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Cosa è l'Umiltà, come esercitarla (del can. Maucourant) imperdibile!

Ultimo Aggiornamento: 05/09/2009 22:38
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05/09/2009 22:36

I SEGNI DI RICONOSCIMENTO DELLA VERA UMILTA’ (1)

La rinuncia sincera.


Considerazioni e riflessioni. L'umiltà sup­pone la rinuncia a se stesso.

« Non più viver per se, non più operare per interesse nostro, ma tutto compiere per Dio: ecco la vera umiltà. » In teoria, noi confessiamo la nostra nullità; ma da questa confessione alla pratica di essa, nella vita, nelle nostre opere, la distanza è enorme. È così che le nostre opere smentiscono spesso le teorie, che pur si vogliono ammet­tere e professare: la nostra vita smentisce il nostro pensiero. l'anima umile invece di essere, come noi, una smentita costante, una vivente contraddizione, porta sulla fronte que­sto segno: Verità. Tutto in essa porta il si­gillo della verità: il suo pensiero è la sua pa­rola e la sua parola è esattamente il suo pen­siero. La verità che tutto illumina in essa, è questa: Dio è tutto; essa, nulla: il suo onore è amare Dio, la sua sola ambizione, servire a Lui; e anche quando essa ha fatto qualcosa per Dio, essa si considera come lo scolaro che non può scrivere se non gli si tiene la mano appositamente. Mentre le opere dell'or­goglioso rassomigliano alle foglie disseccate dal vento, che nessun altro risultato danno di sé, se non quel poco di rumore che fanno cadendo al suolo; le sue opere sono, al contrario, piene di vita e i loro effetti si estendono meravigliosamente fino alle altre anime. In queste anime nulla vi ha di me­schini interessi personali, di sogni chime­rici e di ambizioni: esse adempiono alla loro vocazione, tutta di sommissione. L'anima umile non è altro se non il piedestallo di Gesù Cristo - mistico cero: - è Dio che illumina per mezzo loro e non esse; se esse sono qualcosa, lo sono per Lui: la loro voca­zione, la loro parte è di essere il candelabro che mantiene fermo e ritto il cero divino: nulla più. Noi non siamo se noti quello che siamo davanti a Dio, diceva S. Francesco d'Assisi. E S. Francesco di Sales chiamava il mondo un ciarlatano che esagera il biasimo come gli elogi, e non merita di essere preso sul serio nei suoi apprezzamenti, siano essi lode o disprezzo.

L'umiltà ci mantiene fissi su questi grandi principi; e senza cadere in quella esagera­zione, biasimata da santa Teresa in essa stessa, che consiste nell'apparire malvagi agli occhi altrui, la religiosa umile si man­tiene calma nel suo stato: essa non si pre­occupa di quel che le consorelle possono pensare e giudicare di essa, di quello che può perdere o guadagnare nella stima dei superiori. Rimanendo umile, essa si industria per riferire a Dio la gloria delle sue azioni, e per attirare l'attenzione delle altre su Dio e sopra se stessa. È l'artigiano di­vino che opera in essa: essa non è che « un facchino incaricato di portare i doni di Dio. » (S. Vincenzo de' Paoli) Il suo cuore scende per quella china segnalata da S. Giovanni della Croce, « per la quale l'a­more dà tutto all'oggetto amato, nulla rite­nendo per sè. » Essa neppure desidera l'approvazione, perchè vi ha, in questo desi­derio, un'ombra almeno di vanità, e perchè si rischia di stornare a proprio profitto una gloria che è dovuta a Dio solo.

L'umiltà lavorando per Dio, pensa di guadagnare tutto quanto pare perdere nella stima delle creature; e così, quando essa si trova sotto lo sguardo divino, essa agisce con altrettanta cura che se dovesse trovarsi sotto gli sguardi del mondo intero. Essa dà retta a questo consiglio di S. Francesco di Sales: « Non lavorate come i ragni, ma come le api. Il ragno fabbrica la sua tela in vista di tutti: egli la ordisce un po' dapper­tutto, sui tetti, nel magazzino, su gli alberi, sul pavimento, come alle finestre della casa: egli assomiglia assai agli spiriti vani e ipocriti che non agiscono se non quando sanno di essere visti e ammirati. Le api invece, più sagge e prudenti, producono il loro miele negli alveari chiusi agli occhi profani, nelle piccole loro celle, di nascosto: esse bene simbolizzano le anime umili ritirate in loro stesse, che si contentano di sapere che Dio vede e conosce le loro opere. « Un'o­pera compiuta in segreto è un tesoro ine­stimabile; ma se essa viene ad essere cono­sciuta, per nostra negligenza, essa perde quasi tutto il suo valore, come un bel frutto beccato dagli uccelli. »

