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I FRATELLI DI GESU'

Ultimo Aggiornamento: 06/09/2009 22:12
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06/09/2009 11:43

Vi sono innumerevoli passi che non chiariscono in maniera palese certi fatti.

Fermarsi solo a ciò che è chiaro ci porta fuori strada, i misteri divini sono sempre immersi in un chiaro scuro in modo che solo attraverso la fede si possa vedere la giusta via.

E’ evidentissimo che questo modo di studiare la Bibbia non è corretto, eppure molti fratelli evangelici mi rispondono in questo modo. Molti protestanti usano dire, che per una dottrina essere verità di fede deve essere confermata da due o tre versetti, può darsi, ma dove sta scritto nella Bibbia?

Prendendo seriamente spunto dagli indizi che troviamo nei diversi Libri Sacri, arriviamo alle deduzioni teologiche, a cui noi cattolici prestiamo fede, ritenendole vere e corrette.

Ogni bravo protestante dovrebbe interrogarsi su quello che crede per deduzione teologica e quello che trova invece chiaramente scritto nei Libri Sacri, solo così può imparare a vedere le verità cattoliche. Riprendendo i versetti che ci interessano in questo capitolo notiamo che anche per Pietro e Andrea, esistono dei versetti che fanno capire la loro fratellanza uterina. Gv 1,44 “Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro” e, in ogni caso, quasi ogni volta che viene menzionato Andrea è messo in relazione con Simon Pietro. Ma ripeto, adelphos, era usato per indicare sia fratelli carnali che parenti di diverso genere. Di questi due apostoli non viene menzionata la madre, perché forse era morta.

 

In relazione a Gesù tutti sono chiamati fratelli, nemmeno Giovanni il battista, che era suo parente, viene chiamato con quest’ultimo termine, anche qui gli avangelisti possedevano i termini greci per chiamare Giovanni battista “parente di Gesù” ho syggenes.

Nessuno viene indicato come parente di Gesù, con Giovanni il battista ne conosciamo la parentela tramite Maria e Elisabetta, non viene mai detto Giovanni il Battista, il parente di Gesù, o viceversa. In relazione a Gesù tutti sono suoi fratelli, non si parla di parentela, ma di fratellanza.

Non è che, con questo, la Bibbia, voglia dirci qualcosa?

 

Gesù, amava Giovanni, amava Lazzaro, perché l’evangelista non ha usato un termine meno equivoco? Equivoco, tanto da suscitare le fantasie di Dan Brown, che anche in base a questo termine, dipinge “il discepolo che Gesù amava” [Giovanni] come Maria Maddalena.

L’agiografo poteva utilizzare “amico” (philos) “conoscente” (gnostos) invece si va a imbarcare in una situazione equicova utilizzando il termine “amava”. L’equivoco però, se c’è, è solo per noi occidentali, o almeno per chi lo considera tale, rifiutando le regole di buona traduzione e interpretazione.

Se pensiamo ai dogmi cristiani, e ne vorremmo trovare sulla Bibbia tracce chiare a lampanti, non equivocabili, ci accorgiamo che per ognuno di essi ci sono sufficienti tracce per chi vuol credere

e sufficienti ombre per chi non vuole. E’ il caso della parola “primogenito” che porta i testimoni di Geova a ritenere Gesù il “primogenito del creato” cioè la prima delle creature, quindi negano che sia il Figlio di Dio, di uguale sostanza al Padre. E’ il caso della Trinità, negata sia dai tdG che  da altri gruppi evangelici, è pure il caso dell’Eucaristia e della presenza reale di Gesù in essa. Per ogni dogma esistono versetti che lo confermano, chiaramente, per chi vuol credere, e versetti “equivoci” che danno spunto al altri che non vogliono credere. L’andare a sindacare l’agiografo che scrisse tali versetti, pretendendo di insegnargli noi come doveva scrivere, è un po’ azzardato, considerato che scriveva sotto ispirazione divina. Il mistero, resosi tangibile anche nell’uso di certi termini equivoci,  è opera di Dio. Lui vuole che ci fidiamo, per il nostro stesso bene, ma chi vuole vedere nella sua Parola la negazione di certi dogmi, è libero di farlo, Dio non costringe nessuno. Ma per non lasciare la Sua Chiesa allo sbando, frammentata dai vari opinionisti della domenica, ha istituito le autorità ecclesiali, che in successione agli apostoli guidano i fedeli.

