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L'Anima di ogni apostolato (dom J.B.Gustave Chautard) imperdibile

Ultimo Aggiornamento: 05/09/2009 22:19
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05/09/2009 22:13

O santa Chiesa del Redentore, Madre di tutti i miei fratelli vostri figli, come si può vivere della vostra Liturgia senza partecipare agli slanci provati dal Cuore del vostro Sposo divino per la salute delle sue creature e per la liberazione delle anime che gemono nel Purgatorio?

E’ vero che io beneficio di una parte privilegiata dei frutti della Messa che celebro e del Breviario che recito. Ma Voi volete che la parte principale vada innanzitutto all’insieme delle anime di cui siete sollecita: «... che Ti offriamo per la tua santa Chiesa cattolica»49. Voi usate mille mezzi per dilatare il mio cuore e per conformare la mia vita interiore a quella di Gesù.

O amata vita liturgica, accrescete il mio filiale amore per la Santa Chiesa e per il Padre comune dei fedeli. Rendetemi più devoto e più sottomesso ai miei superiori gerarchici e più unito a tutte le loro sollecitudini. Aiutatemi a non dimenticare che Gesù vive in ognuno di coloro con i quali io sono in contatto quotidiano e che Egli li porta nel suo cuore. Fate che io irraggi su di loro indulgenza, sostegno, pazienza e premura, in modo da riflettere la mansuetudine del dolce Salvatore. Mantenetemi nella convinzione che io non posso andare in Cielo se non per mezzo della Croce; che le mie lodi, le mie adorazioni, i miei sacrifici e tutti gli altri atti non hanno valore per il Cielo se non in virtù del Sangue di Gesù; che questo Cielo debbo guadagnarmelo in collaborazione con tutti i cristiani, poiché è con tutti gli eletti che dovrò godermelo continuando con loro, per mezzo di Gesù e per tutta l’eternità, il concerto di lodi al quale sono già associato qui sulla terra.


Spirito di sacrificio. – O Gesù, sapendo che l’umanità non poteva essere salvata se non col sacrificio, Voi avete trasformato tutta la vostra vita terrena in una perenne immolazione.

Identificato con Voi, sacerdote con voi nel celebrare la Messa, o divino Crocifisso, voglio essere Ostia con Voi. In Voi tutto gravita attorno alla vostra Croce; in me tutto graviterà attorno alla mia Messa. Essa sarà il centro ed il sole delle mie giornate, come il vostro Sacrificio è l’atto centrale della Liturgia.

Richiamandomi incessantemente il pensiero del Calvario, per mezzo dell’altare e del Tabernacolo, il pensiero del Calvario, la Messa sarà per me una scuola di spirito di sacrificio. Facendomi partecipare ai sentimenti della vostra Chiesa, essa me ne comunicherà i vostri, o Gesù, e così si realizzeranno in me le parole di S. Paolo: «Abbiate in voi stessi gli stessi sentimenti di Gesù Cristo» (Fil. 2, 5) e quelle che mi vennero dette nel giorno della mia ordinazione: «Imitate le cose che trattate»50.

Messale, Rituale e Breviario mi ricordano nei modi più vari, perlomeno con gl’innumerevoli segni di croce, che dopo il peccato il sacrificio è diventato la legge dell’umanità e che esso non ha alcun valore se non è unito al vostro. Perciò, o mio divino Redentore, io vi renderò ostia per ostia; farò di me stesso un’immolazione totale, fusa con l’immolazione da Voi operata una volta sul Golgota e rinnovata tante volte quante sono le Messe che ogni momento si succedono senza interruzione nel mondo intero.

La Liturgia mi faciliterà questa oblazione di me stesso e mi farà contribuire maggiormente a completare le sofferenze che mancano alla vostra Passione, a vantaggio del vostro Corpo mistico ch’è la Chiesa51.

Darò il mio contributo a questa grande ostia fatta dei sacrifici di tutti i cristiani52. E quest’ostia salirà al cielo per espiare i peccati del mondo e far discendere sulla Chiesa militante e purgante i frutti della vostra Redenzione.

