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I FRATELLI DI GESU'

Ultimo Aggiornamento: 06/09/2009 22:12
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06/09/2009 11:38

dal sito www.cristianicattolici.net

I Fratelli di Gesù

 

Il significato della parola “fratello” nel contesto biblico, rappresenta uno dei punti di discordia tra cattolici e protestanti, esso però non nacque col protestantesimo, ma successivamente in seguito a rielaborazioni forzate di alcuni studiosi protestanti. E’ importante sapere se Gesù abbia avuto o meno altri fratelli e sorelle? Ai fini della divinità di Gesù nulla cambia, ma ai fini di conoscere la semplice e cruda verità è importante, anche per evitare fantastiche speculazioni, che fanno perno proprio sulla ignoranza diffusa in ambito religioso; una di queste è il Codice da Vinci, il famoso romanzo-storico, che pretendeva di riscrivere la storia della intera cristianità, attribuendo a Gesù Cristo addirittura dei figli avuti con Maria di Magdala. Se il cristianesimo ci insegna a predicare la verità, significa che dobbiamo pure difenderla da calunnie e insinuazioni più o meno articolate, ecco perchè ho redatto questo capitolo dedicato ai presunti fratelli uterini di Gesù, semplicemente per difendere la verità. Il presente dunque capitolo è chiaramente collegato a quello su Maria. Perché io, semplice laico passionista, senza una grande cultura, mi cimento nello scrivere, riportare, assemblare, citare, redarre e, studiare a mia volta, argomenti così difficili e delicati, come quelli biblici?

Non certo per vanagloria, ma perché mi rendo conto che risposte ad argomenti così universali dovrebbero trovarsi facilmente, soprattutto su Internet, spesso però solo gli addetti ai lavori riescono a trovare materiale interessante da studiare. Non è facile trovare in libreria quello che si cerca, il libraio dovrebbe infatti conoscere il contenuto di tutti i libri che tratta, per portene consigliare qualcuno in modo mirato, per cui spesso si finisce con l’acquistare dieci libri che accennano il tema che interessa, riportando solo pochi dettagli degni di nota, senza poter sviscerare il problema. I motori di ricerca su Internet invece sono un mezzo molto potente per trovare con precisione quello che si cerca. Occorre però, anche qui, tanta pazienza, perché verranno visualizzate centinaia di pagine contenenti l’argomento (o la singola parola) cercato. Imparando ad utilizzare le parole chiave, di ricerca, si potranno avere molte soddisfazioni da Internet. Il trovare testi su Internet non è però un fatto scontato, per trovarli qualcuno ce li deve mettere, e per mia esperienza,  solo in pochi distribuiscono gratuitamente opere letterarie, che richiedono spesso anni di studio. Il mio sforzo quindi è volto a rendere accessibili via Internet testi cristiano-apologetici, in maniera gratuita, premurandomi di aggiornarli spesso, con nuovi dettagli, che man mano trovo sui libri che studio, e che, ci tengo a precisarlo, compro di tasca mia.

Chi me lo fa fare? In fondo lavoro tutti i giorni, grazie a Dio, ho una famiglia di cui occuparmi, studiare la notte mi crea qualche problema col sonno e la concentrazione. Ho però una grande passione per l’apologetica cristiana, non mi pesa dunque quello che faccio, come non mi pesa il dovermi comprare libri su libri, man mano che qualche fratello o qualche rivista me li consiglia. Questa grande passione la devo a Dio, che mi ha dato tanto nella vita, a cominciare dalla salute, poi mia moglie e mio figlio, oltre a tutti i familiari che mi vogliono bene, e naturalmente il lavoro. Se qualcuno si sta compiacendo per il fatto che dalla vita ho quindi avuto solo “rose e fiori” si dovrà ricredere perché non è affato così, ho avuto anch’io i miei grossi problemi,  una canzone recita: “Dio aprirà una Via dove sembra non ci sia…” e in effetti quando all’orizzonte tutto si prospettava nero, Dio mi ha aperto la Via, in più occasioni. Come non ringraziarlo continuamente, dunque, per quello che ha fatto per me? Visto che non mi basta ringraziarlo solo a parole, cerco di farlo anche dedicandomi all’apologetica cristiana, ben conscio che già la sola parola è più grande di me, figuriamoci il vasto campo che abbraccia e, quello che comporta, per una persona con poca cultura come me, con pochi mezzi a disposizione e poca o nessuna esperienza universitaria. La mia è un’apologetica scritta in maniera semplice e immediata, adatta quindi ai semplici credenti che si scoraggiano a leggere grossi volumi apologetici, finendo col restare con i propri dubbi dottrinali. Tuttavia non mi piace sintetizzare, scrivere in modo semplice sì, -anche perché solo così so scrivere- ma semplificare le analisi ad argomenti così importanti, mai.

