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Innamoriamoci della Sacra Scrittura! Essa ha per Autore Dio che, con la potenza dello Spirito Santo solo, è resa comprensibile (cf. Dei Verbum 12) attraverso coloro che Dio ha chiamato nella Chiesa Cattolica, nella Comunione dei Santi. Predisponi tutto perché lo Spirito scenda (invoca il Veni, Creator Spiritus!) in te e con la sua forza, tolga il velo dai tuoi occhi e dal tuo cuore affinché tu possa, con umiltà, ascoltare e vedere il Signore (Salmo 119,18 e 2 Corinzi 3,12-16). È lo Spirito che dà vita, mentre la lettera da sola, e da soli interpretata, uccide! Questo forum è CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO e sottolineamo che questo spazio non pretende essere la Voce della Chiesa, ma che a Lei si affida, tutto il materiale ivi contenuto è da noi minuziosamente studiato perchè rientri integralmente nell'insegnamento della nostra Santa Madre Chiesa pertanto, se si dovessero riscontrare testi, libri o citazioni, non in sintonia con la Dottrina della Chiesa, fateci una segnalazione e provvederemo alle eventuali correzioni o chiarimenti!
 
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EUCARISTIA E SANTA CENA

Ultimo Aggiornamento: 06/09/2009 15:29
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06/09/2009 14:52

LE OBIEZIONI DEI PROTESTANTI

 

I fratelli protestanti solitamente chiedono:

 

Secondo te che differenza vi è tra credere che nella Santa Cena vi è la presenza spirituale di Gesù e credere che nella Santa cena vi è la presenza reale di Gesù?

 

Dopo la risposta con i testi di Agostino che ribadiscono già dall'anno 400 d.C. cosa credeva la Chiesa e cosa insegnava, qual è la differenza?


 

La differenza ce la segnala già S.Giustino -nei primissimi anni del cristianesimo- che parla di TRASFORMAZIONE delle specie, e ce lo dice pure la Didachè, parlando di cibo santo e sacro, oltre che tanti altri autorevoli padri della Chiesa.

 

Quindi molto tempo prima di Costantino, e del presunto inquinamento dottrinale, anzi constatiamo la linearità della dottrina cristiana partendo dalle primissime comunità ad arrivare fino ai giorni nostri. La Chiesa cattolica romana può provare, che nonostante la zizzania sia sempre cresciuta in mezzo al buon grano, anche all‘interno del suo campo, di credere nella stessa dottrina degli apostoli e quindi di Cristo.

 

Ora se quel pane NON contenesse veramente la presenza reale di Cristo, sarebbe idolatria, perché essendo privo della reale presenza, voi rendete sacro ciò che sacro non è, la Didachè dice anche di non dare le cose sante ai cani, il problema è che forse molti fratelli protestanti confondono l'azione dello Spirito Santo quando essa è diretta, con il termine spirituale che vuol dire un altra cosa.

 

―Rifiutano l‘incalcolabile dono che il Signore ci ha fatto con la santissima Eucaristia coloro che, pur professandosi cristiani, misconoscono la retta dottrina circa questo Sacramento. Come già abbiamo ricordato l‘Eucaristia è il cuore del Corpo mistico di Cristo e il motore delle sue azioni: coloro che estirpano questo cuore e paralizzano questo motore uccidono la vita della Chiesa e la vita soprannaturale di ogni cristiano. Vediamo dunque brevemente le correnti ereticali che nel corso della storia cristiana hanno attentato alla retta dottrina circa il Sacramento dell‘altare.

 

Nei primi secoli doceti, gnostici e manichei, accomunati da una considerazione negativa della realtà materiale, pur non rigettando questo Sacramento, ne diedero un‘interpretazione riduttiva in senso spiritualistico, facendo delle specie eucaristiche dei puri simboli della presenza del Signore, il quale, secondo la loro visione, non può ―mischiarsi con cose di questo mondo: né il corpo fisico di

Gesù di Nazareth, né i segni eucaristici del pane e del vino.

