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Il Santo Rosario e i Santi (di padre Manelli)

Ultimo Aggiornamento: 07/09/2009 16:05
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07/09/2009 16:01

ROSARI SENZA NUMERO


“Pregare senza interruzione”


Un giorno S. Alfonso de' Liguori, nella sua vecchiaia, cadde in un brutto letargo. Non parlava né sentiva più nulla. I confratelli, attorno, non sapevano come fare. Ad uno venne un'improvvisa ispirazione, si avvicinò al Santo, e gli disse «Monsignore, dobbiamo dire il Rosario». A quella parola Rosario, il Santo si scosse immediatamente, aprì gli occhi e incominciò subito: «Deus in adiutorium meum intende...». Quando si trattava di recitare Rosari, S. Alfonso era sempre pronto, instancabile. Specialmente negli anni della sua vecchiaia, stava sempre «col Rosario tra le mani dalla mattina alla sera».

I Santi son fatti così. Tendere sempre al massimo nel bene, non mettere mai limiti né lesinare gli sforzi e gli eroismi quando si tratta di compiere cose buone: è la caratteristica propria dei Santi. E ciò, soprattutto per una cosa buona e santa com'è la preghiera.

Pregare significa sostare e vivere in Cielo: «La nostra conversazione è nei cieli» (Fil 3,20). Pregare è fare quel che fanno i Santi del Paradiso, i quali a tu per tu con Dio e con Maria, si inebriano dell'incessante preghiera di adorazione, di lode, di ringraziamento.

Amare con passione la preghiera, quindi, cercare con sollecitudine ogni occasione di preghiera, essere instancabili nel pregare, è la cosa più naturale e normale per i Santi. Davvero essi amano le divine parole: «Bisogna pregare sempre» (Lc 18,1), «Pregate senza interruzione» (1 Ts 5,17), e come ci tengono a prenderle alla lettera! Pregare molto e bene, anzi, pregare moltissimo e benissimo, è la loro comune divisa.

Non ci meraviglieremo, quindi, se anche a proposito di Rosari, per i Santi non vale altra massima che quella delle anime totalitarie: recitarne senza numero. Si pensi, ad esempio, che S. Ignazio di Loyola portava sempre la corona del Rosario e la teneva con sé anche dormendo, di modo che, se si svegliava, era subito spinto a pregare la Madonna.



In ogni tempo

Non dovrebbe mai passare un giorno senza Rosario. Non si dovrebbe sciupare neppure un po' di tempo in ozio, senza trasformarlo in preghiera con il Rosario. Quante persone, invece, non dicono il Rosario, pur sciupando, forse, ore di tempo dinanzi al televisore, leggendo il giornale o un rotocalco, girando e parlando a vuoto!

Ci sono di quelli che dicono di non avere assolutamente tempo per il Rosario. È impossibile - dicono - trovare un quarto d'ora per recitare una corona. Bisogna crederci? Anche se si volesse credere, si potrebbe sempre dir loro quel che dicevano San Vincenzo de' Paoli e S. Giovanni Bosco: cercate di recitare la corona, distribuita lungo tutta la giornata, una posta al mattino appena alzati, una più tardi, un'altra prima di pranzo... Due minuti ogni tanto, per recitare una posta, non è davvero molto! Ma è necessario recitare la corona ogni giorno come impegno d'amore quotidiano alla Madonna.

S. Vincenzo de' Paoli arriva a consigliare di mettere da parte altre preghiere, pur di non lasciare il Rosario. E S. Alfonso de' Liguori metterebbe in pericolo anche... il pranzo, affermando che un Rosario vale molto più del pranzo.

Era bello vedere come Santa Maria Bertilla si industriava a recitare il Rosario tra una pausa e l'altra del lavoro, dello studio, della ricreazione.

Anche S. Roberto Bellarmino faceva le soste durante i suoi profondi studi, passeggiando lentamente mentre sgranava la corona.

Un santo papà di dieci figli, Giuseppe Tovini, non perdeva tempo quando viaggiava in corriera: recitava una corona dietro l'altra.

