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L'Anima di ogni apostolato (dom J.B.Gustave Chautard) imperdibile

Ultimo Aggiornamento: 05/09/2009 22:19
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05/09/2009 21:40


Dom Jean-Baptiste Gustave Chautard

L’Anima di ogni
Apostolato


Prima traduzione dal testo critico integrale

Luci sull’Est

Titolo originale dell’opera: L’âme de tout Apostolat
Prima traduzione sul testo critico completo del 1947,
a cura di Guido Vignelli.

2000 Luci sull’Est
Via Castellini, 13/7 – 00197 Roma
www.lucisullest.org


Edizione fuori commercio. Distribuzione gratuita.

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Indice

L’essenza del libro di dom Chautard
e un esempio concreto dei suoi benefici frutti 9

Dom Jean-Baptiste Gustave Chautard – La sua vita in breve 15

Parte prima
Dio vuole le opere e la vita interiore


I – Le opere e perciò anche lo zelo sono voluti da Dio 23

II – Dio vuole che Gesù sia la Vita delle opere 26

III – Che cosa è la Vita interiore? 29

IV – Quanto sia misconosciuta questa vita interiore 37

V – Risposta ad una prima obiezione: La vita interiore è oziosa? 40

VI – Risposta ad una seconda obiezione:
La vita interiore è egoistica? 46

VII – Obiezione tratta dall’importanza della salvezza delle anime 51

Parte seconda
Unione della vita attiva e della vita interiore


I – Priorità, riguardo a Dio, della vita interiore sulla vita attiva 57

Vita più sublime 59

Vita più sicura 59

Vita più ricca 60

Vita più soave 60

Vita più stabile 60

II – L’azione deve essere soltanto il traboccamento
della vita interiore 61

III – Base, scopo e mezzi di un’opera devono essere
impregnati di vita interiore 64

IV – Vita interiore e vita attiva si richiamano a vicenda 67

V – Eccellenza di questa unione 72

Parte terza
La vita attiva, pericolosa senza la vita interiore,
se unita ad essa assicura il progresso nella virtu’


I – Le opere di apostolato, mezzo di santità per le anime di vita
interiore, divengono per le altre un pericolo per la loro salvezza 77

1. Mezzo di santità 77

2. Pericolo per la salvezza 81

II – L’uomo d’azione senza la vita interiore 83

III – La vita interiore, base della santità dell’operaio apostolico 92

1. La vita interiore premunisce l’anima dai pericoli
del ministero esterno 94

2. La vita interiore invigorisce le forze dell’apostolo 96

3. La vita interiore moltiplica le energie
e i meriti dell’apostolo 97

4. La vita interiore dà all’apostolo gioia e consolazione 99

5. La vita interiore affina nell’apostolo
la rettitudine d’intenzione 100

6. La vita interiore è una difesa dallo scoraggiamento 102

Parte quarta
Fecondita’ delle opere animate dalla vita interiore


1. La vita interiore attira le benedizioni di Dio 109

2. La vita interiore rende l’apostolo un santificatore
mediante il buon esempio 112

3. La vita interiore produce nell’apostolo l’irraggiamento
soprannaturale. Quanto questo sia efficace 116

* Mediante la vita interiore l’apostolo irradia la fede 118

* Con la vita interiore, l’apostolo irradia la speranza 119

* Con la vita interiore, l’apostolo irradia la carità. 119

* Con la vita interiore, l’apostolo irradia la bontà 120

* Con la vita interiore l’apostolo irradia l’umiltà. 123

* Con la vita interiore l’apostolo irradia fermezza e dolcezza. 126

* Con la vita interiore l’apostolo irradia la mortificazione 129

4. La vita interiore dà all’operalo evangelico
la vera eloquenza 133

5. Poiché la vita interiore genera altra vita interiore,
i suoi risultati sulle anime sono profondi e duraturi 137

6. Importanza della formazione delle élites e
della direzione spirituale 144

a) Indurimento 155

b) Verniciatura cristiana 155

c) Pietà mediocre 155

d) Pietà intermittente 155

e) Pietà costante 156

f) Fervore 156

g) Perfezione relativa 156

h) Eroismo 157

i) Santità consumata 157

7. La vita interiore mediante l’Eucaristia compendia
tutta la fecondità dell’apostolato 159

Parte quinta
Alcuni principi ed avvisi per la vita interiore


I – Alcuni consigli per la vita interiore degli uomini d’azione 169

II – L’orazione, elemento indispensabile della vita interiore
e perciò dell’apostolato 172