 

Nel V secolo i nestoriani, in linea con la loro dottrina cristologia, ammettevano la reale presenza del Signore nel pane consacrato, ma negavano che ciò avvenisse mediante transustanziazione; professavano piuttosto la coesistenza delle due sostanze, quella del pane e quella del corpo di

 

Cristo, secondo la teoria dell‘impanazione: il corpo di Cristo di rende presente nel pane insieme alla sostanza del pane, non al posto di essa. Nell‘XI secolo Berengario di Tours, probabilmente per opposizione al realismo di altri teologi, divenne propugnatore di un‘interpretazione fortemente simbolica dell‘Eucaristia, secondo la quale, con la consacrazione, il pane e il vino non mutano realmente, ma diventano solo una rappresentazione del Cristo che siede nei Cieli; di conseguenza coloro che li ricevono realizzano un‘unione puramente intenzionale con il Signore Gesù. Poco dopo i catari, a causa dell‘impostazione manichea del loro pensiero, negano la reale presenza di Cristo nelle specie consacrate e ripropongono l‘interpretazione simbolica, rifiutando di fatto di considerare l‘Eucaristia un sacramento. In epoca moderna la rivoluzione protestante, <<compendio di tutte le eresie che furono prima di essa>> (san Pio X, Compendio della dottrina cristiana. Breve storia della religione, n.129) raccoglie e ripropone gli errori che abbiamo fin qui descritto, anche se con accentuazioni diverse a secondo della posizione di ciascuno dei suoi protagonisti:

 

-Lutero ammette la reale presenza, ma nega la transustanziazione, sostenendo una coesistenza della sostanza del corpo e sangue di Cristo con la sostanza del pane e del vino molto simile alla teoria dell‘impanazione professata dai nestoriani; inoltre, limita la presenza di Cristo nelle specie al solo momento della celebrazione, finita la quale svanisce anche la presenza;

 

-Calvino e Melantone negano la presenza reale e sostengono che nel pane e vino ―benedetti si rende presente soltanto una forza soprannaturale che promana dal Cristo glorioso in Cielo, e che di questa si nutre l‘anima del fedele che li riceve;

 

-Zwingli e Carlostadio negano recisamente qualunque relazione anche solo spirituale tra il pane e il vino e il corpo e sangue del Signore, e propongono un’interpretazione assolutamente simbolica: il pane e il vino sono i segni materiali grazie ai quali noi ricordiamo Gesù che muore e risorge;


 

- la riforma anglicana resta inizialmente legata a posizioni favorevoli alla retta dottrina, ma in seguito dà spazio ad una progressiva trasformazione dei contenuti e dei riti in senso protestante; attualmente è divisa in due correnti principali: la Chiesa Alta, più vicina alla visione iniziale, e la Chiesa Bassa, nella quale coesistono posizioni di tipo luterano e altre di tipo calvinista.

 

All‘interpretazione puramente simbolica, la più radicalmente ostile all‘Eucaristia, si rifanno tutte le confessioni di derivazione protestante nate a partire dal XVIII secolo, come ad esempio avventisti, mormoni, testimoni di Geova, pentecostali, per citare quelli a noi più familiari. Questi gruppi negano in generale tutto l‘impianto sacramentale, riducono la cena eucaristica ad una pura commemorazione e il pane e il vino a ―emblemi di Gesù morto e risorto, del quale tra l‘altro non tutti riconoscono la natura divina. Nel secolo scorso anche all‘interno della teologia cattolica sono affiorate alcune correnti, numericamente circoscritte, ma di una certa influenza che, pur senza fuoriuscire formalmente dal corpo ecclesiale, hanno tentato di introdurre autentiche e pericolose deviazioni della fede; le loro tesi sono state tempestivamente condannate dal magistero della Chiesa:

 

-agli inizi del novecento il movimento modernista, all‘interno di un progetto globale di sovvertimento dei fondamenti della fede, sostenne una svalutazione della storicità dei racconti dell‘istituzione dell‘Eucaristia così come sono proposti nei vangeli e in san Paolo, minando quindi alla base la fede nel Sacramento. Il modernismo fu condannato dal papa san Pio X con il decreto

