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IL PURGATORIO: UN'INVENZIONE DELLA CHIESA CATTOLICA?

Ultimo Aggiornamento: 06/09/2009 12:19
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06/09/2009 11:54

LE PENE DA SCONTARE

 

 

Sempre la Chiesa ha creduto alla esistenza del Purgatorio. Dopo S. Paolo i grandi Padri e Dottori della Chiesa, S. Agostino, S. Giovanni Crisostomo, S. Efrem, S. Cipriano, S. Tommaso d‟Aquino, e così via hanno a mano a mano chiarito la dottrina del Purgatorio.

 

Nel Purgatorio si soffrono le pene della purificazione secondo il bisogno di ciascuno. L‟intensità e la durata sono su misura perfetta perché regolate dallo stesso giudizio di Dio.

 

Le anime del Purgatorio possono intercedere per noi e noi per loro, perciò possono essere suffragate con S. Messe, elemosine, penitenze, opere buone e soprattutto con la nostra preghiera.

 

A coloro che malignamente ci fanno osservare “ma le Messe in suffragio dei fratelli morti nella carne i preti se le fanno pagare…” rispondiamo che in realtà non si paga la Messa, ma si contribuisce al mantenimento della parrocchia, che quotidianamente affronta spese per varie bollette, e spese per la pulizia dei locali, per i fiori, e per manutenzioni varie, oltre al sostentamento del presbitero. Ma poi continua: in alcune parrocchie non si parla di offerta ma di contributo fisso, per ogni cerimonia e in particolar modo per le Messe in suffragio.

 

Il cosiddetto contributo fisso, viene domandato a chi se lo può permettere, di certo non ai poveri, e siccome in molti cattolici il presbitero intravede una scarsa generosità nel donare, pur di mandare avanti la Parrocchia, che non può sopravvivere con i centesimi offerti durante la Messa domenicale, stabilisce un contributo fisso per coloro che volontariamente chiedono Messe in suffragio dei cari defunti. Ma il contributo è per il sostentamento della Parrocchia non per la Messa, la Messa non si può comprare nemmeno con tutto l‟oro del mondo.

 

La madre di S. Agostino, S. Monica, sul letto di morte, a quelli che la circondavano, diceva:

Pregate per me! Non vi prendete cura del mio corpo, ma soltanto dell‟anima mia!”

 

E‟ certo che “i malvagi andranno all‟eterno supplizio; i giusti alla vita eterna” (Mt 25,46).

 

Leggendo tutto il contesto relativo a questi versetti si capisce bene che Gesù stava parlando del


 

solenne giudizio alla fine dei tempi. Questo grandioso scenario del giudizio di Dio, dà una risposta universale, definitiva.

 

Il Figlio dell‟uomo, il Re, è Gesù che proclama il giudizio di Dio sulla vita, che rivela il segreto dei cuori e delle azioni. Gesù si sente direttamente in causa nei nostri gesti e nei nostri rifiuti verso i più bisognosi… Non vi è compendio più espressivo della morale cristiana. Ma tutto questo non esclude la realtà del Purgatorio.

 

Quando Gesù dice al buon ladrone “Io ti dico in verità che oggi tu sarai con me in Paradiso”

 

(Lc 23,43), è chiaro che nel buon ladrone bisogna necessariamente vedere che egli riconosce Gesù come Figlio di Dio, che ci ha portato la verità e, senza neppure saperlo, in lui si è operato il battesimo di desiderio che l‟ha assolto da tutti i suoi peccati.

Tutto questo si deve supporre, anzi, dedurre dalle parole dello stesso ladrone quando dice:

 

“…Neanche tu ha timore di Dio benché condannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto castigo per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male”. E aggiunge: Gesù, ricordati di me quando entreremo nel tuo regno”. La risposta di Gesù è meravigliosa e ci fa comprendere quanto è grande la misericordia di Dio verso i peccatori sentitamente contriti.

 

La contrizione, la fede, la speranza, l‟amore del buon ladrone sono perfette, e Dio ci ha voluto lasciare questo esempio perché mai l‟offendessimo col mancare di fiducia e di confidenza nel Cuore divino di Gesù.

 

Nella parabola del figliuol prodigo Gesù ci lascia ancora vedere la grande misericordia del Padre, ma ci fa anche comprendere che chi ne beneficia dovrà corrispondere a tanta larghezza con un più grande amore. Qui il Purgatorio non c‟entra, come neppure in Gv 6,24, ove Gesù presuppone che chi ascolta la Sua parola la metterà anche in pratica, perché chi dovesse infischiarsene avrebbe costruito la sua casa sulla sabbia e non sulla roccia (cf Lc 6,49).

