È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!
QUESTO FORUM E' CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO... A LUI OGNI ONORE E GLORIA NEI SECOLI DEI SECOLI, AMEN!
 
Innamoriamoci della Sacra Scrittura! Essa ha per Autore Dio che, con la potenza dello Spirito Santo solo, è resa comprensibile (cf. Dei Verbum 12) attraverso coloro che Dio ha chiamato nella Chiesa Cattolica, nella Comunione dei Santi. Predisponi tutto perché lo Spirito scenda (invoca il Veni, Creator Spiritus!) in te e con la sua forza, tolga il velo dai tuoi occhi e dal tuo cuore affinché tu possa, con umiltà, ascoltare e vedere il Signore (Salmo 119,18 e 2 Corinzi 3,12-16). È lo Spirito che dà vita, mentre la lettera da sola, e da soli interpretata, uccide! Questo forum è CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO e sottolineamo che questo spazio non pretende essere la Voce della Chiesa, ma che a Lei si affida, tutto il materiale ivi contenuto è da noi minuziosamente studiato perchè rientri integralmente nell'insegnamento della nostra Santa Madre Chiesa pertanto, se si dovessero riscontrare testi, libri o citazioni, non in sintonia con la Dottrina della Chiesa, fateci una segnalazione e provvederemo alle eventuali correzioni o chiarimenti!
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

Il Purgatorio nella rivelazione dei Santi (con Imprimatur)

Ultimo Aggiornamento: 07/09/2009 14:51
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 1.222
Sesso: Femminile
07/09/2009 14:49

CAPITOLO XIX

LE INDULGENZE

Dottrina delle indulgenze


Il primo meraviglioso effetto del sacramento della Penitenza è quello di rimettere i peccati gravi e leg­geri. Si tratta perciò di un ritorno alla vita della gra­zia o di un aumento di questa vita medesima, se illan­guidita da colpe non gravi. Si tratta di un ritorno dei figli al Padre o di un abbraccio più amoroso e più sincero.

Il secondo effetto del Sacramento della Penitenza è la commutazione della pena eterna, dovuta al peccato mortale, in pena temporale, la quale però, secondo il grado del dolore può essere anche rimessa completa­mente. Tolto il peccato e ritornata l'amicizia divina, è tolta la causa della eterna condanna: il Padre per­dona e al tempo stesso riapre al figlio pentito le porte della sua Casa.

La pena temporale può anche essere completamente rimessa dal sacramento della Penitenza, ma ciò è difficile che accada, perchè in genere il dolore che si ha dei peccati non è così grande da compensare la divina Giustizia, e quindi accade che rimane da compensare in parte con opere di espiazione in questa o nell'altra vita.

L'indulgenza è una remissione di pena temporanea dovuta per i peccati, che la Chiesa concede sotto certe condizioni a chi è in grazia, applicandogli i meriti e le soddisfazionì sovrabbondanti di Gesù Cristo, della Madonna e dei Santi, le quali costituiscono il tesoro della Chiesa. Così la Chiesa a nostro conforto e con­sapevole della nostra deficienza viene in nostro aiuto prescrivendoci opere buone alle quali ha legato in no­stro favore l'applicazione dei meriti e delle soddisfa­zioni sovrabbondanti di Cristo, della Vergine e dei Santi. Essa, sapendo che molti dei suoi figli sono onerati di debiti spirituali, tanto che le loro risorse non varrebbero ad estinguerli, se non con grande dif­ficoltà e dopo lunghissimo tempo, li soccorre a questo scopo in tutto o in parte, mettendo a loro disposizione i guadagni esuberanti di altri suoi figli più vigilanti ed operosi. Questa benevola concessione oltre a corri­spondere allo spirito di carità comandato da Gesù Cri­sto ai suoi seguaci, suscita sempre nuova riconoscen­za, da cui nascono novelli propositi di bene e di amore verso Iddio » (Mariani, Lezioni catechistiche, vol. III, pag. 343)

