QUESTO FORUM E' CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO... A LUI OGNI ONORE E GLORIA NEI SECOLI DEI SECOLI, AMEN!
 
Innamoriamoci della Sacra Scrittura! Essa ha per Autore Dio che, con la potenza dello Spirito Santo solo, è resa comprensibile (cf. Dei Verbum 12) attraverso coloro che Dio ha chiamato nella Chiesa Cattolica, nella Comunione dei Santi. Predisponi tutto perché lo Spirito scenda (invoca il Veni, Creator Spiritus!) in te e con la sua forza, tolga il velo dai tuoi occhi e dal tuo cuore affinché tu possa, con umiltà, ascoltare e vedere il Signore (Salmo 119,18 e 2 Corinzi 3,12-16). È lo Spirito che dà vita, mentre la lettera da sola, e da soli interpretata, uccide! Questo forum è CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO e sottolineamo che questo spazio non pretende essere la Voce della Chiesa, ma che a Lei si affida, tutto il materiale ivi contenuto è da noi minuziosamente studiato perchè rientri integralmente nell'insegnamento della nostra Santa Madre Chiesa pertanto, se si dovessero riscontrare testi, libri o citazioni, non in sintonia con la Dottrina della Chiesa, fateci una segnalazione e provvederemo alle eventuali correzioni o chiarimenti!
 
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TUTTI IDOLATRI?

Ultimo Aggiornamento: 06/09/2009 11:35
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06/09/2009 11:20

tratto dal sito www.cristianicattolici.net

L’IDOLATRIA

 

Parlare di sentimenti come possono essere l’adorazione, la venerazione o anche l’amore e l’amicizia è difficile. La difficoltà maggiore sta nel trasporre in un suono o una parola quello che l’ uomo sente dentro di sé.

Così come la parola “amicizia” ha diversi gradi di significato, dato che parte da una semplice conoscenza e arriva ad un legame che sfiora l’amore, così anche definire, ad esempio, la venerazione che i cattolici provano verso determinate persone, che non devono necessariamente essere morte, diventa difficile. Lo stesso vale per “adorazione”

Il termine “adorazione” ha subito diversi cambiamenti di significato in italiano come, del resto, anche in altre lingue.

Inizialmente questo termine aveva un significato molto ampio e veniva rivolto a persone degne di particolare onore, di particolare rispetto e dignità. Usualmente era attribuito a persone sagge, a giudici e, naturalmente, anche a Dio.

In italiano questo modo di definire le persone, diciamo così, importanti si è perso nel tempo ma è rimasto, per esempio, nella lingua inglese. Infatti i magistrati inglesi che da noi, nei telefilm, sentiamo definire come “vostro onore” in realtà sono chiamati “Your Worship”. Questo, naturalmente, solo in Inghilterra in quanto negli U.S.A. il termine è invece “Your Honor”, molto più simile all’italiano, Worship, ovviamente, significa “adorare”.

Questo naturalmente non significa che gli inglesi adorino i magistrati come se fossero dei ma semplicemente riconoscono loro un onore appropriato all’incarico che stanno svolgendo.

E’ solo un esempio che però è utile a spiegare come il termine “adorazione” non sia stato fin da subito unico appannaggio di Dio.

Infatti, anche nella nostra lingua, inizialmente “adorare” significava attribuire un alto onore a qualcuno, e infatti tutti i vocabolari specificano che questo termine può significare onorare, venerare, adorare (quest’ultimo riferito al solo vero Dio).

Comunque, se andiamo a vedere le Scritture troviamo che anche nella Bibbia “adorare” ha un senso molto ampio. Tuttavia nei primi secoli di vita della cristianità,  i teologi cominciarono a fare delle differenze fra i diversi tipi di onore in modo che fosse chiaro cosa doveva essere attribuito solo a Dio e cosa poteva essere attribuito anche alle creature.

Ironicamente questa è una tradizione della Chiesa in quanto nella Bibbia questa distinzione non esiste oppure non è così chiara. Ma lo vedremo dopo. Nel frattempo diciamo che i teologi svilupparono il termine di “latrìa” per indicare quell’onore che è dovuto solo a Dio e il termine “dulìa” per gli esseri umani. Coniarono anche un terzo termine “iper dulìa” (cioè superiore alla dulìa) riferito a Maria.

Questo termine non nacque per caso, ma per fare in modo che a Maria venisse riconosciuta una dignità maggiore di quella degli altri santi (in quanto era stata resa degna di un privilegio assolutamente unico) ma nello stesso tempo, poiché era soltanto una creatura, questa dignità fosse dello stesso tipo di quella delle altre creature.

I teologi italiani hanno reso i termini di “dulìa” e “latrìa” con i verbi “venerare” e “adorare”.

Sfortunatamente molti non-cattolici sono stati talmente ben istruiti nella loro ostilità verso la Chiesa Cattolica che non riescono (o non vogliono) accettare queste distinzioni. Si sentono spesso affermare con estrema sicurezza che i cattolici adorano Maria e i santi. Insomma, che sono degli idolatri. Qualcuno di loro va addirittura oltre dichiarando che a Maria e ai santi non va neppure riconosciuta la venerazione. Comunque questo capitolo trova il suo completamento in quello dedicato alla comunione dei santi, che vi esorto a leggere.
Penso sia utile riportare una spiegazione che il fratello Ireneo ha dato ad un fedele pentecostale “Forse hai ragione, caro Stefano, sul fatto che molti cattolici (ma, per inciso, anche molti protestanti), interpretano fatti, segni e gesti dei fratelli separati nella loro ottica, non rendendosi conto di evidenti differenze. Personalmente, non penso di far parte di questa categoria di persone, e spero anche di dimostrarlo in questo post.
Per quanto riguarda l'interpretazione degli avvenimenti dell'esodo e della costruzione dell'arca, ti invito ancora una volta ad acquisire qualche strumento critico per la lettura dei testi... Credi che quando nella Bibbia c'è scritto che Dio parlò a Mosè questi si mettesse a fare lo scriba di Dio appuntando per filo e per segno ciò che Dio diceva? Pensi che veramente Dio si sia scomodato a parlare dal cielo per definire le regole dell'impurità rituale o per dire che non si potesse mangiare la carne degli animali con lo zoccolo rotto, mentre miriadi di persone lo invocano ogni giorno contro guerre, malattie ed epidemie e lui non si manifesta? Israele ha fatto esperienza del suo Signore nella sua storia, un esperienza con qualcosa che si presentava come il Totalmente Altro, il Totalmente Santo... questa è la Rivelazione, che poi si è concretizzata in una serie di oggetti, norme, fortemente ritualizzati, perchè appunto dovevano esprimere quell'alterità e quella santità che non si poteva ritrovare nel mondo profano. La costruzione dei vitelli di Geroboamo è una questione politica, non di buona fede o di Oracolo divino... Dopo la divisione di Israele, Geroboamo aveva ben capito che se non avesse impedito ai suoi sudditi i pellegrinaggi a Gerusalemme, presto il regno del nord sarebbe ritornato a essere parte di quello del sud e lui avrebbe perso il suo bel trono. Si doveva dunque creare un culto "nazionale" alternativo ed in competizione appunto con quello di Gerusalemme.
Il contesto storico, lo studio dei generi letterari, chiedersi il perchè l'autore umano (oltre quello divino) abbia scritto quei testi, è fondamentale per una corretta ermeneutica degli stessi.
Poi tu poni una domanda interessante, la cui risposta però è palese:

Che differenza c'e' tra incensare la reliquia di un santo e i giudei che offrivano profumi al serpente di bronzo (reliquia di Mose') ?

La differenza è l'intenzione: il cattolico incensa le reliquie come segno di rispetto per il corpo di un suo correligionario che si è distinto per una vita santa e per l'annuncio che ha dato per Cristo, ed è considerato un atto di venerazione; il culto realizzatosi intorno al serpente di bronzo invece era un culto idolatrico, legato all'oggetto e al potere che ad esso si credeva correlato, culto che aveva subito influssi cananei pesanti (infatti non bisogna dimenticare l'importanza che il simbolo del serpente rivestiva tra i popoli cananei).
Uno stesso gesto con due intenzioni distinte, questa è la differenza!
Le considerazioni che fai sull'arca sono interessanti sotto molti punti di vista; prima però ti vorrei far notare che il paragone tra i luoghi del tempio e l'uomo non è un paragone che si fa da nessuna parte nella Bibbia, eppure è intriso di sapore biblico: come fai a non accorgerti che la maggior parte del pensiero dei Padri della Chiesa è dello stesso tipo? Intrisi della lettura delle Scritture essi le hanno assimilate così da poter fare, come te, un discorso profondamente biblico pur senza dover puntualmente poggiare ogni frase sull'autorità di una ventina di versetti... è il processo della comprensione. Risultano sempre vere le parole di Gregorio Magno: la Scrittura cresce insieme a colui che la legge!

Ma torniamo a noi; dunque, era lecito venerare l'arca perchè su di essa abitava la gloria di Dio, che nell'Esodo gli ebrei poterono vedere sensibilmente come colonna di ombra e di fuoco.
Chiaramente però tu affermi che il santuario (e l'arca) erano ombra delle cose celesti a noi rivelate... ombra, cioè immagine delle cose celesti, non le cose celesti in sè. Gli ebrei dunque adoravano Dio per la mediazione di un culto di venerazione all'Arca dell'alleanza, un'immagine della vera arca celeste di cui era immagine. E hai ragione, questo è vero.
Possibile che poi non sai trarre tutte le conseguenze di una tale affermazione?

Una seconda considerazione è che, riprendendo il tipos dell'Arca, come era possibile adorare la Gloria di Dio che si manifestava sull'arca, sarebbe lecita l'adorazione della presenza di Cristo nella Cena eucaristica!
Infatti, pur non ammettendo la presenza reale nel Pane e nel Vino del corpo di Cristo, anche nella cena riformata ed evangelica si invoca il dono dello Spirito sulle due specie eucaristiche.
Sull'arca abitava la gloria di Dio, cioè era presente il suo Spirito... naturalmente Dio non risiedeva in un tempio costruito da mani d'uomo (e tutti i testi profetici stanno a sostenerlo), nondimeno però egli era particolarmente presente lì per mezzo della sua gloria, che in termini neotestamentari potremmo definire il suo Spirito. Se dunque invochiamo lo Spirito di Dio sul pane e sul vino, e siamo certi di essere ascoltati da Dio perchè è Gesù stesso che ci ha comandato di fare questo in sua memoria, allora come gli ebrei rivolgevano il culto a Dio verso l'arca, così noi possiamo rivolgere il culto a Cristo verso il pane ed il vino eucaristizzati. Non intendo qui parlare del culto eucaristico fuori dalla Messa, nè di entrare in dispute sul come si realizza la presenza di Cristo nella Santa Cena, ma solo dire che almeno nel momento che passa dalla preghiera eucaristica alla comunione il volgersi verso l'Eucarestia non può considerarsi idolatrico (e questo sulla scorta del tuo stesso discorso e del paragone con l'Arca).

Non vorrei che quanto detto ti appaia, caro Stefano, come una critica o una disputa, tutt'altro! Il tuo discorso è corretto, e più che confutato, abbisogna di approfondimento e precisazione, ma è senz'altro molto stimolante!
Continuo la lettura del tuo post...

...ho come l'impressione che qui molti cattolici pensano che gli evangelici non sono cattolici come loro solo perchè ignorano delle cose!...

Ancora una volta non mi ritengo tra questi: l'accettazione di una confessione cristiana o di un'altra non è questione di conoscenza o quantità di libri e nozioni; si tratta di famiglia, di nascita, di sentimenti, di ricerca del cuore, di fede, di Amore e, non ultimo, della volontà di Dio. Per quanto riguarda il povero e bistrattato Concilio di Nicea II; mi interesserebbe sapere se la fonte delle tue conoscenze sul Concilio siano le esemplificazioni fatte (anche in ambito cattolico) o la lettura dei dibattiti conciliari stessi. La differenza è importante, perchè sono molti quelli che non riescono ad inquadrare la problematica del Niceno II per quella che è. Troppi testi di divulgazione intendono i canoni del Concilio di Nicea come una risposta al rifiuto delle immagini posto dai riformatori. Ma non è ad essi che il Concilio risponde. Stefano, conosci la dottrina filosofica delle immagini del VI secolo? Se consideri i canoni del Concilio una diretta applicazione nell'ambito ecclesiale di quella concezione filosofica, cadi in un errore, confondendo la sostanza con la forma del discorso.

Dato che da quel che ho capito consideri come verità biblica la divinità del Cristo stabilita nel Concilio di Nicea I, faccio quest'esempio per farti capire cosa intenda dire.

L'eresia di Ario era fortemente condizionata dal pensiero filosofico plotiniano in auge in quei tempi. Plotino sosteneva che l'essere sommo (ciò che noi chiameremmo Dio) fosse il Nous, il Pensiero, e che tutto procedesse da lui per emanazioni successive, le quali più si allontanavano da lui, più perdevano di importanza. La sua prima emanazione (quella più vicina a lui seppur a lui inferiore) era il logos/parola, mentre l'ultima la materia.
Ario allora sostituiva al Nous il Padre e faceva corrispondere al Logos Plotiniano, il Signore Gesù, Logos del Padre.
Il Concilio di Nicea stabilì l'erroneità di leggere il mistero cristiano come applicazione di un pensiero ad esso completamente estraneo, ma come dirlo? E' scontato che per farsi capire bisogna parlare la stessa lingua, e così si cercò di dire la verità biblica utilizzando comunque categorie greche ma riempiendole di un nuovo significato, l'emanazione fu sostituita dalla processione, lo statuto ontologico di Cristo venne definito con la parola consustanziale. Sono parole bibliche? No, ma rispecchiano il pensiero cristiano e sanno rispondere, per mezzo dello stesso apparato concettuale filosofico, all'eresia di Ario. Dunque, … passando al Niceno II, il neo-platonismo stabilito da Plotino continuò ad essere dominante per tutto il primo millennio cristiano, e con esso il sospetto verso la materia.
Gli iconoclasti –avversi alle immagini- del VI secolo (perchè ad essi vuole rispondere il Concilio, e non ai riformatori... preferisco sottolinearlo un'altra volta) affermavano che, data l'attuale situazione gloriosa del corpo di Cristo, non se ne potesse fare di lui una vera immagine, in quanto la materia che si corrompe non sarebbe stata un mezzo degno per rappresentare lo stato incorruttibile del corpo del Signore.
E' a questo che risponde il Concilio, affermando che "ciò che non è stato redento non è stato neanche salvato", sillogismo filosofico che trasforma in pensiero greco l'assunto biblico dell'apparizione a Pietro "ciò che io ho reso mondo tu non chiamarlo impuro".
Cristo è il Redentore universale, il salvatore di tutto il mondo, e dunque anche della materia: la materia non è segno di peccato, non è la più infima delle emanazioni del Nous, ma è possibilità di comunicazione, ad essa il Signore Gesù ha voluto legare i più importanti segni: battesimo e Santa Cena non potrebbero infatti essere celebrati senza materia. Ma se la materia è redenta, allora non è vero che non è degna di rappresentare la situazione di immortalità nella quale vivono il Signore Gesù ed i santi. Da questo poi seguono un insieme di norme che appunto disciplinino il corretto uso delle immagini sacre.

Seppur ambedue le posizioni parlano la loro lingua, e cioè la lingua filosofica greca, quale delle due posizioni è quella che rispecchia la verità biblica?
Devi ammettere, Stefano, che, nell'ambito del suo discorso e dell'eresia che voleva combattere, il Niceno II diceva il vero. Questo naturalmente non vuol dire che quanto in quel Concilio sostenuto non sia utile anche nella chiarificazione della disputa sulle icone del XVI secolo. Ma occorre comunque tenere distinta questa dalla crisi iconoclasta del VI - VII secolo.

La Riforma basa l'esclusione delle immagini dal divieto biblico... abbiamo visto come in realtà esso trovava già in epoca biblica una significativa eccezione, e proprio nel luogo più santo. Un eccezione così forte, e per certi versi incomprensibile, che sembra quasi che l'ebraismo dell'epoca realizzasse una sistematica rimozione psicologica di questo, contornando l'arca di sacro, mistero, leggende (come quella dei cherubini che aprono e chiudono le ali). Inoltre occorre sempre tener presente un fondamentale evento che distingue la Prima dalla Nuova economia: l'Incarnazione dell'invisibile. Tu stesso Stefano facevi notare come molte prescrizioni dell'Antico Testamento non valgono nel Nuovo. Vale quella delle immagini? Francamente, un'analisi spassionata dei testi biblici mi fa capire che ciò che rimane del divieto dell'Antico Testamento è il divieto dell'idolatria, di adorare un'immagine della divinità... ma non è questo ciò che fanno i cattolici.

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06/09/2009 11:23

Allora è possibile trattare con rispetto e venerazione le immagini se ad esse non si rende un culto di adorazione?
Gli apostoli non hanno mai costruito immagini, ma non hanno neanche dato prescrizioni sul o contro il loro uso, lacuna strana soprattutto riguardo ai pagani, per cui l'immagine era onnipresente (vedi Corinto e tutte le citta greco-romane, ndr). Il silenzio si capirebbe meglio nei riguardi dei cristiani provenienti dal giudaismo, che già non usavano immagini, ma possibile che tra i tanti problemi ed incertezze sviluppatesi nelle comunità elleniche, non è mai successo nessun inconveniente sulle immagini?
Ancora una frase del tuo post, Stefano:

Non credo che sia lecito rendere un qualunque culto alle immagini, ma credo che sia lecito averle.

Ma questa affermazione va esplicitamente contro il comandamento di Dio del Primo Testamento! Infatti la Sacra Scrittura è categorica, non dice non adorerai le immagini, ma non ne possederai e non ne costruirai… se ritieni che le norme riguardo alle immagini sono ancora in vigore, allora devi seguirle con coerenza. Qui non conta ciò che tu o che io crediamo, ma ciò che dice la Scrittura. Se il divieto è decaduto, allora oltre che possederle, è anche lecito venerarle, se il divieto è in piedi allora non si può né possederne né venerarne.

Riporto i divieti primotestamentari:

“Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai.” (Esodo 20, 4-5a)

“Guardatevi dal dimenticare l’alleanza che il Signore vostro Dio ha stabilita con voi e dal farvi alcuna immagine scolpita di qualunque cosa, riguardo alla quale il Signore tuo Dio ti ha dato un comando”. (Deuteronomio 4, 23)

“Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese di Egitto, dalla condizione servile. Non avere altri dei di fronte a me. Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù in cielo, né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a quelle cose e non le servirai. Perché io il Signore tuo Dio sono un Dio geloso.” (Deuteronomio 5, 6-9a)

Come puoi vedere i comandi sulle immagini sono due:

1) Non costruire immagini

2) Non volgere a loro culto e non servirle.

Coerenza vuole che se è valido il secondo divieto, è valido anche il primo.

Inoltre, il terzo passo citato dice "Non ti farai idolo né immagine". Il divieto è dunque totale, non riguarda solo le immagini cultuali ma tutte le immagini di qualunque soggetto, celeste, terrestre, divino, umano, animale … Prendere nella sua radicalità quest’affermazione vuol dire che dovremmo bruciare tutti i quadri, le nostre foto ecc. ecc.. Perché il divieto non riguarda soltanto le immagini in uso nel culto, ma TUTTE le immagini.
Morale della favola: coerenza! O accettate che una persona possa sinceramente pregare davanti ad un’immagini senza peccare, o togliete anche i poster dalle vostre chiese, in quanto vi siete fatti con questo delle immagini di "ciò che è lassù in cielo", esplicitamente vietato dalla Sacra Scrittura!

Sono stato lungo, lo so, ma adesso arrivo al punto e alla conclusione.

Cosa dire infine dopo tutte queste considerazioni?

Bisogna sottolineare la differenza tra Necessario, possibile, eretico.

Con tutte le sue pecche, il Concilio di Trento in questa materia è stato chiarissimo: Pur ribadendo il culto dei santi e l’uso delle immagini nella liturgia, ha chiaramente anche affermato che esso non è necessario e che ci si può salvare anche senza pregare i santi e si può pregare Dio e i santi anche senza immagini. Possibile, ma non necessario… ecco la soluzione del problema, l’unica possibile, l’unica razionale.

Cosa è necessario in riguardo ai santi? Credere nella Comunione dei Santi, il come poi portare sulla pratica questa fede, con il ricordo o con l’invocazione, con testi liturgici o con immagini… lasciamolo stabilire alla tradizione delle diverse confessioni, e non recriminiamo nulla al fratello se mantiene il necessario (cioè la fede nella comunione dei santi) e non fa nulla di eretico (cioè non adora le immagini). (fin qui il fratello Ireneo dal sito Difendere la vera fede)

Ma cosa dice la Bibbia  a proposito?  Se potessero leggere il testo originale e non la traduzione in italiano, potrebbero avere delle sorprese. Il termine ebraico per “adorazione” è “shaka”. Con questo termine si vuole comprendere sia l’adorazione riservata al solo vero Dio che l’onore riservato ad alcuni uomini. In questa accezione lo si può trovare in diversi versetti dell AT.

 

Per esempio in Gn 37,7-9 si legge di Giuseppe che riferisce di due sogni che Dio gli ha dato;

 

“Noi stavamo legando covoni in mezzo alla campagna, quand’ecco il mio covone si alzò e restò diritto e i vostri covoni vennero intorno e si prostrarono davanti al mio”. Gli dissero i suoi fratelli: ‘Vorrai forse regnare su di noi o ci vorrai dominare?’. Lo odiarono ancora di più a causa dei suoi sogni e delle sue parole.

 Egli fece ancora un altro sogno e lo narrò al padre e ai fratelli e disse: “Ho fatto ancora un sogno, sentite: il sole, la luna e undici stelle si prostravano davanti a me”.

 

In questo brano si  cita per due volte il verbo “prostrare”. Abbiamo visto che in ebraico che questo verbo è “shakà

 

Un altro esempio lo troviamo in Es 18,7:

 

Mosè andò incontro al suocero, si prostrò (shakà) davanti a lui e lo baciò;

 

Ci sono anche altri versetti in cui shakà non è riferito a Dio ma penso che questo sia sufficiente a spiegare che perfino gli ebrei erano di vedute più larghe di certi fondamentalisti odierni.

E’ un po’ lo stesso metodo intepretativo usato per la parola fratello gli ebrei (come abbiamo visto nel capitolo dedicato ai presunti fratelli di Gesù) con la parola “ah” (=fratello) esprimevano la parentela in genere o addirittura semplicemente compaesano o compatriota; essi quando volevano indicare un fratello germano (=uterino, di sangue) ricorrevano ad espressioni più lunghe, come “figlio di suo fratello”, “figlio di sua madre” ecc.. Eppure oggi i cristiani fondamentalisti, quali sono ad esempio i pentecostali, pretendono prendere alla lettera ogni parola, tranne quelle sconvenienti, come ad esempio quando si tratta di cavarsi un’occhio o un mano quando risultano d’inciampo.

Veniamo ora ad alcuni atteggiamenti che sono erroneamente ritenuti atti di adorazione. Fra questi ci sono l’inchino, la genuflessione e la prostrazione. In realtà c’è anche il bacio ma poiché quest’ultimo gesto è ritenuto comune i fondamentalisti, molto rigidi su altri argomenti, preferiscono chiudere entrambi gli occhi. Resta comunque il fatto che anche il bacio era una forma di adorazione. Infatti il termine “adorare” deriva inizialmente dal latino “ad os” che significa “portarsi la mano alla bocca (os) per dare un bacio” Successivamente si è trasformato in “ad orare” (anche orare deriva da os in quanto la preghiera abitualmente veniva detta a voce alta e quindi con la bocca) e infine “adorare”.

 

Restiamo per il momento, quindi, solo alla prostrazione che in sé racchiude anche l’inchino e la genuflessione. La prima accusa che viene lanciata ai cattolici è quella di inchinarsi/ genuflettersi/ prostrarsi davanti a qualcuno o a qualcosa.

A questa accusa si può tranquillamente rispondere che la Bibbia non vieta questi atteggiamenti ma li proibisce solo quando sono atti di adorazione vera e propria, e più avanti analizzeremo diversi versetti biblici, dove vi sono inchini e prostrazioni, non puniti da Dio perché chiari atti di rispetto umano. Di solito di fronte a questa contestazione i soliti fondamentalisti rispondono dicendo che si adora una creatura quando all’atto del prostrarsi viene aggiunta la preghiera. Prostrazione e preghiera, quindi, sarebbero i caratteri esclusivi dell’adorazione verso Dio.

In realtà le cose non stanno così. L’adorazione diventa tale solo quando al gesto e alle parole segue la concreta predisposizione dell’animo. In effetti, al di là di gesti e di parole, la vera adorazione che va rivolta a Dio è quella del cuore. Se manca questa, non c’è vera adorazione. Quindi non bastano le sole parole per adorare Dio, ma è necessario un cuore sincero e pieno di fede.

 

Prendiamo ad esempio Gn 23,7 e seguenti:

 

“Abramo si alzò, si prostrò davanti alla gente del paese, davanti agli Hittiti e parlò loro: “Se è secondo il vostro desiderio che io porti via il mio morto e lo seppellisca, ascoltatemi e insistete per me presso Efron, figlio di Zocar, perché mi dia la sua caverna di Macpela, che è all’estremità del suo campo”

 

Qui Abramo si prostra e prega delle persone per ottenere un beneficio, “la caverna di Macpela”.  In questi versetti sono due elementi caratteristici dell’adorazione: il gesto e la parola. Manca, però, la predisposizione del cuore e quindi non può essere considerata reale adorazione. Per i fondamentalisti dovrebbe invece essere un tipico esempio di adorazione.

 

Quindi possiamo concludere questa breve riflessione sull’adorazione dicendo che la Chiesa Cattolica sa perfettamente che solo Dio ha diritto all’adorazione. La Bibbia conosce la prostrazione  come gesto di reverenza ma vieta rigorosamente ogni gesto suscettibile di annettere all’oggetto del gesto una qualsiasi possibilità di sostituire  Dio.

La Chiesa cattolica non ha mai insegnato che i santi sostituiscono Dio, o gli fanno concorrenza, ma la comunione dei santi è ben altra cosa, e verrà affrontata nel capitolo ad essa dedicato.

Putroppo oggi molti fratelli separati sconoscono le loro origini, sconoscono i loro padri e scritti compresi. Spesso, troppo spesso, molti fratelli separati conoscono o credono di conoscere le pratiche della Chiesa cattolica, ma ignorano ciò che avveniva nel mondo protestante.

A scanso di equivoci, i fratelli separati, sapevano che anche Lutero si serviva delle immagini e adorava il Crocifisso? Non ci credete? Chiedete ai vostri pastori se hanno di queste immagini:

 


Copertina di una Bibbia curata da Lutero nel 1546

 

Notare, Lutero è in ginocchio davanti un crocifisso, la Bibbia è stata curata da lui, e si riconosce Lutero con l'abito classico nel quale siamo abituati a vederlo nei più famosi ritratti, (ringrazio la sorella Tea del sito Difendere la Vera Fede  per aver fornito questa immagine).

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06/09/2009 11:24

Come abbiamo visto la principale accusa che muovono molti fratelli protestanti verso la Chiesa cattolica, è quella della presunta idolatria (loro “presunta” non lo dicono, moltissimi mostrano solo certezza e spregiudicatezza nel giudicarci idolatri), insegnata dalla Chiesa di Roma ai propri fedeli.

Continueremo quindi ad approfondire l’argomento, di seguito vedremo se alla luce della Bibbia si può parlare di idolatria, o se si tratti di accuse ingiustificate da parte protestante. Innanzitutto non credo proprio che molti pentecostali abbiano chiaro in testa cosa significhi idolatria, ripetono questa parola pesante e altamente offensiva in modo automatico, arrivando a scolpire nelle loro menti l’equivalenza “cattolico=idolatra”.

Mi è capitato di incontrare fratelli pentecostali che criticano aspramente le tradizionali feste di Natale, Pasqua, S.Giuseppe, ecc., e in particolare i cibi che vengono preparati in quei periodi dell’anno, in Sicilia ad esempio vengono fatti i “buccellati” a Natale, “i pupi con l’uovo a Pasqua, e le “cassatelle” per la festa di S. Giuseppe. Poi c’è pure l’usanza di fare lo “sfincione” (una specie di pizza quadrata) per la vigilia della festa dell’immacolata che cade l’8 dicembre; ebbene secondo alcuni pentecostali questi cibi sarebbero immolati agli idoli, quindi da non mangiare assolutamente.

Ma la Bibbia ci dice veramente questo?

Innanzitutto bisogna stabilire quali siano questi idoli, perché Cristo, S.Giuseppe e Maria non mi sembrano affatto idoli, Giuseppe e Maria sono piuttosto dei campioni di fede da rispettare, e se guardiamo le loro azioni, le loro vite, ci spingono verso Cristo e non verso se stessi.

Poi bisogna pure considerare l’ignoranza di molti che si azzardano a puntare il dito senza conoscere per nulla la realtà. Il problema nasceva per i cristiani di Corinto perché nell’antico mondo mediterraneo la maggior parte delle carni macellate e offerte sul mercato era di provenienza sacrificale; sorgeva inoltre continuamente l’alternativa se accettare o no gli inviti di concittadini o parenti pagani a partecipare a conviti sacrificali che dovevano celebrarsi nelle adiacenze di un tempio. Come dovevano regolarsi i cristiani in simili casi?

Paolo nella sua prima lettera gli spiega che Gesù ha abolito ogni distinzione di alimenti, conoscono la vanità degli idoli hanno acquistato, grazie al vangelo, la scienza la vera gnòsis che li ha liberati dall’ignoranza religiosa in cui vivono i loro concittadini.

La netta distinzione quindi tra quello che facevano i pagani sacrificando cibi a idoli di pura invenzione umana, e i cristiani che non sacrificano affatto ad idoli, balza subito agli occhi di chiunque voglia realmente capire la verità. I cibi sacrificati agli idoli erano accompagnati da rituali sacrificali, appositamente studiati dai sacerdoti pagani, non si capisce a quale rituale si appellino alcuni fratelli pentecostali, in riferimento alle “cassatelle” fatte per la festa di s.Giuseppe, o allo sfincione fatto la vigilia dell’Immacolata. Costoro possono forse asserire di aver visto fare rituali sacrificali ai cattolici, nel tentativo di sacrificare le cassatelle a s.Giuseppe e lo sfincione alla Madonna? Direi seccamente di no, la ridicolaggine dei loro rifiuti a non mangiare né cassatelle né sfincione in quei giorni è palese.

Qualche esempio ci può aiutare a capire meglio il tipo di approccio mentale che molti pentecostali hanno nei confronti della dottrina cattolica e della stessa Bibbia.