 

Gesù ha sofferto, sì, per noi, ma se non ne facciamo tesoro corrispondendo al suo amore per noi diventa inutile la sua passione d‟amore, infatti Egli ci ha avvisati: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salverà…” (cf Lc 9,23-26).

 

Quindi, la passione di Cristo ci è più o meno efficace a seconda della nostra collaborazione. Con ciò non intendo dire che le preghiere, penitenze, S. Messe in suffragio dei defunti siano un‟assicurazione al Paradiso, chi distribuisce e regola gli atti di culto è solo Dio l‟onnipotente.

 

Noi dobbiamo avere fede, e compiere santamente le nostre opere buone frutto della nostra fede, al resto pensa Dio. Quando consideriamo la nostra nullità ed i nostri peccati, ci rendiamo conto che né noi, né tutto il genere umano, possiamo degnamente riparare, ma dobbiamo sperare nell‟amore che Dio porta agli uomini. “Se guardi alle colpe, o Signore, O Signore chi potrà reggere?” (Sal 129,3). Quando Dio ci perdona possiamo proprio dire: “Venite a sentire, o voi tutti che temete Iddio; racconterò quante cose abbia fatte Dio per l‟anima mia” (Sal 65,16). Così quando desideriamo il perdono, è naturale che chiediamo a tutti coloro che amano Dio, di pregarlo affinché abbia misericordia di noi: “Supplico…tutti i santi e voi, o fratelli, di pregare per me il Signore Dio nostro”

 

(Confiteor in Ord. della Messa).

 

Le anime che soffrono in Purgatorio chiederanno nello stesso modo, ricorreranno alle preghiere dei loro fratelli sulla terra, sempre che Dio voglia che possano essere aiutate, perché queste anime sono più impotenti di noi e non possono fare per le loro pene assolutamente nulla fuorché soffrire e amare Dio affidandosi a Lui.

 

Poiché già il popolo dell‟Antica Alleanza, e noi Cristiani fin dal tempo degli Apostoli preghiamo per i nostri defunti (come fece Paolo per Onesìforo), noi continueremo quest‟opera di misericordia sapendo di stare nella vera dottrina cristiana ed apostolica.

 

S. Gregorio Magno S. Agostino ecc., parlano ampiamente delle preghiere per i defunti e tutto questo perché la verità di ciò che Dio insegna non può cambiare, anche se col tempo può apparire più chiara ed essere meglio compresa, come appunto è avvenuto con la dottrina del Purgatorio.


IL LIMBO

 

Per quanto riguarda invece la dottrina del limbo essa non è definita e non è neppure insegnata ufficialmente dalla Chiesa.

 

In precedenza ci sono state discussioni e opinioni che potevano sembrare dottrina ecclesiastica, in effetti però il Magistero non si è mai pronunciato in modo vincolante.

 

Prima di parlare del limbo, occorre premettere una distinzione.

 

Poiché tra i morti prima della redenzione vi erano giusti e peccatori, così nell‟inferno

 

(impropriamente chiamato anche sheol) gli Ebrei solevano distinguere i peccatori dai giusti e per i peccatori solevano parlare di “geenna” (cg (Mt 18,9), per i giusti invece di “seno di Abramo”.

 

Infatti, in: Lc 16,22-23 abbiamo “un giorno il povero morì e fu portato dagli Angeli nel seno di

 

Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando nell‟inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide da lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui…”

 

1 Pt 3,19: “…Infatti, è stata annunziata la buona novella anche ai morti , perché pur avendo subito

 

(perdendo la vita nel corpo) la condanna comune a tutti gli uomini, vivano secondo Dio nello spirito”.

 

I bambini (passo citato Lc 18,16) sono proposti da Gesù a modello degli adulti, perché questi si sforzino di conquistare quelle doti che i piccoli posseggono naturalmente. Non si tratta di innocenza assoluta perché in essi c‟è il peccato originale.

 

Molti fratelli protestanti affermano che il peccato originale è solo l‟inclinazione della natura umana, non si tratta di qualche cosa di cui siamo infetti fin dalla nascita.

 

Certamente il peccato originale non è un peccato personale, ma una macchia contratta “per generazione” da chiunque nasce come discendente di Adamo ed Eva.

