QUESTO FORUM E' CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO... A LUI OGNI ONORE E GLORIA NEI SECOLI DEI SECOLI, AMEN!
 
Innamoriamoci della Sacra Scrittura! Essa ha per Autore Dio che, con la potenza dello Spirito Santo solo, è resa comprensibile (cf. Dei Verbum 12) attraverso coloro che Dio ha chiamato nella Chiesa Cattolica, nella Comunione dei Santi. Predisponi tutto perché lo Spirito scenda (invoca il Veni, Creator Spiritus!) in te e con la sua forza, tolga il velo dai tuoi occhi e dal tuo cuore affinché tu possa, con umiltà, ascoltare e vedere il Signore (Salmo 119,18 e 2 Corinzi 3,12-16). È lo Spirito che dà vita, mentre la lettera da sola, e da soli interpretata, uccide! Questo forum è CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO e sottolineamo che questo spazio non pretende essere la Voce della Chiesa, ma che a Lei si affida, tutto il materiale ivi contenuto è da noi minuziosamente studiato perchè rientri integralmente nell'insegnamento della nostra Santa Madre Chiesa pertanto, se si dovessero riscontrare testi, libri o citazioni, non in sintonia con la Dottrina della Chiesa, fateci una segnalazione e provvederemo alle eventuali correzioni o chiarimenti!
 
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EUCARISTIA E SANTA CENA

Ultimo Aggiornamento: 06/09/2009 15:29
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06/09/2009 14:56

Gesù da vero maestro si è sempre rivolto agli uomini con segni materiali, lo vediamo ad esempio usare il fango per guarire un cieco, che bisogno aveva Gesù di usare il fango, non bastava un semplice gesto della mano?

 

No, fintantoché l‘uomo resta nella carne ha bisogno di segni per meglio capire, e Gesù da vero maestro usava gli elementi materiali di questa terra, come segni.

 

Ecco perché usa il pane come simbolo del proprio corpo, simbolo di unità, simbolo di cibo reso

 

UNO prima dall‘acqua e poi dal fuoco. E il primario scopo di Gesù è proprio quello di farci diventare Uno in Lui. Tramite l‘Eucaristia, noi tanti chicchi diventiamo Uno in Lui, cibandoci del

 

Suo corpo, e del Suo Sangue, tenendo sempre presente che il corpo di Gesù contiene anche il sangue, e viceversa.

 

―Poi Gesù al discorso sul pane aggiunge quello sul vino, all‘imagine del cibo viene accostata quella della bevanda, al dono della sua carne quello del suo sangue. Il pane è segno di nutrimento, di comunione tra coloro che lo mangiano insieme; attraverso di esso giunge sull‘altare e viene santificato tutto il lavoro umano. Ci poniamo la stessa domanda per il sangue. Cosa significa e cosa evoca per noi la parola sangue?

 

Evoca in primo luogo tutta la sofferenza che c‘è nel mondo. Se dunque nel segno del pane giunge sull‘altare il lavoro dell‘uomo, nel segno del vino vi giunge anche tutto il dolore umano;

 

vi giunge per essere santificato e ricevere un senso e una speranza di riscatto grazie al sangue dell‘Agnello immacolato, cui è unito come le gocce d‘acqua mescolate al vino nel calice. Ma perché, per significare il suo sangue, Gesù ha scelto proprio il vino? Solo per l‘affinità di colore? Cosa rappresenta il vino per gli uomini?

Rappresenta la gioia, la festa; non rappresenta tanto l‘utile (come il pane), quanto il dilettevole.

 

Non è fatto solo per bere, ma anche per brindare. Gesù moltiplica i pani per la necessità della gente, ma a Cana moltiplica il vino per la gioia dei commensali. La Scrittura dice che ―il vino allieta il cuore dell‘uomo e il pane sostiene il suo vigore (Sal 104,15).

 

Se Gesù avesse scelto, per L‘Eucaristia, pane e acqua, avrebbe indicato solo la santificazione della sofferenza (―pane e acqua sono infatti sinonimi di digiuno, di austerità e di penitenza).

