È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!
QUESTO FORUM E' CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO... A LUI OGNI ONORE E GLORIA NEI SECOLI DEI SECOLI, AMEN!
 
Innamoriamoci della Sacra Scrittura! Essa ha per Autore Dio che, con la potenza dello Spirito Santo solo, è resa comprensibile (cf. Dei Verbum 12) attraverso coloro che Dio ha chiamato nella Chiesa Cattolica, nella Comunione dei Santi. Predisponi tutto perché lo Spirito scenda (invoca il Veni, Creator Spiritus!) in te e con la sua forza, tolga il velo dai tuoi occhi e dal tuo cuore affinché tu possa, con umiltà, ascoltare e vedere il Signore (Salmo 119,18 e 2 Corinzi 3,12-16). È lo Spirito che dà vita, mentre la lettera da sola, e da soli interpretata, uccide! Questo forum è CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO e sottolineamo che questo spazio non pretende essere la Voce della Chiesa, ma che a Lei si affida, tutto il materiale ivi contenuto è da noi minuziosamente studiato perchè rientri integralmente nell'insegnamento della nostra Santa Madre Chiesa pertanto, se si dovessero riscontrare testi, libri o citazioni, non in sintonia con la Dottrina della Chiesa, fateci una segnalazione e provvederemo alle eventuali correzioni o chiarimenti!
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

La Santa Messa, il Sacrificium (un capolavoro da non perdere!)

Ultimo Aggiornamento: 07/09/2009 17:14
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 1.222
Sesso: Femminile
07/09/2009 16:49

CAPITOLO TERZO

I MISTERI DELLA SANTA MESSA


Qui dobbiamo esclamare col profeta David: "Venite e vedete le opere del Signore e i prodigi che ha fatto sulla terra". Di tutte le meraviglie compiute da Gesù Cristo la più stupenda è l'isti­tuzione del Sacrificio della Messa, perché in essa si trova come il riepilogo di tutte le altre. San Bonaventura dice: "Nella santa Mes­sa ci sono tanti misteri, quante gocce d'acqua sono nel mare, quanti atomi di polvere nell'aria e quanti angeli nel Cielo; non so se mai mistero più profondo usci dalla mano dell'Altissimo". Sanchez si accorda col serafico Dottore. "Nella santa Messa dice - ricevia­mo tesori ammirabilissimi, doni preziosi, molti beni per la vita pre­sente e futura e una speranza così certa che per crederlo abbiamo bisogno della grazia di una fede soprannaturale".

Lo stesso autore aggiunge: "Come è inesauribile l'ac­qua del mare e dei fiumi, così, e molto più, è inesauribile l'effi­cacia della Messa per quante grazie se ne attingano".

Ecco un esempio che metterà questa dottrina nella sua vera luce. San Giovanni da San Facondo, monaco agostiniano, non lasciava mai di dire la Messa e lo faceva di buon mattino perché il suo zelo, per offrire e ricevere nostro Signore, era così ardente che non poteva attendere a lungo. Però, celebrava con tanta lentezza che spesso i chierici lasciavano l'altare ed egli non trovava più nessuno che gli rispondesse. Pregò quindi il priore di obbligare i laici a servirgli la Messa. Il priore rifiutò: "Perché siete tanto lungo da annoiar tutti? Da ora innanzi direte la Mes­sa come tutti gli altri sacerdoti

Per qualche giorno Giovanni si conformò a questo ordi­ne, per quanto gli sembrasse duro, ma poi si gettò ai piedi del superiore e lo scongiurò di lasciaflo libero di celebrare a suo pia­cere. Il superiore gli rispose: "Non posso stancare troppo i confratelli". Il sant'uomo disse che alcuni motivi gli impedivano di fare più presto. Il superiore volle conoscerli, ma l'umile religio­so acconsentì di rivelarglieli solo in confessione. Il priore, dopo aveilo ascoltato, ordinò ai laici di servire la Messa al padre Gio­vanni qualunque fosse stata la durata del Sacrificio e, desideran­do far conoscere alla comunità il segreto del religioso, sollecitò ed ottenne da lui il permesso di farlo. "State certo - disse ad un altro monaco - che se il p. Giovanni celebra così lentamente è perché Dio gli rivela i misteri della Messa, misteri grandi che l'umana intelligenza non può comprendere. Mi ha insegnato cose tanto straordinarie da incutermi un religioso spavento ed ho creduto di perdere i sensi. Gesù Cristo appare a questo padre in un modo reale; gli paila affettuosamente e gli mostra le sue piaghe i cui raggi si riflettono sul sant'uomo e lo confortano talmente che può vivere senza mangiare né bere. Il p. Giovanni vede il corpo del Salvatore come un sole brillante, nella sua gloria e bellezza infini­ta. In una parola è testimone ditali meraviglie che nessuno po­trebbe approfondire e neanche spiegare. Tutto questo mi ha fatto riflettere sui grandi benefici che riceviamo nel celebrare e ascolta­re la santa Messa e ho deciso di non tralasciarne mai la celebra­zione e di ascoltaila tutte le volte che mi è possibile".

Simboli e figure dell'Antico Testamento nel Sacrificio della Messa

Dopo aver parlato dei misteri, mostriamo come, in que­sto divino olocausto, sono compiuti i simboli e le figure dell'Antico Testamento. La prima immagine della santa Messa fu il sa­crificio del pio e giusto Abele, che offrì all'Altissimo il più grasso dei suoi agnelli, come un omaggio dovuto alla sua infinita mae­stà. La Sacra Scrittura attesta che quest'offerta fu gradita a Dio:

"Il Signore gettò gli occhi sopra Abele e sopra i suoi doni". Teodosio ne commenta così questo passo: "Il Signore ha infiam­mato il sacrificio di Abele, cioè, mentre questo giusto riuniva la legna necessaria, venne il fuoco dal Cielo e consumò la carne delle vittime". In certo modo, succede lo stesso dell'Eucaristia. Nel momento in cui il sacerdote pronunzia le parole della con­sacrazione il fuoco divino scende, brucia il pane e il vino per lasciarne solo le apparenze, transustanziandoli nel vero Corpo e nel vero Sangue di Gesù Cristo. Il sacrificio di Abele fu graditis­simo a Dio onnipotente, ma il Sacrificio cristiano gli è incompa­rabilmente più gradito, perché quando il sacerdote innalza la sua offerta per presentaila a Dio, il Padre celeste ripete le parole che fece sentire al Battesimo di nostro Signore: "Questi è mio Figlio diletto nel quale ho riposto tutte le mie compiacenze". L'ottavo capitolo della Genesi contiene una nuova figura: "Noè innalzò un altare al Signore e prendendo alcuni animali e alcu­ni uccelli mondi, li offrì in olocausto sull'altare. Il Signore ne gradì l'odore e disse: "Per l'avvenire non manderò più la mia maledizione sulla terra per i peccati degli uomini"". Eppure quello che valse questa promessa a Noè non fu che un'offerta di animali. Quanto maggiormente intenerito deve essere Iddio quando gli offriamo il suo caro Figlio, per le mani del sacerdote! "Il Cristo ci ha amati - dice san Paolo - e si è offerto per noi come una vittima di grato odore". Dunque, con queste parole:

"Fate questo in memoria di me", Egli ha ordinato ai suoi apo­stoli e ai loro successori di fare ciò che ha fatto Egli stesso. I sacerdoti che ogni giorno immolano questa vittima santissima offrono, dunque, all'Onnipotente un Sacrificio di un'infinita soavità, profumato dalle virtù e dalla santità di Gesù Cristo.