 

Nessuno (neppure il bambino) è escluso da tale macchia che è appunto detta originale.

Ritengo opportuno precisare (data la mia esperienza di dialogo con i protestanti) che nella parola

 

“nessuno” non intendo includere anche Maria perché ella fu graziata in vista del suo concepimento santo, questo argomento è stato comunque approfondito nel capitolo dedicato a Maria.

 

Stavo dicendo che nessuno neppure il bambino è escluso dal peccato originale. Infatti: “Se UNO (=chiunque) non nasce da acqua e da Spirito (=Battesimo) non può entrare nel Regno di Dio” (Gv 3,5). “Chi nasce dalla carne è carnale (=macchiato di peccato), chi nasce dallo Spirito (=col Battesimo) è spirituale (=purificato)” (Cf Gv 3,6).

 

Ecco, nella colpa sono stato generato, e nel peccato (=originale) mi ha concepito mia madre” (Sal

 

50,7).

 

Dio ci ha salvati non in virtù di opere… ma.. mediante un lavacro di rigenerazione nello Spirito

 

Santo” (Tt 3,5).

“…Come dunque per la colpa di uno solo (=Adamo) è riversata su TUTTI gli uomini la condanna

 

(=il peccato originale). Così anche per l‟opera di giustizia di uno solo (Gesù) si riversa su tutti gli uomini la giustificazione che da la vita” (Rm 5,1 e ss.)

 

“Nulla ci urta più rudemente di questo mistero (=il peccato originale); e tuttavia senza questo mistero, il più incomprensibile di tutti, noi saremmo incomprensibili a noi stessi.. L‟uomo è più inconcepibile senza questo mistero, che questo mistero non sia inconcepibile per l‟uomo” (Biagio Pascal) infatti: “…per la disobbedienza di uno solo (=Adamo) tutti sono stati costituiti peccatori”

 

(Rm 5,12.18.19).

 

Nelle verità cristiane bisogna attenersi sempre scrupolosamente ai dati della S. Scrittura, corroborata dalla sana e santa tradizione apostolica. Il sentimento e i punti di vista personali, spesso frutto dei nostri pregiudizi, ci possono portare lontano dalla Verità.

 

La Chiesa, modellandosi sulla divina Misericordia e Provvidenza, ha cercato sempre di recepire e guardare con occhio piuttosto ottimista il messaggio della salvezza. Non si tratta di superficialità ma di maggiore comprensione e approfondimento della Divina Parola. La Chiesa ha sempre ritenuto valida l‟ammissione di un triplice battesimo, quello di a) acqua: “Se uno non rinasce da acqua e da Spirito Santo non può entrare nel Regno dei Cieli” (Gv 3,5). b) sangue “Chi avrà trovato la sua


 

vita la perderà; e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà” (Mt 10,39) 16,24-25; Mc 8,34-35; Lc 9,23-24; 17,33; Gv 12,25); c) desiderio: “Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch‟io lo amerò e mi manifesterò a lui” (Gv 14,21); cf anche 10,30; 16,27; 17,21-22.26).

 

Bisognerà concludere, col Vat II, che “Dio ebbe assidua cura del genere umano, per dare la vita eterna a tutti coloro i quali cercano la salvezza con la perseveranza nella pratica del bene” (Cost. sulla Rivelazione, 3). Già Pio IX aveva detto: “Coloro i quali senza colpa ignorano la nostra santa religione possono, con l‟aiuto della luce e della grazia divina, ottenere l‟eterna salvezza” (D.B. 1677). Ancora prima di Pio IX, già S. Tommaso d‟Aquino e, molto prima di lui S. Giustino (2° sec.) ammettevano largamente che anche i pagani si siano potuti salvare. S. Agostino ammise la stessa cosa.

 

Sappiamo dai Sacri Testi, che la Divina Provvidenza “ha racchiuso tutti gli uomini nella disobbedienza, per usare a tutti misericordia” (Rm 11,32).

 

Dio “vuole che tutti gli uomini siano salvi e giungano alla conoscenza della verità” (1 Tm 2,4). “Dio non permette che venga punito con la pena eterna chi non ha commesso colpa volontaria”

 

(Papa Pio IX).

