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La Santa Messa, il Sacrificium (un capolavoro da non perdere!)

Ultimo Aggiornamento: 07/09/2009 17:14
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07/09/2009 16:59

CAPITOLO QUATTORDICESIMO

LA SANTA MESSA E IL PIÙ EFFICACE SACRIFICIO DI IMPETRAZIONE


Dio, sotto la legge mosaica, non aveva ordinato ai giudei di offrirgli soltanto olocausti per glorificarlo, ma anche sacrifici di pace, il cui fine era di ottenere beni temporali e di allontanare i mali. Questi sacrifici di pace o di preghiera erano di grande efficacia e per mezzo di essi Israele riceveva abbondanti benedi­zioni e grazie di preservazione non meno preziose.

Nella Sacra Scrittura si legge che gli israeliti, minacciati di sterminio dai filistei, domandarono a Samuele di pregare per loro. questi immolò un agnello e implorò il soccorso del Signore e subito il nemico fu preso dallo spavento, messo in fuga e disfatto. Quando Dio colpì il popolo d'Israele con la peste, David offrì un sacrificio di pace e il flagello scomparve. Nella Sacra Scrittura troviamo molti esempi di preghiere esaudite in virtù dei sacrifici. Ora, se Dio ha dato ai giudei, gente dal cuore duro, un mezzo così potente, come dubitare che i cristiani non ne abbiano ricevuto uno ancora più potente, per ottenere i beni materiali e spirituali e per sfuggire alle calamità temporali ed eterne? Questo mezzo è la santa Messa. Dio che si è mostrato così generoso verso coloro che gli offrivano un agnello, potrà rifiutarci qualche cosa quando gli offriamo sull'altare l'Agnello celeste, vittima senza macchia, immolata per noi?

E così la Chiesa è trattata molto meglio della Sinago­ga, poiché, mentre nell'antica legge, a causa della loro imperfe­zione, i sacrifici erano molteplici e ciascuno di essi era celebrato con un rito particolare, la Chiesa, che ne ha uno solo, l'offre in tutte le circostanze e ottiene, nonostante la sua apparente po­vertà, grazie più abbondanti di quelle che ottenevano, con tutte le loro risorse, i giudei.

Fini per i quali può essere offerta la S. Messa

Il Concilio di Trento ci insegna che si può offrire la santa Messa con differenti intenzioni: "Se qualcuno dice che il Sacrificio della Messa è solo un sacrificio di lode o di ringrazia­mento, o una semplice rappresentazione del Sacrificio compiu­to sulla Croce e non Sacrificio di propiziazione, o se dice che non serve ad altri che a colui che si comunica e non può essere offerto per i vivi e per i morti, per la soddisfazione dei peccati, per la remissione delle pene e per le altre necessità, sia anate­ma!". Queste parole sono un articolo di fede e perciò senza dubbio la Messa può essere detta a più fini e per essa otteniamo mille favori differenti. Possiamo ascoltarla o farla celebrare per la maggior gloria di Dio, per la più grande gioia della santissima Vergine, in onore degli angeli e dei santi, per la nostra salute eterna, per conservare o recuperare la salute fisica, per essere preservati dal male, per ottenere il perdono dei peccati, l'emendazione della vita e la grazia di una buona morte. E tutto questo possiamo domandarlo per i nostri parenti ed amici, per il mondo intero, nonché per la liberazione delle anime del purga­torio.

La S. Messa, sacrificio di impetrazione

I Dottori della Chiesa ci insegnano quale valore ha questo Sacrificio per impetrare una grazia: "E’ veramente effi­cace - dice Marchant - a causa della dignità della vittima, poiché il principale sacrificatore è infinitamente gradito alla divina Maestà. I meriti offerti da Lui sono inesauribili e la sua passio­ne, il suo sangue, le sue piaghe hanno una virtù senza limiti, perciò Dio non ricusa niente, qualunque sia il numero di quelli che implorano Gesù.". San Lorenzo Giustiniani conferma la stessa dottrina dicendo: "Nessun sacrificio è così utile, così gran­de, così gradito al Signore come il santo Sacrificio della Messa, nella quale gli sono nuovamente offerti i meriti del nostro me­diatore e se il sacerdote che dice la Messa e il popolo che l'ascol­ta pongono davanti ai suoi occhi questa Passione e questa morte dolorosa, le loro preghiere saranno infallibilmente esaudite".

Sotto l'antica legge Dio proibiva ai giudici di accettare regali: "Tu non guarderai alle persone, né riceverai doni, per­ché i doni accecano gli occhi dei sapienti ed alterano le parole dei giusti". Proibizione prudentissima: infatti è impossibile che un ricco dono non influisca sulla rettitudine del giudizio, né c'è cuore abbastanza fermo che resti indifferente, come non c'è bi­lancia che non penda dal lato dove grava una somma d'argento. Se è così nelle cose umane, credete forse che non sia altrettanto nell'ordine divino? Oh! Dio non ha un cuore di pietra, ma un cuore sensibile e perciò riceverà con gioia un dono, qual è la santa Messa e modificherà la sua sentenza. Fra Dio e l'uomo c'è questo divario: se i doni, al dire della Scrittura, accecano l'uo­mo, non possono oscurare gli occhi della Sapienza infinita e con la pienezza dei suoi lumi Dio mitiga la sua sentenza, allorché gli offriamo questo divino Sacrificio, di modo che siamo certi che nel momento in cui lo riceve dalle nostre mani, la sua giustizia si unisce alla sua misericordia per compiere le nostre speranze.

"Nella Messa - dice Kisseli - non imploriamo soltanto la misericordia, ma ci indirizziamo anche alla giustizia. Infatti noi offriamo l'umanità di Cristo, che per l'unione ipostatica è stata nobilitata al più alto grado e che per la gloria del Padre suo e per la nostra salute, è stata flagellata, coronata di spine, croci­fissa. Offriamo le sue ferite, le sue lacrime, il suo sangue prezio­so. Tutto questo è nostro in maniera che comperiamo ad un altissimo prezzo le grazie che domandiamo".