Bisogna sfruttare bene le pause forzate di tempo che capitano in un negozio, nella sala d'aspetto del medico, in attesa di un treno o di un autobus. Se sapessimo utilizzare questi scampoli di tempo, quante coroncine in più ogni giorno reciteremmo!

Il Beato Diego Oddi, umile fraticello questuante, camminava per le vie sempre con la corona in moto fra le sue dita nodose. Era molto attento a valorizzare ogni ritaglio di tempo per riempirlo di Rosario. Soprattutto alle fermate degli autobus, egli era contento delle attese per poter pregare in pace. Una volta capitò con l'Arciprete alla fermata di un autobus che ritardava. Fra Diego invitò subito l'Arciprete a recitare un Rosario. Ma l'Arciprete rispose che da un momento all'altro sarebbe arrivato l'autobus, quindi era inutile cominciare. Fra Diego, con dolcezza, lo esortò a cominciare lo stesso. Per contentarlo, l'Arciprete iniziò,... e l'autobus arrivò alla Salve Regina!

Quante volte non capita anche a noi di aspettare l'autobus che tarda? Perché perdere tempo? Il Rosario ci aiuta a guadagnare «tesori nel cielo» (Mt 6,20).



Cento Rosari al giorno

Ricordiamo in modo speciale il portentoso modello del secolo ventesimo, che Dio ha donato all'umanità: Padre Pio da Pietrelcina. Egli recitava, in media, oltre cento Rosari al giorno. La cosa parrebbe incredibile, se non l'avesse confidato egli stesso e se da tanti non si fosse visto il santo cappuccino pregare instancabilmente, per anni e anni, di giorno e di notte, con la corona del Rosario sempre in moto fra quelle sue mani piagate e sanguinanti.

Si può dire che egli pregasse con il Rosario l'intera giornata. E qualche volta disse che avrebbe voluto le giornate lunghe quarantott'ore, per poterne recitare il doppio!

Davvero la Madonna a Fatima non ha parlato invano per P. Pio. E si vede che egli doveva essere più che convinto delle parole di Lucia, la veggente di Fatima: «Da quando la Vergine SS. ha dato grande efficacia al S. Rosario, non c'è problema né materiale, né spirituale, nazionale o internazionale, che non si possa risolvere con il S. Rosario e con i nostri sacrifici». E ancora: «Lo scadimento del mondo è senza dubbio frutto della decadenza dello spirito di preghiera. È stato in previsione di questo disorientamento che la Madonna ha raccomandato con tanta insistenza la recita del Rosario... Il Rosario è l'arma più potente con cui possiamo difenderci in battaglia».

Padre Pio non ha certo tenuto quest'arma a riposo. Al contrario, l'ha adoperata giorno e notte, in ogni sorta di lotte contro il nemico. Quando era giovane sacerdote, a S. Giovanni Rotondo, e dormiva con i ragazzi del seminario, in un angolo del dormitorio, dietro una tendina, una notte, uno dei ragazzi sentì un brutto rumore di ferri che si contorcevano e di gemiti soffocati di P. Pio che supplicava «Madonna mia, aiutami!». Al mattino il ragazzo andò al letto di P. Pio e vide i ferri della tendina tutti contorti. Al pomeriggio, durante la ricreazione, i ragazzi chiesero con insistenza a P. Pio il perché di quei ferri contorti e dei gemiti notturni. P. Pio alla fine li accontentò, per insegnare loro la necessità della preghiera e la forza del Rosario contro il nemico. Cosa era successo? Uno dei ragazzi, assalito da tentazione impura, aveva invocato P. Pio, suo Padre Spirituale. Padre Pio si era messo subito in aiuto, recitando il Rosario. Il nemico, vistosi battuto, scaricò la sua rabbia su P. Pio, assalendolo furiosamente. La forza del Rosario!



