QUESTO FORUM E' CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO... A LUI OGNI ONORE E GLORIA NEI SECOLI DEI SECOLI, AMEN!
 
Innamoriamoci della Sacra Scrittura! Essa ha per Autore Dio che, con la potenza dello Spirito Santo solo, è resa comprensibile (cf. Dei Verbum 12) attraverso coloro che Dio ha chiamato nella Chiesa Cattolica, nella Comunione dei Santi. Predisponi tutto perché lo Spirito scenda (invoca il Veni, Creator Spiritus!) in te e con la sua forza, tolga il velo dai tuoi occhi e dal tuo cuore affinché tu possa, con umiltà, ascoltare e vedere il Signore (Salmo 119,18 e 2 Corinzi 3,12-16). È lo Spirito che dà vita, mentre la lettera da sola, e da soli interpretata, uccide! Questo forum è CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO e sottolineamo che questo spazio non pretende essere la Voce della Chiesa, ma che a Lei si affida, tutto il materiale ivi contenuto è da noi minuziosamente studiato perchè rientri integralmente nell'insegnamento della nostra Santa Madre Chiesa pertanto, se si dovessero riscontrare testi, libri o citazioni, non in sintonia con la Dottrina della Chiesa, fateci una segnalazione e provvederemo alle eventuali correzioni o chiarimenti!
 
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EUCARISTIA E SANTA CENA

Ultimo Aggiornamento: 06/09/2009 15:29
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06/09/2009 14:45

L’EUCARISTIA

 

Spesso discutendo via Internet con fratelli evangelici circa le verità cattoliche, mi viene rimproverato di ricorrere ai padri della Chiesa per cercare di affermare le verità dottrinali. Precisando che non si tratta di affermare ma di provare, non vedo cosa ci sia di male nel farlo, visto che io leggo e capisco la Bibbia in un modo e il fratello evangelico, gli stessi versetti li capisce in modo diverso. Per abbreviare le lunghe e annose polemiche si deve per forza ricorrere a pareri autorevoli. Diversamente ci si chiude nella propria verità, rendendosi impermeabili a tutto ciò che ci viene detto o dimostrato. E‘ un po‘ come fanno gli eccentrici, che nella loro deformazione ideologica si creano la loro verità e non vogliono o -non riescono- più a capire ciò che gli viene detto o dimostrato.

 

La loro mente purtroppo diventata refrattaria verso l‘esterno, si è ormai chiusa, rifiutando ogni spiraglio di ragione. Naturalmente non voglio offendere i fratelli evangelici, e nemmeno voglio discriminare gli eccentrici, ho usato questo esempio per meglio rendere l‘idea di certi comportamenti verso le verità cattoliche, rispettando sia i fratelli eccentrici, sia i fratelli evangelici, riferendomi piuttosto allo stato mentale che alle persone, cioè all‘impermeabilità. Uno stato mentale che rifiuta a priori ogni altra verità o tesi differente dalla propria.

 

Adottando questo metodo, ognuno di noi si può creare la propria verità e renderla inattaccabile da qualsiasi altra tesi, resta così fermamente ancorata nei meandri del nostro cervello. Ci creiamo così tanti cristi personalizzati, e tante infinite verità.

 

La Verità invece resta UNA sola e non preclude l‘uso della ragione per conoscerla e apprezzarla, fede e ragione non sono agli antipodi ma anzi si sposano benissimo. E‘ la ragione che fa meglio assaporare la bellezza della fede.

 

Citare quindi gli autorevoli pareri dei padri della Chiesa è d‘importanza fondamentale per capire, con la ragione, dove sta la verità.

 

Anzi era prassi delle prime comunità cristiane, in contrasto con le correnti eretiche, come gli gnostici, gli ariani, ecc., che fin dai primi anni dopo Cristo tentavano di alterare la sana dottrina spiegando la Bibbia a modo loro, mostrare le prove della loro apostolicità esibendo la successione dei vescovi partendo dagli apostoli. A quei tempi era questa la carta d‘identità della vera Chiesa di

 

Gesù Cristo. Citare quindi i pareri autorevoli dei padri della Chiesa era prassi assai diffusa, per contrastare le dottrine eretiche che covavano all‘interno della Chiesa. Ricordiamo che spesso molti eretici erano ex presbiteri.

