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Innamoriamoci della Sacra Scrittura! Essa ha per Autore Dio che, con la potenza dello Spirito Santo solo, è resa comprensibile (cf. Dei Verbum 12) attraverso coloro che Dio ha chiamato nella Chiesa Cattolica, nella Comunione dei Santi. Predisponi tutto perché lo Spirito scenda (invoca il Veni, Creator Spiritus!) in te e con la sua forza, tolga il velo dai tuoi occhi e dal tuo cuore affinché tu possa, con umiltà, ascoltare e vedere il Signore (Salmo 119,18 e 2 Corinzi 3,12-16). È lo Spirito che dà vita, mentre la lettera da sola, e da soli interpretata, uccide! Questo forum è CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO e sottolineamo che questo spazio non pretende essere la Voce della Chiesa, ma che a Lei si affida, tutto il materiale ivi contenuto è da noi minuziosamente studiato perchè rientri integralmente nell'insegnamento della nostra Santa Madre Chiesa pertanto, se si dovessero riscontrare testi, libri o citazioni, non in sintonia con la Dottrina della Chiesa, fateci una segnalazione e provvederemo alle eventuali correzioni o chiarimenti!
 
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Il Sacro Cuore di Gesù e il Sacerdozio (da regalare ai Sacerdoti)

Ultimo Aggiornamento: 07/09/2009 15:17
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07/09/2009 15:16

PARTE QUARTA

ELEVAZIONI SULL'AMORE INFINITO E IL SACERDOZIO



ELEVAZIONE 1

Gli abissi dell'Amore Infinito


O sacerdote, privilegiato dell'Amore Infinito, vieni a contemplare gli abissi della Carità di Dio e, se puoi, sondane la profondità. Ecco per primo un abisso immenso, così vasto che nessuno sguardo creato può abbracciarlo: è l'Amore creatore. L'Amore Infinito aveva sentito il bisogno di espandersi fuor di se stesso, e aveva deciso la creazione dell'uomo per potersi riversare in lui. E, come una giovane madre prepara con amore e con le sue mani la culla del bambino che sta per mettere al mondo e si sforza di renderla non solo comoda, ma anche graziosa e lieta; così Dio, che doveva essere insieme padre e madre, preparò con amore la culla dell'uomo, l'uni­verso. Si compiacque di ornarlo e arricchirlo di tutto ciò che po­teva concorrere all'utilità, al bene e alla gioia della sua creatura amata.

Qualche volta Dio si fermava, e guardava ciò che aveva già fatto. Vedeva che non mancava nulla, e che tutto era buono. Infine, quando il grande edificio dell'universo fu pronto a ricevere l'ospite regale per cui era stato costruito, Dio creò l'uomo, e fu là che l'Amore Infinito si compiacque. Nella comunione della Santa Trinità l'uomo fu formato e il soffio divino, lo Spirito di Dio, l'Amore, gli diede vita, la vita naturale del corpo e la vita soprannaturale dell'anima, una vita perfetta, pura, la vita come Dio l'intendeva per l'uomo.

Contempla ora il secondo abisso. L'uomo aveva peccato. Aveva trasgredito l'ordine di Dio e, creatura ribelle, doveva essere punito. La Santità infinita reclamava i suoi diritti. La Giustizia stava per annientare questo essere che aveva risposto alla generosità dell'Amore creatore soltanto con la disobbedienza e l'orgoglio. Ma l'Amore, l'Amore mediatore, ponendosi in mezzo tra l'uomo peccatore e Dio oltraggiato, scavò un abisso profondo, e la Giustizia non poteva più raggiungere l'uomo per punirlo.

Durante lunghi secoli, questo Amore mediatore preservò la crea­tura peccatrice dai colpi della giustizia di Dio. Guidò il cammino dei patriarchi, e si rivelò a loro; parlò per mezzo dei profeti; con­servò l'autentica idea di Dio nel popolo eletto; lavorò per preparare l'umanità intera all'opera della Redenzione...

Un terzo abisso d'Amore ti si mostra ora, così profondo, vasto e incomprensibile che soltanto un incomprensibile Amore potrebbe spiegarlo: l'Amore redentore.

Il Verbo si era incarnato. Aveva visitato la terra. Aveva svelato all'uomo i misteri nascosti della salvezza. Aveva offerto tutto il suo sangue, e in questo bagno l'umanità colpevole era stata lavata. Tutta la vita di Gesù, ogni sua immolazione era là. L'Amore-sacerdote aveva offerto l'Amore-vittima: il mondo era riscattato, la Giustizia di Dio disarmata. La riconciliazione definitiva tra Creatore e creatura era avvenuta. Gesù era morto per darci la vita; risorto, aveva terminato di costruire la Chiesa; ora, risaliva al Padre...

Un altro abisso di amore si apre davanti a te: l'Amore che il­lumina. Lo Spirito Santo, Spirito di Dio, Amore sostanziale del Padre e del Figlio, è sceso sulla Chiesa per fecondarla, come in precedenza aveva fecondato il seno verginale di Maria. La Chiesa ha generato molti figli, e lo Spirito continua a illuminarla. I misteri sono rivelati più chiaramente; gli uomini, infiammati dall'Amore, servono Dio come egli vuol essere servito, in spirito e verità. La parola degli apostoli, il sangue dei martiri, gli insegnamenti dei dot­tori, dei decreti dei concili, queste lampade vive che sono i santi vengono, al momento desiderato, suscitati dall'Amore che illumina, per completare lo splendido diadema della Sposa di Cristo...