 

Le accuse:

“Eccoci ad un’altra pratica della chiesa romana che è da riprovare perché menzogna: la venerazione dei corpi dei morti o di alcuni loro resti che essi dicono reliquie. Cominciamo col dire che non è vero che i corpi che essi dicono di venerare siano stati i corpi di uomini veramente santi perché come abbiamo visto per santo la Parola di Dio non intende un uomo che abbia esercitato ‘virtù eroiche’ per guadagnarsi per mezzo di esse il paradiso (perché un tale, secondo la Scrittura, è un peccatore), ma un uomo che ha creduto nel Signore ed é stato giustificato per grazia e santificato mediante lo Spirito Santo. Vi ricordo a tale proposito che Paolo quando scrisse ai santi di Corinto si rivolse a tutti loro come “ai santificati in Cristo Gesù”,[1] e che disse a tutti loro che avevano creduto: “Non sapete voi che siete il tempio di Dio, e che lo Spirito di Dio abita in voi?”.[2] Quindi è errato pensare che esista una categoria di perso­ne che dopo che sono morte si possono dichiarare santi perché hanno compiuto delle opere di carità a favore dei deboli al fine di guadagnarsi la vita eterna. Ma noi diciamo pure che quand’anche colui che é morto sia stato durante la sua vita un vero santo, cioè un credente in Cristo Gesù che è stato d’esempio ai credenti perché ha imitato Cristo Gesù, il suo corpo non deve essere affatto venerato come non deve essere affatto visitata periodicamente la sua tomba come se su di essa si potesse ottenere qualche grazia. Questo lo diciamo fondandoci sul fatto che i santi antichi quando morivano dei loro confratelli non cominciavano a venerare per nulla i loro corpi. -Quando morì Giovanni il Battista, (di cui la Scrittura dice che mentre era in vita Erode aveva soggezione “sapendolo uomo giusto e santo”,[3] e che era stato ripieno dello Spirito Santo sin dal seno di sua madre[4]) i suoi discepoli “andarono a prendere il suo corpo e lo deposero in un sepolcro”;[5] ma non é che i suoi discepo­li da allora cominciarono a venerarne il corpo decapitato andando al sepolcro a pregare.

-  Stefano era un uomo pieno di Spirito Santo che faceva gran segni e prodigi fra i Giudei, e quando morì lapidato dai Giudei avvenne che “degli uomini timorati seppellirono Stefano e fecero gran cordoglio di lui”.[6] Ecco che cosa é lecito fare per un morto; seppellirlo con onore e fare cordoglio per lui, ma niente di più.

Andare al sepolcro dove è seppellito un credente che visse santa­mente colla convinzione che toccando la sua tomba si possa otte­nere una grazia da Dio è solo superstizione, quindi un sentimento che non procede da Dio. Un credente ci può aiutare mentre è in vita facendoci del bene, pregando per noi ecc., ma una volta che egli muore non è più in grado di fare alcun ché di buono in nostro favore perché se ne va in cielo alla presenza del Signore: per questo è del tutto illu­sorio affidarsi a sue presunte intercessioni presso Dio o credere che egli può fare dei miracoli a pro dei viventi anche da morto. Noi dobbiamo venerare l’Iddio che ha dimorato nel corpo dei santi e non i loro corpi morti che hanno veduto la corruzione.”

 

 

“fino a che punto la venerazione dei santi può deviare un cattolico da Dio? Oppure, la venerazione dei santi, porta a Dio, o allontana da Lui?”

 

Aggiungo una domanda che sento rivolgermi spesso e che dice circa così:

“Avete mai visto voi nei primi secoli della Chiesa fare le Processioni?....”

 

La risposta a quest’ultima domanda è SI!!

Certo, io non le ho viste, dal momento che sono di questa generazione, ma gli scritti antichi ce lo provano!

 

Cominciamo da un carteggio avuto fra la Chiesa in Oriente ad Occidente, (se cliccate qui avrete tutta la documentazione Un viaggio nelle Catacombe..), che scrive sul martirio di

san Cipriano, dove leggiamo testualmente:

 

“.....E così Cipriano fu condotto nella campagna di Sesti, e qui si spogliò del mantello e del cappuccio, si inginocchiò a terra e si prostrò in orazione al Signore. Si tolse poi la dalmatica (una sopravveste) e la consegnò ai diaconi, restando con la sola veste di lino, e così rimase in attesa del carnefice. ..... Frattanto i fratelli stendevano davanti a lui pezzi di stoffa e fazzoletti

(per raccogliere il sangue come reliquie). Quindi il grande Cipriano con le sue stesse mani si bendò gli occhi, ma siccome non riusciva a legarsi le cocche del fazzoletto, intervennero ad aiutarlo il presbitero Giuliano e il suddiacono Giuliano.

Così il vescovo Cipriano subì il martirio e il suo corpo, a causa della curiosità dei pagani, fu deposto in un luogo vicino dove potesse essere sottratto allo sguardo indiscreto dei pagani. Di là, poi, durante la notte, fu portato via con fiaccole e torce accese e accompagnato fino al cimitero del procuratore Macrobio Candidiano che é nella via delle Capanne presso le piscine......”

 

Da questo tratto prendiamo alcuni spunti:

 

1.    E qui si spogliò del mantello e del cappuccio, era il mantello che contraddistingueva un consacrato da un laico.

2.    Si tolse poi la dalmatica (una sopravveste) e la consegnò ai diaconi.

la dalmatica era la sopravveste che contraddistingueva un VESCOVO.

3.    Frattanto i fratelli stendevano davanti a lui pezzi di stoffa e fazzoletti (per raccogliere il sangue come reliquie).

 

Non so quanto bisogno c'è di spiegare ancora, peccato che molti pentecostali non lo tengano in considerazione.

 

4.    poi, durante la notte, fu portato via con fiaccole e torce accese e accompagnato fino al cimitero.

 

Fiaccole e torce accese non certo perchè faceva semplicemente buio......poiché la frase continua con dire "ACCOMPAGNATO", domandiamoci chi?...il corpo morto di Cipriano....naturalmente.

 

E’ idolatria questa?

O piuttosto è rendere il giusto onore ad un campione di fede, che ha sacrificato la propria vita per testimoniare Cristo?

Ricordare dunque san Cipriano e il suo martirio non porta all’idolatria, bensì ci serve da eccellente esempio cristiano. Serve a fugare le nostre probabile scuse, addotte in casi simili. Se avremmo solo Cristo come riferimento, credo che di scuse per non assolvere i nostri compiti di cristiani, ne accamperemmo moltissime, dicendo “vabbè Cristo in terra fu un uomo perfetto, perché uomo Dio; io non essendo perfetto non posso arrivare a fare altrettanto, mi accontento di ciò che riesco a fare”.

Questo tipo di scusanti sarebbero all’ordine del giorno, per chiunque, ma Cristo da mirabile maestro quale E’ aveva previsto anche questo, ecco perché ci dona tanti mirabili esempi di santità, riscontrabili lungo i secoli, in persone normali, come noi, che con la loro fede e carità imitano Cristo. Per questo non abbiamo scusanti, altre persone normali, e non perfette, come noi, riescono con la preghiera, la fede, e la carità a brillare come gemme al sole.

Onorare dunque un santo, significa riconoscergli la sua fede, certamente superiore alla nostra, sapendo benissimo che quella fede è in Cristo, non in un dio qualsiasi.

 

Nelle catacombe leggiamo:

 

“Nella scena di sinistra il sacerdote stende le mani su un piccolo tavolo recante il pane eucaristico: chiara figurazione dell' atto consacratorio riservato ai ministri; all' altro lato del tavolo, un orante con le braccia alzate ci ricorda che, per andare in cielo, bisogna nutrirsi di quel pane consacrato (l'Eucaristia)

C'è uno scambio di preghiere tra le diverse parti della Chiesa!

 

Centinaia di pellegrini si raccomandano a Pietro e Paolo sepolti nella Memoria della Via Appia Antica (le Catacombe di S. Sebastiano), incidendo brevi preghiere sull' intonaco della triclia (ambiente per banchetti funerari, a cielo aperto): "Paolo e Pietro, pregate per Vittore - Pietro e Paolo, abbiate in mente Sozomeno"

 

Qui stiamo parlando delle Catacombe che come ben sappiamo ebbero vita tra la fine dell'anno 100 e il 200 d.C.,quindi Pietro e Paolo erano morti, i pentecostali come possono allora negare la realtà della venerazione e dell'intercessione dei Santi che era già una realtà vissuta nella Chiesa primitiva?

Questi cristiani, nostri padri nella fede, professavano la sana dottrina, appresa direttamente dagli apostoli, quindi avevano indubbiamente più chiari di noi gli insegnamenti biblici.

La comunione dei santi veniva ben intesa da costoro, purtroppo poi (molti secoli dopo) storpiata dalle interpretazioni protestanti. Ma mettendo in dubbio l’autenticità di tali incisioni, o celandone l’esistenza ai fedeli pentecostali, si evitano tante domande imbarazzanti.

Facendo notare questi importanti riscontri storici ad alcuni pentecostali, la loro risposta è stata: “a me non importa nulla di queste scritte catacombali, mi interessa solo la Bibbia.”

Se inquadriamo bene questo genere di risposte, notiamo come il pentecostale medio scorpori la Bibbia da ogni contesto storico, come se quest’ultima gli sarebbe scesa dal cielo, nella propria stanza, rendendo inutile conoscere come, chi e, quando, qualcuno scelse con estrema cura i Libri veramente Sacri e ispirati, condannando quelli apocrifi.

In questo modo fregandosene della storia cristiana, alla Bibbia si può far dire tutto e il contrario di tutto, ora adottando il sistema letteralistico, ora quello interpretativo. Il cristianesimo, unica religione che può provare con numerosi riscontri storici la veridicità dei fatti accaduti a Cristo e ai suoi seguaci, in mano pentecostale si riduce ad una fede in un Cristo scorporato, spodestato, dai fatti e dalla storia, per cui diventa solo un fatto di fede, la ragione non serve per essere cristiani.

Ma fede e ragione abbinate assieme sono state sempre le caratteristiche costitutive del cristianesimo. Il cristiano non è un illuso, che crede basandosi sulla fantasia di altri credenti più anziani, ma una persona che si rende conto che esistono reali riscontri storici sul Fondatore della Chiesa e sui suoi seguaci. Abbinando fede e ragione diveniamo cristiani! Per cui tutti i riscontri storici utili a dimostrare fatti realmente accaduti ai nostri antenati cristiani, sono importanti per il vero cristiano. Ogni bravo figlio si interessa della vita dei propri antenati, non può dire “io sono nato il……. e tutto il resto che è venuto prima non mi interessa”.

 



[1]1 Cor. 1:2

[2]1 Cor. 3:16

[3]Mar. 6:20

[4]Cfr. Luca 1:15

[5]Mar. 6:29

[6]Atti 8:2

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06/09/2009 11:24

Le solennità dei martiri hanno lo scopo di alimentare il fervore nei fedeli. La risposta di S. Fruttuoso.

 

“2. Sono nella beatitudine i santi dei quali celebriamo, a loro memoria, il giorno del martirio: in cambio della vita mortale hanno ricevuto la gloria eterna, l'immortalità senza fine; con queste celebrazioni ci hanno lasciato un incoraggiamento. Quando ascoltiamo quale è stato il loro contegno nei tormenti, ci rallegriamo e rendiamo gloria a Dio in loro, né ci turba il fatto che sono morti. In realtà, se non fossero morti per Cristo, forse che sarebbero vivi ancor oggi? Per quale ragione un'aperta testimonianza dovrebbe evitare le conseguenze che avrebbe avuto un'infermità? Avete ascoltato gli interrogatori dei persecutori, avete ascoltato le risposte dei confessori durante la lettura della passione dei santi. Fra le altre, quali le parole del beato Fruttuoso vescovo? Ad un tale che gli si raccomandava perché lo ricordasse e pregasse per lui, rispose: "È necessario che io preghi per la Chiesa cattolica, diffusa dall'Oriente all'Occidente". Infatti, chi è che prega per le singole persone? Eppure chi prega per tutti non trascura nessuno dei singoli. Colui che effonde la sua preghiera per tutto il corpo non trascura nessuna delle sue membra. Che vi sembra dunque abbia voluto far capire a quel tale che gli si raccomandava di pregare per lui? Che pensate? Senza dubbio lo comprendete. Ve lo ripresento alla mente.

Quello gli raccomandava di pregare per lui. "Ed io - rispose - prego per la Chiesa cattolica diffusa da Oriente ad Occidente". Tu, se vuoi che io preghi per te, non abbandonare quella Chiesa per la quale io prego.

La risposta di Eulogio diacono. Ai martiri l'onore, a Dio l'adorazione.”

 

Il culto dei defunti presso i pagani.

“ 3. Come parlò a sua volta il santo diacono che subì il martirio e ricevette il premio insieme al suo vescovo? Gli disse il giudice: "Tu adori forse Fruttuoso?", e quello: "Io non adoro Fruttuoso, ma è Dio che adoro, quel Dio che adora anche Fruttuoso". In tal modo ci ha insegnato a venerare i martiri e, insieme ai martiri, a riservare l'adorazione a Dio. Infatti non dobbiamo essere quali sono i pagani di cui abbiamo compassione. E in realtà hanno il culto dei defunti. Proprio tutti quelli che sentite nominare, ed ai quali hanno costruito templi, sono stati uomini; per lo più si imposero nelle vicende umane e quasi tutti ebbero un potere regale. Sentite parlare di Giove, sentite di Ercole, sentite di Nettuno, sentite di Plutone, di Mercurio, Libero...: sono stati uomini. Tali nomi compaiono nelle narrazioni dei poeti, ma hanno pure risalto nella storia dei popoli. Coloro che hanno letto ne sono venuti a conoscenza, quanti poi hanno fatto a meno di leggere, credano a quelli che hanno letto. Tali uomini, dunque, per via di particolari concessioni temporali volsero a loro favore le umane vicende e, da uomini insignificanti e infatuati delle vanità, cominciarono a ricevere un certo culto fino ad essere chiamati dèi e considerati tali; come dèi avessero dei templi, come dèi avessero suppliche, come dèi avessero altari, come dèi avessero determinati sacerdoti, come dèi ricevessero sacrifici.

All'unico e vero Dio è dovuto tempio e sacrificio.

4. Solo il vero Dio, invece, deve avere un tempio, solo al vero Dio è dovuta l'offerta del sacrificio. Ebbene, tutto ciò che è dovuto di diritto e propriamente all'unico vero Dio, dei poveri illusi lo dedicavano a molti falsi dèi.”

 

Ma davvero molti protestanti credono che noi cattolici consideriamo i santi, i campioni di Cristo, dèi, che gli fanno concorrenza?

E’ interessante conoscere in merito l’opinione della Chiesa ortodossa, leggiamo:

La questione del valore delle icone nella vita cristiana:
 

Com'è che le icone sono di beneficio al vostro cammino con Dio? Potrei procedere parlando della teologia dell'Incarnazione e di come l'apparizione di Cristo nella carne santifichi tutta la materia. Potrei raccontare di come certe parti del giudaismo nell'era del Nuovo Testamento usassero le icone, e come l'uso cristiano possa essere considerato un proseguimento della pratica ebraica della Chiesa, molto simile all'uso dei Salmi nel culto pubblico e nelle ore di preghiera (Atti 3:1), continuato fino a oggi nella Chiesa ortodossa e nei monasteri cattolici romani, e reintrodotto nel protestantesimo al Taizé, in Francia. Potrei parlare dell'importanza dell'obbedienza alla Chiesa. Tuttavia, temo che questi punti non vi impressionerebbero molto, cosicché userò un approccio differente. Le icone ci rimandano alla "grande nube di testimoni" che ci circonda. Vedere le icone ci ricorda vite cristiane eroiche e ci stimola a emularle. Per esempio, io possiedo icone dei due grandi santi missionari, i Santi Innocenzo d'Alaska e Nicola del Giappone. Questi uomini diedero tutto di se stessi al Vangelo, soffrendo molte privazioni, benché in modi differenti. le loro tecniche missionarie sono studiate ancor oggi anche dai missiologi protestanti. Vedere le loro icone dovrebbe ricordarmi (e talora mi ricorda) dell'importanza dell'opera missionaria e di dare tutto di se stessi al Regno. Ho un'icona dell'Apostolo Sila, il compagno dei viaggi di San Paolo. È il patrono del Ministero Ortodosso delle Prigioni e delle Strade, e nell'icona indossa catene di ferro. La sua icona mi ricorda di pregare per i prigionieri. Ho un'icona di San Serafino di Sarov, donatami al convento che ho visitato a San Francisco. Mi ricorda il convento. Mi ricorda pure il detto di San Serafino: "Acquisisci lo Spirito Santo, e migliaia intorno a te acquisiranno la salvezza." Potrei espandere questi esempi all'infinito. In breve, le icone fanno la stessa cosa delle Feste della Chiesa (il Natale, la Pasqua, l'Epifania che celebra il battesimo di Cristo): ci richiamano le parti importanti della storia della salvezza, una storia che continua fino a oggi. Ci ricordano che altri hanno fatto cose meravigliose per Dio, e ci incoraggiano a farle a nostra volta, sapendo da questi esempi che ne abbiamo la possibilità, se vorremo sforzarci a tal fine con l'aiuto di Dio, ma solo se siamo disposti a dare in cambio non meno di tutto. In più, le icone servono alla funzione di ritratti di famiglia. Così come ho i ritratti della mia famiglia a casa mia, e i miei genitori hanno i quadri dei loro antenati, così le icone sono i ritratti dei nostri progenitori spirituali. Le custodiamo perché amiamo e rispettiamo e abbiamo un grande debito nei confronti di coloro che ci hanno aiutato a giungere alla fede, anche se molto indirettamente, convertendo qualcuno che ha convertito qualcun altro... che ha convertito (o aiutato a rafforzare nella fede o accrescere nella propria convinzione) qualcuno che ci è stato di beneficio spirituale. Siamo tutti una famiglia, sia in cielo che in terra. I membri di una famiglia amano avere i ritratti degli altri membri della famiglia, perché vogliono loro bene. La conoscenza del mio debito mi rende molto interessato a San Bonifacio, missionario in Frisia, da dove proviene mia madre. Egli fu martirizzato là. Pertanto, ho comprato libri che parlavano di lui. I miei genitori hanno trovato del materiale che parlava di lui a Dokkum (dove fu martirizzato) mentre visitavano i Paesi Bassi. Ho nei suoi confronti un grande debito, perché fu la figura di punta della conversione dei miei antenati. Anche se non ho ancora acquistato una sua icona (la sto cercando), ho trovato alcune belle litografie nei libri che ho comprato. Vorrei acquistare un'icona, ma non ne ho ancora trovata una. Potrei commissionarne una, così come qualcuno potrebbe commissionare un ritratto di un distinto antenato, poiché si tratta del mio antenato spirituale. Tuttavia, le icone non sono solo i simboli del nostro amore. Non si limitano a richiamarci la "grande nube di testimoni", ma ci aiutano a sperimentarla. La grande nube di testimoni è là sia che ne siamo consapevoli o no. La sua presenza ci è di beneficio sia che lo comprendiamo o no, poiché la Chiesa militante e la Chiesa trionfante sono una Chiesa sola, e le preghiere in cielo ci aiutano. Tuttavia, la nostra consapevolezza della "grande nube di testimoni" ci aiuta in altri modi. Ci dà coraggio, poiché ci sono intorno a noi coloro che ci amano e che vogliono ciò che è meglio per noi. Scoraggia il vizio, poiché un ricordo che siamo circondati da coloro che ci amano ci fa desiderare di evitare di fare cose che potrebbero deluderli. Sperimentare la presenza dei santi ci richiama la presenza di Dio: una cosa che dovremmo sempre avere in mente, ma che frequentemente dimentichiamo.
Il testo originale inglese appare sul sito della Chiesa Ortodossa di San Nicola

L’INCENSO GRADITO A DIO

Dato che siamo in argomento “idolatria” è utile menzionare l’incenso, infatti è risaputo che tale

aroma profumato viene considerato da moltissimi pentecostali come un profumo usato dagli idolatri. Dicono che Dio ha proibito l’uso di incenso, perché esso veniva offerto dai pagani a divinità straniere, il che è parzialmente vero, perché nel libro di Malachia leggiamo che Dio gradisce l’incenso, ma gradisce ancora di più il sacrificio perfetto di Gesù Cristo. Resta pur vero il fatto che non conta l’incenso in se stesso, ma contano le intenzioni di chi lo offre. Se io offro incenso a Dio, all’unico Dio, Eterno e Padre di Gesù, non credo di commettere peccato.

Ma la tanto ostentata sicurezza biblico-interpretativa di molti pentecostali è veramente sinonimo di reale preparazione biblica, oppure è solo una bolla di sapone?

Siamo proprio sicuri che la Bibbia proibisca l’incenso?

Dialogando con un fratello pentecostale in un forum di un sito Internet, questi mi faceva notare come nel N.T. non ci sia traccia di incenso. Ciò scaturiva dal fatto che io gli portai alcuni versetti dai quali si evinceva che l’incenso era gradito a Dio.

Mi disse che gli era gradito solo nel V.T., ma che nel Nuovo non troviamo più traccia di incenso.

Rimasi un po’ perplesso,  gli dissi però che Dio non poteva sbagliar comportamento come noi uomini, e quindi se l’incenso era ammesso nel Vecchio significava che non era elemento idolatrico.

Una sorella mi fece notare che non è affatto vero che nel Nuovo Testamento non c’è traccia di incenso, ma lo troviamo fin dalla nascita di Gesù infatti i Re Magi, offrirono tra l’altro, proprio incenso a Gesù, e che quest’ultimo quando fu portato al tempio dopo 40 giorni, lì proprio in quel luogo gli ebrei usavano accendere incenso in onore di Dio. Quando Gesù all’età di 12 anni rimase ad insegnare nel tempio di Salomone, non ci risulta che ordinò o rimproverò a qualcuno circa l’incenso che era lì perennemente acceso. Quando Gesù, da adulto cacciò i mercanti dal tempio, non ci risulta che spense anche gli incensieri.

E’ bastato solo ripassare mentalmente alcuni episodi biblici neotestamentari, per accorgermi di come nel N.T. l’incenso fosse presente, e non fosse affatto considerato idolatrico.

 

Anche in Lc 1,8-13 “Mentre Zaccaria officiava davanti al Signore nel turno della sua classe, 9secondo l’usanza del servizio sacerdotale, gli toccò in sorte di entrare nel tempio per fare l’offerta dell’incenso. 10Tutta l’assemblea del popolo pregava fuori nell’ora dell’incenso. 11Allora gli apparve un angelo del Signore, ritto alla destra dell’altare dell’incenso. 12Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore. 13Ma l’angelo gli disse: «Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, che chiamerai Giovanni.”

 

Non mi sembra che l’angelo rimproverò Zaccaria che stava offrendo incenso a Dio, anzi gli portò una lieta notizia.

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06/09/2009 11:26

CHI E’ L’IDOLATRA?


Un versetto da analizzare è quello di Isaia 44,17 che dice: “Con il resto fa un dio, il suo idolo; lo venera, lo adora e lo prega: «Salvami, perché sei il mio dio!”.

 

Qui vediamo che l’idolatra si rivolge all’idolo, lo prega, e gli chiede di salvarlo; io in vita mia non ho visto mai nessuno chiederà a Maria di salvarlo, e neppure ad altri santi. E se venerare è sinonimo di adorazione perché Isaia scrive pure “…lo adora…?”

Ma il verbo “venerare”, non era un’invenzione cattolica secondo alcuni pentecostali?

Stiamo vedendo proprio nella Bibbia che la venerazione non significa adorazione, altrimenti  Isaia avrebbe scritto solo “…lo venera…” invece l’idolatra oltre a venerare (rispettare) il suo idolo, lo adora e lo prega, ma la parola fondamentale è proprio “lo adora” perché pregare qualcuno non significa affatto adorazione. Se io prego mio padre affinché mi dia qualcosa, non significa certo che lo stia adorando. Se prego il sindaco di provvedere ad un mio bisogno non significa che io lo stia adorando; se prego un santo affinché mi assista con le sue preghiere non lo sto adorando, sto solo chiedendo il suo aiuto, quindi preghiera non significa adorazione, ed anche i vocabolari di lingua italiana ci aiutano in questo, potete tranquillamente controllare e confrontare le parole “preghiera” e “adorazione” ne risulteranno significati estremamente diversi. Nelle pagine seguenti continueremo ad approfondire il tema idolatria o presunta tale, questi cenni iniziali servono solo a far capire che spesso molti pentecostali ci accusano e toccano argomenti biblici senza realmente conoscerli.

Esaminiamo cosa dice la Bibbia in merito alle immagini e agli idoli.

In Esodo 24,4 leggiamo: “E Mosè scrisse tutte quante le parole del Signore; e levatosi al mattino alzò appiè del monte un altare e 12 monumenti per le 12 tribù d’Israele.” In alcune traduzioni leggiamo “12 stele”, “12 pietre”, “12 pilieri”.

Possibile che Mosè subito dopo aver udito i precetti del Signore abbia costruito dei monumenti, come stemmi di riconoscimento delle dodici tribù d’Israele?

Ma Dio non gli aveva negato di costruire qualsiasi immagine, scultura, di tutto quello che esisteva nel mondo?

A cosa servivano questi: “monumenti” o “pietre” o “pilieri”? In questo contesto, del versetto sopra accennato, servivano per riconoscere quella tribù a cui era dedicato il monumento.

Per esempio quando vi sono le N.U. (Nazioni Unite), come facciamo a ricono­scere quel gruppo o quell’esercito a quale Nazione appartiene? Tramite le bandiere!

Per l’Italia, la bandiera tricolore (verde, bianco e rosso), per l’America, la bandiera con strisce e stelle, ecc.

Così era per le 12 tribù d’Israele. Ogni monumento aveva un qualcosa di diverso per riconoscere quella data tribù. E come era fatto quel qualcosa di diverso? Chiaro, tramite scultura.

Vediamo cosa ci fa sapere il dizionario:

 

ALTARE:   s.m. Specie di banco di pietra nella chiesa, su cui si celebra­no le funzioni e specialmente la messa. I) Sorta di tavola sulla quale si offrivano sacrifici a Dio.

 

STELE:     raro stèla s.f. inv.- Lastra di pietra o di marmo portante decorazioni, bassorilievi, iscrizioni e posta come monumento...

 

quindi questa “stele” è fatto con scultura.

A questo punto ci chiediamo: “Ma Dio non aveva detto: NESSUNA SCULTURA”?

Questo verso non sembra in contraddizione con il verso precedente? Queste

“stele” non sono immagini di cose che sono sulla terra?

 

Continuiamo a leggere Esodo 25:18:

 

“Farai anche due cherubini d’oro lavorati al .martello dall’una e dall’altra parte del propiziato­rio.”

 

Cosa sono i “Cherubini”? Il solito Dizionario Enciclopedico ci informa:

 

CHERUBINO:     s.m. - Angelo del secondo ordine della prima gerarchia, che simboleggia la sapienza. I) Rappresentazione artistica, dipinta o scolpita, con una testolina di bimbo a cui sono attaccati le ali.

 

Cari fratelli separati, questi sono sculture di cose che splendono su nel cielo?

 

Continuiamo ancora, Esodo 26:1:

 

Farai poi il tabernacolo di dieci teli, saranno di puro lino ritorto, di  filo violaceo, di porpora e di scarlatto con cherubini, lavorati a ricamo.”

 

Nota, qui si parla di immagini  lavorate a mano.

(Numeri 21:8-9)

Allora il Signore disse a Mosè: “Fatti  un  serpente e mettilo sopra un’antenna. Chiunque sarà  morso e lo guarderà, resterà in vita”

 

Nota, Dio chiede a Mosè di farsi un “serpente”, e il serpente se non erro è una scultura, e addirittura chi lo guardava (il serpente) veniva guarito”, ma “chi guarderà il serpente sarà guarito” è simile ai giorni nostri, che chi guarda o chi ha guardato una statua, di Gesù o dei Santi, viene guarito O è stato guarito.

Andiamo avanti con la lettura delle Sacre Scritture e leggiamo -  1 Re 6:1:

 

“L’anno 480 dopo l’uscita del figlio d’Israele dall’Egitto e quarto del Regno di Salomone sopra Israele, nel mese di Ziv, che è secondo dell’anno, si cominciò a costruire il Tempio del Signore...”

Come vedi caro fratello, Salomone iniziò a costruire il Tempio del Signore. Ora vediamo cosa ha messo dentro questo tempio  -    1 Re 6:23-30:

 

“Nella cella fece due cherubini di legno di ulivo, alti dieci cubiti. L’ala di un cherubino era di cinque cubiti e di cinque cubiti era anche l’altra  ala  del cherubino; c’erano dieci cubiti da una estremità all’altra delle ali. Di dieci cubiti era l’altro cherubino i due cherubini erano identici

nella misura e nella forma. L’altezza di un cherubino era di dieci cubiti, così anche quella dell’altro. Pose i cherubini nella parte più riposta del tempio  nel santuario. I cherubini avevano le ali spiegate; l’ala di uno toccava la parete e l’ala dell’altro toccava l’altra parete, le loro ali si toccavano
in mezzo al tempio, ala contro ala. Erano anch’essi rivestiti d’oro.

Ricoprì le pareti del tempio con sculture e incisioni di cherubini, di palme e di boccioli di  fiori, all’interno e all’esterno. Ricoprì d’oro il  pavimento del tempio, all’interno e all’esterno.”

 

Vi consiglio di leggere tutto il capitolo.

 

(1 Re 7:25 e 29)

“Questo poggiava su  dodici  buoi, tre guardavano verso settentrione, tre verso occidente, tre verso meridione e tre verso oriente... Sulle doghe che erano fra le traverse c’erano leoni,  buoi  e  cherubini; le  stesse  figure erano sulle traverse. Sopra e sotto i leoni e i buoi c’erano ghirlande a festoni.” 

 

Prima di passare avanti c’è da chiedersi come mai dentro il tempio Dio volle che fossero scolpiti o dipinti leoni e buoi. Non si correva forse il pericolo di ripetere la storia del serpente di bronzo?

 

(1 Re 7:43-44)

“I  dieci  carrelli,  i  dieci  bacini  sui  carrelli,  il  mare unico di bronzo e i dodici buoi che lo sostenevano.”

Vediamo ora cosa ne pensa Dio di ciò che ha fatto Salomone, facciamo parlare Dio stesso

in 1 Re 9:3

 

...ho santificato questo tempio (aggiungo io: “compreso sculture e immagini che splendono nel cielo, nella terra e nelle acque, che sono in questo tempio”)

da te costruito, e vi ho collocato il mio nome in perpetuo i miei occhi e il mio cuore saranno nella mia casa per sempre.