1. E’ necessaria questa fedeltà? 173

2. Che cosa dev’essere la mia meditazione? 175

3. Come farò la mia orazione? 176

III – La vita liturgica, sorgente di vita interiore
e perciò di apostolato 184

1. Che cos’è la Liturgia? 184

2. Che cos’è la vita liturgica? 186

3. Spirito liturgico 189

4. Vantaggi della vita liturgica

a) La Liturgia favorisce la permanenza del soprannaturale
in tutte le mie azioni 205

b) La Liturgia mi aiuta potentemente a conformare
la mia vita interiore a quella di Gesù Cristo 209

c) La vita liturgica mi fa vivere la vita del Cielo 213

5. Pratica della vita liturgica 214

a) Preparazione remota 214

b) Preparazione immediata 216

c) Compimento delle funzioni liturgiche 217

IV – La custodia del cuore, chiave di volta della vita interiore
e perciò essenziale per l’apostolato 221

1. Necessità della custodia del cuore 225

2. La presenza di Dio, fondamento della custodia del cuore 226

3. La devozione alla Madonna facilita la custodia del cuore 227

4. Come s’impara la custodia del cuore 228

5. Condizioni della custodia del cuore 229

V – L’apostolo ha bisogno di un’ardente devozione
a Maria Immacolata 231

1. Ne ha bisogno per la vita interiore personale 232

2. Ne ha bisogno per la fecondità dell’apostolato 235

Epilogo

Appendice I: Spiegazione di alcuni termini usati nel libro 242

Appendice II: Autori poco noti citati nel libro 246




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L’essenza del libro di dom Chautard e un esempio concreto dei suoi
benefici frutti


Il grande leader cattolico brasiliano Plinio Corrêa de Oliveira (1908-1995)1, che aveva incoraggiato vivamente Luci sull’Est a pubblicare, per i suoi amici e sostenitori, una edizione del Trattato della vera devozione alla Ss.ma Vergine scritto dal Montfort, aveva anche incoraggiato a diffondere il libro di dom Chautard L’anima di ogni apostolato. In diverse occasioni, infatti, egli aveva evidenziato l’importante ruolo svolto da quest’opera per la propria perseveranza nel suo apostolato laicale.

Il motivo di questa sua passione per il libro di dom Chautard, egli lo aveva spiegato in alcuni passi di una conferenza tenuta dinanzi a un pubblico composto, in gran parte, da giovani cooperatori della Società Brasiliana per la Difesa della Tradizione, Famiglia e Proprietà, di cui è stato Fondatore e Presidente. Riportiamo qui di seguito quei passi, mantenendo il tono colloquiale del discorso.

* * *

Dopo il Trattato della vera devozione alla Ss.ma Vergine, scritto da san Luigi Grignion di Monfort, un altro libro che diede un inestimabile beneficio alla mia vita spirituale e alla mia vocazione contro-rivoluzionaria2 fu L’anima di ogni apostolato, scritto dal celebre abate trappista dom Chautard.

Nato in un paesello di una regione montagnosa della Francia, questo insigne uomo di Dio sentì risuonare precocemente nel suo intimo il richiamo della Trappa. Avendo abbracciato la vita religiosa, divenne non soltanto un monaco esemplare, ma anche un ardito e vittorioso combattente per la causa cattolica, perseguitata dall’anticlericalismo francese all’inizio del nostro secolo.

Dom Chautard visse durante il pontificato di San Pio X, quando il progresso tecnico e industriale del mondo contemporaneo cominciava a dare grandi prove di sé. Ai suoi fautori, tale progresso appariva come antitetico alla Chiesa tradizionale, la quale sembrava lenta, impolverata dal passato, radicata nei suoi dogmi e nei suoi immutabili princìpi morali: una Chiesa, quindi, che pian piano veniva trascurata da tutte le persone che s’inebriavano di modernità3.