Era ben umile quel santo della leggenda che, supplicato dagli angeli a voler doman­dare a Dio un qualche favore, rispose: « Che io faccia molto di bene senza neppure sa­perlo; » e l'ombra sua guariva i malati pas­sando e a sua insaputa, di modo che il popolino gli affibbiò l'umile nome di « La santa ombra. » L'ammirazione umana cercata, è il raggio sgargiante che farà svanire colori delicati di una stoffa preziosa: è soffio umido e gelato di vento che ammmollisce, curva e fa appassire il fragile stelo.

Quell'azione, fatta per essere conosciuta e ammirata, è un fiore già passato per pa­recchie mani, non più presentabile a Dio. (Pagliette doro)

Invocazioni. - Cuore amabile del mio Gesù, sii Tu solo la mia occupazione, il mio amore. Io voglio tutto compiere per amore, con amore e nell'amore del Tuo Sacro Cuore, senza alcuno sguardo su me o sulle crea­ture. Io rinuncio a cercare nelle mie azioni, l'affetto e l'interessamento delle creature sono sempre per Te, amore dell'anima mia. Tutto Ti voglio dare! Nulla alle creature e nulla a me sessa; tutto per il Sacro Tuo Cuore. (S. Margheríta María) « Povera anima mia, sii il fiore del deserto, che cresce, si apre e sboccia, perchè Dio glielo impose, e che non si preoccupa se l'uccello che passa, lo scorge, e il vento disperde le sue foglie. » (Pagliette d'oro)

Esame di coscienza. - Havví la verità nelle mie pa­role, nei miei pensieri, nelle mie intenzioni? - Non mi servo forse di piccoli raggiri per attrarre l'attenzione altrui sulle mie opere? - Sono aliena da quei piccole calcoli interni di amor proprio e di interessamento pei me stessa, pei quali avrei vergogna se venissero cono­sciuti?



I SEGNI DI RICONOSCIMENTO DELLA VERA UMILTA’ (2)

La rinuncia lieta.

Considerazioni e riflessioni. - La rinuncia sincera può essere conveniente al tutto di Dio e al nulla dell'uomo; ma non lo è più alla misericordia di Dio e alle potenti ener­gie che la grazia sviluppa in noi. Confessare il proprio nulla, nascondersi, eclissarsi, è bene; amare la propria nullità, perchè essa mette in più evidenza la grandezza divina, è meglio ancora; ma la perfezione sta nel mettere a disposizione di Dio la propria nul­lità, nel prendere i suoi ordini e nell'eseguirli coraggiosamente e con gioia: questo chia­masi la rinuncia lieta. A ogni volontà di Dio, la rinuncia sincera risponde: Si, mio Dio; la rinuncia lieta risponde umilmente: Magni­ficat! Alleluia! Avanti, anima mia, coraggio. Dio ha dato uno sguardo al tuo nulla e giu­dica a proposito di impiegarlo in qualche cosa di utile.

Certi veri santi, umili per eccellenza, dis­sero talvolta come S. Vincenzo de' Paoli:

« E ben comodo per me, che Dio compia le sue opere senza disturbarmi. » Questi santi ebbero tema di ingerirsi in quelle opere che non esigono il loro concorso, stiman­dosi per guastamestieri e come una quinta ruota al carro. E lo stesso Santo così spiega il suo pensiero: « Solo quelli che sono ve­ramente umili, e che hanno un vero disprezzo per loro stessi, sono adatti alle opere di Dio. » Questi tali non credono affatto di possedere questa virtù, essendo proprietà di questa virtù l'ignorare se stessa. Tuttavia essi così pregano: « Signore, nulla io sono: fatemi compiere qualcosa che possa ridon­dare a vostra gloria; » in seguito, venuti a conoscenza della volontà di Dio, eccoli all'o­pera, eccoli in attività. Di dove viene questa loro santa energia? - Da Dio solo. « È cer­tissimo che non viene da me stesso; non avrei la forza da sopportare quella tal cosa, ma ne son, egualmente contento, in quanto che sarà la Tua forza, Signore, che agirà in me. » (S. Francesco di Sales)