 

Un’altro indizio, nell’infanzia di Gesù non vengono mai nominati gli eventuali suoi fratelli;

Nel racconto del pellegrinaggio a Gerusalemme di Gesù fanciullo (Lc 2,41-52) è sorprendente che non si faccia mai menzione di eventuali fratelli carnali di Gesù;

“I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l’usanza.”

 

La Madonna, come donna, non era affatto obbligata al pellegrinaggio se, oltre al suo primogenito, avesse avuto altri figli; questo prescriveva la legge ebraica.

Sentiamo ancora Blinzer: <<Al pellegrinaggio pasquale a Gerusalemme (Lc 2,41-52) partecipò anche Maria, quantunque non ne avesse alcun obbligo. Questo, infatti, riguardava solo gli israeliti maschi. Stando sempre a Luca, Giuseppe e Maria compirono il pellegrinaggio non una sola volta, quando Gesù aveva 12 anni. Essi “si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua” (2,41). Viene da chiedersi se Maria fosse in condizioni fisiche idonee per compieri simili viaggi annuali, qualora dopo Gesù avesse dato alla luce almeno un’altra mezza dozzina di figli. Anna, la madre di Samuele, che per un atto di speciale pietà era solita recarsi ogni anno con suo marito Elkana, dopo la nascita del figlio restò a casa finché questi non fosse svezzato (1 Sam 1,7.21 ss.), vale a dire fino all’età di quattro anni. Il pellegrinaggio pasquale a Gerusalemme comportava come minimo due settimane di assenza da casa. Come si apprende sempre da Luca, quando Gesù aveva 12 anni, i genitori rimasero nella Città Santa per tutta la festa di sette giorni. Ebbene, neppure a questo erano obbligati. Se ne deve logicamente dedurre che Maria non poteva avere a casa una schiera di bambini, il maggiore dei quali avrebbe avuto solo 11 anni. Come provano le modificazioni di Mc 3,20s. nei passi paralleli degli altri Vangeli e le conseguenti varianti al testo,

i racconti della incomprensione incontrata da Gesù da parte dei suoi parenti, già nella Chiesa antica furono trovati difficili, se non scandalosi>>.

Eppure, <<ci sarebbe stato un mezzo molto semplice non solo per attenuare il disagio causato da quei racconti, ma per utilizzarli, anzi, positivamente, come prova della profezia messianica>>.

In effetti, nel Salmo 69,9 uno zelatore della causa di Dio, che per ciò è perseguitato, si lamenta: <<Sono diventato un estraneo per i miei fratelli / E un forestiero per i figli di mia madre>>.

Osserva Blinzer: <<e’ accertato che questo salmo, fin dal principio ha avuto nella Chiesa un ruolo importante ed è stato applicato al Messia Gesù. Nel Nuovo Testamento vi si fa riferimento, o vi si allude, non meno di 18 volte. Stupisce, allora, che non si sia mai fatto ricorso, nello stesso Nuovo Testamento, a questo versetto 9 per spiegare l’incomprensione dei fratelli del Signore. Come sarebbe stato ovvio per Matteo concludere la pericope 12,46ss. Con l’accenno all’adempimento di queste parole profetiche! Di questo silenzio esiste soltanto una spiegazione convincente: l’applicazione del salmo 69 a Gesù e ai suoi parenti era impossibile, perché i fratelli di cui parlano i Vangeli non erano “figli di sua madre”>>. Insomma un tassello in più, da aggiungere ai molti altri, nella ricerca di ciò che i Vangeli vogliono dirci davvero (cfr, V. Messori, Ipotesi su Maria).