Mi sento sempre e continuamente in difetto nei confronti di Dio, quindi quello che scrivo lo considero sempre e solo un acconto, gli aggiornamenti che faccio agli studi, particelle di acconto, che non potranno mai arrivare a saldare il debito con Lui. Probabilmente questi miei studi faranno sorridere taluni teologi, ma sicuramente non Dio. Proprio avendo ben in mente la Sua infinita bontà e grandezza, oltre alla gratuità della sua grazia, non mi accontento mai di quello che riesco a fare, cerco sempre di migliorare i testi che scrivo, arricchendoli di citazioni autorevoli, al fine di renderli sempre più completi, chiari, e soprattutto, utili, a chi cerca delle risposte in merito.

Mi sforzo di lavorare con pala, piccone, e martello, ben conscio che con tali mezzi mi ci vorrà un sacco di tempo per rendere davvero completi gli studi redatti nei diversi capitoli, ad alcuni teologi, dotati -in confronto a me- di dinamite, montacarichi e escavatori, basterebbe qualche mese per scrivere testi apologetici completi ed autorevoli, ma fatto sta che oggi è raro trovare un teologo che si occupi di apologetica cristiana, soprattutto in contrapposizione alle dottrine protestanti.

Il cattolico medio che nutre dubbi in seguito a contatti con le dottrine protestanti, finisce col trovarsi in balia di essi, sballottato da un versetto all’altro, e ricevendo spesso da parte cattolica risposte vaghe, superficiali, in ogni caso non adeguate ai mille cavilli protestanti.