Così io avrò la vera vita liturgica. Difatti, o Gesù crocifisso, rivestirmi di voi, unirmi fattivamente al vostro Sacrificio realizzando l’olocausto di me stesso per mezzo del «rinneghi se stesso», è appunto questo il fine al quale vuole condurmi la vostra Chiesa, o mio Salvatore, infondendomi i vostri sentimenti attraverso le sue preghiere e le sue sante cerimonie, introducendo nel mio cuore ciò che in Voi dominava tutto: lo spirito di sacrificio53.

Così io diventerò una di quelle pietre vive e prescelte che, levigate dalla prova – «levigata dai colpi del salutare scalpello e dalle innumerevoli battute del martello del fabbro»54 – sono destinate a partecipare alla costruzione della celeste Gerusalemme.

c) La vita liturgica mi fa vivere la vita del Cielo

«La nostra patria è nei Cieli», diceva san Paolo (Phil. 2, 5). Ma dove potrei imparare a realizzare questo programma più facilmente che nella Liturgia? Questa Liturgia della terra non è forse l’imitazione della Liturgia celeste descritta dal prediletto san Giovanni nella sua Apocalisse? Quando canto o recito il mio ufficio, che altro faccio se non compiere quella stessa funzione che gli Angeli si ritengono onorati di svolgere davanti al trono dell’Eterno? Anzi, la dossologia di ogni Salmo o di ogni inno e la conclusione di ogni orazione non mi gettano forse in adorazione davanti alla Ss.ma Trinità?

Le innumerevoli feste dei Santi mi fanno vivere come nell’intimità dei miei fratelli del Paradiso, che mi proteggono e pregano per me. Le feste della Beatissima Vergine mi ricordano che io ho lassù una buonissima ed onnipotente Madre, la quale non si darà pace finché non mi vedrà salvo ai suoi piedi nel Regno del Figlio suo.

E’ mai possibile che tutte queste feste, che i misteri del nostro dolcissimo Salvatore – il Natale, la Pasqua e soprattutto l’Ascensione – non m’infondano quella nostalgia del Cielo considerata da san Gregorio come un pegno di predestinazione?

5. Pratica della vita liturgica

O buon Maestro, vi siete degnato di farmi conoscere che cosa è la vita liturgica. Come potrei ora addurre le esigenze del mio ministero come pretesto per sottrarmi allo sforzo che mi domandate per praticarla? Sicuramente mi rispondereste che compiere le funzioni religiose secondo i vostri desideri, non richiede più tempo che compierle meccanicamente. Mi ricordereste l’esempio di tanti vostri servi, come il beato padre Perboyre, i quali, benché da Voi incaricati di continue ed assorbenti occupazioni fino ad un grado davvero intenso, erano tuttavia elette anime liturgiche.

a) Preparazione remota

Fate, o mio buon Salvatore, che il mio desiderio di vita liturgica si manifesti attraverso un grande spirito di fede per tutto ciò che si riferisce al culto divino.

I vostri Angeli e i vostri Santi vi vedono faccia a faccia; nulla può distogliere il loro spirito dalle auguste cerimonie che costituiscono uno degli elementi della loro indescrivibile gioia. Ma io, ancora sottoposto a tutte le debolezze della natura umana, come potrò mantenermi alla vostra presenza, quando vi parlo assieme alla Chiesa, se voi non sviluppate in me quel dono della fede che ho ricevuto nel Battesimo?

Spero di non considerare mai le funzioni liturgiche come un servizio da sbrigare il più presto possibile o da sopportare per incassarne gli onorari. Spero che non oserò mai parlare al Dio tre volte santo o compiere i riti con quella mancanza di rispetto che avrei vergogna di manifestare verso il più umile dei servi. Non vorrò mai scandalizzare proprio con ciò che dovrebbe edificare. Eppure, se cominciassi col non vigilare più su me stesso riguardo lo spirito di fede, come prevedere dove potrei arrivare?

Mio Dio, se fossi già su questa china, degnatevi di trattenermi, o piuttosto datemi una fede talmente viva che, colpito dell’importanza che hanno veramente ai vostri occhi gli atti liturgici, io abbia la gioia di sentire nuovamente la loro sublimità entusiasmare sempre più la mia volontà.

