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LA CONFESSIONE

Ultimo Aggiornamento: 06/09/2009 12:03
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06/09/2009 12:02

Sempre nella stessa lettera un po’ prima Paolo infatti dice:

 

“Quindi se uno è in Cristo è creatura nuova; le vecchie cose sono passate, ecco, ne sono nate di nuove! E’ tutto è da Dio, il quale ci ha riconciliati con se mediante Cristo, ed ha affidato a noi il ministero della riconciliazione; è stato Dio, infatti a riconciliare con sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola di riconciliazione. Noi fungiamo quindi da ambasciatori per Cristo, ed è come se Dio esortasse per mezzo nostro”.

 

I fratelli protestanti vogliono dare a queste parole di Paolo un significato diverso da quello che realmente hanno, vogliono negare la funzione riconciliatrice dei ministri di Dio, asserendo che i ministri servono solo ad annunciare la Parola di Dio, non a confessare i fedeli, perché questi ultimi possono farlo direttamente con Dio.

 

In effetti per peccati non gravi si può chiedere perdono direttamente a Dio, mentre per i peccati mortali ci si deve confessare con i ministri di Dio e non mi vengano a dire che i peccati sono tutti uguali perché non è così.

 

Se dei rapitori entrano in una villa per rapire il bambino di una famiglia, e non vedendolo chiedono alla madre, dove è nascosto il bambino, la madre se risponde che non lo sa, indubbiamente mente, ma questa è una bugia a fin di bene, nessuna madre direbbe ai rapitori, dove si trova il figlio.

 

Se invece un uomo uccide un altro uomo per vendetta, questo è un assassino, e il suo peccato è ben diverso dalla bugia detta dalla mamma disperata che protegge il suo piccolo.

 

Se un uomo ne uccide un altro per legittima difesa, viene punito in modo differente rispetto a un omicidio premeditato, questo dalla giustizia umana, la giustizia di Dio infinitamente superiore non metterà mai tutti i tipi di peccato sullo stesso piano. Il peccato d’idolatria ad esempio non può essere messo sullo stesso piano di una bugia come quella indicata sopra. Ciò non toglie che la bugia a fin di bene non sia peccato, lo è, ma di gravità ben diversa degli altri esempi.

 

E’ come se la giustizia italiana desse sempre l’ergastolo a chiunque commetta reati, per cui un semplice scippo di borsa verrebbe equiparato a un omicidio.

 

Perciò dico ai fratelli protestanti che è meglio che la smettano di fare “i maestri biblici”, dicendo che tutti i peccati sono uguali e che la distinzione tra peccati mortali e peccati veniali è una invenzione cattolica.

 

Riporto un interessante documento scritto dal dott. Barra che scrive sulla rivista il Timone:

 

“In questa conversazione affronteremo un argomento fondamentale della dottrina cattolica: la confessione, o sacramento della Riconciliazione.

 

E’ un argomento abbastanza contestato, non solo in generale, ma anche nei suoi aspetti particolari. Molti non comprendono e non accettano il fatto che si debba confessare le proprie colpe, i propri peccati accusandosi davanti ad un sacerdote. Altri ritengono che sia sufficiente rivolgere direttamente a Dio la richiesta di perdono, anche per i peccati più gravi, e accusano la Chiesa di essersi arrogata un potere che non le appartiene. Come vedete, non mancano le contestazioni. E dobbiamo dire, anche se con qualche dispiacere, ma per amore di verità, che persino in casa cattolica si è giunti a contestare la Confessione, quasi a negarle lo statuto di Sacramento. Sono contestazioni esplose soprattutto negli anni post-conciliari che hanno provocato il danno di rendere la Confessione “fuori moda”, al punto che oggi i Confessionali sono spesso vuoti e diversi lamentano il fatto che molti fanno la Comunione ma senza una adeguata Confessione.

Insomma, ce n’è abbastanza per affrontare, seppure a grandi linee, l’argomento della Confessione.

