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Il Purgatorio nella rivelazione dei Santi (con Imprimatur)

Ultimo Aggiornamento: 07/09/2009 14:51
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07/09/2009 14:50

CAPITOLO XXI

PRESERVIAMOCI DAL PURGATORIO

Mezzi generali e mezzi particolari


Avvicinandoci al termine di queste povere pagine è necessario dedurre da quanto si è detto fin qui una conseguenza pratica e salutare. Per ciò che riguarda i defunti questa conseguenza è chiara ed evidente, come abbiamo ormai abbastanza provato, ed è che dobbiamo pregare e pregar molto per essi, più assai di quello che abbiamo fatto finora. Quanto a noi stessi ed all'interesse che dobbiamo avere ad evitare le fiam­me del Purgatorio, due sono le specie di mezzi de' quali possiamo disporre: i mezzi generali cioè ed i particolari; gli uni e gli altri a noi già noti per le ri­velazioni citate finora e che in questo capitolo vedremo di riassumere brevemente nel modo più pratico pos­sibile.

I mezzi generali si possono ridurre ad uno solo fuga assidua e costante del peccato e specialmente del peccato veniale, il quale appunto per la sua minore gravità è lo scoglio su cui periscono moltissime anime. Non disprezziamo le cose piccole e quei debitucci che si vanno accumulando ogni giorno intorno a noi, perchè in fin di vita formeranno un totale che spa­venta l'immaginazione. Pensiamo che di tutto dovre­mo render conto a Dio, anche di una parola inutile: De omni ve bo otioso reddent rationem. E siccome malgrado tutti i nostri sforzi commetteremo sempre difetti, che dovremo necessariamente espiare in que­sto mondo o nell'altro, facciamo penitenza su questa terra, penitenza che ci si ridurrà molto più facile se a quella sacramentale aggiungeremo la rassegnazione alle tribolazioni della nostra vita, mediante la quale e mediante le indulgenze della Chiesa potremo esser sicuri di scontare in anticipazione il nostro purgatorio e di dimorar quindi in quel carcere il minor tempo che sia possibile.

Quanto ai mezzi particolari da usarsi sebbene tutte le virtù siano di per se stesse eccellenti, ve ne sono però alcune che per il cuore di Dio sembrano avere, diremo così, un incanto speciale che lo inclina ad usa­re gran misericordia a coloro che le praticano. - E innanzi tutto va annoverata la divozione a Maria san­tissima, a questa divina Madre che, come ci hanno mostrato tanti esempi citati nel corso di questo volu­me, non solo assiste i suoi devoti nell'ora suprema della morte disponendoli a contrizione perfetta spe­cialmente se peccatori, e nel momento del giudizio patrocinando la loro causa davanti al tribunale di Dio, ma ha promesso ancora di scendere a confortarli nel Purgatorio e di liberarli ben presto dalle loro pene. - Altro mezzo efficacissimo a sollevare nel Purgato­rio quelli che la praticarono in vita è la divozione alla SS. Eucaristia. Una religiosa di un monastero fon­dato da S. Geltrude, apparendo dopo morte a questa Santa, le diceva: - Quanto debbo rallegrarmi, mia buona Madre; di essere stata divota in vita della San­tissima Eucaristia, poichè in forza di questa devozio­ne ora raccolgo frutti si abbondanti e speciali dal­l'offerta che si fa per me dell'Ostia santa, che non tarderò molto ad essere introdotta nella celeste Geru­salemme! - Una terza pratica molto efficace è di es­sere in vita generosi verso le anime del Purgatorio, poichè Iddio ricompenserà con misericordia coloro che si mostrarono generosi con quelle infelici, mentre pu­nirà coll'oblio coloro che le trascurarono.