« Senza dubbio, è Dio che si degna di servirsi di questa strumento: è piccolo e mi­serabile, è nulla, è il nulla. Sia gloria a Dio! Poichè è precisamente a causa della sua nul­lità che Dio l'ha scelto. Egli vuole essere tutto, » e così l'anima gode, contenta di non trovare in sè alcuna cosa su cui ap­poggiarsi e di vedersi nella necessità di get­tarsi tutta fra le braccia della potenza divina. (S. Giovanna di Chantal) Dio trova il suo interesse nel servirsi di tali anime, poichè la sua gloria non ne rimane menomata per nulla. Dio onnipotente diede uno sguardo, dice S. Francesco d'Assisi, e non vide, fra i peccatori, nessuno più miserabile e più povero di me; per realizzare le sue opere prodigiose, non seppe trovare altra creatura più vile: ecco perchè mi ha scelto.

Persuasa così che il mondo pure ha la stessa opinione sulla sua nullità, e non cu­randosi che degli interessi divini, l'anima umile ne prova un accrescimento di gioia. Così va bene, essa dice, bisognerà bene che si dica che Dio solo ha fatto tutto quanto! Ma in noi vi ha un'estrema ripugnanza a questa abiezione assoluta. Non temere: è un'impressione naturale e involontaria. Se la tua volontà è libera e gode sinceramente di questa distruzione completa che esalta Dio, tu sei sulla strada dell'umiltà.

Questa rinuncia lieta è una forma dell'a­more perfetto. Dio disse a una santa anima: Figlia mia, S. Vincenzo de' Paoli, trovò l'a­more nell'umiltà, tu troverai l'umiltà nell'a­more. - Nulla io sono, ma Dio è tutto; la vita, per il mio amore, consiste nel vedere il tutto di ogni perfezione nell'oggetto del mio amore: se a me riservassi anche la ben­chè minima cosa, Quelli non avrebbe più il tutto. Di più, Egli mi ha scelta a sua fidan­zata sulla terra e a sua sposa in cielo; tutto quello che a Lui appartiene, sarà pure per me! Così ragionano le sante e i santi, e in questo modo la loro umiltà è un perpetuo Alleluia. Essi non conoscono che queste due parole: Amen, Alleluia! Amen è: si; Alleluja è: grazie: » Amen è il grido dell'a­nima che vuole solo tutto quel che Dio vuole: Alleluja, il grido dell'anima felice in tutto quel che Dio permette. - Amen, il grido dell'amore - che si sottomette; - Alle­luja, quello dell'anima che precorre la volontà di quei Dio, che essa ama con tutte le sue forze. E allorquando sulla terra, un'anima, che già seppe dire Amen, sa dire pure Al­lelaaja, si forma fra Dio ed essa una unione ineffabile, che le procura la più invidiabile pace, e che permetterà a Dio di presentarla agli angeli designandola così: Questa ha vissuto dei miei pensieri e del mio amore! »

Invocazioni. - « Signore, è più che certo che io sono un nulla, che sono ignorante, cieca, incapace di fare alcunchè di bene: lo credo, lo confesso e acconsento a che tutti abbiano di me questa opinione: è la verità! A Te solo la gloria, Dio mio; e a me l'essere disprezzata e trattata come merito. » Quanto sei buono, Signore, di vo­lermi amare! « La mia anima glorifica il Signore e il mio spirito è rapito di gioia in Dio, mio Salvatore, perchè si degnò i dì dare uno sguardo alla bassezza della sua serva. Egli ha fatto grandi cose in me, e santo è il suo nome! » (S. Luca, 1, 46, 49)

Esame di coscienza. - Nelle mie opere, non cerco forse la stima altrui, invece di attribuire tutto a Dio? - Mi attristo allorché non si attribuire a me il successo? - E quando la mia abnegazione rimane sconosciuta? - E quando si equivoca su le mie intenzioni? - Calcolo uni­camente su Dio? - La mia timidezza e i miei esagerati timori non provengono forse dal mio amor proprio? - La considerazione del mio nulla mi scoraggia, oppure mi rende lieta al pensiero che io sono un nulla, e Gesù che io amo, è tutto?