 

Come è nostra consuetudine, vogliamo dare prima sinteticamente e semplicemente, alcuni dati fondamentali sulle ragioni della dottrina cattolica riguardanti il Sacramento della riconciliazione e poi, in un secondo momento, vogliamo interrogare la storia per chiederle, attraverso documenti e testimonianze, di dirci che cosa pensavano i primi cristiani riguardo questo importantissimo sacramento. Mi pare di poter dire che si tratti di un argomento di grande attualità, soprattutto in quest’anno giubilare (correva l’anno 2000, ndr) , nel quale la Chiesa ci offre la straordinaria opportunità di ottenere l’indulgenza plenaria, di ottenere il perdono dei peccati che abbiamo commesso e lo sconto totale delle pene. Per ottenere l’indulgenza plenaria, lo sapete bene, la Chiesa pone, tra altre condizioni, anche quella di fare una buona Confessione.

 

La prima domanda alla quale ogni cattolico, a maggior ragione chi si occupa di apologetica, deve sapere rispondere può essere formulata in questo modo: dove nasce il sacramento della Riconciliazione? Chi lo ha istituito? In quale occasione? Dove sta scritto, diremmo in altri termini, che bisogna confessarsi per ottenere il perdono dei propri peccati?

 

Voi sapete che il valore di Sacramento viene negato alla Confessione sia dai membri della numerosa e variegata famiglia protestante, sia dagli appartenenti alla famiglia dei Testimoni di Geova. E naturalmente, quando ci capita di incontrare chi fa parte di queste famiglie religiose, talvolta ci sentiamo chiedere ragione del nostro “andare a confessarci” e , in questo caso, seguendo l’insegnamento di San Pietro, noi cattolici dobbiamo essere “pronti a rendere ragione” della nostra fede. Anticipiamo subito, e poi giustifichiamo, la risposta a questa domanda, risposta che deve essere chiara, precisa, illuminante e sicura: il sacramento della Riconciliazione è stato istituito da nostro Signore Gesù Cristo. Non è stata la Chiesa, in un determinato momento della sua storia, magari con il pretesto di controllare la vita privata dei suoi membri, ad inventare il Sacramento della Confessione, ma esso è stato voluto inequivocabilmente da nostro Signore Gesù Cristo. Ricordo, a beneficio di tutti coloro che leggono, che quella che ho appena enunciato è una verità dogmatica, definita dal Concilio di Trento proprio per sgomberare il campo dal pericolosissimo e, gravissimo per la fede, errore protestante. Ogni cattolico è tenuto a credere che la Confessione sia un Sacramento istituito da Gesù Cristo. Chi si pone contro questa verità non confessa tutta intera la fede cattolica. Prima di richiamare alla memoria i brani della Sacra Scrittura dai quali emerge chiaramente la volontà di Gesù Cristo di istituire il Sacramento della Confessione, sarà bene ricordare una verità fondamentale: la Sacra Scrittura insegna che solo Dio ha il potere di rimettere i peccati.

 

Il vangelo di San Marco è chiarissimo. Al capitolo 2 versetto 7, leggiamo: “Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?”. È una domanda che si pongono gli Scribi che Gesù aveva promesso di perdonare i peccati al paralitico che gli avevano portato. Gesù non contesta il contenuto di questa osservazione; Gesù sa benissimo che solo Dio può rimettere i peccati ma, essendo Egli Dio – e questo dovrebbe far riflettere i Testimoni di Geova che non credono alla divinità di Cristo – si attribuisce il potere divino di perdonare i peccati e dimostra tutto il diritto che ha di attribuirsi questo potere divino guarendo istantaneamente il paralitico. Dunque, se è vero che il potere di rimettere i peccati, stando alla Sacra Scrittura, appartiene solo a Dio, è altrettanto vero che l’esercizio di questo potere è stato affidato da Dio stesso alla sua Chiesa. E questa verità emerge in modo chiarissimo e indubitabile proprio dalla Sacra Scrittura ed è confermata dalla prassi bimillenaria della Chiesa.

 

A questo punto potrebbe sorgere spontanea una domanda: dove si legge che l’esercizio di questo potere è stato affidato alla Chiesa? (è stato accennato alcune pagine prima, ma preferiamo ripetere, ndr)

 

Rispondiamo subito. Si legge, per fare un primo esempio, nel Vangelo di san Giovanni, al capitolo 20. Ascoltiamo bene queste parole di Gesù. Il momento è solenne, Gesù, dopo essere stato crocifisso, è risorto e incontra gli Apostoli rinchiusi nel Cenacolo. Ecco che cosa dice loro:

 

“Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi”.