 

Per cui Ignazio di Antiochia 107 d.C. nella sue lettere agli Sminersi 8,1 e agli Efesini 20,2 parla chiaramente dell‘Eucaristia come corpo e sangue di Cristo. Lo stesso fa Giustino martire nella sua Apologia cap.65 che invia all‘imperatore pagano Antonino Pio. Ireneo di Lione, Tertulliano,

 

Atanasio, Cipriano, Gregorio di Nissa, Cirillo di Gerusalemme, Ambrogio di Milano, Agostino di Ippona, Giovanni Crisostomo e Gregorio Nazianzo, sono fra i più famosi ed autorevoli vescovi, padri e dottori della Chiesa a parlare per primi della presenza reale del corpo e sangue di Cristo

 

Gesù nell‘Eucaristia. La Nuova Alleanza fatta da Gesù Cristo mediante il suo unico sacrificio, si rinnova in forma gloriosa durante la Santa Messa, è verità di fede.

 

Voglio ricordarvi come fu stipulata la Vecchia Alleanza sottolineandone le precise e non casuali modalità.

 

In Esodo 24,9 leggiamo: Allora Mosè prese il sangue e ne asperse il popolo, dicendo: «Ecco il sangue dellalleanza, che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole!».

Mosè quindi prese il sangue dei giovenchi e con esso asperse il popolo.

 

Notiamo qui che il sangue era fisicamente presente, la Vecchia Alleanza fu fatta con il sangue del sacrificio, non solo a parole.

 

―Uno stesso sangue fu asperso da Mosè sul popolo e sulle pietre dell‘altare che rappresentava Dio. Vi è una relazione un po‘ misteriosa nel libro del Levitico (capitolo 17) riguardo al sangue. E‘ scritto con insistenza che “il sangue espia in quanto è vita” e ancora che “la vita di ogni essere vivente è il suo sangue, in quanto sua vita”. Dunque una stessa vita doveva tenere unito il popolo


 

ebreo al suo Dio. Questo il significato profondo del rito compiuto da Mosè. Quasi tredici secoli dopo questo evento, Dio farà un ‗ Nuovo patto ‘ non più con un solo popolo ma con tutto il genere umano. Vi sarà ancora una vittima, vi sarà ancora del sangue. La vittima sarà il Figlio di Dio, Gesù il Cristo. Egli verserà il suo sangue negli spaventosi supplizi della sua passione fino alla morte di croce. (cfr Anna Maria Cenci, Il Timone n.50)

 

Non bisogna dimenticare il gesto di Melkisedek, figura del sacerdozio che non tramonta, figura di

Cristo, che non offrì l‘immolazione di animali ma pane e vino come sacrificio di lode al Dio

 

Altissimo (Gn 14,18). Questo gesto così misterioso, diverso, insolito per la mentalità sacrificale dell‘epoca sarà svelato da Cristo nel Nuovo Testamento. I sacrifici cruenti lasceranno il posto a quello incruento, unico sacrificio di Cristo, che s‘immola come agnello di Dio, col Suo corpo glorioso, ormai libero dalle leggi fisiche umane, ogni giorno sugli altari di tutte le Chiese, per essere gloriosamente presente in mezzo a loro, in maniera nettamente diversa rispetto alla sola presenza spirituale, ottenibile con la preghiera. Il Pane del Cielo si dona per essere mangiato dai fedeli, e diventare un tutt‘uno con essi.

 

Se analizziamo bene le parole e i gesti che Gesù fece nell‘ultima cena, tenendo presente la modalità con la quale è avvenuto il Vecchio Patto, non possiamo fare a meno di notare che il punto fondamentale per i due patti è la presenza fisica del sangue.