Con l'oblazione del santo Sacrificio diamo anche più di quello che possiamo ricevere e perciò non c'è motivo di teme­re che una preghiera così ragionevole possa essere rigettata. Noi infatti chiediamo cose terrene e offriamo una vittima divina.

Non saremo, dunque, esauditi da un Dio liberalissimo, che non lascia senza ricompensa neppure il bicchiere d'acqua dato in suo nome, quando gli presentiamo con fervore il calice pieno del Sangue del suo Figliolo, sangue divino che domanda grazia per noi, ed invoca ad alte grida la misericordia?

"Qualunque cosa domanderete al Padre, nel nome mio, egli ve la concederà"

Nell'ultima Cena il Salvatore ha promesso che tutte le richieste fatte al Padre suo, in suo nome, saranno accolte favore­volmente. Ora, troveremo noi una migliore occasione della Messa, della Messa dico, dove Gesù immolato per noi è posto davanti agli occhi del Padre suo, per presentare queste richieste? Consideriamo un'altra causa di questa efficacia: "Quando un principe è prigioniero - dice san Bonaventura - non gli si rende la libertà se non a condizione di pagare una forte taglia. Così noi non dobbiamo lasciar partire il Salvatore, che nella santa Messa si è fatto nostro prigioniero, prima che ci abbia promesso il Cielo". Sembra che il sacerdote si ispiri a questi sentimenti, quando alza l'Ostia consacrata, come se volesse dire al popolo: "Vedete? Colui che il mondo non può contenere è in nostro possesso e non lo lasceremo partire prima di avere ottenuto ciò che desideriamo". È il caso di ripetere le parole di Giacobbe all'Angelo che teneva fra le sue mani vittoriose: "Non ti lascerò andare via assolutamente, se prima non mi avrai benedetto". Dimostrerò quanto si può ottenere in questa maniera con degli esempi.

Nella cronaca dei Cappuccini si legge che nel 1582 c'era a Spello una pia donna maltrattata continuamente dal marito che, dopo qualche anno di questa triste esistenza, era ridotta alla disperazione. Un giorno due cappuccini, i frati Lattanzio e Francesco de Murci, andarono a chiederle l'elemosina. La po­vera donna, piangendo, espose loro la sua misera condizione e i religiosi cercarono di consolarla. Poi le consigliarono di ascolta­re la Messa ogni giorno e di unire le sue afflizioni a quelle del Salvatore immolato per lei, assicurandola che il suo carnefice avrebbe finito con l'emendarsi. La donna li ringraziò, promise di dare ascolto a quel consiglio, fece loro l'elemosina e i frati continuarono il loro giro. Ma l'implacabile marito non permise alla pia moglie di andare in chiesa nei giorni feriali ed essa si affliggeva molto di non poter seguire il consiglio dei suoi caritatevoli visitatori. Dopo qualche tempo, però, il marito in­traprese un lungo viaggio, durante il quale la donna ebbe la libertà di assistere regolarmente al santo Sacrificio, cosa che ella fece con sentimenti di grande pietà, raccomandando se stessa e suo marito alla misericordia divina e scongiurando il Signore di cambiare quel cuore indurito. Una mattina il marito ritornò al­l'improvviso: "Dov'è mia moglie?", domandò subito. “Alla Messa, come fa ogni mattina”, rispose la cameriera. A questa notizia il miserabile, pieno di furore contro l'assente, lanciando contro di lei tremende invettive, minacciò di ammazzarla e dalle parole passando ai fatti, appena la moglie rientrò in casa, la pre­se per il collo tentando di strangolarla. In tale estremo l'infelice implorò il soccorso del Cielo per i meriti della santa Messa e all'istante il Signore colpì il forsennato paralizzandolo, di modo che non poté né consumare il delitto, né staccare le mani dal collo della vittima. Questa impotenza lo irritò maggiormente, credendola effetto di una magia e gli fece raddoppiare le imprecazioni. Ma poiché le sue membra diventavano sempre più rigide dovette ben presto persuadersi che quanto gli accade­va era una punizione del Cielo. Si pentì allora dei suoi peccati e promise a sua moglie di correggersi se gli otteneva la liberazio­ne. Dapprima la donna, stimando meglio avere in casa un para­litico che un crudele carnefice, diffidò della sua sincerità, ma finalmente persuasa, unì le sue preghiere a quelle del marito, fino a che Dio non l'esaudì. Questo castigo giovò al peccatore, perché egli cambiò vita, divenne migliore con sua moglie e in seguito andò con lei alla santa Messa. "Per i meriti di una tale offerta - scrive il Molina - l'uomo può ottenere da Dio tutto ciò di cui ha bisogno per la sua salute, non essendoci altro mezzo così efficace". Ed io credo di aver sufficientemente provato que­sto nel presente capitolo.

Infatti alla Messa non preghiamo da soli, ma con noi e per noi pregano il sacerdote, gli angeli ed il Salvatore stesso. E non contenti di questo, offriamo a Dio, insieme alle nostre pre­ghiere, un dono infinito. Se non siamo esauditi in queste condi­zioni, dove e quando potremo essere esauditi?

Confidenza in Dio e fiducia nella preghiera

Ciò nonostante, osserverete voi, Dio non ascolta sem­pre quelli che gli offrono il divino Sacrificio. Il padre Hobat ri­sponde: "Benché possiamo essere esauditi più facilmente da Dio per il santo Sacrificio della Messa, che per qualunque altro mez­zo, l'infallibilità dell'effetto è spesso subordinata a certe leggi, che poche persone sanno adempiere". Il Cardinal Bona si espri­me più chiaramente: "E’ nell'essenza della preghiera - dice egli - lasciar libero Colui che si prega di accordare o di rifiutare. Esponiamo, è vero, un motivo capace di commuovere Iddio, ma Dio non è obbligato ad ascoltarci. La Messa sarà per questo priva dei suoi effetti? Sicuramente no e se non riceviamo quello che domandiamo, riceviamo in compenso altri vantaggi più uti­li". D'altra parte è un errore immaginarsi che si possa contare sulla garanzia di essere esauditi dopo una volta. Come in ogni cosa, anche nella Messa è necessaria la perseveranza.