La santa Messa è ancora figurata dai differenti sacrifici di Abramo, molti dei quali sono riportati dalla Sacra Scrittura. Isacco e Giacobbe, veri servi di Dio, hanno immolato essi stessi delle vittime con la spada e col fuoco.

Un altro simbolo profetico della Messa fu il sacrificio di Melchisedech, sacerdote e re, che al ritorno trionfante di Abramo, presentò al Dio degli eserciti, in azione di grazie, il pane e il vino, con cerimonie e preghiere speciali.

Nominiamo infine i sacrifici della legge mosaica, ordi­nati da Dio medesimo. Gli uomini fino allora avevano immola­to a seconda della loro devozione. Con la legge scritta Dio ha reclamato tre sorte di doni: l'olocausto, il sacrificio propiziatorio e il sacrificio espiatorio. Gli uni e gli altri erano figure simboli­che di quello della Croce, ed essi cessarono con la Passione di Gesù Cristo, per essere surrogati dall'olocausto cristiano: la san­ta Messa. Nel Canone si fa menzione dei sacrifici antichi e prin­cipalmente di quelli di Abele, di Abramo e di Melchisedech, quando immediatamente dopo la Consacrazione il sacerdote dice: "Offriamo alla vostra sublime Maestà il dono di una vitti­ma + pura, di una vittima + santa, di una vittima + senza mac­chia, il pane sacro + della vita eterna e il calice dell'eterna + salute. Degnatevi riguardarla con occhio favorevole e ricevere con bontà quest'Ostia immacolata. Voi che vi siete degnato di gradire i doni del vostro servo, il giusto Abele, il sacrificio del patriarca Abramo e quello di Melchisedech vostro Sommo Sa­cerdote". In tal modo, la Chiesa ci insegna che questi sacrifici sono stati l'immagine della santa Messa e in tal modo ci rivela la causa che li fece gradire tanto favorevolmente all'Altissimo.

Molti cattolici interpretano male questa preghiera, la quale, da un altro lato, irrita quelli che non appartengono alla Chiesa. Secondo la loro falsa immaginazione, il sacerdote chie­derebbe a Dio di gradire il Sacrificio della Messa con lo stesso piacere con cui gradì quelli di Abele, di Abramo e di Melchisedech, come se si potesse stabilire un paragone tra l'Eu­caristia (nella quale sono offerti il Corpo santissimo e il prezioso Sangue di Gesù) e l'oblazione degli animali o quella del pane e del vino. Ma in realtà il sacerdote non implora l'indulgenza di Dio per la vittima che gli è immolata, perché questa vittima gli è infinitamente più cara di tutte le creature, ma domanda al Si­gnore di voler ricevere favorevolmente il suo Sacrificio, cioè la sua opera personale, come si è degnato accogliere la pietà con la quale Abele, Abramo e Melchisedech gli hanno offerto i loro olocausti.

La S. Messa rinnova il mistero dell'incarnazione

Nella Messa sono rappresentati i principali avvenimenti della vita e della passione di nostro Signore, come canta David:

"Il Signore nella sua bontà e misericordia, ha fatto un memoria­le delle sue ammirabili opere".

E affinché non ci ingannassimo sul suo pensiero dice altrove: "Mi terrò vicino al tuo altare per sentire ripetere le tue lodi e proclamare le tue meraviglie". Questo è anche il senso delle parole indirizzate, dopo l'istituzione dell'Eucaristia, dal Salvatore agli apostoli,: "Fate questo in memoria di me", cioè io sono sul punto di separarmi da voi, perché l'opera della Reden­zione volge al suo fine, ma prima di ritornare al Padre mio isti­tuisco la santa Messa, come Sacrificio unico del Nuovo Testa­mento e in questo Sacrificio racchiudo tutti i misteri della mia vita e delle mie sofferenze, affinché, riprodotti in questo modo davanti agli occhi dei miei fedeli, restino impressi nella loro memoria.

Innanzitutto nella Messa si rinnova il mistero dell'In­carnazione.

Maria aveva offerto e consacrato a Dio la sua anima, il suo corpo e principalmente il suo purissimo seno e perciò lo Spirito Santo, nel giorno dell'Annunciazione, formò in lei col suo sangue verginale, il corpo di Gesù Cristo e unì l'umanità alla divinità. Così quando il sacerdote presenta il pane e il vino e li offre a Dio, lo Spirito Santo, in virtù delle parole della Con­sacrazione, cambia questi elementi nel vero sangue di nostro Signore. Non esagero affatto dicendo che quest'operazione di­vina rinnova il mistero dell'Incarnazione, perché il sacerdote riceve Gesù nelle sue mani, realmente, come lo ricevette nelle sue caste viscere la santa Vergine.

Anche il sacerdote può dire, con sant'Agostino: "Colui che senza il mio aiuto ha fatto tutto dal niente, mi ha dato il potere (se posso osare di parlare così) di produrre Lui stesso". Non è un gran mistero ed un miracolo che sorpassa tutti gli altri quello per cui un uomo crei il suo Creatore?

La S. Messa rinnova il mistero della natività

Il mistero della Natività si rinnova ai nostri sguardi come quello dell'Incarnazione e non con minore chiarezza. Gesù Cri­sto è nato dal corpo verginale della santa Vergine; nella Messa nasce dalle labbra del sacerdote. Quando questi pronuncia le ultime parole della Consacrazione, il Bambino Gesù è nelle sue mani vivo e vero come era in quelle di Maria. Il sacerdote, testi­moniando la sua fede in questo mistero, fa la genuflessione, ado­ra il suo Dio, l'innalza al di sopra della testa e lo mostra al popo­lo. Maria Vergine presenta all'adorazione dei pastori il neonato suo Figlio avvolto in povere fasce; il sacerdote presenta ai fedeli, sotto l'apparenza del pane, Gesù Bambino, affinché tutti lo ri­conoscano per loro Signore. Quelli che adorano il Salvatore in questo stato esercitano una virtù più grande di quella dei pastori, perché essi videro l'umanità di nostro Signore viva e reale e credettero alla sua divinità, mentre noi non abbiamo sotto gli occhi che le sole apparenze del pane e del vino e malgrado ciò crediamo fermamente alla presenza reale della persona di Gesù Cristo. Sì, nella Messa abbiamo davanti a noi quello stesso Gesù ai piedi del quale si prostrarono i Re Magi, quello stesso che Simeone prese nelle sue braccia e che la santa Vergine offrì a Dio nel tempio. Conformiamoci a questo triplice esempio, of­friamo con la nostra pietà un umile omaggio a nostro Signore e meriteremo anche noi la ricompensa eterna.