Come potrei avere il minimo spirito di fede, se non avessi nessuno zelo nel conoscere e osservare le Rubriche? I più bei pensieri sulla Liturgia non potrebbero scusare la mia negligenza davanti a Voi, mio Dio. Non importa se non provo alcuna attrattiva naturale per quest’opera; mi basta che la mia obbedienza vi sia gradita e che sappia ch’essa mi sarà di gran profitto. Nei miei ritiri, non mancherò mai di esaminarmi su questo punto riguardo al Messale, al Rituale e al Breviario.

La vostra Chiesa, o Gesù, per il suo culto ha specialmente utilizzato la ricchezza dei Salmi. Se io ho lo spirito liturgico, nei versetti del Salterio la mia anima saprà vedere Voi, raffigurato soprattutto nella vostra vita di dolore, saprà che quell’intima parola, quei sentimenti che il vostro cuore rivolgeva a Dio durante la vostra vita mortale, si trovano in molte belle composizioni profetiche che voi avete ispirato al Salmista. In una mirabile sintesi anticipata, io vi troverò i principali insegnamenti del vostro Vangelo.

Sotto quei veli io intenderò la voce della Chiesa che continua la vostra vita di prova e, nelle sofferenze e nei trionfi, manifesta a Dio sentimenti uguali a quelli del suo Sposo divino: sentimenti dei quali ogni anima, in cui si manifesta la vostra vita, può appropriarsi tanto nelle tentazioni, nei rovesci, nelle lotte, nelle tristezze, negli scoraggiamenti, nelle delusioni, quanto nelle vittorie e nelle consolazioni.

Riservando alla Sacra Scrittura una parte delle mie letture, svilupperò il gusto per la Liturgia e faciliterò la mia attenzione alle parole55. La riflessione mi permetterà di scoprire in ogni testo liturgico un’idea centrale intorno alla quale gravitano i diversi insegnamenti.

In tal modo, o anima mia, quali armi potrai forgiarti contro l’instabilità della tua immaginazione, soprattutto se saprai far tesoro dei simboli! La Chiesa li adopera per parlare ai sensi un linguaggio che li cattura rendendo sensibili le verità rappresentate. Nel giorno della ordinazione sacerdotale, essa mi ha detto: «Riconoscete quello che fate». Alle cerimonie, ai tessuti, agli oggetti, alle vesti sacre, a tutto, la Chiesa mia Madre dà una voce significativa. Se non ho la chiave di questo insegnamento, come potrò illuminare l’intelligenza e conquistare il cuore dei fedeli che la Chiesa vuole attirare con un linguaggio tanto semplice quanto grandioso?

b) Preparazione immediata

«Prima di pregare, disponi l’anima tua» (Eccl. 18, 23). Immediatamente prima della Messa e ad ogni ripresa del Breviario, farò un atto calmo ma energico di raccoglimento per distogliermi da tutto ciò che non si riferisce a Dio e per fissare la mia attenzione in Lui. Colui al quale sto per parlare è Dio.

Ma egli è anche mio Padre. A quel timore reverenziale che prova perfino la Regina degli Angeli quando parla al suo divino Figlio, io unirò la spontanea ingenuità che dà un animo di fanciullo anche al vecchio che si rivolge alla Maestà infinita.

Tale atteggiamento semplice e ingenuo dinanzi al Padre mio, rifletterà schiettamente la mia convinzione di esser unito a Gesù Cristo e di rappresentare la Chiesa, quantunque indegnamente, e rifletterà anche la certezza di avere gli Spiriti della Milizia celeste come compagni della mia preghiera: «Alla presenza degli Angeli inneggerò a Te» (Ps. 137).

Questo, anima mia, non è più per te il tempo di ragionare o di pensare, ma di tornare con un animo di bambino. Quando eri appena giunto all’età della ragione, accettavi tutto quanto di diceva tua madre come espressione di un’assoluta verità. Con la stessa semplicità ed ingenuità, devi ora ricevere da tua Madre, la Chiesa, quanto ti presenta come alimento della tua fede.