E’ uso comune degli evangelisti citare il Vecchio Testamento, per dimostrare l’adempimento delle Scritture in Gesù Cristo.

 

Proprio Matteo cita moltissimo il Vecchio Testamento.

Vediamone qualche esempio: “Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio  che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi.” (Mt 1,22)

“Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Dall’Egitto ho chiamato il mio figlio.” (Mt 2,14-15)

 

“Avvertito poi in sogno, si ritirò nelle regioni della Galilea e, appena giunto, andò ad abitare in una città chiamata Nazaret, perché si adempisse ciò che era stato detto dai profeti: «Sarà chiamato Nazareno”. (Mt 2,22-23)

 

“Avendo intanto saputo che Giovanni era stato arrestato, Gesù si ritirò nella Galilea e, lasciata Nazaret, venne ad abitare a Cafarnao, presso il mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:  Il paese di Zàbulon e il paese di Nèftali,  sulla via del mare, al di là del Giordano,  Galilea delle genti;  il popolo immerso nelle tenebre  ha visto una grande luce;  su quelli che dimoravano in terra e ombra di morte  una luce si è levata. “ (Mt 4,12-16)

 

“Venuta la sera, gli portarono molti indemoniati ed egli scacciò gli spiriti con la sua parola e guarì tutti i malati, perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: Egli ha preso le nostre infermità  e si è addossato le nostre malattie.” (Mt 8,16-17)

 

Visto che i “fratelli” del Signore non credevano in lui, Matteo, con il suo usuale modo di citare le Scritture, per ben identificare il Messia agli occhi degli increduli ebrei, poteva citare il Salmo 69,9 anche per dimostrare che nemmeno “i figli di sua madre” credevano in lui. Invece non lo fa, è un’indizio.

 

 

ALTRI INDIZI

Che dire di Gesù morente?

Gv 19,26-27 “Gesù allora vedendo sua madre… disse: “Donna, ecco tuo figlio… e da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.

 

Se Maria avesse avuto altri figli, sarebbe rimasta presso di loro e non con Giovanni, né Gesù si sarebbe espresso in quella maniera, lo faceva notare anche Blinzer nelle sue riflessioni.
Molti protestanti rispondono che siccome gli altri fratelli di Gesù non credevano in lui, non potevano essere d’aiuto spirituale a Maria, in quel momento di dolore. Dimenticano però che loro stessi (e solo loro) ritengono Giacomo vescovo di Gerusalemme fratello carnale del Signore,  gettandosi da soli la zappa sui piedi, contraddicendosi. Quel Giacomo come vediamo in Gal 1,19 era apostolo, ciò vuol dire che credeva nel Signore, quindi Gesù poteva affidare a Giacomo sua madre, non ci sarebbe stato nemmeno bisogno che sprecasse fiato prezioso, per l’affidamento, tanto era logico e naturale che Maria fosse aiutata dal presunto figlio Giacomo. Su questo i fratelli separati dovrebbero riflettere di più, la contraddizione è evidentissima ma stranamente molti non se ne accorgono. Se Giacomo vescovo di Gerusalemme era fratello germano di Gesù e per giunta apostolo come fanno ad affermare contemporaneamente che nessuno dei fratelli di Gesù credeva in Lui? C’è da considerare l’ipotesi che questo Giacomo, non fosse apostolo, e che fosse venuto alla fede dopo la morte di Gesù, ma un neo-cristiano non diventa vescovo. Se Giacomo fu vescovo di Gerusalemme, era perché per molti anni dette prova di grande fede e fermezza dottrinale. E poi non è corretto descrivere Maria come una donna fragile, che aveva bisogno di essere confortata da un apostolo, ella che era invece una donna forte, la sua presenza davanti alla croce lo dimostra, la sua fede era incrollabile. Una donna con una fede fragile si sarebbe preoccupata “di quello che potevano dire le persone del suo quartiere” vedendola incinta prima ancora di essere sposata.