Altro mezzo eccellente per essere generosamente trattati dal Giudice divino, è quello di praticare in vita la elemosina, che a detta della Scrittura libera dalla morte. Beatus qui intelligit super egenum èt pauperem, in die vela liberabit eurn Dominus (Salmo 40, 1). Tutti abbiamo la possibilità di aiutare il prossimo: nessuno è tanto povero che non veda dietro a sè qualcuno più povero di lui. E' il cuore, è la buona volontà che manca! Come abbiamo accennato altro­ve, elemosina fatta a un povero, in suffragio dei morti, ottiene un effetto molteplice: solleva il povero, apporta refrigerio alle anime che soffrono in Purga­torio, placa Iddio adirato a causa dei nostri peccati. Ricchi o poveri, finche viviamo usiamo di quel molto o di quel poco che abbiamo con criteri e con fini soprannaturali e non avremo a pentircene nel dì dell­'ira. Ora possiamo e non vogliamo, allora vorremo, - ma non potremo.

Finalmente una virtù graditissima a Dio ed atta a farsi specialmente negli ultimi momenti della vita, è l'accettazione umile e sommessa della morte in espia­zione dei peccati, accettazione che inclina molto a nostro favore la divina misericordia.

Evitiamo adunque ogni specie di peccato e vegliamo con molta cura intorno ai veniali; domandiamo poi aiuto a Dio, senza il quale nulla possiamo, e alla preghiera accoppiamo la vigilanza, vigilanza continua e rigorosa su noi stessi; adempiamo con coscienza tutti i doveri generali della vita cristiana e quelli par­ticolari del nostro stato; abbiamo cara la divozione alla Vergine santissima, e ogni volta che la invochia­mo coll'Ave Maria meditiamo quelle ultime parole Sancta Maria, ora pro nobis nunc et in hora mortis nostrae: Santa Maria, prega per noi adesso e nell'ora della nostra morte. Accostiamoci con amore, con frequenza, con rispetto al SS. Sacramento dell'altare nei rapporti col nostro prossimo siamo buoni, carita­tevoli, prudenti; amiamo i poveri, che sono i predi­letti di Dio; preghiamo molto per le anime purganti: e non ci limitiamo verso di esse ad una divozione egoistica; insomma pensiamo agli altri mentre vivia­mo, se vogliamo che poi gli altri pensino a noi. I religiosi che hanno la sorte di vivere in istato di maggior perfezione portino con amore il giogo dell'obbedienza e dei doveri inerenti al loro stato sublime. Niuno peri faccia con negligenza l'opera di Dio), e così quando verrà per noi l'ora suprema, ci addormenteremo con fiducia ed amore fra le braccia di Gesù e di Maria.



CAPITOLO XXII

IL PARADISO

« Hai spezzato te mie catene »


Dopo la descrizione di tanti dolori e di tante pene, eccoci giunti finalmente a parlare di quell'ora bene­detta nella quale l'anima purificata dall'espiazione se ne vola al cielo, pura come quando Iddio la ebbe creata e felice di sentirsi unita per sempre al suo be­ne. Chi potrà riferire le gioie di quel momento?... Il paragone dell'esule che ritorna in patria dopo i lunghi giorni dell'assenza e rivedendo le rive amene della terra natia, pazzo di gioia riabbraccia i parenti e gli amici che colle festose accoglienze gli fan di­menticare il pane amaro dell'esilio, e troppo debole, per confrontarsi a quell'ora, ora benedetta, in cui l'a­nima non rientra nella misera patria terrena, ma nella felice dimora celeste preparatale dal suo Dio. Niuna lingua può ridire, senza averlo prima provato, il giu­bilo di quell'ora. Unico mezzo che ci resta per for­marci una languida idea di quel momento fortunato, sono le rivelazioni dei Santi, sulla scorta delle quali esporremo brevemente in questo capitolo l'avvenire riserbato alle anime. Si tratta di una festa per tutto il Paradiso. Per la liberazione di un'anima dal Purga­torio, ne gode il Signore e la Vergine, gli Angeli e i Santi ne esultano; i beati comprensori si fanno in­contro alla nuova fortunata, ormai loro compagna per tutta l'eternità.