La S. Messa, scuola di fede e di amore

Nella Messa Gesù predica il suo Vangelo con la voce del sacerdote e noi possiamo attingere da questo insegnamento un tesoro di beni immensi. Egli opera dei miracoli quando cam­bia il vino nel suo Sangue divino, prodigio infinitamente più grande di quello che fece a Cana. Egli transustanzia, come nel­l'ultima Cena, il pane nella sua vera Carne. Finalmente noi lo vediamo, dopo la Consacrazione, innalzarsi fra le mani del suo ministro, come si alzò sulla Croce e interiormente lo sentiamo dire: "Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno, né quanto ti offendono gravemente". Benché noi non vediamo tutto questo con gli occhi del corpo, non ne dubitiamo minima­mente e meritiamo una ricompensa più grande di quelli che, venti secoli or sono, contemplarono questo mistero. Nostro Si­gnore l'ha detto espressamente: "Beati quelli che non hanno visto e che hanno creduto". Più le verità sono incomprensibili, più meritoria è la fede e più ricca sarà la ricompensa. "Per una Messa ben ascoltata - dice un pio autore - diverremo più ricchi che per il possesso di tutte le cose create"

Nell'Eucaristia, Gesù Cristo compie fedelmente la con­solante promessa del Vangelo: "Ecco che sono con voi fino alla consumazione dei secoli". Non si tratta qui della sua divinità, ma della sua umanità presente sull'altare e nel tabernacolo. C'è di più: se nell'Ostia consacrata Egli sta costantemente fra noi, pronto ad ascoltarci, per esaudire le nostre preghiere e per soc­correrci nei nostri bisogni, nella Messa si fa nostra vittima e no­stro intercessore, dedicandosi all'espiazione dei nostri peccati. Mi spiego meglio: Gesù Cristo, nella Messa, esercita il suo mini­stero sacerdotale e dunque per questo titolo, secondo l'espres­sione di san Paolo, "offre dei doni e dei sacrifici per i peccati del popolo. Ora, sull'altare, come sulla Croce, Egli stesso è do­natore e dono insieme: sacrificatore e vittima.

Da questo una certa distinzione fra l'Ostia che si espo­ne nell'ostensorio, quella che si riceve dai fedeli alla sacra Men­sa e quella della Messa. Benché nei tre casi Gesù sia egualmente presente, tuttavia nell'ostensorio si offre alle nostre adorazioni:

nel santo Sacrificio si offre a Dio per le mani del sacerdote; nel­l'ostensorio discende dal Cielo verso di noi; nella santa Messa si innalza dalla terra al Cielo. Brevemente: nell'ostensorio è Sa­cramento mentre nella Messa è vittima. Alla sacra Mensa siamo noi che lo riceviamo nella Comunione, nel santo Sacrificio è il Padre celeste che lo riceve come espiazione. Non è difficile spie­gare questa volontà espressa di nostro Signore di restare con noi fino alla fine del mondo. Egli vuol essere il capo della sua Chie­sa, cioè dei fedeli e vuole che i fedeli siano il suo corpo spirituale. Ora non potendo essere il corpo nel Cielo con la testa, non è naturale che la testa sia sulla terra col corpo? Cristo è senza dubbio lo Sposo della Chiesa che ama d'immenso amore ed èdunque ragionevole che questo amore lo spinga ad essere sem­pre con lei. Ascoltate san Paolo come ci parla di questa tenerez­za: "Uomini, amate le vostre mogli come Gesù Cristo ha amato la sua Chiesa e si è dato per lei, per santificarla purificandola nell'acqua del Battesimo, con la parola di vita, per offrire a se stesso una Chiesa gloriosa, senza macchia né ruga, né altro di simile, ma santa e immacolata". Tutti i cristiani sono membri della Chiesa e per mezzo del Battesimo diventano belli come gli angeli. Non è dunque possibile che Gesù Cristo si allontani dal­la sua Chiesa. Perché Gesù Cristo resta nella sua Chiesa in una maniera invisibile? Perché quest'unione è spirituale e non cor­porale come ci avverte per mezzo del suo profeta: "Vi sposerò per sempre, vi sposerò per un'alleanza di giustizia e d'intelletto, di compassione e di misericordia. Vi sposerò nella fede e saprete che sono io il Signore". Poiché Gesù Cristo è unito alla Chiesa nella fede, era opportuno che restasse nascosto, affinché i fedeli avessero occasione di praticare questa virtù e di acquistare mag­gior merito. Conveniva anche che lo Sposo divino restasse con la sposa, per fornirle nello stesso tempo gli alimenti necessari, i suoi soccorsi ed i suoi favori. Egli raggiunge questo scopo e di­simpegna il suo ministero nella santa Messa e nella Comunione sacramentale; così Egli dà alla Chiesa immense prove d'amore e veglia amorosamente sopra i suoi interessi temporali ed eterni.

Anima cristiana, se vivi nello stato di peccato mortale sei la fidanzata del demonio, se sei in stato di grazia sei la fidan­zata del Salvatore che ti ama teneramente e prende cura della tua salute.

CAPITOLO QUARTO

NELLA SANTA MESSA GESÙ RINNOVA LA SUA INCARNAZIONE


Nel capitolo precedente ho spiegato troppo brevemen­te e in modo superficiale i mistri della Messa. Li spiegherò, dunque, in modo particolare cominciando dall'Incarnazione. Anzitutto proverò che questo mistero si rinnova ad ogni Messa e mi servirò ell'asserzione di un celebre maestro: "La santa Mes­sa - dice Marchant - è una rappresentazione vivente e perfetta o piuttosto una rinnovazione dell'Incarnazione, della Nascita, della Vita, della Passione, della Morte di Gesù Cristo e della Redenzione che Egli ha compiuto". Queste parole sembreran­no strane a molti, ma dopo la dimostrazione che farò, nessuno ne contesterà la verità.

La misericordia divina ha meritato un'infinita ricono­scenza dal genere umano, dal giorno in cui il Verbo è disceso dal Cielo per la nostra salute e per opera dello Spirito Santo, si è fatto carne nel seno della santa Vergine. Il sacerdote adora questo mistero quando fa la genuflessione alle parole del Credo:

Et incarnatus est.

La Chiesa, per confermare i fedeli in questa verità tan­to commovente, ha prescritto, nel tempo dell'Avvento, la Messa Rorate, o Messa degli angeli, che comincia con queste parole:

"Cieli, mandate la vostra rugiada e le nubi facciano piovere il giusto! La terra si apra e partorisca il suo Salvatore!". L'intera Messa si riferisce all'Incarnazione e se da un lato deve risveglia­re in noi il desiderio di veder nascere il Salvatore del mondo, dall'altro deve suscitare in noi gratitudine e gioia. Infatti, con questo mistero, Gesù Cristo ci ha comunicato favori così grandi, lavorando e soffrendo tanto per noi, che l'eternità non bastereb­be per ringraziailo, fosse anche una lunga azione di grazie. Ma Gesù Cristo non si è contentato di farsi uomo una volta sola, ma nella sua infinita sapienza ha trovato in una nuova Incarnazio­ne il sublime segreto di riprodurre sull'altare la soddisfazione già offerta una volta alla Santissima Trinità.

