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CHIAMAMI "PADRE" ( di don Novello Pederzini)

Ultimo Aggiornamento: 21/09/2009 19:35
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21/09/2009 19:25

CHIAMAMI PADRE

L’incontro con il volto paterno e materno di Dio.




(Maria, Regina della Pace, presenta questo libretto al Padre, attraverso le tue mani candide e pure, acquisterà più valore, da parte di tutti i figli, Pino.)



Presentazione

"Chiamami Padre" nasce dopo i due precedenti libretti dedi­cati a Gesù Cristo (Riscopriamo i 'Eucaristia, 1998) e allo Spi­rito Santo (Lo Spirito Santo, ospite dolce dell'anima, dolcissi­mo sollievo, 1998). Come dice il titolo, questo volumetto tratta dell'ultimo tema proposto dal Papa Giovanni Paolo Il in prepa­razione al Giubileo del 2000: il Padre.

Il libro si compone di due parti e di una appendice:

- la prima parte (capp. 1-8) contiene alcuni dati rivelati sulla Persona del Padre e sui suoi rapporti con le altre divine Perso­ne, e, soprattutto, con noi;

- la seconda parte (capp. 9-11) cerca di portare sul piano della vita pratica i principi prima esposti, attraverso un colloquio che si fa intimo e personale.

L'appendice riporta la parte della Lettera apostolica Tertio mil­lennio adveniente del 10 novembre 1994, riguardante il Padre, con la descrizione degli obiettivi proposti dal Pontefice per una degna celebrazione dell'anno giubilare.

Ogni capitolo si apre con una preghiera liturgica, tratta dal Messale, per mettere in evidenza lo stretto legame fra ciò che si annuncia e ciò che è oggetto di preghiera nella Chiesa.

Il volumetto non pretende di esaurire l'ampia tematica legata all'argomento: vuole solo essere uno strumento pastorale che, partendo da sicure basi bibliche, cerca di avviare e sostenere un cammino incontro al "Padre che è nei cieli", il quale, rivelan­doci il suo infinito amore paterno e materno, ci invita a ri­scoprire e a vivere, in pienezza, la nostra originale vocazione, che è quella dell'amore e della gioia.

DON NOVELLO PEDERZINI

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L'amore paterno di Dio è l'unico punto fermo sul quale il mondo può ancora far leva.

SÒREN KIERKEGAARD



Io non ho paura di Dio perché lo amo; e, soprattutto, perché so che Lui è un Padre dolcissimo che ama me.

S. GIOVANNI EUDES



La fede è sapere che c'è un Padre che ci ha tratti dal nulla, per amore. È la ersuasione

che non siamo venuti al mondo per sbaglio, ma per un sapiente progetto d'amore.

La fede è aprirsi alla gioia di appartenenza alla Chiesa, che è la famiglia dei figli di Dio e il luogo dell 'incontro anticipato con il Padre.

GIACOMO BIFFI

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CHIAMAMI PADRE

Dio, fonte di ogni bene, principio del nostro essere e del nostro agire, fa che comprendiamo i benefici della tua bontà, e, chiamandoti e riconoscendoti Padre, ti amiamo con tutto il cuore e con tutte le forze.

(Cf. Colletta della Messa di Ringraziamento)



Chiamami Padre



IO PAURA? PAURA DI CHE? SONO COL MIO PAPÀ!



Un acrobata, un giorno, si esibì in un esercizio particolarmente difficile.

Salì su un grattacielo, si sporse dal cornicione, e tenendo in braccio il suo bambino, compì alcuni volteggi molto pericolosi. Quando scesero, gli spettatori, esterrefatti, chiesero al bimbo:

«ma non avevi paura di cadere nel vuoto e di morire?».

E lui, stupito della domanda, rispose: «io paura? paura di che? Io ero al sicuro, perché ero fra le braccia di papà !».

Per lui, nessun dubbio e nessun rischio. Bastava una sicurez­za: quella di avere vicino il suo papà!

Ed era contento così, sia che lo tenesse tranquillamente per mano, sia che lo portasse in alto e lo sospendesse nel vuoto.

L'unica cosa importante era la presenza di papà!



NOI, INVECE, ABBIAMO PAURA E CERCHIAMO UN PADRE



Il bimbo non si pone problemi, perché non li conosce, e perché sa che a tutto pensa papà.

È toccante la scena, abbastanza comune, del papà che, giocan­do, alza in alto il suo figlioletto e lo fa volteggiare sopra di sé. In questo momento il bimbo è la creatura

- più libera,

- più felice,

- più sicura del mondo.

C'è in lui una sicurezza pari alla sua ingenuità.