 

Scegliendo il pane e vino, ha voluto indicare anche la santificazione della gioia. Come sarebbe bello se imparassimo a vivere la gioia della vita, eucaristicamente, cioè con rendimento di grazie a Dio. La presenza e lo sguardo di Dio non offuscano le nostre gioie oneste, al contrario le amplificano. Ma il vino, oltre che gioia, evoca anche un problema grave. L‘apostolo Paolo ammonisce i fedeli dicendo: ―Non ubriacatevi di vino, il quale porta alla sfrenatezza, ma siate ricolmi dello Spirito (Ef 5,18). Suggerisce di combattere l‘ebbrezza dello spirito un‘ebbrezza con un‘altra. Oggi ci sono tante iniziative di recupero per le persone con problemi di alcolismo.

 

Esse cercano di utilizzare tutti i mezzi suggeriti dalla scienza o dalla psicologia. Non si può che incoraggiarle e sostenerle. Chi crede non dovrebbe però trascurare anche i mezzi spirituali, che sono preghiera, i sacramenti e la parola di Dio.

 

RICONOSCERE GESU‘

 

 

I discepoli di Emmaus lo riconobbero nello spezzare il pane Lc 24,35 ―Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come lavevano riconosciuto nello spezzare il pane.

 

E‘ bene non correre mai sui versetti delle Sacre Scritture, perché analizzandoli e meditando su di essi spesso se ne scoprono le profondità.

 

Tutti sappiamo che Gesù aveva fatto l‘ultima cena con i soli apostoli, come fecero quindi i discepoli di Emmaus a riconoscerlo proprio nello spezzare il pane visto che non lo avevano visto?


 

Evidentemente gli apostoli avevano raccontato a tutti quell‘episodio, anche perché fu un evento importantissimo e primario nella vita di Gesù, ma resta il fatto che oltre agli apostoli nessuno aveva visto ―il primo spezzare il pane di Gesù.

 

Se l‘ultima cena (l‘Eucaristia) serviva solo a ricordare il sacrificio di Gesù, ed Egli stesso disse fate questo ―questo è il mio corpo….in memoria di me… evidentemente usò le stesse identiche parole anche con i due discepoli, questi forse avevano appreso dagli apostoli le precise parole che disse Gesù nello spezzare il pane e offrire il calice!

 

Egli nello spezzare il pane con i discepoli di Emmaus stava ricordando se stesso? Stava cioè ricordando il suo sacrificio a se stesso?

 

Oppure è più corretto pensare che Gesù intese ripetere il prodigio del Mistero Eucaristico alla presenza dei due discepoli di Emmaus, e quindi donarsi a loro sotto le forme del pane e del vino? Visto che Gesù in quel momento era lì, presente, accanto a quei due discepoli, che bisogno c’era di ricordare il suo sacrificio tramite lo spezzare il pane? Lo poteva fare benissimo a viva voce, gli poteva spiegare il valore ―simbolico del Suo sacrificio, glielo poteva ricordare Lui. Perché invece preferì spezzare il pane assieme a loro?

 

Notiamo che le parole del memoriale pronunciate dal presbitero sono identiche a quelle che Gesù pronunciò nell‘ultima cena, il sacerdote dice ―…questo è il mio corpo, offerto in sacrificio per voi.., e poi questo è il mio sangue… in questo momento il sacerdote sta semplicemente ricordando o ripentendo il sacrificio? Lo sta ripetendo in maniera incruenta, allo stesso modo di come fece Gesù con i discepoli di Emmaus, ripeté il Sacrificio Eucaristico in forma incruenta. O dobbiamo credere che anche Gesù ripeté il suo sacrificio cruento quando spezzò il pane per i discepoli di Emmaus?

 

Se io dovessi attraversare una porta -come fece Gesù, dopo la risurrezione- dovrei farlo in maniera cruenta, mi spaccherei le ossa, ma non attraverserei un bel niente, o mi rompo io o si rompe la porta; ma come fece allora Gesù ad attraversare la porta con il suo corpo?

 

Più o meno alla stessa maniera di come rende presente il Suo corpo nel pane, non obbedendo più alle leggi fisiche umane.

 

Anche il fratello Paolo Blandini ci viene in aiuto con alcuni suo dialoghi con i fratelli separati, i quali gli chiedevano come mai neppure una volta Gesù ha detto ai discepoli:

 

―Io sarò presente con voi nella Santa Eucaristia, Paolo Blandini risponde: Gesù ha detto: ―Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo e qui è compresa la Santa Eucaristia che è la carne di Gesù e se è la sua carne, è Gesù.

 

E Gesù, avvicinatosi, disse loro: Mt 28,18-20 «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

 

Qui Gesù non sta parlando dello Spirito Santo, ma di se stesso, anche Lui sarà con noi fino alla fine del mondo. Gesù è con noi nell‘Eucaristia.