 

E’ un brano importante e al tempo stesso estremamente chiaro: Gesù, che è Dio, che ha il potere di rimettere i peccati, dona agli apostoli, quindi alla Chiesa, l’esercizio di questo potere: il potere di rimettere i peccati. Questo è propriamente il Sacramento della Riconciliazione o confessione, Sacramento con il quale vengono rimessi i peccati ben confessati. Sacramento istituito da Gesù Cristo, non certamente inventato dalla Chiesa.

 

Nei Vangeli si leggono altre conferme di quanto stiamo dicendo. Nel vangelo di san Matteo 18,18 sono riportate parole importanti, pronunciate da Gesù e dirette ai suoi Apostoli: “In verità vi dico: tutto quello che legherete sopra la terra sarà legato anche in cielo e tutto quello che scioglierete sopra la terra sarà sciolto anche in cielo”.

 

Ora, lasciamo agli esegeti, agli studiosi della Bibbia il compito di spiegarci bene che cosa significa, nel linguaggio rabbinico, “legare” e “sciogliere”. A noi basta ricordare che si tratta di un vero e proprio potere giudiziario, un potere di assolvere o di condannare. Attenti bene: potere che appartiene solo a Gesù, che è vero Dio, ma che viene affidato agli Apostoli, dunque alla Chiesa. E’ assolutamente naturale che prima di assolvere o prima di condannare, chi esercita questo potere, quindi la Chiesa, deve conoscere i fatti che dovrà giudicare; deve avere la possibilità di esaminare le condizioni di chi si presenta a giudizio, cioè del peccatore, per decidere con giustizia, con equità se emettere una sentenza di assoluzione o di condanna. Ecco la necessità di confessare i peccati al sacerdote. Siamo così di fronte ad una ulteriore conferma del Sacramento della Riconciliazione. La quale trova il suo fondamento, come si vede bene, nel Vangelo, nella Parola di Dio. E’ lì, e dalla volontà di Gesù Cristo che nasce la Confessione. Per completare il nostro discorso non possiamo dimenticare che questo potere di legare e di sciogliere è stato conferito da Gesù, in modo esplicito e diretto, a Simon Pietro, al capo degli Apostoli. Potete leggere il momento del conferimento a Pietro del potere di legare e sciogliere nel capitolo 16 del Vangelo di Matteo.

 

Dunque, crediamo di aver dimostrato quanto sia fondata la verità cattolica secondo la quale il potere di rimettere i peccati è stato dato da Gesù alla Chiesa. Anche san Paolo è estremamente chiaro.

 

Nella seconda lettera inviata ai Corinti, al capitolo 5, al versetto 18, si può leggere: “Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con Sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della Riconciliazione”.

 

Come vedete, anche san Paolo insegna che il potere di rimettere i peccati, quindi di riconciliare il peccatore con Dio, potere che appartiene solo a Dio, è stato, tuttavia, “affidato” – questo è il termine che usa l’Apostolo delle genti – alla Chiesa.

 

E san Paolo ribadisce questa verità, che fa da fondamento al Sacramento della Riconciliazione nel versetto 20 dello stesso capitolo, versetto molto noto: “Noi fungiamo quindi da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio”.

 

Per s. Paolo sono dunque gli ambasciatori di Cristo che riconciliano il peccatore con Dio. Chi sono gli ambasciatori di Cristo in questo caso? I vescovi e i sacerdoti.

 

La necessità della Confessione ha, come abbiamo visto, un fondamento biblico e noi cattolici ci atteniamo alla Sacra Scrittura quando professiamo che il Sacramento della confessione è stato istituito da Gesù. A questo punto dobbiamo fare un passo avanti. Se le nostre non fossero conversazioni di apologetica, qui sarebbe giunto il momento di dare vita ad una serie di riflessioni certamente utili alla nostra vita spirituale, al nutrimento della nostra fede.