 

Dio non ha mai proibito tutti i tipi di immagini e di sculture, ma un certo tipo cioè quelli rivolti ad altri dèi, tipo: Baal, Astarte, dio Sole, dio Serpente, ecc. ecc., perché è proprio a questo tipo si riferiva.

Vogliamo rileggere più attentamente il comandamento di Dio cercando di capire veramente cosa voleva dire?

Esodo 20:3-6: Non avrai altro Dio fuori che  me.

Qui in questo verso dice chiaramente che: “dov’è il vero Dio non possiamo avere altri dei falsi”.

E proprio riguardo a questi falsi “dèi” si riferisce il comandamento. In sostanza Dio dice: “Riguardo agli altri falsi dei non ti fare nessuna scultura, né immagine delle cose che splendono su nel cielo,

o sono sulla terra, o nelle acque sotto la terra”, poi continua:

 

Non adorare tali cose, né servir loro, perché  io, il Signore Iddio tuo, sono un Dio geloso.

Secondo te, se Dio, come dicono i Pentecostali, proibiva  tutte le immagini e sculture, che bisogno c’era di dire: “non adorare tali cose, né servir loro, ecc.”, bastava comandare il comandamento di Esodo 20 verso 4: “Non ti devi fare nessuna scultura, né immagine delle cose che splendono su nel cielo, o sulla terra, o nelle acque sotto la terra”, allora sì! in questo modo avrebbero avuto ragione (naturalmente senza il verso 3), quindi  il significato del  verso 4 è questo: “Se per caso ti trovi di fronte a statue di  tali falsi ‘ dèi ’, non adorarli, né servirli perché io solo sono il tuo Dio e sono un Dio Geloso”. San Paolo quando si trovava di fronte agli dei di romani e greci non si tappava certo gli occhi, anzi proprio usando la statua dedicato al dio sconosciuto dei greci, spiegava che quel Dio a loro sconosciuto era il vero e unico Dio dell’universo.

 

continua:

 

“...che punisco l’iniquità dei padri nei figli fino alla terza e quarta generazione di coloro che  mi  odiano.”

 

“Di coloro che mi odiano”, questo verso chiarisce e completa tutto, cioè:

“Chi mi odia non mi vuole riconoscere come Dio e adora altri falsi dèi”, e a me non risulta che nella Chiesa Cattolica ci siano altri dèi, che i cattolici abbiano odio per il vero Dio.

Noi diciamo che il vero Dio è YHWH anche se lo chiamiamo “Padre” dopo le istruzioni di Gesù Cristo che ha messo un forte accento sulla paternità di Dio. Noi cattolici amiamo Dio, amiamo e adoriamo Gesù Cristo perché lo diciamo Figlio naturale eterno e onnipotente del Padre che con lo Spirito Santo sono YHWH. Quindi fintanto che adoriamo solo l’unico Dio, non adoriamo falsi “dèi”.

Noi cattolici veniamo accusati di adorazione di Maria e dei Santi, ma questi per noi non sono dèi, piuttosto semplici amici, meno importan­ti di Dio. Infatti nella Chiesa troviamo immagini o statue di persone bibliche, come Maria la madre di Gesù, S.Giuseppe, S.Pietro, S.Paolo ecc. e altri extrabiblici che hanno servito Dio, ma non abbiamo immagini o sculture di “dèi”.

Ripetiamo, nella Bibbia è proibita soltanto l’adorazione o venerazione dei soli falsi dèi, di dèi inesistenti. Vediamo degli esempi:

 

(Deuteronomio 4:7)

Qual nazione infatti, per quanto grande, ha i suoi dèi così vicini come il Signore, Iddio nostro, è vicino a noi ogni volta che l’invochiamo?

 

Nota:        non si parla di persone comuni o di profeti o di santi, ma di “DEI”.

 

(Deuteronomio 7:3-5)

“...Certamente serviranno altri dèi e l’ira di Dio divamperà contro di voi.., dovete abbattere  i loro altari, e dovete spezzare le loro colonne sacre e dovete bruciare col fuoco le loro immagini scolpite.”

 

Nota: si legge: “le loro immagini scolpite”, con quel “loro” si fa una certa distinzione, infatti non dice “le immagini scolpite” o “tutte le immagini scolpite”, per indicare di bruciare “tutte” le   immagini  scolpite, ma appunto la frase: “immagini  scolpite” è preceduta da “loro”, proprio per indicare un certo tipo di immagini, ma non “TUTTE”!

 

(Deuteronomio 7:25)

“Darai alle fiamme le sculture dei loro dèi”

 

(Deuteronomio 12:30)

“....guardati bene dal  lasciarti ingannare seguendo il loro esempio, dopo che saranno distrutte  davanti  a  te e dal  cercare  i loro dèi dicendo:  Queste nazioni come servivano i loro dèi?  Voglio fare così anch’io.”

 

(Deuteronomio 29:16-17)

“…avete visto i loro abomini e gli idoli di legno, di pietra, d’argento e d’oro, che sono presso di loro. Non vi sia tra voi uomo o donna o famiglia o tribù che volga oggi il cuore lungi dal Signore nostro Dio, per andare a servire gli dei di quelle nazioni...”

 

(Deuteronomio 30: 17)

“Ma se il tuo cuore si volge indietro e se tu non ascolti e ti lasci trascinare a prostrarti davanti altri dèi  e a servirli...”

 

(Deuteronomio 31:16)

“Il Signore disse a Mosè: “Ecco stai per addormentarti con i tuoi padri; questo popolo si alzerà e si prostituirà con gli dèi stranieri del paese nel quale sta per  entrare; mi abbandone­rà e spezzerà l’alleanza che io ho stabilito con lui.”

 

(Deuteronomio 31:18)

“Io, in quel giorno, nasconderò il volto a causa di tutto il male che avranno fatto rivolgendosi ad altri dèi.”

 

(Deuteronomio 31:20)

“...e poi si sarà rivolto ad altri dèi per servirli   e mi avrà disprezzato e spezzato la mia alleanza...”

 

(1 Samuele 5:1-7)

“I Filistei, catturata l’arca di Dio, la portarono da Eben-Ezer ad Asdod. I Filistei poi presero l’arca di Dio e la introdussero nel  tempio di Dagon. Il giorno dopo i cittadini di Asdod si alzarono ed ecco Dagon giaceva con la faccia a terra davanti all’arca del Signore essi presero Dagon e lo rimisero al suo posto. Si alzarono il giorno dopo di buon mattino ed ecco Dagon con la faccia a terra davanti all’arca del Signore, mentre il capo di Dagon e le palme delle  mani  giacevano  staccate sulla soglia; solo il tronco era rimasto a Dagon. A ricordo di ciò i sacerdoti di Dagon e quanti entrano nel tempio di Dagon in Asdod non calpestano la soglia fino ad oggi. Allora incominciò a pesare la mano del Signore sugli abitanti di Asdod  li devastò e li colpii con bubboni, Asdod e il suo territorio. I cittadini di Asdod, vedendo che le cose si mettevano in tal modo, dissero: “ Non rimanga con noi l’arca del Dio d’Israele, perché la sua mano è troppo dura contro Dagon nostro dio!”

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06/09/2009 11:26

(Geremia 11:12-17)

“...allora le città di Giuda e gli abitanti di Gerusalemme alzeranno grida di aiuto agli dèi ai quali hanno offerto incenso, ma quelli certamente non li salveranno nel tempo della sciagura. Perché numerosi come le tue città sono i tuoi dèi, o Giuda; numerosi come le strade di  Gerusalem­me  gli altari che avete eretto all’idolo, altari per bruciare incenso a Baal. Tu poi, non intercedere per questo popolo, non innalzare per esso suppliche e preghiere, perché  non ascolterò quando mi invocheranno nel Tempo  della loro sventura”. Che ha da fare il mio diletto nella mia casa, con la sua perversa condotta? Voti e carne di sacrifici allontanano forse da te la tua sventura, e così potrai schiamazzare di gioia? Ulivo verde, maestoso, era il nome che il Signore ti aveva imposto. Con grande strepito ha dato fuoco alle sue foglie, i suoi rami si sono bruciati. Il Signore degli eserciti che ti ha piantato preannunzia la sventura contro di te, a causa della malvagità che hanno commesso a loro danno  la casa  di Israele e la casa di Giuda irritandomi con il bruciare incenso a BAAL.”

 

Come vedete, cari fratelli,  Dio si adirava non per le immagini o statue comuni di persone esistenti ma per le immagini o statue degli dèi che sono: Baal, Astarte, Dagon. E Dio era appunto Geloso proprio perché il popolo si rivolgeva a dèi inesistenti. A questo punto credo di aver trova­to materiale a sufficienza e chiaro, per dire: Dio proibisce solo le immagini elevate a falsi dèi, non immagini elevate a Lui. Come ce lo dimostra Deuteronomio 12:2-4:

“Distruggerete completamente tutti i luoghi, dove le nazioni che state per scacciare servono i loro dèi: sugli alti monti, sui colli e sotto ogni albero verde. Demolirete i loro altari, spezzerete le loro stele, taglierete i loro pali sacri, brucerete nel fuoco le statue dei loro dèi e cancellerete  il loro nome da quei luoghi.”

Non  così  farete  rispetto al  Signore vostro  Dio, ma lo cercherete nella sua dimora, nel luogo che il Signore vostro Dio avrà scelto fra tutte le vostre tribù, (il tempio con l’Arca i cherubini ecc.,ndr) per stabilirvi il suo nome: là andrete.

Là presenterete i vostri olocausti e i vostri sacrifici, le vostre decime, quello che le vostre mani avranno prelevato, le vostre offerte votive volontarie e i primogeniti del vostro bestiame grosso e minuto, mangerete davanti al Signore vostro  Dio e gioirete voi e le vostre famiglie di tutto ciò a cui avreste posto mano e in cui il Signore vostro Dio vi avrà benedetti.

Nota ancora, “Demolirete i loro altari, spezzerete le loro stele”, (Dt 7,5) per l’ennesima volta cita la parola “loro” proprio per fare una netta distinzio­ne, e per non dire “tutti”. Infatti se ricordiamo bene in Esodo 24:4, Mosè, cosa fece?

...poi si alzò di buon mattino e costruì un altare ai piedi del monte, con dodici stele...

Allora cosa sta dicendo Dio?

Dopo che ha detto: “Demolirete i loro altari, spezzerete le loro stele, taglierete i loro pali sacri, brucerete nel fuoco le statue dei loro dèi e cancellerete il loro nome da quei luoghi”,(Dt 12,3) ribadì: “Non così farete rispetto al Signore vostro Dio”, che vuol dire? Ripeto in modo più ampio, quello che ha detto Dio: “Demolirete i loro altari, spezzerete le loro stele, taglierete i loro pali sacri, brucerete nel fuoco le statue dei loro dèi e cancellerete il loro nome da quei luoghi.

Mentre i miei altari, le mie stele, i miei pali sacri, e le statue che appartengono a me non li dovete toccare o distruggere, e il mio nome non lo dovete cancellare da nessun luogo, ma mi cercherete nella mia dimora, nel luogo che ho scelto, per stabilire il mio nome: là dovete andare.

Là presenterete i vostri olocausti e i vostri sacrifici, ecc. ecc.”.

 Avete capito? Dio proibisce le statue e le immagini rivolte agli dèi, ma comanda le statue e le immagini che lo riguardano.

 

(Giudici 18:31)

“Essi misero in onore per proprio uso la statua scolpita che Mica aveva fatta, finché la Casa di Dio rimase a Silo.”

Cioè misero la statua scolpita in onore nella Casa di Dio a Silo assieme all’Arca, 1 Samuele 4:4:

...il popolo mandò subito a Silo a prelevare l’arca di Dio degli Eserciti che siede sui cherubini...

E questa statua scolpita non era considerata un idolo, infatti Paolo in 2 Corinzi 6:16 ce lo conferma:

Quale accordo tra il tempio di Dio e gli idoli?

Per cui le statue e le immagini dei Santi e di Maria sono del Signore nostro Dio; non sono di dèi stranieri, di demoni o idoli, sono immagini e statue di persone che hanno amato e servito Dio.

In un libretto scritto dall’evangelico Tommaso Heinze, dal titolo: “RISPOSTE AI MIEI AMICI CATTOLICI”, a pag. 6 leggo:

Il fatto che la Bibbia contenga non pochi, ma moltissimi passi che proibiscono  le  immagini, rende chiaro che questo è un soggetto di grande importanza per Dio.

 

In questo scritto vi è un sottile inganno per chi legge, perché l’amico Heinze doveva scrivere con più precisione: “che la Bibbia contenga... moltissimi passi che proibiscono  le  immagini di falsi dèi”, s’è dimenticato di aggiungere soltanto: “di falsi dei”, che non hanno nulla a che vedere con le immagini cattoliche. Continuando a leggere ancora il fratello Tommaso Heinze:

Chi vuole approfondirsi leggendo tutti i seguenti versetti si renderà conto da se stesso quanto sia peccaminoso usare immagini: Salmo 115:4-9; Isaia 44:8-20; Geremia 10:3-16; Esodo 23:24; 32; 34:13; Levitico 19:4; 26:30; Numeri 33:52; Deuteronomio 5:8-9; 9:12-17; 16:21-22; 27:15; 2 Re 17:9-16; 2 Cronache 33:19,22; 34:3-4; Salmi 78:58; 97:7; 106:19-20; 135:15-18; Isaia 8:19; 10:10-11; 30:22; 31:6-7; 42:8-17; 45:20; 46:6-7; Ezechiele 16:17; 30:13; Daniele 3:1-18; Osea 11:2; 13:2-4; Michea 1:7; 5:12-13; Habacuc 2:18-20.

Anche qui, s’è dimenticato di aggiungere: “falsi dei”. Quindi: “immagini di falsi dei” e non semplicemente: “immagini”, perché in questo caso il significato cambia e di molto, come già spiegato nei fogli precedenti di questa corrispondenza.

Cerchiamo di verificare alcuni versi citati dal fratello Heinze e vediamo a quali immagini si riferisce: “Salmi 115:4-9”, leggo solo il verso 4 che chiarisce tutto il contesto:

gli idoli delle genti sono argento e oro.

Come noti, non si parla di immagini comuni, ma, di “idoli”, e “l’idolo” non è un immagine comune, comunque, più avanti, parleremo della differenza tra “idolo” e “immagine” o “statua comune”.

Altro verso citato da Tommaso Heinze, Isaia 44:8-20, leggeremo solo il verso 9 e 10:

I fabbricatori di idoli...Chi fabbrica un dio e fonde un idolo...

 

Anche quì si parla di “idoli”, anzi dice chiaramente: “Chi fabbrica un dio e fonde un idolo, e di questi, nella Chiesa Cattolica, non ne abbiamo, non vi sono “dèi”, ma come già detto ci sono immagini di personaggi che hanno servito Dio, ma non di “dèi”.

(Geremia 10:3-16) al verso 5 si legge:

 

Gli idoli sono come uno spauracchio...

 

Anche qui si parla di “idoli” e non di immagini in genere. Prendiamo un ul­timo verso del su citato elenco a saltare, Osea 11:2:

 

Ma più li chiamavo più si allontanavano da me; immolavano vittime ai Baal, agli idoli bruciava­no incensi.

 

Nella Chiesa Cattolica non abbiano nessun Baal e nessun idolo. Se controllate tutti i versi citati dal fratello Tommaso Heinze, e vedrete che quando cita passi di proibizioni di immagini, non può non citare, perché questa è la verità, passi nei quali si parla di “numi”, “idoli”, “dèi”, “dèi delle genti”, “Baal”, ecc., ma mai di personag­gi comuni e che hanno servito Dio. Certo pecca di idolatria colui che come in Isaia 44:8-20 dice a un pezzo di legno:

 

Salvami tu che sei il mio dio.

 

Certo, l’idolatria sta proprio qui, nel dire a qualcosa o a qualcuno che non è Dio: “TU SEI IL MIO DIO”. Ma i cattolici, cari fratelli, non hanno mai detto a pezzi di legno: “Tu sei il mio dio”. Il cattolico rivolto al santo del Cielo, che la statua solo rappresenta, non dice: “Fammi la grazia, tu che sei il mio Dio”, ma dice: “Vergine Santissima, Sant’Antonio, prega per me, perché l’unico vero Dio mi esaudisca”. La natura dell’uomo non può fare a meno della mediazione delle immagini e Dio proprio per trattare l’uomo, in termini umani, ha voluto la sua perfetta immagine visibile in Cristo, nella Madre di Cristo, Maria, nei Santi, nei Cristiani. La mediazione voluta da Dio, non toglie nulla a Dio, ma dà molto all’uomo.

E così andando avanti, nella lettura del libro evangelico di Heinze, non facciamo altro che imbatterci, come già detto, in passi di proibizioni di idoli. Dal fratello Heinze, gli idoli, vengono paragonati alle sculture e statue cattoliche, ma perché, non li paragona anche ai: “Cherubini, monumenti, buoi, leoni e serpente di bronzo”, qual’è la differenza? Anche questi, sono fatti da mano d’uomo. Certo, ma sono immagini appar­tenenti al vero Dio!

Potranno obiettare: “Concediamo che le immagini appartenenti al vero Dio siano permesse o addirittura volute da Dio. Ma Dio non vuole che si adorino queste immagini. Queste immagini possono stare come ornamento”.

Rispondo: “Non è vero che sono volute da Dio solo per ornamento, ma per richiamare la presenza attiva del Signore in quel tempio, in quell’oggetto, in quella realtà, in quelle persone. Prendiamo per esempio l’Arca. L’Arca non era Dio, non era un ornamento. Era oggetto di culto, veniva portata in processione, ci si prostrava dinanzi, non si poteva toccare, solo i sacerdoti erano abilitati al suo trasporto. E’ meraviglioso quel passo di Giosuè 7:6, che dice:

 

“Giosuè stracciò le sue vesti e stette prostrato per terra dinanzi all’arca del Signore fino alla sera, egli, tutti i seniori d’Israele, e si gettavano polvere sulle teste.”

 

E tutto questo non era adorazione. Sappiamo che YHWH parlava dal Propiziato­rio sull’arca tra i cherubini e gli ebrei si prostravano dinanzi a Dio che stava là, sull’arca. Le statue dei Santi sono in qualche modo l’arca dove YHWH si fa presente in maniera più sentita.

 

Le accuse: Il culto del sacro cuore di Gesù è idolatria

 

“Come potete vedere i teologi cattolici romani anche nel caso del culto al sacro cuore di Gesù riescono con i loro abituali sofismi a fare apparire l’ido­latria come un culto reso a Gesù Cristo. Loro dicono che il culto al sacro cuore di Gesù è un culto reso alla persona di Gesù; ma questo non è vero perché se si considera da vicino in che consi­ste questa devozione si vede che essa è rivolta ad una immagine e non a Gesù.

Noi non crediamo che Gesù sia apparso a Margherita Maria Alacoque rivelandole e facendole vedere quelle cose; crediamo piuttosto che quelle apparizioni che lei dice di avere avuto siano delle imposture scaturite dalla sua mente gonfiata di vanità. Gesù non può avere detto quelle cose a quella donna, perché egli non è un ministro di peccato che incita le persone all’idolatria.

Mentre Gesù era ancora sulla terra coi suoi discepoli, fu adora­to; ma non si dice affatto che coloro che lo adorarono adorarono il suo cuore fisico, ma adorarono tutta la sua persona.”

 

Beh, bisognerebbe spiegare a qualcuno cosa significa cuore mistico, corpo glorioso, ecc.. Quando Gesù apparve ai discepoli riuniti in cenacolo, attraversò la porta chiusa, è scritto nella Bibbia; poi mangiò pure del pesce, e questi non cadde a terra, Tommaso toccò le sue piaghe e non lo attraversò da parte a parte, come un fanstasma.

Quali sono le proprietà di un corpo glorioso? Non lo sappiamo, ma ci crediamo in fiducia, è scritto nella Bibbia. Qualcuno considera idolatria addirittura il culto al cuore di Gesù, considerandolo fisico, ma chi l’ho ha detto che è fisico nel senso di mortale? Piuttosto è fisico nel senso di glorioso, le sue proprietà non obbediscono alle leggi fisiche umane. Un giorno capiremo come accade tutto ciò, per ora crediamo per fede. Del resto se sapremmo spiegare con fisica e matematica questo genere di fatti, che valore avrebbe la nostra fede? Dio lascia abbastanza luce a chi vuol credere, ma anche abbastanza ombra a chi non vuole, altrimenti questi ultimi sarebbero irrimediabilmente inescusabili, anche in punto di morte. Un ravvedimento in punto di morte, sarebbe più voltafaccia verso se stessi, un comodato, piuttosto che un bagliore di luce che finalmente squarcia la coltre di fumo che impediva di credere. A leggere bene le accuse protestanti, ci si accorge del loro continuo giudizio negativo nei confronti di ogni dottrina cattolica. Mi ricordano la parabola del fariseo e del pubblicano che pregavano al tempio.

[Modificato da (Gino61) 06/09/2009 11:30]
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06/09/2009 11:30

Leggiamo l’insegnamento di uno dei più grandi santi e dottori della Chiesa Cattolica, colui che così bene ha saputo descrivere, in maniera scolastica, la fede cattolica dei primi mille anni di storia Cristiana. Parliamo di San Tommaso d’Aquino (1225-1274) che in merito alle immagini ha detto:

 

“Triplice fu il motivo per cui la Chiesa ha fatto posto alle immagini:

 

1° PER L’ISTRUZIONE DEI NON INIZIATI, PER I QUALI LE IMMAGINI, PRENDONO IL POSTO DEI LIBRI.

(A quei tempi l’analfabetismo era comune a tutti gli uomini).

2° PER  IMPRIMERE NELLA MEMORIA IL MISTERO DELL ‘INCARRAZIONE E GLI ESEMPI DEI SANTI, PRESENTANDOLI QUOTIDIANAMENTE AGLI OCCHI DEI FEDELI.

 

3° PER  ECCITARE I SENTIMENTI DI DEVOZIONE, I QUALI SONO STIMOLATI DALLE IMMAGINI PIU’ CHE DALLE PAROLE.

 

Quindi, cari fratelli, ripeto che la Chiesa Cattolica non adora altro che Dio e venera tutto quello che ricorda, viene e và a Dio. Si fa molto parlare, spesso, solo per confondere le idee, di adorazione, venerazione, rendere omaggio, di idoli, di idolatria e idolatri. Ma voi, cari fratelli, vi siete mai chiesti come si adora Dio o un dio, un santo o una persona qualsia­si? Lo sapete che cos’è un idolo, un idolatra o, l’idolatria? Chiariamo senza possibilità di fraintendimento e lasciamoci guidare, nella accezione dei termini, come sempre, dal “Grande Dizionario Enciclopedico De Agostini”, sicuro che questo dizionario si attendibile per tutti, ma puoi verificare tu stesso con qualche altro dizionario:

 

     ADORARE: Significa venerare la divinità o quello che ha riferimento ad esso.

 

-       DIVINITA’: Essenza divina, natura divina.

 

-       DIVINO: di Dio o di un dio.

 

per cui:

ADORARE:        Significa venerare l’essenza di Dio o di un dio o la natura di Dio o di un dio o quello che ha riferimento ad esso.

 

-       VENERARE: Onorare con segni di grande rispetto e ossequio.

 

Da questi vocaboli comprendiamo senza ombra di dubbio che ADORARE significa venerare Dio o un dio, e per essere più precisi, riconoscere Dio o un dio.

 

Onestamente e senza paraocchi, si può dire che per i cattolici Maria o i Santi sono Dio o dèi? Non solo ma lo stesso profeta Isaia, come ti ho già detto, ci ha dato la definizione di IDOLATRIA. Quindi idolatria è dire ad un pezzo di legno: “TU SEI IL MIO DIO”. Si è mai sentito dire, ad un cattolico, una frase del genere rivolta ad un santo? NO! Quindi, nella venerazione delle immagini, non c’è  idolatria.

 

Ma andiamo ancora al Dizionario:

 

-       IDOLO: Oggetto o immagine adorata come divinità. Nelle religioni antiche è detta idolo qualsiasi immagine di un dio...

 

-       IDOLATRA: Adoratore di idoli.

 

-       IDOLATRIA: Culto degli idoli.

 

Da quello che abbiamo letto e approfondito secondo te, le immagini cattoli­che, sono idoli? A te la risposta onesta e sincera.

 

Perché Dio si è adirato quando è stato fatto il “Vitello d’oro”, mentre Mosè si trovava al cospetto di Dio? Facciamo parlare le Sacre Scritture, Esodo 32:1 e 7-8:

 

Il popolo, vedendo che Mosè tardava a scendere dalla montagna. si affollò intorno ad Aronne e gli disse: “Facci un dio che cammini alla nostra testa,  perché a quel Mosè, l’uomo che ci ha fatti uscire dal paese d’Egitto, non sappiamo che cosa sia accaduto”. . . .Allora il Signore disse a Mosè:

“Và, scendi, perché il tuo popolo, che tu hai fatto uscire dal paese d’Egitto, si è pervertito. Non hanno tardato ad allontanarsi dalla via che io avevo loro indicata! Si son fatti un vitello di metallo fuso, poi gli si sono prostrati dinanzi, gli hanno offerto sacrifici e hanno detto: Ecco il tuo Dio,   Israele; colui che ti ha fatto uscire dal paese d’Egitto”.

 

Come hai notato, caro fratello, il popolo disse a Aronne: “Facci un dio che cammini alla nostra testa”, non ha detto: “Facci un vitello d’oro”, ma: “Facci un dio”, e questo è “Idolatria”, perché un vitello lo hanno fatto diventare un dio, quindi un “idolo”, non solo, ma la liberazione dall’Egitto l’hanno reputato proprio al vitello d’oro e non al vero Dio d’Israele, infatti lo stesso Dio ha detto: “Si son fatti un vitello di metallo fuso, poi gli si sono prostrati dinanzi, gli hanno offerto sacrifici e hanno detto: ECCO IL TUO DIO (il vitello)...COLUI CHE TI HA FATTO USCIRE DAL PAESE D’EGITTO”. Se, invece, avessero chiesto di fare un vitello in onore a Dio, ma senza farlo diventare dio (il vitello), non avrebbero commesso idolatria e Dio non si sarebbe adirato, come non si è adirato con Salomone che ha fatto tanti vitelli o buoi, senza farli diventare dèi. Lo stesso Neemia al Cap. 9 verso 18, ci dice:

“Anche quando si sono fatti un vitello di  metallo fuso e hanno detto: Ecco il tuo dio che ti ha fatto uscire dall’Egitto! e ti hanno insultato gravemente...”

 

 

Parliamo del serpente di Numeri 21:8-9:

 

Allora il Signore disse a Mosè: “Fatti un serpente e  mettilo sopra un’antenna. Chiunque sarà  morso e lo guarderà, resterà in vita”

 

Come hai letto, Dio ha ordinato di fare un serpente e chi lo guardava guariva dal morso della serpe restando in vita. Ma a questo punto ci chie­diamo: chi faceva le guarigioni, il serpente di rame? No! Era sempre Dio che guariva servendosi del serpente di rame, e il popolo lo sapeva. Ma, poi, perché il serpente di rame fu distrutto da Ezechia? Perché guariva le persone che lo guardavano? No! Anzi, come hai letto, era lo stesso Dio ad ordinarlo e non aveva mica detto di distruggerlo dopo un certo tempo, o distruggerlo se le persone l’avessero continuato a guardare? Allora, ripeto, perché Ezechia ha distrutto ciò che Dio ha fatto erigere?

Leggiamolo direttamente nelle Sacre Scritture, 2 Re 18:4:

 

“Egli eliminò le alture e frantumò le stele, abbatté il palo Sacro e fece a pezzi  il serpente di bronzo, eretto da Mosè; difatti fino a quel tempo gli Israeliti gli bruciavano l’incenso e lo chiamavano Necustan.”

 

Ecco spiegato il motivo, il vero motivo era: NECUSTAN.

Quindi, Ezechia ha fatto bene a distruggere il “serpente”, perché una statua ordinata da Dio l’hanno fatta diventare un dio e quindi l’adoravano. Per cui le guarigioni non venivano attribuite a Dio ma a “Necustan”, un dio inesistente.

Se per esempio le statue di S.Giovanni o di San Pietro le facessimo diventare dio Giovanni o, dio Pietro, allora sì che peccheremmo di idolatria e adorazione verso questi santi e a questo punto queste statue dovrebbero essere distrutte. Ma non è così, perché nessun cattolico (vero cattolico o cristia­no) si sognerebbe di fare diventare dio, le statue. Tutti sappiamo che abbiamo un solo Dio, il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, il Dio che ha creato questa terra e l’universo.

 

A proposito, se fossero ancora dubbi a quali immagini e sculture si riferiva Dio, la descrizione più chiara la troviamo in un altro Libro, e precisamente in Deuteronomio 4:13-19. Leggiamola direttamente nella Bibbia Interconfessionale, che è stata tradotta da Cattolici e Protestanti Evangelici, scritta in lingua corrente, cioè, adatta al nostro linguaggio dei nostri giorni, senza nulla togliere o aggiungere agli originali:

 

“Il Signore vi ha annunziato la sua alleanza, che vi ha ordinato di osservare: i dieci comanda­menti scritti su due tavole di pietra. In quella occasione,  il Signore mi ordinò di insegnarvi le leggi e le norme che voi  metterete  in  pratica  nella terra che state per conquistare.

Quando il Signore vi parlò dal fuoco sul monte Oreb, voi non vedeste nessuna sembianza; state perciò attenti, perché è in gioco la vostra stessa vita: non dovete perdervi a fare statue che rappresentino un dio sotto forma di uomo o di donna, e neppure sotto forma di un qualunque animale che vive sulla terra, o di un uccello che vola in cielo, o di una bestia che striscia sul suolo, o di un pesce che vive nelle acque sotto la terra. Quando alzate gli occhi e vedete il sole, la luna e le stelle, come schiere ordinate nei cieli, non dovete cedere alla tentazione di inginocchiarvi e di venerare quelle cose: il Signore, vostro Dio, le ha lasciate adorare a tutti gli altri popoli della terra.”

 

Ai nostri giorni vi sono degli Idoli, veri idoli, che vengono adorati e ne voglio accennare alcuni in modo informativo. Esiste il dio Budda, questo è un idolo, e chi lo segue è un idolatra. Esiste la divinità Ganesha, dalla testa di elefante, nel tempio di Hong Kong, anche questo è un idolo, e chi lo segue è un idolatra. Esiste il disco solare alato, rilievo dal palazzo del re Kapara a Gozan (oggi Tell Halafat) sul fiume Khabur. Ci sono anche gli adoratori di Satana, anche questi sono idolatri, e non hanno niente a che fare con le immagi­ni della Chiesa Cattolica.