 

Quando invece parla dello Spirito Santo (il Consolatore) lo dice chiaramente:

 

Gv 16,7-8 ―Ora io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò. E quando sarà venuto, egli convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio.”

 

Il fatto che la Chiesa cattolica spesso offre solo il pane ai fedeli, non significa che l‘Eucaristia non

 

è completa, o di valore dimezzato. Non si tratta di reagenti chimici per cui se manca un elemento la sostanza finale non si forma. Nel pane dopo la preghiera di consacrazione fatta da Cristo per mezzo del presbitero, si rende presente tutto Gesù Cristo; lo stesso nel vino.


 

Non è una formula magica che richiede indispensabilmente i due ingredienti per divenire Cristo, ma trattasi del corpo glorioso del Verbo incarnato che si manifesta in forma invisibile a noi umani. Ma se un qualcosa non si vede non vuol dire che non esiste. Le onde elettromagnetiche ad esempio, non si vedono eppure esistono. Le onde che arrivano sulle antenne dei nostri apparecchi elettronici non si vedono ma esistono. Le radiazioni nucleari non si vedono, ma anche loro esistono. La nostra anima non si vede con nessun strumento diagnostico, eppure esiste.

 

Qualcuno invece pretende di vedere Gesù Cristo chiaramente visibile nel pane e nel vino, diversamente la sua presenza reale nei due elementi non esiste…

 

Riguardo al potere decisionale in materia di fede e quindi delle chiavi del regno dei cieli, ne dò una prova biblica.

 

Leggiamo Genesi 17:1011:

 

Questa è la mia alleanza che dovete osservare, alleanza tra me e voi e la tua discendenza dopo di te: sia circonciso tra di voi ogni maschio. Vi lascerete circoncidere la carne del vostro membro e ciò sarà il segno dellalleanza tra me e voi.

 

e Luca 2:21

 

Quando furono passati gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dallangelo prima di essere concepito nel grembo della madre.”

 

quindi come leggi, caro fratello, Dio ordina la circoncisione come patto di alleanza, di cui lo stesso Gesù ne usufruisce, e questa legge di Dio continuò fin dopo la morte di Gesù, fino a che nel verso Atti 21:2021

 

Quandebbero ascoltato, essi davano gloria a Dio; quindi dissero a Paolo: “Tu vedi, o fratello, quante migliaia di Giudei sono venuti alla fede e tutti sono gelosamente attaccati alla legge. Ora hanno sentito dire di te che vai insegnando a tutti i giudei sparsi tra i pagani che abbandonino Mosè, dicendo di non circoncidere più i loro figli e di non seguire più le nostre consuetudini.

 

e in 1 Corinzi 7:17-19

 

Fuori di questi casi, ciascuno continui a vivere secondo la condizione che gli ha assegnato il Signore, così come Dio lo ha chiamato; così dispongo in tutte le Chiese (dispone Paolo non Gesù). Qualcuno è stato chiamato quando era ancora circonciso?

 

Non lo nasconda! E stato chiamato quando non era circonciso? Non si faccia circoncidere!

 

La circoncisione non conta nulla, e la non circoncisione non conta nulla; conta invece losservanza dei Comandamenti di Dio.

 

A questo punto a Paolo apostolo, chi gli ha dato l‘ordine di togliere la circoncisione (ordine dato da Dio)?

 

Se ciò, al posto di Paolo, l‘avesse fatto Giovanni Paolo II (il nostro Pontefice) o qualche altro Pontefice, avrebbe fatto un grave peccato contro Dio?

 

E Paolo ha fatto peccato contro Dio? No! Né Paolo, né se l‘avesse fatto qualche altro vescovo, perché in Matteo 16:19, Gesù stesso dice:

 

A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli


 

Quindi se la Chiesa fa qualche cambiamento, che non intacca nessun dogma tipo nel dare la Santa Eucaristia senza il vino, noi Cattolici ci fidiamo, perché Gesù stesso ha detto alla sua Chiesa:

 

Luca 10:16    Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me

 

Riflettere sui versetti in maniera profonda, studiarli in maniera metodica e seria, aiuta molto, imparare il giusto metodo di studio della Bibbia è necessario, e la preghiera aiuta moltissimo in tal senso. Gli scritti dei Padri ci aiutano per confrontare le nostre convinzioni circa la Parola con la loro dottrina e quindi con la dottrina degli apostoli. Leggendoli ci accorgiamo di come vivevano i primi cristiani, che sicuramente avevano le menti e i cuori molto meno inquinati dei nostri.