Quest'Incarnazione, per quanto mistica, non è meno reale della prima. Per rafforzare la mia asserzione citerò la testi­monianza della Chiesa, espressa nella Segreta della IX domeni­ca dopo la Pentecoste: "L'opera della nostra salute si compie tutte le volte che si celebra la memoria di questa vittima". La santa Chiesa non dice che l'opera della nostra salute è rappre­sentata, ma che l'opera della nostra salute si compie.

Quest'opera non è altro che l'Incarnazione, la Nascita, la Passione e la Morte di Cristo. Sant'Agostino l'attesta escla­mando: "Come è sublime la dignità del sacerdote, nelle mani del quale Gesù Cristo si fa nuovamente uomo. E’ veramente ce­leste il mistero che operano il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, attraverso il ministero del sacerdote!". San Giovanni Damasceno professa la stessa dottrina: "Se qualcuno domanda come il pane è transustanziato nel corpo di Gesù Cristo, gli rispondo che lo Spirito Santo copre il sacerdote della sua ombra e opera come nel seno della beata Vergine Maria". San Bonaventura è ancor più assoluto dicendo: "Dio, nel discendere ogni giorno sull'alta­re non fa meno di quello che fece quando si abbassò fino a rive­stire la natura umana"4. Ma ascoltiamo Gesù Cristo stesso:

"Come sono diventato uomo nel seno della mia santissima Ma­dre - dice al beato Alano de la Roche - così rinnovo l'Incarna­zione ogni volta che si celebra la Messa". Il Verbo divino si fa carne tra le mani del sacerdote in una maniera evidentemente differente, ma sempre per la stessa opera dello Spirito Santo. Qui è il caso di esclamare ancora con sant'Agostino: "O grande dignità del sacerdote, fra le mani del quale Gesù Cristo si incar­na nuovamente! O grande dignità dei fedeli, per la salute dei quali, il Verbo divino si fa carne, ogni giorno nella santa Messa, in una maniera mistica". Cade a proposito il ripetere le parole dei Libri santi: "Dio ha tanto amato il mondo che gli ha dato il suo unico Figlio". Che dolce consolazione, per noi miserabili, essere così teneramente prediletti dal nostro Dio! Il pio Tommaso da Kempis ci dà questo devoto consiglio: "Quando dite o ascol­tate la Messa, ricordatevi che partecipate ad un'opera così gran­de ed ammirabile come se in quello stesso giorno Gesù Cristo discendesse dal Cielo e si incarnasse nel seno della Vergine Maria". Quale sarebbe la nostra felicità se nostro Signore ritor­nasse visibilmente sulla terra! Chi non si affretterebbe ad anda­re ad adorailo, a domandargli grazie? Perché, dunque, non an­diamo alla Messa? Ohimè! Non ho che una risposta da dare: la nostra fede è molto debole e conosciamo troppo imperfettamente questo divin beneficio.

Le meraviglie della transustanziazione [SM=g27998]

Vedremo ora in quale maniera mirabile Gesù Cristo opera questo mistero. La fede ci insegna che, prima della consa­crazione, quando il sacerdote prende l'Ostia ha fra le mani del pane; ma al momento stesso in cui pronuncia le parole della consacrazione, questo pane, per virtù della divina onnipotenza, diventa il vero Corpo di Gesù Cristo. Aggiungo che il preziosis­simo Sangue si trova nello stesso tempo per concomitanza, in quel sacro corpo, perché un corpo vivente non può essere privo del sangue. quale incomparabile mistero, che grande miracolo! Non è infatti il più strepitoso dei miracoli vedere del pane dive­nire Dio e il vino transustanziarsi nel sangue del Salvatore? Non è il prodigio dei prodigi che non vi sia più né pane, né vino, ma che restino le sole apparenze? Sì, perché la santa Ostia ed il preziosissimo Sangue conservano il colore, l'odore ed il gusto che gli alimenti transustanziati avevano prima. Non è la meravi­glia delle meraviglie che le specie sussistano realmente senza aderire a nulla? Esse sono sostenute in una maniera sopranna­turale, come se il tetto di una casa restasse sospeso in aria dopo il crollo delle mura. Non è cosa superiore ad ogni legge il fatto che Gesù Cristo, avendo la statura di un uomo, si faccia piccolo fino al punto di essere contenuto in un'Ostia? Che dico? Nella minima particella di un'Ostia?

Ecco gli effetti della potenza del Salvatore messa a di­sposizione del suo amore. questo pensiero confondeva santa Geltrude: "Un giorno, durante la Messa, ero umilmente pro­strata e dicevo a nostro Signore, immediatamente prima della Consacrazione: "O dolce Gesù, l'opera che state per compiere è così eccellente che io, povera creatura indegna, non oso alzare lo sguardo fino ad essa; mi basta potermi abbassare nella più profonda umiltà, aspettando che voi mi doniate la mia parte del Sacrificio che procura la vita di tutti gli eletti". Gesù mi rispose:

"Dal canto tuo abbi la ferma risoluzione di servirmi anche in mezzo alle più grandi pene, affinché questo Sacrificio, che è sa­lutare ai vivi ed ai morti, si compia in tutta la sua eccellenza, ed avrai aiutato l'opera mia""

Come santa Geltrude, nel momento della Consacra­zione, riflettete al gran miracolo operato da Dio sull'altare e concepite un ardente desiderio di vedere l'immolazione di Gesù, di contribuire alla maggior gloria della Santissima Trinità e alla salute dei fedeli. Con questa intenzione, ripetete le belle parole della santa: "O dolcissimo Gesù, l'opera che state per compiere è così eccellente, che nella mia indegnità non oso contemplarla, e perciò mi sprofondo nell'abisso del mio niente e attendo la mia parte, quantunque non l'abbia meritata, perché quest'ope­ra sarà supremamente profittevole a tutti gli eletti. O dolce Gesù Dio voglia che io possa contribuirvi! Mi ci adopererò con tutte le forze e malgrado le pene più dure, starò unita a te, affinché il tuo Sacrificio serva ai vivi ed ai morti e raggiunga pienamente il suo fine. E tu, Signore, accorda al celebrante e agli assistenti tutte le grazie necessarie per conseguire questo scopo

