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Innamoriamoci della Sacra Scrittura! Essa ha per Autore Dio che, con la potenza dello Spirito Santo solo, è resa comprensibile (cf. Dei Verbum 12) attraverso coloro che Dio ha chiamato nella Chiesa Cattolica, nella Comunione dei Santi. Predisponi tutto perché lo Spirito scenda (invoca il Veni, Creator Spiritus!) in te e con la sua forza, tolga il velo dai tuoi occhi e dal tuo cuore affinché tu possa, con umiltà, ascoltare e vedere il Signore (Salmo 119,18 e 2 Corinzi 3,12-16). È lo Spirito che dà vita, mentre la lettera da sola, e da soli interpretata, uccide! Questo forum è CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO e sottolineamo che questo spazio non pretende essere la Voce della Chiesa, ma che a Lei si affida, tutto il materiale ivi contenuto è da noi minuziosamente studiato perchè rientri integralmente nell'insegnamento della nostra Santa Madre Chiesa pertanto, se si dovessero riscontrare testi, libri o citazioni, non in sintonia con la Dottrina della Chiesa, fateci una segnalazione e provvederemo alle eventuali correzioni o chiarimenti!
 
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PRIMA DI APRIRE LA BIBBIA

Ultimo Aggiornamento: 09/09/2009 21:09
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06/09/2009 07:39

BIBBIA EBRAICA E BIBBIA CRISTIANA

BIBBIA EBRAICA (39 LIBRI)

1. La Torah (Pentateuco)

2. I Profeti a) anteriori (Giosuè, Giudici, 1-2 Samuele, 1-2 Re)

b) posteriori (Isaia, Geremia, Ezechiele e i 12 profeti minori).

3. Gli altri scritti : Salmi, Proverbi, Giobbe, Cantico dei Cantici, Daniele, Rut,

Qoèlet, Ester, Esdra, Neemia, 1-2 Cronache, le Lamentazioni.

BIBBIA CRISTIANA (73)

ANTICO TESTAMENTO (46 libri)

1. Il Pentateuco (corrisponde alla Torah ebraica: Genesi, Esodo, Levitico,

Numeri, Deuteronomio)

2. I Libri storici (Giosuè, Giudici, Rut, 1-2 Samuele, 1-2 Re, 1-2 Cronache,

Esdra, Neemia, Tobia, Giuditta, Ester, 1-2 Maccabei)

3. Libri sapienziali (Giobbe, Salmi, Proverbi, Qoèlet, Cantico dei Cantici,

Sapienza, Siracide).

4. Libri profetici

maggiori (Isaia, Geremia, le Lamentazioni, Baruc, Ezechiele, Daniele)

minori (Osea, Gioele, Amos, Abdia, Giona, Michea, Naum, Abacuc,

Sofonia, Aggeo, Zaccaria, Malachia).

NUOVO TESTAMENTO (27 libri)

1. Vangeli (Matteo, Marco, Luca, Giovanni)

2. Atti degli Apostoli

3. Lettere (Romani, 1-2 Corinti, Galati, Efesini, Filippesi, Colossesi 1-2

Tessalonicesi, 1-2 Timoteo, Tito, Filemone, Ebrei, Giacomo, 1-2 Pietro, 1-2-3

Giovanni, Giuda)

4. Apocalisse


Formazione della Bibbia

I. IL PENTATEUCO

Il Pentateuco era attribuito dalla tradizione ebraica a Mosé, questa è stata l’opinione prevalente fino al secolo scorso; ma grazie a studi biblici assai più accurati si è avanzata un’altra spiegazione che risulta più attinente al testo biblico.

L’esegesi moderna ha messo in risalto alcune contraddizioni, presenti nel Pentateuco, che ne rendevano impossibile l’attribuzione a un solo autore.