 

A sua volta il Conc. Vat. II (Cost. sulla Chiesa, 16) dice: “…Quelli che senza loro colpa ignorano il Vangelo di Cristo e la Sua Chiesa…possono conseguire l‟eterna salute

 

Questi testi si accordano con:

 

-        Eb 11,6 “Senza la fede è impossibile piacere a Dio, perché chi si accosta a Lui deve credere che Dio esiste e che remunera quelli che Lo cercano”;

 

-        At 10,30: “…I pagani che per natura agiscono secondo la legge…sono legge a se stessie dimostrano che quanto la legge esige è scritto nei loro cuori”.

 

Sono dunque due le condizioni essenziali per essere graditi a Dio: la fede e le opere.

E tutto ciò perché la salvezza passa per il Cristo che è venuto per redimere tutti gli uomini.

 

La Chiesa di Gesù è strumento di salvezza “Colonna e sostegno della Verità” (cf 1 Tm3,15). L‟approfondimento scritturistico e teologico ci fa oggi meglio comprendere il mistero del Corpo Mistico di Cristo, per cui anche i non cristiani fanno parte dell‟anima della Chiesa, se non del

 

Corpo.

 

Nella Enciclica, “Mistici Corporis”, 102 Pio XII (1943) parla di “un certo desiderio inconscio” per il quale “i pagani si trovano ordinati al Corpo Mistico del Redentore”.

 

Quindi le calunnie che molti fratelli separati muovono contro la dottrina cattolica, dove secondo loro ci sarebbe scritto che si salvano solo i cattolici, e soprattutto quelli che fanno delle buone opere, dando la prevalenza alle opere più che alla fede, crollano da sole.

 

La base, il pilastro sul quale si fonda la nostra salvezza è la fede, le opere sono una conseguenza della nostra fede, sono la manifestazione, i frutti dello Spirito. Senza i frutti non si può dire di avere fede, “Dai frutti vi riconosceranno”.

 

Il limbo come abbiamo visto non è dogmatico, non viene menzionato dalla dottrina cattolica, il Purgatorio invece si. Egli ha istituito la Chiesa come Universale Sacramento di Salvezza (S. Cipriano). E chi si salva, si salva perché in qualche modo col battesimo di acqua, di desiderio o di sangue è incorporato in essa e, per essa, in Cristo. Perciò Cristo è il solo Mediatore e l‟unico

 

Salvatore di tutti.

 

La parola Chiesa non ammette plurali: ammettere più chiese significa ammettere più Cristi…” (Dal discorso di Paolo VI dell‟1.6.1965).

 

Oggi, una certa cultura di origine protestante, a forza di attenuanti e di alibi, ci vuol far credere che siamo talmente buoni da non poter meritare altro che il paradiso!...

 

Io dico che non è vero che siamo buoni, siamo peccatori, sia cattolici che protestanti siamo peccatori perché siamo nella carne, quindi tranne pochi casi di santità eccelsa, la maggior parte di noi non è pura abbastanza da potersi presentare a Dio, è logico quindi che prima di potersi presentare davanti alla gloria di Dio si debba essere totalmente puri da ogni peccato o peccatuccio, e


 

chi non arriva a purificarsi finché è nella carne lo deve fare nel purgatorio, nel quale verrà purificato dal fuoco, e si salverà stentatamente secondo la misericordia di Dio.

 

E‟ bene anche sapere che i luterani tedeschi nella pratica vi sono ritornati e trovano anche delle argomentazioni teologiche degne di attenzione per darle fondamento. Pregare per i propri cari è un moto troppo spontaneo per soffocarlo, è una testimonianza bellissima di solidarietà, di amore, di aiuto che va al di là delle barriere della morte.

 

Per quanto riguarda il limbo che non è mai stata verità di fede, il Card. J. Ratzinger, Prefetto della Congregazione della fede (diventato nel 2005 Benedetto XVI), così si esprime: “Personalmente – parlando più che mai come teologo lascerei cadere la questione del limbo che è sempre stato soltanto un‟ipotesi teologica. Si trattava di una tesi secondaria a servizio di una verità che è assolutamente primaria per la fede: l‟importanza del battesimo” (cf “Rapporto sulla fede”, Ed.

 

Paoline, p. 154)-

 

Le motivazioni che hanno condotto la Riforma Protestante a nutrire avversità nei confronti della questione delle indulgenze planarie e parziali, sarebbero da riscontrarsi, fra le altre, nel fatto che le autorità ecclesiastiche dell‟epoca avrebbero preteso in cambio delle indulgenze ottenibili dai viventi a beneficio dei defunti un obolo per determinate iniziative; tuttavia “può darsi che i predicatori… insistessero di più sul compimento dell‟opera richiesta (l‟offerta) senza accennare alla condizione essenziale che l‟offerente fosse in stato di grazia, come insegnava la dottrina classica sulle indulgenze”; e di fatto le condizioni essenziali sono sempre state di carattere spirituale.