Lamentabili e l‘enciclica Pascendi;

 

-negli anni Sessanta alcuni teologi proposero di sostituire il concetto di transustanziazione, legato a categorie filosofiche ritenute ormai inadeguate, con quello di tran significazione e di trans finalizzazione, che di fatto accantona il senso oggettivo della presenza reale, per renderla dipendente dalla fede soggettiva del credente; altri ancora sostennero la limitazione della presenza reale al solo tempo della celebrazione, sul modello luterano, attentando così alla secolare pratica del culto eucaristico fuori della messa. Entrambi gli errori vennero condannati dal papa Paolo VI nell‘enciclica Mysterium fidei.

 

Le posizioni di tutti costoro, nonostante le diversità poggiano sui medesimi argomenti. (cfr, L‘Eucaristia, quaderni de Il Timone, di Claudio Crescimanno).

 

 

 

 

 

LO CHIAMATE ANCHE SACRAMENTO

 

 

Un Sacramento che deriva dal termine sacro, lo è nel momento in cui vi è l'azione diretta della Trinità tutta, attraverso una consacrazione, e che l'Eucarestia era intesa una consacrazione fin dal primo secolo, ce lo conferma come abbiamo visto la Didachè, che ci informa che questo pane consacrato veniva portato agli assenti malati. Allora o si portava agli assenti un idolo, o si portava il Cristo nella specie eucaristica. La stessa morte di S.Tarcisio, il primo martire dell'Eucarestia ci rende chiaro che il giovane stava portando ai carcerati cristiani le ostie consacrate, (già si usava infatti una particola simile a quella di oggi, farina e acqua, conosciuta come pane azzimo), quando un gruppo di giovani scoperto che era un cristiano, voleva scoprire "quel tesoro che Tarcisio custodiva con riverenza sul petto", i primi cristiani dunque o erano idolatri, o sapevano benissimo che quell'Ostia dopo la consacrazione del sacerdote diventava un’altra cosa a loro sacra...

 

Infine, la differenza è enorme, perché ciò che i fratelli separati pensano di fare bene in realtà è una illusione, santa quanto vogliono, fin quando c'è la buona fede di molti, (Dio è più misericordioso di quanto pensiamo) tuttavia diventa una eresia quando essendone informati continuano ad ignorare la verità. Santa, certamente, perché Gesù è sempre presente nelle preghiere, ma è una cena


 

imperfetta, primo perché loro non credono; secondo perché manca la consacrazione, la quale avviene soltanto attraverso la legittimazione del sacerdote consacrato a questo compito.

 

"A voi è stato dato il potere di…" dirà Gesù ai suoi, i primi nuovi sacerdoti della Nuova Alleanza i quali, attraverso appunto la confermazione del mandato, hanno dato inizio alla Chiesa con i suoi specifici compiti e ruoli. Non è affatto vero che il sacerdozio fu abolito da Gesù, perché ad essere abolito fu solo il sacerdozio levitico e quindi i sacrifici cruenti, non la figura del sacerdote ministro della Chiesa.

 

Ml 1,10-13 “Oh, ci fosse fra di voi chi chiude le porte, perché non arda più invano il mio altare!

Non mi compiaccio di voi, dice il Signore degli eserciti, non accetto l’offerta delle vostre mani!

 

Poiché dalloriente alloccidente grande è il mio nome fra le genti e in ogni luogo è offerto incenso al mio nome e una oblazione pura, perché grande è il mio nome fra le genti, dice il Signore degli eserciti. Ma voi lo profanate quando dite: «La tavola del Signore è contaminata e spregevole ciò che vè sopra, il suo cibo». Voi aggiungete: «Ah! che pena!». Voi mi disprezzate, dice il Signore degli eserciti, e offrite animali rubati, zoppi, malati e li portate in offerta! Posso io gradirla dalle vostre mani? Dice il Signore.”