I Sacerdoti del Rosario

La bellezza soprannaturale e la straordinaria fecondità del Rosario spiegano perché tanti Santi, specialmente Sacerdoti, l'hanno amato tanto da meritarsi l'appellativo di «Prete del Rosario» o «Apostolo del Rosario».

Tra i molti, ad esempio, il grande apostolo degli educatori, S. Giovanni Battista de La Salle, veniva chiamato il «Prete del Rosario», per la insonne attività della corona fra le sue mani. Lo stesso si diceva di S. Francesco Bianchi, apostolo di Napoli, anch'egli dai contemporanei chiamato «Prete del Rosario».

Ugualmente, S. Luigi M. Grignion de Montfort, S. Pietro Canisio, S. Camillo de Lellis, S. Antonio M. Claret, furono definiti «Apostoli del Rosario». Dalla loro vita sappiamo quanto si prodigarono con l'esempio e con la parola per far amare da tutti il Rosario.

Ma anche tanti altri sacerdoti santi, come San Carlo Borromeo, S. Alfonso de' Liguori, S. Pompilio, S. Clemente Hofbauer, il S. Curato d'Ars, S. Antonio M. Gianelli..., fino a Charles de Foucauld, a S. Massimiliano M. Kolbe, a P. Anselmo M. Treves, a P. Pio, a Don Dolindo Ruotolo, fecero del Rosario la loro preghiera prediletta, sicuri di piacere a Maria nel modo a Lei più gradito, e di beneficare le anime nel modo più salutare e fecondo.

S. Luigi Grignion de Montfort diceva: «Un sacerdote che dice e predica il Rosario ottiene più frutto in un mese che altri in un anno». Così avveniva, difatti, proprio a lui, ardente «apostolo del Rosario».

Del Santo Curato d'Ars, apostolo del confessionale, si diceva che «le sue labbra erano in continuo movimento». Non perdeva un istante di tempo senza riempirlo di Rosario. Era la sua catena di grazie per sé e per le anime che confessava.

S. Camillo de Lellis incontrò un giorno un sacerdote e gli chiese se portava con sé la corona. Il sacerdote confessò che non l'aveva, e S. Camillo esclamò con manifesto dolore: «Un sacerdote senza il Rosario? Il Signore provveda alla vostra tutela».

Voglia Dio donarci molti «sacerdoti del Rosario», che passino fra noi seminando le Ave Maria come benedizioni, grazie, conforti, sorrisi della Madonna sulla povera umanità.



Corona dietro corona

Quel grande ed estroso apostolo di Roma, che fu S. Filippo Neri, portava al Rosario un affetto pari al suo straripante amore alla Madonna. Per le vie di Roma, in chiesa, in cella, lo si vedeva sempre con la corona del Rosario che scivolava corallo dietro corallo fra le dita. Se al Santo si chiedeva una pratica religiosa da fare, rispondeva senza indugi: «Recitate devotamente il Rosario e recitatelo spesso».

S. Alfonso Rodriguez, umile fratello converso, era legatissimo alla sua corona del Rosario; e tutta la sua devozione alla Madonna, sempre tenerissima, si esprimeva nella recita così assidua del Rosario, che «gli si formarono dei calli ai polpastrelli del pollice e dell'indice della mano destra».

S. Martino de Porres, il prodigioso Santo mulatto, ogni giorno recitava Rosari più che poteva. Il suo biografo ha potuto scrivere che l'umile Santo domenicano «quando non maneggiava la scopa o la lama del barbiere o i ferri del cerusico, le sue dita scorrevano di continuo lungo i grani del grosso Rosario che gli pendeva dalla cintura».

Del B. Placido Riccardi, monaco benedettino, è attestato che «la sua mano sgranava sempre la corona del Rosario e nelle sue labbra sbocciava sempre la più affettuosa e prediletta preghiera dell'Ave Maria».

L'Abate Domenico Chautard, contemplativo e apostolo, nutriva una passione senza pari per il Rosario «che recitava spessissimo e con fedeltà assoluta a qualsiasi ora, nonostante la stanchezza di una fatica estenuante. La corona in viaggio era la sua compagnia, e quando deponeva nel suo lavoro la penna riprendeva il Rosario...».