Grandezza del potere sacerdotale

Considerate la grandezza del potere di consacrare che Gesù Cristo accorda ai sacerdoti: "La potenza di mio Padre ècosì grande - dice nostro Signore al beato Alano de la Roche - che ha creato dal niente il cielo e la terra, ma quella del sacerdo­te è tale che fa nascere il Figlio di Dio stesso nell'Eucaristia e per questo Sacramento e per questo Sacrificio augusto, il tesoro del­la salute passa nelle mani degli uomini Salvatore aggiunge: "È la maggior parte della gloria di Dio, è la principale gioia della mia santa Madre, è la delizia dei beati, il miglior soccorso dei vivi, la più grande consolazione dei morti". Ripetiamo dun­que le parole di san Giovanni: "Dio ha tanto amato il mondo che gli ha dato il suo unico Figlio, affinché tutti quelli che crederanno in Lui non siano perduti, ma abbiano la vita eterna Dio ci ha dato prova di questo grande amore quando ha man­dato al mondo il suo Figliolo unico. Ogni giorno e ogni ora ce lo prova nuovamente nel far scendere dal Cielo lo stesso Verbo per riprodurre lo stesso mistero. Con l'Incarnazione di Nazareth, Gesù Cristo ha acquistato un tesoro infinito di meriti, facendovi partecipare tutti quelli che ascoltano o celebrano devotamente la Messa. Eccone un interessante esempio. Si racconta nella cro­naca dei Frati Minori che il beato Giovanni della Verna offriva il divin Sacrificio con un gran fervore e provava spesso tante dolcezze spirituali che ne era come oppresso. Il giorno dell'As­sunzione della santa Vergine, doveva officiare solennemente, ma appena salito all'altare, provò dei trasporti interni così vivi che temette di non poter arrivare in fondo. La sua apprensione si realizzò ben presto. Arrivato alla Consacrazione, il beato consi­derava l'amore immenso che da tutta l'eternità aveva spinto Gesù Cristo a discendere dal cielo per rivestire la natura umana e rinnovare continuamente la sua Incarnazione nella santa Mes­sa, quando sentì il cuore struggersi e gli mancò la forza di pro­nunciare le parole sacramentali. Finalmente disse: "Hoc est enim..." senza poter terminare. Il padre Guardiano e un altro religioso si avvidero di questa interruzione e accorsero presso di lui per aiutarlo. Gli assistenti credettero che l'avesse colpito un improvviso malore. Finalmente poté pronunziare le parole:

"...Corpus meum". Vide subito l'Ostia cambiarsi in un piccolo fanciullo, nel quale riconobbe il Bambino Gesù . Il Salvatore allora gli svelò la profonda umiltà che lo spinse a farsi uomo e a rinnovare l'Incarnazione nella Messa. questa rivelazione finì per annientare le forze del religioso che cadde a terra, privo di sensi. Ma il Guardiano e l'altro padre che stavano vicino a lui lo sostennero, mentre altri gli facevano respirare dei sali che lo ri­chiamarono in vita. Benché restasse spossato fino al punto di non poter muovere le membra, né alzare le mani per fare il se­gno della croce, terminò il santo Sacrificio, assistito dal suo su­periore. Ma perse i sensi per la seconda volta e dovettero portar­lo in sacrestia. Aveva tutta l'apparenza di un cadavere, il corpo ghiacciato, le dita contratte, e restò in questo stato molte ore e tutti lo piangevano come morto. quando ritornò in sé, lo pre­garono per amor di Dio, di dire ciò che gli era successo e ciò che aveva visto nella sua estasi. Cedette alle ripetute istanze e rac­contò : 'Al momento della consacrazione riflettevo sull'amore immenso che ha spinto nostro Signore a farsi uomo e a rinnova­re l'Incarnazione ad ogni Messa; allora il mio cuore è diventato molle come la cera calda e la mia carne mi è sembrata priva di ossa. Non potevo né sostenermi, né pronunziare le parole sacramentali. quando, dopo molti sforzi, finalmente riuscii a difle, vidi fra le mie mani, al posto della santa Ostia, il dolce Bambino Gesù, del quale un solo sguardo mi trafisse fino al fondo del­l'anima e mi tolse interamente le forze. Caddi svenuto, ma re­stai infiammato di amore per questo divino Pargoletto". Il beato Giovanni aggiunse ancora molti particolari sulle impressioni che aveva provato durante quel rapimento e spiegò alle anime pie l'amore infinito che ci dimostra Gesù nel santo Sacrificio.

Molti santi personaggi hanno provato le stesse conso­lazioni di Giovanni della Verna. Se anche voi aveste la pia abi­tudine di assistere alla santa Messa provereste, come lui, ineffabili delizie.

CAPITOLO QUINTO

NELLA SANTA MESSA GESÙ RINNOVA LA SUA NASCITA


La Chiesa cattolica canta per tutta la terra il dolce mi­stero della nascita di risto. "In quel giorno la soavità scenderà dalle montagne e le colline stilleranno latte e miele". Nel giorno di Natale, Colui che è la sorgente di ogni dolcezza, ha addolcito tutto portando dal Cielo la vera gioia, ha annunciato la pace agli uomini di buona volontà, ha consolato gli afflitti; in breve, col suo felice avvento ha riempito l'universo di benedizione.

quale immensa gioia provò l'eterno Padre quella not­te in cui vide nascere, dalla Vergine Maria, il Figlio amatissimo che Egli aveva generato prima di tutti i secoli! Che delizia fu per il Figlio avere una Madre in terra e un Padre nel Cielo!

Che felicità per lo Spirito Santo quando Colui per il quale era unito a Dio Padre da tutta l'eternità, con il legame di un indissolubile amore, si incarnò con la sua cooperazione e riunì in una stessa persona la natura divina e l'umana. Di quale soavità non foste inondata voi, o Maria, quando, nel contem­plare Gesù, pensaste che Egli non era soltanto Figlio vostro, ma ancora Figlio di Dio! quanto furono privilegiati gli uomini di allora che poterono vedere coi loro occhi quel Bambino di be­nedizione! quanto dovettero essere lieti e commossi quei pasto­ri ai quali gli angeli annunciarono la sua nascita! E come si af­frettarono ad andare a Betlemme per adorarlo! Chi potrà de­scrivere la felicità dei pii israeliti al giungere di questo giorno affrettato dai loro desideri, all'annuncio che fu dato loro da Simeone e da Anna che la promessa così lungamente attesa era finalmente compiuta? La loroflelicità e incommensurabile e de­gna di considerazione, ma la nostra sorpassa la loro, poiché ogni giorno possiamo contemplare con gli occhi della fede il dolce Bambino Gesù e partecipare continuamente alla gioia della sua nascita! "Le parole del Vangelo e delle profezie ci infiammano talmente - dice un santo papa - che ci sembra di onorare la nascita del Salvatore, non come un avvenimento ormai passato, ma come se fosse attuale, perché noi pure riceviamo l'annuncio degli angeli ai pastori: "Ecco che vi annuncio una grande gioia: oggi è nato il Salvatore". Tutti i giorni, volendo, possiamo as­sistere a questa beata nascita nella santa Messa, nella quale è rinnovata e continuata. questa è pure la dottrina di santa Ildegarda: "quando il pane e il vino sono cambiati nel Corpo e nel Sangue di nostro Signore - dice nelle sue Rivelazioni - la nascita del Salvatore appare come in uno specchio". questa testimonianza conferma le mie parole e prova sufficientemente che il Cielo prende viva parte a questo grande atto, compiuto ormai da duemila anni. Desiderate sapere da chi e come nasce Gesù Cristo? Ascoltate san Girolamo: "I sacerdoti chiamano Gesù Cristo alla vita per mezzo delle loro labbra consacrate ". E come se il santo Dottore dicesse che Gesù Cristo nasce dalle labbra del sacerdote quando pronuncia le parole della consa­crazione. Il papa Gregorio XIII afferma la stessa cosa, quando raccomanda ai sacerdoti prima di salire all'altare di dire: "Vo­glio celebrare la santa Messa e formare il Corpo e il Sangue di nostro Signor Gesù Cristo". La Chiesa fa ancora di più quando ci ordina di cantare il cantico che gli angeli fecero echeggiare nella notte di Natale: "Gloria a Dio in cielo e pace in terra agli uomini di buona volontà". Non sembra anche a voi di ricevere, come i pastori, il messaggio dei celesti spiriti? "Vi annuncio una grande gioia: oggi è nato il Salvatore. Troverete il Bambino av­volto nelle fasce e coricato in una mangiatoia". Immaginate che il vostro angelo custode vi dica: "Rallegrati, figlio mio, il Salva­tore sta per nascere nuovamente per la tua salute e lo vedrai sotto la forma della santa Ostia". Ma anche se il vostro angelo non vi parlasse così, la fede vi insegna che il fatto è questo.