Che la Chiesa abbia il potere di concedere le indul­genze non possiamo metterlo in dubbio dal momento che Cristo disse a Pietro e agli Apostoli: « In verità in verità vi dico: tutto quello che legherete sulla terra, sarà legato anche in cielo e tutto quello che scio­glierete sulla terra, sarà sciolta anche nel cielo... a chi rimetterete i peccati saranno rimessi... » (Matth. 18, 18; Giov. 20, 23). Altrove Gesù promise a Pietro di dargli le chiavi del Regno dei Cieli, quindi il potere di impedire agli indegni l'ingresso in Paradiso o di concederlo e di affrettarlo a coloro per i quali rite­nesse ciò opportuno. Nel corso dei secoli la Chiesa ha sempre esercitato questo potere sia a vantaggio dei vivi che dei fedeli defunti: ecco quindi la tradizione a convalidare la tesi. Ci risparmiamo di ricordare i Padri, i Dottori della Chiesa, i Pontefici e i Concili che stanno a testimoniare la verità delle indulgenze (Denzinger, Enchir. Symb. et Definit. Index system. XII l. - Rouèt De Journel, Enchir. Patristicum, Index theologicus 550-551, Edizioni 1932), limitandoci a ri­cordare che nessuno fino ai protestanti del secolo xvi ha mai negato alla Chiesa il potere delle indulgenze, e allora il Concilio di Trento, infallibilmente definì che sarebbe scomunicato chiunque negasse l'utilità delle indulgenze e il potere della Chiesa di conce­derle.

E' certo altresì che le indulgenze si possono acqui­stare anche per i defunti. Non avendo la Chiesa giu­risdizione sulle anime dei trapassati, le quali si tro­vano ormai sotto l'immediato governo di Dio, essa concede loro le indulgenze non per modo di assolu­zione, ma per modo di suffragio, « pregando cioè il Signore che, nella sua infinita misericordia, si degni accettare, a favore dei trapassati, quelle soddisfazioni che gli vengono presentate dai fedeli, mediante l'acquisto delle indulgenze ad esse applicabili.

«Che poi il Signore accetti incondizionatamente tutte le indulgenze applicate ai defunti, nel modo che intendiamo noi, ciò sfugge in tutto alla nostra cono­scenza. Sappiamo soltanto che le materne cure della Chiesa hanno un grandissimo valore presso Dio, che nulla va perduto e che tutto è in corrispondenza della giusta, sapiente e misericordiosa volontà divina, la quale ogni cosa dirige a bene dei suoi eletti » (Maria-ni, op. cit., pag. 351).

L'indulgenza può essere di due specie: plenaria e parziale, secondo che consiste nella remissione com­pleta di tutta la pena temporanea dovuta per i peccati o nella remissione di una parte soltanto di detta pena. Quando però parliamo di indulgenze di un anno, di cento giorni, di una quarantena, ecc., non si deve in­tendere nel senso che ci venga diminuita in Purga­torio la pena di un anno, di cento giorni, di una quarantena e via dicendo, ma si deve intendere nel senso che ci viene rimessa tanta pena temporale quan­ta ne avremmo scontata facendo una penitenza di un anno, di cento giorni, di quaranta giorni, che secondo l'antica disciplina ecclesiastica facevano i cristiani sot­tomessi alle pene canoniche in soddisfazione dei loro peccati.



Condizioni per l'acquisto delle indulgenze

Le condizioni generali che si richiedono per acqui­stare le indulgenze, sia plenarie che parziali, sono: lo stato di grazia l'intenzione e l'osservanza di tutte le opere ingiunte nel modo e nel tempo prescritto.

E' evidente che si richieda lo stato di grazia chi è in peccato mortale è nemico di Dio, è meritevole del­l'inferno, quindi indegno dei doni divini. Di più, come si potrebbe parlare a suo favore di remissione di pena temporale, quando ha addosso una condanna di pena eterna?