Don Silvio Gallotti, questo mirabile Sacerdote di Maria, si appassionò talmente al Rosario, che ottenne in premio di poterlo recitare ininterrottamente senza fatica. Scrisse egli stesso: «La Madonna mi fa grazia di dirla ormai senza interruzione questa bella preghiera, senza che mi abbia a stancare».

Lo stesso si poteva dire dei Servi di Dio Don Placido Baccher, P. Anselmo Treves, Don Dolindo Ruotolo, instancabili rosarianti.



I Rosari delle sante

«Bernardetta non fa altro che pregare; non sa fare altro che scorrere i grani del Rosario...». Così la sorella Tonietta diceva dell'umile santa Bernardetta, la veggente di Lourdes, che ebbe il privilegio di recitare il Rosario sotto gli occhi dell'Immacolata che la seguiva sgranando anch'Ella la corona.

A Santa Bernardetta possiamo senz'altro affiancare l'incantevole Santa Maria Bertilla Boscardin, che amò appassionatamente il Rosario come suo compagno inseparabile nel lavoro quotidiano di infermiera, di cuoca, di guardarobiera.

Pensiamo anche a Santa Caterina Labouré, la prediletta dell'Immacolata, che ricevette il dono della «Medaglia Miracolosa» e che persino sul letto di morte raccomandò alle consorelle di recitare sempre il Rosario e di recitarlo bene.

Né possiamo dimenticare le belle figure di Sante ardenti e operose come Santa Teresa di Gesù, Santa Margherita M. Alacoque, la B. Anna Maria Taigi, madre di famiglia.

Ugualmente ricordiamo la Beata Gianna Molla, madre di famiglia, la quale si sosteneva con il Rosario quotidiano nel duro lavoro quale madre di famiglia e quale dottoressa pediatra.

Di Santa Maria Goretti la mamma attestò che ogni giorno, oltre il Rosario con tutta la famiglia, ne recitava qualche altro da sola, intuendo col cuore la preziosa ricchezza di questa preghiera alla Madonna.

Santa Teresina ha scritto alcune cose veramente deliziose sul S. Rosario; Santa Gemma Galgani recitava il Rosario anche in estasi, bagnando la corona con il sangue delle sue stimmate; la Beata Agostina Pierantoni passava candida e dolce con la corona nelle mani fra i suoi ammalati..., queste e tutte le altre Sante ci spingono con i loro esempi ad amare il S. Rosario, a considerarlo un gioiello carissimo al Cuore della Madonna.

Infine dovremmo ricordare anche gli esempi luminosi di amore al Rosario delle Serve di Dio a noi più vicine: Lucia Mangano, Santina Campana, Armida Barelli, Edvige Carboni, Alessandrina da Costa, e tante altre ancora. Senza dire, poi, dei tre pastorelli di Fatima, Giacinta, Francesco e Lucia: quanti Rosari non recitavano essi ogni giorno? E quanti non ne recita tuttora Lucia rinchiusa nel Carmelo di Maria?


ROSARI DOVUNQUE

Va bene dappertutto


Uno dei pregi più caratteristici e più utili del S. Rosario è quello di poter essere recitato dovunque. Tenere in mano una coroncina e sgranarla piamente, è cosa che può farsi in ogni luogo, per le strade o sul treno, nei momenti di attesa in una sala d'aspetto o alla fermata del pullman, durante la fila allo sportello delle poste o salendo le rampe di una scalinata, stando fermo a riposo o guidando la macchina...

Pensiamo a S. Antonio M. Claret, che da giovane, lavorando nel cotonificio, recitava con gli operai il Rosario, mentre manovrava le macchine. E anche durante le pause alle sedute del Concilio Ecumenico Vaticano II, mentre tutti uscivano dall'aula conciliare per fare due passi o prendere un caffè, si vedeva Don Giacomo Alberione restare al suo posto, in ginocchio, a recitare Rosari.