 

Inoltre, se la preghiera è già esaustiva di queste indulgenze, lo è in modo molto più consistente il sacrificio eucaristico: la celebrazione della Messa è infatti il culmine della liturgia cristiana ed espressione della cultualità privata e pubblica, in quanto nel Sacramento dell‟altare vi è la dispensazione della grazia in forma sovrabbondante effusa dallo stesso Cristo sostanzialmente presente nello Spirito Santo. Ora, se l‟Eucarestia è la riproposta attuale del sacrifico di Cristo come non potrebbe avere valore benefico per la salvezza definitiva delle anime del Purgatorio? Sicchè è legittimo anzi doveroso che si celebrino delle Messe applicandole a beneficio dei defunti in quanto il sacrificio eucaristico che si celebra diventa merito delle anime stesse. Intendiamoci: la Messa ha valore universale e ogni sacrificio eucaristico assume connotati di grazia spirituale per tutti, ma ogni volta che si celebra la Messa il vantaggio spirituale viene orientato in particolar modo verso tre dimensioni che ora riportiamo nell‟ordine della loro importanza e precedenza: 1) primo luogo a vantaggio del sacerdote che celebra 2) in secondo luogo a beneficio delle anime del Purgatorio (tutte!) sicchè qualsiasi celebrazione eucaristica già di per sé ottiene dei meriti per i defunti purganti; 3) a vantaggio di una particolare intenzione specifica che il sacerdote intende mettere di sua iniziativa.

 

Quest‟ultima può essere applicata considerando particolari situazioni di emergenza o circostanze attuali per cui bisogna pregare e per le quali viene applicato questo sacrificio eucaristico oppure appunto accettando richieste di intenzioni per... il signor Tizio o Caio che è morto in quel giorno e anno. L‟applicazione della Messa per questo defunto particolare otterrà che questi possa estinguere eventuali pene temporali in Purgatorio; seppure il sacerdote non ha conosciuto o non conosca quella persona purgante certamente lo conosce il Signore molto meglio di Lui e applicherà senza dubbio il beneficio eucaristico spirituale per lui; poco importa allora se il prete omette di comunicare in pubblico il suo nome dall‟altare!!!!!

 

Nella stragrande maggioranza dei casi avviene invece quasi come una forma di commercio fra acquirente ed esercente quando si impegnano nelle nostre sacrestie le Messe per i defunti, come se l‟offerta di 10 euro fosse alla base delle condizioni per cui si stabilisce la Messa ragion per cui “la Messa è mia” e “guai se il sacerdote non dice il nome del defunto”. Situazioni simili sono da dirsi imbarazzanti e deprimenti, in quanto non si considera abbastanza il valore dell‟applicazione in se stessa: certo, è vero che è gradita l‟offerta per ogni intenzione per i defunti, ma non è in virtù della sommetta di denaro che deve essere inteso il valore sacrificale dell‟Eucarestia. Non per niente il Diritto Canonico pur raccomandando per implicito ai sacerdoti di non rifiutare le offerte per le Messe (anche perché orientabili alle opere diocesane) invita tuttavia a celebrare ugualmente


 

l‟Eucarestia qualora chi vuol fare applicare la Messa non sia in grado di contribuire economicamente. Bisogna pur dire e imparzialmente segnalare che in alcune realtà parrocchiali non viene spiegata adeguatamente la funzione e l‟importanza della Messa, mettendo troppo in risalto l‟offerta più o meno obbligatoria per la maggior parte dei parrocchiani. Di questo ne sono responsabili alcuni parroci che farebbero bene a spiegare di più ai fedeli, piuttosto che imporre tariffe che desacralizzano e umiliano il valore della Messa per i defunti.

 

Detto questo, come conclusione, mi piace ancora ripetere che i bambini non battezzati, come anche quelli che senza colpa non hanno conosciuto le verità rivelate – possono, con l‟aiuto della luce divina, della grazia e della Divina Misericordia e Provvidenza, ottenere l‟eterna salvezza. Carissimi fratelli e sorelle il Signore vi dia Pace!

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