Leggendo i pochi autori cattolici che si occupano di apologetica spesso mi accorgo che alcuni di essi danno un po’ per scontate le ragioni cattoliche, impegnandosi poco nelle dimostrazioni, abusando di una certa ovvietà, che mal si adatta a certi argomenti, che richiedono precisione e dettaglio nelle risposte. Altri ritengono tempo perso, l’impegnarsi in lunghi studi apologetici, nel tentativo di dimostrare ai protestanti che sbagliano. Difficilmente si riesce a convincere un protestante, ne sono ben consapevole, ma questi studi sono indirizzati più ai cattolici titubanti che ai protestanti. Per convincere un protestante, già radicato nella propria dottrina serve molta preghiera, lunghi incontri supportati da un contatto personale che sfoci in una stima reciproca, altrimenti si resta sempre e solo sulle difensive, arrivando a negare pure l’evidenza, pur di non arretrare di un sol passo. Così avviene dialogando per e-mail, mi è capitato di dialogare per mesi ottenendo un nulla di fatto, solo tempo perso. O forse no? Chi lo sa se a distanza di tempo qualcosa attecchisce… Comunque forse sarà tempo perso, ma se per aiutare qualcuno ci si deve per forza laureare in teologia, allora stiamo freschi. Conosco troppi casi di persone, che pur non volendo abbandonare la Chiesa cattolica, per mancanza di risposte adeguate ai loro quesiti, -che poi sono sempre i soliti- hanno scelto di passare con i pentecostali. Il loro parroco non ha potuto trovare il tempo per aiutarli, carico di lavoro com’era, il teologo non c’era, libri di supporto neppure, e hanno trovato il pastore protestante ad accoglierli. Toccando certi argomenti, si corre sempre il rischio di passare per quello che ama fomentare divisioni tra cristiani, ma non è questo il mio obiettivo. In fondo il cristianesimo non si fonda sul motto: “vivi e lascia vivere”, ma nell’annunciare la verità, e si può fare in tanti modi diversi, Internet è uno di questi. Non mi illudo nemmeno che un protestante leggendo questi studi si convinca delle ragioni cattoliche e ritorni nella santa romana Chiesa, ma se lo tocca la mano di Dio tutto è possibile.Voglio semplicemente dare il mio modestissimo contributo ai tanti, purtroppo, fratelli cattolici titubanti, che cercano delle risposte, e che andando a bussare dal parroco non trovano, per diversi motivi. Quindi mi ritrovo con il mio picconcino a lottare contro i mulini a vento, quando basterebbe l’escavatore di un buon teologo cattolico per produrre risposte più solide e argomentate delle mie, pazienza. Sono un perfezionista, limitato, ma perfezionista, quindi mi sforzo di migliorarmi sempre in quello che faccio, per una sorta di pignoleria. Mi rendo conto che oltre i miei limiti non posso andare, però i remi in barca non li tiro mai. Vorrei pure sottolineare che nonostante metta in evidenza gli errori dottrinali dei protestanti, li rispetto come persone credenti. Molti di loro hanno molto zelo per Cristo, si sforzano di seguire i suoi insegnamenti, e soprattutto leggono molto la Bibbia. Lo fanno con passione, amore, buona fede, quindi meritano rispetto, in fondo anche nelle loro dottrine sono contenuti frammenti di verità cristiana, ma non si deve scivolare nel relativismo. Hanno senza ombra di dubbio più fede di tanti cattolici di etichetta che si professano tali solo perché anagraficamente sono iscritti negli elenchi dei battezzati, ma vanno pochissimo, o quasi niente, a Messa, della Bibbia conoscono solo la copertina, e quando gli capita amano parlar male dei preti, infine godono moltissimo nel tramare oscuri giochi di potere del Vaticano che terrebbe in pugno mezzo mondo, ma non loro, che “hanno capito tutto”, però si ritengono cattolici e, “più credenti del papa”. Comunque sia passiamo al tema di questo capitolo; inizio col dire che esistono antiche testimonianze che parlano di s.Giuseppe vedovo -soprattutto nei vangeli apocrifi- che avrebbe avuto figli con la prima moglie, per cui questi presunti fratelli di Gesù altro non erano che fratellastri. In ogni caso, analizzeremo anche l’ipotesi che fratellastri non siano. Uno dei padri che sostenevato la tesi dei fratellastri è Epifanio di Salamina, vescovo di Costanza, nato nel 315 d.C. Tuttavia la Chiesa cattolica considera cugini, i “fratelli” di Gesù, menzionati nel Nuovo Testamento, nelle pagine che seguono, dunque, vedremo se con la stessa Bibbia si può dimostrare.

Bisogna considerare che il significato delle parole dipende profondamente dal contesto in cui sono inserite e dall’ambiente culturale che li usa. Quando un comunista italiano della metà del ‘900 diceva di <>, tutti capivano che si trattava non della sua consorte, ma di una sua collega di partito. Se invece oggi un tale mi dice <>, io penso immediatamente alla sua amante o convivente. Così quando leggiamo la parola “fratello” dobbiamo intendere questa parola così come era intesa nella cultura ebraica di quel tempo, e non secondo le nostre attuali mode culturali. Se non seguissimo questo elementare principio di interpretazione della lingua faremmo dei pericolosi anacronismi.

E’ pure il caso ad esempio della parola “Mare” citata nei Vangeli, noi tutti sappiamo che il luogo dove Pietro e compagni pescavano era un lago, non un mare. Eppure gli ebrei usavano lo stesso termine per dire “mare o lago”, anche coloro che hanno tradotto la Bibbia, a cominciare dai Settanta, si sono attenuti a queste usanze, come pure gli evangelisti del N.T. pur disponendo del termine “lago” contenuto nella lingua greca ad esempio, hanno scritto “mare”.