Un giorno santa Geltrude domandava al Salvatore: "Da che cosa dipende che la mia preghiera è così raramente effica­ce?". Gesù le rispose: "Se non ti ascolto sempre, secondo i tuoi desideri, io che sono la Sapienza, è perché ho sempre in vista il tuo bene. Accecata come sei dall'umana debolezza, non puoi discernere il vero". Questo vale come se nostro Signore avesse detto: "Tu non sai quello che è più utile a te e agli altri e perciò non esaudisco, talvolta, le tue richieste, per concederti, in cam­bio, quello che giudico migliore per la tua salute e per quella del tuo prossimo". Un'altra volta la stessa santa domandava al Sal­vatore: "Perché pregare per i miei amici, se non ne ricevono alcun vantaggio?". Gesù le rispose: "Non ti stupire perché non vedi gli effetti della tua preghiera, perché io li dispongo con una imperscrutabile saggezza; tuttavia assicurati che più uno pre­gherà per una persona, più questa persona sarà felice, perché nessuna preghiera sincera resterà senza frutto e la via della gra­zia è un cammino nascosto". Risposta consolante! Se è vero, infatti, come il Salvatore afferma, che nessuna preghiera ferven­te è sterile, a maggior ragione non sarà sterile la Messa che è la migliore di tutte le preghiere. Ma notate l'espressione di Gesù Cristo: "Nessuna preghiera sincera". La preghiera sincera è quella che è accompagnata dalla confidenza e quindi colui che prega senza confidenza riceverà poco o niente, come vedremo nel seguente esempio.

Il Surio riporta che nei dintorni del Castello di Coculles un invasione di cavallette stava causando gravi danni ai raccolti e agli alberi. Il popolo corse in tutta fretta presso il santo sacerdote Saturnino e lo supplicò di intercedere presso Dio per ottenere la cessazione del flagello. Il monaco, compas­sionevole, radunò tutta la gente in una chiesa e la esortò alla preghiera con una predica che terminava così: "Non conoscen­do mezzo più sicuro del santo Sacrificio, l'offro secondo la vo­stra intenzione. Offritelo voi stessi con me e mettete nell'offerta tutta la vostra confidenza". Il popolo seguì il consiglio ad ecce­zione di un solo individuo che disse agli altri: "Poveri insensati! Anche se sentiste tutte le Messe del mondo esse non farebbero sparire una sola cavalletta". A queste parole lasciò l'assemblea per andare a riprendere il suo lavoro, mentre gli altri rimasero in chiesa, uniti piamente al sacerdote per supplicare il buon Dio di liberarli dal flagello.

Finita la Messa, si affrettarono a ritornare nei campi e videro, miracolo, tutte le cavallette librarsi in aria e sparire. L'in­credulo, al colmo della sorpresa, riconobbe il suo errore, non sapendo che, per lui, il castigo era preparato. Mentre quei fedeli cristiani ringraziavano Dio, la nube devastatrice si abbatté sul suo campo. Allora con cuore desolato, vedendo imminente la sua miseria invocò il Cielo, ma il Cielo restò sordo ai suoi voti e i terribili insetti se ne andarono dopo che ebbero divorato tutto ciò che c'era nei suoi campi

Questo racconto ci mostra due cose: la potenza della santa Messa e la confusione riservata a coloro che la disprezza­no o la deridono. Lungi dall'imitare l'incredulo di Coculles, pren­diamo esempio dal popolo buono ed accostiamoci con assoluta confidenza al santo Sacrificio. Ascoltate la pressante esortazio­ne di san Paolo: “Andiamo con confidenza davanti al trono del­la grazia per ricevere misericordia e per trovare soccorso nei nostri bisogni”. Qual'è questo trono di grazia? Non il Cielo, perché non possiamo arrivarci, non l'Arca dell'Alleanza, che era una semplice figura, ma l'altare sul quale l'Agnello di Dio si immola, dove offre la sua vita per ottenerci misericordia. Sì, andiamo ogni giorno, con fiduciosa devozione, a questo trono della grazia a cercare i soccorsi che ci mancano, ricordiamoci che è la sede della misericordia e non quella della giustizia. Di­ciamo a Dio: "Eccomi, Padre infinitamente buono! Vengo, du­rante il santo Sacrificio, al trono della tua grazia, per implorare perdono e assistenza. Su questo santo olocausto io fondo la mia speranza, perché il valore di esso è infinito, come la vittima. Così sei costretto ad accordarmi la grazia che domando, che, d'altra parte, desidero sia in armonia con la tua gloria e con la mia eterna salute".

CAPITOLO QUINDICESIMO

LA SANTA MESSA È IL PIÙ POTENTE SACRIFICIO ESPIATORIO


La ragione, indicandoci la malizia della natura umana incline al peccato, ci dimostra che noi siamo obbligati ad offrire sacrifici espiatori. I patriarchi avevano riconosciuto questa veri­tà molto tempo prima della legge di Mosè. Nella Bibbia si legge che ogni settimana Giobbe chiamava a sé i suoi dieci figli e li purificava offrendo per loro degli olocausti. "Chi sa - diceva egli - che non abbiano commesso qualche colpa, che non ab­biano, in cuor loro, offeso Dio?"'. Sotto la legge mosaica il Si­gnore aveva fatto di questo sacrificio l'oggetto di una istituzione speciale: "Se qualcuno ha peccato faccia penitenza e offra un agnello e il sacerdote preghi per lui per cancellare il suo peccato. Ma se non ha il mezzo di offrire un capo del suo gregge, offrirà al Signore due tortorelle o due piccoli colombi, l'uno per il pec­cato, l'altro per l'olocausto. Il sacerdote pregherà per quest'uo­mo affinché sia perdonato e gli sia cancellato il peccato".