Guarda, ora, un quinto abisso dell'Amore. I tempi sono compiuti.

Sono apparsi nuovi cieli e una terra nuova, e l'Amore che glorifica sta per incoronare gli eletti. Non manca nulla alla pienezza di Dio: tutte le creature sono rientrate nel seno del Padre e l'Amore, glori­ficandole, glorifica se stesso. Abisso immenso, contiene tutti gli es­seri. Come torrente delle gioie di Dio, inonda tutti i benedetti; e, come fuoco che consuma e vendica, divora tutti i maledetti. L'Amore regna Signore sovrano e incontrastato. Ha compiuto la sua opera; ha vinto; ogni gloria a lui in eterno!

Sacerdote, non vedi ancora un altro abisso, di cui nessuna pa­rola d'uomo saprebbe esprimere le proporzioni, e che nessuna in­telligenza creata ha mai misurato? È l'Amore senza forma, l'Amore senza manifestazioni esteriori, Dio stesso. Prostrato sull'orlo di questo abisso insondabile, adora in silenzio, ascolta una voce che ti dice: « L'Amore Infinito avvolge, penetra e riempie tutte le cose. È la sorgente unica della vita e di ogni fecondità. $ il principio eterno degli esseri, e il loro eterno fine. Se vuoi possedere la vita e non essere sterile, spezza i legami che ti uniscono ancora a te stesso e alle creature, e tuffati in quest'abisso ».



ELEVAZIONE 2

Amore di Dio per l'uomo e dell'uomo per Dio Dio è Amore.

Ama dall'eternità, e fino all'eternità.


Mentre l'Amore Infinito opera in se stesso, compiacendosi del meraviglioso flusso che va dal Padre al Figlio, e dal Padre e dal Figlio allo Spirito - in questa ineffabile comunicazione che le tre persone divine si fanno del medesimo Amore, che è la loro essenza e il loro essere -, questo stesso Amore agisce ancora fuori di sé; ed essendo l'azione propria dell'Amore amare, ama ogni creatura, ogni opera sorta dalla sua parola potente, tutto ciò che è stato, tutto ciò che è, tutto ciò che sarà.

Dio ama. È di questo che si occupa nel possesso sovrano del suo Essere, e nella pace serena della sua gloria immortale. Ama. la sua vita, la sua azione, il suo piacere, il suo alimento e il suo riposo infinitamente dolce. Ama. Vuole amare, e amare ancora. Il suo Amore è lui stesso, e se cessasse di amare, cesserebbe imme­diatamente di essere Dio.

Dio è Amore. Effonde amore senza misura. Lo versa con inesauri­bile abbondanza sull'intera creazione. Nulla sfugge a questo diluvio divino che vuole tutto inghiottire.

Dio ama. Ma vuol essere amato: l'Amore ha bisogno di reci­procità. Se nel seno stesso della divinità il Padre, il Verbo e lo Spirito si corrispondono così perfettamente che si amano del me­desimo amore che è loro essere e loro essenza, allo stesso modo l'Amore Infinito vuole incontrare, fuori di sé, una reciprocità, certo relativa e proporzionata alle 'debolezze della creatura, ma reale.

Dio effonde torrenti d'amore sulla creatura: a sua volta, la crea­tura deve amare. Dio ha posto in ciascuno, nella creazione, un prin­cipio d'amore, non tuttavia allo stesso grado e nella stessa forma.

Quindi, giustamente e necessariamente, ogni creatura ama secondo la sua natura e la volontà del suo Creatore. Ha ricevuto tutto da Dio, e deve rendergli tutto; ciò che essa è, è tutto merito di Dio, e deve impegnare tutta se stessa per Dio.

Questo primo amore, necessario alla creatura, conosce come due movimenti. Il primo, un moto di restituzione: la creatura offre quaìcosa a Dio, gli restituisce. Il secondo è un moto di sottomissione: la creatura compie la volontà del suo Creatore.

Vediamo questa maniera d'amare espressa molto bene nelle crea­ture inferiori. La terra ha ricevuto la fecondità, e sempre produce per il suo Creatore. Il fiore ha ricevuto lo splendore della corolla e la dolcezza del profumo: fiorisce, ad ogni primavera, per il suo Dio e gli rende la sua bellezza e il suo profumo. L'uccello ha ri­cevuto la leggerezza delle ali e la dolcezza del gorgheggio; e vola e canta alla presenza del suo Dio. Gli animali selvaggi che popolano le foreste hanno ricevuto dal Creatore l'agilità della corsa, la forza delle loro difese, la bellezza del mantello; e crescono davanti a Dio, secondo le leggi della loro natura, compiendo la sua volontà e mol­tiplicandosi secondo il desiderio del loro Signore. Questo compimento regolare della volontà di Dio, e questo dono rinnovato di ciò che esse hanno in sé è il modo di amare delle creature inferiori.