“Nel tentativo di giustificare il loro rifiuto verso la verginità perpetua di Maria, evangelici ed evangelicali sono costretti a forzare il significato dei termini “finché” e “fratelli” dando ad essi un solo e singolo significato. Ridicolizzano pure la Chiesa cattolica, attribuendogli non meglio precisate intenzioni di sostituire in toto la parola “fratello” con “cugino” ovunque se ne incontri una. Non è così, non si può attribuire alla Chiesa cattolica una tale sciocchezza, sarebbe più corretto precisare che anche i cugini vengono inglobati nel “fratello” scritto dagli ebrei. Non si può tradurre scelleratamente fratello=cugino, ogni volta che si incontra tale termine, bisogna sempre tener conto del contesto. Così affermano, come fanno diversi autori protestanti, che per i cattolici il termine adelfòs (letteralmente fratello) vuole, quando è applicato agli adelfòi (letteralmente fratelli) di Gesù, dire sempre e solo "cugino". Non è vero!

Per quanto riguarda il termine "finché" sono ovviamente costretti a sostenere che "finché" indica sempre la fine di un’azione e l’inizio di un’altra. Non è vero!” (cfr, del fratello Massimo del sito Difendere la vera fede)

In greco, obiettano i fratelli non cattolici, esistono due termini diversi per indicare rispettivamente fratello e cugino, adelphos=fratello, anepsiòs=cugino, questo è vero, ma dimenticano che i Vangeli sono stati scritti in greco raccontando episodi ebraici, raccontano il modo di esprimersi e di comportarsi del popolo ebraico,  che sicuramente non è uguale a quello del popolo greco, né di quello occidentale. Il termine “fratello” pronunciato da un ebreo, poteva significare anche compatriota, compaesano, membro della stessa tribù, cugino di primo grado, parente stretto, nipote, di questi esempi ne troviamo diversi nella Bibbia, stranamente però in un libro scritto da Jean Gilles intitolato “I fratelli e sorelle di Gesù” ed. Claudiana, di esempi relativi al Vecchio Testamento ne vengono riportati solo tre. In questo modo si induce il lettore a ritenere che esistano i tre soli esempi riportati dall’autore, quando invece di esempi se ne trovano molti altri, li vedremo più avanti. La cultura ebraica era molto diversa da quella greca, e se Paolo in una occasione usa il termine “cugino” per indicare la parentela tra Barnaba e l’evangelista Marco, non rappresenta certo una prova. In tal senso bisogna chiedersi come mai, i protestanti fautori dei due o tre versetti, che confermerebbero una verità, non si siano accorti che nel N.T. cugino anepsios viene usato solo nella lettera ai Colossesi 4,10 e in un solo versetto, quello del saluto finale. In compenso Paolo per quasi 120 volte usa il termine “fratello” per indicare una comunanza spirituale o un legame che non è quello uterino e, spesso, neanche familiare.

Sappiamo ad esempio che Maria era cugina di Elisabetta la madre di Giovanni, ma nella Bibbia non troviamo scritta la parola anepsios riferita alle due, e nemmeno per indicare il legame di parentela tra Giovanni il battista e Gesù. I figli di cugini, sono a loro volta cugini, misteriosamente però chiunque (oltre ai genitori) rapportato a Gesù non viene indicato con termini di parentela, ma come fratello.

Le differenze intepretative che dividono cattolici e protestanti, si incentrano prevalentemente sul significato letterale che vogliono dare a taluni versetti i fratelli protestanti, mentre per altri, adottano anche loro l’interpretazione, non sempre corretta, come ad esempio nel caso dell’Eucaristia. A proposito del significato di certi versetti i fratelli non cattolici che amano interpretare alla lettera la Bibbia dovrebbero chiedersi perché ad esempio Luca (14,26) riporta le seguenti parole di Gesù:

 

Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo”.

 

In particolare dovrebbero chiedersi come mai Luca usa la parola “odia”, infatti a prima vista sembrerebbe che Gesù ci chieda di odiare i nostri genitori, i nostri figli e fratelli, solo così saremo degni di Lui. Eppure in greco c’erano altri termini per esprimersi in maniera meno equivoca,  Luca poteva benissimo scrivere “se uno ama suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli…più di me non è degno di me” eppure nonostante scriva in greco usa i modi espressivi, propri, degli ebrei, ammesso che in greco scriva, alla luce delle recenti ricerche. Interpretando alla lettera come fanno (o dicono di fare) i fratelli protestanti questo brano di Luca però ci sta dicendo di odiare i nostri familiari. Nella Bibbia ci sono parecchi altri versetti che prendendoli alla lettera si sbaglia, fra i più clamorosi troviamo senz’altro i versetti che consigliano di tagliare una mano che ci è d’inciampo, o di cavarci un occhio e, come abbiamo accennato, troviamo pure i versetti che ci parlano dell’Eucaristia.