La S. Messa é il più potente sacrificio espiatorio

Se l'Antico Testamento, che è l'ombra del Nuovo, pos­sedeva un tal sacrificio, a maggior ragione conveniva che la Chiesa avesse il suo e che questo superasse quelli di Israele, come il cristianesimo supera il giudaismo. Senza dubbio il Sacrificio cruento della Croce ha una potenza infinita di espiazione ed è come una sorgente di perdono aperta in mezzo al mondo e nella pienezza dei tempi. Ma perché ognuno potesse bene attingervi, o meglio, perché ognuno la possedesse in proprio, il Signore ha stabilito un nuovo Sacrificio, come ci insegna chiaramente il Concilio di Trento: "Benché sull'altare della Croce Gesù Cristo dovesse offrirsi a Dio suo Padre per operare la redenzione di tutti i secoli con la morte subita una sola volta, considerato che questa morte non poteva affatto estinguere il suo sacerdozio, nell'ultima Cena e nella notte stessa in cui fu tradito, volendo lasciare alla Chiesa un Sacrificio visibile... il quale rappresen­tasse il Sacrificio cruento che doveva offrire una sola volta sulla Croce e ne perpetuasse il ricordo fino alla consumazione dei secoli, applicandone la virtù salutare alla remissione dei peccati che noi commettiamo quotidianamente, dichiarando che egli era costituito sacerdote in eterno secondo l'ordine di Melchisedech, offrì a Dio Padre, sotto le specie del pane e del vino, il suo corpo e il suo sangue e sotto i simboli di questi stessi alimenti lo dette a mangiare ai suoi apostoli che costituì allora sacerdoti della nuova Alleanza e ordinò a loro e ai loro successo­ri nel sacerdozio, di fare la stessa oblazione con queste parole:

"Fate questo in memoria di me", come ha inteso sempre e inse­gnato la Chiesa cattolica". Il sacro Concilio esprime il motivo che ha determinato nostro Signore a lasciare alla Chiesa, sua Sposa, un Sacrificio visibile per mezzo del quale essa, continuan­do l'oblazione della Croce, potesse ottenere all'uomo il perdono delle colpe quotidiane. E infatti osserviamo come la preghiera e gli atti del celebrante siano una nuova testimonianza della virtù espiatoria della Messa. Il sacerdote, all'inizio della Messa, recita il Confiteor; durante il quale si batte il petto tre volte e dopo che il servente, che rappresenta il popolo, a nome di tutti recita la stessa preghiera e compie la stessa simbolica cerimonia, indiriz­za la parola ai presenti, dicendo: “Iddio onnipotente vi usi mise­ricordia, perdoni i vostri peccati e vi conduca alla vita eterna” Fattosi il segno della croce continua: "Che Dio onnipotente e misericordioso ci accordi il perdono, l'assoluzione e la remissio­ne dei nostri peccati". Poco dopo implora nuovamente la divina misericordia recitando il Kyrie eleison, umile e pia invocazione che arriva fino al trono di Dio e commuove il suo cuore. Molte volte, allo stesso modo, nella Colletta, nella Segreta e nel Post-communio, il sacerdote scongiura Iddio giusto di volerci perdonare i peccati e per tre volte, ad alta voce, ripete l'Agnus Dei, cioè ”Agnello di Dio che togliete i peccati del mondo, ab­biate pietà di noi”. Che cosa provano queste grida supplichevoli se non che la santa Messa è un Sacrificio di riconciliazione? E poiché nostro Signore Gesù Cristo si è caricato dei peccati del mondo intero, “noi posiamo sopra di Lui - secondo la bella fra­se del Marchant - come sopra una vittima condotta all'immola­zione, il peso delle nostre colpe, affinché voglia espiarle in vece nostra”.

Per questo il sacerdote, all'inizio della Messa, si pre­senta all'eterno Padre nell'umile atteggiamento di chi viene a rispondere di tutti i debiti degli uomini. Profondamente in­chinato ai piedi dell'altare, rappresenta Gesù Cristo, schiac­ciato sotto il peso dei nostri peccati, nel giardino degli Ulivi, prostrato con la faccia a terra, bagnato di un sudore di san­gue e implorante perdono per noi. Il sacerdote intercede così in vece di Cristo, ma a differenza del Salvatore, domandan­do grazia per i nostri peccati, prega anche per la remissione dei suoi.

Medita queste parole, o peccatore, soprattutto durante la Messa, dove le tue iniquità sono espiate col sangue del tuo Dio.

Linguaggio dei santi


Ed ora lasciamo parlare i santi. L'apostolo san Giaco­mo, nella liturgia che porta il suo nome, fa recitare al sacerdote la seguente preghiera: "Vi offriamo, Signore, questo Sacrificio incruento per i nostri peccati e per l'ignoranza del popolo". Queste ultime parole ci avvertono che noi commettiamo molte colpe che la debolezza del nostro spirito ci impedisce di cono­scere e di confessare ma che dovremo pur scontare. Anche David lo accenna quando esclama: "Non ricordate più, o mio Dio, i peccati e l'ignoranza della mia gioventù". E altrove: "Chi co­nosce le proprie colpe? Purificatemi da quelle che ignoro e pre­servate il vostro servo dai peccati di malizia.

Quindi, se vogliamo risparmiarci la dolorosa sorpresa di comparire davanti a Dio coperti di mille debiti, è necessario ascoltare la Messa! Tale è la dottrina di Marchant: "La santa Messa - dice questo Dottore - ci incita soprattutto al pentimen­to dei nostri peccati sconosciuti". "Il giusto - scrive san Gregorio - non teme a causa dei peccati conosciuti, perché li ha confessati ed espiati". Ciò che lo fa tremare è il mistero di quelle colpe ignorate delle quali parla san Paolo ai Corinti: "La mia coscien­za non mi rimprovera niente, ma non sono per questo giustifica­to perché il mio giudice è il Signore, che rivelerà ciò che è nascosto nelle tenebre e metterà in luce i pensieri segreti dei cuori".