 

Per esempio, sarebbe molto utile conoscere bene come si fa una buona confessione: conoscere quali sono le condizioni per una buona e valida confessione. Sarebbe questo il momento di ricordare che è molto importante e straordinariamente utile confessarsi spesso. Quanti cattolici, purtroppo, che fanno la comunione abitualmente, si confessano poco o addirittura mai. Recentemente, partecipando ad un incontro parrocchiale con i genitori dei bambini che fanno la prima confessione, una mamma denunciava candidamente che Lei non si confessava da ben 12 anni. D’altronde, diceva quella signora, non solo non vedeva la ragione per cui doveva dire a un prete cose che erano solo sue, ma – si chiedeva – quali peccati avesse mai commesso? La poverina, naturalmente, mancava di istruzione religiosa, e questo spiega perché diceva queste cose; ma quello che a noi interessa è purtroppo il fatto che sono in molti, tra i cattolici ad avere queste idee. Che peccati vuoi che abbia mai commesso? Ma il primo peccato, rispondo io, il primo peccato grave è proprio il fatto che non ti confessi. Però, dobbiamo abbandonare queste riflessioni, certamente interessanti, e tornare alle nostre conversazioni di apologetica. Veniamo dunque a porci la solita domanda. Noi cattolici crediamo che la Confessione sia un Sacramento istituito da Gesù Cristo; altri, che pure dicono di seguire fedelmente il Vangelo, come Protestanti e Testimoni di Geova, non lo credono. Noi cattolici crediamo che i ministri di Dio, vescovi e sacerdoti, abbiano ricevuto il potere di rimettere i peccati; altri, che pur si dicono cristiani, non credono questo. Chi ha ragione?

 

Cari cattolici, sappiate che i cristiani del III secolo erano invitati dai loro vescovi a confessare i loro peccati ai sacerdoti, proprio come facciamo noi cattolici oggi, fedeli al Vangelo e alla prassi bimillenaria della Chiesa. Oltre a Cipriano ecco un altro grande testimone della Chiesa antica, sant’Ambrogio, vescovo di Milano, vissuto nel IV secolo. Sant’Ambrogio scrive: “Il peccato è veleno, il rimedio è l’accusa del proprio crimine, veleno è l’iniquità, la confessione è il rimedio della caduta” (In ps. 27,11).

 

Dunque, anche sant’Ambrogio insegna che per rimediare al veleno del peccato bisogna “accusarsi”, quindi confessare i peccati e insegna dunque che la Confessione è la vera medicina, il vero rimedio alle cadute del peccato.

 

A proposito del potere di esercitare il perdono dei peccati, sant’Ambrogio, contestando l’eresia dei

Novaziani che sostenevano che i peccati mortali non si potevano rimettere, scrive nella sua opera

 

“La penitenza” (2,7): “Tale facoltà è stata data, infatti, ai soli sacerdoti”. E sant’Ambrogio ricorda che questa facoltà è stata data alla Chiesa insieme allo Spirito Santo.

 

Prima di proseguire nella nostra modesta indagine storica, rispondiamo ad una probabile obiezione che potrebbe essere sollevata a questo punto della nostra conversazione. Abbiamo citato san

 

Cipriano, abbiamo ricordato sant’Ambrogio e tra breve ricorderemo altri grandi nomi del Cristianesimo dei primi secoli. Certo, ecco l’obiezione: abbiamo citato tutte fonti cattoliche ed è chiaro che, essendo testimonianze storiche di cattolici, non possono dire altro che quel che dice oggi la Chiesa. Rispondiamo subito a questa osservazione: per favore, chi può, citi almeno un nome di un Protestante o di un Testimone di Geova dei primi secoli. Ci faccia vedere un documento, una traccia, un’opera di qualche pastore protestante o di qualche anziano Testimone di Geova che con autorità, insegnava nei primi secoli cose diverse sulla confessione e su qualunque altro tema dottrinale. E noi saremo ben felici di ricordare, tra le fonti storiche, anche loro.

 

Di fronte a questa nostra richiesta, l’interlocutore può solo tacere: non esistevano Protestanti e

 

Testimoni di Geova nei primi secoli del Cristianesimo per la semplice ragione che queste che si credono chiese o congregazioni edificate da Gesù Cristo sono in realtà soltanto opera di uomini. Prima di Lutero, non esisteva il mondo protestante e Lutero, si sa, è vissuto nel XVI secolo. Prima di Charles Taze Russel non esisteva il mondo dei Testimoni di Geova e Charles Taze Russel è vissuto, si sa, nel secolo scorso (1800 circa, ndr).

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