Che fortuna per voi se ci credete fermamente! E quale immensa gio­ia vi è riservata se vi comporterete con il divino Fanciullo come coloro che furono degni di contemplarlo con gli occhi del cor­po! Nelle antiche leggende si racconta di un santo personaggio che di tanto in tanto, quando il SS. Sacramento era sull'altare o innalzato fra le mani del sacerdote, lo vedeva prendere la forma di un piccolo fanciullo. Nella Vita dei Padri leggiamo la relazione di un fatto simile che avvenne durante la Messa di un sacerdote chiamato Plego. Ma ciò che allora appariva agli occhi carnali, può essere percepito ogni giorno dal nostro occhio spirituale e dappertutto, dove si dice la santa Messa. San Luigi informato di un prodigio di questo genere che si ammirava in quei giorni nei dintorni di Parigi, rispose alle persone che lo esortavano ad an­darlo a vedere: "Possono andarci quelli che non credono, io vedo Gesù vivente tutti i giorni alla Messa". Cito questa risposta, ispi­rata a una fede profonda, per mostrarvi che noi possediamo Gesù presente sull'altare, presente dico, non in una maniera immagi­naria o puramente spirituale, ma realmente e corporalmente. Insomma lo stesso Gesù che è nato dalla santa Vergine a Betlemme e che i Re Magi hanno adorato. Gli accidenti soltan­to ci impediscono di vederlo fisicamente, ma il nostro occhio interiore, rischiarato dalla fede, squarcia il velo e ci convince della reale presenza. Le ragioni per le quali Gesù si nasconde sono molte; la principale è quella di farci esercitare molto la fede e procurarci così un' occasione di merito. E per confermar­ci in questa stessa fede, in molte circostanze si è mostrato ai cri­stiani ed anche ai giudei ed agli idolatri.

Prodigi che rivelano la presenza reale di Gesù nel sa­cramento dell'altare

Alberto Kranz racconta che Carlo Magno aveva com­battuto molti anni contro i Sassoni, per il desiderio di strapparli all'idolatria. questi barbari vinti ed anche battezzati erano pur sempre eccitati all'apostasia dal loro capitano Wittikindo. Per la dodicesima volta, l'imperatore compariva in Sassonia con nu­merose truppe: era in tempo di quaresima e quando giunse la Pasqua comandò a tutta la sua armata di prepararsi devota­mente per ricevere la Comunione. La festa fu celebrata al cam­po imperiale con molta pietà. Wittikindo aveva un gran deside­rio di vedere la magnificenza del culto cristiano e per raggiun­gere il suo scopo lasciò i suoi abiti preziosi, si copri di cenci e andò da solo al campo chiedendo l'elemosina come un mendi­cante qualunque. In tal modo il Venerdì santo poté osservare che l'imperatore e i suoi soldati visibilmente contriti digiunava-no rigorosamente e pregavano con fervore. Li vede poi confes­sarsi e prepararsi alla Comunione. Il giorno di Pasqua assistette alla Messa e quando il sacerdote fu arrivato alla Consacrazione, Wittikindo vide fra le sue mani un bambino incomparabilmente bello e si sentì preso da un'ineffabile dolcezza. Per tutta la fun­zione non cessò di guardare il celebrante e quando i soldati an­darono alla santa Comunione vide con grande meraviglia che ognuno di loro riceveva un bambino che, però, da qualcuno andava con grande gioia, mentre non voleva andare da altri dibattendosi con le mani e con i piedi, benché fosse costretto a sottomettersi.

Il capitano Wittikindo non poteva riaversi dalla mera­viglia che questo inaudito mistero gli suscitava. Dopo la funzio­ne usci dalla chiesa, si confuse coi poveri e tese la mano a quelli che uscivano dal luogo santo. L'imperatore dava ad ognuno qualche cosa, ma quando fu davanti a Wittikindo, uno dei suoi servi, che l'aveva riconosciuto dal dito storpio, l'avverti: "Perché il capo dei Sassoni si nasconde sotto l'apparenza di un mendi­cante?", esclamò Carlo. Wittikindo si spaventò al pensiero di essere accusato di spionaggio e rispose subito: "Sire, non inter­pretate male la mia condotta; se ho agito così è stato all'unico fine di assistere liberamente alle funzioni dei cristiani". "Che hai visto?", soggiunse l'imperatore. "Un prodigio tale di cui non ho mai sentito parlare e che non so neanche spiegare". Raccon­tò allora quello di cui era stato testimone il Venerdì santo, quello che aveva visto alla Messa di Pasqua e domandò il significato di un fatto così straordinario. L'imperatore, meravigliato che Dio avesse accordato, ad un pagano indurito, una' grazia così insi­gne, negata a tanti santi, quella cioè di vedere il Bambino Gesù nell'Ostia, gli spiegò il motivo della tristezza del Venerdì santo e del digiuno, della confessione e della Comunione. questa spie­gazione toccò talmente il cuore di Wittikindo che abiurò il paganesimo e dopo essersi fatto istruire, ricevette il Battesimo. Non contento di tutto questo condusse con sé dei sacerdoti che a poco a poco convertirono al cristianesimo il Ducato di Sassonia.

questa storia è bene indicata per ravvivare la nostra fede nella presenza reale di Gesù nell'Ostia. Gesù Cristo rende invisibile ai nostri occhi prevaricatori la sua bellezza ma non già agli occhi di Dio e dell'esercito celeste. Ad ogni Messa Egli ap­pare in un tale splendore che la SS. Trinità ne riceve una gloria infinita e la beata Vergine Maria, gli angeli e i santi ne provano gioia ineffabile, come ha rivelato Gesù Cristo al beato Mano de La Roche.

Adorazione degli angeli

Quando gli angeli vedono Gesù nell'Ostia, si inginoc­chiano umilmente davanti a Lui e lo adorano con lo stesso ri­spetto che ebbero davanti alla mangiatoia, compiendo per la seconda volta la profezia applicata da san Paolo al mistero di Natale: "quando Dio introdusse sulla terra il suo Figliolo, disse: "Lo adorino tutti gli angeli". questi celesti spiriti, presi da un santo timore, come canta la Chiesa nel Prefazio, si uniscono in una comune allegrezza per lodare e celebrare la maestà divina. Uniamoci a loro ed esaltiamo il dolce Gesù che ad ogni Messa rinnova lo stesso mistero per farcene più largamente partecipi. Nessun essere umano potrebbe degnamente spiegare una così sublime verità e solo la scienza degli angeli sarebbe sufficiente, perché essi soli vedono le delizie che la celebrazione della Messa procura a tutto il Cielo. Per noi è impossibile concepire la gioia che ne prova la divinità.