Questa ebbrezza recava, di conseguenza, un grave rilassamento spirituale, provocando non poche apostasie. Per affrontare questa decadenza religiosa, molti sacerdoti zelanti incominciarono a fondare quelle che si chiamarono «opere pie», cioè cattoliche. Erano luoghi in cui i giovani potevano riunirsi senza mettere a rischio la loro vita spirituale; in cui, a fianco di sani svaghi, ricevevano lezioni di catechismo ed erano formati nella conoscenza della dottrina cattolica.

Queste opere evitarono che innumerevoli giovani cadessero sotto le grinfie del male. Fu senza dubbio un frutto abbastanza prezioso... ma insufficiente. Occorreva conquistare nuove anime alla Chiesa, il che non avveniva. Rappresentava, dunque, uno sforzo colossale che però produceva un risultato esiguo.

«O cerco di santificarmi, o non sarò che un pagliaccio»

Profondo osservatore delle cose, dom Chautard mise allora il suo vigoroso dito nella piaga e scrisse il libro L’anima di ogni apostolato. Il titolo rivela già una grande verità: esiste dunque un apostolato senz’anima, poiché se esiste un’anima di ogni apostolato vuol dire che quest’ultimo può essere fatto con essa o senza di essa. Dom Chautard dimostrerà, appunto, che l’apostolato delle «opere pie» non otteneva migliori frutti proprio perché non aveva anima.

Qual’è, dunque, quest’anima di ogni apostolato? La risposta a questa domanda m’interessava moltissimo. Infatti, desiderando realizzare la Contro-Rivoluzione, un’opera eminentemente apostolica, volevo invitare ed attirare a questo ideale i giovani del mio tempo. Notavo però la relativa inutilità degli sforzi che, a questo fine, si facevano intorno a me. Donde il mio immenso interesse nel prender conoscenza della dottrina esposta dall’abate trappista.

Secondo dom Chautard, la sostanza dell’apostolato sta nel fatto che l’apostolo sviluppi nella sua anima, in grado superlativo, la grazia di Dio e la trasmetta agli altri. Quando qualcuno possiede in sé, in modo intenso ed abbondante, la vita della grazia, l’azione di Dio si fa sentire – persino involontariamente – attraverso questa persona, su coloro ch’essa vuole conquistare. Nelle loro anime, tale azione produce quindi frutti spirituali analoghi a quelli che ha prodotto nell’anima dell’apostolo. Così, l’apostolato sarà fecondo quando il suo strumento umano godrà di una elevata partecipazione alla grazia divina; sarà invece sterile quando questa partecipazione sarà insufficiente.

Dom Chautard insiste però nel dire che, per il pieno successo, non basta che l’apostolo viva nel semplice stato di grazia; occorre ch’egli lo abbia con sovrabbondanza, affinché i doni celesti trabocchino dalla sua anima a quelle dei suoi discepoli.

Questa dottrina, dom Chautard la dimostra con una ricchezza di argomenti inoppugnabili, illustrandoli con diversi esempi che egli colse dalle sue polemiche apostoliche.

Dinanzi a questo luminoso insegnamento, io mi posi il problema: «Quel che dice è perfetto e tutti questi argomenti valgono pure per il mio apostolato. Quindi, o io cerco di santificarmi, o non sarò che un pagliaccio. Trascorrere una vita spensierata, piacevole, senza sofferenze, illudendomi di realizzare nel mondo le trasformazioni che desidero, è pura fantasticheria! Non otterrò nulla, perché non avrò il grado di fervore necessario. Dunque, per concretizzare le mie aspirazioni, bisogna che io miri... alla santità!»

«Senza il libro di Dom Chautard,
io avrei perduto la mia anima»

Esponendo la sua dottrina, dom Chautard indica come grandi indizi della santità specialmente la purezza e un’altra virtù, verso la quale avevo una certa incomprensione: l’umiltà. Benché io sapessi che si trattava di una caratteristica cristiana, e sebbene avessi letto nei Vangeli che Nostro Signore fosse stato infinitamente umile nella sua vita terrena, le persone che mi erano indicate come modelli di umiltà mi sembravano caricature di questa virtù. Provavo quindi difficoltà nel capirla.