Invece lei ancora adolescente dice si al Signore, dimostrando la sua grande fede.

Non dimentichiamo che proprio a lei era stata fatta la profezia dal vecchio Simeone, “una spada trafiggera il tuo cuore…”, quindi ella più di ogni altro era preparata da lungo tempo a quel dolore. Era lei semmai che poteva confortare gli apostoli, Giovanni a quel tempo era poco più di un ragazzo, anche Leonardo da Vinci lo dipinge come tale, nella sua “ultima cena”, senza barba, e con i lineamenti delicati, propri di un giovane ragazzo. La verità dice che, innanzitutto Giacomo non era fratello carnale di Gesù ma figlio di Alfeo, quindi cugino di Gesù, in quanto Alfeo era fratello germano di s. Giuseppe. Quando i fratelli non cattolici motivano l’affidamento che Gesù fa di Maria a Giovanni, in conseguenza del fatto che gli “altri figli” di Maria non erano credenti e non potevano sostenerla spiritualmente, dovrebbero tenere presente che il Giacomo indicato da loro come fratello carnale del Signore, era credente, e non lo diventò in un secondo momento, ma lo fu fin dalla scelta degli apostoli, in quanto egli stesso era apostolo (Gal 1,19)

Poi è strano, e lo ripetiamo, come mai Giuda nella sua lettera al capitolo 1 versetti 1-2 dica :

 

Giuda, servo di Gesù Cristo, fratello di Giacomo, agli eletti che vivono nell’amore di Dio Padre e sono stati preservati per Gesù Cristo: misericordia a voi e pace e carità in abbondanza.”

 

Se la figura principale indubbiamente è Gesù come mai Giuda dice di essere solo fratello di Giacomo?

Se la tesi dei protestanti sarebbe corretta non era più logico che Giuda scrivesse:

“Giuda servo e fratello di Gesù e di Giacomo…….”?

Oppure semplicemente:“Giuda, fratello di Gesù e di Giacomo” visto che la figura principale era Gesù? Ma la verità dice che Giuda era solo fratello carnale di Giacomo e non di Gesù.

Ritornando all’affidamento, Gesù sapendo che la madre sarebbe rimasta sola (non avendo altri figli) la affida a Giovanni e gli chiede di portarla con sé.  Oltretutto Cristo non parlava mai a casaccio, ogni sua parola era messa al giusto posto e nel giusto ordine.

Perché ai piedi della croce era presente il più giovane degli apostoli e non il più autorevole Pietro?

Forse perché rappresentava la purezza di cuore della Chiesa nascente, rispetto ai cuori più maliziosi degli altri apostoli.

Perché Gesù lo amava? Forse perché incarnava l’ingenuità dei bambini, e quindi la loro purezza, come un bambino Giovanni infatti poggiava la testa sul petto di Gesù.

Ecco perché bisogna capire il perché prima viene menzionata Maria, “Donna ecco tuo figlio…”

E’ Giovanni che viene affidato a Maria non il contrario, prima nasce la Chiesa e subito dopo, quasi in contemporanea il primo figlio della Chiesa. Giovanni ancora ragazzo era il più adatto a rappresentare il credente dal cuore ingenuo e puro.

E’ bene notare che in Gv 19,26-27 viene menzionata prima Maria, lei per prima fu vista da Gesù morente, e vicino a Maria vide il discepolo che amava, notiamo infatti che Gesù prima si rivolse alla madre e non a Giovanni.

 

disse alla madre, Donna, ecco tuo figlio! Quindi disse al discepolo: Ecco tua madre

 

Poteva chiamare Maria “madre, ecco tuo figlio”, invece usa volutamente il titolo Donna, perché è un chiaro riferimento sia alla Genesi che all’Apocalisse, la prima già scritta, la seconda profetizzata in quel momento dal Cristo stesso, e dopo alcuni anni scritta da Giovanni, il figlio prefigurato della Donna vestita di sole.

