suoi beni, quando è pregato, abbondantemente, cioè, con la mano larga, dando sempre più di quello che gli si cerca, perché la sua ricchezza è infinita; quanto più dà, più gli resta da dare. Perché soave sei tu, o Signore, e benigno e di molta misericordia per quei che t'invocano (Sal 85,4). Voi, mio Dio, diceva Davide, siete troppo liberale e cortese con chi v'invoca. Le misericordie che voi gli usate sono tanto abbondanti, che superano le sue domande. In questo adunque, dice il Crisostomo, ha da consistere tutta la nostra attenzione, in pregare con confidenza, sicuri che pregando si apriranno a nostro favore tutti i tesori del Cielo. L'orazione è un tesoro: chi più prega, più ne riceve. Dice S. Bonaventura, che ogni volta che l'uomo ricorre devotamente a Dio con la preghiera, guadagna beni che valgono più che tutto il mondo (De perf. vitae, c. S). Alcune anime devote impiegano gran tempo nel leggere e in meditare, ma poco attendono a pregare. Non v'ha dubbio, che la lettura spirituale, e la meditazione delle verità eterne siano cose molto utili, ma assai più utile, dice S. Agostino, è il pregare. Nel leggere e meditare noi intendiamo i nostri obblighi, ma con l'orazione otteniamo la grazia di adempirli (In Ps. 75). Che serve conoscere ciò che siamo obbligati a fare, e poi non farlo, se non renderci più rei innanzi a Dio? Leggiamo e meditiamo quanto vogliamo, non soddisferemo mai le nostre obbligazioni, se non chiediamo a Dio l'aiuto per adempirle. E perciò, riflette S. Isidoro, che in nessun altro tempo il demonio più s'affatica a distoglierci col pensiero delle cure temporali, che quando si accorge, che noi stiamo pregando, e cercando le grazie a Dio (Lib. 3, Sent. e. 7). E perché? perché vede il nemico che in nessun altro tempo noi guadagniamo più tesori di beni celesti che quando preghiamo. Il frutto più grande dell'orazione mentale è questo: il domandare a Dio le grazie che ci abbisognano per la perseveranza, e per la salute eterna. Per questo principalmente l'orazione mentale è moralmente necessaria all'anima per conservarsi in grazia di Dio, se la persona non si raccoglie in tempo della meditazione a domandare gli aiuti che gli sono necessari per la perseveranza, non lo farà in altro tempo.

Infatti senza meditare, non penserà al bisogno che ha di chiederli. All'incontro chi ogni giorno fa la sua meditazione ben vedrà i bisogni dell'anima, i pericoli in cui si trova, la necessità che ha di pregare; e così pregherà ed otterrà le grazie che lo faranno poi perseverare e salvarsi. Diceva parlando di sé Padre Segneri, che a principio della meditazione egli più si tratteneva in fare affetti, che in preghiere; ma conoscendo poi la necessità, e l'immenso utile della preghiera, d'indi in poi per lo più, nella molta orazione mentale ch'egli faceva, si applicava a pregare. Io strideva come un tenero rondinino, diceva il devoto re Ezechia (Is 38,14). I pulcini delle rondini non fanno altro che gridare, cercando con ciò l'aiuto e l'alimento alle loro madri. Così dobbiamo sempre gridare, chiedendo a Dio soccorso per evitare la morte del peccato, e per avanzarci nel suo santo amore. Riferisce il padre Rodriguez, che i padri antichi, i quali furono i nostri primi maestri di spirito, fecero consiglio fra di loro, per vedere qual fosse l'esercizio più utile e più necessario per la salute eterna, e risolsero esser il replicare spesso la breve orazione di Davide: Muoviti, o Dio, in mio soccorso (Sal 69,1). Lo stesso (scrive Cassiano) deve fare chi vuol salvarsi, dicendo sempre: Dio mio, aiutatemi, Dio mio, aiutatemi. Questo dobbiamo fare dal principio che ci svegliamo la mattina, poi seguitarlo a fare in tutti i nostri bisogni e in tutte le applicazioni in cui ci troviamo, così spirituali, come temporali; e più specialmente poi quando ci vediamo molestati da qualche tentazione o passione. Dice S. Bonaventura, che alle volte più presto si ottiene la grazia con una breve preghiera, che con molte altre opere buone (De prof. rel. 1. 2. c. 65).

Soggiunge S. Ambrogio, che chi prega, già ottiene, poiché lo stesso pregare è ricevere. Quindi scrisse S. Crisostomo che non vi è uomo più potente di un uomo che prega; perché costui si rende partecipe della potenza di Dio. Per salire alla perfezione, diceva S. Bernardo, vi bisogna la meditazione e la preghiera; con la meditazione vediamo quel che ci manca, con la preghiera riceviamo quel che ci bisogna (De S. Andr. Serm. I).

Conclusione

Il salvarsi insomma senza pregare è difficilissimo, anzi impossibile, come abbiamo veduto, secondo la divina Provvidenza ordinaria, ma pregando, il salvarsi è cosa sicura e facilissima. Non è necessario per salvarsi andare tra gli infedeli e dar la vita; non è necessario ritirarsi nei deserti a cibarsi di erbe. Che ci vuole a dire: Dio mio, aiutami, assistimi, abbi pietà di me? Vi è cosa più facile di questa? e questo poco basterà a salvarci, se saremo attenti a farlo. Specialmente esorta S. Lorenzo Giustiniani, a sforzarci di fare orazione almeno in principio di qualunque azione (Lig. vit. de or. e. 16). Attesta Cassiano, che i Padri esortavano sommamente a ricorrere a Dio con brevi ma frequenti preghiere. "Niuno faccia, diceva S. Bernardo, poco conto della sua orazione, giacché ne fa conto Iddio il quale, o ci dona allora ciò che cerchiamo, o ciò che è più utile per noi" (Serm. v, De Quadrag.). Ed intendiamo, che se non preghiamo, per noi non v'è scusa, perché la grazia di pregare è data a ognuno: in mano nostra sta l'orare, sempre che vogliamo, come di sé parlando, diceva Davide: Meco avrò l'orazione a Dio, che è mia vita; dirò a Dio: tu sei mio aiuto (Sal 41,9-10). Dio dona a tutti la grazia di pregare, acciocché pregando possiamo poi ottenere tutti gli aiuti, anche abbondanti, per osservare la divina Legge, e perseverare sino alla morte; se non ci salveremo, tutta la colpa sarà nostra, perché non avremo pregato.

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