IL GRAN MODELLO DI UMILTA’

Gesù Cristo.


Considerazioni e riflessioni. - L'umiltà, dice S. Tommaso: è quel freno che modera i desideri disordinati di grandezza, e con­chiude dicendo: «Però Dio non può entrare in questi sentimenti, perchè in Lui tutto è in perfetta armonia, nessuna cosa vi ha da moderare in Lui.» Ma non pare però che Dio abbia attrattive per gli umili? Non è forse umiltà, in Dio, quel movimento che lo spinse a volgersi verso il nulla per creare? Quella Provvidenza ineffabile sempre a ser­vizio del creato? Quella pazienza, quella bontà, quell.e premure verso il peccatore? Dio aveva lasciato vedere la sua onnipotenza alla beata Angela da Foligno - fatto questo, le disse: « Ora vedi la mia umiltà » e vidi, dice la beata, un abisso spaventoso per pro­fondità: era il movimento di Dio verso l'uomo, verso ogni cosa creata.

Questa umiltà divina trovasi anzitutto in Nostro Signore, perchè Egli è Dio. Oltre quella, Egli ha ancora un'umiltà tutta propria, che è quella dell'Uomo-Dio. Questa umiltà, fu quella che lo spinse negli abissi dell'ab­bassamento, dei dolori, delle sofferenze, negli abissi della morte sulla croce. É questa umiltà che rivestiva, per mezzo della sua umanità, quei caratteri commoventissimi e inesprimibili di compassione, di tenerezza, di sollecitudine, di ardore, che si esprimeva con parole, immagini, delicatezze, emozioni e la­crime tali da far scendere fino in fondo al nostro intimo dei cuore l'impressione intima e la gioia del divino. (Mons. Gay) Infine, Gesù ha l'umiltà delle altre creature, e sic­come l'umiltà cristiana e vera é una grazia, le altre creature non hanno umiltà, se non dalla sovrabbondanza dell'umiltà di Gesù Cristo in esse.

« Pare che questa virtù sia stata la prefe­rita del suo cuore, dice S. Francesco di Sales, e che non sia disceso dal cielo che per amore di essa. Non è forse umiltà personificata, il suo passaggio dal cielo al seno di Maria santissima? alla stalla di Betlemme? alla bot­tega di Giuseppe? E le persecuzioni dei Giu­dei, il tradimento di Giuda, l'agonia, il rin­negamento di Pietro, l'iniquo processo, l'in­degna preferenza del popolo beneficato per Barabba, gli insulti dei servi al pretoria, la flagellazione, la corona di spine, la croce, la morte, il sepolcro? Ed ancora. Noi tro­viamo l'essenza dell'umiltà sua nei veli euca­ristici, che ne nascondono agli occhi umani tutta l'immensurabile sua grandezza, lascian­do pervenire solamente a noi l'ineffabile sua bontà, che si rivela in tesori di grazie.

L'obbligo il più sacro e la più dolce oc­cupazione, per una religiosa, è di contem­plare, di, conoscere e studiare a fondo le disposizioni interne del cuore di Gesù, per conformarsi il più possibile a esso, scrisse una fondatrice. Vi ha una religiosa che non sappia trovare lì il codice primo dei suoi doveri? Orbene, dice santa Teresa, o noi siamo le spose di un Dio eterno o non lo siamo. Se lo siamo esiste forse una qualche sposa onesta che, dolendolo o no, non par­tecipi agli oltraggi e agli obbrobri del suo sposo, essendc i loro beni e i loro mali in comune fra loro? E poichè in questa qua­lità di spose noi pretendiamo di regnare con questo nostro sposo, in tutta la pienezza della sua gloria e felicità, non sarebbe forse follía il pretendere di non condividere le sue pene e le sue umiliazioni? Dell'umiltà dun­que, tu dovrai fare uno studio continuo e speciale, e dell'umiliazione il tuo pane quoti­diano. E non cadere nell'errore di molti che si ingannano grandemente pensando che l'umiltà sia cosa per i soli novizi e prin­cipianti, e, fatto un po' di cammino nelle vie del Signore, si persuadono facilmente di poter rilassarsi e trascurare la pratica di questa virtù, pensando di essere bastante­mente virtuosi: in questo essi certamente abusano grandemente. Non vedono costoro che Nostro Signore si è umiliato fino alla morte, vale a dire per tutto il tempo di sua vita. (S. Francesco di Sales)