Ma Dio ha formato creature superiori. Anche in loro ha deposto principi d'amore; e siccome esse hanno ricevuto di più dalla gene­rosità di Dio, devono rendergli in proporzione. Dio non s'aspetta più soltanto quell'amore di natura e di istinto che gli offrono gli esseri inferiori; avendole create ragionevoli, si attende da loro un amore ragionevole; avendo dato loro una volontà libera, si attende un amore volontario; avendole create a sua immagine, si attende da loro un amore simile al suo.

Dio ha deposto nell'uomo non soltanto quel principio d'amore che ha dato alle creature inferiori, e per mezzo del quale dovrebbe già, come per istinto, tendere a Dio e sottomettersi a lui: gli ha dato ben di più. Gli ha formato un'anima dotata di intelligenza, di volontà e, per mezzo di queste facoltà, l'uomo può entrare nella conoscenza del suo Creatore e far crescere nel suo cuore un amore superiore, sovranamente ragionevole, e veramente degno di Dio. È questo amore illuminato, questo amore libero che l'uomo deve a Dio. Perché non glielo offre? Perché l'amore è così poco capito dal cuore dell'uomo? Dico l'amore vero, l'amore puro, l'amore che supera la natura, voluto da Dio, disceso da lui e che deve risalire a lui; l'amore, non come i sensi corrotti della creatura maledetta lo hanno concepito, ma come l'Amore Infinito l'attende dall'essere ra­gionevole; un amore finito e creato, senza dubbio, come la creatura, ma splendente, libero e forte.

Tuttavia pochi uomini amano Dio come Dio vorrebbe essere amato. Il senso dell'uomo, profondamente turbato dal peccato, ha perso la nozione chiara del vero. Vaga senza mèta, si inciampa, sbaglia strada; non ha più quell'intelligenza bella e luminosa, quella volontà ferma e retta che aveva nei primi giorni della creazione. È soggetto all'ignoranza, alla concupiscenza. Così, lo si vede disto­gliersi facilmente dalla verità, mutare l'ordine delle cose, trasformare il bene in male, e preferire spesso il male al bene: il giudizio del­l'uomo non è più colmo della rettitudine delle origini, si piega e troppo spesso si smarrisce.

L'umanità, dopo il peccato, è caduta in molti errori. Ma, forse, su nessun altro punto si è tanto sbagliata come sull'amore. Man mano che l'uomo si distaccava da Dio, si attaccava altrettanto alle crea­ture; e, per saziare il suo cuore che reclamava l'Amore Infinito, lo pascolava in questo attaccamento puramente terreno che chiamava « l'amore ».

L'uomo, dimentico di Dio, non unendosi più a lui con l'amore, non sapendo più a che cosa credere, non osando sperare nulla, si trovò, nel mondo, come un naufrago smarrito nell'oceano. Cercò di afferrare tutto ciò che si presentava a lui; si attaccò al più piccolo relitto in balìa delle onde e, aggrappandovisi come un disperato, lo strinse al suo cuore, e si persuase di amarlo.

Ma non è quello l'amore... L'amore vero, il solo che merita questo nome divino, è quello che sale a Dio, principio unico d'amore. Le cupidigie della terra, le voluttà carnali sono passioni scatenate dalla colpa originale; sono prodotti del peccato. Non potranno mai sa­ziare contemporaneamente l'intelligenza e il cuore dell'uomo; non saranno mai l'amore.

L'intelligenza e il cuore dell'uomo: due meravigliosi strumenti creati da Dio. Toccati dal soffio dell'Amore Infinito, dovevano, in perfetto accordo, esalare l'armonia più soave e, raccogliendo in qualche modo tutte le altre note scagliate verso il cielo dalle creature in­feriori, formare un inno di lode, di riconoscenza e di adorazione.

Tutta la bellezza morale dell'uomo, l'armonia umana che deve salire da lui verso il cielo, consiste in quest'accordo, in questo equi­librio perfetto che conserva e mantiene tra la sua intelligenza e il suo cuore. Una sola mano, un solo soffio dovevano farlo vibrare al­l'unisono, e solo l'Amore Infinito è l'artista capace di toccare questi strumenti armoniosi che lui stesso ha creato.



ELEVAZIONE 3

Duplice movimento dell'Amore Infinito


Dio è Amore. Questo Amore, che è la sua essenza, fa, nello stesso tempo, sia l'Unità della natura che la Trinità delle persone. Questo Amore Infinito, vivente e vivificante, vivente in sé e per se stesso e vivificante fuori di sé, non tende soltanto per natura propria alla comunicazione, ma è, per l'intensità della sua vita e della sua immortale fecondità, la comunicazione stessa.

L'Amore Infinito, poiché è vivente e fecondo, è un movimento. Questo movimento si compie in Dio stesso per la comunicazione delle tre persone. È come una circolazione ininterrotta che va dal Padre al Figlio e allo Spirito. E’ un unico movimento vitale, così rapido e intenso che al primo sguardo sembrerebbe immobilità. Questo movimento d'amore si compie anche fuori dell'intimità di Dio. L'opera più perfetta uscita da questo movimento d'amore è l'umanità di Gesù.

Il movimento interiore non tende ad alcuna creazione, ad alcuna produzione nuova; è un movimento di riposo e godimento, un moto completo che non può crescere, né diminuire, né cambiare. È la pienezza dell'amore che si soddisfa in un movimento eterno e sempre uguale tra le tre persone divine.