Questo rigore del giudizio possiamo mitigarlo col san­to Sacrificio in cui, confessando a Dio, col sacerdote, le infedeltà che per ignoranza non abbiamo potuto confessare sacramental­mente, ne otteniamo il perdono. "Per la virtù del santo Sacrifi­cio - scrive il papa sant'Alessandro - il Signore perdona i nostri innumerevoli peccati". "Tutte le nostre offese sono cancellate con la Messa", continua il papa san Giulio. "L'oblazione del Sacrificio incruento - aggiunge sant'Atanasio - è il perdono delle nostre colpe". Riempirei un intero libro, se dovessi citare tutto ciò che dicono i santi Padri a questo proposito, ma non posso dispensarmi dal mettervi sotto gli occhi l'insegnamento autenti­co della Chiesa: "Il Sacrificio della Messa è veramente un Sacri­ficio propiziatorio per mezzo del quale, se noi ci rivolgiamo a Dio con cuore retto e fede sincera, con timore e rispetto, con contrizione e pentimento, otterremo misericordia e riceveremo i soccorsi di cui abbiamo bisogno. Placato, infatti, da questa oblazione, il Signore accorda la grazia e il dono della penitenza e nmette anche i delitti più gravi".

Forse voi direte: a che serve un Sacrificio di riconcilia­zione, quando abbiamo già, nella sincerità del pentimento, il mezzo di disarmare la collera di Dio? Non nego che noi possia­mo placare il Signore con la contrizione, ma da dove viene que­sto vero e profondo dolore? Al peccatore è impossibile provarlo, come è impossibile ad un morto risuscitare con le sue sole forze. Se una predica eloquente o una buona lettura possono com­muovere l'anima, questo interno sentimento di compunzione è una tale grazia che Dio sdegnato accorda al peccatore solo in forza di speciali preghiere. Ma nessuna preghiera in cielo o in terra riesce a commuovere la divina misericordia quanto il san­to Sacrificio dell'altare e ciò si comprende facilmente meditan­do le parole di nostro Signore a santa Geltrude. Era la Settima­na santa e si cantava l'antifona: “È stato offerto, perché ha voluto” a questo punto il divin Maestro disse alla sua fedele serva:

"Se tu credi che sono stato offerto sulla Croce, perché l'ho volu­to, credi altresì che tutti i giorni chiedo di essere offerto per ogni peccatore con lo stesso amore che mi spinse a sacrificarmi sulla Croce, per la salute del mondo intero. Così non c’è uomo che, per quanti delitti abbia commesso, non possa recuperare la gra­zia santificante, offrendo a Dio, mio Padre, la mia passione e la mia morte, a condizione di avere fede nell'efficacia di questa pratica".

Anima peccatrice, rispondi fiduciosa ai desideri del Salvatore, e offri ogni giorno a Dio Padre la passione e la morte del suo Figliolo: non vi è mezzo migliore per commuovere il suo cuore. Quest'offerta può farsi indubbiamente anche fuori della Messa, col pensiero e con le labbra, ma compiuta realmente sull'altare, ha un'efficacia molto maggiore. Infatti sull'altare non si offre nostro Signore Gesù Cristo con una semplice formula, ma si offre veramente, realmente e corporalmente per le mani del sacerdote, la cui offerta, fatta a nome di tutti i fedeli, è una cosa stessa con la nostra, cioè il vero Corpo e il vero Sangue di Gesù, come ci viene confermato dalla preghiera che segue im­mediatamente la Consacrazione: "Noi che siamo tuoi servi e il tuo popolo santo, facciamo memoria della beata Passione di Gesù Cristo nostro Signore, della sua Risurrezione, della sua gloriosa Ascensione, offriamo alla tua Maestà i doni che ci hai dato, l'Ostia + pura, l'Ostia + santa, l'Ostia + senza macchia, il vero Pane della vita eterna e il Calice + della eterna salute".

Continuiamo a meditare le parole di Gesù. Un giorno nostro Signore disse a santa Matilde: "Nella santa Messa vengo con una tale dolcezza che sopporto pazientemente la presenza di tutti i peccatori, qualunque sia il numero dei loro delitti e perdono con gioia tutte le loro iniquità". Quanto sono inco­raggianti queste parole! Gesù Cristo, lungi dal rigettare il suo nemico, lo guarda affettuosamente con le braccia aperte per abbracciarlo. Appena lo sente emettere un solo sospiro di di­spiacere è felice di rimettergli le sue colpe.

La bontà misericordiosa di Dio si rivela attraverso il Sacrificio

Un episodio della vita degli antichi Padri ci offre un esempio bellissimo di questa verità. San Paolo eremita aveva ricevuto da Dio la grazia di conoscere i segreti pensieri degli uomini. Nell'ora della Messa, mentre entrava il popolo, egli si metteva alla porta della chiesa e se vedeva qualcuno in peccato, gli svelava il suo stato e lo esortava alla penitenza. Un giorno in cui occupava il solito posto, vide un uomo con il corpo e il volto tutto nero, accompagnato da diversi demoni che, tenendolo in­catenato, lo trascinavano ora da un lato ora dall'altro. Il suo Angelo Custode lo seguiva lentamente da lontano. A questo spa­ventoso spettacolo, Paolo si mise a piangere amaramente, pieno della più viva compassione per l'infelice del quale gli era stato rivelato lo stato miserevole e per quanto i fedeli lo pregassero di entrare con loro, egli restò presso la porta continuando a pian­gere. Quando fu terminata la funzione, guardò attentamente il peccatore e notò che aveva il viso rasserenato e che il suo Angelo Custode, tutto giulivo, camminava al suo lato. "O divina inesprimibile misericordia, - gridò in estasi - o bontà infinita!". Dopo aver detto queste parole salì sopra una scala e si rivolse ai fedeli dicendo: "Venite, fratelli miei, ammirate la bontà di Dio, ascoltate e comprendete quello che è successo. Ecco un uomo che, al suo ingresso in chiesa, ho veduto tutto nero e circondato da demoni. Guardatelo ora: è bello ed è accompagnato dal suo angelo". Poi rivolto al forestiero: "Rendi gloria a Dio e racconta la tua storia". L'uomo rispose: "Sono un gran peccatore: ho vis­suto lungo tempo nella lussuria. Quando nell'Epistola, oggi, ho sentito dire le parole del profeta Isaia: "Lavatevi, siate puri, da­vanti ai miei occhi levate la malizia dai vostri pensieri, cessate di fare il male... Quand'anche i vostri peccati fossero come lo scar­latto diventerebbero più bianchi della neve", ho detto a Dio so­spirando: "O Tu che sei venuto nel mondo per salvare i pecca­tori, liberami, salvami, compi sopra di me le tue promesse". Questi e simili pensieri ho meditato durante il resto della fun­zione e ho lasciato la chiesa dopo aver preso la risoluzione di emendarmi". Tutto il popolo gridò: "Come sono grandi le tue opere, o Signore! Tu agisci in tutto con una incomparabile sa­pienza!". Possiamo esclamare anche noi: "O santa Messa, quan­to è grande la tua potenza! Quanti peccatori induriti sfuggono, convertiti da te, all'eterna dannazione. Quale riconoscenza ti dobbiamo, o dolce Salvatore, per aver voluto lasciarci un così efficace Sacrificio! Quanto erano imperfetti quelli dell'antica legge a paragone di questo! Non potevano purificare l'anima dalla minima sozzura perché "è impossibile - secondo san Pao­lo - che il sangue dei tori e dei capri cancelli i peccati". Gesù Cristo, istituendo la santa Messa ci ha dato un mezzo di espia­zione infinitamente più efficace.