 

Leggendo i versi sotto indicati:

 

1 Cor. 10:14-22, 2 Cor. 6:14-17; Salmo 115; Isaia 44:9-20; Ezechiele 6:9;

Deut. 4:15-30 e 5:7-8; I Re 14:9; Salmo 136:15-18; Atti 17:16; 1 Cor. 8:1-6;

1 Giov. 5:21; Apoc. 9:20,

 

ci accorgiamo che non parlano di immagini comuni, ma di dèi e di idoli che non hanno nulla a che vedere con le immagini della Chiesa Cattolica. Ma che comunque tutti questi Santi, compreso Maria, non sono messi mai a primo posto o al posto di Dio, perché il 1° posto e l’unico è sempre di Gesù Cristo, di Dio, che non viene sostituito da nessuno. Nei versetti sopra indicati la prostrazione che viene fatta agli idoli (statue di dèi e non statue comuni come per esempio, San Pietro ecc.) sono proibite da Dio.

Voglio raccontarvi un piccolo aneddoto capitato a me stesso (parla di fratello Paolo Blandini, di Caltanissetta,ndr). Quando mi sposai comprai per ornare la mia casa, la statua della dèa Venere (un idolo), quando mi sono riconvertito al Cattolicesimo, decisi di mettere al suo posto la statua che rappresentava Maria (madre di Gesù). Dopo qualche giorno vennero a trovarmi i miei cognati (marito e moglie[sorella di mia moglie] tutte e due evangelici). Ho chiesto a loro se volevano la statua della dèa Venere. Sai cosa mi risposero?:

“E’ bellissima, ce la prendiamo, grazie”. Morale della favola, mi rimprovera di tenere la statua che rappresenta Maria, che per lui è idolo, mentre si prende la statua della dèa Venere che è veramente un idolo. Casi e contraddizioni della vita.

 

Ritornando alla nostra ricerca, ci sono prostrazioni non fatte a dèi, ma ad altri, come al diavolo, o ad altri che vengono confuse con Dio e/o sono prese come Dio, e questo è adorare.

 

Prostrare = Adorare :

 

(Matteo 4:9)

Tutte queste cosi io ti darò, se prostrandoti, mi adorerai.

“io” sarebbe il diavolo.

 

(Atti 10:25—26)

Mentre Pietro stava per entrare, Cornelio andandogli incontro si gettò ai suoi piedi per adorarlo. Ma Pietro lo rialzò, dicendo: “Alzati: anch’io sono un uomo!”

 

(Apocalisse 19: 10)

Allora mi prostrai ai suoi piedi per adorarlo, ma egli mi disse: “Non farlo! Io sono servo come te e i tuoi fratelli, che custodiscono la Testimonianza di Gesù. E’ Dio che devi adorare”.

 

(Apocalisse 22:8-9)

Sono io, Giovanni, che ho visto e udito queste cose. Udite e vedute che le ebbi, mi prostrai in adorazione ai piedi dell’Angelo che me

le aveva mostrate. Ma egli mi disse: “Guardati dal farlo! Io sono un servo di Dio come te e i tuoi fratelli, i profeti, e come coloro che custodiscono le parole di questo libro. E’ Dio che devi adorare”.

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“Come vedete cari fratelli c’è parecchia differenza tra le prostrazioni in senso di rispetto e le prostrazioni in senso di adorazione, le prime sono ammesse da Dio, e nella Bibbia ne troviamo parecchi esempi, quando invece si tratta di adorazione viene sempre specificato “…per adorarlo..”

i fratelli separati creano molta confusione tra prostrazione in adorazione e prostrazione in segno rispetto. Ci accusano di idolatria solo perché alcuni di noi si inchinano di fronte alle statue di santi in segno di rispetto. Praticamente si ergono a nostri giudici, credendo di leggere nel nostro cuore, accusandoci di adorare i santi, quando invece noi li rispettiamo, li veneriamo come campioni di fede, come esempi da imitare. Certo non ho paraocchi che mi impediscano di vedere alcuni eccessi che affliggono taluni santuri, dove si vedono persone strisciare sulla ginocchia, verso la statua di un santo, o veder fare gesti toppo enfatizzati in onore di qualche santo. In questi casi sarebbe compito del parroco spiegare e istruire meglio codesti fedeli. Ma, per questo, non posso dire che la Chiesa cattolica insegni l’idolatria, sul catechismo cattolico non se ne trova traccia. E anche vero che troppi cattolici lo sono solo a livello anagrafico, ma non per questo si può fare di tutta l’erba un fascio, oppure puntare il dito contro tutta la Chiesa cattolica romana. Il Signore Gesù Cristo ha sempre preferito lasciar crescere la zizzania in mezzo al frumento buono, per non correre il rischio di sradicare tutto. La Chiesa cattolica romana è piena di difetti, riscontrabili in alcuno suoi vescovi e sacerdoti, ma preferisco crescere assieme a questa zizzania piuttosto che vivere nell’eresia anticattolica.

E’ difficile far capire ai protestanti che i nostri inchini non esprimono adorazione ma rispetto.

Se parlando personalmente con diversi fratelli pentecostali, comincio a portare le prove bibliche di prostrazioni fatte da personaggi biblici in segno di rispetto, mi dicono: ‘va bene, ammettiamo che tu non adori i santi, ma tutti gli altri cattolici cosa fanno?’ praticamente sfuggono sempre davanti a un dialogo che li porta ad ammettere che le prostrazioni in segno di rispetto sono bibliche. Si ergono a giudici di tutti coloro che rispettano i santi. Più volte ho suggerito di chiedere porta a porta ai cattolici se considerano i santi come dèi, ma mi hanno risposto che nessun cattolico risponderebbe di adorare i santi; perché si ergono a nostri giudici? Eppure i giudici interrogano gli accusati, espongono loro i capi di accusa, e li fanno parlare a loro discolpa, i giudici ascoltano gli accusati prima di condannarli, molti protestanti invece condannano senza ascoltare nessuno. La prova di adorazione idolatra sarebbe dentro i cuori degli idolatri, ma voi non potete leggere i cuori, quindi come fate a condannare o etichettare ‘idolatri’ noi cattolici? I cattolici sono forse dei mentitori quando dicono di non adorare i santi? Come fate a provare che sono (o siamo) mentitori?

Eppure se io insisto nel dire che io non adoro i santi, molti fratelli separati sembrerebbero credermi, ma mi rendo conto che al prossimo incontro mi ripeteranno di nuovo le stesse cose, e le stesse accuse. Quindi da un lato dicono di non giudicarci, dall’altro (in pratica) lo fanno, e non vogliono sentire ragioni ne prove bibliche varie. Vengono talmente abituati a considerarci idolatri (dai loro pastori) che si possono paragonare ad uno stereo con l’autoreverse, ripetono sempre le stesse cose e poi ricominciano da capo.

Satana fa di tutto per separare noi cristiani, e tenta in tutti i modi di separarci dai santi campioni di fede, che con le loro preghiere possono aiutarci nel combatterlo. I molti protestanti che si ergono a nostri giudici non peccano forse di presunzione e orgoglio?”

Ritornando alle prostrazioni in senso di adorazione, nei versi di Atti e Apocalisse, leggiamo: (Atti) “Cornelio andandogli incontro si gettò ai suoi piedi per adorarlo”, (Apocalisse) “Allora mi prostrai ai suoi piedi per adorarlo”, “mi prostrai in adorazione ai piedi dell’ange­lo”. Quindi lo stesso Luca (autore degli Atti) scrive che Cornelio si gettò ai suoi piedi per “adorarlo”, non scrive semplicemente: “si gettò ai suoi piedi”, no! Aggiunge la parola: “per adorarlo”, e noi sappiamo che “adorare” significa: “venerare Dio o un dio”, cioè: “riconoscere ‘Dio’ o ‘un dio’”. Per cui, Cornelio credette di trovarsi davanti un dio o Dio, ecco perché Pietro lo fece rialzare, e lo dimostra da ciò che subito dopo gli disse: “Alzati: anch’io sono un uomo!”, come per dire, ed è chiarissimo, “guardati che io non sono Dio o un dio ma un uomo”, lo dice chiaro: “sono un uomo”, altrimenti avrebbe detto solamente: “Alzati”; e Luca non avrebbe scritto: “per adorarlo”.

Tanto è vero che lo stesso Luca negli Atti 16:29 per la stessa identica azione di prostra­zione ha scritto: “si precipitò dentro e tremando si gettò ai piedi di Paolo e Sila”, non ha aggiunto la parola “adorare”, e non leggiamo che Paolo e Sila lo fanno alzare, perché?

Perché il carceriere in loro non riconosceva Dio o degli déi, ma un uomo di Dio, quindi non li adorò, ma semplicemente li venerò o li onorò, tanto è vero che subito dopo il carceriere disse: “Signori, cosa devo fare per essere salvato?” e Paolo cosa rispose?: “Credi nel Signore Gesù e sarai salvato tu e la tua famiglia”, non non aggiunse: “Non ti devi più prostrare davanti a noi”.

Per Apocalisse 19:10 e 22:8-9 lo stesso discorso di Atti, infatti Giovanni scrive: “Allora mi prostrai ai suoi piedi per adorarlo”, “Udite e vedute che le ebbi, mi prostrai in adorazione ai piedi dell’angelo…”,  quindi Giovanni riconosce di aver pensato che quell’angelo era Dio, altrimenti non avrebbe scritto: “adorarlo” e “adorazione” che significa, come già detto, “riconoscere Dio” infatti l’angelo disse: “Non farlo! Io sono un servo come te...”, “Guardati dal farlo! Io sono un servo di Dio come te...”.

Infatti ci sono altri casi identici come Genesi 19:1 e Tobia 12:15-16 ecc., dove si è notato che gli angeli che hanno ricevuto la prostrazione, non hanno rimproverato nessuno e hanno accettato la prostrazione.

Quindi ripeto per l’ennesima volta, che la prostrazione fatta a Dio o agli dèi o a chi si riconosce un dio o superiore a Dio è ADORARE, mentre negli altri casi è solo un atto di venerazione o di onore con segno di grande rispetto e ossequio che non ha niente a che fare con l’adorazione.

E a tal proposito ti voglio far vedere di altri due casi, per confermare tutto ciò che ho detto riguardo a Paolo e di cui Luca stesso ci informa tramite gli Atti 14:8-18:

 

C’era a Listra un uomo paralizzato alle gambe, storpio sin dalla nascita, che non aveva mai camminato. Egli ascoltava il discorso di Paolo e questi, fissandolo con lo sguardo e notando che aveva fede di esser risanato, disse a gran voce: “Alzati in piedi!”. Egli fece un balzo e si mise

a  camminare.

La gente allora, al vedere ciò che Paolo aveva fatto, esclamò in dialetto licaonio e disse: “Gli dèi sono scesi tra noi in figura umana!”. E chiamavano Bàrnaba Zeus e Paolo Hermes, perché era lui il più eloquente.

Intanto il sacerdote di Zeus, il cui tempio era all’ingresso della città, recando alle porte tori e corone, voleva offrire un sacrificio insieme alla folla. Sentendo ciò, gli apostoli Bàrnaba e Paolo si strapparono le vesti e si precipitarono tra la folla, gridando: “Cittadini, perché fate questo?

Anche  noi  siamo  essere  umani,  mortali  come voi, e vi predichiamo di convertirvi da queste vanità al Dio vivente che ha fatto il cielo,  la terra, il mare e tutte le cose che in essi si trovano.

Egli, nelle generazioni passate, ha lasciato che ogni popolo seguisse la sua strada; ma non

ha cessato di dar prova di sé beneficando, concedendovi dal cielo piogge e stagioni ricche di frutti, fornendovi il cibo e riempiendo di letizia i vostri cuori”.  E così dicendo, riuscirono a fatica a far desistere la folla dall’offrire loro un sacrificio.

 

E gli Atti 28:7-10:

 

Nelle vicinanze di quel luogo c’era un terreno appartenente al “primo” dell’isola, chiamato Publio; questi ci accolse e ci ospitò con benevolenza  per tre giorni. Avvenne che il padre di Publio dovette mettersi a letto colpito da febbre e da dissenteria; Paolo l’andò a visitare e dopo aver  pregato gli impose le mani e lo guarì, dopo questo fatto, anche gli altri isolani che avevano malattie accorrevano e venivano sanati;

ci  colmarono di onori e al momento della partenza ci rifornirono di tutto il necessario.

 

Nel primo caso (Atti 14:8-18) la gente ha scambiato Barnàba per il dio Zeus (Giove) e Paolo per il dio Hermes Mercurio), infatti il sacerdote del dio Zeus voleva offrire, ai due apostoli, assieme alla folla, un sacrificio. Giustamente Paolo e Barnàba non volevano essere considerati dèi per cui non volevano sacrifici, infatti hanno detto: “Noi siamo esseri umani come voi e vi predichiamo di convertivi di queste vanità al Dio vivente”. Oltretutto, questa gente era politeista e non conoscevano Paolo, Barnàba e Gesù Cristo, per cui li volevano onorare (adorare) come dèi e non per quelli che erano.

Nel secondo caso (Atti 28:7—10) Paolo non era considerato un dio e anche qui ha guarito gli isolani, come nel caso precedente, con l’imposi­zione delle mani.

Cosa hanno fatto gli isolani? Lo hanno onorato.

Beh! Non risulta che Paolo ha impedito di essere onorato? O, Dio lo ha punito? NO!

Questo riconferma che non è proibito onorare o pregare gli uomini di Dio per andare a Gesù, come non è proibito Onorare o venerare la croce, cosa che non fanno i protestanti.

 

LA CROCE

Perché bisogna onorare o venerare la Croce? Cos’è la Croce?

La “Croce” è uno strumento di morte che è servito nel caso di Gesù, a far morire Lui, e la Sua morte è servita a espiare i peccati degli altri.

Quindi questo terribile strumento di morte per i Cristiani è diventato uno strumento da venerare, perché è stato un mezzo per salvare l’umanità. Leggiamo e verifichiamo le Sacre Scritture:

 

(Matteo 10:38)

Chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me.

 

(Luca 14:27)

Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo.

 

Come si nota Gesù parla proprio di “CROCE”, come di uno strumento bello che serve per la salvezza. E’ come per dire: “Chi non porta la propria sofferenza tramite la sua malattia”. Ecco la malattia è la “croce”, come per Gesù la sua sofferenza veniva procurata dalla malattia che era la “croce”. Quindi per Gesù la “croce” è una cosa bella.

Infatti, ripeto, Gesù non dice solo: “Chi non viene dietro di me, non può essere mio discepolo”, ma: “Chi non porta ‘la propria croce e non viene dietro di me…”.

La stessa cosa è per:

 

(Luca 9:23)

Poi, a tutti, diceva: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua.

 

(I Corinti 1:17-18)

“Cristo infatti non mi ha mandato a battezzare, ma a predicare il vangelo; non però con un discorso sapiente, perché  non venga vana la croce di Cristo.”

“La parola della croce... in­fatti è stoltezza per quelli che vanno in perdizione, ma per quelli che si salvano, per noi è potenza di Dio.”

(Galati 5:11)

..E’ dunque annullato lo scandalo della Croce?

(Galati 6:12,124)

“Quelli che vogliono fare bella figura nella carne, vi costringono a farvi circoncidere, solo per non essere perseguitati a causa della Croce di Cristo.”

“…Quanto a me invece non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo.”

 

(Efesini 2:16)

“…e per riconciliare tutte e due con Dio in un solo corpo, per mezzo della Croce.”

 

(Filippesi 3:18)

“Perchè molti, ve l’ho già detto, più e ora con le lacrime agli occhi ve lo ripeto, si comportano da nemici della Croce di Cristo.”

 

Ecc, ecc.

 

Come avrete notato, in questi versi sopraccitati viene abbastanza evidenziata la “CROCE”:

 

1) prenda la sua Croce. — 2) Non venga resa vana la Croce — La parola della Croce.. .è potenza di Dio — 3) E’ dunque annullato lo scandalo della Croce? — 4) solo per non essere perseguitati a causa della Cro­ce. Ma non ci sia altro vanto che nella Croce. — 5) per mezzo della Croce.

-6) Si comportano da nemici della Croce.

 

e come avrete notato non si parla di Gesù, in prima persona, ma della “CROCE”, come di uno strumento da rispettare, onorare, venerare.

 

Lo stesso Giovanni al cap. 3 del verso 124 ci informa:

 

E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il figlio dell’uomo.

 

Cosa significa “Come Mosè innalzò il serpente nel deserto”? Per quale motivo fu innalzato il serpente? Per la salvezza del popolo di Dio. La stessa cosa è per Gesù Cristo. Gesù fu messo nella croce per la salvezza dell’umanità.

Ora il serpente dov’era messo? Sull’asta.

Ma perché sull’asta? Non poteva essere messo a terra direttamente? Eppure fu messo sull’asta. Quindi il popolo guardava l’asta dov’era messo il serpente per la sua salvezza, alla stessa maniera bisogna guardare “la Croce”, perché c’era Dio figlio che l’ha reso Santa, per essere salvati.

Come dicevo, bisogna onorare “la Croce” perché essendoci stato Dio figlio a contatto è diventato un oggetto sacro. Perché ciò che tocca Dio diventa sacro, quindi bisogna adorare Dio e onorare o venerare ciò che ha toccato o appartiene a Lui.

E ancora: perché Giosuè si prostrò dinanzi all’Arca? (Giosuè 7:6) Perché c’era la “legge di Dio” e nello stesso tempo Dio faceva sentire la sua voce dall’Arca.

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Leggiamo “Giosuè 5:15”:

 

“Rispose il Capo dell’esercito del Signore a Giosuè: “Togli i sandali dai tuoi piedi, perché il luogo sul quale stai: è Santo”. Giosuè così fece.”

 

Chi c’era stato sopra quel luogo per essere santo, rispettato e onorato (il luogo) per doversi togliere i sandali? “Il capo dell’esercito del Signore”.

Alla stessa maniera pensa Gesù Cristo (Dio) che toccò la “Croce”. Dio ha reso sacro e santo il legno della croce:

 

IL MONTE:

 

(Esodo 19:10—12)

“Il Signore disse a Mosè: “Và dal popolo e purificalo oggi e domani: lavino le loro vesti e si tengano pronti per il terzo giorno, perché nel terzo giorno il Signore scenderà sul monte Sinai alla vista di tutto il popolo. Fisserai per il popolo un limite tutto attorno, dicendo: Guardatevi dal salire sul monte e dal toccare le falde. Chiunque toccherà il monte sarà messo a morte.”

 

(Ebrei 12:18—20)

“Voi infatti non vi siete accostati a un luogo tangibile e a un fuoco ardente, nè a oscurità, tenebra e tempesta, né a squillo di tromba e a suono di parole, mentre quelli che udivano scongiuravano che Dio non rivolgesse più a loro la parola; non potevano infatti sopportare l’intimazione:  Se anche una bestia tocca il monte sia lapidata.”

 

 

L’ARCA DELL’ALLEANZA:

 

(1 Cron. 15:1—2)

“Egli si costruì edifici nella città di Davide, preparò il posto per l’arca di Dio ed eresse per essa una tenda. Allora Davide disse: “Nessuno, se non i leviti,  porti l’arca di Dio  perché Dio li ha scelti come portatori dell’arca e come suoi ministri per sempre”.

 

(Giosuè 6:12~114)

“Di buon mattino Giosuè si alzò e i sacerdoti portarono l’arca del Signore; i sette sacerdoti, che portavano le sette trombe di ariete davanti all’arca del Signore, avanzavano suonando le trombe; l’avanguardia li precedeva e la retroguardia seguiva l’arca del Signore; si marciava a suon di tromba. Girarono intorno alla città, il secondo giorno, una volta e tornarono poi all’accampamento.” Così fecero per sei giorni. ecc.

 

L’ALTARE

 

(Esodo 29:37)

“Per sette giorni farai il sacrificio espiatorio per l’altare e lo consacrerai. Diverrà allora una cosa santissima e quanto toccherà l’altare sarà santo.”

 

Nota: Quando l’animale e qualsiasi cosa toccava l’altare consacrato dall’uomo, diventava santo. Pensa per “la croce” di Cristo toccata da Dio.

 

L ‘OLOCAUSTO

 

(Levitico 6:17—20)

“Il Signore disse ancora a Mosè: “Parla ad Aronne e ai suoi figli e dì loro: Questa è la legge del sacrificio espiatorio. Nel luogo dove si immola l’ olocausto sarà immolata davanti al Signore la vittima per il peccato. E’ cosa santissima. La mangerà il sacerdote che l’offrirà per il peccato;

dovrà mangiarla in luogo santo, nel recinto della tenda del convegno. Qualunque cosa ne toccherà le carni sarà sacra.”

 

 

I CONSACRATI

 

(Salmi 105:15)

“Non toccate i miei consacrati, non fate alcun male ai miei profeti”.

 

GLI INDUMENTI E/O LE RELIQUIE

 

(Matteo 9:20 e 22)

“Ed ecco una donna, che soffriva d’emorragia da dodici anni, gli si accostò alle spalle

e toccò il lembo del suo mantello. ...E in quell’istante guarì.”

 

 

(Matteo 14:36)

“…e lo pregavano di poter toccare almeno l’orlo del suo mantello. E quanti lo toccavano guarivano.”

 

(Atti 19:11—12)

“Dio intanto operava prodigi non comuni per opera di Paolo, al punto che si mettevano sopra fazzoletti  o  grembiuli che erano stati a contatto con lui (Paolo)  e le malattie  cessavano e gli spiriti fuggivano.”

 

I MORTI

 

(2 Re 13:20—21)

“Poi Eliseo morì e fu  posto nel sepolcro. In quello stesso anno bande di predoni Moabiti vennero nel paese. Or, mentre alcuni stavano seppellendo un morto, ecco, videro questi predoni e impauriti gettarono il cadavere nel sepolcro di Eliseo. Ma appena quel morto ebbe toccato le  ossa di Eliseo, risuscitò, si alzò in piedi e se ne andò.”

 

Quindi la “Croce”, “Maria” (madre di Gesù), gli “Apostoli”, i “Santi”, gli “Angeli”, come 1’ “Arca dell’alleanza”, il “serpente di bronzo”, i “consacrati” o ciò che rappresentano, ecc., devono essere onorati, venerati (ma non adorati), portati in processione, o messi in qualsiasi luogo, perché appartenenti a Dio Padre, a Gesù (Dio Figlio) e allo Spirito Santo (Dio) e per cui sacri a Dio.

 

- Adorazione per dulia ecc.

I pastori protestanti ribadiscono che Gesù avendo detto: “Solo a Lui rendi culto.”, la Chiesa Cattolica automaticamente è idolatra.

 

Senza fare commenti leggiamo le definizioni di “Culto” e di “Immagini sacre” sul “DIZIONARIO DEL CRISTIANESIMO” di Enrico Zoffoli, della SINOPSIS - INIZIATIVE CULTURALI.

 

CULTO. — Manifestazione sensibile della stima dovuta ad una persona che eccelle  per singolari doti di spirito. — Supremo - e più propria­mente detto — è quello religioso che spetta a Dio, riconosciuto come Signore assoluto dell’universo e della vita umana (c. di latria).

— Segue il c. dovuto all’umanità di Cristo, anch’essa adorabile per la Persona del Verbo a cui appartiene. — E un c. d’ordine inferiore si deve alla Vergine (c. di protodulia) agli Angeli e ai Santi (c. di dulia, assoluto), e alle reliquie ed immagini dei medesimi (c. di dulia, relativo)

 

IMMAGINI SACRE. - Le immagini che rappresentano Dio, il Cristo, la Vergine, gli Angeli e i Santi rispondono ad una fondamentale esigenza del pensiero umano, bisognoso di elevarsi alla considerazione dell ‘immateriale e dell ‘invisibile in base all ‘esperienza del sensibile:

non è “umano” un solo pensiero che in qualche modo non si riferisca a dei “fantasmi”.

Le condizioni richiamate dal Magistero erano pienamente comprensibili. Si richiedeva che:

a) le rappresentazioni fossero ispirate al dogma, capaci di elevare lo spirito e coltivare la pietà cristiana…;

b) il culto fosse “relativo”, non “assoluto”, ossia non si arrestasse alla immediata materialità dell’immagine (tela, legno, pietra, metal­lo...), quasi che in essa risiedessero virtù occulte o qualcosa di divino (“non quod credatur intesse  aliqua in iis divinitas vel virtus”) ma si riferisse esclusivamente alla persona rappresentata…

c) si rispettasse la distinzione tra culti di “latria”, dovuto solo a Dio; e di “dulia” o “venerazione” per la Vergine e i Santi...: nessuna creatura può essere adorata;

 

Quindi non adorazione come affermano i protestanti (e non è un concetto filosofico) ma “manifestazione sensibile della stima dovuta ad una persona che eccelle per singolari doti di Spirito”.

La parola “latria” significa: “adorazione”. La parola “dulia” significa: “venerazione”.

Quindi il culto Supremo (culto di adorazione), che è quello religioso (la Santa Messa o Santa Mensa) che spetta solo a Dio (riconosciuto come Signore assoluto di tutto) e a Cristo come umanità da adorare come Dio.

Poi il “DIZIONARIO” spiega del culto (manifestazione sensibile della stima dovuta ad una persona che eccelle per singolari doti di spirito) d’ordine inferiore (solo venerazione) che si deve alla vergine, che non è un culto supremo e religioso (quindi nessuna messa o mensa per la Madonna).

Infatti, le funzioni religiose per la Santa Messa sono dedicate tutti a Dio e a Gesù. Se c’è qualche ricorrenza per Maria nella Messa durante tutta la funzione tutto è dedicato a Gesù e a Dio, solo nella predicazione il sacerdote (che spiega le Sacre Scritture lette nella funzione) spende qualche parolina parlando della Sua Virtù (anche per i Santi la stessa cosa), ma sempre come intermediari presso Dio, niente di più. Nessuna adorazione è dovuta a Maria, ai Santi, e agli Angeli, ma solo e soltanto rispetto e onore perché ci portano a Gesù e che sono più vicini a Lui.

 

Prima di continuare ci chiediamo chi sono i Santi? Ce lo facciamo spiegare dal solito “DIZIONARIO DEL CRISTIANESIMO”.

 

SANTO.— E’ chiunque, per la grazia di Cristo, è vissuto in modo esemplare, imitando le sue virtù in grado eminente, eroico; e ora, membro della Chiesa trionfante, gode la visione beatifica e intercede per noi, partecipe della perenne mediazione redentiva del Cristo.

 

Possiamo sapere con certezza che un dato defunto merita il titolo di “santo” solo dalla Chiesa quale Madre e Maestra di santità.

I Santi non sono eguali, perché la santità varia secondo la fisionomia interiore dei singoli fedeli, ognuno dei quali è dotato di una ‘perso­nalità” assolutamente unica, irripetibile, inimitabile. Tutti però -  ciascuno a suo modo — ritraggono l’inesauribile perfezione di Cristo, Tipo ideale di santità a cui tutti devono somigliare per essere riconosciuti e accolti dal Padre, che si compiace soltanto del proprio Figlio.

I veri Santi sono moltissimi: quelli conosciuti possono dare solo una pallida idea di tale stupenda realtà. La stragrande maggioranza è ignorata. Anche tra loro si dà una gerarchia fondata sul grado di somiglianza di ciascuno al Cristo, fonte della grazia, “dalla cui pienezza tutti attingono”  (1 Gv.1:16)

 

Quindi Santo in parole povere significa: “uomo di Dio o appartenete a Dio”. Se è un uomo di Dio o appartenente a Dio, non può essere un dio.

Come del resto lo stesso Dizionario Enciclopedico De Agostini recita:

 

santo agg.-. . .In senso religioso è attributo di Dio e di tutto ciò che appartiene a Lui o da Lui emana; degno di venerazione.

 

Quando si fanno le processioni (come l’Arca dell’alleanza) a questi Santi, compresa Maria (in un certo qual modo socio l’Arca dell’alleanza), se hai partecipato, tutte le preghiere vanno a Dio iniziando dal Padre Nostro e poi ai Santi si chiede di intercedere presso Dio.

Allora perché Gesù ha detto: “Il culto solo a Dio”, come giustamente dicono i Pastori protestanti?

Leggiamo insieme il passo dove si fa questa affermazione (Matteo 14:8..1O)

 

Di nuovo il diavolo lo condusse con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse:

“Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai”. Ma Gesù gli rispose:

“Vattene, Satana! Sta scritto: Adora il Signore dio tuo e a lui solo rendi culto”

 

Notatiamo ancora: “Sta scritto”, Gesù di cosa sta parlando? Dove sta scritta quella affermazione? Non sta parlando del Nuovo Testamento, perché ancora non esisteva (La vera Bibbia completa per come l’abbiamo oggi è stata messa insieme nel IV° secolo d.C.), ma parlava del Vecchio e precisamen­te Deut.6:13 che recita:

 

“Guardati dal dimenticare il Signore, che ti ha fatto uscire dal paese d’Egitto, della condizione servile. Temerai il Signore Dio tuo, lo servirai e giurerai per il suo nome. Non  seguirete altri déi, divinità dei popoli che vi staranno attorno, perché il Signore tuo Dio che sta in mezzo a te, è un Dio geloso, l’ira del Signore tuo Dio si accenderebbe contro di te e ti distruggerebbe dalla terra.”

 

Ora avendo letto tutto ciò, è ancora più chiaro, in sostanza Gesù risponde a Satana che vuole essere adorato come dio, non si accontenta di essere venerato come un “santo”: “Adora il Signore Dio e a lui devi servire” (sottintendendo: “io sono il tuo Dio e queste cose che vuoi dare a me, non sono tuoi ma di Dio, sono io che devo essere servito). Infatti il verso 11 di Matteo cap. 4, recita:

 

“Allora il diavolo lo lasciò ed ecco gli angeli gli si accostarono e lo servivano.”

 

Proprio per dimostrare che Gesù è Dio e deve essere servito come hanno fatto gli angeli.

Ma ora dimmi, che c’entra questo con la Chiesa Cattolica e con l’onore che si dà ai Santi e Maria?   Gesù che viene servito da noi, tutti i giorni nella Messa o Santa Mensa del Signore.

 

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Analizziamo maggiormente con la Bibbia cosa dispiace­va a Dio quando qualcuno si rivolgeva agli Idoli e cosa pensavano di Dio e poi fare dei paragoni:

 

(Giudici 6:25—26)

In quella stessa notte il Signore gli disse:

“Prendi il giovenco di tuo padre e un secondo di sette anni, demolisci l’altare di Baal fatto da tuo padre e taglia il palo sacro che gli sta  accanto. Costruisci un altare al Signore tuo Dio sulla cima di questa roccia, disponendo ogni cosa con ordine; poi prendi il secondo giovenco e offrilo  in olocausto sulla legna del palo sacro che avrai tagliato”.