Questo problema si risolse con la lettura dell’opera di dom Chautard, la quale mi fece capire che l’umiltà è, fondamentalmente, la virtù per cui non cerchiamo di attribuire a noi stessi quel che appartiene a Dio. Quindi, se nel fare apostolato convertiamo qualcuno, dobbiamo ammettere che non siamo stati noi ad averlo fatto, bensì Nostro Signore Gesù Cristo, servendosi di noi. Un uomo può quindi essere un ottimo predicatore, un esimio oratore, un eccellente catechista, eccetera; ma egli non convertirebbe nessuno, se Dio non gli concedesse la sua grazia al riguardo.

Da un’altra prospettiva, dom Chautard mette in rilievo che ogni uomo dev’essere umile nei confronti della persona che ha il diritto di comandargli; ha quindi l’obbligo di compiacersi nell’ubbidire al suo superiore, con rispetto, amore e sottomissione. Tutte queste disposizioni d’animo conducono alla santità, la quale costituisce il cuore del completo successo di ogni apostolato.

Nella lotta quotidiana in cerca di questa perfezione, il libro di dom Chautard fu per me un preziosissimo aiuto. Senza di esso, io avrei semplicemente perduto la mia anima, per esempio quando fui eletto deputato federale. Infatti, a 24 anni, essere il parlamentare più giovane e più votato del Brasile, sul quale in quel momento erano puntati tutti gli occhi di tutti gli ambienti cattolici del Paese, poteva indurmi facilmente all’autocelebrazione, a pensieri di vanità: «Che gigante sono! Essere già riuscito, così giovane, ad impormi a tante migliaia di elettori! Che intelletto straordinario il mio!» , eccetera.

Il risultato sarebbe stato inebriarmi di me stesso; e quando mi fossi trovato di fronte all’alternativa – o apostatare o rinunciare alla rielezione – avrei scelto l’apostasia. Allora, fu grazie agli insegnamenti di dom Chautard che potei mantenermi fedele in quella delicata fase della mia vocazione.

«Mai consentire a un moto di ebbrezza di sé,
per quanto piccolo sia»

A questo proposito, mi ricordo di un episodio molto significativo che mi capitò in un giorno solenne all’Assemblea Costituente, insediata in quei tempi a Rio de Janeiro, nel Palazzo Tiradentes. Le automobili che portavano i deputati dovevano passare davanti a una fila di soldati schierata lungo la via che conduceva all’entrata dell’edificio. Quando l’automobile in cui mi trovavo – da solo, in frac e cilindro – apparve all’inizio della via, un ufficiale diede ordine di presentare le armi. Lentamente, la mia vettura passò in mezzo a quei soldati con le armi alzate. In quel momento, provai una tendenza a inebriarmi di quell’omaggio, perché sono sempre stato un grande ammiratore degli onori militari, ritenendoli i più adatti a celebrare la grandezza di un uomo. Mi sentì inclinato a compiacermi di essere fatto oggetto di quegli onori... Nello stesso momento, però, la grazia risvegliò nella mia anima questo pensiero: «E dom Chautard?...»

Allora riflettei: «Devo reprimere immediatamente questo moto d’animo, non guardare il plotone che mi sta presentando le armi e chiedere aiuto alla Madonna». Immediatamente deviai lo sguardo verso il lato opposto, facendo il proposito di ignorare qualsiasi onorificenza, purché non andasse a danno alla causa cattolica.

Ritengo che molti giovani, trovandosi in situazioni analoghe, se non avranno letto L’Anima di ogni Apostolato, si troveranno in grave rischio di perdersi, cedendo alla vanità. In questa materia è necessario essere meticolosi e non consentire mai a un moto di ebbrezza di sé, per quanto piccolo sia. Così, quando ci elogiano, ci applaudono o riconoscono in noi qualche qualità, dobbiamo sforzarci di non badare a queste lodi. Cerchiamo di essere umili con naturalezza, senza falsa modestia e senza arroganza. Però con un timore maggiore di diventare orgogliosi che artificiosamente umili: questi infatti godono di attenuanti e potrebbero quindi arrivare in Cielo; ma i vanitosi troverebbero chiuse le soglie della beatitudine eterna... Ecco alcune preziose lezioni che ho tratto dalla lettura dell’ammirevole opera di dom Chautard.