La nostra negligenza nel profittarne sarebbe veramen­te inescusabile. Che avremmo fatto, dunque, prima della venuta del Salvatore?

La S. Messa, mezzo di conversione

Diciamo ora in quale modo la Messa opera la conver­sione dei peccatori induriti. San Tommaso e tutta la Scuola insegnano che la Pas­sione di Gesù Cristo ci riconcilia con Dio: "Effetto proprio di questo Sacrificio - dice - è di riconciliarci con Dio". E aggiunge: "L'uomo non rimette l'offesa che ha ricevuto, se l'offensore non gli rende conveniente ossequio". Così Dio ci perdonerà, per l'onore che gli rendiamo ascoltando la Messa e per il dono eccellente che gli facciamo con l'oblazione del Corpo e del San­gue di nostro Signore Gesù Cristo. Questa dottrina è pienamente d'accordo con la Sacra Scrittura.

Giacobbe dopo aver tolto ad Esaù, con la benedizione paterna, il diritto di primogenitura, temendo la vendetta del fra­tello adirato, pensò: "Gli invierò dei doni e spero di trovare gra­zia davanti a lui". Infatti gli inviò dei cammelli, degli asini, dei buoi, delle vacche e delle pecore e così disarmò il suo risenti­mento. Se alla Messa, o cristiano, offriste a Dio, giustamente irato, le virtù, i meriti, la passione e la morte del Figlio suo, non trionfereste del suo cuore più infinitamente di quanto trionfò Giacobbe sul cuore di suo fratello? Questi preziosi doni non sor­passano in valore tutte le cose create? Se i vostri peccati gridano vendetta, il sangue di Gesù non grida forse misericordia? La sua voce non è forse più forte di quella dei vostri peccati? "Tutta la collera e l'indignazione di Dio - dice Alberto il Grande - cade davanti a quest'offerta".

Ma prima di andare avanti, rispondo ad una domanda che nasce spontanea. I peccati possono essere perdonati senza il soccorso della confessione? Cioè: una persona in stato di inimi­cizia con Dio che ascoltasse la Messa o la facesse celebrare, po­trebbe, solamente per questo fatto, recuperare la grazia perdu­ta? No, perché l'innocenza perduta si ripara solo per mezzo di un sincero pentimento unito alla confessione. Ma, chiederete voi, a che cosa serve allora il santo Sacrificio per il peccatore? Rispondo che sebbene manchino al peccatore, a causa del suo stato di colpa, le necessarie disposizioni a conseguire un merito soprannaturale, il santo Sacrificio della Messa gli sarà utilissi­mo, perché attirerà sopra di lui celesti benedizioni, lo preservera da molti mali e gli otterrà larga copia di beni sia nell'ordine spirituale che in quello temporale, poiché Dio, che non dimen­tica un bicchiere d'acqua dato in suo nome, non potrà certa­mente lasciare senza ricompensa l'oblazione del suo Figlio di­letto. La santa Messa gli sarà infinitamente più utile nell'ordine spirituale, ma nell'ordine temporale potranno venire accordati al peccatore, per bontà divina, molti favori, come ad esempio la buona riuscita delle sue imprese e la liberazione dai mali che lo sovrastano.

Insegnamento dei teologi

I teologi insegnano che la santa Messa provoca imme­diatamente il dono di una grazia, per mezzo della quale il pec­catore può conoscere e detestare le sue colpe mortali, benché secondo l'osservazione del padre da Rodi questa grazia non agi­sca in tutti con la stessa efficacia. Se colui che assiste al santo Sacrificio o lo fa celebrare, non è interamente indurito nel male, arriverà molto presto alla contrizione, mentre chi si ostina nel peccato, pur ottenendo sempre quel soccorso che altrimenti gli sarebbe venuto, si carica per partito preso, disprezzando le gra­zie del Cielo, di una nuova responsabilità. Ma il fatto che il pec­catore, abusando della sua libertà, resiste alla grazia, non impe­disce che la Messa sia in se stessa un Sacrificio propiziatorio, ossia di riconciliazione: "Se qualcuno dice che il Sacrificio della Messa non è propiziatorio, sia anatema''.