Il S. Rosario può essere recitato da solo o in gruppo, con i grandi o con i piccoli, a voce alta o in silenzio. La recita del S. Rosario non esige nessun apparato di cerimonie o di riti, né cambia in nulla se fatta per i vivi o per i morti, al letto di un moribondo o presso la culla di un bimbo... Davvero il Rosario è una preghiera stupenda, la più semplice e universale.

È vero che il posto ideale per la recita del Rosario resta sempre la chiesa, in ginocchio accanto al Tabernacolo o presso l'altare di Maria SS., come faceva ogni giorno, per ore e ore, P. Pio da Pietrelcina. Ma quando ciò non sia possibile, in qualsiasi luogo l'anima può mettersi alla presenza di Maria, rivolgersi a Lei con la pia recita delle Ave Maria.

E anche in questo i Santi ci dimostrano con i loro esempi che il Rosario va bene dappertutto, non è condizionato da ambienti od orari, si colloca agevolmente in tutti i luoghi e a tutte le ore.



I Rosari per le strade

In particolare, possiamo dire che la recita del S. Rosario fatta silenziosamente mentre si cammina o si viaggia, è stata l'occupazione più solita fra i Santi.

Alcuni Santi lo dimostrarono anche esternamente passando di strada in strada con la corona sempre in moto fra le dita.

S. Giovanni Battista de La Salle camminava sempre con la corona in mano; non solo, ma fece persino obbligo a tutti i suoi figli di percorrere le vie delle città recitando di continuo il Rosario.

S. Luigi M. Grignion de Montfort ebbe il Rosario come compagno inseparabile dei suoi interminabili viaggi missionari, santificando con le Ave Maria le strade e le regioni della Francia.

S. Filippo Neri, S. Felice da Cantalice, S. Alfonso de' Liguori, S. Antonio M. Claret, e tanti altri, non facevano certamente mistero del loro camminare o viaggiare recitando Rosari senza numero.

Era bello vedere S. Leonardo da Porto Maurizio tornare la sera in Convento, dopo le fatiche apostoliche, recitando il Rosario tutto assorto e sereno. Lo stesso, era uno spettacolo edificante vedere il giovane S. Giovanni Berchmans con altri giovani confratelli recitare devotamente il Rosario per le vie della città.

S. Carlo da Sezze, andando e venendo dalla campagna, recitava sempre la corona. E il Servo di Dio P. Anselmo Treves, se incontrava qualcuno per via, era solito chiedere: «Ha fatto buona passeggiata?... Ha seminato molte Ave Maria per la strada?».

San Corrado da Parzhan, l'umile cappuccino della Baviera, radunava i ragazzi per le strade e recitava con essi il Rosario in pia processione che edificava tutto il paese.

Santa Giovanna d'Arco era molto facile scorgerla tutta assorta mentre cavalcava accanto al suo re. Fu lo stesso re a chiederle una volta che cosa stesse «sognando» mentre cavalcava così raccolta e silenziosa: «Gentil Sire, - rispose l'eroina - sto recitando il Rosario».

Ai nostri tempi, Santa Bertilla Boscardin a Vicenza, San Massimiliano M. Kolbe a Roma, Don Dolindo Ruotolo a Napoli, attraversavano le vie della città recitando Rosari.

S. Giuseppe Cafasso racconta che un giorno, al mattino molto presto, incontrò per le vie di Torino una vecchietta tutta raccolta. Il Santo si avvicinò e le disse: «Come mai, mia buona vecchietta, per la via a quest'ora?». «Passo a pulir le strade» - rispose la vecchietta. Stupito, il Santo chiese: «Che cosa vuol dire?». «Questa notte è stato carnevale, e si sono commessi tanti peccati. Perciò, io passo recitando il Rosario, per purificare le strade da tanti peccati». Bravissima vecchietta!

Che dire oggi delle nostre strade?... Corruzione, scandali, sconcezze sui muri, sulle persone, nei gesti, nelle parole (bestemmie, turpiloquio), nelle canzoni... Non sarebbe, oggi, tanto più necessario passare con la corona del Rosario in azione per purificare queste strade del mondo appestate dal sesso?