 

Nel primo vi fu la presenza fisica e reale del sangue, ne consegue che nel secondo vi doveva per forza essere la stessa presenza di sangue. Oltre al sangue sparso sulla croce, Cristo rinnova ogni giorno il suo sacrificio in maniera gloriosa. Ecco che le parole di Gesù “questo è il mio corpo che

 

è dato per voi” e “Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi” ci indicano la presenza del suo sangue, in quel preciso momento, notiamo che Gesù durante l‘ultima cena non parla al futuro, ma al presente. Infatti, non dice: ―questo sarà il mio corpo, e questo sarà il mio sangue, che verserò per voi. Se analizziamo la frase, risulta palese che è tutta al presente, cioè il suo corpo e il suo sangue li ha dati da mangiare agli apostoli in quel preciso momento della santa cena. Del resto se voleva stipulare il Nuovo Patto sulla croce, nel momento in cui tutti poterono vedere il suo sangue scorrere, poteva farlo benissimo, pronunciando quelle parole dall‘alto della croce, magari facendo discendere un torpore simile a quello che colpì Abramo per la Vecchia Alleanza. Non ci fu nessun torpore, ma piuttosto il cielo si oscurò e le tenebre avvolsero quel luogo, nessuno, infatti, capiva veramente ciò che stava accadendo. In quel momento non capivano che il mistero della salvezza si stava adempiendo davanti i loro occhi avvolti dalle tenebre. Ci volle la discesa dello Spirito Santo per la Pentecoste, per squarciare quelle tenebre, con una luce radiosa e purificante. Gesù vuole la fede prima di ogni altra cosa, è facile credere dopo aver visto, ma negli insegnamenti del Maestro è sempre presente il mistero, vi sono sempre elementi chiaramente spiegabili con la ragione umana, e altri che per crederli è necessaria la fede. Se gli insegnamenti e le azioni di Gesù fossero tutti umanamente ben provabili e scientificamente spiegabili, la fede non sarebbe più necessaria, basterebbero la fisica e la matematica per credere in Lui. Invece il chiaro-scuro in cui è avvolto tutto il suo insegnamento dà spazio a chi vuole credere come anche a chi non vuole. Dio non obbliga nessuno a credere, ecco perché troviamo misteri nel suo insegnamento, chi crede merita la salvezza, perché si fida della Sua Parola. Il Padre vuole la fiducia dei figli, se la riceve, li premia con la vita eterna. La fiducia è qualcosa che va oltre la ragione umana, qualcosa che ci viene data dall‘alto.

 

Probabilmente se Cristo avesse pronunciato le parole della nuova alleanza dalla croce e poi magari ne fosse sceso, tutti i presenti avrebbero creduto, forse, ma la fiducia avrebbe lasciato il posto alla matematica, facendo leva sull‘equivalenza ―io credo perché ho visto e toccato, matematico. Di questo passo il cristianesimo non sarebbe durato a lungo, perché tutte le genti che non assistettero al sacrificio sulla croce non avendo visto e toccato non avrebbero creduto. Figuriamoci poi tutte le generazioni future, ecco l‘importanza della fiducia.

 

Del resto anche gli scribi e farisei chiesero più volte a Gesù di dimostrare in maniera inequivocabile la Sua potenza, in modo che essi potessero finalmente credere. Gesù scelse di non farlo, forse per un profondo atto di misericordia nei loro confronti, in modo da non renderli


 

inescusabili, qual‘ora anche assistendo ad un portentoso prodigio avessero trovato degli ulteriori cavilli per non credere.

 

Resta il fatto che Gesù fece il Nuovo patto il giorno prima del suo sacrificio sulla croce, e che il Patto, come da prassi biblica esigeva la presenza reale del sangue.

 

Colui che aveva cambiato a Cana l‘acqua in vino, colui che aveva creato tutto, compreso il sangue umano, poteva forse aver difficoltà a rendere presente il suo sangue in quel preciso momento? Sicuramente no, ma il chiaro-scuro fa parte del mistero della salvezza, agli apostoli era stato preannunciato quell‘evento, ed erano rimasti sbigottiti e frastornati nell‘udire ciò che per loro era impossibile da realizzarsi, cioè mangiare la carne del proprio maestro e berne il sangue.