Queste contraddizioni si possono così riassumere:

- doppioni (due racconti della Creazione: Gen. 1, 1-2,4a e Gen. 2,4b-24);

due racconti della vocazione di Mosè (Esodo 3, 1-4,17 e Esodo 6, 2-7,7);

due testi del Decalogo (Es. 20, 1-17 e Deut. 5, 6-21),

quattro calendari liturgici (Es. 23, 14-19; Es. 34, 18-23; Lev. 23; Deut. 16, 1-16).

- forme parallele nei brani legali e narrativi;

- criteri di stile; vocabolario; pensiero teologico.

Tutto ciò fa concludere che nella formazione del Pentateuco ci sono state varie Tradizione distinte (gli esegeti parlano di quattro tradizioni) che si svilupparono all’interno della storia del popolo ebraico. Esse sono così denominate: Jahwista, Eloista, Deuteronomista, Sacerdotale (questa ultima tradizione è indicata con la lettera P, perchè in tedesco “Priester” significa “sacerdote”).

Queste Tradizioni sono racconti indipendenti (Gen. 26, 6-11); narrazioni cultuali (Gen. 28, 10-22); canti primitivi (Gen. 4, 23-24); oracoli (Numeri 23-24); spiegazioni etimologiche (Gen: 25, 22-26); leggende (Gen. 6, 1-4).

Tutto questo materiale storico, forse in forma poetica, venne trasmesso oralmente fin dall’epoca dei Giudici (tra il 1225 e il 1040 circa a.C.), ma ricevette la sua forma definitiva in vari periodi dal X al VI sec. a.C.

1. La Tradizione Jahwista (Y) diventa tradizione scritta intorno al X secolo a.C. durante il periodo di Davide e Salomone. Così chiamata perché utilizza il nome divino Jahwè = Dio. E’ caratterizzata da uno stile vivace e ricco di immagini, con espressioni antropomorfiche (Dio fabbrica tuniche per Adamo ed Eva, Dio chiude la porta dell’arca, ecc…). Un esempio di documento Jawista è il secondo racconto della creazione, quello che parla dell’uomo plasmato dal fango e della donna tratta dalla costola dell’uomo Gen 2, 4b-25).

2. La Tradizione Eloista (E) è riconducibile agli ambienti del Regno di Israele dell’VIII secolo a.C. Così denominata perché usa il termine Eloìm per indicare Dio. Evita gli antropomorfismi e recupera la trascendenza di Dio (Dio parla all’uomo nei sogni o dalle nubi o in mezzo al fuoco o per mezzo degli angeli).

Questa tradizione sottolinea inoltre i temi dell’elezione e dell’alleanza: ad essa, infatti, si attribuisce il Decalogo.

3. La Tradizione Deuteronomista (D) risale al VII secolo a.C. nell’ambiente del regno del Sud, e comprende il libro del Deuteronomio e altre parti. Dimostra grande attenzione al culto intorno al Tempio, unico santuario rimasto in Israele.

 4. La Tradizione Sacerdotale (P) sarebbe stata scritta durante l’esilio babilonese (VI-V secolo a.C.) e nel periodo immediatamente successivo. Sarebbe opera di un gruppo di sacerdoti e questo spiega lo stile solenne e l’attenzione posta alle leggi, al culto, alle prescrizioni. Un esempio di documento sacerdotale è il primo racconto della creazione, quello in cui Dio crea il mondo nell’arco di una settimana. Il testo presenta le caratteristiche di un inno e di un poema (Gen 1, 1- 2,4a). Lo schema della Tradizione sacerdotale contribuì alla redazione finale di tutto in Pentateuco (la maggior parte della seconda metà dell’Esodo, l’intero Levitico e gran parte dei Numeri, appartengono a questa tradizione).

In conclusione, la 4 Tradizioni ricevettero forma definitiva, in vari periodi: dal X secolo al VI secolo a.C.

Come si arriva alla redazione definitiva del Pentateuco?

Allo stato attuale degli studi, la storia della formazione del Pentateuco si può riassumere in alcune tappe.