Ma Maria fu chiamata “donna” anche alle nozze di Cana, dove Gesù gli disse che “ancora non era venuta la sua ora”. In quel momento invece appeso alla croce, ben conscio che quella, proprio quella, fosse la sua ora, riconosce la madre, e la insignisce di nuovo del titolo “Donna”.

Quindi prima affida a Maria il discepolo, che in quel momento era l’unico rappresentante della Chiesa nascente, la Chiesa che simbolicamente stava per nascere dalla Sua costola, così come Eva nacque dalla costola di Adamo. Quest’ultimo era addormentato quando dalla sua costola nacque Eva, così come lo era Gesù (in totale, dormì solo per tre giorni) quando il soldato aprì il suo costato con un colpo di lancia, fuoriuscirono sangue e acqua entrambi simboli di vita. Poco prima Gesù con il suo gesto affidò a Maria la Chiesa e, subito dopo indica al discepolo di considerare Maria, e quindi la Chiesa, come una madre. Maria simbolo della Chiesa, la donna vestita di sole, Giovanni simbolo dei figli della Chiesa, dei cristiani. Quindi anche noi cristiani (discepoli) dobbiamo considerare Maria come madre spirituale. La logica che ostentano i protestanti si infrange di fronte alla stessa logica umana; Gesù vedendo sua Madre trafitta dal dolore, per un istinto di figlio doveva chiedere subito aiuto a Giovanni, “Giovanni ti prego aiuta mia madre, non la lasciare sola, prendila con te”.

Se ad esempio io sono sul terrazzo di casa mia e, da lassù vedo mia madre che cade facendosi molto male, e per caso nelle vicinanze vedo un vicino di casa subito gli chiedo di aiutarla, sicuramente non mi rivolgo a mia madre dicendogli “mamma fatti aiutare dal sig. Giuseppe” perché mia madre magari in quel momento non sarebbe nelle condizioni di parlare e di muoversi liberamente, essendo per terra dolorante e frastornata dal dolore. Quindi mi rivolgo prima al vicino di casa e lo prego di prendersi cura di mia madre.

Gesù non dice a sua madre, “madre va ad abitare con Giovanni” ma prima affida a lei Giovanni, indica a Maria di considerare Giovanni come suo figlio, gli indica di prendersi cura della Sua Chiesa, di essere madre della Sua Chiesa.

Perché Gesù si rivolge prima alla madre nonostante il dolore straziante dipinto sul suo viso?

Per adempiere la sua stessa profezia che dice “Che ho da fare con te o donna. Non è ancora giunta la mia ora” sulla croce era arrivata quell’ora, quel momento profetizzato qualche tempo prima. Gesù con quelle parole stava riconoscendo, onorando sua madre, affidandogli la Chiesa.

Se Maria avesse avuto altri figli il Salvatore non avrebbe trascurato questo fatto, e non avrebbe affidato ad altri la madre; né essa sarebbe diventata madre di altri. Maria non avrebbe abbandonato i suoi per vivere con altri, ben sapendo che una madre non deve mai abbandonare il marito o i figli. Se ci sarebbero stati i cosiddetti increduli “fratelli” di Gesù, Maria non li avrebbe abbandonati alla loro incredulità, ma si sarebbe prodigata per ottenere la loro fede in Cristo.

Oltretutto in Atti 1,14 troviamo Maria assieme ai fratelli di Lui, che con gli altri discepoli pregavano, quindi da increduli erano divenuti credenti, e Gesù con la sua onniscienza questo lo aveva sempre saputo. In questo scenario Maria sarebbe andata a vivere con l’apostolo Giovanni solo per una trentina di giorni, visto che i fratelli di lui nel frattempo divennero credenti. Bisogna pure ricordare che Giovanni era poco più di un ragazzo e, semmai, era lui ad aver bisogno di assistenza spirituale, dalla madre del Signore e della Chiesa. La tesi protestante che giustifica l’affidamento di Maria a Giovanni in base alla miscredenza dei presunti fratelli carnali, non convince, e ne abbiamo visto i motivi.