Quando poi per l'acquisto di una data indulgenza è prescritta la Confessione e la Comunione, la Chiesa permette di fare la Confessione tra gli otto giorni che precedono o seguono quello stabilito per l'indulgen­za, e di ricevere la santa Comunione o alla vigilia del detto giorno o fra l'ottava; fermo sempre restando l'obbligo di osservare tutte le altre prescrizioni nel modo e nel tempo stabilito. Chi è solito confessarsi almeno due volte al mese o fare la Comunione quo­tidiana, sebbene se ne astenga una o due volte la settimana, può lucrare le indulgenze anche senza l'at­tuale confessione, eccettuate quelle indulgenze conces­se sotto forma di giubileo sia ordinario che straordi­nario. Se si è tenuti ad un'opera, questa non giova per l'indulgenza senza concessione speciale; ma se fu imposta in confessione ed è indulgenziata, giova an­che per l'indulgenza. Lo stato di grazia si richiede almeno al termine delle opere prescritte (C. J. C., cc. 925-932).

L'intenzione per l'acquisto delle indulgenze è sem­pre richiesta. "Mancando l'intenzione, le opere buone alle quali le indulgenze sono annesse, non avrebbero altro merito che quello che hanno in se stesse, e secondo le disposizioni con le quali sono compiute. A­fine di acquistare il maggior numero possibile di in­dulgenze si può formare al mattino l'intenzione di voler acquistare tutte quelle indulgenze che saranno an­nesse alle opere buone fatte nella giornata.

In ultimo è necessaria l'osservanza di tutte le opere prescritte nel modo e nel tempo stabilito.

Se qualche condizione prescritta da chi ha concesso l'indulgenza venisse a mancare o in sè o nel modo di eseguirla, naturalmente l'indulgenza non si potrebbe lucrare.

Dobbiamo aggiungere che mentre in uno stesso giorno si possono lucrare più volte le stesse indul­genze parziali ripetendo le opere ingiunte, non si può lucrare più di una volta la stessa indulgenza plenaria, anche ripetendone le condizioni volute, a meno che non sia altrimenti disposto.

Nessuno può applicare ai viventi le indulgenze; ma si possono applicare alle anime del Purgatorio tutte le indulgenze concesse dal Sommo Pontefice, se non è stabilito diversamente.

Grande favore è dunque quello delle indulgenze, e si dimostrerebbe, ingrato verso il Signore, imprevi­dente verso se stesso e niente affatto caritatevole verso le anime del Purgatorio, chi non ne facesse il debito pregio. E' in nostra mano un gran mezzo per abbre­viare per noi e per i nostri cari trapassati le terribili pene del Purgatorio.

Moltissime sono le preghiere e i pii esercizi arric­chiti di indulgenze applicabili alle anime del Purga­torio. (…)

Il fatto seguente, riportato da Giov. Joergensen nella Vita di S. Francesco d'Assisi (Torino 1939, pagina 271), stia a dimostrare quale gratitudine nutrano le anime del Purgatorio per coloro che vollero acqui­stare indulgenze in loro suffragio.

«Fra Giovanni Rigaud O. F. M. nel libro che si intitola: Compendium Theologiae pauperis, alla que­stione: Utrum indulgentiae defunctis valeant, dopo aver dimostrato essere in arbitrio del Papa poter ap­plicare anche ai defunti le sacre Indulgenze, conferma la sua tesi con queste parole: - Io poi riferirò qui fedelmente ciò che a questo proposito mi fu raccon­tato nel luogo della Porziuncola, presso Assisi, nel qual luogo il beato Francesco fondò l'Ordine dei frati Minori, e santamente vi passò di questa vita. Ora è a sapere che per il medesimo luogo il beato Francesco ottenne dal Sommo Pontefice l'indulgenza plenaria di tutti i peccati a coloro che vi si fossero recati il primo giorno di agosto. Io vi andai l'anno del Signore 1301 E fu là che un frate molto intelligente e divoto, mi raccontò che in quello stesso anno due uomini di Milano erano venuti alla Porziuncola, e come ad uno di essi era morto di recente il figliuolo, che amava svi­sceratamente. Or mentre costoro tornavano in patria, quegli al quale era morto il figliuolo, si fece a pre­gare instantemente il compagno, perchè si degnasse concedergli il frutto dell'Indulgenza per l'anima del figliuol suo, che, a suo credere, doveva ancora trovarsi a penare tra le fiamme del Purgatorio. E quegli con grande liberalità gliela donò, con questa intenzione, che fosse applicata in suffragio dell'anima del Defunto. Ed ecco che nella medesima notte, il morto figliuolo apparve visibilmente al padre, il quale era già desto; e dopo di avergli rese vivissime grazie per l'Indulgenza ottenutagli, lo assicurò che in virtù di essa era stato incontanente liberato dalle pene del Purgatorio, e trasportato nel regno degli eletti, su in Cielo. Trascorso un anno, i sopraddetti uomini di Milano vennero nuovamente all'Indulgenza della Por­ziuncola, e con ordine esposero al Frate suddetto, tutto come le cose s'erano passate ».