La SS. Trinità, senza acquistare, né perdere niente di se stessa, attinge tutta la sua bellezza dall'unione delle sue tre Persone distinte in una comune essenza. Lo Spirito Santo dice della Sapienza increata, cioè del Figliolo di Dio: "Essa è lo splen­dore della luce eterna, lo specchio senza macchia della maestà divina, l'immagine della sua bontà". questo specchio da tutta l'eternità è davanti agli occhi del Padre, che si contempla gu­stando una felicità infinita. Egli si vede quale è attualmente e quale rimarrà eternamente, cioè il Signore grande, glorioso, sa­piente, onnipotente, bello e ricco e tutto ciò in un grado infinito. La contemplazione incessante della sua fedele immagine è per Lui un godimento così soave, così perfetto che costituisce da solo la sua completa beatitudine. questo stesso specchio imma­colato fu posto nuovamente sottoi suoi occhi alla nascita di Gesù, perché Egli è ricoperto dalla più nobile natura umana, adorno di ogni virtù e sfavillante di tutte le perfezioni. A questa vista, il Padre celeste provò, a nostro modo di dire, nuove delizie alle quali fece partecipare tutta la corte celeste. Ed è perciò che i celesti spiriti, nella notte di Natale, cantarono un inno così me­lodioso che la terra ne fu rapita ed i pastori trasalirono di allegrezza. E ripetendo Glona in excelsis i cori celesti si affrettaro­no verso Betlemme, si prostrarono davanti al neonato ed adora­rono la sua divinità. quello che è successo visibilmente una vol­ta sola si rinnova ogni giorno sull'altare dove il Figlio unico di Dio nasce dalle parole del sacerdote e si fa di nuovo uomo. Non si crea certamente un nuovo Gesù, ma si moltiplica la presenza reale di Gesù Cristo. La sua umanità, riprodotta in virtù della transustanziazione si trova lì dove non era prima e resta real­mente sotto le specie della santa Ostia, finché le specie si conser­vano incorrotte. Dico finché si conservano incorrotte, perché quando cominciano a corrompersi Gesù Cristo si ritira. Ciò ètanto vero che se Gesù Cristo non esistesse che sotto queste spe­cie e queste fossero distrutte, Egli sparirebbe con esse e non ci sarebbe più Gesù né in Cielo né in terra.

L'Eucaristia glorifica il Padre

quando il Verbo fatto carne nasce di nuovo per mezzo delle parole del sacerdote, quando questo specchio di giustizia èinnalzato dalle mani del sacerdote e presentato a Dio dal cele­brante e dal popolo, quali saranno le gioie e le delizie che risen­tirà il Padre celeste? Lingua umana non può descriverle, perché la nostra intelligenza non è in grado di comprenderle, ma certa­mente non sono inferiori a quelle che Egli gustò nella notte di Natale, perché tanto nell'uno che nell'altro caso ha sotto gli oc­chi Colui del quale ha detto: "questi è il mio Figlio diletto nel quale ho posto tutte le mie compiacenze" Ma ecco la differen­za: Gesù di Betlemme era ricoperto di una carne mortale, men­tre nella santa Ostia il suo glorioso corpo, adorno delle sue sacre piaghe, come da cinque pietre preziose, è immortale. A Betlemme nacque corporalmente, mentre sull'altare nasce in maniera mi­stica e reale insieme.

Queste delizie sorpassano tutte quelle che l'Altissimo gusta nelle lodi degli angeli, nelle adorazioni dei santi, nelle buone opere degli uomini, essendo la santissima umanità di Cristo, unita ipostaticamente alla divinità, la sola capace di onorare ed amare la SS. Trinità, secondo la sua infinita amabilità. Possono dar­cene un'idea le parole che nostro Signore disse a santa Matilde: "Io solo so e comprendo perfettamente come mi immolo ogni giorno sull'altare, per la salute dei fedeli, cosa che non possono comprendere interamente né i Cherubini, né alcun'altra poten­za celeste". Sì, soltanto Gesù Cristo conosce quanto il suo amo­re e la sua oblazione quotidiana siano graditi a Dio nella Messa. Egli compie questo doppio ministero di amante e di vittima con una suprema soavità ed una compiacenza che sorpassa ogni in­tendimento. L'intero cielo ammira con occhi pieni di sorpresa e con cuore estasiato, senza poter misurare l'estensione della gio­ia divina. E poiché questo si riproduce ogni giorno, ad ogni ora, chi potrà calcolare l'incommensurabile effetto di tante migliaia di Messe? O mio Dio, la tua felicità mi rapisce e i miei desideri si riducono ad uno: che tanta felicità non sia mai turbata dall'in­differenza di coloro che assistono a questo augusto Sacrificio! O Gesù, ti prego di volere, ad ogni Messa, amare e letificare, per me, la SS. Trinità e di supplire sovrabbondantemente all'amore che ho trascurato di testimoniarle e alla gioia che avrei dovuto procurarle.

L'Eucaristia, fonte di frutti salutari

Vediamo ora quali salutari frutti riceve il mondo pec­catore dalla nuova nascita di nostro Signore. Isaia profetizzava così la venuta del Messia: "Ci è nato un Bambino, ci è stato dato un figlio". Possiamo dire lo stesso, dopo ogni consacra­zione: "Ci è stato dato un Bambino!". Che ricco dono! Che dono prezioso! questo Bambino è veramente il Figlio del Pa­dre onnipotente, viene da un lontano paese di gioia, dal cele­ste paradiso, fertile in delizie. Egli ci porta immense ricchezze: la grazia e la misericordia divina, la purezza, il perdono e la remissione delle pene, il miglioramento della vita, il favore di una buona morte, l'accrescimento della gloria celeste, il bene­ficio del nutrimento temporale, una protezione sicura contro il peccato e lo scandalo e tutte le divine benedizioni. Egli è pron­to a prodigare questi tesori a tutti quelli che ascoltano la Mes­sa con pietà.

Consideriamo attentamente il testo di Isaia e vi trove­remo un altro insegnamento. Il profeta dice chiaramente: "Ci è nato un Bambino, ci è dato un figlio". Che cosa significano que­ste parole applicate alla nascita sacramentale di Gesù, se non che Egli diviene nostra proprietà con tutto quello che è, con tutto ciò che possiede e con tutto quello che opera sull'altare? Così sono nostri l'onore, le azioni di grazie, le soddisfazioni, gli omaggi che Egli offre alla Santissima Trinità. Che immensa con­solazione, dunque, è per colui che ascolta la Messa, il sapere che non solamente gli appartiene il santo Sacrificio, ma lo stesso Gesù! Se nella notte di Natale foste stati nella grotta di Betlemme, certamente avreste preso il Bambino Gesù nelle braccia, lo avreste offerto al suo eterno Padre e innalzandolo verso di Lui, lo avre­ste pregato di abbassare sopra di voi, per amore di questo diletto Figlio, i suoi sguardi di misericordia. Dubitate forse che non vi avrebbe ricolmato delle sue grazie? No, ebbene fate altrettanto alla Messa, specialmente nell'Avvento e nelle feste di Natale; recatevi in spirito all'altare, prendete Gesù fra le braccia e offri­telo al Padre suo.