 

Dio fa demolire “l’altare” di Baal e poi fa ricostruire “un’altare” a Lui stesso (il Signore).

Notiamo che fa distruggere ciò che appartiene agli dei (inesistenti) e lo fa ricostruire in modo che appartenga a Lui stesso.

 

(1° Samuele 5:1-5)

“I Filistei, catturata l’arca di Dio, la portarono da Eben-Ezer ad Asdod. I Filistei poi presero l’arca di Dio e la introdussero nel tempio di Dagon. Il giorno dopo i cittadini di Asdod si alzarono ed ecco Dagon giaceva con la faccia  a terra davanti all’arca del Signore; essi presero Dagon e lo rimisero al suo posto. Si alzarono il giorno dopo di buon mattino ed ecco Dagon con la faccia a terra davanti all’ arca del Signore, mentre il capo di Dagon e le palme delle mani giacevano staccate sulla soglia; solo il tronco era rimasto a Dagon. A ricordo di ciò i sacerdoti di Dagon e quanti entrarono nel tempio di Dagon in  Asdod non calpestano la soglia fino a oggi.”

 

Notare qui il confronto: Ciò che appartiene a Dio resta in piedi, ciò che appartiene all’idolo (Dagon) cade e si distrugge. Eppure sia l’arca che l’idolo sono fatti da mano d’uomo.

 

 

(Isaia 45:20)

“Non hanno intelligenza coloro che portano un loro legno e pregano un dio che non può salvare.”

 

(Esodo 20:5)

“Non ti prostrerai davanti a loro (dèi) e non li servirai. Perché io, il Signore, sono il tuo Dio, un Dio Geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, “per coloro” che mi odiano.”

C’è pure da porsi una domanda, dei tanti cattolici, degli evangelici, dei testimoni di Geova, dei mormoni (non mi riferisco ai massimi vertici), chi odia Dio?

 

Dio parla chiaro: “punisco coloro che mi odiano”.

Io rispondo: “NESSUNO”, perché chi segue una religione (giusta o sbagliata) lo fa perché ama il Signore, perché crede che il Signore si trova in quel movimento religioso.

Quando qualche neo evangelico apparteneva al cattolicesimo, odiava Dio? No sicuramente. Che significa questo? Quando una persona, per esempio, segue Baal o Astarte o Buddha, lo prega chiedendo un qualcosa perché crede che quello è il suo dio. Credendo che quello è il suo dio, automaticamente non crede al Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, quindi non credendolo non gli può mostrare amore, ma odio, perché considero vero dio Baal e falso Jahvè. Ne consegue che un falso dio va sicuramente odiato.

Se facciamo il contrario, noi crediamo al nostro Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, e se lo crediamo, lo amiamo e lo adoriamo, per cui se crediamo a Lui non possiamo riconoscere affatto per es. Baal per nostro dio, per cui non lo amiamo anzi neanche lo consideriamo, per noi non esiste.

Per cui quando ci sono persone che pregano questi dei, non amano il nostro Dio, diventano Idolatri, ed è chiaro che non si rivolgeranno mai a Gesù, ne direttamente, ne tramite altri santi. Dio stesso poi li giudicherà. Questa, è pura idolatria. Se leggiamo attentamente tutta la Scrittura dall’inizio della Bibbia fino all’ultima pagina ci accorgeremo che tutti quelli che si sono rivolti agli dèi, non sono stati mai esauditi da Dio.

Facciamo una ulteriore analisi sulla Chiesa Cattolica, per verificare se nelle preghiere verso Maria e i Santi c’è idolatria.

La prima preghiera che il fedele recita sempre è il “Padre Nostro” e noi sappiamo che è la preghiera che ci ha insegnato Gesù, preghiera recitata dai Cattolici, ma non l’ho mai sentita da parte di protestanti, come i pentecostali ad esempio, (confermo in pieno, anch’io quando frequentavo le comunità pentecostali non sentivo mai pregare con il Padre Nostro, ndr Incardona Salvatore).

-ricordo che sto citanto un trattato scritto dal fratello Paolo Blandini di Caltanissetta-.

La preghiera recitata a Maria Madre di Gesù è l’Ave Maria che è:

 

Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta fra le donne e benedetto è i frutto del tuo seno, Gesù.

 

Anche questa preghiera è tratta dalla Sacra Bibbia (Lc 1,28;42). Poi continua:

Santa  Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,  adesso e nell’ora della nostra morte. Amen

 

Come notiamo, si chiede a Maria di pregare per noi, GESU’.

Cosa c’è qui di idolatrico?

Qui in questa preghiera non ci rivolgiamo a Maria come dèa, ma come madre di Gesù (Dio) a cui chiediamo di pregare per noi.

Spesso, si chiedono le preghieme dei fratelli in casi di bisogno: “Fratello/pastore, prega per me che io pregherò per te”.

E non penso che facendo questa richiesta ai fratello o al pastore, si pecchi di idolatria.

I fedeli cattolici fanno le stesse cose, chiedono al fratello, alla sorella, al sacerdote, a Maria (che è più vicina a Gesù) di pregare per noi, Gesù.

 

Vediamo qualche altra preghiera (chiedere qualche cosa):

 

Salve Regina, madre di misericordia, vita, dolcezza e speranza

Nostra  salve. A te ricorriamo, noi esuli figli  di  Eva;

a te sospiriamo gementi e piangenti in questa valle di lacri­me.

Orsù dunque, avvocata nostra, rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi .

E mostraci, dopo questo esilio Gesù, il frutto  benedetto del tuo seno...

 

Leggendo il termone “avvocata” i protestanti balzano dalla sedia, “uno solo è il nostro avvocato presso Dio, Gesù Cristo”.

Ma Maria non è il nostro avvocato presso Dio, ma con le sue preghiere ci difende dagli attacchi di Satana. In fondo cosa fa un avvocato, se non difendere l’assistito. Quando noi preghiamo per i nostri fratelli bisognosi li difendiamo dagli attacchi di satana e dalle sue macchinazioni, ma l’unico che agisce in modo concreto tramite le nostre suppliche è Cristo Gesù.

L’avvocato difende l’assistito dalle accuse del pubblico ministero, davanti al giudice, al quale chiede giustizia e clemenza. Noi pregando per i nostri fratelli chiediamo clemenza a Dio, tramite Gesù Cristo, che è il nostro avvocato supremo. Ma anche noi siamo un tramite, tra il fratello bisognoso e Gesù. La stessa Bibbia ci esorta a pregare gli uni per gli altri. Perché?

Magari il diretto interessato, in un momento di scoraggiamento, non è nelle condizioni ideali per pregare bene, la sua fede spesso vacilla. Ecco quindi l’utilità della preghiera, come comunione dei santi, sia nella carne, sia nello spirito.

 

Vediamo alcune preghiere o richieste per i Santi:

 

INVOCAZIONE A S.ANTONIO DI PADOVA

O caro S.Antonio, rivolgo a te la  mia preghiera,  fiducioso nella tua bontà compassionevole che sa ascoltare tutti e tutti consolare: sii  mio  intercessore  presso  Dio.

Tu che conducesti una vita evangelica, aiutami a vivere nella fede e nella speranza cristiana; tu che predicasti il messaggio della carità, ispira agli uomini desideri di pace e di fratellanza;

 

 

PREGHIERA A S.ANTONIO

O Dio, Padre buono e misericordioso, che hai scelto S.Antonio come testimone del Vangelo e messaggero di pace in mezzo al tuo popolo, ascolta

la preghiera che ti rivolgiamo per sua intercessione.

Santifica ogni famiglia, aiutala a crescere nella fede; conserva in essa l’unità, la pace. la serenità. Benedici i nostri figli , proteggi i giovani

Soccorri quanti sono provati dalla malattia, dalla sofferenza e dalla solitudine.

Sostienici nel le fatiche d’ogni  giorno, donandoci  il  tuo

amore. Per Cristo nostro Signore. Amen.

 

PREGHIERA A PADRE PIO

O Gesù, pieno di grazia e di carità e vittima per i peccati, che, spinto dall’amore per le anime nostre, volesti morire sul la croce, io ti prego

umilmente di glorificare, anche su questa terra, il servo di Dio, Padre Pio da Pietralcina, che, nella partecipazione generosa ai tuoi patimenti,

tanto ti amò e tanto si prodigò per la gloria del Padre Tuo e per il bene delle anime.

Ti supplico, perciò, di volermi concedere, per la sua inter­cessione, la grazia..., che ardentemente desidero.

 

Dov’è l’idolatria in queste preghiere? E’ perché lo dicono i protestanti o è perché lo dice la Sacra Bibbia?

La Bibbia c’informa che è idolatra colui che prega un dio che non ci può salvare. Ma tutte le preghiere della Chiesa Cattolica sono rivolte al vero Dio (Gesù) che ci può salvare, o a persone che hanno servito Dio e che quindi sono appartenuti al vero Dio, di cui si chiede di intercedere per noi presso Gesù, ma noi cattolici, compresa la Chiesa, mai ci siamo sognati e mai ci sogneremo di rivolgerci agli dei e quindi agli idoli. Quando preghiamo davanti una statua, non preghiamo e non ci sogniamo di pregare la statua, ma ciò che rappresenta.

Noi lo sappiamo benissimo che le statue di Gesù e/o di Maria non sono loro (il legno, o il gesso), chi ci accusa di adorare addirittura le statue ci crede forse persone menomate mentali?

Per esempio quando Dio fece erigere i cherubini nell’arca dell’alleanza e Salomone nel tempio, è chiaro che Dio ci ha fatto capire (compreso Salomone) che quei cherubini o angeli fatti di legno o di altro materiale non erano angeli, ma rappresentavano gli angeli, e lo stesso quando Dio disse di guardare (o rivolgersi) ai serpente di bronzo per essere guarito, eppure chi io guardava non era considerato idolatra. La stessa cosa è per Maria e per i Santi (che non sono dèi ma servitori di Dio). Ma ciò che contrasta con gli idoli, è che il fedele, quando si è rivolto al Santo o a Maria, con o senza statua, per intercedere presso Gesù, strano ma, vero, moltissimi sono stati esauditi.

Esistono molte e rigorose analisi scientifiche che confermano diverse guarigioni inspiegabili.

Ne hanno parlato e ne parlano televisione, radio, giornali, telegiornali, ecc. ecc. Diversi protestanti hanno detto, e dicono, che questi miracoli sono avvenuti tramite il demonio, ma vorrei ribadire che molti di questi miracoli sono stati seguiti da profezie che si sono regolarmente avverate, quindi profezie che non possono mai venire dal demonio (Dt.18:21-22)

“Se tu pensi: Come riconosceremo la parola che il Signore non ha detta? Quando il profeta parlerà in nome del Signore e la cosa non accadrà e non si realizzerà, quella parola non l’ha detta il Signore; l’ha detta il profeta per presunzione; di lui non devi aver paura.“

 

Ma stia attento quel protestante o cattolico (dicendo che i miracoli avvenuti per intercessione dei santi…sarebbero opera del demonio) che fa questa affermazione, perché se veramente i miracoli vengono da Dio, pecca contro lo Spirito Santo, e Gesù ha detto che chi pecca contro lo Spirito Santo non sarà perdonato né in questa vita né nell’altra vita.

Meglio dire: “Non ci credo o non lo so”, ma mai fare affermazioni del genere (che viene dal demonio). Eppure la spavalderia giudicante di molti protestanti, li porta a dare giudizi certi, senza l’ombra del minimo dubbio.

Mai mi sono permesso di dire che le guarigioni dei protestanti vengono dal demonio, proprio per non rischiare di peccare contro lo Spirito Santo.

Parliamo delle processioni (processione dell’Arca dell’Alleanza). Le processioni che si fanno per un Santo o per Maria, sono in loro onore, come ringraziamento per la loro vita dedicata a Cristo Gesù.

Lucidamente bisogna ammettere che talvolta si vedono delle esagerazioni che sfiorano l’idolatria, ma queste vanno a carico di quei “fedeli” che eccedono. La dottrina cattolica non insegna ad adorare i santi al posto di Dio. Forse una più scrupolosa attenzione di qualche parroco, eviterebbe gli eccessi di alcuni fedeli, che andrebbero duramente rimproverati, e istruiti in merito.

(cfr, un ampio stralcio di uno studio di Blandini Paolo di Caltanissetta).

 

LA VERA IDOLATRIA

Oggi è di moda presentare, attraverso i mass media, eventi ritenuti sensazionali, miracolistici o presunti tali, a un pubblico spesso emotivo, che difficilmente riesce a discernere il vero dal falso. Proliferano maghi, indovini, santoni, perché offrono l’illusione di elargire la panacea, il rimedio facile per tutti i problemi. Molti depressi o delusi della propria vita sperano sempre nel colpo di fortuna o nell’improvvisa buona sorte.

Non vanno alla radice del proprio malessere: devono trovare un alibi esterno per non impegnarsi a crescere interiormente. Così per alcuni la vita si riduce a girovagare alla ricerca del santone o dello pseudo carismatico che li aiuti miracolosamente a individuare con esattezza il loro problema e a porvi un facile rimedio. Quando ci si sofferma nel fenomeno in sé, la mente rischia la sclerotizzazione: si dà per scontato che tutto e lì, già chiaro. Si pensa: esiste il “segno”, e ciò vuol dire che la trascendenza c’è. E così la mente non procede oltre, non indaga, si appiattisce.

Subentra l’inconscia presunzione che tutto può essere facilmente conosciuto. No, la verità richiede fatica, applicazione, costanza. Tra le parole della Bibbia c’è proprio l’espressione: “Fuori i cani, i fattucchieri, gli omicidi, gli idolatri e chiunque ama e pratica la menzogna”. L’idolatria è fissarci sulla staticità, non andare oltre le cose, pensare che non ci sia più niente da scoprire, banalizzare l’approfondimento (cf Famiglia Cristiana n.38 2002).

L’attaccamento morboso al denaro, al lusso, al cantante, al pilota, all’attrice, al benessere, ai confort, alla TV, è idolatria!

Adorare altri dèi è idolatria, ma purtroppo oggi in giro c’è molta confusione su cosa sia di preciso l’idolatria, molti protestanti ad esempio credono di saperlo benissimo, ergendosi a giudici di noi cattolici, ma in realtà hanno le idee molto confuse. Arrivano persino a chiamare idolatra chi fa uso della statua di Gesù Cristo, ma questi fratelli ci credono così sprovveduti da farci pensare che dentro la statua c’è Gesù? E che cosa vuol dire usare le statue? Ci servono da ausilio per richiamare meglio la nostra mente verso la persona rappresentata dalla statua, oppure crediamo che dentro la statua c’è il santo, o Gesù stesso? Possibile che noi cattolici siamo così bigotti da credere che dentro la statua di Gesù c’è Gesù, o dentro la statua del santo c’è il santo?

Ma la statua di  Gesù mi rappresenta forse un Dio diverso dal Dio dei cristiani?

Le statue dei santi mi rappresentano forse persone sataniche, oppure santi che hanno dedicato la loro vita a Cristo Gesù?

Se mi leggo gli scritti e gli insegnamenti di ciascun santo, questi mi portano forse a Zeus, Budda, Astarte, Baal, alle mucche sacre degli indù, ecc.? Diversamente se leggo gli scritti buddisti, induisti, ecc., questi non portano al vero Dio, non portano a conoscere Cristo Gesù.

La Chiesa cattolica è davvero una chiesa idolatrica che spinge alla perdizione i suoi fedeli?

Il punto di partenza per una giusta analisi è: Dio può contraddirsi? Nella sua prescienza, nella sua onniscienza poteva Dio non prevedere che il popolo ebraico per un certo periodo dovesse cadere nell’idolatria?

Come mai allora Dio stesso istruì prima Mosè e poi Salomone su come doveva essere fatto il tempio sacro, e addirittura fece mettere nel suo interno immagini di buoi, e altri animali, oltre a quelle dei cherubini (1 Re 6,23-29)? Oppure i dodici tori su cui riposava il mare di bronzo (1 Re 7,25) e i leoni del trono di Salomone (1 Re 10,19 ss.). Poteva forse Dio sbagliare, e poi dopo essendosi accorto dell’errore di valutazione, proibire le immagini?

E come mai Mosè poco tempo dopo aver ricevuto le tavole della Legge, costruì 12 stele, (cioè 12 monumenti scolpiti) rappresentanti le 12 tribù di Israele?

NO, fratelli Dio non sbaglia, Dio non può sbagliare, Egli dapprima autorizzò l’uso delle immagini sacre perché in quel momento il cuore del popolo ebraico non era corrotto, ma quando si accorse che si cominciava a corrompere le proibì a scopo educativo, a scopo preventivo, affinché il popolo non deviasse. Qualcuno potrebbe obiettare: “ma se Dio è onnisciente, sapeva di certo come andava a finire agli ebrei con le statue, perché dunque non le proibì in toto, evitando di farne inserire addirittura nel tempio?” Credo che il metodo pedagogico di Dio, sia insuperabile, e che quindi ci ha voluto insegnare distinguere il sacro dal profano. Dobbiamo saper distinguere ciò che è lecito da ciò che non lo è. Nella fattispecie dobbiamo distinguere ciò che ci porta all’idolatria da ciò che invece ci conduce a Dio, le immagini che fungono da contorno sacro, con il loro preciso significato, al tempio di Dio da quelle che invece indicano simboli satanici o comunque falsi dei.

oppure “Se Dio non si contraddice mai, perché allora dopo la proibizione di farsi sculture delle cose del cielo, della terra e di sotto terra, ordinò Lui stesso le raffigurazioni dei cherubini, dei tori, ecc.. all’interno del Suo tempio?”

Qui sta la chiave di lettura che ci indica come considerare le statue, e di disciplinarne il loro uso.

Si tratta dunque di contraddizioni da parte di Dio, o di errata interpretazione da parte protestante?

Da notare comunque che gli ebrei non furono puniti perché fecero delle statue a Aronne, Giosuè ecc., ma perché si costruirono figure d’oro, da adorare, il vitello non raffigura una persona che porta a Dio, un servo di Dio, ma raffigura un idolo in contrasto con l’unico e vero Dio. Gli ebrei con quelle figure nei loro cuori sostituivano Dio, lo abbandonavano per adorare ciò che potevano vedere con i propri occhi (il vitello). Noi cattolici cristiani non sostituiamo Dio con i santi, sappiamo benissimo che i santi (che non sono figure di animali o di fantasia) con il loro esempio di vita vissuta, ci portano a Dio.

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06/09/2009 11:32

Le accuse: “I Cattolici dicono che le loro statue e le loro immagini non sono idoli perché non rappresentano animali o uccelli o pesci, ma non è così come essi dicono perché la Parola di Dio chiama idoli sia le sculture e le immagini di bestie, di uccelli e di pesci che le sculture e le immagini rappresentanti Cristo, Maria, e i santi tradizionali e qualsiasi altra persona. Il passo suddetto lo fa capire molto bene questo. Fratelli, nessuno vi seduca in alcuna maniera.

-  “Non erigerai alcuna statua: cosa, che l’Eterno, il tuo Dio, odia”.[1]

-  “I Leviti parleranno e diranno ad alta voce a tutti gli uomini d’Israele: Maledetto l’uomo che fa un’immagine scolpita o di getto, cosa abominevole per l’Eterno, opera di mano d’artefice, e la pone in luogo occulto! E tutto il popolo risponderà e dirà: Amen”.[2]

Quindi tutti coloro che fanno un’immagine scolpita sono sotto maledizione. -  Dio dice in Geremia: “Ma costoro tutti insieme sono stupidi e insensati; non è che una dottrina di vanità; non è altro che legno; argento battuto in lastre portato da Tarsis, oro venuto da Ufaz, opera di scultore e di man d’orefice; son vestiti di porpora e di scarlatto, son tutti lavoro d’abili artefici. Ma l’Eterno è il vero Dio, egli è l’Iddio vivente, e il re eterno; per l’ira sua trema la terra, e le nazioni non posson reggere dinanzi al suo sdegno.... Quando fa udire la sua voce v’è un rumor d’acque nel cielo; ei fa salire i vapori dalle estremità della terra, fa guizzare i lampi per la pioggia e trae il vento dai suoi serbatoi; ogni uomo allora diventa stupido, privo di conoscenza; ogni orafo ha vergogna delle sue immagini scolpite; perché le sue immagini fuse sono una menzogna, e non v’é soffio vitale in loro. Sono vanità, lavoro d’inganno; nel giorno del castigo, periranno”.[3]

Quindi tutti coloro che si reputano savi e insegnano a farsi statue e immagini sono stupidi ed insensati davanti a Dio ed insegnano una dottrina vana. Inoltre secondo il profeta Geremia nel giorno in cui Dio castigherà le nazioni per la loro malvagità periranno tutte le statue e tutte le immagini che gli uomini si sono fatti per adorarli.

Che lo sappiano bene i Cattolici romani: le statue e le immagini raffiguranti Cristo, Maria, i santi antichi od altri uomini che essi hanno innalzato e dipinto nelle loro basiliche, nelle loro case, per le strade e le piazze, sulle montagne e in tanti altri luoghi nel giorno del castigo periranno assieme a coloro che gli offrono il culto.“ (In questo capitolo le accuse sono prese dal sito della Nuova Via, comunità pentecostale).

 

Ecco un esempio di errata interpretatazione da parte protestante. Citano innumerevoli passi, per convincere i loro fedeli, ma omettono di fare adeguate riflessioni sulle immagini contenute nel tempio di Dio e sul loro significato. Omettono anche di chiarire che gli artisti di cui parla il profeta Geremia non costruivano sculture di santi, bensì di falsi dei. E credo che anche le figure inserite nel tempio di Davide e di Salomone vennere fatte da artisti dell’epoca, dobbiamo pensare che anche il tempio di Dio era maledetto? Gli artisti che fecero i cherubini, tori, buoi, frutta, furono maledetti?

Nella Bibbia si vede chiaramente che Dio non proibisce le immagini in senso assoluto, ma in senso relativo, relativo cioè al modo di intenderle e di venerarle del popolo, se le immagini fossero state proibite in assoluto Dio non le avrebbe sicuramente fatte mettere all’interno del Suo tempio, ne tanto meno avrebbe consentito a Mosè di erigere le 12 stele,  perché Dio non tenta l’uomo.

Dio proibiva e proibisce l’adorazione di dèi stranieri, non l’uso di immagini in assoluto, altrimenti come abbiamo visto non si spiegherebbe come mai Salomone nel suo trono avesse raffigurato due leoni, le teste di vitello sullo schienale, e i dodici leoni sui sei gradini.

Se Dio proibì le immagini Salomone facendone uso, fu forse un idolatra che le ha inserite di testa sua? Eppure gli ordini che Dio diede a Salomone li troviamo chiari e limpidi scritti nella nostra Bibbia. Il serpente di bronzo raffigurava un animale strisciante, le statue dei leoni di Salomone raffiguravano animali feroci, ma sempre animali erano, quindi se Dio fece distruggere il serpente perché permise o ordinò la costruzione delle statue dei leoni, e le raffigurazioni dei vitelli?

E soprattutto proprio i vitelli non dovevano richiamare alla mente degli ebrei il famoso vitello d’oro di Aronne?

Ma come è possibile che Salomone fosse così sprovveduto? E come è possibile che Dio benedicesse Salomone, e anzi ordinasse Lui stesso le raffigurazioni di vitelli e cherubini dentro il suo tempio?

E’ insensato affermare che Dio non proibisce le immagini ma l’adorazione di dèi stranieri?

Dio proibisce l’uso delle immagini quando queste raffigurano divinità straniere, idoli stranieri che portano il popolo a tradire l’unico e vero Dio!

Oggi è facile vedere raffigurazioni di serpenti, vitelli e animali vari, ma siamo sicuri che noi cattolici li adoriamo?

Non è raro vedere raffigurazioni simili nelle case dei fratelli separati, in oggettini vari (tipo statuette di Venere, di Budda, di Diana, Bacco, aquile, gabbiani, cavalli, elefanti, ecc.,  posti sopra i mobili, pitture, poster ecc., come mai loro che sono così attenti alle “prescrizioni bibliche” non fanno nemmeno caso a questo tipo di raffigurazioni che si trovano nelle loro case?

Eppure Venere, Bacco, Diana, Budda, sono dei veri e propri idoli! Ma visto cosa fecero gli ebrei con il vitello, anche i fratelli protestanti corrono il rischio di dare risalto ad un idolo (che sia vitello, cavallo, elefante) dipinto magari in un loro quadro appeso in bella vista su di una parete.

Paradossalmente considerano idolo la statua di Maria, e mettono sopra i propri mobili quella di Venere o altre!

Ma Dio non aveva proibito tutte le immagini indistintamente?

E allora come mai nei loro quadri, posters, oggettini vari troviamo raffigurazioni di animali, cagnolini, gattini, uccellini, ecc. ecc.?

Perché invece considerano idolatriche le raffigurazioni dei santi cattolici?

Rispondono che loro  non servono l’elefante che hanno dipinto nel quadro, mentre noi cattolici serviamo i santi, rivolgendoci a loro in preghiera. A questa osservazione ho già risposto prima, parlando della comunione dei santi, e comunque questo argomento viene adeguatamente approfondito nel capitolo dedicato proprio alla Comunione dei Santi. Continuiamo.

Dio quando proibì le immagini fece forse distinzione tra le varie immagini?

Fratelli separati siete proprio sicuri che noi cattolici adoriamo i santi?

Provate a chiedere porta a porta e vedrete che cosa vi risponderanno!

Al tempo degli apostoli erano proibite, dagli ebrei, le immagini raffiguranti figure umane, visto che la maggior parte del popolo era ancora sotto la Legge, e considerato che Jahvè non l’aveva mai visto nessuno. Gli ebrei non credevano in Cristo, allora risulta chiaro che non potevano riprodurre immagini di Cristo, nella loro memoria c’erano gli errori commessi al tempo del vitello d’oro o del serpente di bronzo. Il popolo non tollerava in Gerusalemme le insegne militari con l’effigie di Tiberio, ed Erode il Grande non potè farsi erigere una statua nel suo regno, proprio a causa di questa rigida interpretazione della Legge. Teniamo comunque presente che i romani erano dei veri e propri idolatri, che adoravano il loro imperatore come un dio, gli ebrei sapevano bene tutto questo, quindi proibivano gli stemmi e le statue dei re romani, o di qualsiasi altro re.

Invece nei secoli II-III troviamo bellissime pitture di fatti e personaggi biblici nelle sinagoghe di Dura Europos, di Bet-Alfa e altre.  Sembrerebbe strano che Dio abbia usato l’immagine del serpente per guarire il suo popolo, visto che il serpente simboleggia satana, ma bisogna capire che Dio è padrone di qualsiasi uomo o animale, e può usare qualsiasi simbolo senza per questo tentare l’uomo, Dio non può tentare l’uomo, perché Sommo Bene.

Dire che Dio accortosi del cuore corrotto del suo popolo decise di distruggere il serpente di bronzo, o di fare distruggere il Tempio, sarebbe come ammettere che Dio può sbagliare come un semplice uomo, invece Dio non sbaglia, Dio non fa errori di valutazione, Dio non ha ripensamenti, quindi se ha permesso, anzi ordinato avvedutamente l’uso delle immagini addirittura dentro il Suo tempio, lo ha fatto perché è possibile farne uso. Dio stesso le approva quando queste servono da ausilio per l’uomo, affinché esse possano meglio descrivere il messaggio divino, e affinché richiamino meglio alla mente i personaggi biblici e le loro gesta, o anche santi che hanno dedicato la loro vita a Cristo.

Ripeto, se un cristiano ad esempio legge la vita  di S. Francesco d’Assisi, di sicuro noterà che i suoi insegnamenti conducono a Cristo, S. Francesco ha dedicato la sua vita a Cristo, non è certamente paragonabile a Budda o a qualche altro dio costruito da uomini.

S. Francesco mi insegna ad amare Dio, l’unico Dio, nelle  Tre Persone uguali e distinte che rappresentano la SS. Trinità.

Aveva le stigmate sulle mani, proprio come padre Pio, eppure ai fratelli pentecostali viene insegnato che le stigmate sono segni satanici, quindi in pratica alludono alla presenza di satana in padre Pio, mentre dimenticano che anche in passato sono esistiti santi che hanno ricevuto le stigmate, e S. Francesco d’Assisi e fra questi. Solo che quest’ultimo lo considerano veramente santo e servo di Dio, per padre Pio invece esprimono dubbi, allusioni, insinuazioni, calpestando tutti i documenti ecclesiastici (prove tangibili) comprovanti la effettiva santità di padre Pio, documentandone tutta la sua vita dedicata alla carità.

Da una mia analisi derivante da esperienze personali, dovute a dialoghi con diversi fratelli separati, emerge che in realtà quasi nessun semplice fedele protestante conosce veramente la vita di padre Pio, eppure ognuno di loro insinua ,allude, infanga la memoria di padre Pio, come se conoscesse bene ciò di cui parla o allude. In loro non c’è ombra di dubbio, ostentano sicurezza quando parlano contro la Chiesa cattolica e i suoi santi, e tutti i miracoli che avvegono per le prehiere di qualche santo, presso Gesù, sono senza dubbio alcuno, opera di satana. Chi più duramente giudica, più durantente sarà giudicato, questa loro incredibile spavalderia nello bollare di satanicità tutti i miracoli che accadono in ambito cattolico, forse gli costerà cara. La verità è che i loro pastori li abituano a comportasi così, sono i pastori che alludono, insinuano, infangano, e i fedeli di riflesso si comportano allo stesso modo, inconsapevolmente peccano contro Dio, denigrando un suo santo.

Attenzione a dire con assoluta sicurezza (come fanno molti fratelli separati) che i miracoli avvenuti per intercessione dei santi in cielo sono opere sataniche, perché questi sono peccati contro lo Spirito Santo. Leggiamo in Matteo 12,26 “In quel tempo gli fu portato un indemoniato, cieco e muto, ed egli lo guarì, sicché il muto parlava e vedeva. E tutta la folla era sbalordita e diceva: «Non è forse costui il figlio di Davide?». Ma i farisei, udendo questo, presero a dire: «Costui scaccia i demòni in nome di Beelzebùl, principe dei demòni». Ma egli, conosciuto il loro pensiero, disse loro: «Ogni regno discorde cade in rovina e nessuna città o famiglia discorde può reggersi. Ora, se satana scaccia satana, egli è discorde con se stesso; come potrà dunque reggersi il suo regno? E se io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl, i vostri figli in nome di chi li scacciano? Per questo loro stessi saranno i vostri giudici. Ma se io scaccio i demòni per virtù dello Spirito di Dio, è certo giunto fra voi il regno di Dio. Come potrebbe uno penetrare nella casa dell’uomo forte e rapirgli le sue cose, se prima non lo lega? Allora soltanto gli potrà saccheggiare la casa. Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde. Perciò io vi dico: Qualunque peccato e bestemmia sarà perdonata agli uomini, ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata. A chiunque parlerà male del Figlio dell’uomo sarà perdonato; ma la bestemmia contro lo Spirito, non gli sarà perdonata né in questo secolo, né in quello futuro.”