Invocazioni. - O Gesù, insegnami ad essere dolce e umile di cuore! Amo la santa Eucarístia nella quale Tu mi dai la grande lezione di umiltà e di annientamento: amo la croce, simbolo della massima umiliazione dolorosa. Se Tu l'avessi voluto, i Giudei Ti avrebbero incoronato come Re: se Tu l'avessi desiderato, legioni di angeli sarebbero accorse in Tua difesa: se Tu avessi voluto agire come Dio, visibilmente, tutti avrebbero adorato la Tua divina maestà, ma Tu volevi la mia, la nostra sal­vezza e perciò Ti sei umiliato fino all'ultimo estremo limite. Quale esempio per me, per il mondo, per l'orgoglio umano! O Gesù, io voglio essere umile per essere degna di Te; voglio amare l'umiltà e l'umiliazione per partecipare alle Tue preferenze. Degnati dunque di riformare il mio spirito e la mia volontà affinchè io possa ben comprendere e imitare il Tuo cuore.

Esame di coscienza. - Studio e conosco sufficiente mente il gran modello di umiltà: Gesù? - Amo di leggere il Vangelo e di meditare su la croce? - Pensando a cielo, non sono forse un po' portata a trascurare e di mentícare la vera strada per giungervi: l'umiltà? - Leggendo e ascoltando parole di disprezzo per il mio abito ligioso e per la mia vita di umile, non arrossisco forse el mio Sposo? - A ogni umiliazione, so sorridere e pen­sare che molto più si è umiliato Gesù?



MODELLI DI UMILTA’

Maria Vergine, i santi e i fondatori di ordini religiosi.


Ascoltiamo S. Francesco di Sales. Egli dice a noi che « il Santo dei Santi, Maria santis­sima e tutti i santi hanno onorato e amato sempre questa virtù. Gesù Cristo doveva a se stesso di praticare l'umiltà in Dio; i santi tutti dovevano a Gesù di seguire le sue tracce, il più presso possibile. A capo di tutti i santi, nella pratica dell'umiltà, sta la santis­sima Vergine, madre di Dio. Come Gesù, che fu il perfetto religioso del Padre eterno, Maria fu la perfetta religiosa di Gesù, poichè essa « compì il suo postulandato nel ritiro al tempio di Gerusalemme, il suo noviziato a Nazaret, ove la sua fedeltà allo Spirito Santo e la sua docilità alle parole dell'Ar­cangelo, le meritarono di possedere e di portare Dio in seno, e infine fece la sua pro­fessione a Betlemme, ove la madre di Dio comincia a dare il figlio suo al mondo. (Pa­dre Varin) È dunque più che utile che noi cominciamo dal conoscere questo bel mo­dello di umiltà.

Dio sdegna l'altezzosità, allo stesso modo del sole da lui creato, che inaridisce coi suoi raggi le vette e feconda invece le valli. Maria fu piena di grazie, perchè essa si inabissò come la valle, e si fece così piccina da pia­cere all'Altissimo: E per la sua umiltà che essa attirò in sè Gesù, dice san Bernardo. - Essa fu umile! Così umile che, nel tem­pio, voleva essere l'ancella di tutti: così u­mile che essa domandava a Dio di poter servire quella che sarebbe destinata ad essere la madre del Messia. Fu così da tremare allorquando l'Arcangelo la chiamò piena di grazia, dimostrando tutta la sua umiltà in quelle parole: Ecce ancilla Domini: Ecco la serva di Dio. Così umile che, fe­condata per virtù divina, preferì esporsi ai sospetti del suo casto sposo, piuttosto che divulgare la sua altissima dignità di madre del Messia divino. E fu umile ancora allor­quando, Madre di Dio, proclama la sua bas­sezza con un cantico immortale. Fu così umile che, dicesi, non volle che gli Apostoli raccontassero le sue glorie. Umile e umiliata, ma coraggiosa sempre « ritta ai piedi della croce. Tale fu la madre di Dio, la cui vita, unica nella sua perfezione, merita di essere norma di vita e regola per ogni altra vita. (S. Ambrogio)