CAPITOLO XX

L'ATTO EROICO

Eccellenza di questo atto


Abbiamo visto fino ad ora quali siano le diverse opere che possiamo offrire a Dio in sollievo delle ani­me purganti; resta quindi ad esporre l'atto virtuoso - per eccellenza, cioè, quello di offrire tutte queste opere insieme a vantaggio di quelle meschine e di applicarle loro senza alcuna riserva o restrizione, di fare insom ma quel che si chiama comunemente l'atto eroico di carità. Eroico è infatti questo dono generale che noi fedeli possiamo fare di tutti i nostri meriti soddisfat­torii, quest'atto di completa privazione che possiamo compiere a vantaggio dei defunti, poichè con esso noi veniamo a rinunziare generosamente a tutte le ric­chezze spirituali colle quali potremmo pagare i nostri debiti e risparmiarci tante pene del Purgatorio. Quan­tunque però l'eccellenza di questo atto sia così grande, non occorre per compierlo essere un eroe di santità, ma basta solo amar di tutto cuore Iddio e la salute dei fratelli, e di comprendere i proprii veri interessi.

L'atto eroico è una volontaria donazione che noi facciamo alle anime del Purgatorio della parte sod­disfattoria che in sè racchiude ciascun'opera buona. Questa donazione si usa fare ordinariamente nelle mani di Maria SS., onde ne disponga a completo van­taggio di quelle anime. Come abbiamo detto altrove, non si tratta con ciò di cedere il merito propriamente detto delle nostre opere, nè la parte impetratoria di esse, ma bensì la sola parte soddisfattoria, in modo che a vantaggio nostro non rimanga soddisfazione al­cuna in isconto dei peccati, ed è appunto in questo che consiste l'eroismo dell'atto: Quantunque da alcu­ni sia considerato e chiamato voto, esso nondimeno è revocabile a piacere del fedele, e non obbliga affatto sotto pena di peccato. Per farlo poi non è necessaria alcuna formala speciale, ma basta una ferma decisione della volontà. Trattandosi di opera si caritatevole ed eccellente, è naturale che molti Santi ce ne abbiano dato l'esempio, ed è perciò che la storia ecclesiastica di ricorda i nomi di S. Cristina l'Ammirabile, di santa Geltrude, di S. Caterina da Siena e di molti altri Santi del medio evo; e in tempi a noi più vicini santa Teresa, la beata M. Alacoque, la madre Francesca di Pamplona e il cardinal Ximenes, il quale ultimo fece tale donazione per consiglio stesso di Maria SS. Non si può dire quindi che questa sia una devozione nuova e recente, ma è bensì antica e praticata da molti fe­deli. Solo è da osservare con piacere che ai giorni nostri, per una misericordiosa provvidenza di Dio, la quale forse vorrà così supplire alla negligenza che tanti cristiani adoperano nel sollevare le anime del Purgatorio, quest'uso dell'atto eroico si è divulgato per tutte il mondo e si va sempre più estendendo. Il P. Olinden, religioso Teatino, fu il promotore più zelante di tal divozione, per la quale ottenne da Benedetto XIII indulgenze e privilegi straordinari. Da quell'epoca furono visti interi Ordini religiosi fare quest'atto, e la Compagnia di Gesù suggerirlo a tutti i suoi membri, e ai giorni nostri fondare a Parigi una congregazione religiosa chiamata delle Ausiliatrici del Purgatorio, le cui componenti, senza eccezione, fanno voto di offrire tutte le loro opere di soddisfazione e tutti i meriti della loro vita, di pregare, di lavorare, di soffrire a vantaggio delle anime del Purgatorio.