Dom Jean-Baptiste Gustave Chautard
La sua vita in breve


Gustave Chautard nacque a Briançon (Francia) il 12 marzo 1858. Figlio di un padre anticlericale, che gli faceva leggere le opere degli autori illuministi, subì però anche l’influsso della madre, cattolica praticante.

Durante l’adolescenza si abbandonò ad una vita dissipata e passò quindi un periodo di freddezza verso la religione, che però confessava apertamente quando doveva difenderla dalle irrisioni lanciate dai laicisti dell’epoca. A Marsiglia, dove studiava, collaborò con l’Opera della Gioventù promossa dal padre Allemand, impegnandosi nella carità verso i poveri, nell’istruzione degli ignoranti e nell’assistenza ai malati.

Nel giorno di Ognissanti del 1875, pregando sulla tomba del padre Allemand, avvertì la chiamata alla vita religiosa. L’ostilità dei parenti, che giunsero al punto di pagare una donna per farlo cadere nell’impurità, e particolarmente del padre, che lo ripudiò, non piegarono la decisione del giovane. Il 6 maggio 1877, Gustave prese l’abito benedettino entrando, col nome di Jean-Baptiste, nell’abbazia cistercense di Aiguebelle; nel 1879 pronunciò i voti e nel 1884 diventò sacerdote; solo a cose fatte egli riuscì a riconciliarsi con i parenti.

Entrato per fare una vita contemplativa, il giovane Jean-Baptiste venne però subito notato per il suo zelo e le sue capacità organizzative; l’abate lo nominò suo segretario, affidandogli le relazioni esterne dell’abbazia. Siccome i decreti anticlericali del marzo 1880, varati dal governo massonico francese, avevano vietato ogni sostegno alle comunità religiose, cercando di gettare per strada centinaia di monaci, il giovane segretario dovette viaggiare per salvare dalla rovina alcune comunità trappiste. Si dedicò anche all’assistenza spirituale di operai, viaggiatori e girovaghi. Strinse rapporti con esponenti del cattolicesimo intransigente dell’epoca, come mons. Gay, dom Gréa, dom Guéranger, Veuillot.

Nel 1897, Chautard venne posto a guida dell’abbazia di Chambarand. Il nuovo abate generale dei cistecensi, dom Wyart, gli affidò il riscatto e la restaurazione di Citeaux, casa-madre dell’Ordine, che difatti tornò ad ospitare la vita monastica nel 1888, VII centenario della sua fondazione da parte di san Bernardo. Come premio per questa sua opera, dom Wyart gli affidò nel 1899 l’abbazia principale dell’Ordine: Sept-Fons, nella diocesi di Moulins, con le relative dipendenze e filiali estere. Per tre mesi Chautard rifiutò questa responsabilità, temendo che la sua vita interiore finisse soffocata da impegni gravosi; cedette solo quando ricevette dal cardinal Mazzella un esplicito ordine di Papa Leone XIII, che lo conosceva e stimava.

Pur occupandosi soprattutto della vita religiosa delle sue abbazie, Chautard dovette nuovamente gettarsi nella lotta: con una nuova legge, nel 1901 il governo francese aveva infatti proibito la stessa vita religiosa, facendo chiudere i monasteri, a meno che non ottenessero una esplicita autorizzazione dovuta a precisi motivi di utilità pubblica. Dom Chautard riuscì a farsi ricevere dalla commissione senatoriale competente e da uno dei promotori della legge, il presidente Clémenceau, noto per il suo anticlericalesimo aggressivo, soprannominato «la tigre». In un drammatico colloquio, l’abate difese il diritto di esistenza della «inutile» vita contemplativa trappista; alla fine, il celebre politico venne conquistato dal coraggio del suo nemico. Chautard riuscì così a salvare i cistercensi dalla soppressione, ma la situazione rimase precaria per ben per 14 anni, durante i quali continuarono intimidazioni, ricatti, perquisizioni, insidie di ogni sorta, tanto che nel 1909 egli preparò un esilio all’estero per i suoi monaci che rischiavano nuovamente l’espulsione; per aver protestato presso il governo, l’abate venne anche arrestato per breve tempo. Ma alla fine, la tenacia di dom Wyart e di dom Chautard ebbero la meglio. Riflettendo sulle sue battaglie e vittorie, dom Chautard osservava: «Il successo dei nostri nemici non nasce dalla loro forza, ma dalla mancanza di convinzione dei cattolici».