 

Attenzione fratelli separati, andateci piano a definire sataniche le guarigioni che avvengono nella Chiesa cattolica, vi prego di riflettere bene sulla vostra “sicurezza” di giudizio, ci potreste rimettere la salvezza.

Idolatra significa traditore, seguace di un altro dio o di altri déi, ma se i santi cattolici insegnano ad amare Cristo, cioè l’unico Dio, l’idolatria dove sta?

Gli ebrei che si sono costruiti il vitello d’oro odiavano Dio, perché (secondo loro) li aveva abbandonati, non li sapeva accontentare, non li sapeva sorreggere, non gli dava la terra promessa; noi cristiani cattolici non sostituiamo Dio con statue dei santi, non lo odiamo, anzi sappiamo benissimo che l’unico nostro salvatore è Cristo, e che i santi sono stati (e sono) suoi servi.

Seguendo l’esempio dei santi non arriviamo a costruirci vitelli d’oro, anzi chi veramente segue e studia gli insegnamenti dei santi si avvicina enormemente a Dio. Chi invece li considera idoli, in realtà cade negli inganni di satana che corrompe i cuori, manovrandoli sapientemente, facendoli ergere a giudici, facendoli peccare contro lo Spirito Santo, facendogli esprimere dei giudizi negativi sulle guarigioni che avvengono nella Chiesa cattolica, facendoli andare contro la Chiesa di Cristo, non facendoli partecipare al banchetto Eucaristico, facendoli bestemmiare contro lo Spirito negando la presenza reale di Gesù Cristo nell’Eucaristia.

Tutti questi peccati sono sottili, satana manovra abilmente le menti umane, e mette cristiani contro cristiani, facendone deviare alcuni che acceca e, riempiendoli di presunzione, li fa sentire i “veri cristiani”.

 

ADORARE IN SPIRITO E VERITA’

La frase “adorerete Dio in spirito e verità” c’entra forse qualcosa con la proibizione delle immagini?

Nell’introduzione iniziale (non di questo capitolo ma dell’intero libro) abbiamo visto il vero significato di tale frase, che indica l’onnipresenza di Dio per far decadere la necessità ebraica di adorare Dio dentro il tempio o rivolti verso il tempio e, i samaritani sul monte dove c’era il pozzo di Giacobbe, quindi Gesù dice che bisogna adorare Dio in spirito e verità, cioè in ogni luogo.

Dio è Spirito, e noi sappiamo che ciò è vero!

Dio essendo puro Spirito può essere adorato in ogni luogo, perché è onnipresente, Dio è l’immensità!

“I nostri padri hanno adorato Dio sopra questo monte e voi dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate quel che non conoscete, noi adoriamo quello che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia (cioè il Cristo): quando egli verrà, ci annunzierà ogni cosa». Le disse Gesù: «Sono io, che ti parlo».” (Gv 4,20-26).

Se i fratelli separati leggeranno qui sotto la spiegazione di questi versetti, si accorgeranno che con tutta la loro ispirazione e guida, non erano arrivati a capire (da soli) il profondo significato di questo brano. La Parola di Dio è un pozzo senza fine, si può leggere in molti modi (alcuni anche errati), ma se mettiamo da parte la nostra presunzione ci accorgiamo che i Padri della Chiesa ci portano nel profondo della Parola, ci portano a restare affascinati dai significati così profondi e belli, che emergono da un attento e sapiente studio delle Scritture

Se prestiamo attenzione alla lettura di tutto il capitolo 4 di Giovanni, ci accorgiamo che vengono menzionati alcuni particolari, ad esempio al versetto 6 viene detto che Gesù stanco del viaggio sedeva presso il pozzo, ed era circa l’ora sesta (mezzogiorno), ma che importanza può avere per noi il conoscere l’orario di quell’episodio?

Che cosa vuole dirci l’agiografo con l’indicazione di quell’ora?

Perché nell'ora sesta? Perché era la sesta età del mondo.

Il Vangelo calcola come prima ora la prima età del mondo, che va da Adamo fino a Noè;

la seconda, da Noè fino ad Abramo; la terza, da Abramo fino a Davide; la quarta, da Davide fino all'esilio babilonese; la quinta, dall'esilio babilonese fino al battesimo di Giovanni, con cui comincia la sesta età. Perché ti meravigli? Gesù venne in terra e, umiliandosi, giunse fino al pozzo.

Arrivò stanco, perché portava il peso della carne debole. Era l'ora sesta, perché era la sesta età del mondo.”

Ecco cosa aggiunge S. Agostino su questo capitolo:

10. Arriva una donna. E' figura della Chiesa, non ancora giustificata, ma già in via di essere giustificata: questo il tema della conversazione. Arriva senza sapere nulla e trova Gesù, il quale attacca discorso con lei. Vediamo su che cosa e con quale intenzione. Arriva una donna samaritana ad attingere acqua (Gv 4, 7). I Samaritani non appartenevano al popolo giudeo: erano stranieri, benché abitassero una terra vicina. Sarebbe lungo raccontare l'origine dei Samaritani; per non diffonderci troppo, magari trascurando il necessario, vi basti sapere che i Samaritani erano stranieri. Non vi sembrerà arbitraria questa mia affermazione, se tenete conto di quanto lo stesso Signore Gesù dice a proposito di quel samaritano, uno dei dieci lebbrosi che egli aveva mondati, e che fu il solo a tornare indietro per ringraziarlo: Non sono stati mondati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato uno che tornasse per dare gloria a Dio al di fuori di questo straniero? (Lc 17, 17-18). E' significativo il fatto che questa donna, che rappresentava la Chiesa, provenisse da un popolo straniero per i Giudei: la Chiesa infatti sarebbe sorta dai Gentili, che per i Giudei erano stranieri. Ascoltiamo, allora, noi stessi in lei, in lei riconosciamoci e in lei rendiamo grazie a Dio, per noi. Ella infatti era una figura, non la verità: prefigurava la verità che lei stessa diventò; poiché credette in colui che voleva farne la figura di noi. Dunque, viene ad attingere acqua. Era venuta soltanto per attingere acqua, come son soliti fare gli uomini e le donne.



[1]Deut. 16:21

[2]Deut. 27:14,15

[3]Ger. 10:8-10, 13-15

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06/09/2009 11:33

11. Gesù le dice: Dammi da bere. I suoi discepoli erano andati in città per acquistare provviste. La donna samaritana, dunque, gli dice: Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me che sono una donna samaritana? I Giudei, infatti, non sono in buoni rapporti con i Samaritani (Gv 4, 7-9).

Ecco la prova che i Samaritani erano stranieri. I Giudei non si servivano assolutamente dei loro recipienti; e la donna, che portava con sé un recipiente per attingere l'acqua, si stupì che un giudeo le chiedesse da bere, cosa che i Giudei non erano soliti fare. Ma, in realtà, colui che chiedeva da bere, aveva sete della fede di quella donna.

[Il dono di Dio è lo Spirito Santo.]

12. Ascolta, adesso, chi è colui che chiede da bere. Gesù rispose: Se conoscessi il dono di Dio e chi è che ti dice "dammi da bere", l'avresti pregato tu, ed egli ti avrebbe dato un'acqua viva (Gv 4, 10). Chiede da bere, e promette da bere. E' bisognoso come uno che aspetta di ricevere, ed è nell'abbondanza come uno che è in grado di saziare. Se conoscessi - dice - il dono di Dio.
Il dono di Dio è lo Spirito Santo. Ma il Signore parla alla donna in maniera ancora velata, solo a poco a poco penetra nel cuore di lei. Intanto la istruisce.
Che c'è di più soave e di più amabile di questa esortazione: Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice "dammi da bere", l'avresti pregato tu, ed egli ti avrebbe dato un'acqua viva? Finora la tiene sulla corda. Infatti, comunemente si chiama acqua viva quella che zampilla dalla sorgente. L'acqua piovana, che si raccoglie nei fossi o nelle cisterne, non vien chiamata acqua viva. Potrebbe anche essere acqua di sorgente, ma se è stata raccolta in qualche luogo e non è più in comunicazione con la sorgente, essendone tagliata fuori, non si può più chiamare acqua viva.
Acqua viva si chiama solo quella che si attinge alla sorgente. Ora, tale era l'acqua che si trovava in quel pozzo. Come poteva allora Cristo promettere ciò che chiedeva?

13. Tuttavia, interdetta, la donna esclamò: Signore, tu non hai nulla per attingere, e il pozzo è profondo (Gv 4, 11). Come vedete, acqua viva per lei è l'acqua del pozzo. Tu mi vuoi dare acqua viva, ma io possiedo la brocca con cui attingere, mentre tu no. Qui c'è l'acqua viva, ma tu come fai a darmela? Pur intendendo un'altra cosa e ragionando secondo la carne, tuttavia bussava alla porta,
in attesa che il Maestro aprisse ciò ch'era chiuso. Bussava più per curiosità che per amore della verità. Era ancora da compiangere, non ancora in condizione d'essere illuminata.

14. Il Signore parla più chiaramente dell'acqua viva. La donna gli aveva detto: Saresti tu più grande del padre nostro Giacobbe, che ci ha dato il pozzo e ha bevuto da esso, lui e i suoi figli e le sue greggi? Tu non puoi darmi di quest'acqua viva perché non hai un recipiente per attingere; forse vuoi promettermi l'acqua di un'altra sorgente? Saresti da più del nostro padre, che ha scavato questo pozzo e se n'è servito insieme ai suoi? Ci spieghi, dunque, il Signore che cosa intende per acqua viva. Rispose Gesù: Chiunque beve di quest'acqua avrà sete ancora; ma chi beve l'acqua che io gli darò non avrà sete in eterno: l'acqua che io gli darò diverrà in lui sorgente d'acqua zampillante per la vita eterna (Gv 4, 12-14). Il Signore ha parlato in modo più chiaro: Diverrà in lui sorgente d'acqua zampillante per la vita eterna. Chi beve di quest'acqua non avrà sete in eterno. Nulla è più evidente che egli non prometteva un'acqua visibile, ma un'acqua misteriosa. Nulla è più evidente che il suo linguaggio non era materiale ma spirituale.

15. Tuttavia la samaritana continua ad intendere il linguaggio di Gesù in senso materiale. E' allettata dalla prospettiva di non dover più patir la sete, e crede di poter intendere in questo senso materiale la promessa del Signore. Certamente il Signore estinguerà la nostra sete, ma lo farà quando i morti risorgeranno. La samaritana, invece, voleva che si realizzasse fin d'ora quello che un tempo il Signore aveva concesso al suo servo Elia, il quale per quaranta giorni non patì né fame né sete (cf. 1 Re 19, 8). Colui che aveva concesso questo per quaranta giorni, perché non poteva concederlo per sempre? A questo aspirava la samaritana: a non aver più alcun bisogno, a non dover più faticare. Ogni giorno doveva recarsi a quella sorgente, venir via carica, e di nuovo ritornare alla sorgente non appena l'acqua attinta era esaurita; e tutti i giorni la stessa fatica, perché quel bisogno, momentaneamente soddisfatto, non si estingueva. Aspirando solo a non dover più patire la sete, prega Gesù che le dia quest'acqua viva (cf. Gv 4, 15).

16. Ma non dimentichiamo che il Signore prometteva un dono spirituale. Che vuol dire: Chi beve di quest'acqua avrà sete ancora? Questo vale per l'acqua naturale, e vale pure per ciò che essa significa. L'acqua del pozzo è simbolo dei piaceri mondani nella loro profondità tenebrosa; è da lì che gli uomini li attingono con l'anfora della cupidigia. Quasi ricurvi, affondano la loro cupidigia per poterne attingere il piacere fino in fondo; e gustano questo piacere che hanno fatto precedere dalla cupidigia. Chi infatti non manda avanti la cupidigia, non può giungere al piacere. Fa' conto, dunque, che la cupidigia sia l'anfora e il piacere sia l'acqua profonda. Ebbene, quando uno giunge ai piaceri di questo mondo: il mangiare, il bere, il bagno, gli spettacoli, gli amplessi carnali; credi che non avrà di nuovo sete? Ecco perché il Signore dice: Chi beve di quest'acqua, avrà sete ancora; chi invece beve dell'acqua che gli darò io, non avrà sete in eterno. Saremo saziati - dice il salmo - con i beni della tua casa (Sal 64, 5). Allora, qual è l'acqua che ci darà lui se non quella di cui è stato detto: Presso di te è la sorgente della vita? E come potranno aver sete coloro che saranno inebriati dall'abbondanza della tua casa (Sal 35, 10 9)?

17. Il Signore prometteva abbondanza e pienezza di Spirito Santo, e quella ancora non capiva; e siccome non capiva, che cosa rispondeva? Gli dice la donna: Signore, dammi codesta acqua affinché non abbia più sete e non venga fin qui ad attingere (Gv 4, 15). Il bisogno la costringeva alla fatica, che la sua debolezza mal sopportava. Oh, se avesse sentito l'invito: Venite a me, quanti siete affaticati ed oppressi, ed io vi ristorerò (Mt 11, 28)! Infatti Gesù le diceva queste cose, perché non si affaticasse più. Ma lei ancora non capiva.

18. Volendo che finalmente capisse, Gesù le dice: Va', chiama tuo marito e torna qui (Gv 4, 16). Che vuol dire: chiama tuo marito? Voleva darle quell'acqua per mezzo di suo marito? Oppure, siccome non riusciva a capire, voleva ammaestrarla per mezzo di suo marito, secondo quanto l'Apostolo raccomanda alle donne: Se vogliono imparare qualche cosa, interroghino a casa i loro mariti (1 Cor 14, 35)? Ma l'Apostolo dice: Interroghino i loro mariti a casa, dove non c'è Gesù che insegna; e poi si trattava delle donne, alle quali l'Apostolo vietava che parlassero nelle adunanze. Ma qui era presente Gesù in persona, e parlava ad una donna che era presente: che bisogno c'era di parlarle per mezzo di suo marito? Forse aveva parlato attraverso un uomo a Maria, quando ella stava seduta ai suoi piedi e accoglieva la sua parola, mentre Marta era tutta indaffarata e mormorava per la felicità di sua sorella (cf. Lc 10, 39-40)? Quindi, fratelli miei, ascoltiamo e cerchiamo di capire che cosa intendeva il Signore quando disse alla donna: Chiama tuo marito. Forse anche all'anima nostra dice: Chiama tuo marito. Chi può essere il marito dell'anima? Perché non dire subito che Gesù stesso è il vero marito dell'anima? Facciamo attenzione, perché quanto stiamo per dire difficilmente può essere capito da chi non è attento; facciamo dunque attenzione per capire: il marito dell'anima potrebbe essere l'intelletto.

19. Gesù vedendo dunque che quella donna non capiva, e volendo che capisse, chiama - le dice - tuo marito. Ecco perché tu non capisci ciò che dico, perché il tuo intelletto non è presente; io parlo secondo lo spirito, e tu ascolti secondo la carne. Ciò che dico non ha relazione alcuna né con il godimento delle orecchie, né con quello degli occhi, né dell'olfatto, né del gusto, né del tatto; solo lo spirito può cogliere ciò che dico, solo l'intelletto; ma se il tuo intelletto non è qui presente, come puoi intendere ciò che dico? Chiama tuo marito, rendi presente il tuo intelletto. A che ti serve avere l'anima? Non è gran cosa, ce l'hanno anche le bestie. Perché tu sei superiore ad esse? Perché hai l'intelletto che le bestie non hanno. Che vuol dire dunque: Chiama tuo marito? Tu non mi capisci, non mi intendi; io, ti parlo del dono di Dio e tu pensi a cose materiali; non vuoi più soffrire la sete materiale, mentre io mi riferisco allo spirito; il tuo intelletto è assente, chiama tuo marito. Non voler essere come il cavallo ed il mulo, che non hanno intelletto (Sal 31, 9). Dunque, fratelli miei, avere l'anima e non avere l'intelletto, cioè non usarlo e non vivere conforme ad esso, è un vivere da bestie. C'è infatti in noi qualcosa che abbiamo in comune con le bestie, per cui viviamo nella carne, ma l'intelletto deve governarlo. L'intelletto regge dall'alto i movimenti dell'anima che si muove secondo la carne, e desidera effondersi senza misura nei piaceri della carne. Chi merita il nome di marito? Chi regge, o chi è retto? Senza dubbio, quando la vita è ben ordinata, chi regge l'anima è l'intelletto, che fa parte dell'anima stessa. L'intelletto non è infatti qualcosa di diverso dall'anima; così come l'occhio non è una cosa diversa dalla carne, essendo un organo della carne. Ma pur essendo l'occhio parte della carne, esso solo gode della luce; le altre membra del corpo possono essere inondate di luce, ma non possono percepirla; soltanto l'occhio può essere inondato di luce e goderne. Così, ciò che chiamiamo intelletto è una facoltà della nostra anima. Questa facoltà dell'anima che si chiama intelletto o mente, viene illuminata da una luce superiore. Questa luce superiore, da cui la mente umana viene illuminata, è Dio. Era la luce vera, che illumina ogni uomo che viene in questo mondo (Gv 1, 9). Questa luce era Cristo, questa luce parlava con la samaritana; ma essa non era presente con l'intelletto, perché potesse essere illuminata da quella luce: e non solo per essere inondata da essa, ma per poterne godere. Insomma, è come se il Signore volesse dirle: colui che io voglio illuminare, non è qui; chiama tuo marito; usa l'intelletto mediante il quale potrai essere illuminata, e dal quale potrai essere guidata (molti fratelli separati purtroppo non usano l’intelletto per discernere, ma si fidano ciecamente dei loro pastori, ndr).
Dunque, fate conto che l'anima, senza l'intelletto, sia la donna, e che l'intelletto sia come il marito. Ma questo marito non potrà guidare bene la sua donna, se non è a sua volta governato da chi è superiore a lui. Il capo della donna infatti è l'uomo, il capo dell'uomo è Cristo (cf. 1 Cor, 11, 3).
Il capo dell'uomo parlava con la donna, ma l'uomo non era presente. E' come se il Signore volesse dire: Fa' venire il tuo capo, affinché esso accolga il suo capo; quindi, chiama tuo marito e torna qui; cioè, prestami attenzione, sii presente; perché, non intendendo la voce della verità qui presente, è come se tu fossi assente. Sii presente, ma non da sola; vieni qua insieme a tuo marito.

20. La donna che ancora non aveva chiamato quel marito, non comprende ancora, ed essendo assente il marito ragiona ancora secondo la carne. Dice: Non ho marito. E il Signore prosegue nel suo linguaggio denso di mistero. Bisogna tener presente che davvero in quel momento la samaritana non aveva marito, ma conviveva con un marito illegittimo, che quindi più che un marito era un adultero. Le dice Gesù: Hai ben detto "non ho marito". Ma allora perché, o Signore, hai detto: Chiama tuo marito? Il Signore sapeva che la donna non aveva marito; e affinché ella non credesse che il Signore le aveva detto: Hai ben detto "non ho marito", perché l'aveva appreso da lei e non perché questo lo sapesse in quanto era Dio, aggiunge una cosa che la donna non aveva detto: Hai avuto, infatti, cinque mariti e quello che hai adesso non è tuo marito; in questo hai detto la verità (Gv 4, 17-18).

21. Ed ecco che anche a proposito dei cinque mariti, ci costringe ad approfondire il significato di questo fatto. Non è assurda né improbabile l'interpretazione di molti, che hanno creduto di scorgere nei cinque mariti di questa donna i cinque libri di Mosè, utilizzati anche dai Samaritani, i quali vivevano sotto la medesima Legge e praticavano anche la circoncisione (vedete quant’è profonda la Parola di Dio?,ndr).  Ma ciò che segue e cioè: quello che hai adesso non è tuo marito, c'induce a scorgere nei primi cinque mariti dell'anima i cinque sensi del corpo. Infatti, quando uno nasce, prima di giungere all'uso dello spirito e della ragione, è guidato unicamente dai cinque sensi del corpo. L'anima del bambino ricerca o fugge soltanto ciò che ascolta, ciò che si vede, ciò che odora, che gusta, che tocca. Ricerca tutto ciò che alletta questi cinque sensi, rifugge da tutto ciò che li offende. Il piacere attrae questi cinque sensi, e il dolore li ferisce. L'anima vive dapprima secondo questi cinque sensi come fossero mariti, perché da essi è guidata. E perché vengono chiamati mariti? Perché sono legittimi. Sono stati creati da Dio, e da Dio donati all'anima. L'anima che è guidata da questi cinque sensi e agisce sotto la tutela di questi cinque mariti, è ancora debole; ma quando sarà giunta all'età della discrezione, se accetta il metodo più maturo e l'insegnamento della sapienza, a quei cinque mariti vedrà succedere il marito vero e legittimo, che è migliore dei precedenti, e che la guiderà meglio: egli la guiderà all'eternità, la educherà e l'addestrerà per l'eternità. I cinque sensi, invece, non ci indirizzano all'eternità, ma solo a ricercare o a fuggire le cose temporali. Quando, poi, l'intelletto iniziato alla sapienza, comincerà a guidare l'anima, allora essa saprà non soltanto scansare la fossa e camminare su strada sicura che gli occhi possono mostrare all'anima debole; non soltanto saprà godere voci armoniose rifiutando quelle stonate; o dilettarsi di odori gradevoli rifiutando quelli sgradevoli; o ancora lasciarsi prendere da ciò che è dolce, offesa da ciò che è amaro; o lasciarsi accarezzare da ciò che è morbido difendendosi da ciò che è ruvido. L'anima malferma ha ancora bisogno di tutto questo. Quale sarà, invece, la funzione dell'intelletto? Non insegnerà a discernere il bianco dal nero, ma il giusto dall'ingiusto, il bene dal male, l'utile dall'inutile, la castità dall'impudicizia, perché ami quella ed eviti questa; la carità dall'odio, perché coltivi quella e rifugga da questo.

22. Questo marito non aveva preso, nella samaritana, il posto di quei cinque mariti. E dove esso non prende il loro posto, domina l'errore. Infatti, quando l'anima acquista la capacità di ragionare, una delle due: o è guidata da una mente sapiente o è guidata dall'errore. L'errore, però, non guida ma conduce alla rovina. Così quella donna andava ancora errando dietro i cinque sensi, e l'errore l'agitava violentemente. Quell'errore, però, non era il marito legittimo, ma un adultero; perciò il Signore le dice: Hai ben detto "non ho marito"; hai avuto, infatti, cinque mariti. Dapprima sei stata guidata dai sensi della carne; poi sei giunta all'età in cui si deve usare la ragione, e non hai raggiunto la sapienza, anzi sei caduta nell'errore; (cosa che fanno i protestanti, ndr) perciò, dopo quei cinque mariti, quello che adesso hai non è tuo marito. E se non era un marito, cosa era se non un adultero? Dunque, chiama, ma non l'adultero, chiama tuo marito, affinché con l'intelletto tu possa comprendermi, e l'errore non debba procurarti una falsa opinione di me. Infatti quella donna viveva ancora nell'errore, aspirando all'acqua terrena, dopo che già il Signore le aveva parlato dello Spirito Santo. E perché viveva ancora nell'errore, se non perché era unita ad un adultero invece che al vero marito? Via, dunque, l'adultero che ti corrompe, e va' a chiamare tuo marito. Chiamalo, e torna qui con lui, e mi comprenderai.

23. Gli dice la donna: Signore, vedo che sei un profeta (Gv 4, 19). Comincia ad arrivare il marito (l’intelletto,ndr), ma non è ancora arrivato del tutto. Considerava il Signore un profeta; ed in effetti, egli era profeta; parlando di se stesso aveva detto: Un profeta è disprezzato soltanto nella sua patria (Mt 13, 57). E a proposito di lui era stato detto a Mosè: Io susciterò loro un profeta, di mezzo ai loro fratelli, simile a te (Dt 18, 18). S'intende simile quanto alla natura umana, non quanto alla potenza della maestà. Vediamo dunque che il Signore Gesù è stato chiamato profeta. Perciò quella donna non è più tanto lontana dal vero: Vedo - ella dice - che sei un profeta.
Ha cominciato a chiamare il marito e a mandar via l'adultero: Vedo che sei un profeta. E comincia a parlare di ciò che per lei costituiva un grosso problema. Era in corso una discussione vivace tra i Samaritani e i Giudei, per il fatto che i Giudei adoravano Dio nel tempio costruito da Salomone, mentre i Samaritani, esclusi, non adoravano Dio in quel tempio. Perciò i Giudei si ritenevano migliori per il fatto che adoravano Dio nel tempio. I Giudei, infatti, non sono in buoni rapporti con i Samaritani, i quali a loro volta dicevano: Come potete vantarvi e ritenervi migliori di noi, solo per il fatto che voi avete un tempio e noi no? Forse che i nostri padri, che piacquero a Dio, lo hanno adorato in quel tempio? non lo hanno forse adorato su questo monte dove noi abitiamo? Dunque siamo più nel giusto noi, che preghiamo Dio su questo monte dove lo hanno pregato i nostri padri. Gli uni e gli altri contendevano tra loro, privi, gli uni e gli altri, della conoscenza di Dio perché non avevano marito: e si gonfiavano gli uni nei confronti degli altri, i Giudei per il tempio, i Samaritani per il monte.

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06/09/2009 11:34

24. Ma il Signore che cosa insegna alla donna, adesso che il marito di questa comincia ad essere presente? Gli dice la donna: Signore, vedo che sei un profeta. I nostri padri hanno adorato su questo monte e voi dite che il luogo dove si deve adorare è a Gerusalemme. Le dice Gesù: Credi a me, o donna ... (Gv 4, 19-21). La Chiesa verrà, come è stato detto nel Cantico dei Cantici, verrà, e proseguirà il suo cammino, prendendo le mosse dalla fede (Ct 4, 8 sec. LXX). Verrà, per andare oltre, e non potrà andare oltre, se non cominciando dalla fede. E la donna, presente ormai il marito, merita di sentirsi dire: Donna, credi a me. E' presente ormai in te colui che è in grado di credere, perché è presente tuo marito. Hai cominciato ad essere presente con l'intelletto, quando mi hai chiamato profeta. Donna, credi a me, perché se non crederete, non potrete capire (Is 7, 9 sec. LXX). Dunque, ... donna, credi a me, è giunto il tempo in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate quel che non conoscete, noialtri adoriamo quel che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene il tempo ... Quando verrà? ed è adesso. Quale tempo? quello in cui i genuini adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; lo adoreranno, non su questo monte, non nel tempio, ma in spirito e verità. Il Padre, infatti, tali vuole i suoi adoratori. Perché il Padre cerca chi lo adori, non sul monte, non nel tempio, ma in spirito e verità? Perché Dio è spirito. Se Dio fosse corpo, sarebbe stato necessario adorarlo sul monte, perché il monte è corporeo; sarebbe stato necessario adorarlo nel tempio, perché il tempio è materiale. Invece, Dio è spirito, e i suoi adoratori devono adorarlo in spirito e verità (Gv 4, 21-24).

[Offri te stesso a Dio come tempio.]

25. E' chiaro ciò che abbiamo sentito. Eravamo usciti fuori, e siamo stati riportati dentro. Oh se potessi trovare, dicevi, un monte alto e solitario! credo, infatti, che Dio sta in alto, e potrà più facilmente ascoltarmi se lo pregherò su un monte. E tu pensi davvero di essere più vicino a Dio perché stai su un monte, e che più presto ti potrà esaudire, quasi tu lo invocassi da vicino? Certo, Dio abita in alto; ma guarda le umili creature (Sal 137, 6). Il Signore è vicino; ma a chi? forse a quelli che stanno in alto? No: Il Signore è vicino a quelli che hanno il cuore contrito (Sal 33, 19). Cosa mirabile! Egli abita in alto, e si avvicina agli umili: riguarda all'umile, e da lontano conosce il superbo. Vede i superbi da lontano, e tanto meno si avvicina a loro quanto più essi si ritengono alti. E tu cercavi un monte? Discendi, se vuoi raggiungere Dio. Ma se vuoi ascendere, ascendi; solo non cercare un monte. C'è un salmo che parla di ascensioni nel cuore, nella valle del pianto (Sal 83, 6-7). La valle è in basso. Cerca di raccoglierti dentro di te. E se vuoi trovare un luogo alto, un luogo santo, offriti a Dio come tempio nel tuo intimo. Santo, infatti, è il tempio di Dio, che siete voi (1 Cor 3, 17). Vuoi pregare nel tempio? prega dentro di te; ma cerca prima di essere tempio di Dio, affinché egli possa esaudire chi prega nel suo tempio.

26. Viene l'ora, ed è adesso, in cui i genuini adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità. Noialtri adoriamo quel che conosciamo, voi adorate quel che non conoscete; perché la salvezza viene dai Giudei. I Giudei sono certamente dei privilegiati; ma questo non significa che i Samaritani siano dei reprobi. Considera quelli come il muro al quale ne è stato aggiunto un altro, affinché, pacificati nella pietra angolare che è Cristo, fossero uniti insieme. Il primo, sono i Giudei; l'altro, i Gentili. Erano lontani l'uno dall'altro, questi muri, fino a quando non furono riuniti nella pietra angolare. Gli stranieri, certo, erano ospiti, ed erano estranei all'alleanza di Dio (cf. Ef 2, 12-22). E' in questo senso che Gesù dice: Noialtri adoriamo quel che conosciamo. Lo dice riferendosi ai Giudei come popolo; non lo dice riferendosi a tutti i Giudei, ai Giudei reprobi; lo dice riferendosi al popolo dei Giudei di cui facevano parte gli Apostoli, i Profeti, e tutti quei santi che vendettero i loro beni e ne deposero il ricavato ai piedi degli Apostoli (cf. At 4, 34-35). Iddio, infatti, non ha rigettato il suo popolo, da lui stesso eletto in anticipo (cf. Rm 11, 2).

27. Al sentir questo, la donna interviene. Già aveva riconosciuto il Signore come profeta; ma le dichiarazioni del suo interlocutore sono più che di un profeta. E notate cosa risponde. Gli dice la donna: So che il Messia, che si chiama Cristo, deve venire; quando verrà lui ci annunzierà tutte queste cose (Gv 4, 25). Quali cose? Adesso i Giudei si battono ancora per il tempio e noi per il monte; quando il Messia verrà, ripudierà il monte e distruggerà il tempio, e c'insegnerà davvero ad adorare in spirito e verità. Ella sapeva dunque chi poteva ammaestrarla, ma ancora non si rendeva conto che il maestro era già lì con lei. Però, ormai era degna che egli le si rivelasse. Messia vuol dire unto; unto in greco è Cristo, e in ebraico Messia; e nella lingua punica, "Messe" significa "ungi". Queste tre lingue, l'ebraico il punico e il siriano, hanno tra loro molte affinità.