Esempi tanto mirabili, e le indulgenze concedute dai sommi Pontefici a questa divozione, mostrano a sufficienza come quest'atto di donazione possa legitti­mamente farsi dal cristiano; siccome però è stato op­pugnato da molti, esporremo qui, rispondendo breve­mente, le obbiezioni addotte e che si possono ridurre a tre. Dicono infatti: 1. Che quest'atto è contrario alla carità che dobbiamo avere verso noi stessi; 2. All'amore e alla compassione che dobbiamo avere verso i nostri parenti ed amici; 3. Agli obblighi spe­ciali di giustizia che ciascun di noi può avere verso qualche defunto.

Alla prima obbiezione, rispondiamo che quantun­que noi ci esponiamo a prolungare di qualche tempo il nostro soggiorno in Purgatorio, l'immenso accre­scimento però di gloria eterna che corrisponde al me­rito di quest'opera è tale, che anche se si trattasse di prolungare il nostro purgatorio fino alla fine del mondo, il cambio che si farebbe sarebbe sempre vantag­giosissimo. E poi chi non ammetterà che Dio, in considerazione di questo nostro disinteresse, sia più liberale verso di noi, concedendoci in ricompensa moltissime grazie, e non converrà che in forza di esso ci accaparriamo nel cielo altrettante protettrici in quel­le anime che avremo in tal modo salvate?

Alla seconda obbiezione rispondiamo, che siccome resta sempre intatta la parte impetratoria delle nostre opere, noi possiamo, ogni volta che lo vogliamo, pre­gare per le anime dei parenti od amici che ci son care, far celebrar Messe secondo i loro bisogni, e anche nel­l'offrire a Dio quest'atto eroico, raccomandargliele sempre colla quasi certezza che il Signore accolga favorevolmente la preghiera nostra.

Alla terza obbiezione, che sarebbe in apparenza la più seria se avesse un logico fondamento, rispondia­mo che nè i sommi Pontefici avrebbero approvato, ne i Santi messo in pratica quest'atto se l'avessero ri­conosciuto contrario alla giustizia. Inoltre i Papi nell'approvare questa divozione hanno formalmente escluso tutto ciò che potesse ledere i nostri obblighi di giustizia verso quelle anime. Nel Breve infatti di Benedetto XIII è dichiarato espressamente, fra le altre cose, che questa donazione non impedisce al sacer­dote di accettare onorari di Messe e di offrire il santo Sacrificio secondo le intenzioni che gli sono imposte; altrettanto quindi sarà di qualunque altro obbligo che a noi incombesse di pregare o di far pregare pei de­funti. D'altra parte il Signore che conosce i nostri doveri non mancherebbe di sollevare egli stesso quelle anime, sicchè apporteremo loro più utilità con questa offerta generale e completa, che non applicando indi­vidualmente le nostre preghiere od indulgenze. Fi­nalmente per tranquillizzare la coscienza di qualche anima timorosa, noi proporremmo di aggiungere al nostro atto una clausola restrittiva che togliamo dal­l'opera del P. cle Munford, e che è così concepita: Io cedo alle anime del Purgatorio tutti i miei meriti soddisfattorii in quanto ne possa aver diritto e torni di gradimento a Dio. - In tal modo non si offende nessun dovere di giustizia o di carità, e si esclude ogni obbiezione possibile.



È a nostro vantaggio

Stabilito così che quest'offerta di tutte le nostre opere non nuoce nè a noi nè agli altri, vogliamo ora mostrare che in quanto riguarda noi, non possiamo che guadagnarvi moltissimo, e per provarlo riassume­remo qui in poche parole quel che dice il De Munford già citato.