Con lo scoppio della prima guerra mondiale, la persecuzione finì; cominciò però per dom Chautard un’attività di assistenza ai suoi giovani monaci, che venivano inviati al fronte come tutti gli altri, ai sacerdoti militari, ai soldati in genere e poi agli sfollati e dispersi dalla guerra. A questo scopo, aiutato dal suo amico cardinale Sevin, fondò anche una rivista: Prêtre aux Armées, che dopo la guerra diventò Prêtre et Apôtre. Non trascurò la vita sociale, studiando con il celebre sociologo cattolico Léon Harmel le possibili migliorie economiche da concedere agli operai, a cominciare da quelli dipendenti dal suo Ordine; incoraggiò e consigliò spiritualmente alcune associazioni cattoliche dell’epoca, come la Gioventù Operaia (J.O.C.).

Grande estimatore di santa Teresa di Lisieux e della sua «piccola via», quando ella venne proclamata santa, Chautard la diede per patrona ai suoi novizi. Amatissimo dai monaci, ricercato come direttore spirituale e come consigliere da gente di ogni ceto e anche da illustri personalità del mondo sia ecclesiastico che civile, egli non risparmiò sforzi per promuovere l’ideale cistercense, fino al punto di far girare all’interno della sua abbazia un filmato che facesse conoscere al mondo esterno lo stile di vita benedettino.

Pur vivendo la regola cistercense nella sua più stretta osservanza, don Chautard svolgeva un’attività apostolica degna di un apostolo zelantissimo. Benché anziano e malato, negli anni Venti egli riprese la sua attività di curatore delle varie abbazie trappiste, viaggiando spesso all’estero e visitando perfino la Cina, a 71 anni di età. Egli morì improvvisamente domenica 29 settembre 1935, nella sua abbazia di Sept-Fons, fulminato da una crisi cardiaca, mentre stava per imporre l’abito a un novizio. Aveva 77 anni.

Fu proprio negli anni delle persecuzioni, tra il 1903 e il 1907, che dom Chautard elaborò quegli appunti che costituirono il nucleo del suo libro-capolavoro. La prima stesura era intitolata L’anima dei catechismi e la vita interiore (1907) e l’aveva scritta per la Congregazione della Sacra Famiglia e del Sacro Cuore, fondata da madre Maria Mellin. Il successo del libro spinse l’autore a rimaneggiarlo e a cambiarne il titolo: La vita interiore, base dell’apostolato (1909). Solo nel 1912 apparve la versione definitiva, col titolo: L’anima di ogni apostolato. Definito dal cardinale Sévin «libro aureo», l’opera ebbe grande successo: al momento della morte dell’autore, ne erano state già stampate in Francia 14 edizioni e vendute circa 180.000 copie, mentre se ne organizzava la traduzione in numerose lingue straniere. Questo successo aggiunse all’autore, oltre alla fama di illuminato direttore spirituale, anche quella di grande maestro della vita interiore.

Altre opere di Dom Chautard:

* Saint Bernard et la fondation des Cisterciennes, 1919, pp. 40

* L’esprit de simplicité, caracteristique de Citeaux, 1928, pp. 40

* L’âme cistercienne, 1931, pp. 63

* La règle de saint Benoît illustrée par saint Bernard,
su «Collectanea Ordinis Cistercensium», 1934


Per saperne di più:

* Bernard Martelet O.S.B., Itinerario spirituale di dom Chautard,
Edizioni Paoline, Bari 1969

* E. Maire, Image de dom Chautard abbé de Sept-Fons, Paris 1939

* Aa. Vv., Un moine: dom Chautard, Abbaye de Sept-Fons, 1938

* Domenico Mondrone S.J., Un uomo e un libro,
su «Civiltà Cattolica», 1940, I, pp. 286-297



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L’anima di ogni apostolato


Ex quo omnia, per quem omnia,
in quo omnia.