Prigioni, bunker, deserto

La recita del Rosario ha fatto risuonare di preghiera mariana gli ambienti più disparati e i luoghi più impensati. Dalla Radio Vaticana, che ci fece udire più volte il Rosario recitato dal Papa Pio XII, dalle prigioni, dai campi di concentramento, dagli ospedali..., alla Televisione che periodicamente fa vedere e udire il Rosario recitato dal Papa Giovanni Paolo II, si può dire che forse non c'è luogo da cui non sia venuto fuori, almeno qualche volta, il Rosario.

Il Beato Teofano Venard, martire del secolo scorso, perseguitato e messo in prigione, santificò la sua gabbia con l'umile corona del Rosario, che recitava con una tenerezza da commuovere chiunque lo osservasse. Lo stesso faceva S. Gaspare Del Bufalo, durante la prigionia con altri sacerdoti perseguitati.

San Massimiliano Maria Kolbe, offertosi a morire in sostituzione di un papà di famiglia nel campo di concentramento di Auschwitz, chiuso nel bunker della fame insieme a nove compagni, trasformò l'orrendo sotterraneo in una novella catacomba cristiana risonante della più sofferta preghiera a Maria. «Non sembra neanche più il bunker della fame, questo qui sotto - annotava uno degli operai del bunker. Par di scendere nella cripta d'una chiesa. Mai successo prima d'ora... Dalla cella dove erano sepolti quegli infelici si udivano ogni giorno le preghiere recitate ad alta voce, il Rosario e i canti religiosi, ai quali si associavano anche i condannati rinchiusi nelle celle vicine... Ogni volta che scendevo lì sotto, le ardenti preghiere e gli inni alla SS. Vergine si diffondevano per tutto il sotterraneo. Era il P. Massimiliano Kolbe a cominciare, e tutti gli altri rispondevano...».

Trasportiamoci ora nel deserto del Sahara, e vi troviamo Fratel Charles de Foucauld, il piccolo fratello di Gesù. Scopriamo subito che egli volle come Patrona del suo romitorio di Beni-Abbès la Madonna del Rosario, e tra i suoi appunti spirituali possiamo leggere questo proposito: «Dire ogni giorno il Santo Rosario intero e a voce alta con grande fedeltà e grande amore». Non è commovente pensare a quelle Ave Maria recitate nel silenzio a voce alta e risuonanti nel deserto di duna in duna?



Ospedali e palazzi reali

San Giuseppe Moscati, grande clinico di Napoli, portava sempre la corona del Rosario in tasca. Quando era in sala medica, di fronte a casi difficili, metteva per qualche attimo la mano in tasca, stringeva la corona e chiedeva aiuto alla Madre Divina. E le sue diagnosi avevano spesso del portentoso, a volte del miracoloso.

S. Camillo de Lellis, il Fondatore dei Ministri degli infermi, fece risuonare di Ave Maria le corsie di tanti ospedali e ricoveri per sofferenti. Ogni giorno egli recitava il Rosario con i malati all'ospedale, e ai suoi figli raccomandava, con l'esempio e con la parola, che anche «negli uffici e impieghi più materiali di casa - in cucina, guardaroba, lavanderia - si doveva abitualmente pregare recitando la corona».

S. Giovanni di Dio e Santa Giovanna Antida Thouret, S. Vincenzo Pallotti e Santa Maria Bertilla, hanno svolto un'opera santa di conforto spirituale e di sostegno morale per tanti ammalati con la recita del S. Rosario che trasforma ogni letto dell'ammalato in un altare di preghiera e sacrificio vivente.

Spostiamoci ora sui monti, e pensiamo al giovane studente il Beato Piergiorgio Frassati, e al maestro universitario Beato Contardo Ferrini, ambedue appassionati alpinisti, ma ambedue ancor più appassionati amatori del Rosario, che non tralasciavano mai di recitare anche nei giorni di audaci ascensioni, ai rifugi alpini, negli alberghi o sui picchi dei monti...