 

Ecco cosa fu abolito, anche Malachia lo profetizza, ma ci dice pure che:

 

Poiché dalloriente alloccidente grande è il mio nome fra le genti e in ogni luogo è offerto incenso al mio nome e una oblazione pura…

 

L‘oblazione pura è Gesù Eucaristia, oblazione significa offerta, l‘offerta pura di Gesù Eucaristia, quindi il sacrificio eucaristico incruento.

 

Qualche pagina addietro, nel commento di S. Agostino leggevamo:

 

―Cristo Signore nostro dunque, che nel patire offrì per noi quel che nel nascere aveva preso da noi, divenuto in eterno il più grande dei sacerdoti, dispose che si offrisse il sacrificio che voi vedete, cioè il suo corpo e il suo sangue

 

Se Malachia profetizza ―…dall‘Oriente all‘Occidente… è chiaro che si riferisce all‘offerta del sacrificio eucaristico, perché la religione ebraica era praticata solo in Israele, l‘Occidente era abitato dai popoli pagani. Con l‘avvento di Cristo la Buona Novella fu annunciata ovunque, quindi anche in

 

Occidente, il sacrificio eucaristico quindi veniva -e viene- offerto dall‘Oriente all‘Occidente. La profezia di Malachia risulta quindi chiarissima!

 

Possiamo ora ricollegarci ai testi di Agostino sopra esposti.

 

Se i fratelli separati avessero ragione, dovrebbero spiegarci questo:

 

L'Eucarestia sarebbe stata interrotta, dal momento che la Chiesa ha da sempre creduto nella reale presenza, mentre loro hanno iniziato a dubitarne soltanto a partire dalla fine del 1500, ma poiché molti pentecostali non si riconoscono nei Protestanti, i loro dubbi risalgono alla fine dell'1800, su matrice però protestante.

 

Il primo a dubitare della presenza reale nell'Eucarestia non fu Lutero ma Zwingli, il quale ebbe per questo una disputa con Lutero, il quale credeva, ma non gli piaceva il termine transustanziazione. Lo abbiamo visto nelle pagine precedenti.

Ora sarebbe utile porsi delle domande, i pentecostali sono per caso Calvinisti??

 

Perché prima di loro nessuno dubitò mai della reale presenza, a parte qualche gruppo eretico smontato poi da S.Agostino, dunque Zwingli, non accettato nemmeno da Lutero, secondo i pentecostali era più illuminato dei Padri della Chiesa?

Ma ancora più importante è la seguente domanda:


 

Noi per dimostrare che la Chiesa ha da sempre creduto nella Reale Presenza abbiamo portato documenti dell'epoca, i pentecostali per confermare le loro teorie, che cosa ci portano?

 

Ci portano la Bibbia, ma anche noi ce l‘abbiamo, il problema quindi resta l’interpretazione, loro non credono e non capiscono (o non vogliono capire) noi cattolici crediamo per fede, e quindi comprendiamo l‘Eucaristia.

Non con formule fisiche, ma perché crediamo alle parole di Gesù.

 

I pentecostali dicono di capire bene perché divinamente guidati, tutti i protestanti dicono altrettanto, e noi cattolici asseriamo la stessa cosa, quindi chi ha ragione?

 

Dobbiamo anche seriamente considerare come in un contesto dove vige la ―sana interpretazione per mezzo della preghiera, diventando addirittura infallibile, non esista coesione e uniformità interpretativa. Abbiamo visto qualche pagina addietro come all‘interno del mondo protestante esistano tesi diverse circa l‘Eucarestia e non solo, come può accadere ciò se si basano sulla sola

 

Bibbia? Come mai ognuno di essi dà spiegazioni diverse agli stessi versetti? Chi di loro ha ragione? Con molti di loro, specie i pentecostali, non si può dialogare tanto facilmente, essi respingono nettamente il termine ―interpretazione, affermando che la Bibbia non si interpreta. Ho tentato diverse volte di fargli capire che la Bibbia si deve per forza interpretare, a partire dalla traduzione dall‘ebraico e dal greco fino alla moderna esegesi, che proprio tramite l‘interpretazione ci fa gustare in maniera mirabile la profondità della Parola di Dio.