Basta dunque far attenzione alle parole che vengono usate da Gesù,  dice “Donna ecco tuo figlio…” e il termine “donna” come abbiamo visto  ricorre pure in Genesi e in Apocalisse per indicare Maria/Chiesa, dire Maria e dire Chiesa e la stessa cosa.

 

Ma Gilles continua ancora con la sua metodica analitica a cesellare i versetti che gli interessano, deducendo alcuni fatti riguardanti la famiglia di Gesù a suo modo di vedere, molto evidenti, e scrive: “[…] Non dimentichiamo che <<i suoi>> o i <<suoi fratelli>> non videro certo di buon occhio l’inizio del suo ministero pubblico. Si può anche supporre che fossero seccati dal comportamento e dall’attività di Gesù e irritati, forse perfino ostili, nei suoi riguardi. Lo definiscono in modo chiaro e deciso <<fuori di sé>> e vogliono <<prenderlo>> (Marco 3,21), poiché <<neppure i suoi fratelli credevano in lui>> (Gv 7,5). Dato che poi gli avvenimenti peggiorarono fino a diventare tragici con la condanna a morte – e per giurisdizione e decisione della potenza occupante (<<Ci mancava solo questo!...>>, perché i membri della sua famiglia in senso stretto si facessero scoprire, schedare e avessero delle noie!) – è plausibile, anche probabile che nel corso del tempo i rapporti fra Gesù e i suoi fratelli non abbiano fatto che peggiorare e che essi lo abbiano abbandonato e che abbiano tagliato i ponti con lui (il grassetto è mio, ndr) verso la fine della sua vita terrena. Dei suoi fedelissimi – a parte Giovanni- uno lo ha rinnegato, gli altri sono fuggiti, abbandonandolo nei suoi ultimi momenti, proprio quelli che gli erano più fedeli e che lo amavano sinceramente. Quale avrà potuto essere allora il comportamento dei suoi che, all’inizio, erano stati esasperati dalla sua azione fra gli uomini, che mentre era vivo, a quanto pare, non gli diedero mai fiducia e non ebbero un atteggiamento benevolo verso di lui? Gesù che sta per morire si preoccupa per sua madre. Essa, da parte sua, è stata vicina a lui con tutto il suo cuore ed eccola (secondo il Vangelo di Giovanni) compromettersi –realmente compromettersi- agli occhi di tutti, funzionari (ecclesiastici, nazionali e romani) e parenti prossimi, con la sua presenza fisica sul Golgota al momento della sua esecuzione. Notata dagli uni (riconosciuta nella folla), disapprovata dagli altri, cosa le sarebbe accaduto? Inoltre, chi, di quelli che erano più vicini a lui, si trova ai piedi della croce? Maria e Giovanni. E infine soprattutto: spiritualmente, chi fu maggiormente in comunione con il pensiero di Gesù, con il suo messaggio, durante la sua vita? Senza dubbio sua madre. Poi certamente Giovanni, il discepolo prediletto fra tutti. Come non vedere prima di tutto un’adozione filiale di tipo spirituale, instaurata o suscitata da Gesù tra sua madre e il discepolo amato e fedele?

In fin dei conti, nulla di decisivo in quei due versetti di Giovanni che possa sostenere le tesi o solamente lasciar suppore che Gesù fosse <<figlio unico>> sul piano terreno.

Riguardo al termine adelphos attribuito dagli evangelisti ai parenti prossimi di Gesù, c’è da temere che si sia abusato molto della spiegazione che collegava il suo significato a semitismo, ebraismo, “settantismo” o aramaismo.
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