 

Che valore avrebbe la nostra fede, se vedessimo veramente il corpo e il sangue di Cristo nell‘Eucaristia? Non si tratterebbe più di credere in fede, ma semplicemente di costatare visivamente e poi magari anche scientificamente.

 

Certo se nell‘ultima Cena avrebbero visto materializzarsi il corpo e il sangue di Gesù nel pane e nel vino, avrebbero creduto senza difficoltà, ma la fiducia nel loro maestro sarebbe scomparsa. Gli apostoli credettero per fiducia, e ancora oggi la Chiesa crede che ogni volta che si celebra la Santa Messa si rinnova il nuovo patto tra Cristo è l‘umanità credente.

 

Del resto il profeta Malachia già lo aveva detto secoli prima ―Poiché dalloriente alloccidente grande è il mio nome fra le genti e in ogni luogo è offerto incenso al mio nome e una oblazione pura…”(Ml 1,11)

 

Certamente l‘oblazione pura non è il nostro sacrificio quotidiano, la nostra croce, che offriamo a Dio. I nostri sacrifici in nome della fede, pur essendo bene accetti da Dio, sicuramente non si possono definire puri. Loblazione pura è una sola, perché solo Gesù fece il sacrificio perfetto, in quanto lui stesso era perfetto agli occhi di Dio, e questo sacrificio puro, perfetto, lo ripete ogni volta che si celebra il suo memoriale. Gli ebrei non offrivano sacrifici in ogni luogo, ma solo nel Tempio, e soprattutto non si poteva parlare di oriente e occidente (cioè tutta la terra) ma solo di

 

Gerusalemme. L‘offerta pura è solo Gesù Cristo, non esistono altre oblazioni pure e, nelle offerte fatte a Dio era sempre realmente presente il sangue. Molti miscredenti vorrebbero vedere fisicamente il sangue nel calice, e Gesù materializzarsi nel pane, ma in questo modo la fede che fine farebbe?

 

Dio ha scelto di dare abbastanza luce a chi vuole credere e abbastanza ombra a chi non vuole credere. Quel Dio che sembra giocare a rimpiattino con gli uomini: se si scoprisse interamente, non vi sarebbe alcun merito nel credere in Lui; se si scoprisse del tutto, non vi sarebbe la fede Così diceva Blaise Pascal. Dunque, gli increduli che pretenderebbero dalla Messa la materializzazione di Cristo, neppure sospettano che se ciò non avviene in modo così spettacolare, come un numero da prestigiatore, è per misericordia. Come se Dio, in qualche modo, limitasse la sua potenza per limitare così anche la responsabilità di chi lo nega. Sì, responsabilità. Perché è fondato il sospetto che qualcuno troverebbe sempre qualche pretesto. Direbbero: è verosimile che, in certe condizioni ancora indefinite la natura (cfr di V. Messori, Ipotesi su Maria) o la cosiddetta parapsicologia, possa far materializzare un corpo o l‘apparenza di esso, e dare l‘illusione che nel calice dopo la consacrazione ci sia reale sangue umano (ndr), si comincerebbero a fare ipotesi di allucinazioni collettive, che la scienza ancora non è in grado di spiegare, insomma ci sarebbe sempre qualcuno lì pronto ad abbozzare pseudospiegazioni scientifiche. Direbbero: la scienza spiegherà anche questo un giorno, scuoterebbero il capo e chiederebbero qualche altra performance e così all‘infinito.

In questo modo però aumenterebbe la loro ―colpa, sarebbero davvero ―rei secondo la parola di

 

Paolo: “Essi sono dunque inescusabili perché, pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria, né gli hanno reso grazie come Dio, ma hanno vaneggiato nei loro ragionamenti” (Rm 1,21).

 

Ma l‘Eucaristia non è spettacolo, non è illusionismo, è il Sacrificio di Gesù Cristo che si rinnova in modo misterioso, e chi vuole lo crede per fede.


Qui di seguito approfondiremo l‘argomento citando il parere di autorevoli padri e dottori della

Chiesa, oltre ad analizzare dettagliatamente i passi biblici che parlano dell‘Eucarestia.