28. Dunque la donna gli dice: So che il Messia, che si chiama Cristo, deve venire; quando verrà lui ci annunzierà tutte queste cose. Le dice Gesù: Sono io, io che ti parlo. La samaritana ha chiamato il marito, il marito è diventato capo della donna, Cristo è diventato capo dell'uomo (cf. 1 Cor 11, 3). Ormai la fede ha ristabilito l'ordine nella donna, e la guida verso una vita degna. A questa dichiarazione: Sono io, io che ti parlo, che altro poteva aggiungere questa donna alla quale Cristo Signore aveva voluto manifestarsi dicendole: Credi a me?

29. Nel frattempo, sopraggiunsero i suoi discepoli e furono sorpresi che egli parlasse con una donna. Si meravigliarono che egli cercasse una che era perduta, lui che era venuto a cercare ciò che era perduto. Si meravigliarono di una cosa buona, non pensarono male. Nessuno, però, disse: Che cerchi? o: Perché parli con lei? (Gv 4, 27).

30. La donna, dunque, lasciò la sua anfora. Dopo aver udito: Sono io, io che ti parlo e dopo aver accolto nel cuore Cristo Signore, che altro avrebbe potuto fare se non abbandonare l'anfora e correre ad annunziare la buona novella? Gettò via la cupidigia e corse ad annunziare la verità. Imparino quanti vogliono annunciare il Vangelo: gettino la loro idria nel pozzo. Ricordate quello che vi ho detto prima a proposito dell'idria? Era un recipiente per attingere l'acqua; in greco si chiama vsg_gr_07perché in greco acqua si dice idor come se noi dicessimo: acquaio. La donna, dunque, gettò via l'idria che ormai non le serviva più, anzi era diventata un peso: era avida ormai di dissetarsi solo di quell'acqua. Liberatasi del peso ingombrante, per annunziare il Cristo corse in città a dire alla gente: Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto! Con discrezione, per non provocare ira e indignazione, e magari persecuzione. Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto; non sarà lui il Messia? La gente uscì, allora, dalla città e si dirigeva verso di lui (Gv 4, 28-30).

31. Frattanto, i discepoli lo pregavano dicendo: Rabbi, mangia. Infatti erano andati ad acquistare provviste, ed erano tornati. Ma egli disse loro: Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete. I discepoli, allora, si domandarono: Che non gli abbia qualcuno portato da mangiare? C'è da meravigliarsi se quella donna non aveva ancora capito il significato dell'acqua, dal momento che i discepoli non capiscono ancora il significato del cibo? Il Signore, che aveva visto i loro pensieri, come maestro li istruisce, e non con circonlocuzioni, come aveva fatto con la donna che ancora doveva chiamare suo marito, ma apertamente: Il mio cibo - disse - è fare la volontà di colui che mi ha mandato (Gv 4, 31-34). Anche nei confronti di quella donna, la sua bevanda era fare la volontà di colui che lo aveva mandato. Per questo le aveva detto: Ho sete, dammi da bere, con l'intenzione di suscitare in lei la fede e bere quella fede e poterla così assimilare al suo corpo: al suo corpo che è la Chiesa. Questo è dunque, egli disse, il mio cibo: fare la volontà di colui che mi ha mandato.

32. Non dite voi: Quattro mesi ancora e poi viene la mietitura? Era tutto infervorato della sua opera, e pensava già a mandare gli operai. Voi calcolate quattro mesi per la mietitura, e io vi mostro un'altra messe già biancheggiante e pronta per la mietitura. Ebbene, io vi dico: levate gli occhi e contemplate i campi: già biancheggiano per la mietitura. Quindi, egli si preparava a inviare i mietitori. In questo caso si avvera il proverbio: "Altro è il seminatore e altro è il mietitore", affinché gioiscano insieme il seminatore e il mietitore. Io vi ho mandato a mietere quello per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nel frutto del loro lavoro (Gv 4, 35-38). Che significa? Ha inviato i mietitori e non i seminatori? Dove ha inviato i mietitori? Nel campo dove altri già avevano lavorato. Infatti, dove già si era lavorato, si era di certo seminato; e ciò che era stato seminato, era ormai maturo e aspettava solo la falce e la trebbiatrice. Dove bisognava inviare i mietitori, dunque? Dove in precedenza i profeti avevano predicato: essi infatti erano i seminatori. Se non fossero stati loro i seminatori, come avrebbe potuto giungere a quella donna la notizia: So che deve venire il Messia? Già questa donna era un frutto maturo, e le messi erano biancheggianti e attendevano la falce. Dunque, io vi ho mandati: Dove? A mietere ciò che voi non avete seminato; altri hanno seminato, e voi siete subentrati nel frutto del loro lavoro. Chi erano quelli che avevano lavorato? Erano Abramo, Isacco e Giacobbe. Leggete il racconto delle loro fatiche: in tutte le loro fatiche c'è una profezia del Cristo; per questo furono dei seminatori.
E Mosè e gli altri Patriarchi e tutti i Profeti, quanto dovettero soffrire seminando col freddo!
Ora, in Giudea la messe era matura. E un segno sicuro che la messe era matura fu che tante migliaia di uomini portarono il ricavato dei loro beni venduti e lo deposero ai piedi degli Apostoli (At 4, 35), liberandosi dai pesi del mondo, e si misero a seguire Cristo Signore. Prova davvero convincente che la messe era matura! E cosa ne seguì? Di quella messe furono gettati pochi grani e con essi fu seminata tutta la terra, e va sorgendo un'altra messe che sarà mietuta alla fine del mondo. Di questa messe è detto: Quelli che seminano fra le lacrime, mieteranno nel gaudio (Sal 125, 5). Per questa messe saranno inviati come mietitori, non gli Apostoli ma gli angeli: I mietitori - dice il Vangelo - sono gli angeli (Mt 13, 39). Questa messe cresce fra la zizzania, e attende la fine dei tempi per esserne separata. Ma quell'altra messe, cui per primi i discepoli furono inviati, cui i profeti avevano lavorato, era già matura. E tuttavia, o fratelli, notate cosa è stato detto: Gioiscano insieme il seminatore e il mietitore. Distinta nel tempo è stata la loro fatica, ma la medesima gioia li unisce, in attesa di ricevere insieme, come ricompensa, la vita eterna.

[L'amicizia veicolo del Vangelo.]

33. Molti samaritani di quella città credettero in lui per ciò che aveva detto la donna, la quale attestava: Mi ha detto tutto ciò che ho fatto. Quando, dunque i samaritani andarono a lui, lo pregavano di restare con loro; ed egli rimase là due giorni. E molti di più credettero per la sua parola, e alla donna dicevano: Non è più per quanto hai detto tu che noi crediamo; noi stessi lo abbiamo ascoltato e sappiamo che questi è veramente il Salvatore del mondo (Gv 4, 39-42). Soffermiamoci un momento su questo particolare, dato che il brano è terminato. Dapprima fu la donna a portare l'annuncio, e i Samaritani credettero alla testimonianza della donna e pregarono il Signore di restare con loro. Il Signore si trattenne due giorni, e molti di più credettero; e dopo aver creduto dicevano alla donna: Non è più per quanto hai detto tu che noi crediamo; noi stessi lo abbiamo ascoltato e sappiamo che questi è veramente il Salvatore del mondo. Cioè, prima credettero in lui per ciò che avevano sentito dire, poi per ciò che avevano visto con i loro occhi.
E' quanto succede ancor oggi a quelli che sono fuori della Chiesa, e non sono ancora cristiani: dapprima Cristo viene loro annunciato per mezzo degli amici cristiani; come fu annunziato per mezzo di quella donna, che era figura della Chiesa; vengono a Cristo, credono per mezzo di questo annunzio; egli rimane con loro due giorni, cioè dà loro i due precetti della carità; e allora, molto più fermamente e più numerosi credono in lui come vero salvatore del mondo.”

Questo c’è lo spiega S. Agostino, che fu dotato di una acutezza mentale e una conoscenza fuori dal comune, questo studio potrà essere risultato pesante da leggere, ma la fatica di averlo fatto viene alleviata dal gusto, dal profumo della Parola di Dio, che ci svela significati difficili da scorgere a chi legge superficialmente. Difficilmente la grande maggioranza dei fratelli separati arrivano a scorgere tali profondi significati da soli, credendo di essere guidati dallo Spirito Santo. Per capire bene è meglio chiamare il nostro “marito” cioè il nostro intelletto, questo è un dono di Dio che ci ha voluti  intelligenti, differenti dalle bestie, e gli esseri intelligenti dovrebbero verificare, confronta, approfondire, non fermarsi in superficie, non fidarsi ciecamente di certi pastori che errano e storpiano il significato della Parola di Dio. La Chiesa ci guida tramite il nostro intelletto, ci conduce alla verità. Tutto ciò che crediamo per fiducia negli altri (più preparati), o per sentito dire, o per tradizione familiare, davanti alle prime difficoltà barcolla e cade, ma tutto quello che apprendiamo usando l’intelletto rimane fermo, ferreo, incrollabile.

Chi usa seriamente il proprio intelletto, affidandosi a Cristo diventa incrollabile.

Ma chi crede di affidarsi a Cristo, e non usa il proprio intelletto per discernere crolla davanti alle prime difficoltà, davanti ai colpi lanciati dagli erranti, che ergendosi a maestri biblici affascinano gli impreparati. E’ triste vedere come diversi cattolici abbandonano la vera Chiesa, la vera dottrina cristiana, senza nemmeno conoscerla, dando credito ai falsi maestri, che magari anche loro in buona fede predicano dottrine sbagliate, perché sono stati abituati a credere in quello che predicano.

 

L’AUTORITA’ INTERPRETATIVA

Purtroppo nella storia della Chiesa ci sono stati sempre dei gruppi eretici di diverse denominazioni e dottrine che (chi più chi meno) hanno dato interpretazioni diverse alla Bibbia, e ancor oggi si assiste ad una confusione totale nella giungla delle interpretazioni protestanti, i macro gruppi protestanti si differenziano sia tra di loro sia con i microgruppi che si formano nel loro interno. Così  ad esempio i pentecostali non si possono identificare in un macrogruppo unito e compatto avente la stessa unica dottrina, perchè nel loro interno esistono molteplici gruppi che non sono per niente uniti tra loro, alcuni si differenziano in maniera rilevante nell’ambito dottrinale, come ad esempio i pentecostali antitrinitari, oppure le Chiese dei segni, ecc..

Ne consegue (se ancora non fosse chiaro) che la Bibbia non può essere interpretata alla lettera, né tanto meno da chiunque si senta in grado di farlo a modo suo, Cristo aveva previsto che ci sarebbero stati dei falsi profeti e dottori, cioè della gente che interpreta malamente le Sacre Scritture, è per questo che istituì un collegio apostolico conferendogli autorità sull’insegnamento e sulla interpretazione, questi apostoli naturalmente si prendevano cura della Chiesa e ne sceglievano i successori in maniera molto oculata, i vescovi come Timoteo, Filemone, Tito, ecc., erano stati incaricati dagli apostoli affinché vigilassero sulla Chiesa e sulle Scritture, in questo modo avveniva la successione apostolica, e solo la Chiesa ha l’autorità di interpretare le Sacre Scritture.

Essa Chiesa non è un organo indefinito e non identificabile in nessuna confessione cristiana, lasciando quindi al libero arbitrio dei dotti, dei filosofi o dei fanatici l’interpretazione della Bibbia, UNA sola Chiesa fu creata da Cristo e a quella sola Chiesa devono riferirsi tutti i cristiani, se non ci fosse stata un’autorità ecclesiastica ben definita la Bibbia sarebbe presto caduta nelle mani degli eretici che ne avrebbero alterato il significato, e non è ammissibile che ognuno interpreti la Bibbia privatamente e per conto proprio, perché le molteplici dottrine protestanti danno un chiaro esempio di come si possano travisare le Scritture facendogli dire tutto quello che bramano fargli dire.

C’è molta confusione in campo protestante su chi debba e possa interpretare la Bibbia, ogni singolo fedele indubbiamente può capire la Bibbia da se stesso, ma deve sempre confrontarsi con la versione che dà la Chiesa cattolica romana, dovrebbe approfondire tutti i significati biblici, altrimenti se non capisce correttamente, ma nel suo interiore, per mille motivi diversi, si illude di capire correttamente, e si mette a insegnare ad altri quello che lui “capisce”, si viene a creare un nuovo gruppo che fa capo al fedele più studioso, che insegna una dottrina errata senza confrontarla e uniformarla a quella della Chiesa cattolica romana, che è la sola ed unica Chiesa a possedere l’autorità conferitale da Cristo Gesù. Il fedele protestante che legge queste righe, naturalmente storce il naso, perché pensa di essere nella verità e che queste mie righe sono pura eresia, egli si sente facente parte di una chiesa che è nella “verità”, ma quale è questa verità? Se il fedele protestante si cominciasse a chiedere in maniera sincera, seria, e soprattutto serena (non influenzata da altri fratelli o pastori) come mai tutti i protestanti affermano e garantiscono sopra il proprio onore di essere veramente ispirati e guidati dallo Spirito Santo, nonostante oggi esiste un varietà molto ampia di dottrine protestanti che si differiscono tra loro dal lieve al pesante, capirebbe meglio. Come può lo Spirito Santo suggerire cose diverse a ognuno di loro?
Se si deve battezzare nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo come mai tra i pentecostali ad esempio c’è chi battezza solo nel nome di Gesù?

E’ forse lo Spirito Santo a suggerirlo? Chi tra i pentecostali non crede alla Trinità, ma insegna solo tre modalità con cui si manifesta Dio Padre, a seconda delle necessità dicono che si manifesta come Figlio e come Spirito Santo, costoro da quale spirito sono guidati?

Fratelli è indubbio che quando il credente legge la Bibbia la può capire da se stesso, ci sono infatti versetti semplici da capire, ve ne sono però altri che sono più difficili, lo stesso Pietro ci avverte che tra le lettere di Paolo vi sono versetti difficili da comprendere, e che molti interpretano malamente, ecco perché il fedele deve rifarsi alla interpretazione della Chiesa, e la Chiesa di Cristo è UNA, l’autorità ecclesiastica risiede in una sola Chiesa, la Bibbia non è stata dettata da Dio, ma suggerita, l’agiografo quando scriveva era in possesso delle sue facoltà mentali, del suo modo di scrivere, della sua cultura, e le usava secondo la sua volontà, ecco perché è importante il senso di uno scritto, “l’insegnamento primario”, le singole parole venivano scelte dall’agiografo a seconda della sua cultura e del suo stile letterale, ma quello che è importante è il significato di un determinato insegnamento, non le singole parole, altrimenti si finirebbe per prendere come esempio comportamentale cristiano gli inganni di Labano suocero di Giacobbe (Gen 29,22-25), dello stesso Giacobbe nei confronti di Esaù e del vecchio padre (Gen 27,1-40), o lo stesso Giacobbe ingannato dai suoi figli (Gen 37,31-34), oppure delle figlie di Lot che ebbero tramite l’inganno rapporti sessuali con il proprio padre (Gen 19,31-38), e vari altri episodi dai quali apprendiamo vari inganni che venivano fatti da alcuni personaggi biblici a danno di altri. Ecco perché bisogna saper interpretare bene le Sacre Scritture riconoscendone i vari stili letterari e cogliendone il vero senso, senza dare troppo peso alle singole parole che potrebbero sviare alcuni poco preparati, ecco perché in caso di dubbi, e vi assicuro che qualsiasi persona che inizia a leggere la Bibbia senza che qualcuno lo abbia istruito, incontrerà facilmente delle difficoltà a comprendere correttamente alcuni passi più delicati e complessi, bisogna rivolgersi alla Chiesa. Qualsiasi persona sensata fa dei confronti, studi, ricerche, verifiche,  affinché si persuada di essere veramente nella giusta via, non illudendosi di esserlo  solo perché lo sente in cuor suo o perché glielo fa credere qualche predicatore.

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06/09/2009 11:34

Luca, che indubbiamente era molto, molto, più ispirato e guidato di molti pastori odierni, non inizia a scrivere fidandosi delle sue convinzioni interiori, ma consapevole del grande compito e della enorme responsabilità che avrebbe avuto nello scrivere il suo Vangelo, consulta molti testi e fa ricerche accurate prima di scrivere, quindi si capisce che Dio non gli ha letteralmente dettato il suo Vangelo, e neppure gli ha dettato gli Atti degli apostoli, come neppure nessun altro libro contenuto nella Bibbia. Indubbiamente Luca fu molto più umile dei tanti pastori protestanti che si ergono a maestri e dottori biblici basandosi solo sulla loro presunta guida divina.

Infatti “ispirato” non significa dettato, significa che il proposito di Dio è in esso contenuto, ma le singole parole e frasi non vengono dettate una per una da Dio, il nocciolo e il significato della Bibbia, quello è, che rimane importante, è utile per gli uomini e per la loro salvezza, ma come abbiamo detto ogni agiografo scrive secondo la sua cultura e i suoi mezzi storici, quindi la Bibbia va letta e studiata con la cognizione storica e culturale di quei tempi, bisogna calarsi nella mentalità di quell’epoca, nel loro modo di scrivere e di parlare. Il messaggio di Dio vale per tutti i tempi, ma è stato scritto in un preciso momento storico, da uomini vissuti in quei tempi, con la loro cultura e i loro problemi, come ad esempio l’idolatria diffusa, l’adorazione di molti déi.

Perché Luca non dice di aver scritto il suo Vangelo avendo solamente pregato e chiesto la guida dello Spirito Santo?

Perché inizia il suo Vangelo sottolineando che prima di scriverlo fece delle ricerche e verifiche?

Luca era forse meno ispirato e guidato di molti pastori protestanti che tanto enfatizzano la loro presunta guida divina nelle loro interpretazioni bibliche?

Perché allora molti pastori protestanti sconsigliano in vari modi più o meno dolci, ai propri fedeli di fare verifiche, ricerche e confronti con i libri dei Padri e dei dottori della Chiesa?

Non sarà forse perché vogliono nascondere le prove delle loro interpretazioni scorrette?

Ho notato in più occasioni come molti fedeli protestanti considerano “tempo perso” l’andare a verificare gli scritti patristici, dando solo importanza alla Bibbia, e convincendosi che siano loro stessi a capirla correttamente, in maniera autonoma, sotto la guida dello Spirito Santo, non mi riesco però a spiegare come mai in ogni comunità protestante vengano regolarmente svolti studi biblici.

Ma questa se questa benedetta Bibbia è così facile da capire per ogni singolo fedele, a che servono questi studi biblici?

A che servono le scuole domenicali e i vari attestati assegnati dopo la frequentazione di corsi biblici?  Non vi sembra una contraddizione?

Praticamente con questo modo di convincere i loro fedeli, molti pastori tengono in pugno (in un pugno dolce e apparentemente bello) i loro fedeli, che si fidano ciecamente dei loro insegnamenti, arrivando a sputare sopra (ignorandoli, e mostrando indifferenza) gli insegnamenti dei Padri della Chiesa, che rappresentano le vere autorità e i veri dottori della Chiesa di Cristo.

La Bibbia indubbiamente è l’unico libro ispirato, e quindi il più importante, il più autorevole, ma come si fa a capire se lo si interpreta correttamente?

Confrontando le proprie personali interpretazioni con quelle della Chiesa.

E quale è la vera Chiesa?

L’unica Chiesa che può dimostrare la discendenza apostolica è la Chiesa cattolica romana, i Padri della Chiesa erano dottori, vescovi e membri della Chiesa cattolica romana. Anche questo verrà dimostrato nel capitolo apposito.

 

LA PROIBIZIONE DELLE IMMAGINI

A Pompei che fu sepolta intorno all’anno 70 d.c. davanti ad un inginocchiatoio posto dentro una casa, furono rinvenute immagini sacre raffiguranti Gesù, questo prova che non è stata la Chiesa cattolica moderna a diffondere e inventare le immagini sacre. La Chiesa cattolica ammonisce  continuamente i fedeli affinché non adorino statue o santi, e che quando si riceve una grazia, la si riceve dal Signore e non dal santo, ma questi insegnamenti li troviamo anche messi nero su bianco nella dottrina cattolica.

Prima della venuta di Cristo non si conosceva Dio, Egli non si era mai manifestato come persona, ma sotto forma di fuoco ardente, e con la nube dello Spirito Santo che lo avvolgeva, quindi l’uomo del Vecchio Testamento non sapeva che forma avesse Dio. All’uomo del Vecchio Testamento non era concesso di vedere Dio.

Ma quando il Verbo si è fatto carne, l’uomo ha potuto vedere la sua forma, gli uomini vedevano Gesù, e se lo vedevano potevano pure raffigurarlo con dipinti e sculture, ammesse da Dio, allo stesso modo di come Dio ammetteva (anzi ordinava) l’uso dei cherubini all’interno del tempio, delle stele raffiguranti le dodici tribù d’Israele, le teste di leone sul trono di Salomone ecc., tutto queste perché chi ne faceva uso non tradiva Dio, ma onorava il popolo di Dio, i santi di Dio e quindi Dio stesso.

Nel Nuovo Testamento non si trova mai scritto un comando di Gesù che vieti di usare le immagini di Lui o dei santi, questo perché finalmente Dio con la sua infinita misericordia ha scelto di manifestarsi in forma umana. Il Dio invisibile si è reso visibile, personificando il suo infinito amore per l’uomo e, dato che si è reso visibile permette anche di essere raffigurato nel Figlio, quindi Gesù può essere raffigurato in quanto si è reso visibile come perfetto uomo. Tutto ciò che è reso visibile si può raffigurare. Tuttavia anche gli angeli si possono raffigurare, Dio stesso come abbiamo visto ne ordinò la loro raffigurazione dentro il tempio.

Se io raffiguro un’aquila che vola nel cielo, lo posso fare, Dio nel suo comandamento intendeva vietare l’idolatria che era diffusa in quei tempi, gli uomini erano abituati ad adorare animali, oppure astri del cielo, o figure frutto della fantasia umana, ma li consideravano dèi, e questi dèi non erano certo santi che conducono a Dio, ma diventavano nemici di Dio, non erano suoi servi.

Se si dovesse prendere alla lettera il comandamento di Dio non si dovrebbero tenere quadri appesi in casa, perché in essi vi sono rappresentate figure di cose che esistono nel cielo, nella terra e alcune volte sotto terra o nel mare.

Un quadro che raffigura un cavallo, sicuramente descrive con l’immagine ciò che esiste quaggiù in terra, perché indubbiamente il cavallo fa parte delle cose che esistono sulla terra, quindi dovrebbe essere vietato raffigurarlo.

Come mai anche i fratelli separati hanno quadri raffiguranti paesaggi ed elementi vari della natura, appesi nelle pareti delle loro case?

Farebbero bene a studiare e riflettere sulla Parola di Dio, più di quanto gli fanno fare i propri pastori, lasciando stare i dettami di questi ultimi e ragionando con la loro testa. Ogni volta che uso una frase simile con un fratello protestante, questi si sente punto nell’orgoglio, “io non sono guidato dal pastore, so ragionare con la mia testa, e capisco da solo quello che leggo.”

Appunto, il problema è dove lo legge, come lo legge. Se lo legge, come accade, con gli occhi del pastore, capisce quello che vuole quest’ultimo. Un chiaro esempio di condizionamento mentale è il fatto che se prendiamo un pentecostale modalista, un mormone, e un cattolico, ciascuno attribuirà ad alcuni versetti chiave, significati diversi. Per cui prima di offendersi ognuno di noi dovrebbe avere la serenità di capire che se non si studia e ci si confronta in maniera seria, ognuno rimane nelle proprie posizioni, a motivo dei solo pregiudizi contro l’altro, e in definitiva si diventa megafoni di ciò che gli altri ci suggeriscono. Molti si scoraggiano ad affrontare lunghi studi e ricerche, per cui ognuno si tiene la propria “verità”, peccando di palese arroganza, ogni qual volta si confronta con qualcuno che la pensa diversamente, accusandolo di eresia. Ne conosco parecchi di pentecostali fin troppo sicuri di essere nella verità, che si permettono di accusarmi di eresia, e di avere quindi problemi spirituali, solo perché ho tentato di dimostrargli la verità biblica. Ma costoro non accettano spiegazioni da un cattolico, ecco dove sta il loro peccato di orgoglio. Peccano pure giudicandomi “perso” condannato all’inferno, essendo fedele alla dottrina della mia Chiesa e quindi a Cristo. Per loro le due cose non possono coesistere, o sono fedele a Cristo, o alla Chiesa cattolica romana. Se sono fedele a Cristo la dovrei pensare come loro, diversamente sono un “infedele”.

Dicevo, il Dio invisibile si è reso visibile quindi può essere raffigurato e Lui stesso lo permette, altrimenti sarebbe rimasto invisibile come nel Vecchio Testamento, e soprattutto non avrebbe mai ordinato la raffigurazione di cherubini, stele e figure varie, perché Dio non sbaglia mai.

Se io tengo una statua di Gesù dentro la mia casa, siamo sicuri che è idolatria?

Ma se la statua rappresenta il mio e nostro Gesù Cristo, come si permettono i fratelli separati di dire che è idolatria?

Idolatria significa adorare déi o persone che non sono sicuramente Dio Uno e Trino; ma se io adoro l’unico vero Dio e tengo in casa una statua o un quadro che mi ricorda la figura del mio Gesù quale tradimento sto commettendo?

O forse i fratelli separati considerano Gesù un altro Dio?

Quindi si potrebbe pensare che chi adora Gesù adora una altro Dio, diverso da Dio Padre (come dicono i tdG).

Eppure anche loro (la maggioranza degli evangelici o evangelicali) ammettono e credono che Gesù è Dio come il Padre e della stessa sostanza del Padre, ma allora perché accusano di idolatria anche chi tiene in casa raffigurazioni di Gesù?

Per i santi vale la stessa cosa, essi sono realmente esistiti, quindi perfettamente raffigurabili, come ricordo della loro figura, perché loro non sono dèi stranieri, ma i santi di Dio.

I santi sono servi di Dio, e Dio non vuole che si distruggano le loro immagini, perché non sono immagini di dèi stranieri, ma immagini dei santi di Dio.

Come ci dimostra Deuteronomio 12:2-4:

“Distruggerete completamente tutti i luoghi, dove le nazioni che state per scacciare servono i loro dèi: sugli alti monti, sui colli e sotto ogni albero verde. Demolirete i loro altari, spezzerete le loro stele, taglierete i loro pali sacri, brucerete nel fuoco le statue dei loro dèi e cancellerete  il loro nome da quei luoghi.

Non  così  farete  rispetto al  Signore vostro  Dio, ma lo cercherete nella sua dimora, nel luogo che il Signore vostro Dio avrà scelto fra tutte le vostre tribù, (il tempio con l’Arca i cherubini ecc.,ndr) per stabilirvi il suo nome: là andrete.”

Abbiamo visto, e ripetiamo che Dio parla di distruggere le statue degli dèi stranieri, e dice di conservare le immagini dei suoi servi, e i cherubini che si trovavano dentro il tempio erano immagini di servi di Dio, e gli animali raffigurati non venivano considerati dèi, proprio perché ordinati da Dio stesso.

Io posso testimoniare davanti a chiunque, tenendo presente che Dio mio giudice legge nel mio cuore, che la Chiesa cattolica non mi ha mai insegnato ad adorare i santi, mai nessun prete mi ha fatto un insegnamento simile, e quando facevo notare questo al pastore pentecostale, egli mi diceva che io ero un caso raro, e che la maggior parte dei cattolici adora i santi, perché la dottrina cattolica insegna a fare questo, ho verificato (e invito chiunque a verificare) che la dottrina cattolica in nessun capitolo insegna ad adorare i santi, quindi come devo considerare il pastore che mi diceva

(o tentava di insegnarmi) tali calunnie?

 

CHI FA I SANTI?

Nella dottrina cattolica non c’è scritto di adorare i santi, il papa non fa i santi!

Quest’ultimo è un altro luogo comune molto usato per calunniare la Chiesa cattolica, dicono che il papa non può fare i santi, e quindi è Satana che si serve del papa per ingannare gli uomini.

Ciechi, come potete dire che il papa fa i santi, e che noi cattolici crediamo che li fa il papa, quanto tutti (dico tutti) sappiamo che la santità proviene solo da Dio. Il papa si limita solo a riconoscere a nome della Chiesa la effettiva santità di quei servi di Cristo, ma costoro sono stati santi (e lo sono ancora) perché Dio li ha guidati con il suo Spirito, perché Dio è l’unica sorgente di santità.

I santi li fa e li plasma Dio, che con la sua infinita misericordia dona agli uomini la grazia di essere santi, di dimostrarlo nella vita terrena prendendosi cura dei fratelli bisognosi, e se questi campioni di fede vengono poi riconosciuti dal magistero della Chiesa e quindi dal papa, come persone sante da cui prendere esempio, è assolutamente giusto, è giusto far conoscere i meriti di tale persone affinché servano da incoraggiamento per noi bisognosi, per andare avanti per la via della salvezza.

Quando i santi vengono dichiarati beati dal papa, non significa che quest’ultimo da il via libera alla loro adorazione, i santi vanno rispettati (venerati) onorati, e siccome i santi non muoiono mai, ma vivono in eterno, si può chiedere la loro intercessione (le loro preghiere) alla stessa maniera di quando erano su questa terra, alla stessa maniera di quando i discepoli intercedevano per la liberazione di Pietro, alla stessa maniera di quando un pentecostale chiede al pastore di pregare per lui, ecc..

 

PROSTRAZIONI

 

L’inginocchiarsi davanti alle statue dei santi, è considerato dai protestanti un prova dell’adorazione che i cattolici riservano ad essi. Ma vediamo se è veramente così:

 

esempio:

 

Gen 27,29Ti servano i popoli

      e si prostrino davanti a te le genti.

      Sii il signore dei tuoi fratelli

      e si prostrino davanti a te i figli di tua madre.

 

Anche qui non bisogna interpretare alla lettera ciò che sta dicendo Isacco a Giacobbe, altrimenti si potrebbe pensare che Isacco stia augurando a Giacobbe di essere adorato dagli uomini, infatti se colleghiamo questo episodio con Pietro che impedisce a Cornelio di prostrarsi in adorazione davanti a lui, oppure con Apocalisse l’angelo ferma Giovanni che si stava prostrando in adorazione davanti a lui ne dobbiamo dedurre che Isacco stava bestemmiando.