La tradizione orale, (trasmessa durante il periodo del nomadismo, quando il popolo ebraico era in cerca di una terra), è fondata su fatti realmente accaduti (come l’Esodo, la conquista di Cannan), ma che nel tempo sono stati ampliati semplificati, e sono diventati oggetto di riflessione, predicazione, celebrazione e tradizione. Il tutto avveniva nell’ambito della famiglia, presso i santuari, durante gli spostamenti da un luogo all’altro, in occasione di feste e celebrazioni veniva mantenuto vivo il ricordo degli avvenimenti accaduti.

Durante l’insediamento nella terra di Canaan, le tribù si uniscono e prendono coscienza di essere un popolo unito. Le diverse tradizioni incominciano a fondersi, si ampliano e nascono piccoli cicli di tradizioni che sono sentiti come patrimonio comune di tutti i gruppi. Non si tratta ancora di una vera storia unitaria, ma di singoli frammenti.

A partire dall’epoca monarchica (X sec a.C.) l’unità del popolo è considerata un bene irrinunciabile: in particolare con Davide il popolo si sente unito e rievoca il suo passato iniziando un lavoro di sintesi storica. Durante il regno di Salomone si sviluppa presso gli intellettuali della corte un’intensa attività letteraria, con la composizione di una sintesi storica che, partendo da alcune tradizioni sull’origine del mondo, collegava ad essa la storia di Israele: questa sintesi storica viene denominata appunto tradizione Jahwista. Anche in ambienti differenti nascono degli scritti, che confluiscono nelle tradizioni jahwista e eloista.

Verso la fine dell’epoca monarchica nasce il Deuteronomio. Distrutto il regno del Nord (722 a.C.), alcuni rifugiati al Sud, presso il Tempio, durante il lungo regno del re idolatra Manasse, avrebbero raccolto e scritto in segreto le regole e le leggi religiose e morali. Questo nucleo dell’attuale Deuteronomio, corrisponderebbe al rotolo ritrovato al Tempio nel 621, al tempo del re Giosia (cfr. 2 Re 22). Alle idee tipiche del Deuteronomio si sarebbero ispirati i redattori della storia deuteronomista, che lavorarono in particolare ai testi di Giosuè, Giudici, 1-2 Samuele, 1-2 Re, dove si interpreta la storia di Israele come una storia di fedeltà e infedeltà all’Alleanza e al decalogo.

 Durante l’esilio, i sacerdoti del Tempio, deportati in terra straniera, compongono gran parte dei testi della tradizione Sacerdotale (VI-V secolo a.C.) e inseriscono nell’impostazione della loro tradizione scritta tutti i testi e le tradizioni preesistenti. Al tempo di Esdra (inizi del IV secolo a.C.) il Pentateuco è completato ed è uguale a quello che oggi possediamo.


II. I LIBRI PROFETICI: la letteratura profetica

Oltre al Pentateuco, l’Antico Testamento comprende anche i testi profetici.

Il profetiamo non compare all’improvviso in Israele. Esso scaturisce, come nelle altre religioni, dal bisogno dell’uomo di essere sorretto dalla voce di Colui che può tutto, che ha creato l’universo e lo sostiene. Da qui, nel corso dei millenni, si sviluppano le diverse forme di divinazione, estasi, responsi e oracoli.

Ci sono tuttavia alcuni tratti essenziali che sono tipici dei profeti biblici:

La loro vocazione, intesa come un “mandato” ricevuto o imposto da Dio per il bene del popolo.

Il loro monoteismo, con il quale da un lato sottolineano la trascendenza divina e dall’altro la presenza costante e gratuita di Dio nella storia umana.

Una forte sollecitudine per l’uomo, che li pone intercessori e mediatori tra Dio e il popolo, fino al punto di addossarsi il peccato della propria gente e di condividerne il castigo.

Il richiamo costante all’Alleanza perché l’uomo, nel suo rapporto con Dio, non ricada nell’idolatria o nell’ipocrisia perdendo così quel legame autentico che lo fa vivere.

Un forte senso di giustizia sociale, senza alcun timore di denunciare apertamente anche le più alte cariche politiche e religiose del loro tempo.