 

Ma i fratelli separati non demordono, quando sembra che stiano per ammettere di avere torto, lanciano subito un‘altra domanda. E tanto per voler a tutti i costi dimostrare (utopisticamente) che Gesù è presente solo spiritualmente (e non realmente) nell‘Eucaristia citano Gv 6,63

 

è lo Spirito che vivifica, la carne non giova a nulla …le mie parole sono spirito e vita….

 

Lo abbiamo visto e lo ripetiamo che è lo Spirito vivifica, ma certo, è lo Spirito Santo che dà vita al pane e al vino, il pane è il vino prendono vita tramite lo Spirito Santo, infatti i presbiteri invocano la terza persona della SS. Trinità (così come fece Gesù, con la preghiera di benedizione) affinché il pane diventi vero corpo, e il vino vero sangue di Gesù Cristo. Dopo la consacrazione il pane e il vino cambiano di sostanza, vengono vivificati dallo Spirito di Gesù, non diventano delle entità vive separate da Lui, ma diventano Gesù stesso, Gesù Eucaristia, il pane del cielo, sotto forma gloriosa. Le nostre menti non possono in questa terra concepire come sia fatto il corpo glorioso. Eppure il corpo di Gesù attraversò la porta chiusa, e poi mangio il pesce e questi non cadde a terra come succede ad un corpo totalmente spirituale. Se il corpo di Gesù fosse stato solo Spirito allora il pesce una volta ingerito doveva cadere a terra. Notiamo invece che le viscere di Gesù si comportarono come quelle di qualsiasi corpo materiale, ingerirono il pesce.

 

Alludere poi che spezzando il pane dell‘Eucaristia, si spezzerebbe il corpo di Gesù, è una ridicola illazione. Leggendo velocemente e con scarsa attenzione questi versetti sembrerebbe che nella frase del versetto 63 si tratti dello stesso spirito, ―lo Spirito che vivifica, e poi …le mie parole sono spirito e vita , e invece no cari fratelli, non si tratta dello stesso spirito, nella prima parte della frase infatti si tratta dello Spirito Santo, nella seconda invece si tratta dello spirito umano, dello spirito che anima la carne umana.

 

E‘ bene notare però che quando Gesù dice ―Le mie parole sono spirito e vita “spirito” è scritto in minuscolo, mentre quando dice “E lo Spirito che vivifica, la carne non giova a nulla”, notiamo come la parola ―Spirito è scritta in maiuscolo, proprio perché nella seconda frase si tratta dello Spirito santo, nella prima no, “spirito e vita” stanno ad indicare il significato umano (e quindi i discepoli che si allontanarono avevano ben capito, che si trattava proprio della carne di Gesù, non intuendo che si trattasse di quella gloriosa) ecco perché ―spirito è scritto in minuscolo.

 

Le parole di Gesù, sono spirito e vita, parole umane, che però contengono realtà divine, che sfuggono alla conoscenza umana, parole dal significato umano, che provengono dal divino.

 

Le parole quindi e solo esse sono divine, perché provengono da Dio, ma il significato di tali parole è per gli uomini, è umano, è concreto, è spirito e vita. Queste parole cioè sono dette per noi uomini fatti da ―spirito e vita, anche Gesù era composto da Spirito Santo e vita, (ma lo spirito di Gesù non è lo stesso del nostro) Lui era un uomo composto dallo Spirito Santo e dalla vita, spirito e vita=umanità. Gesù parlò con parole umane, ma per intenderle a pieno, la carne, deve avere la fede. Il pane ed il vino dopo la consacrazione vengono vivificati, diventano cioè tutto l‘essere di

 

Gesù, “se le ascolterete e le comprenderete avrete la vita in voi, perché comprendendole mangerete la mia carne e berrete il mio sangue questo ha inteso dire Gesù con quelle parole. L‘uomo credente, il cristiano, è spirito e vita, ma anche gli atei hanno lo spirito che gli anima il


 

corpo, ed è lo spirito, il soffio vitale, che ci dona Dio, al momento del nostro concepimento, il nostro corpo poi può diventare tempio dello Spirito Santo, che è cosa ben diversa dallo spirito iniziale che abbiamo. L‘uomo che all‘atto della nascita ha uno spirito macchiato dal peccato di

 

Adamo, al momento del battesimo ne viene mondato e, rinasce a vita nuova, diventando tempio dello Spirito Santo.