 

dal discorso 301 di S. Agostino

 

Con l'eucarestia diventiamo corpo di Cristo.

 

―3. Prendete dunque e mangiate il corpo di Cristo, ora che anche voi siete diventati membra di Cristo nel corpo di Cristo; prendete e abbeveratevi col sangue di Cristo. Per non distaccarvi, mangiate quel che vi unisce; per non considerarvi da poco, bevete il vostro prezzo. Come questo, quando ne mangiate e bevete, si trasforma in voi, così anche voi vi trasformate nel corpo di Cristo, se vivete obbedienti e devoti. Egli, infatti, già vicino alla sua passione, facendo la Pasqua con i suoi discepoli, preso il pane, lo benedisse dicendo: Questo è il mio corpo che sarà dato per voi. Allo stesso modo, dopo averlo benedetto, diede il calice, dicendo: Questo è il mio sangue della nuova alleanza, che sarà versato per molti in remissione dei peccati. Questo già voi lo leggevate o lo ascoltavate dal Vangelo, ma non sapevate che questa Eucarestia è il Figlio stesso; ma adesso, col cuore purificato in una coscienza senza macchia e col corpo lavato con acqua monda, avvicinatevi a lui e sarete illuminati, e i vostri volti non arrossiranno. Perché se voi ricevete degnamente questa cosa che appartiene a quella nuova alleanza mediante la quale sperate l'eterna eredità, osservando il comandamento nuovo di amarvi scambievolmente, avrete in voi la vita.

 

Vi cibate, infatti, di quella carne di cui la Vita stessa dichiara: Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo, e ancora: Se uno non mangia la mia carne e non beve il mio sangue, non avrà la vita in se stesso.

 

Se dunque avrete in lui la vita, sarete con lui in una sola carne. Non è infatti che questo sacramento dia il corpo di Cristo per poi lasciarvene separati. E l'Apostolo ricorda che questo era già stato predetto nella santa Scrittura: I due formeranno una carne sola. Questo mistero è grande, soggiunge, lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa. E in un altro passo, riguardo a questa medesima Eucarestia, dice: Uno solo è il pane, e noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo Presenza reale del corpo e del sangue di Cristo.

 

2. Cristo Signore nostro dunque, che nel patire offrì per noi quel che nel nascere aveva preso da noi, divenuto in eterno il più grande dei sacerdoti, dispose che si offrisse il sacrificio che voi vedete, cioè il suo corpo e il suo sangue. Infatti, il suo corpo, squarciato dalla lancia, effuse acqua e sangue, con cui rimise i nostri peccati. Ricordando questa grazia, operando la vostra salute (che poi è Dio che la opera in voi), con timore e tremore accostatevi a partecipare di quest'altare. Riconoscete nel pane quello stesso [corpo] che pendette sulla croce, e nel calice quello stesso [sangue] che sgorgò dal suo fianco. Anche gli antichi sacrifici del popolo di Dio, nella loro molteplice varietà, prefiguravano quest'unico sacrificio che doveva venire. E Cristo è nel medesimo tempo la pecora, per l'innocenza della sua anima pura, e il capro, per la sua carne somigliante a quella del peccato. E qualsiasi altra cosa che in molte e diverse maniere sia prefigurata nei sacrifici dell'Antico Testamento si riferisce soltanto a questo [sacrificio] che è stato rivelato nel Nuovo Testamento. Ma vi sono tra voi alcuni che non credono (Gv 6,65). Non dice: Vi sono tra voi alcuni che non capiscono; ma, spiegando il motivo per cui non capiscono, dice:

 

Vi sono tra voi alcuni che non credono; ecco perché non capiscono: perché non credono. Il profeta disse: Se non crederete, non capirete (Is 7,9 sec LXX). Per mezzo della fede ci uniamo a Lui, per mezzo dell'intelligenza veniamo vivificati. Prima uniamoci a Lui per mezzo della fede, per essere poi vivificati per mezzo dell'intelligenza. .... Non giova nulla la carne nel senso in cui costoro la intesero: essi la intesero nel senso della carne morta fatta a pezzi, come si vende al macello, non nel senso della carne vivificata dallo Spirito.