 

“...chi non mangia la mia carne e beve il mio sangue non avrà la vita eterna…” e “…questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi, prendete a mangiatene tutti…”.

 

Ecco il chiaro-scuro che troviamo spesso negli insegnamenti biblici.

Quando si incontrano versetti come quelli appena citati i fratelli protestanti li intepretano, contraddicendosi vistosamente. Ma allora non è affatto vero quello vanno dicendo (cioè che la Bibbia è facile da capire e non si interpreta) perché è palese che quando fa comodo loro, alcuni versetti non li prendono alla lettera, bensì li interpretano. Il chiaro-scuro della Bibbia, che usa Dio per istruirci, per un atto di infinita misericordia, lascia abbastanza luce per chi vuole credere, e abbastanza ombra per chi non vuole. Se tutto fosse chiaro e lampante, chi non crede non avrebbe scusanti, verrebbe condannato inesorabilmente, ma Dio è amore, e non vuole condannare nessuno, se non chi, pur conoscendo, rifiuta Gesù Cristo, bestemmiando quindi contro lo Spirito Santo.

Chi si illude però che alla luce dell’infinita misericordia di Dio l’inferno sia vuoto farebbe bene e riflettere sulla frase pronunciata da Gesù in Mt 8,12; i demoni non hanno denti e neppure piangono, quindi è, e sarà, qualcun altro a farlo.

Abbiamo visto in Luca, un chiaro esempio di come si debba conoscere bene il linguaggio ebraico antico, e quel particolare modo di espressione, altrimenti si cade facilmente nell’errore. La parola “odiare” per gli ebrei non aveva lo stesso significato odierno che ha per noi occidentali, oggi con “odio” indichiamo disprezzo, inimicizia, ostilità, malevolenza, ecc., ma ai tempi di Gesù (e anche prima) gli ebrei con “odiare” intendevano solo “amare di meno”, per gli ebrei “odiare” non significava disprezzare, ma solo “amare di meno” quindi nella mentalità ebraica “odio” non significava “disprezzo”. Ecco come alla luce di questo semplice esempio possiamo capire perché l’evangelista ha usato il verbo “odiare”; Gesù, quindi,  non ci dice di “odiare” i nostri parenti, ma solo di amarli meno di Lui, di mettere al primo posto Lui. Ma, senza la opportuna conoscenza del linguaggio e dei costumi degli antichi ebrei, avremmo capito correttamente la frase che Luca ci racconta? Sicuramente no!

Non tutti gli odierni protestanti sanno che i loro padri nei primi secoli della Riforma credevano nella perpetua verginità di Maria. “Sia Lutero che Calvino difesero a spada tratta la verità di fede, insegnata sin dall’antichità, della verginità perpetua di Maria. E fra’ Martino, con la consueta acerbità di linguaggio (i cultori del dialogo non lo mettano tra i loro autori!), definì <> i pochi eretici che avevano negato questa credenza. Più di un secolo dopo, a metà del Seicento, la confessione di fede dei calvinisti, l’ala protestante più dura, confermava che, anche secondo i riformati, continuava ad essere vero che <>. Dunque anche i padri della Riforma smentiscono drasticamente questi loro lontani discendenti che in effetti oggi, a larga maggioranza, non hanno alcuna esitazione nel metter da parte, come relitto sessuofobico del passato, la verginità perpetua di Maria; e nell’affermare –con sicurezza che in realtà non è affatto fondata, come vedremo- che, poiché dovere del solito <> è prendere sul serio la Scrittura, e giocoforza ammettere che Maria non fu che la consueta sposa palestinese, carica di figli: almeno quattro maschi e due femmine, se non di più” (cfr V.Messori, Ipotesi su Maria).

Evidentemente chi li istruisce ha cura di non rivelare tutta la loro storia, tralasciando volutamente quella più scomoda, che indubbiamente susciterebbe diversi interrogativi nei fedeli più attenti.