La Messa è detta Sacrificio di riconciliazione, perché in virtù dei meriti di nostro Signore Gesù Cristo, aiuta il pecca­tore a riconoscere i suoi peccati e a pentirsene. Questo aiuto l'ottiene chi ascolta la santa Messa, la cui potenza, in favore di chi l'ascolta, è maggiore di qualsiasi altra opera buona offerta da una pia persona per la salute di un peccatore. Se la santa Messa non converte improvvisamente, toglie almeno gli ostacoli alla conversione, simile ai mezzi che impiega il medico per cu­rare il malato e che, senza rendergli istantaneamente la salute, a poco a poco lo guariscono. Cristo ci ha preparato con le sue sofferenze sulla Croce, con le sue lacrime, con il suo Sangue, questo prezioso rimedio, balsamo salutare con cui si curano e si guariscono le nostre mortali ferite. E che l'effetto immediato del santo Sacrificio non è necessariamente la santificazione del pec­catore lo prova anche il fatto che ai piedi stessi della Croce non ci fu che un piccolo numero di convertiti. Pochi si sentirono com­mossi, pochi si batterono il petto, pochi esclamarono: "Quest'uo­mo era veramente il Figlio di Dio", mentre gli altri, ostinati nel­la loro malizia, resistettero alla misericordia. Soltanto nel gior­no della Pentecoste il loro cuore, cambiato dalla predicazione di san Pietro, fu pronto a ricevere la grazia e ben tremila persone abbracciarono la fede. La santa Messa non opera queste con­versioni in massa, ma agisce sopra ciascuna anima e con tanta maggior potenza quanti meno ostacoli essa vi frappone.

L'onore di questa azione ritorna sempre al santo Sacri­ficio, sia che il peccatore vi abbia assistito, sia che sia stato cele­brato per lui. "La Messa - scrive Marchant - ci eccita al penti­mento o ne suscita il desiderio nel nostro cuore. Questo succede talvolta durante la celebrazione stessa dei santi Misteri o qual­che volta più tardi, di modo che certi peccatori si ravvedono per una grazia speciale, senza rendersi conto che la devono alla vir­tù del Sacrificio dell'altare. E se altri restano impenitenti, in se­guito alla loro ostinazione nel rigettare questa stessa grazia, però tutti la ricevono

Che sorgente di meditazione è una tale dottrina! Che bella speranza offre alle anime scoraggiate! Ecco il compimento della profezia di Gesù, figlio di Sirach: "Il sacrificio del giusto (o del peccatore pentito, che per questo stesso ridiviene giusto) ar­ricchisce l'altare e sale come un profumo soave davanti l'Altissi­mo". Come pure si avvera la parola dei Proverbi: "Il regalo se­greto estingue la collera e il dono messo nel seno placa la più viva irritazione". Questo regalo segreto non è altra cosa che il Corpo e il Sangue del Salvatore sotto le specie sacramentali, e il dono messo nel seno è Gesù Cristo nel ventre verginale di Ma­ria, dono incomparabile, regalo misterioso e infinito per il quale molti peccatori hanno ottenuto il beneficio della conversione.

Voi direte: non è forse scritto che "la preghiera di colui che chiude l'orecchio alla legge è abominevole agli occhi di Dio"? A che serve dunque il Sacrificio per le anime indurite? Rispondo secondo la dottrina dell'angelico Dottore: "Benché la Sacra Scrittura ci avverta più volte che la preghiera di una per­sona in stato di peccato mortale non piace a Dio, nondimeno Dio non respinge quella che si eleva da un cuore sincero, perché odia il peccatore solo in quanto tale, ma non sdegna per questo di ricevere dalle sue mani il santo Sacrificio".

Il S. Sacrificio offerto per la conversione dei peccatori

Piuttosto il dubbio potrebbe venire sotto un'altra for­ma. Spesso la Messa viene offerta secondo l'intenzione di un peccatore: qual è, per lui, il frutto del santo Sacrificio? Le Rivela­zioni di santa Geltrude racchiudono, a questo proposito, una sto­ria istruttiva. La santa, un giorno, pregava il Salvatore per la salute dei peccatori, domandandogli di prevenirli con la sua gra­zia o di attendere l'ora della loro conversione. Intercedeva poi con maggior istanza per i peccatori più scellerati, per i quali sentiva una grande compassione, pur temendo di non essere ascoltata. Il Signore le disse: "Il dono del mio Corpo immacola­to e del mio Sangue prezioso non merita forse di ricondurre ad una vita migliore quegli stessi che sono nella via della perdizio­ne?". Geltrude meravigliata di queste consolanti parole escla­mò: "O buon Salvatore, in presenza del vostro Corpo purissimo e del vostro adorabile Sangue, vi scongiuro di effondere la vo­stra divina grazia su quelle anime che sono in pericolo di dan­narsi. Affinché sia esaudita la mia preghiera vi offro, e per mez­zo vostro offro alla SS. Trinità, tutto ciò che compite sull'altare per la salute del mondo". Dio gradì la preghiera della sua ser­va fedele e le promise di far grazia agli infelici per i quali si rivol­geva a Lui.

La S. Messa cancella i peccati veniali

Altro frutto del Sacrificio è l'espiazione dei peccati ve­niali che offendono Dio più di quanto generalmente si creda, come dimostra il seguente racconto. Un uomo aveva un figlio che lo amareggiava incessantemente. Era pigro, giocatore, dissi­patore del denaro di suo padre e noncurante delle sue ammonì­zioni. Il padre si lagnava della sua leggerezza, ma il giovane ri­deva dei suoi rimproveri e diceva: "Di che ti lagni, padre mio? Ti ho forse bastonato? Ho attentato forse alla tua vita?". Questo è ciò che accade fra Dio e noi. Noi non attentiamo all'esistenza del Padre nostro, cioè non commettiamo colpe mortali, eppure quanti motivi di malcontento gli diamo ogni giorno e con quan­ta ostinazione provochiamo la sua collera! Benché queste innu­merevoli ed incessanti infedeltà siano colpe veniali, bisogna espiarle, altrimenti Dio ci caccerebbe dalla sua casa come figli indegni. Per scongiurare questo pericolo Dio ci ha preparato un Sacrificio propiziatorio efficacissimo: la santa Messa.