O Dio infinitamente grande e buono, ammirabili e stupefacenti sono le verità che la fede ci rivela sulla vostra vita intima.

Voi, o Padre Santo, vi contemplate eternamente nella vostra immagine perfetta, il Verbo; il vostro Verbo trasalisce rapito dalla vostra bellezza, e dalla vostra estasi comune scaturisce un incendio di amore, lo Spirito Santo.

Soltanto Voi, o Trinità adorabile, siete la vita interiore perfetta, sovrabbondante, infinita.

Bontà senza limiti, volete diffondere al di fuori la vostra vita intima. Voi parlate e le vostre opere si slanciano dal nulla per manifestare le vostre perfezioni e cantare la vostra gloria.

Un abisso vi separa dalla polvere animata dal vostro soffio, ma il vostro Spirito d’amore vuole colmarlo; così Egli potrà soddisfare al suo immenso bisogno di amare e di donarsi.

Nel vostro stesso seno dunque Egli decreta la nostra divinizzazione. Questo fango plasmato dalle vostre mani potrà, o prodigio!, essere deificato e partecipare alla vostra eterna felicità.

Il vostro Verbo si offre per compiere quest’opera; Egli si fa uomo perché noi diventiamo dei4.

Tuttavia, o Verbo, Voi non avete abbandonato il seno del vostro Padre. Là sussiste la vostra vita essenziale ed è da questa Sorgente che procederanno le meraviglie del vostro apostolato.

O Gesù, Emmanuele, Voi affidate agli Apostoli il vostro Vangelo, la vostra croce, la vostra Eucarestia e consegnate a loro la missione di andare a generare al Padre Vostro figli di adozione.

Poi risalite al Padre vostro.

E’ a Voi, o Spirito Divino, che incombe ormai la cura di santificare e governare il Corpo mistico dell’Uomo-Dio5.

Ma per far discendere la vita divina dal Capo alle membra, vi degnate di scegliere dei cooperatori alla vostra opera. Infiammati dal fuoco della Pentecoste, essi andranno ovunque a seminare nelle intelligenze il Verbo che illumina e nei cuori la grazia che infiamma, comunicando così agli uomini quella Vita divina di cui Voi siete la pienezza.

O Fuoco divino, accendete in tutti quelli che partecipano al vostro apostolato gli ardori che trasformarono quei beati ritirati nel Cenacolo. Allora essi non saranno più soltanto predicatori del dogma e della morale, ma anche «trasfusori» viventi del Sangue divino nelle anime.

O Spirito di luce, scolpite a caratteri indelebili nelle loro intelligenze questa verità: il loro apostolato non sarà efficace se non nella misura con cui vivranno essi stessi di questa vita soprannaturale, intima, di cui Voi siete il supremo Principio e Gesù Cristo la Sorgente.

O Carità infinita, eccitate nella loro volontà una sete ardente della vita interiore; penetrate i loro cuori con i vostri soavi e potenti effluvi, e fate loro sentire che anche quaggiù non si dà vera felicità se non in questa vita, imitazione e partecipazione della vostra e di quella del Cuore di Gesù nel seno del Padre di tutte le misericordie e di tutte le tenerezze.

O Maria Immacolata, Regina degli Apostoli, degnatevi di benedire queste modeste pagine. A tutti quelli che le leggeranno, ottenete di ben comprendere che, se piace a Dio di servirsi della loro attività come strumento ordinario della sua Provvidenza per diffondere i suoi beni celesti nelle anime, per ottenere qualche risultato tale attività dovrà partecipare in qualche modo alla natura dell’atto divino, quale Voi lo contemplavate nel seno di Dio quando, nel vostro seno verginale, si incarnò Colui al quale dobbiamo di potervi chiamare nostra Madre.



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