Dialogando via e-mail con diversi fratelli che mi scrivono, noto con stupore che i pentecostali non si definiscono discendenti di Lutero e Calvino, nonostante la loro teologia rispecchi in molti punti quella dei due grandi riformatori. E’ un po’ come se oggi uno si sveglia la mattina prende la Bibbia in mano, e asserisce di capirla meglio di altri, come se questa Bibbia non sarebbe stata scritta, canonizzata, e preservata lungo i secoli da uomini di Dio, ma gli fosse calata dal cielo dentro la sua stanza, già bella e pronta. La base della libera interpretazione è proprio questa, ogni credente che chiede l’aiuto dello Spirito Santo capirà senz’altro benissimo il contenuto della Bibbia, senza bisogno di ricorrere a istruzioni umane. Peccato che la realtà ci fa vedere scenari ben diversi da quelli prospettati da chi, per primo si appellò alla libera interpretazione. Comunque è meglio troncare i legami con i padri della Riforma, piuttosto che ammettere verità scomode al protestantesimo moderno. Ogni nuovo gruppo però attinge alla teologia protestante, tagliando ciò che più gli piace, e negando ogni legame con i vecchi e scomodi padri, tenta di salvaguardare la “freschezza” del messaggio che predica.

E’ scomodo fare i conti con i numerosi errori protestanti, massacri, inquisizioni, battaglie, partecipazioni alle crociate europee, razzismo (vedi pastore Parham), ecc., meglio tagliare i ponti, e far credere che si è un gruppo completamente nuovo, che si rifà alle radici cristiane, pure e incontaminate. In più  i fedeli si credono e si sentono con la coscienza libera da macchie e scheletri, propensi a puntare il dito solo sulla Chiesa cattolica, rinfacciandogli certi errori del passato, vedi crociate, inquisizioni ecc..

In questo contesto, sarebbe opportuno ritradursi la Bibbia, in casa, senza appoggiarsi su altre traduzioni, fatte da gente “scomoda”, senza quindi attenersi a nessuna Tradizione storico-critica, né cattolica né protestante, ma l’enorme lavoro che richiede una simile impresa, consiglia a nuovi gruppi di usare la stessa Bibbia dei loro “scomodi” padri Riformatori. Tanto poi c’è la legge della libera interpretazione a colmare ogni dissenso dottrinale, anche con gli stessi Lutero e Calvino. Con la libera interpretazione ognuno può dire tutto è il contrario di tutto, senza dover rendere conto a nessuno. La risposta a eventuali critiche è sempre pronta: “io capisco così la Bibbia perché lo Spirito Santo mi guida”, ecco come nascono le tante “verità” dottrinali, l’una diversa dall’altra.

E’ strano notare come tutti questi nuovi gruppi, che dicono di non essere legati ai padri della Riforma, ma di predicare il vero messaggio cristiano, adottino solo Bibbie protestanti. Se la loro cultura biblica fosse davvero autonoma, guidata dall’alto, come dicono, dovrebbero essere pure in grado di ritradursi per conto proprio una Bibbia, prendendo i papiri e le pergamene originali, e magari rivedendo certi classici errori di traduzione. Usando le Bibbie tradotte dai padri della Riforma, non dimostrano forse che anche loro seguono una tradizione? Quella protestante,  adottano infatti una Bibbia protestante, e non una cattolica romana. I 7 libri che mancano in quelle protestanti, sono davvero “apocrifi”? Chi lo ha deciso? E, in base a che cosa? Se le pongono questo tipo di domande?

Si legano alla tradizione protestante, non alla Chiesa cattolica, considerata da loro tutti, Babilonia la grande, madre di perdizione e di iniquità. Nonostante le belle parole diplomatiche, usate in ambito ecumenico, tutti i gruppi protestanti si fondano sul substrato che considera la Chiesa di Roma madre di perdizione.

Comunque sia ritornando al tema di questo capitolo, anche nel linguaggio italiano odierno, come abbiamo visto, ci sono parole e frasi di uso comune che possono generare equivoci a persone straniere e soprattutto dopo diversi secoli di distanza, facciamo qualche altro esempio.

[Modificato da (Gino61) 06/09/2009 22:12]
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