 

La profondità di queste parole si può comprendere solo se si ha lo Spirito di Dio che apre gli occhi, altrimenti ci si rompe la testa cercando invano di capirle.

Ma andiamo ancora più in profondità, per scoprire meglio l‘enorme significato delle parole di Gesù.

 

Non si può affermare -come abbiamo già detto- che Gesù stia usando simbolismi in questi versetti, perché i suoi discepoli capivano quando si trattava di simboli, la roccia, la porta, il buon pastore, la vite, i tralci, la via, ecc.

 

In Gv 10,7-9 leggiamo: Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo.”

 

In questi versetti vediamo Gesù paragonarsi ad una porta, per indicare che solo Lui è la salvezza, la porta verso l‘amore eterno, che aprendosi si rivela. Notiamo benissimo come i discepoli che lo stanno ascoltando capiscono benissimo che si tratta di un simbolismo, la porta è un simbolo, usato per raffigurare la soglia di accesso alla salvezza, si accede alla salvezza solo tramite Gesù. Nessun discepolo non capisce, nessun discepolo si allontana dubbioso quando sente questi simbolismi.

 

In Gv 10,14-16 leggiamo ancora: Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore. E ho altre pecore che non sono di questovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore.”

 

Anche qui vediamo che usa un linguaggio simbolico, infatti si paragona ad un buon pastore, per far capire l‘unità della Chiesa, la cura e l‘amore che ha per i suoi discepoli, Gesù ci vuole sottolineare l‘importanza che il pastore ricopre nella guida del gregge. E‘ utile sapere che a quei tempi la maggior parte della Giudea era un altipiano dal suolo aspro e duro, più adatto alla pastorizia che all‘agricoltura, l‘erba era scarsa e il gregge doveva spostarsi continuamente; non c‘erano muri di protezione, e questo richiedeva la costante presenza del pastore in mezzo al gregge. Il pastore non poteva rilassarsi sotto un albero, come spesso accade nelle nostre zone, ma doveva continuamente vigilare il suo gregge, per evitare che qualche pecorella morisse cadendo giù dai dirupi. In certi paesi d‘Europa, gli ovini sono allevati principalmente per le carni; in Israele erano allevati soprattutto per la lana e il latte. Esse perciò rimanevano per anni e anni in compagnia del pastore che finiva per conoscere il carattere di ognuna e chiamarla con qualche affettuoso nomignolo.

 

E‘ chiaro ciò che Gesù vuole dire con queste immagini. Egli conosce i suoi discepoli (e, in quanto Dio, tutti gli uomini), li conosce ―per nome che nel linguaggio biblico vuol dire nella loro più intima essenza, i presenti capiscono anche questo simbolismo e nessuno interviene o si allontana.

 

E in Gv 10,19-20 vediamo come anche i giudei capivano benissimo questi simbolismi tanto è vero che leggiamo: Sorse di nuovo dissenso tra i Giudei per queste parole. Molti di essi dicevano: «Ha un demonio ed è fuori di sé; perché lo state ad ascoltare?”

 

Capivano che Gesù si paragonava al Padre, parlava come Figlio di Dio, con la stessa autorità del Padre, del supremo pastore, solo che le povere menti dei molti non accettavano la buona notizia, anzi lo scambiavano per un bestemmiatore.


 

In Gv 15,5-6 leggiamo ancora: Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano.”

 

Anche qui non vi furono dubbi tra i discepoli, tutti capirono il simbolismo.

 

Ed ancora, in Gv 14,6-11 leggiamo: Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se conoscete me, conoscerete anche il Padre: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: Es 33,18+ «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere.

Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse.”

 

Ancora qui i discepoli non ebbero dubbi, ma nel brano di Gv 6,60-62 i discepoli capendo benissimo che Gesù non stava usando un linguaggio simbolico non compresero il senso, e glielo fecero notare (Gesù già sapeva che molti non avrebbero capito), ecco perché gli rispose come segue:

 

Questo vi scandalizza? (Il pane che io darò è la mia carne...ecc.,ndr) E se mi vedeste salire la dovero prima vi scandalizzereste di più? E’ lo Spirito che vi fa comprendere; la carne da sola non può comprendere; e le mie parole sono spirito e vita. Ma alcuni di voi non avendo lo Spirito non credono”…“Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio.

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