Il moto esteriore tende alla creazione, a una produzione inces­sante. E’ un movimento di lavoro, e si soddisfa con una perpetua produzione di grazie, doni, vita spirituale e di creature materiali.

Questi due moti, o piuttosto quest'unico movimento, non è meno fecondo nell'una o nell'altra delle sue forme: è fecondo, in Dio, nell'eterna generazione e nell'eterna comunicazione; è fecondo, fuori di Dio, nella grazia e nella creazione.



ELEVAZIONE 4

La Carità di Dio


“Radicati e fondati nella carità siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l'ampiezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità...”

La Carità di Dio, immensa, infinita, non poteva essere misurata dall'occhio umano, dallo sguardo dell'anima. Allora l'Essere-Amore ha in qualche modo condensato questa Carità e, nel Cuore del Verbo Incarnato, l'ha resa visibile.

Gli esseri creati hanno potuto vedere in questo Cuore creato, ma degno d'adorazione e divino, l'ampiezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità dell'Amore Infinito.

Ampiezza: è Dio che abbraccia la moltitudine degli esseri. Non c'è una sola creatura che l'Amore Infinito non stringa fra le sue braccia; nessuna che egli non abbia voluta, guardata, amata; nes­suna che non abbia dotata e provvista di tutto ciò che costituisce la sua forma e la sua esistenza.

Anzitutto l'angelo, creatura pura, spirito immateriale, fiamma di fuoco vivo. L'uomo, che unisce in sé l'anima immortale, intelligente, ragionevole, libera alla forma materiale di un corpo di carne; crea­tura ammirevole, che avvolge, con un velo passibile e mortale, un'anima spirituale, luce creata, vivificata dalla vita di Dio.

Poi l'animale, che cresce e si moltiplica sotto la benedizione di Dio ed è guidato con sicurezza dall'istinto verso il suo fine. L'al­bero delle foreste che avverte ad ogni primavera una linfa di vita salire nel suo tronco secolare, ed effondersi in verdi gemme; l'erba dei campi, che ondeggia sotto il vento, e fiorisce per la gloria del suo Creatore. Più in basso, i corpi inerti, che ricevono dal Prin­cipio divino la loro forma e il loro splendore.

Lunghezza: è la durata senza limite di questo Amore. Un giorno, le creature hanno iniziato a ricevere l'amore di Dio, e fu il giorno della creazione; ma, in Dio, l'amore per le creature non ha avuto inizio. Portava la loro idea in se stesso dall'eternità. Le amava, quindi, ben prima d'averle create. Le ha amate da quando le ha concepite nel suo pensiero. Ma le ha concepite un giorno? O non ha portato il loro ideale in se stesso fin da quando è stato Dio? E quando ha cominciato ad essere Dio?... Dall'eternità, senza inizio, l'Amore Infinito ha dunque avvolto le sue creature... Smetterà un giorno di amarle? Mai! L'amore in Dio è immutabile e senza vicissi­tudini. Ciò che ha amato una volta, lo ama sempre, e se qualche volta colpisce e sembra distruggere, è sempre l'amore che lo guida. Ha amato dall'eternità. Amerà fino all'eternità.

Lunghezza. Chi misurerà la lunghezza di questo Amore Infinito? Chi gli darà un inizio e un limite?... Lunghezza!... Ha sempre amato, amerà sempre, in eterno!

Altezza. L'Amore Infinito si è innalzato ad altezze incomprensi­bili. Si innalza, nel Padre, fino alla generazione del Verbo, Parola onnipotente, Sapienza eterna, Figlio unico, in tutto uguale al Padre. Si innalza, nel Padre e nel Figlio, fino alla processione dello Spirito Santo, principio di ogni amore e di ogni santità, Dio come il Padre e il Figlio. Si innalza, nella Trinità, fino a formare l'unità più per­fetta; tanto che il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo non sono che un solo amore, un solo Dio unico in tre persone. Si innalza, nel Dio unico, fino all'idea della creazione, fino al suo compimento, fino alla generosità divina di cui godono le creature.

Questo Amore Infinito è apparso nella sua sublimità quando ha inventato l'incarnazione; quando, dopo la caduta dell'uomo, ha di­sarmato la Giustizia; quando, malgrado i peccati continui, ha con­servato la sua pazienza misericordiosa. Questo Amore è stato sublime quando il Verbo si è incarnato; quando si è fatto bambino, povero, umiliato, sofferente; quando ha vissuto in mezzo a noi nella sem­plicità, nella bontà, nel dono di tutto se stesso. Sublime quando agonizza, nell'Orto, vedendo le nostre iniquità; quando appare inca­tenato, flagellato, insultato e crocifisso. Sublime, lungo i secoli, nel Tabernacolo in cui si fa prigioniero, nel Sacrificio in cui s'immola, nell'Eucaristia in cui si fa nostro nutrimento.

Altezza dell'amore infinito di Dio, chi può innalzarsi fino a te per capirti!