S. Teresa mentre stava un giorno ad ascoltare la S. Messa in suffragio di un Padre Gesuita virtuosis­simo e morto poco tempo prima, vide nostro Signore scendere in Purgatorio, col volto raggiante di bontà e di misericordia, a cercare quell'anima fortunata per condurla in cielo, e questo in ricompensa della grande umiltà professata in vita dal defunto, come ebbe a dire nostro Signore alla Santa (Vita della Santa, ca­pit. 38).

Chi potrà poi dirci lo splendore della gloria che irradierà quelle anime? Diceva santa Caterina da Siena, che l'anima santa nel possesso della sua felicità è spettacolo così meraviglioso e sublime, che se a noi fosse dato una volta sola contemplarlo, non potrem- mo sostenerne la vista e ne morremmo di felicità. Occhio umano non ha mai visto cose più belle, orec­chio umano non udì mai armonie più soavi di quelle che si godono in cielo! Speriamo di vedere un giorno anche noi, fra gli splendori dell'eternità, le maravi­glie di quel regno beato; ma fino a quel giorno noi poveri bambini balbettanti non potremo mai arrivare a parlare di cose tanto sublimi, e lasciando inesplorati i solenni decreti del cielo, ci sarà sol di conforto la speranza di possedere in un tempo non lontano la scienza divina di quelle perfezioni! - Quantunque a stretto rigore l'anima non venga mai liberata prima che sia giunto il momento preciso in cui finisce la sua espiazione, vi sono tuttavia alcuni giorni dell'anno che sembra siano stati particolarmente destinati da Dio alla liberazione di quegli spiriti eletti. Oltre al privilegio del sabato pei confratelli dello Scapolare, e oltre le feste della beata Vergine, di cui già parlam­mo, vi sono altri giorni di speciali favori. Caterina Emmérich, nelle sue rivelazioni tanto importanti sulla passione del Salvatore, ci dice che in ogni anniver­sario del sacrificio del Calvario Gesù Cristo scende nel Purgatorio a liberare l'anima di qualcuno di coloro che si trovarono presenti al grande spettacolo della sua passione. Altre rivelazioni ci fanno noto che ogni anno nel giorno dell'Ascensione, il divin Maestro rin­nova in certo qual modo il mistero del suo ingresso trionfale nel cielo, scendendo in Purgatorio a liberare molte anime che gli fanno corteggio nel rientrare nel soggiorno beato. Finalmente nel giorno della Comme­morazione di tutti i fedeli defunti, che è quello più specialmente consacrato ai suffragi, moltissime anime sono liberate da quelle pene. Una rivelazione citata dal P. Faber ci dice che Iddio fa uso, in codesta circo­stanza, della sua generosità, specialmente per quelle anime alle quali resta poco altro tempo per compiere fa loro espiazione.

E qui pure ci troviamo impotenti ad immaginare il divino spettacolo e le splendide feste che si faranno in cielo in quelle occasioni così solenni. Se nei giorni delle grandi solennità della Chiesa quando centinaia di fedeli dopo, essersi nel mattino accostati alla sacra Mensa, tornano a sera coll'anima pura e col sorriso sulle labbra nel tempio santo di Dio dov'egli; rifulge tra gli ori del tabernacolo, tra i profumi dei fiori e le nubi d'incenso, noi ci sentiamo commossi e rapiti quasi fuori di noi stessi dalla gioia, e quando la be­nedizione divina fra il silenzio religioso del santuario scende sui nostri capi sussultiamo di allegrezza, che cosa mai dovrà essere lassù nel cielo in quei giorni di tanta festa, nei quali la Trinità augusta circondata dalla sua gloria, e l'Umanità santissima del Salvatore raggiante amore dalle sue piaghe divine, e la Vergine Maria e gli Apostoli e i Martiri e le Vergini e i Cori degli angeli accoglieranno l'anima eletta nella santa città? Oh! sì, pensiamo, pensiamo a queste gioie se­rene, a queste allegrezze divine, e dopo aver finora parlato dei rigori della divina giustizia, solleviamo fi­ducioso lo sguardo al Paradiso e vediamo che cosa sia lassù preparato per ciascuno di noi.