 

(E‘ questo che Agostino sta contestando perché noi NON MANGIAMO UN MORTO, non siamo cannibali, nè antropofagi, ndr)


 

Così anche in questo caso: la carne non giova nulla, cioè la carne da sola; se però, alla carne si unisce lo Spirito, allo stesso modo che alla scienza si unisce la carità, allora gioverà moltissimo. Se, infatti, la carne non giovasse nulla, il Verbo non si sarebbe fatto carne, per abitare fra noi. Se tanto ci ha giovato il Cristo mediante la carne, come si può dire che la carne non giova nulla? Ma è lo Spirito che mediante la carne ha operato la nostra salvezza.

 

E‘ in questo senso che Agostino parla di Eucarestia e Spirito, e non intendendo spirituale, ma resa vera non perché mangiamo un morto, ma perché mediante lo Spirito Santo (che non si traduce in spirituale), questo cibo è reso vivo e vero.

 

Infine il verso 11....s., Agostino spiega in questo testo il senso anche dell'Eucarestia intesa come comunione spirituale fra tutti i credenti.

 

Tutto ciò dunque, o dilettissimi, ci serva di lezione, affinché non abbiamo a mangiare la carne e a bere il sangue di Cristo solo sacramentalmente, come fanno anche tanti cattivi cristiani; ma affinché lo mangiamo e lo beviamo in modo da giungere alla partecipazione del suo Spirito e da rimanere nel corpo senza scandalizzarci se molti di coloro che con noi mangiano e bevono la carne e il sangue, ma solo esteriormente, saranno alla fine condannati ai tormenti eterni.

 

Al presente il corpo di Cristo non è ancora purificato, come il grano sull'aia; ma il Signore sa chi sono i suoi (cf. 2 Tim 2, 19). Quando batti il grano, tu sai che la massa dei chicchi sta nascosta e che la battitura non distrugge ciò che il ventilabro deve purificare; così siamo sicuri, o fratelli, che quanti siamo nel corpo del Signore, e rimaniamo in Lui in modo che anch'Egli rimanga in noi, dovremo, in questo mondo e sino alla fine, vivere in mezzo agli iniqui. E non parlo degli iniqui che bestemmiano Cristo; poiché ormai non sono molti quelli che lo bestemmiano con la lingua, ma sono molti quelli che lo bestemmiano con la vita. E' necessario dunque che viviamo in mezzo a loro sino alla fine......

 

Nelle righe appena sopra, Agostino stava parlando del corpo di Cristo quale Chiesa ed è molto chiaro. Dalla Lettera 54 di sant'Agostino ai Donatisti, la corrente eretica, sulla Comunione scriveva:

 

2. 2. Altre pratiche poi variano secondo i luoghi e delle regioni, come quelle per cui alcuni digiunano il sabato e altri no, alcuni si comunicano ogni giorno col corpo e sangue del Signore, altri invece lo ricevono in determinati giorni; in alcuni luoghi non si lascia passar nessun giorno senza offrire il Sacrificio, in altri lo si offre solo il sabato e la domenica e in altri solo la domenica: l'osservanza di tutte le altre pratiche che si possono ricordare simili a queste è lasciata alla libertà di ciascuno; la regola migliore cui si può attenere un serio e prudente cristiano è quella di agire nel modo in cui vedrà agire la Chiesa in cui si troverà....

 

2.3. ......... Quanto poi a me, pensando spesso a quel parere, l'ho sempre ritenuto come se l'avessi ricevuto da un oracolo celeste. Ho sentito spesso con dolore e pena che si generano nei deboli molti turbamenti per la cocciutaggine nel litigare o per la superstiziosa timidezza di qualcuno dei nostri fratelli: litigano per questioni di tal genere che non possono arrivare a nessuna determinata soluzione né basandosi sull'autorità della Sacra Scrittura né sulla Tradizione della Chiesa universale né sull'utilità di rendere più santa la vita.