Ci fu anche qualche palazzo reale in cui la recita del Rosario risuonò devota nelle grandi sale dei sovrani. La reggia in cui visse la venerabile Maria Cristina di Savoia è stata ricordata da molti per l'esempio singolare offerto dalla Venerabile, la quale, fin da fanciulla, si aggirava ogni pomeriggio per le stanze reali suonando un campanello per chiamare il personale di servizio alla recita del Rosario.

L'ultimo esempio, tanto più attuale, quanto più significativo e coraggioso, è quello del Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, che durante un solenne discorso all'ONU, nel Palazzo delle Nazioni Unite, teneva il Rosario fra le mani. E nei Giardini Vaticani, durante il breve passeggio, è molto facile incontrare il Papa che sgrana piamente la corona del Rosario.

Abbiamo tutti da imparare a fare tesoro di questo gioiello del Rosario, fonte di ogni grazia.



Nelle famiglie

Che cosa dire del Rosario nelle famiglie? È uno dei capitoli più belli delle famiglie che hanno donato Santi alla Chiesa. Sono davvero in molti i Santi che appartenevano a famiglie devote del S. Rosario. Pensiamo a S. Gabriele dell'Addolorata, S. Giuseppe Cafasso, S. Gemma Galgani, S. Leonardo Murialdo, S. Maria Goretti, S. Maria Bertilla, B. Contardo Ferrini, S. Massimiliano M. Kolbe, P. Pio da Pietrelcina, e tanti altri.

È uno degli spettacoli più edificanti quello della famiglia riunita in preghiera per la recita del Rosario. Si ha la percezione esatta della piccola «Chiesa domestica», che ha il suo cuore in Maria e il suo altare nel Crocifisso.

Era commovente, ad esempio, la premura con cui la Beata Anna Maria Taigi, madre di sette figli, curava la recita quotidiana del Rosario nella sua famiglia, secondo la testimonianza degli stessi figli.

Quando la famiglia Boscardin si riuniva la sera per il S. Rosario, la piccola Maria Bertilla non cedeva a nessuno l'onore di intonarlo e di enunciare i misteri.

Il Servo di Dio Giuseppe Tovini, papà di dieci figli, la sera diceva il Rosario con tutta la famiglia, e «tutti vi dovevano essere presenti, anche i più piccini, perché - era una sua idea - pur non comprendendo il significato di quella preghiera le orecchie infantili si assuefacevano al ritmo della recitazione».

Ha ben ragione il Papa Paolo VI di scrivere che il Rosario «sia da ritenere come una delle più eccellenti ed efficaci preghiere in comune, che la famiglia cristiana è invitata a recitare», e ammonisce che se le famiglie «vogliono vivere in pienezza la vocazione e la spiritualità propria della famiglia cristiana, devono dispiegare ogni energia per eliminare tutto ciò che ostacola gli incontri in famiglia e le preghiere in comune» (Marialis cultus, 54).

Non ci dev'essere tempo per nessun'altra cosa, quando si tratta di recitare il Rosario nella famiglia, perché, dice il Papa Pio XII, «non vi è mezzo più sicuro della recita quotidiana del Rosario, per invocare la benedizione di Dio sopra la famiglia...».

Il Beato Bartolo Longo, considerando tutti i grandi benefici di grazia del Rosario nelle famiglie, istituì una Pia Unione Universale, promotrice della recita del Rosario nelle famiglie.

È incalcolabile, crediamo, la forza unificante del S. Rosario recitato insieme in una famiglia. Oggi, purtroppo, questa cara tradizione, una delle più belle e preziose delle nostre famiglie cattoliche, si sta sciaguratamente dissolvendo, e sono già milioni i Rosari che ogni giorno non si dicono più nelle case cristiane. Dove sta andando a finire il materno messaggio della Madonna di Fatima?... Il Rosario è stato eliminato dalla televisione. Che tristezza!



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