Appena entrata in cielo, l'anima riceve il posto che le compete a seconda dell'ordine e della natura de' suoi meriti. Si crede comunemente che una gran parte delle creature umane che si salvano vada a riempire nei cori degli angeli il vuoto prodottovi da Satana e dai suoi compagni ribelli. Molte altre poi entrano in altre categorie di spiriti separatamente costituite, e così mentre il coro degli Apostoli partecipa del potere giudiziario di Cristo, quello dei Martiri e dei Dottori avrà il privilegio di un'aureola speciale di gloria, e le anime che sino alla fine della vita si saranno con­serviate pure da ogni macchia, godranno del singolar privilegio di seguire l'Agnello divino in qualunque luogo vada, e canteranno nel cielo il cantico sublime della verginità. Pensiamo adunque spesso agli splendori dell'eternità beata che ci attende. La vita è triste e dolorosa, è vero, specialmente in certe occasioni, ma non ci perdiamo di coraggio; passeran­no le pene, e avrà fine la prova. Senza dubbio avremo ancora da scontare in Purgatorio i fallì che la fralezza umana ci ha fatto commettere in vita, ma per quanto lunghe ed atroci potranno essere le nostre pene, final­mente verrà quel giorno, a Dio solo noto, in cui chia­mati dall'alto andremo ad occupare il posto che ci sarà riservato fra i beati del cielo. Questo posto che verrà assegnato a ciascuno di noi, sarà indipendente dal maggiore o minor tempo passato in Purgatorio, e cor­risponderà soltanto ai meriti da noi acquistati in vita. Maria Lataste riferisce nelle sue rivelazioni che una novizia del suo monastero, morta in odore di santità le apparve dopo solo nove giorni del suo passaggio di questa vita, e le disse che si trovava già liberata dal Purgatorio, e saliva al cielo. Di lì a pochi mesi es­sendo morta dopo una vita santissima un'altra mo­naca di età assai avanzata, la Lataste seppe per rive­lazione che sebbene per alcune colpe commesse durante il corso della sua lunga vita avesse dovuto re­stare in Purgatorio parecchi mesi, quando però entrò in cielo le fu assegnato un posto assai più glorioso ed elevato di quello della novizia. La spiegazione di questo fatto a prima vista strano, non è difficile a darsi, perchè i meriti che l'anima può avere acquistati sulla terra, sono assolutamente indipendenti dalle col­pe che si debbono espiare. Nel corso di una lunga, vita si possono guadagnare molti meriti, come contrarre molti debiti; ma i debiti si pagano con una espiazione temporanea, mentre il più lieve merito corrisponde ad un nuovo grado eternamente incancellabile di gloria, vale a dire ad una eterna ricompensa. Lavoriamo quindi con coraggio intorno al nostro perfezionamen­to morale, affin di servire con purità e zelo il nostro buon padrone Iddio, il quale è tanto generoso, che se esige dai suoi debitori fino all'ultimo centesimo, promette pure ai suoi fedeli una ricompensa infinitamente superiore ai loro meriti: Merces magna nimis.

E qui dopo aver parlato della giustizia e della misericordia di Dio sulle anime a lui fedeli, dopo aver mostrato come questa giustizia e misericordia si eser­citino ammirabilmente e sapientemente in quel carcere di dolore, poniamo fine a questo scritto, augurandoci che queste povere pagine producendo un po' di bene alle anime, possano meritarci la protezione della Ver­gine nel giorno estremo nel quale dovremo anche noi comparire al tribunale divino; che se saremo riusciti ad accendere nel cuore di qualche fedele l'amore e lo zelo verso i nostri fratelli defunti, speriamo che le anime del Purgatorio, alle quali avremo in tal guisa giovato, ci otterranno da Dio il perdono dei nostri peccati, unica ricompensa alla quale aneliamo.



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