Invece riflettendo si capisce che Isacco non bestemmiava, ma augurava che gli uomini si prostrassero davanti a Giacobbe in segno di rispetto, e non di adorazione, lo stesso vale per i fedeli che si inginocchiano davanti al papa, non lo fanno per adorarlo, ma solo in segno di rispetto.

Chi si inginocchiava davanti a divinità straniere si rendeva schiavo di esse, ma l’adorare un divinità straniera non era strettamente connesso con l’uso delle immagini, ma piuttosto al tradire l’unico Dio, il Dio vivente, per adorare dèi non viventi frutto delle mani umane.

 

 

LA MEDIAZIONE

Nell’idolatria vi è una bipolarità di servitù… Quando l’uomo abbandona il servizio di Dio, si fa schiavo di degradanti realtà materiali, che sono, in definitiva, gli idoli. Quanti idoli esistono ancora?

Le immagini (sculture idolatriche) in Occidente sono del tutto scomparse, ma gli idoli no. Colui che si dice credente in un Dio unico e Sommo, oggi può essere schiavo di vari idoli, meno percettibili ma non per questo meno pericolosi. Ne faccio un piccolo elenco: denaro, sesso, benessere materiale, moda e convenzioni sociali sconvenienti, ossia poco cristiane, il lusso sfrenato, il culto esagerato per il proprio corpo e per se stessi, la tecnica e la scienza quando pretendono di sostituirsi a Dio, il seguire il capo di una setta che al posto dell’autorità di Cristo pone quella di un uomo, generalmente ribelle “alla Verità tutta intera”, alla quale, come sappiamo, lo Spirito Santo guida la Chiesa di Gesù.

Nell’Antico Testamento si riscontra qualche cosa di fermamente costante: la trascendenza di Dio, infinitamente elevato sopra l’uomo e sopra tutte le realtà cosmiche, ma anche la Sua condiscendenza, per cui Dio non è lontano dall’uomo e dalla sua storia. Anzi Dio è sempre vicino all’uomo. Dio e i patriarchi operano senza alcun intermediario. Tuttavia la figura misteriosa di Melchisedec che come sacerdote dell’Altissimo benedisse Abramo (cf Gen 14,18) la scala di Giacobbe popolata di Angeli che salivano e scendevano dal cielo alla terra (cf Gen 28,12…) preludevano ad un abbozzo del sistema di mediazione che vigerà nella economia della salvezza.

Tali protagonisti (ossia Melchisedec, Angeli…) esercitano la mediazione di intercessori. Teniamo presente che la mediazione e l’intercessione si completano. Così Abramo tenta di ottenere da Dio il perdono di Sodoma e intercede per la salute di Abimelek di Gerar (cf Gen 18,22-32; 20,17). Ugualmente Giuseppe è motivo di salvezza per i suoi fratelli e per la famiglia di Putifarre (Gen 39,3).

Con l’elezione, il popolo di Israele ha bisogno di una maggiore quantità di mediatori che lo rappresentino davanti a Dio. Dopo che l’esilio babilonese aveva provocato la sgretolazione di tutte le istituzioni comunitarie, il giudice e sacerdote Eli poté dire angosciato: “Se l’uomo peccherà contro Jahvè, chi intercederà per lui? (1 Sam 2,25).

Il primo e più grande mediatore dell’A.T. è Mosè. Le diverse fonti e tradizioni ci hanno trasmesso la complessa e difficile missione mediatrice di Mosè: le mani alzate nella preghiera mentre Giosuè combatteva contro Amalek (cf Es 17,11…).

Dopo Mosè, i Giudici e i Re, i sacerdoti ed i profeti furono mediatori e intercessori a favore del popolo.

La mediazione-intercessione sacerdotale fu soprattutto ascendente (dal popolo a Dio), mentre quella dei profeti (bocca di Dio) fu principalmente discendente, come apportatrice di rivelazione.

Fino ad un’epoca molto tardiva, non vi sono allusioni agli Angeli mediatori.

Il termine mediatore-mediazione nel N.T. neppure abbonda. Lo troviamo varie volte sia come mediazione sia come intercessione. Ecco alcuni esempi:

Il primo mediatore necessario, unico è Gesù, il quale dalla Croce prega il Padre per i suoi crocifissori (Lc 23,34), e rimette i peccati (Mc 2,5).

In Lc 7,2-10 viene raccontato l’episodio del centurione che manda a Gesù alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire a casa sua per salvare un suo servo ammalato. “Costoro giunti da Gesù lo pregavano con insistenza: “Egli merita che Tu gli faccia questa grazia, dicevano, perché ama il nostro popolo…” “Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande…” “ E gli inviati quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito”. Qui vediamo l’intervento degli anziani presso Gesù. E’ facile comprendere che la mediazione unica, necessaria di Gesù, non esclude una mediazione secondaria, subordinata all’unica mediazione di Cristo dal quale e per il quale ci viene tutto.

Molti fratelli separati che negano fermamente l’intercessione dei santi, etichettando come idolatri coloro che si rivolgono ai santi e li pregano di intercedere, dovrebbero riflettere sui versetti di

Lc 7,2-10, se fosse come dicono, che bisogno c’era che gli anziani andassero a pregare Gesù per conto del centurione?

Ponendo questa domanda a qualche fratello pentecostale egli risponde subito che la mediazione tra “vivi” è ammessa ma quella tra vivi e “morti” è proibita.

Fratelli, ma noi cristiani crediamo o non crediamo nell’immortalità dell’anima?

E allora come si può parlare di intercessione tra vivi e morti?

I santi morti nella carne continuano a far parte della Chiesa di Cristo, quindi continuano a pregare per i fratelli bisognosi allo stesso modo di come facevano quando erano nella carne.

Questo molti fratelli separati si rifiutano di capirlo! Molti di loro considerano la morte come uno stato di interdizione temporanea a tutte le attività cristiane; considerano i santi morti come in uno stato di sonnolenza, di inattività, di attesa. I santi morti nella carne non sono addormentati, (solo i loro corpi carnali lo sono) l’anima non si addormenta, gli spiriti dei santi continuano a pregare il Signore per i fratelli bisognosi. (“Io non sono il Dio dei morti, ma dei vivi”).

Il metodo di ragionamento di molti protestanti non è immediato, ma articolato e progressivo.

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06/09/2009 11:35

In un dialogo con un cattolico ad esempio loro non cominciano col dire che la mediazione tra santi (vivi) è possibile, ma partono subito col dire che l’unico mediatore è Gesù, portando alcuni versetti in cui viene detto questo. Se il loro interlocutore si convince allora si fermano qui, ma se per caso il loro interlocutore porta a sua volta altri esempi con i quali dimostra che: vero è che, Gesù è l’unico mediatore, ma anche gli uomini possono assumere tale funzione non vanificando per niente la figura unica di Gesù, perché tutte le mediazioni umane sono a Lui subordinate, allora passano alla fase due cioè cercano di far capire all’interlocutore che le mediazioni sono ammesse solo tra cristiani vivi, portando i versetti del ricco e Lazzaro (Lc 16,18) e di Isaia 8,19 nonostante i versetti da loro indicati non si riferiscano assolutamente all’intercessione dei santi, ma di questo ne parlo nel capitolo dedicato all’intercessione dei santi, pertanto rimando il lettore a tale capitolo. Qui voglio soltanto evidenziare che molti fratelli separati invece di dire subito che loro (e non la Bibbia) non ammettono l’intercessione tra morti e vivi, prima aspettano di vedere come risponde il loro interlocutore, poi, e solo poi, dicono la loro versione completa.

Mi è capitato di dialogare via e-mail con qualche fratello protestante, in particolare mi hanno colpito le risposte (e le accuse) che mi lanciava Renato (protestante pentecostale) egli insisteva col dire che noi cattolici siamo idolatri (anche se non usava questa precisa parola) perché “adoriamo i santi”, a suo dire anche molti preti cattolici adorano i santi, dato che io gli avevo risposto chiaramente che non adoro nessun santo ma solo Gesù Cristo e la Santissima Trinità, mi ha escluso dalle sue accuse, ma la maggior parte degli altri cattolici (secondo lui) adorano i santi.

Mi è sembrato di risentire le risposte che mi dava il pastore pentecostale quando frequentavo la sua comunità (pur rimanendo cattolico, sia chiaro), anche lui mi diceva che io ero un caso isolato e che la maggior parte degli altri cattolici sono idolatri, anche perché la dottrina cattolica (a suo dire) insegna l’idolatria.

Eppure ho chiesto a Renato di provare a fare un inchiesta porta a porta per vedere quanti cattolici gli rispondevano che “adorano” i santi, ma lui invece di rispondermi si svincolava proponendomi altre domande. In una sua lettera mi ha pure menzionato una epistola come segue testualmente: “riguardo alle mie citazioni, quella riguardante Giulio III e il concilio di Tolosa proviene dal libro "Roma Papale", Luigi Desanctis, Firenze 1882, pag. 464-472 (il documento originale di cui si parla, in latino, è conservato nella biblioteca imperiale di Parigi, foglio B. N. 1088,
vol. 2 pag. 641-650, intitolato "Avvisi sopra i mezzi più opportuni a sostenere la Chiesa romana").

Non è una contraffazione, quindi perché la ignori? E perché ignori i secoli di scandali, abominazioni e persecuzioni contro altri cristiani, ad opera di papi che, se fossero dottrinalmente infallibili, dovrebbero conoscere l'amore di Cristo e l'odio del Signore per chi si dà alle
impurità ed è causa di bestemmia del Suo santo nome?

In questa lettera si troverebbe scritto che era meglio per la Chiesa cattolica nascondere la Bibbia al popolo, così gli inganni cattolici potevano rimanere nascosti.

Io gli ho fatto notare che  appena 50 anni addietro in Italia l’analfabetismo era molto diffuso, se andiamo indietro con il tempo ci accorgiamo che effettivamente le persone che sapevano leggere erano pochine, se poi consideriamo il fatto che la Bibbia a quei tempi era scritta in latino e le persone che sapevano leggere il latino erano ancora meno ci accorgiamo che le calunnie che Renato (e molti altri protestanti) vorrebbe lanciare cadono da sole. Oltre a questo quella lettera è un falso scritto da un protestante (Pier Paolo Vergèrio il piccolo) amico di Lutero.

Naturalmente non sto qui ad elencarvi le tante altre accuse (contro la Chiesa cattolica) che mi ha scritto, ma dialogando con lui notavo che il suo modo di ragionare è simile a molti altri pentecostali, essi amano accusare, ma appena qualcuno si permette di rispondergli allora lo etichettano di superficialità, perché magari (questo qualcuno) menziona certi errori che hanno commesso i protestanti in passato, funziona così: loro menzionano anche i fatti storici ma appena gli si risponde con altrettanti fatti storici nei quali si evidenziano gli sbagli dei protestanti si viene accusati di superficialità e di poca spiritualità, in quanto invece di attenerci alla sola Bibbia si vanno a menzionare anche fatti storici, gli errori umani. Ma come? Molti protestanti si riempiono la bocca menzionando papi indegni, stragi, uccisioni ad opera della Chiesa cattolica e poi se gli si fa notare  ad esempio che anche Lutero e i suoi amici commisero (o approvarono) uccisioni e sbagli vari si offendono?

Per essere coerenti con quello che si afferma, è meglio non menzionare errori fatti da persone umane, perché è risaputo che gli uomini in quanto tali possono errare.

Anche gli apostoli sbagliarono!

Non è con gli elenchi di accuse reciproche che si arriva al dialogo chiarificatore mirato all’unione di tutti i cristiani.

 

L’ICONOCLASTIA

In passato (726-842 d.C.)  l’iconoclastia (parola proveniente dal greco e che significa “distruzione delle immagini” fu un’eresia che afflisse la Chiesa per circa 116 anni). Fu uno degli episodi causati dalla intromissione del potere civile nelle questioni ecclesiastiche. In quell’epoca , in Occidente, nei luoghi più vicini e meglio controllati da Roma, non vi furono abusi; ma tra i fedeli d’Oriente vi furono degli eccessi e si giunse anche al fanatismo nella venerazione e nel culto delle immagini sacre. Per reprimere gli abusi, l’imperatore Leone III l’isaurico, usurpando alla Chiesa il diritto di legiferare in merito, ordinò la distruzione di una immagine di Cristo, assai venerata.

Ciò costituì l’inizio di gravi lotte e discordie tra Papi e Imperatori. Finalmente, dopo oltre un secolo di avversioni e lotte, nell’842 l’imperatrice reggente Teodora ristabilì le immagini e permise la loro venerazione. Ci furono anche in Occidente, delle ripercussioni iconoclaste, che però finirono con i due Concili tenutisi a Costantinopoli, nell’859 e nell’870, che diedero l’ultimo colpo all’eresia. Questa rivisse dopo tra alcuni gruppi ereticali (Albigesi, Valdesi, Sussisti, ecc.), ma senza importanza ed in forma sporadica. Purtroppo, con l’avvento del Protestantesimo, nel sec. XVI l’eresia riprese vigore. Si sa che i movimenti non cattolici provengono, tutti, dalla rivoluzione luterana; essi rigettano il culto della immagini credendo di essere coerenti con la Bibbia, mentre è solo vero che Questa non ha mai proibito le immagini in sé e per sé. E’ bene sapere che tutti i movimenti di matrice protestante, sono immersi nello studio della Bibbia per trovarvi tutto ciò che possa opporsi alla Chiesa cattolica. Questo spirito di avversione, preda del pregiudizio, è una delle ragioni principali che fa cadere tanti fratelli nell’errore.

Abbiamo visto che Dio non ha proibito le immagini in senso assoluto, altrimenti si potrebbe pensare che i quadri normalmente appesi nella pareti delle case civili siano anch’essi vietati perché raffigurano uccelli, animali, pesci ecc., ma Dio proibisce l’idolatria non l’uso delle immagini, e idolatria significa “tradimento”, chi adora un scultura (o raffigurazione)  frutto di fantasia umana al posto dell’unico Dio è idolatra. Se io nella mia stanza tengo una immagine del mio (e nostro) Gesù sto forse tradendo Dio?

Jahve come abbiamo visto ha ordinato lui stesso a  Davide (e poi a Salomone) di raffigurare dei cherubini nel tempio, oltre a buoi, e animali vari, tutti rigorosamente realizzati in oro puro. Nessun uomo ha mai visto i cherubini perché esseri celesti, ma Dio ha ordinato che venissero raffigurati. Dio con quell’ordine ha forse spinto il suo popolo a diventare idolatra?

L’idolatria nasce dall’uomo non da Dio, è l’uomo che travisa i comandamenti di Dio, credendolo bugiardo o ignorandolo, costruendosi idoli materiali che Lo offendono.

Praticamente il tempio di Dio era pieno di cherubini, buoi ecc., nelle stoffe, nei muri, nelle sculture d’oro e nessuno dei costruttori e degli artisti veniva accusato di idolatria, nemmeno chi frequentava il tempio veniva tacciato di idolatria.

I fratelli Evangelici saprebbero dirci come mai, mentre al capitolo 20 dell’Esodo Dio proibisce le immagini, al capitolo 25 comanda i cherubini per l’Arca santa? Come spiegare due ordini apparentemente contraddittori di Dio nello stesso libro, a soli 5 capitoli di distanza?

Il capitolo 20 è un testo molto antico, di fattura “eloista” e risalente a circa nove secoli prima di Cristo; vi era allora molto pericolo di politeismo e idolatria per gli Ebrei. Il capitolo 25, invece, fu redatto dopo il ritorno dall’esilio babilonese e quindi quattro secoli più tardi del capitolo 20. Allora la mentalità giudaica era assai purificata per l’opera dei profeti e le sofferenze subite; infatti dopo di allora si avrà il rigido giudaismo, fedele (almeno esteriormente) alla Legge del Dio Unico.

Per cui non era più troppo pericoloso l’uso delle immagini e si ricorse perfino ai cherubini, che erano tra le divinità secondarie dei popoli circonvicini, ma gli ebrei ormai avevano capito che c’era (e c’è) un unico Dio, e che i cherubini erano dei servi di Dio, non dèi. Anche nell’antichissima sinagoga di Dura-Europos si trovano immagini di cherubini nei resti archeologici.

Se dunque già nel quinto secolo avanti Cristo non vi era più pericolo che il popolo ebraico adorasse le  statue e le immagini come divinità, vogliono i protestanti che si cada in questo grossolano errore nel nostro secolo ventunesimo? (cf, Cento Risposte).

Come anche è puerile addurre i versetti di Atti 10,25-26 e 14:18 perché è chiaro che i pagani consideravano gli apostoli come esseri sovraumani, anzi gli abitanti di Listra scambiano addirittura Barnaba per Giove e Paolo per Mercurio!

Ci accusano pure dicendo che la Chiesa cattolica non dovrebbe ricoprire d’oro le sue Chiese ma devolvere ai poveri il ricavato di tali tesori.

Allora Dio ha forse sbagliato ad ordinare che l’interno del tempio fosse rivestito d’oro?

L’oro simboleggia la ricchezza di Dio, la purezza di Dio, il Sio splendore, e faccio notare a molti fratelli separati che l’oro che riveste le pareti di alcune Chiese non se lo portano a casa i preti, ma rimane li, generazione dopo generazione, fino alla fine dei tempi.

Salomone che indubbiamente ricostruì il tempio molto tempo dopo Mosè, come mai rifece i cherubini d’oro?

Queste raffigurazioni ci aiutano a meglio ricordare, sono un ausilio per la nostra mente, anche gli stessi fratelli separati ricorrono all’ausilio delle immagini di santi senza rendersene conto.

Ad esempio quando guardano il film di S.Francesco d’Assisi, essi in realtà stanno vedendo immagini cinematografiche, cioè immagini in movimento, ma sempre immagini sono. Chi guarda la TV non sta leggendo un libro, sta vedendo immagini in movimento, e se quelle immagini stanno rappresentando santi o Gesù stesso, anche questa dovrebbe essere considerata idolatria.

Nella Antico Testamento, a partire da Mosè, troviamo un’organizzazione rigorosa che ha per centro l’Arca dell’Alleanza e il tabernacolo e viene esercitato dal sacerdozio che Mosè istituì e riformò.

Le feste costituivano tempi sacri dedicati in modo speciale al culto. Fanno parte del culto anche i voti o promesse a Dio.

Nella storia del Culto in Israele, hanno notevole importanza i profeti. La ripresa del culto dopo l’esilio oltre alla lotta contro le raffigurazioni (idoli) di Jahwè (2 Crn 11,15-16) e alla introduzione di nuove feste e sacrifici (1 Macc 4,59; Nee 13,31) porta a dare maggiore importanza alla preghiera (Esdra 9,6-7; Sir 51,1-12) alla lettura e meditazione comunitaria della Legge e dei Profeti (Nee 8,3; 9,3). Nel N.T. Gesù segue fedelmente sia il culto della sinagoga che quello del tempio, ma allo stesso tempo ne dimostra l’incompletezza e la provvisorietà. L’incompletezza del culto giudaico è dimostrata da Gesù col permeare gli antichi riti di Israele con il suo spirito di preghiera filiale

(Mt 23,16-23), con la purezza interiore del cuore (Mt 23,25 ss.; 5,8-23). Da parecchi testi come

Gv 4,23-24, si desume che il nuovo culto è lo stesso Cristo. Egli è la nuova realtà che fa irruzione nel mondo e modifica profondamente tutta la gamma dei rapporti con Dio: il sabato, il tempio, la stessa celebrazione della Pasqua nella quale introduce elementi assolutamente nuovi: il suo sacrificio, la sua presenza. Cristo è il nuovo punto di convergenza di tutto il culto.

 

INTERPRETARE CORRETTAMENTE

Il vero problema dunque nasce dall’errata interpretazione che i protestanti danno a molti versetti.

Si credono ispirati e si credono i soli veri cristiani, soprattutto i fratelli pentecostali, nelle loro molteplici denominazioni e nelle loro molteplici diversità dottrinali, ma alcuni di essi non sanno analizzare molti versetti nella loro profondità, non né sanno cogliere i significati più profondi, non conoscono i costumi ebrei e il loro modo di esprimersi e di intendere le cose e le parole, eppure si ergono a maestri biblici, in virtù della loro presunta ispirazione e guida divina.

Ad esempio in Rm 9,13 Dio dice: “Ho amato Giacobbe e ho odiato Esaù.”,

Chiedo ai fratelli pentecostali, Dio può odiare?

Se Dio non può odiare allora cosa significa “…e ho odiato Esaù?”

Se non si conosce il linguaggio ebraico, e il loro modo di usare certi termini, non si capirà mai correttamente la Bibbia, gli ebrei quando dicevano di “odiare” i loro nemici intendevano solo amare meno, amavano meno, non odiavano come oggi noi intendiamo nel nostro linguaggio moderno.

Questo piccolo esempio, vuole ancora ribadire come bisogna intercalarsi nei linguaggi antichi, nei costumi e nel modo di vivere antico, per poter capire correttamente la Bibbia, questo purtroppo moltissimi fratelli separati non lo fanno, e spesso si trovano a non saper dare le precise spiegazioni a molti versetti di significato molto profondo.

Un altro piccolo esempio servirà a far meglio capire come in realtà moltissimi di loro non saprebbero spiegare i seguenti versetti, ma si limiterebbero solo a leggerli superficialmente, non cogliendo il significato più profondo. Non conoscono ma credono di conoscere meglio di altri, quindi vivono serenamente convinti di conoscere bene.

“A considerare pure gli atti di Giacobbe non si troveranno vani, ma pieni di mistero, cominciando dalla sua nascita, in cui teneva il calcagno del fratello e fu chiamato Giacobbe, ossia soppiantatore (Gen 25,25): teneva, e non era tenuto, stringeva il piede e non era stretto, lottava e vinceva, aveva in mano il tallone dell’avversario, cioè la vittoria.

A questo modo nasceva il Signore, la cui nascita (Giacobbe) prefigurava, di cui Giovanni nell’Apocalisse dice: “Uscì il vincitore per vincere” (Ap 6,2). Poi raccolse la primogenitura rifiutata dal fratello (Gen 25,32); così il popolo più giovane (= i pagani) accolse Cristo come primogenito, mentre il popolo più anziano (= gli ebrei) lo respinse dicendo: “Non abbiamo altro re all’infuori di Cesare” (Gv 19,15).

In Cristo è ogni benedizione; per questo il secondo acquistò in modo surrettizio la benedizione del primo dal Padre, come Giacobbe tolse la benedizione ad Esaù, per il qual motivo subiva insidie e persecuzioni dal fratello, come ora la Chiesa da parte dei Giudei.

In terra straniera nascevano le 12 tribù, i figli d’Israele, perché anche Cristo doveva cominciare la fermezza della Chiesa fondata sulle 12 colonne (= gli apostoli) fuori della sua patria.

Screziate erano le pecore che divenivano proprietà di Giacobbe e la mercede di Cristo sono gli uomini che da varie e differenti nazioni convengono in una sola armata di fede, come il Padre gli promise: “Chiedimi e ti darò in proprietà le nazioni e in tuo potere i confini della terra” (Sal 2,8).

E poiché Giacobbe era il profeta della moltitudine dei figli del Signore, era necessario che egli avesse figli da due sorelle, come Cristo li ebbe da due Leggi (antica e nuova) dello stesso e identico Padre; e altrettanto dalle schiave, significando che Cristo avrebbe fatto figli di Dio tanto i liberi che gli schiavi secondo la carne, dando a tutti lo stesso dono dello Spirito che vivifica. Giacobbe tutto faceva per la più giovane che aveva gli occhi belli, Rachele, figura della Chiesa per la quale Cristo soffrì. Allora egli, mediante i patriarchi e i profeti, prefigurava e preannunciava il futuro preparando la sua parte (= il popolo messianico) all’economia di Dio e assuefacendo la sua eredità ad obbedire a Dio e ad allontanarsi da questo secolo per seguire il suo Verbo e significare a loro volta le cose future. Poiché niente è vano o senza significato presso Dio.”

 

Dall’alto della loro conoscenza molti fratelli separati (divinamente guidati) avrebbero saputo spiegare questi versetti con una tale profondità?

S. Ireneo ci ha spiegato questi versetti, Dio ci ha creati intelligenti, ci ha dotati di capacità intellettive per poter ricercare e trovare la verità, non lasciandoci incatenare dagli uomini, che ci tengono ignoranti per meglio manovrarci, la sete di verità dovrebbe accendersi in qualsiasi cristiano, sentendosi mai appagato da quello che si conosce, la Parola di Dio è un pozzo infinito di sapienza, quindi non ci si deve mai sentire appagati nel conoscerla e nello studiarla.

Purtroppo però oggi, esistono moltissime persone (sia cattoliche che protestanti) che si accontentano di stare nell’ignoranza, ma in effetti molti di loro non si sentono ignoranti, ma paghi di quello che conoscono. Vedo molti cattolici ignorare la Parola di Dio, sconoscerla, vedo molti protestanti ergersi a maestri solo perché seguono studi biblici, ma appena si affonda il coltello nella profondità dei versetti, anche moltissimi fratelli separati non sanno più rispondere, e la loro maestria svanisce come neve al sole.

 

TESTIMONIANZE ARCHEOLOGICHE

Ad Ercolano sepolta intorno all’anno 70 d.C. Nel 1939. scavando a Ercolano si è scoperta l’impronta chiarissima di una croce su un muro, nella parte riservata agli schiavi di una villa patrizia. Attorno alla croce, ancora i chiodi per sostenere lo sportello o la tenda che nascondevano il simbolo del culto cristiano, e ai piedi di questo crocifisso c’era un inginocchiatoio, questo è tutt’oggi visionabile presso gli scavi archeologici di tale città.

Nel 1968, a Cafarnao, città di Simon Pietro secondo i vangeli, sotto il pavimento di una chiesa dedicata all’apostolo sin dal V secolo (la più antica che si conoscesse in Palestina) si è trovata quella che gli archeologi hanno provato in modo indiscutibile essere appunto la casa di Pietro.  Si tratta di una povera abitazione, simile in tutto alle altre che la circondano tranne che in un particolare: le mura sono coperte di affreschi e graffiti (in greco, in siriano, in aramaico, in latino) con invocazione a Pietro per chiederne la protezione. E’ accertato che la casa fu trasformata in luogo sacro sin dal primo secolo: è quindi la più antica “chiesa” cristiana conosciuta. Testimonia che prima dell’anno 100 (prima ancora, cioè che la Tradizione si fissasse completamente in testi scritti definitivi) non solo già vigoreggiava il culto di Gesù ma giungeva a maturazione addirittura la “canonizzazione” dei suoi discepoli, già invocati come “santi” protettori”(cfr (Messori, Ipotesi su Gesù). La Tradizione dà ragione alla Chiesa cattolica.

Sempre a proposito di prove archeologiche mi chiedevo da dove spuntasse fuori “il pesce” simbolo dei cristiani evangelici pentecostali (e forse di quale altra confessione protestante); ebbene dopo aver fatto alcune ricerche ho trovato che il simbolo del pesce veniva usato dai primi cristiani, ed è stato ritrovato raffigurato nelle mura delle catacombe dove i cristiani si rifugiavano per sfuggire alle persecuzioni, sono stati trovati diversi disegni raffiguranti il pesce (ma non solo quelli), e le lettere che formano la parola latina ICTUS = pesce  - sono le iniziali delle parole: Iesus Cristu Teos Uio Soter  che in lingua italiana significa: Gesù Cristo Dio Figlio Salvatore; di tutto questo nella Bibbia non vi è traccia, eppure i pentecostali usano il simbolo del pesce, perché?

Come mai il simbolo del pesce secondo loro si può usare e il simbolo della croce no?

Eppure anche diversi disegni della croce sono stati trovati nelle catacombe, come pure diverse raffigurazioni di Gesù, Maria e altri santi, come mai i primi cristiani usavano già dipingere sui muri le figure dei santi e di Gesù?

I protestanti dicono di non adorare il simbolo del pesce, lasciando capire che invece noi cattolici adoriamo la croce, no fratelli, noi cattolici non adoriamo la croce, ma la rispettiamo, la onoriamo come simbolo della nostra cristianità, come simbolo e strumento della nostra salvezza, perché su di lei Gesù ci lavò dal peccato, ma è Gesù Cristo che adoriamo, non il pezzo di legno. Tuttavia il sangue che macchiò il legno della croce dove fu appeso Gesù, ebbe quello va adorato perché prezioso e facente parte di Gesù stesso.

Con l’esempio del pesce, voglio soltanto dimostrare che anche loro attingono dalla Tradizione, ad esempio anche quando citano alcuni padri della Chiesa come Giustino, Policarpo, Clemente, Agostino, Girolamo ecc., prendono qualche stralcio dei loro scritti, lo tolgono dal contesto  e gli fanno dire il contrario di quello che in realtà dicono.

In effetti sia il pesce che la croce sono simboli del cristianesimo, quindi chi li usa non può essere tacciato di idolatria. Resta il fatto che i fratelli che usano il simbolo del pesce, o citano i padri della Chiesa, hanno attinto dalla Tradizione cristiana, peccato che poi lo negano.

Si deve capire che il cattolico guarda e rispetta la croce perché è il simbolo della cristianità, sulla croce Gesù sconfisse la morte, e sulla croce portò i nostri peccati facendo di uno strumento di morte (come lo era stato fino ad allora) un simbolo di vita, di redenzione, di speranza per la resurrezione. Dove sta l’idolatria?

Nel Vecchio Testamento apprendiamo che nessuno aveva mai visto Dio, nemmeno Mosè, e nessuno degli ebrei osava pronunciare il nome di Dio, quando dovevano farlo usavano termini come l’Altissimo, l’Eterno, il Signore degli eserciti, il Signore dei cieli, il regno dei cieli, ecc., essi non pronunciavano mai il nome “Jahvèh”, addirittura essendo che il numero undici, in ebraico comincia con le lettere JA, quando dovevano pronunciare il numero 11 dicevano semplicemente 10+1.

Quindi se gli ebrei non osavano pronunciare il Nome di Dio come potevano costruirsi delle sculture raffiguranti Lui?

Ma quando il Verbo si fece carne tutti lo poterono vedere, Dio si è fatto vedere, si è manifestato agli uomini, è lecito quindi che l’uomo possa fare delle raffigurazioni in suo ricordo.

Signore, grande è la tua misericordia, infinito è il tuo amore, altrimenti avresti disintegrato il mondo con tutte le sue cattiverie.

Guidaci Signore, illuminaci con il bagliore della tua luce. Sperando di essere stato chiaro e di qualche utilità, al fine di conoscere la verità, vi ricordo di leggere pure il capitolo dedicato alla comunione dei santi che è complementare a questo.

 

INCARDONA SALVATORE

 

tratto dal sito www.cristianicattolici.net

 

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