 

La frequenza della S. Comunione.

 

3. 4. Qualcuno dirà che non si deve ricevere l'Eucarestia tutti i giorni. Se tu gli domandassi perché, ti potrebbe rispondere: "Perché si devono scegliere i giorni in cui si vive con maggior purezza e continenza per accostarsi degnamente a un sì augusto sacramento, poiché chi mangerà indegnamente, mangia e beve la propria condanna ". Un altro invece potrebbe dire: "Al contrario, se la piaga del peccato è così grave e tale la violenza del morbo spirituale, che si debbano differire


 

siffatte medicine, uno dev'essere allontanato dall'altare per ordine del vescovo affinché faccia penitenza; solo in seguito dev'essere riconciliato con Dio con l'assoluzione impartita dalla medesima autorità: si riceverebbe infatti indegnamente il sacramento, se si ricevesse nel tempo in cui uno deve far penitenza; nessuno dovrebbe di proprio arbitrio astenersi dalla comunione o accostarsene quando gli aggrada. A ogni modo, se i peccati non son così gravi da meritare la scomunica, nessuno deve star lontano dalla medicina quotidiana del Corpo del Signore". Fra i due forse risolve meglio la questione chi inculca di rimanere soprattutto nella pace di Cristo; ciascuno poi faccia quel che crede dover fare secondo la propria fede e il sentimento della sua pietà. Nessuno dei due oltraggia il corpo e il sangue del Signore; tutti e due al contrario fanno a gara per onorare il sacramento ch'è fonte della nostra salvezza. Nemmeno Zaccheo e il Centurione si trovarono in contrasto fra loro né alcuno di essi si ritenne superiore all'altro, anche se l'uno pieno di gioia accolse il Signore nella sua casa e l'altro disse: Non son degno che tu entri sotto il mio tetto: tutt'e due onorarono il Salvatore in maniera diversa e per così dire contraria: ambedue erano miserabili peccatori, ambedue ottennero misericordia. Come simbolo di ciò può servire quanto accadde all'antico popolo ebraico: come la manna aveva in bocca il sapore che ciascuno voleva, così pure nel cuore di ciascun cristiano ha diversi sapori il Sacramento con cui è stato vinto il mondo. Poiché l'uno, per onorarlo, non osa riceverlo quotidianamente, l'altro invece, per onorarlo, non osa tralasciarlo alcun giorno. Questo cibo esclude solo il disprezzo, come la manna la ripugnanza.

 

Ecco perché l'Apostolo dice che fu ricevuto indegnamente da coloro che non lo distinguevano dagli altri cibi con la particolare devozione dovutagli: poiché dopo aver detto: Mangia e beve la propria condanna, subito soggiunge dicendo: perché non fa distinzione di tal corpo come appare chiaro da tutto quel passo della prima Lettera ai Corinti, se si considera attentamente.

 

E riporto ancora dallo stesso forum:

 

Sempre nella medesima Lettera 54 Agostino tenta di spiegare fin anche L'USO DEI RITI DEL GIOVEDI' SANTO....evidentemente qualcuno si preoccupava di come e quando dovesse essere il digiuno se PRIMA O DOPO L'EUCARESTIA..al chè Agostino dice:

 

dovremmo discutere non come si debba celebrare il rito, ma come penetrare il significato del rito medesimo....Lo stesso dicasi di riti e usanze osservate da tutta la Chiesa. Poiché mettere in dubbio se si debbano o non si debbano seguire, sarebbe segno d'insolentissimo insania.

 

Sia lodato Gesù Cristo e lode a Maria aiuto dei Cristiani.

 

San Lorenzo, spiega l'effetto dell'Eucarestia e dice:

 

Ora, in quella lenta morte, in quei tormenti, siccome aveva mangiato e bevuto al banchetto eucaristico, saziato di quel cibo e inebriato di quel calice, non sentì i tormenti. Era presente in lui chi ha detto: E' lo Spirito che vivifica (Gv 6, 64). La carne ardeva, ma lo Spirito vivificava l'anima.

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