Il Concilio di Trento lo dice espressamente: "Gesù Cri­sto nell'ultima Cena ha istituito la santa Messa affinché, la virtù di questo Sacrificio salutare fosse applicata al perdono delle no­stre colpe quotidiane". Queste parole non hanno bisogno di commenti. Il sacro Concilio evidentemente parla dei peccati veniali. San Pasquale aveva già esplicitamente insegnato la stes­sa dottrina: "Il Sacrificio è rinnovato ogni giorno - dice - per­ché ogni giorno pecchiamo, non potendo per la nostra fragilità vivere senza peccati. Il Signore ci ha dato, è vero, molti rimedi contro queste ripetute offese, come le preghiere, l'elemosina, le benedizioni della Chiesa, ecc., ma nessuno è così potente come la santa Messa". Questa è anche l'opinione del Suarez: "Si può credere - dice questo grande teologo - che quelli che offro­no il santo Sacrificio per ottenere la remissione dei loro peccati veniali sono esauditi infallibilmente". Il padre Gobat è ancora più chiaro: "Quelli che assistono alla Messa anche con altra inten­zione che quella di acquistare il perdono, se ne tornano intera­mente perdonati, purché abbiano la contrizione e il fermo pro­posito di non peccare più". "Per la virtù del santo Sacrificio -dice Osorio - i peccati veniali sono cancellati e i debiti pagati". “Si - continua il p. Giacomo Strazio - l'efficacia della Messa è tale che ci comunica le incommensurabili ricchezze dei meriti e della soddisfazione di Gesù Cristo. I peccati veniali spariscono davanti all'altare come cera al fuoco e la maggior parte delle pene, per essi meritate, ci viene rimessa”. L'espressione del santo religioso è giustissima: i peccati veniali sono distrutti dal fuoco dell'amore divino e le pene che dovrebbero seguirli sono annul­late. Dunque, dite a Dio all'inizio della Messa: "O Dio giusto, depongo sul santo altare, con ferma confidenza e con cuore pentito tutte le colpe della mia cattiva vita, perché siano consu­mate dal tuo divino amore, lavate nel sangue di Gesù Cristo e affinché per i meriti del mio Salvatore il mio debito sia comple­tamente estinto".

"Si - aggiunge infine Marchant - la Messa cancella i peccati veniali, perché, in conseguenza del peccato originale la nostra natura è portata al male incessantemente e Gesù Cristo vedendo e sapendo ciò, ci ha preparato un mezzo di salute in questo quotidiano Sacrificio". Per questo non potremo mai ringraziare abbastanza il nostro Salvatore. Ah! Se non avessimo questo divin Sacrificio, o se non potesse applicarsi all'espiazione delle colpe giornaliere, qual peso porteremmo davanti alla divi­na giustizia! Quante pene da soffrire nell'altro mondo! David parla dei peccati veniali quando dice: "Le mie iniquità mi han­no tutto avvolto. Per la loro moltitudine hanno sorpassato il nu­mero dei capelli della mia testa", "Chi conosce i propri pecca­ti?". Ahimè! Ce ne sono molti che noi ignoriamo e che, per conseguenza, non possiamo né detestare, né confessare, né espia­re con la penitenza. Come ne sarebbero liberate le nostre anime senza il Sacrificio propiziatorio della Messa? Ma che cosa si deve fare per ottenere questo prezioso perdono? Seguire l'esempio di santa Geltrude che offriva in unione col sacerdote, la vittima divina da lui immolata. Dio Padre guardava con favore questa oblazione e riceveva sul suo cuore l'anima pia che gliela presen­tava. Santa Geltrude otteneva certamente la remissione dei pec­cati veniali poiché nella sua vita non aveva mai commesso un peccato mortale. E nel momento dell'Elevazione soleva dire: "Padre santissimo, vi offro questa beata Ostia per ottenere la remissione di tutte le mie infedeltà". Parole che non soltanto le meritavano un assoluto perdono, ma la rendevano degna di es­sere ricevuta nel seno di Dio. Anche voi, come l'illustre vergine benedettina, nel momento dell'Elevazione dell'Ostia dite con tutta la pietà e tutto il fervore possibile: "Padre celeste, ti offro per le mani del sacerdote, il Sacrificio venerabile del Corpo e del Sangue del tuo Figliolo, per essere liberato dalle mie sozzure, tanto mortali che veniali. O Padre, pieno di bontà, lasciati com­muovere da una vittima così santa e rimettimi tutto il debito che la malizia o la debolezza umana mi ha fatto contrarre verso di te". Più sarete fedeli a questa pratica, più diventerete puri. Il santo Sacrificio cancella dall'anima nostra non solamente le colpe veniali, ma fa sparire le minime macchie del peccato. Ce lo inse­gna san Giovanni Damasceno: "Il Sacrificio purissimo e incruento della Messa - dice - è la riparazione di tutte le offese e la purificazione da tutte le sozzure".

Il Signore stesso aveva detto per bocca del profeta Ezechiele: "Verserò sopra di voi un ac­qua pura e tutte le vostre macchie saranno cancellate". questa purificazione è simboleggiata dall'acqua che, per il colpo di lancia di Longino, sgorgò dal Cuore di Gesù e in questo bisogna vedere l'opera non del caso, ma di una Provvidenza attenta e vigilante. Dopo la sua morte Gesù volle ricevere una ferita che restasse sempre aperta, simile ad una sorgente sempre zampil­lante perché si compisse la profezia di Zaccaria: "Sarà aperta una fontana nella casa di David, per lavare le sozzure del pecca­tore". Da questa sorgente sgorgano i rivi del prezioso Sangue e dell'acqua misteriosa che sono aperti ad ogni Messa, con libe­ro accesso a tutti, di modo che ciascuno può venire ad estin­guervi la sua sete e purificarsi. quale felicità che questa sorgen­te sia inesauribile ed abbondante e che, come aveva annunciato Isaia, non ne siano mai chiusi gli accessi ai peccatori: “Attingerete con allegrezza alla fontana della salute”. Tutti vi sono invitati dall'Apocalisse: "Venite, voi che avete sete e bevete; e pure voi che non avete denari, venite a dissetarvi come gli altri". Peccatori, rispondete ad un così potente invito! Il profeta e l'apostolo san­no quanto quest'acqua è salutare e con quale facilità le anime che vi si bagnano recuperano la grazia: acqua veramente mera­vigliosa, mille volte superiore al vino più squisito e di cui una sola goccia ha più valore di un regno!

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