Com’è indispensabile questo ringiovanimento dell’anima! Quanto più mi farò un’animo di fanciullo, tanto più approfitterò dei tesori della Liturgia, mi lascerò penetrare dalla poesia che ne promana, ed in uguale misura progredirà in me lo spirito liturgico.

Allora la mia anima entrerà facilmente in adorazione e ci resterà durante la funzione (cerimonie, Breviario, Messa, Sacramenti, eccetera) alla quale prendo parte in qualità di membro o ambasciatore della Chiesa, o come ministro di Dio.

Dal mio modo di avviare l’adorazione dipendono in gran parte non solo il profitto e il merito dell’atto liturgico, ma anche le consolazioni che Dio lega alla sua perfetta esecuzione e che devono sostenermi nelle fatiche apostoliche.

Voglio dunque adorare; con uno slancio della mia volontà, per rendere a Dio quest’omaggio, voglio unirmi alle adorazioni dell’Uomo-Dio; più che sforzo della mente, sarà uno slancio del cuore.

Lo voglio con la vostra grazia, o Gesù; e questa grazia la chiederò ad esempio mediante il «Deus in adiutorium» nel Breviario, e recitando diligentemente l’"Introibo" nella messa.

Lo voglio; e quello che Voi esigete da me è appunto questo volere filiale ed affettuoso, forte ed umile, unito al vivo desiderio del vostro aiuto.

Se ottengo che la mia intelligenza presenti alla fede begli orizzonti, oppure che la mia sensibilità le offra qualche pia emozione, la mia volontà se ne avvantaggerà per adorare con più facilità. Ma mi ricorderò sempre del principio per cui l’unione con Dio sta, in ultima analisi, nella parte superiore dell’anima, nella volontà. E quand’anche la sua sorte consistesse in tenebre ed aridità, restando fredda e secca, questa facoltà prenderà il suo slancio appoggiandosi unicamente sulla fede.

c) Compimento delle funzioni liturgiche

Il compiere bene le funzioni liturgiche è un dono della vostra munificenza, o mio Dio. «Omnipotente e misericordioso Iddio, alla cui generosità dobbiamo che i tuoi fedeli possano servirti degnamente e lodevolmente...»56.

Degnatevi di concedermi questo dono, o Signore; durante l’atto liturgico voglio rimanere adoratore. Questa parola riassume tutti i metodi.

La mia volontà ha gettato e mantiene il mio cuore davanti alla Maestà di Dio. Io racchiudo tutto il mio lavoro in quelle tre parole – digne, attente, devote – della preghiera «Aperi»57, che esprimono molto bene quale dev’essere l’atteggiamento del mio corpo, della mia intelligenza e del mio cuore.

Digne. – Con il contegno rispettoso, con la pronunzia esatta delle parole, pronunciandole con maggior lentezza nelle parti principali, con la scrupolosa osservanza delle rubriche, con il tono di voce, con la maniera di fare i segni di croce, le genuflessioni, eccetera, il mio corpo manifesterà non solo che sono ben conscio della Persona alla quale mi rivolgo, di ciò che dico e di quale apostolato posso talvolta esercitare58, ma anche che è il mio cuore ad agire.

Nelle corti dei sovrani terreni, anche i semplici servitori stimano grandi le minime cariche e prendono, inconsciamente, un contegno maestoso e solenne. Questa distinzione, che si manifesta nell’atteggiamento d’animo e nella dignità del comportamento nell’esercizio delle funzioni, non potrò forse arrivare ad acquistarla, io che faccio parte della guardia d’onore del Re dei re e del Dio di ogni maestà?

Attente. – Il mio spirito sarà pieno di ardore per succhiare dalle parole e dai sacri riti tutto ciò che potrà nutrire il mio cuore.

A volte la mia attenzione si fermerà al senso letterale dei testi; sia seguendo ogni frase, sia meditando a lungo per tutto il tempo della recita su di una parola che più mi ha colpito, finché non sentirò il bisogno di scoprire in un altro fiore il miele della devozione, in entrambi i casi io resto fedele al «mens concordet voci».