Profondità. E chi potrà discendere fino alle insondabili profon­dità di Dio? L'Amore Infinito, questo edificio meraviglioso formato dall'Onnipotenza, dalla Sapienza infinita, dalla Bontà sovrana, dalla Giustizia invariabile, dalla divina Misericordia, dal Bene assoluto, dalla Bellezza perfetta, ha fondamenta così profonde che nulla ha mai potuto scuoterle. Il tempo che distrugge non ha potuto nulla contro di lui. Le onde del peccato dell'uomo sono venute a infran­gersi alla sua base, come la burrasca sugli scogli di granito. L'eternità intera non sarà sufficiente all'anima eletta per penetrare fino alle intime profondità di questo abisso di amore.

Profondità! Andiamo al cuore di Gesù. Attraverso il largo squar­cio che vi ha fatto la lancia, gettiamo uno sguardo nell'abisso della carità di Dio; cerchiamo di sondarne la profondità. Ma le vertigini assalgono l'anima di fronte a questa voragine d'amore. Bisogna chiu­dere gli occhi, abbandonare ogni appoggio e lasciarsi cadere; cadere, cadere senza fine nella profondità di Dio, senza cercare di capire, senza voler spiegare: l'Amore non si spiega... Lo si desidera, lo si vuole, lo si sente, lo si gusta, ci si inebria, se ne vive, se ne muore: non lo si capisce. Profondità!...



ELEVAZIONE 5

L'Amore Infinito umanizzato


San Giovanni, volendo farci conoscere Dio, volendo riassumere in una sola parola tutte le grandezze, tutte le bellezze, tutti gli at­tributi di Dio, ha detto: Dio è Carità! Dio è Amore! E se noi vo­gliamo descrivere Gesù Cristo, Dio e Uomo, con una sola parola; se vogliamo racchiudere in un solo termine tutto ciò che egli è, tutto ciò che fa e perfino la ragione del suo essere, possiamo dire: Gesù Cristo è il suo cuore, il Sacro Cuore.

La Carità di Dio, l'Amore Infinito, è Dio intero; Dio, ciò che è in se stesso, e anche ciò che fa fuori di sé; Dio con la sua potenza, con la sua bontà, con la sua giustizia e la sua sapienza; Dio che è, Dio che crea, Dio che riscatta, Dio che illumina e che ricompensa. È Dio senza divisioni, senza esclusioni, senza riserve, splendidamente riassunto con una parola: « Dio è Carità ».

Il Sacro Cuore, è Cristo tutto intero, Dio e Uomo, Verbo in­carnato. Non è solo il cuore di carne che gli batte in petto, questo cuore umile e dolce che noi adoriamo come il simbolo o l'organo del suo amore incomparabile: è tutto il suo essere: la sua divinità, la sua anima, il suo corpo, ogni suo membro; tutti i suoi pensieri, atti, parole. Il Sacro Cuore è Dio fatto uomo; è Gesù Cristo umi­liato, venduto, morente; è Gesù-Eucaristia, ostia d'amore, Gesù im­molato sull'altare, Gesù prigioniero del Tabernacolo.

Dio è completamente spiegato da questa parola: Carità, perché l'amore tutto spiega, pur essendo in se stesso inspiegabile. Gesù, è tutto spiegato da questo nome: Sacro Cuore. La sua dedizione, la sua bontà, la sua misericordia, tutte le sue virtù, il suo sacrificio e la sua morte, tutto questo lo spiega il suo amore. Il Sacro Cuore è la Carità di Dio incarnata, l'Amore Infinito umanizzato.



ELEVAZIONE 6

L'Eucaristia e il Sacro Cuore


La devozione all'Eucaristia e la devozione al Sacro Cuore sono devozioni sorelle. Sono così intimamente unite, si completano così perfettamente, che l'una richiama quasi necessariamente l'altra. Non solo la prima non può essere di pregiudizio alla seconda; poiché esse si completano e si perfezionano a vicenda, così anche si ac­crescono reciprocamente.

Se abbiamo la devozione al Sacro Cuore, vorremmo incontrarlo per adorarlo, amarlo, offrirgli le nostre riparazioni e le nostre lodi; e dove lo cercheremo, se non nell'Eucaristia in cui si trova eterna­mente vivo? Se amiamo questo cuore degno d'adorazione, vorremmo unirci a lui, poiché l'amore ricerca l'unione: vorremmo riscaldare il nostro cuore all'ardore di questa fiamma divina.

Ma, per raggiungere questo cuore santo, per afferrarlo, per met­terlo in contatto con il nostro, non potremo scalare il cielo per rapire il cuore di Gesù trionfante nella gloria: andremo all'Eucari­stia, al Tabernacolo, prenderemo l'ostia bianca e, quando l'avremo racchiusa in noi, sentiremo il cuore di Cristo battere davvero ac­canto al nostro.

La devozione al Sacro Cuore conduce infallibilmente all'Eucari­stia, e la fede, la devozione all'Eucaristia fa necessariamente sco­prire i misteri dell'Amore Infinito di cui il cuore di Cristo è l'organo e il simbolo.

Se crediamo all'Eucaristia, crediamo all'amore: è il mistero del­l'amore. Ma l'amore è in se stesso immateriale e inafferrabile. Per confermare il nostro spirito e i nostri sensi noi cerchiamo una forma dell'amore, una sua manifestazione sensibile: questa forma, questa manifestazione sensibile, è il Sacro Cuore.