Annientamento di Gesù nella S. Eucaristia

Resta ancora da trattare un punto importantissimo e cioè che il Salvatore nasce sull'altare in una maniera mistica e prende una forma tanto umiliante da meravigliare il Cielo e la terra.

La sua prima Incarnazione e la sua prima nascita sono descritte da san Paolo in termini chiari: "Fratelli miei - dice il grande apostolo - dovete avere i medesimi sentimenti che ebbe Gesù Cristo. Egli, essendo in forma di Dio, non ha ritenuto come un'usurpazione questa sua uguaglianza, eppure si è annientato prendendo la forma di servo, divenendo simile agli uomini e giudicato all'esterno come uomo. Si è abbassato e si è fatto ob­bediente fino alla morte e alla morte di Croce"

Chiunque rifletta sulla nascita mistica del Salvatore vi troverà un'umiliazione ancora più grande. Perché se a Betlemme era simile agli altri bambini, o meglio se aveva la forma del più bello dei bambini, sull'altare si annienta sotto le apparenze del pane. Chi mai sentì pailare di un tale abbassamento? Gesù Cri­sto può dire veramente col profeta re: "Sono un verme della terra e non uomo, oggetto di scherno per gli uomini, di disprez­zo per il popolo". Chi bada a questa minima particella? Chi l'adora? Chi gli rende gli onori divini? Ohimè! quasi nessuno! quanto e come nostro Signore si abbassa, come si sottrae agli onori che sono dovuti alla sua presenza! Dov'è la sua gloria, la sua onnipotenza? Dove l'imponente maestà che fa tremare la corte celeste? Vi ha rinunciato per abbandonarsi al disprezzo. Egli è il Verbo di Dio e non può articolare una parola; ha creato il firmamento e non può muovere né il piede, né la mano; l'uni­verso stesso non può conteneilo e si è rinchiuso come prigionie­ro in una piccola Ostia! Nel Cielo è assiso su di un trono abba­gliante, sui nostri altari è giacente, legato come l'agnello del sa­crificio. quale annientamento! Incomparabile amore che ha ri­dotto in questo stato l'amante dell'anima umana. Ma questo non è tutto: si assoggetta alla volontà di ogni sacerdote e non soltanto di quelli pii, ma anche degli indifferenti e dei tiepidi e si abbandona fra le loro mani fino al punto che essi possono disporre di Lui a loro piacere. Grande meraviglia! Non rifiuta di essere benedetto da loro, benché, come dice san Paolo: "L'infe­riore riceve la benedizione del superiore". Come mai Gesù Cri­sto, infinitamente superiore al sacerdote, consente di essere be­nedetto da lui? E un fatto che il sacerdote benedice la santa Ostia fino a quindici volte dopo la Consacrazione, proprio quando èdivenuta il vero Corpo e il vero Sangue del Salvatore,! quando Giovanni incontrò Gesù sulle rive del Giordano esclamò: "Io devo essere battezzato da te, e tu vieni a me?". Grande e tre­menda lezione per i sacerdoti! Essi dovrebbero dire al Salvatore: "Signore Gesù, sono io che ho bisogno di essere benedetto da te e tu vuoi ricevere la benedizione di un peccatore!". Non certo come uomo il sacerdote traccia il segno della croce sulla santa Ostia, ma egli pronuncia la benedizione di Dio Padre.

Non è sorprendente che Dio si serva di un uomo per benedire il più santo degli olocausti! Perché il Salvatore si umilia così? Ascolta­te ed ammirate. Una delle ragioni principali è quella di disar­mare la collera di Dio e di allontanare il castigo che minaccia il peccatore. Non vi è miglior mezzo per placare il proprio nemico che umiliarsi davanti a lui, implorando il suo perdono. Ne ab­biamo un notevole esempio a proposito dell'empio Acab. Elia annunciò a questo principe che il Signore, giusto vendicatore dei delitti suoi e della sua famiglia, lo avrebbe punito con morte violenta insieme alla moglie e ai suoi bambini, che nessuno di loro sarebbe stato sepolto e che i loro corpi sarebbero stati divo­rati dai cani. A questa notizia Acab si stracciò gli abiti reali, si rivestì di cilicio, si copri con un sacco grossolano e si allontanò a testa bassa. Allora Dio disse ad Elia: "Hai visto come Acab si èumiliato davanti a me?". "Sì", rispose il profeta. Il Signore ri­prese: "Giacché si è umiliato per me, non gli farò male durante la vita e soltanto alla sua morte mi vendicherò sulla sua fami­glia".

Se questo empio re di cui, secondo la testimonianza dei Libri santi non e mai esistito uno simile" è riuscito, con la sua umiltà, a far sì che l'onnipotente Iddio revocasse la terribile. sentenza pronunciata contro di lui, che cosa Gesù, così umiliato sugli altari, non otterrà mai dal Padre celeste? Lo stato in cui si riduce per i peccatori che, per la malizia e l'orgoglio, hanno meritato un giusto castigo, non è mille volte più commovente di quello di Acab? Si spoglia delle vesti di gloria, per nascondersi sotto le apparenze della santa Ostia, come sotto un duro cilicio: non si allontana con la testa china, ma sull'altare sta in atteggia­mento di un verme della terra e, dal fondo del cuore, scongiura il Padre suo, con grida supplichevoli, di perdonarci e risparmiarci. Davanti a un tale spettacolo Dio non dirà dunque ai suoi angeli: `Avete visto come il Figlio mio si è umiliato al mio cospetto?". E gli angeli risponderanno: "Sì, o Signore e noi siamo confusi per tanto abbassamento!". "Poiché mio Figlio si è così annientato per amore dei peccatori, - aggiungerà il Padre celeste - io riter­rò la mia collera e per quanto grandi siano le iniquità degli uo­mini non procederò con rigore verso di loro". Non c'è dubbio, se Dio giusto risparmia la vita del colpevole o non lo punisce per i suoi delitti, questo avviene perché il reo ha assistito alla santa Messa e partecipato così all'ammenda del Salvatore, umiliato per lui. Cristiani, siate riconoscenti a quest'adorabile vittima e ditele dal fondo del cuore: "O dolcissimo Gesù, ti siano rese lodi e onore, per l'amore che a ciascuna Messa ti fa scendere dal Cielo, per quell'amore che cambiando il pane e il vino, nella tua Carne e nel tuo Sangue, ti tiene schiavo sotto queste umili appa­renze, disarma la collera del Padre tuo e ci ottiene la remissione delle pene dovute ai nostri peccati! Ti ringraziamo dal fondo del cuore, per questo inestimabile Sacrificio; ti lodiamo, ti esaltia­mo, ti benediciamo, ti glorifichiamo con tutte le nostre forze e preghiamo il celeste esercito di unirsi a noi, per supplire all'in­sufficienza delle nostre azioni di grazie. Ti supplichiamo ancora di aprire gli occhi del nostro spirito, affinché, conoscendo sem­pre meglio questo dolce mistero, possiamo più degnamente ono­rarlo ed applicarlo alla nostra salute".

Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 08:28. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com