A volte la mia intelligenza si occuperà del mistero del giorno o dell’idea principale del tempo liturgico. Ma il suo ruolo resterà secondario, se paragonato a quello della volontà, di cui sarà soltanto la provveditrice, per aiutarla a mantenersi in adorazione o a ritornare a questo atteggiamento.

Anche se sopraggiungeranno frequenti distrazioni, senza stizza né impacci né precipitazione, ma soavemente, come tutto ciò che si fa col vostro aiuto, o Gesù, e fortemente, come tutto ciò che vuol restare generosamente fedele a questo aiuto, io voglio ritornare all’atto di adorazione.

Devote. – Questo è il punto capitale. Tutto deve contribuire a rendere l’Ufficio e ogni funzione liturgica un esercizio di pietà e perciò un atto del cuore.

«La fretta è la morte della devozione»: parlando del Breviario e più ancora della Messa, S. Francesco di Sales dà come principio questa massima. M’impongo quindi di consacrare circa mezz’ora alla mia Messa, affinché non solamente il Canone, ma anche tutte le altre parti vengano recitate piamente. Allontanerò, senza pietà, qualunque pretesto per compiere alla svelta questo atto centrale della mia giornata. Se l’abitudine mi fa troncare certe parole o cerimonie, mi sforzerò di procedere con molta calma in queste parti difettose, anche esagerando nei tempi59.

Fatte le debite proporzioni, estenderò questa risoluzione a tutte le altre funzioni liturgiche: Sacramenti, benedizioni, sepolture, eccetera. Quanto al Breviario, avrò cura di prevedere in quali momenti lo reciterò; giunto quel momento, mi ci atterrò ad ogni costo. A qualunque prezzo, voglio che questa recita sia veramente una preghiera del cuore.

Ah sì, o mio divino Mediatore! Mantenete in me l’orrore della precipitazione, quando tengo il vostro posto o agisco in nome della Chiesa. Persuadetemi che la precipitazione paralizza quel gran sacramentale che è la Liturgia e m’impedisce di conservare quello spirito di orazione senza il quale, pur sembrando un sacerdote molto zelante, ai vostri occhi non potrò esser altro che un tiepido, o meno ancora. Scolpite nella mia coscienza questa frase tanto terribile, capace di farmi tremare: «maledetto colui che compie con negligenza l’opera di Dio!» (Ger. 48, 10).

A volte, con uno slancio del cuore, abbraccerò in una sintesi di fede il senso generale dei mistero ricordato dal ciclo liturgico e ne nutrirò la mia anima.

Altre volte compirò un atto lungamente assaporato, un atto di fede o di speranza, di desiderio o di pentimento, d’offerta o d’amore.

Altre volte invece mi basterà un semplice sguardo: sguardo intimo e costante su un mistero, su una perfezione di Dio, su uno dei vostri attributi, o Gesù, sulla vostra Chiesa, sul mio nulla, sulle mie miserie e sui miei bisogni, sulla mia dignità di cristiano, di sacerdote, di religioso; questo sguardo sarà del tutto diverso dall’atto dell’intelligenza durante uno studio teologico; sarà uno sguardo che accresce la fede, ma soprattutto l’amore; uno sguardo che è solo un pallido riflesso della visione beatifica, certo, ma che realizza già su questa terra quello che Voi avete promesso alle anime pure e ferventi: «Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio» (Mt. 5, 8).

Così ogni cerimonia diventerà una rasserenante diversione, vero respiro di quella mia anima che tendeva ad essere soffocata dalle occupazioni.

O sacra Liturgia, qual balsamo fornisci alla mia anima con le diverse funzioni! Bel lungi dall’essere una onerosa servitù, esse costituiranno una delle più grandi consolazioni della mia vita.

Come potrebbe essere altrimenti, dal momento che io, continuamente richiamato da te alla dignità di figlio e ambasciatore della Chiesa, di membro e ministro di Gesù Cristo, andrò sempre più rivestendomi di Colui che è la gioia degli eletti?

Unendomi a Lui, imparerò a trarre profitto dalle croci di questa vita mortale per seminare le future messi della mia eterna felicità; con la mia vita liturgica, più efficace di qualunque apostolato, avrò la coscienza di trascinare dietro di me altre anime nella via della salvezza e della santità.

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