Dopo aver ricordato che in ciascuna azione virtuosa è da considerarsi la parte meritoria, impetratoria e soddisfattoria, tutte e tre le parti di essa azione ac­quistano un valore più considerevole, poichè in primo luogo il merito propriamente detto s'accresce conside­revolmente, insegnando i teologi che un'opera tanto più è meritoria quanto più è fatta con fine disinteres­sato e con carità, e nell'offrire ai defunti questa parte; soddisfattoria di tutte le nostre azioni, ci mettiamo di fatto nell'impossibilità di agire altrimenti che per motivi disinteressati, dal momento che queste opere non ci possono più servire pel pagamento dei nostri de­biiti spirituali. Di più, l'atto stesso col quale facciamo questa cessione universale è di un merito straordinario, perchè essendo revocabile, se ogni volta che ci venga in pensiero di rinunziarvi perseveriamo nella nostra generosa offerta, meritiamo un accrescimento sempre maggiore di gloria nel cielo, e quindi sotto questo rapporto il nostro guadagno è immenso.

In secondo luogo, quanto alla parte impetratoria che le nostre opere acquistano quando le indirizziamo a Dio come preghiera per ottenere una grazia qualunque, non minore è il guadagno che ne ricaviamo, poiché col disporre che di questa facciamo a vantag­gio dei defunti non si diminuisce affatto il merito dell'opera stessa, mentre resta sempre in nostra facoltà d'impetrare con essa da Dio, oltre alla liberazione delle anime, quelle grazie che più ci sono a cuore, e così oltre al merito dell'atto in sè e della carità che facciamo, avremo quello di aver salvate tante anime, che, unendo le loro alle preghiere nostre, ci renderan­no più facile l'esaudimeroto dei nostri voti. - Da ul­timo, quanto alla parte soddisfattoria, quantunque es­sendo l'unica che possiamo cedere interamente a van­taggio dei defunti, parrebbe che non potesse giovare a chi la offre, tuttavia, almeno in parte, ha questa prerogativa. E' detto nel libro dei Proverbi (Xl, 24) Vi sono taluni che danno quel che hanno, e diven­gon più ricchi, e partendo da quel principio che Dio è infinitamente liberale verso le sue creature e non si lasciamai vincere da esse in generosità, e pensando, alla promessa da lui fattaci nel Vangelo di ricambiar noi colla misura di cui ci saremo serviti verso gli al­tri, nonchè a quanto egli stesso disse a santa Geltru­de, che cioè avrebbe considerato come fatto a lui quel che facciamo per le anime purganti, possiamo ferma­mente sperare che in punto di morte userà molta mi­sericordia a coloro che per amor suo e per carità verso quelle anime si saranno privati della parte soddisfat­toria delle loro opere. Se è scritto nei libri santi che la carità ricopre molti peccati e che l'elemosina libera dalla morte, perché non dovrà esser così nel caso no­stro? Qual miglior elemosina di questa che non dà il solo superfluo, ma tutto offre a vantaggio del prossi­mo? E' vero che per noi non rimane nulla che valga a farci scontare le pene dovute ai nostri falli, ma dob­biamo considerare che Dio, in ricompensa della no­stra carità, ci concederà molte grazie straordinarie, fra le quali in punto di morte quella di una carità perfetta e di una viva contrizione che basti a ottenerci la remissione di tutti i peccati; e che ispirerà alle anime purganti che avremo liberate durante la nostra vita, di assisterci potentemente coi loro suffragi dopo la morte, e ai nostri superstiti e alle anime buone che lasciamo sulla terra, di pensare a noi come noi pen­siamo alle altre anime. Perciò, conclude il Munford, vi e molto a sperare che coloro i quali con purità e rettitudine d'intenzione avranno fatto questa cessione così generosa andranno esenti dal Purgatorio, o almeno vi dimoreranno tanto poco tempo che più non avrebbero ottenuto conservando per sè la parte soddisfattoria delle loro azioni.



Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 21:11. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com