Il primo grande profeta è Mosé, descritto come colui che “parlava con Dio faccia a faccia”. Alla sua figura si ispirano gli altri:

- nei secoli XI e X a.C. Samuele, Achia, Semeia e Natan,

- nel IX secolo Canani (Anan), Elia, Eliseo e Michea ben Imla,

- nel secolo VIII, Amos, Osea, Isaia e Michea,

- nel VII-VI secolo: Geremia e Sofonia,

- durante l’esilio babilonese (586-553 a.C.): Ezechiele e il Deutero-Isaia,

- nel post-esilio (538-450 a.C.): Aggeo, Zaccaria, Gioele, Malachia, Trito-Isaia, Abdia, Giona.

Così il Signore ha accompagnato la storia del suo popolo, lungo numerosi “esodi” e verso nuove “terre”.

Isaia e Zaccaria: due libri ma…quanti profeti?

Il libro di Isaia è uno solo, ma gli studiosi lo suddividono in tre parti ben distinte l’una dall’altra:

- la prima (Is 1-39) appartiene a un profeta dell’VIII secolo a.C.

- la seconda (Is 40-55) avrebbe come autore un profeta anonimo del tempo esilico

- la terza (Is 56-66) sarebbe una collezione anonima del periodo post-esilico.

 

Questo conferma l’importanza di conoscere almeno a grandi linee lo sfondo storico e letterario dei testi biblici, per coglierne più correttamente il messaggio. Lo stesso si verifica per il libro di Zaccaria in cui sono riconoscibili tre grosse redazioni:

- Zc 1-8 ambientata nel periodo post-esilico durante la costruzione del tempio,

- Zc 9-11 da collocarsi al tempo della conquista di Alessandro Magno (334 a.C.)

- Zc 12-14 di poco posteriore, caratterizzata da oracoli messianici che spingono lo sguardo verso gli ultimi tempi.

I profeti non scrissero i loro oracoli o scrissero assai poco: essi erano i portavoce di Dio che li aveva scelti e inviati. La composizione scritta della loro predicazione è opera dei loro discepoli, a volte anche dilazionata nel tempo.

La scomparsa della profezia in Israele avvenne nel silenzio come il suo inizio; sarebbe impossibile determinare chi fu l’ultimo profeta dell’AT. Negli ultimi 200 anni prima di Cristo gli scrittori sapienziali continuarono coscientemente la tradizione ereditata dalla profezia (cfr. Siracide 24,31; Sapienza 7,27), senza però pretendere di possedere uno spirito profetico.


III. GLI ALTRI SCRITTI: la letteratura sapienziale

Da sempre, in Israele come altrove, gli uomini hanno sviluppato una propria tradizione sapienziale per tentare di penetrare il mistero dell’universo e dell’uomo. Così nascono i maestri di sapienza che si propongono di capire la realtà nel suo senso più profondo: parlano della grandezza di Dio, dell’abilità del semplice artigiano, della scaltrezza di chi stringe affari, della prudenza nella vita pratica, della conoscenza di enigmi nascosti… ma l’obiettivo è sempre lo stesso: individuare la ragione profonda e la trama nascosta dietro gli eventi della vita. Questa sapienza universale si perde nella notte dei tempi e, all’origine, è profondamente umana. In Israele essa inizia con le prime tradizioni patriarcali. Trasmessa quindi oralmente, si insinua negli scritti dell’Antico Testamento, dove assume una dimensione religiosa e monoteistica. Nei libri storici essa appare sotto forma di sentenze, proverbi, epigrammi satirici. Poi lentamente, va specificandosi, assumendo quei tratti che ritroviamo nei singoli libri: Giobbe, Salmi, Proverbi, Qoelet, Cantico dei Cantici, Siracide (190-180 a.C.) e Sapienza (ultimo testo in ordine temporale che risente gli influssi della cultura ellenistica).

[Modificato da (Gino61) 06/09/2009 07:48]
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