Il Sacro Cuore, l'Eucaristia, l'Amore, una stessa cosa. Nel Ta­bernacolo, troviamo l'ostia; nell'ostia, Gesù; in Gesù, il suo cuore e nel suo cuore l'Amore, l'Amore Infinito, la Carità divina, Dio, principio di vita, vivo e vivíficante.

Ma ancor più: il miracolo dell'Eucaristia non si può spiegare che con l'amore. Con l'amore di Dio, certo, ma con l'amore di Gesù, Dio e Uomo. Ora, l'amore di Gesù è l'amore del suo cuore: è il suo cuore, per riassumere tutto in una parola. Dunque, l'Eucaristia non è spiegata che dal Sacro Cuore.

L'Eucaristia è il complemento sublime dell'amore di Gesù per l'uomo. È la più alta, l'ultima espressione, il parossismo, se così si può dire, di questo incomprensibile amore.

Tuttavia, senza l'Eucaristia avremmo potuto credere all'amore: per questo, è sufficiente l'Incarnazione. Una sola goccia delle ama­rezze della Passione ci sarebbe stata più che sovrabbondante per darci le prove di questo amore. Avremmo potuto amare il cuore di Gesù, avremmo dovuto amarlo, crederlo sovranamente buono anche se non fosse giunto a questo eccesso divino dell'Eucaristia.

Ma siccome ha inventato questa meraviglia, come dovremmo amare questo cuore santo, così tenero, così inspiegabilmente deli­cato e generoso e, osiamo dirlo, così follemente innamorato della sua creatura? Sì, l'Eucaristia aumenta, infiamma il nostro amore per il cuore di Cristo.

Ma, poiché sappiamo che incontreremo questo cuore santo sol­tanto nell'Eucaristia; poiché abbiamo sete dell'unione con questo cuore tenero e ardente, ci prosterniamo di fronte al Sacramento, adoriamo l'ostia nell'ostensorio, ci accostiamo alla Mensa santa con una avidità ardente, baciamo con amore la patena su cui l'Ostia riposa ogni giorno. Circondiamo di onore, di rispetto, di magnifi­cenza il tabernacolo di cui Gesù, vivo e amante, ha fatto la sua casa.

È un'empietà dire che il culto del Sacro Cuore può nuocere al culto dell'Eucaristia. Come! La conoscenza del donatore fa disprez­zare il dono? No, più ameremo il cuore di Cristo, più il nostro culto a lui sarà autentico, più sarà esteso e illuminato, più anche il nostro culto e il nostro amore per l'Eucaristia si svilupperanno e si fortificheranno.



ELEVAZIONE 7

Il sacerdote, un altro Gesù Cristo


C'è, nel seno di Dio, una pienezza traboccante d'amore, che è la sua essenza, la sua vita, il suo movimento, la sua fecondità. Questa pienezza ha un continuo bisogno di espandersi, di effondersi. Va verso la creazione, verso l'uomo in particolare, per un'inclinazione natu­rale. $ un bisogno dell'Amore riempire il vuoto della creatura, e vivificare ogni cosa.

L'Amore Infinito è qualche volta avvertito dal cuore dell'uomo, ma è meno sovente conosciuto dalla sua intelligenza. Questo perché molte ombre rimangono nell'intelligenza umana, soprattutto per ciò che concerne la conoscenza di Dio, dei suoi misteri e delle verità che oltrepassano la natura.

L'amore non deve essere per l'uomo solo un sentimento, che egli prova unicamente attraverso la sensibilità. Deve essere conoscenza acquisita con le proprie facoltà intellettuali. In tanto in quanto un uomo concepirà l'Amore Infinito nel suo spirito e nel suo cuore, concepirà e gusterà anche la conoscenza delle verità eterne e di ogni mistero di Dio. L'Amore Infinito, come fuoco, è calore per il cuore dell'uomo e luce per la sua intelligenza. Se l'uomo si allontana dal focolare dell'amore, il suo cuore diviene freddo, e il suo spirito si oscura.

Il movimento che in Dio attira a sé la sua creatura amata è un movimento di amore e misericordia. Inizia con l'abbracciare il suo sacerdozio per stringerlo sul suo cuore e intriderlo d'amore, poi - attraverso i suoi preti - abbraccia tutti gli uomini.

I sacerdoti devono quindi penetrare in una conoscenza appro­fondita e tutta rinnovata dell'Amore Infinito. Il mondo non può ricevere direttamente questa rivelazione di amore, e nemmeno far propri i suoi frutti di grazia e di salvezza. È il prete che, più vi­cíno a Dio e già consacrato a lui, riceve questa manifestazione del­l'amore e la comunica al mondo.

Attraverso il cuore di Gesù, studiato nel mistero delle sue virtù e imitato, il prete entrerà nel pieno possesso del mistero dell'Amore Infinito. Non deve accontentarsi di accogliere la devozione al Sacro Cuore, o anche di praticarla egli stesso e comunicarla agli altri. Tutto questo è certo necessario, ma Gesù vuole ben altra cosa.

Il prete deve entrare, attraverso questo cuore santo, nella co­noscenza intima di Gesù Cristo. $ come una porta, attraverso la quale deve passare per penetrare nell'intimo di Cristo, ed essendosi completamente impregnato di lui, divenire come uno specchio lu­cente in cui l'Amore Infinito possa riflettersi.