Dopo aver parlato della santissima Ver­gine, S. Francesco di Sales dice: « Chi po­trà immaginare una umiltà più perfetta di quella di S. Giuseppe, padre putativo di Gesù e sposo della madre di Dio! » L'umiltà e la docilità sono le caratteristiche che distin­guono la fisionomia dei santi. Essi non do­mandano, nè provocano la loro missione, anzi la temono. Il sentimento che appare per primo in essi, è formato dal timore, senten­dosi essi, nella loro umiltà, schiacciati dalla sproporzione fra l'opera e le loro forze. An­che la loro elevazione morale e la stima non li distoglie dalla loro modestia, semplicità e ingenuità, cose tanto amabili, che attirano tutti verso di loro, e per mezzo delle quali noi ci possiamo avvicinare ancor più. Essi sono divinamente grandi, perché la virtù del­l'Altissimo li ricopre della sua ombra; ma ri­mangono umanamente piccini, perchè essi sentono che questa forza divina è in loro, ma senza loro. E così si forma quell'armo­nia di tutte le elevazioni e di tutti gli abbassamenti, di cui Maria è il prototipo e il Magnificat è l'inno, della quale l'a­nima dei santi è la riproduzione immortale. » (Mors. Baunard)

Ed ora udiamo in proposito qualche pa­rola dei santi. S. Francesco di Sales dice: « Sono un povero scudiere, che divide per gli altri e nulla ritiene per sè; - sono un'in­segna qualunque che invita gli altri ad en­trare e a star bene, ma che passa la notte al freddo e alla pioggia; - sono un liuto sordo ai propri suoni. » - Santa Giovanna di Chantal: Per scavare fondamenta non occorre che uno strumento, l'umiltà! »

Ma è cosa superflua il raccogliere di que­sti detti, perché nell'umiltà è dove i santi tutti si rassorrligliano. E così tutti i santi fondatori di ordini o di istituti ripetono con­cordi che i lori figli spirituali devono essere morti a se tessi. « Come cadaveri » diceva S. Ignazio « come bastone fra le mani del superiore » diceva il serafico patriarca d'As­sisi. Si pone, così in pratica, letteralmente, quella parola apostolica che gli altri cristiani non possono praticare così perfettamente come il religioso. « Voi siete morti, e la vostra vita è nascosta in Dio, con Gesù Cristo. » Ecco i modelli da imitare.

Invocazioni. - « Essere disprezzato per Te, soffrire per Te! E questo che i santi hanno ripetuto spesso e pra­ticato per tutta la vita. Signore, io sono certamente molto meno di essi, ma sono molto nel Tuo amore; questo a­more è la sola mia grandezza e a me viene da Te. L'u­miltà è il solo lato pel quale io posso avvicinarmi ai santi e inabissarmi in Te. Non voglio più d'ora innanzi ascoltare il mio amor proprio, che cerca la grandezza e la stima del mondo, ma la voce dell'umiltà, che mi invita ad av­vicinarmi a Te. Mia unica gloria sarà di appartenerti e per mezzo dell'umiltà io sarò meno me stessa e più vi­cina a Te. Maria santissima, dégnati di rendermi simile a te, per essere ancor io l'umilissima serva del mio Signore, Gesù.

Esame di coscienza. - Apprezzo e amo abbastanza le vite dei santi? - Ne faccio oggetto di letture spirituali, applicandomi ad imitarli e a far tesoro dei loro detti? - La loro perfezione mi attira, mi spinge o mi fa perdere di coraggio? - La mia divozione alla santissima Ver­gine è sopratutto divozione di imitazione? - Se prego i santi per evitare pericoli, per il buon successo di qual­che pratica, per grazie comuni, li prego pure per otte­nere la grazia dell'umiltà? - Mi studio di mettere in pra­tica i consigli e le massime dei fondatori o fondatrici del mio istituto?



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