 

Molti di loro rifiutano di capire il significato della parola ―interpretazione, minando così le basi di ogni sano ed edificante dialogo chiarificatore. Dicono di capire la Bibbia sotto la guida dello Spirito Santo, non la interpretano, punto e basta.

 

I fautori di questo metodo ―esclusivo, tendente alla promozione di ghetti, comunità cioè che si isolano spiritualmente dal resto dei credenti, autoproclamandosi nella verità, e quindi salvate, dovrebbero chiedersi come mai altre comunità pentecostali, che affermano e garantiscono, anche loro, la speciale guida dello Spirito Santo nel capire bene la Bibbia, poi seguano dottrine diverse, come ad esempio fanno i pentecostali antitrinitari.

 

Questa presunzione di guida divina, si condanna da sé, mettendo in evidenza l‘incongruenza dei risultati dottrinali contrastanti tra loro.

 

Per capire bene la Bibbia è vero che occorre umiltà e preghiera, gli sfugge però che umiltà significa saper ammettere anche i propri limiti culturali, e sottomettersi alle autorità incaricate di spiegare correttamente i sacri versetti. Io credo che il voler capire da se stessi, e a tutti i costi, la Bibbia sia più sintomo di orgoglio che di umiltà. Non tutti infatti siamo dotati della stessa intelligenza e della stessa cultura, non voler chiedere spiegazioni ad altri più preparati in materia, è sintomo di superbia più che di umiltà!

Leggendo queste righe qualcuno si renderà conto che questa tesi del ―capir sempre da soli la

 

Bibbia non sta in piedi, perché in fondo ogni buon protestante, va a chiedere lumi al pastore, quando incontra qualche passo difficile, quindi capisce da se stesso la mancanza di coerenza tra quello che dicono e quello che fanno.

 

 

 

 

GESU‘ NON SEMPLIFICA SUI PUNTI

 

FONDAMENTALI DELLA FEDE

 

 

E‘ interessante   fare un parallelo tra due insegnamenti fondamentali che dà Gesù nei Vangeli.

 

Egli nel riferimento a Matteo 19,1-12 sta parlando proprio ai suoi che dopo aver ascoltato la questione del divorzio e dell'indissolubilità del matrimonio e quindi consacrandolo mediante

 

il sacramento, gli dicono "se le cose stanno così meglio non sposarsi" Gesù non dirà loro che si sono sbagliati a capire, ma anzi, rinforza ciò che avevano ben compreso, dicendo loro che anche


 

l'essere eunuchi per il regno dei cieli è un sacramento (mistero), ed è talmente profondo che non a tutti sarà dato di comprendere! Ma essendo questi dei punti fondamentali Gesù non usa un linguaggio più semplice, perché non c‘era nulla da chiarire ulteriormente, chi vuol capire capisca, chi non vuole faccia come crede. E non si può nemmeno dire che qui stia parlando in parabole, il significato di questi insegnamenti è preciso.

 

Stesso discorso, vale anche per l‘insegnamento del mistero Eucaristico, Gesù vede che i discepoli non capiscono, perché pensano al cannibalismo ―…chi mangia la mia carne… ma non semplifica, dice piuttosto di questo vi meravigliate? Le mie parole sono spirito e vita (cioè per voi uomini) l‘uomo infatti è fatto di spirito e vita. Vediamo che anche qui Gesù non torna sui suoi passi, vedendoli andar via non li richiama dicendogli ―ma che avete capito?….io volevo dire…. No,

 

Gesù resta ferreo sul suo insegnamento eucaristico, come lo rimase per l‘indissolubilità del matrimonio. A differenza di quando raccontava le parabole o parlava in simboli, ―la porta, la vigna, ecc., Gesù quando si tratta dei sacramenti non semplifica, quelli sono, e quelli restano, infatti coloro che non capirono e non ebbero fede sufficiente si allontanarono da Lui.