L'Amore Infinito è un sole. Se proiettasse i suoi raggi diretta­mente sul mondo, gli uomini sarebbero abbagliati e consumati, per­ché non sono così grandi e così puri. Bisogna che questo sole di­vino si rifletta in uno specchio, e la riflessione dei suoi raggi in questo specchio illuminerà il mondo e lo riscalderà.

Questo specchio, è l'anima del sacerdote: ma dev'essere puro e trasparente. L'anima del prete deve diventare conforme all'anima di Cristo. Quando il prete è veramente un altro Gesù Cristo, diviene questo specchio lucente che riflette i raggi divini dell'Amore Infinito.



ELEVAZIONE 8

II Cuore mistico di Cristo


Il cuore di Cristo si svela a noi, questa volta, non come cuore di carne, umile e dolce, che batte nel petto umano di Gesù; non come simbolo sensibile del suo amore ardente, in cui si elabora il sangue redentore e che il colpo di lancia aprì sul Calvario; ma come Cuore mistico.

Cristo ha avuto, oltre il corpo di carne di cui si è rivestito per meglio unirsi alla nostra natura, anche un corpo mistico che ha formato con amore e di cui è il Capo; un corpo, come ogni corpo vivente, formato da membra, e da un cuore. La Chiesa è il Corpo mistico di Cristo, i fedeli sono le sue membra, il sacerdozio è il suo cuore.' Il sacerdozio è il cuore di quel corpo vivente di cui Cristo è il Capo.

Un corpo muore se la testa o il cuore sono feriti a morte, per­ché è dalla testa e dal cuore che la vita si irradia nel corpo intero; ma può, senza che la sorgente della vita si inaridisca in lui, veder perire molte sue membra. Così la Chiesa può vedere talvolta e con dolore morire qualcuno dei suoi membri senza che la vita venga meno, perché il suo Capo, Cristo-Amore, è immortale, e il suo cuore, il sacerdozio santo innestato su Cristo Sacerdote eterno, non potrebbe morire.

Secondo il piano di Dio, il sacerdozio, cuore mistico di Cristo e autentico cuore della Chiesa, è dunque, per questa, un organo vitale, altrettanto necessario, altrettanto indispensabile quanto il cuore per il corpo dell'uomo. Senza il suo Capo, Cristo, senza la sua anima, lo Spirito Santo, la Chiesa non esisterebbe; e senza il suo cuore, il suo sacerdozio che la riscalda e la vivifica, sarebbe morta. E’ at­traverso di esso che il movimento divino che le giunge dal suo Capo è comunicato a tutte le membra; che il sangue vivificante della grazia cola fino alle sue estremità; che il calore vitale dell'amore ri­scalda ogni sua parte.

Questo sacerdozio santo è un organo unico, ma composto da una moltitudine di parti. I papi, i preti, tutti i gradi della gerarchia sono queste parti, molecole, se così ci si può esprimere, che riunite insieme formano il corpo del sacerdozio. Il sacerdozio è dunque ciò che sono in se stesse le parti che lo compongono.

È il cuore della Chiesa, e per poter compiere in essa le sue ope­razioni di vita, deve essere robusto e sano; deve essere libero e ar­dente; occorre che il suo movimento sia pieno, sempre uguale e costante.

1. Deve essere robusto e sano. È la sua purezza che lo rende forte. Il sacerdote casto è forte contro se stesso, forte contro i nemici che lo provocano dal di dentro e contro quelli che lo attac­cano dal di fuori. Attraverso la sua purezza, si innalza al di sopra degli altri uomini; li sovrasta con la dignità e la potenza che gli viene da questa energia sovrumana con la quale egli domina se stesso. Attraverso la sua purezza estingue i germi morbosi che ogni uomo riceve fin dalla nascita e, se non può distruggerli del tutto, li rende per lo meno inattivi.

2. Deve essere libero e ardente: libero dagli ostacoli che suscita al prete l'ostilità degli empi; libero dalle visuali troppo umane o ambiziose; libero dalla ricerca della sensualità e del benessere; li­bero al di fuori e libero dentro di sé, di quella libertà autentica che gli permette di compiere l'opera del Cristo; ma certo non di quella

falsa libertà che reclamano alcuni spiriti indipendenti e sregolati, che confidano solo in se stessi e rifiutano ogni legittima autorità.

3. Il suo movimento deve essere pieno, sempre uguale e costante. Se si appoggia in Dio, il sacerdote non può essere scosso. Malgrado le vicissitudini della vita e la propria naturale incostanza, il ministro fedele compie senza debolezze e senza scoraggiarsi l'opera dell'Amore. Contribuisce, per la sua piccola parte, a vivificare la Chiesa con il calore del suo entusiasmo, con la sua attiva disponibilità, con la sua carità ardente, e soprattutto con il dono che fa di Cristo agli uomini.



ELEVAZIONE 9

Dio è di Cristo, Cristo del sacerdote, il sacerdote è degli uomini


Dio è di Cristo, il Cristo è del sacerdote, e il sacerdote è degli uomini.

Dio è di Cristo: il Cristo è Dio egli stesso. Dall'intimo possesso che l'umanità di Gesù ha della divinità, e viceversa; dall'unione santa, abbraccio ineffabile, che in Gesù si compie tra le due nature, divina e umana, nascono queste meravigliose attrattive del Cristo; grandezza unita a profonda umiltà, giustizia insieme a tenera bontà, forza unita a pazienza instancabile, santità sovrana, congiunta alla misericordia più compassionevole. La luminosa divinità di Cristo, che traspare dal velo della sua umanità, ci appare in un dolce splen­dore; e la sua umanità, trasfigurata dalla luce divina, ci sembra così bella che ognuno dovrebbe avvicinarsi a lui per congiungersi a questa meraviglia adorabile.

Il Cristo è del sacerdote. Si è volontariamente dato a lui. Nel­l'Eucaristia diviene il suo possesso divino. Tutto Gesù: il suo spi­rito, la sua dottrina, le sue parole, la sua anima santa, il suo cuore amante, il suo corpo puro, la sua divinità, appartengono al prete, che ne può disporre come di beni suoi, di sue proprietà particolari. Li prende nelle sue mani; si disseta con il suo sangue, si nutre con la sua carne; e non soltanto vive di Gesù, ma ne fa vivere gli altri. Non soltanto può godere del possesso di Gesù, ma può donarlo e farne gioire altri.

Il Cristo è del sacerdote. Anche il sacerdote è del Cristo: deve esserci reciprocità. E poiché il Cristo si è dato al prete completa­mente, anche il prete deve essere completamente di Gesù. Tutto intero: il suo spirito, il suo cuore, il suo corpo; come dire tutta la sua intelligenza e i suoi pensieri, tutti i suoi affetti e volontà, tutte le sue azioni, tutti i momenti della sua vita.

Il sacerdote è di Cristo. Il Cristo può dunque disporne con lo stesso potere con cui il sacerdote dispone di lui. Poiché c'è ugua­glianza, bisogna che il sacerdote nelle mani del Cristo sia come l'ostia nelle mani del sacerdote.

Meditiamo su quanto vi è di profondo, di divino in questa unione di Cristo con il prete, e del prete con Cristo. Non è come l'unione del Verbo con l'umanità in Gesù, ma è tuttavia qualcosa di molto stretto e molto intimo.

Il sacerdote è degli uomini. E’ loro proprietà come è proprietà di Cristo. È loro: non appartiene dunque più a se stesso; non può più vivere per sé. Bisogna che sia completamente offerto, comple­tamente consacrato agli uomini. La madre non appartiene forse al suo bambino? Non deve forse essere tutta sua, e il bambino non ha forse diritto nella sua debolezza a tutti gli aiuti che la madre può dargli? E anche il bambino appartiene alla mamma. $ il suo bene; è un deposito che il buon Dio le ha affidato, lo porta dove vuole. Lo accarezza o lo rimprovera; ne dispone a suo giudizio per il bene, e ha diritto alla sua obbedienza. Così gli uomini sono del sacerdote, e da questo duplice possesso, fatto nello spirito e nella grazia di Gesù, devono nascere, da parte del prete, una dedizione senza li­miti e, da parte degli uomini, una confidenza senza riserve.

Riflettiamo su quanto vi può essere di attenzioni e delicatezze nel cuore del prete per gli uomini divenuti il suo tesoro, il suo bene, il suo splendido possesso in Cristo; e cosa dovrebbe esserci anche negli uomini di rispetto, confidenza per il prete che Dio ha donato loro per condurli a sé.

Dio ha fatto cose grandi, il suo Amore Infinito ha operato me­raviglie. Ma lo sguardo dell'uomo è debole, poco illuminato, l'intel­ligenza umana è povera. Ci sarebbe qui materia per un'estasi d'amore, ma il peso della nostra miseria è troppo grande.



ELEVAZIONE 10

Il dispensatore dell'Amore Infinito


Il sacerdote è stato costituito dispensatore dei misteri di Dio e dei tesori del suo amore. Tutte le cose gli sono state affidate perché le distribuisca agli uomini. Ha, per così dire, in se stesso, il deposito dei misteri della Verità non creata e dei tesori dell'Amore Infinito. È questa la grandezza del sacerdote, motivo del rispetto e dell'onore di cui è degno.

Ma se è dispensatore, deve distribuire. Bisogna che ciascuno ri­ceva da lui il necessario per la sua intelligenza e il suo cuore. Dio dà direttamente agli uomini qualche grazia, come il ricco fa lui stesso qualche elemosina ai poveri che incontra. Ma Dio vuole che la mag­gior parte delle sue grazie giunga agli uomini attraverso le mani del prete, come il ricco che fa distribuire le sue grandi ricchezze dal­l'intendente che si è scelto.

Il sacerdote ha dunque in suo possesso, non per nasconderli ma per distribuirli, tutti i tesori della Verità e dell'Amore. Se non li dà, questi beni divini e vivi, e li trattiene, li nasconde, ne priva gli uomini, si rende colpevole.

Se li distribuisce, al contrario, è un dispensatore fedele e bene­detto. E ancor più: diviene un canale vivo e vivificante attraverso il quale l'Amore Infinito fa passare le sue onde sante.



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