 

In questo discordo Gesù stabilisce un parallelo tra la manna, che è il pane dato da Mosè agli israeliti, e il Pane del Cielo, quello che darà Dio Padre mediante il Figlio medesimo, che è misticamente il Figlio stesso, il Pane di vita è Cristo. Questo accostamento implica che alla realtà della manna corrisponda allo stesso modo la realtà Eucaristica. Come la manna non fu un simbolo, ma cibo concreto, così pure l‘Eucaristia.

 

La differenza sta nell‘efficacia di questo cibo, la manna alimentava il corpo, l‘Eucaristia alimenta lo spirito dell‘uomo.

 

Abbiamo visto che vedendo l‘allontanamento di molti discepoli, e anche l‘imbarazzo degli apostoli, Gesù non fa nulla per dissipare l‘eventuale equivoco a favore di una interpretazione in senso puramente spirituale delle sue parole.

 

Vi è forse una mancanza di sensibilità da parte di Gesù verso quei discepoli che si allontanarono? Non credo, perché in altre occasioni dove le espressioni da lui usate erano davvero simboliche, egli si è affrettato a spiegarle, vediamo ad esempio la necessità di dover rinascere nel dialogo con Nicodemo (Gv 3,4-6); il discorso sull’acqua viva, nel dialogo con la samaritana (Gv 4,11-16); la disputa con i giudei riguardo alla preesistenza del Verbo incarnato rispetto ad Abramo (Gv 8,56-59); la confusione dei discepoli per la morte di Lazzaro (Gv 11,11-15). In questi episodi vediamo che Gesù inizialmente usa un linguaggio misterioso, ma di fronte alle domande dei suoi interlocutori spiega e chiarisce ogni cosa. Non possiamo parlare quindi di mancanza di sensibilità da parte di Gesù, quando per i sacramenti del matrimonio e dell‘Eucaristia pur vedendo lo scetticismo dei presenti non chiarisce ulteriormente. Non c‘era nulla da chiarire, se volevano dovevano accettare quegli insegnamenti in maniera netta e precisa, anche se non capivano fino in fondo, questo richiedeva e richiede, un atto di fede, che a molti manca.

 

Leggendo bene i discorsi che Gesù faceva ai discepoli ci accorgiamo di come usava il linguaggio dell‘epoca, in maniera precisa, usando simbologia proprie di quel tempo.

 

Pastore, pecorelle, agnello, vigna, grano, zizzania, ecc., erano simboli comprensibili a tutti, perché ben radicati in quel contesto linguistico culturale. ―Nel linguaggio semitico mangiare la carne e bere il sangue di un uomo in senso figurato non significa affatto, come concludono sbrigativamente i simbolisti, nutrirsi del suo insegnamento, ma significa perseguitare a morte, cioè nutrire il proprio odio verso di lui distruggendogli la vita; se noi quindi escludiamo il senso letterale, dobbiamo ritenere che in questo brano Gesù abbia insegnato che per essere suoi amici e discepoli bisogna odiarlo e perseguitarlo a morte, il ché è evidentemente assurdo; oppure se ammettiamo che egli non può aver inteso questo, dobbiamo ritenere che abbia usato un linguaggio metaforico estraneo ai canoni della metafora tipici del suo contesto culturale, e quindi incomprensibile per i suoi ascoltatori; anzi fuorviante, e per giunta rifiutandosi di proporne la giusta interpretazione, il che è altrettanto assurdo; le parole di Gesù <<è lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla…>> non sminuiscono il realismo del discorso che le precede, ma solo ne escludono il senso materiale, cioè cannibalistico. Non è certo il cibarsi fisicamente della carne di Gesù che può produrre un


 

effetto spirituale; al contrario è l‘azione dello Spirito vivificante che rende la presenza eucaristica di Cristo cibo e bevanda di vita, mezzo spirituale di grazia. (cfr, Claudio Crescimanno, L‘Eucaristia).

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