È ben lontano dal pensare che gli possa capitare qualcosa di spiacevole e che il papà possa cambiare sentimenti nei suoi confronti!

Il papà è il suo punto di riferimento incrollabile e sicuro!

Nessuno può rubargli un tesoro così prezioso!

Noi, uomini cresciuti, siamo ancora quei bimbi, con tanta nostalgia e con tanto bisogno di sicurezza, di affetti autentici e sinceri.

Abbiamo bisogno di riscoprire il volto di un Padre che ci richia­mi le caratteristiche di quel padre, che, forse, non abbiamo più, ma che continuiamo a rimpiangere.

Abbiamo bisogno di sapere se il Padre celeste può essere per noi

- una roccia,

- un baluardo,

- una sicura difesa,

- un dolce rifugio (cf. Sai 61),

sul quale riversare le nostre insicurezze, le nostre paure, le no­stre necessità, e, soprattutto, il nostro amore...

Abbiamo bisogno, in una parola, di riscoprire il volto di Dio-Padre!

Abbiamo bisogno di credere che, per dirla con Kierkegaard, «l'amore paterno di Dio è l'unico punto fermo sul quale il mondo può ancora far leva».



OGGI SEMBRA PIÙ DIFFICILE CHIAMARE DIO COL NOME DI PADRE



È arduo, per molti, accostare il nome di Dio al nome di Padre, per le tristi esperienze di cui si va riempiendo la loro vita. Non è raro incontrare fanciulli che alla parola padre associano l'idea di violenza, di conflitti familiari, di alcolismo, oppure di assenza totale.

È difficile credere all'amore del Padre celeste per chi non ha vissuto l'esperienza di essere amato da un padre terreno, e di non aver avuto la sua dolce presenza nei momenti più sofferti e significativi della vita.

Una serie di fattori sociali e culturali ha gettato il discredito sulla figura paterna, un tempo autorevole e simpatica.

Le varie forme

- di paternalismo,

- di autoritarismo,

- di maschilismo

hanno finito per associare l'idea di padre a quella di padrone. E quindi hanno portato a considerare la figura paterna come un qualcosa di lontano, di scostante, di antipatico.



DI DIO, QUANTE FALSE CONCEZIONI!



E alle concezioni correnti si aggiungono multiformi concezioni che, accumulatesi nei secoli, sono divenute quasi vere carica­ture di Dio.

Una certa iconografia ha dato man forte a fare del Padre un vec­chio dalla barba bianca, emergente da una nube pure bianca, con tutti i segni di una vecchiezza decrepita.

Sono largamente diffuse diverse concezioni che fanno di Lui:

- un Dio invidioso dell'uomo e suo antagonista;

- un Dio esigente e "fiscalista";

- un Dio amico solo dei ricchi;

- un Dio che spia l'uomo e si compiace di castigarlo;

- un Dio-carabiniere, che ti aspetta al varco solo per "arrestarti";

- un Dio nevrotico e vendicativo;

- un Dio assente, distaccato e muto;

- un Dio inutile.

Oppure, volendolo accogliere con simpatia,

- un Dio bonaccione, innocuo e remissivo, quasi un Babbo Natale, un nonno tenero che sa solo commuoversi e che fi­nisce per perdonare e abbracciare tutti.



PADRE: UNA PAROLA-CHIAVE TUTTA DA RISCOPRIRE



A fronte di queste contraffazioni, urge riscoprire la figura del Padre celeste.

Abbiamo bisogno di riscoprire il senso di questa parola quasi magica e insopprimibile.

Abbiamo bisogno di accostarci alla fonte di quell'energia vi­tale che sola può sostenerci, proteggerci, guidarci, farci vivere nel senso più pieno e più fecondo.

Abbiamo bisogno di scoprire l'amore sorgivo da cui sgorga la pienezza della vita.

Abbiamo bisogno di riscoprire la Paternità di Dio per poter cogliere ancora, fra le cose e le persone che ci circondano, l'in­confondibile voce che dall' intimo dolcemente ci sussurra: tu sei il mio figlio diletto: in te mi sono compiaciuto! (Cf. Mt 3, 17).



LA PAROLA "PADRE" NON È SOLO BIBLICA



La parola Padre non è nota solo all'interno dell'antico popolo ebraico e non è fiorita solo dal labbro di Gesù.

Molti popoli antichi l'hanno usata.

Nelle religioni indiane, era usata la parola padre per indicare il cielo, e la parola madre per indicare la terra: due principi che, secondo la concezione di quelle religioni, danno origine all'universo. Nella civiltà greco-romana spesso Zeus, Giove, è chiamato "padre degli dèi e degli uomini".

Platone chiama col nome di padre l'idea del bene, che, a suo dire, è la suprema realtà.

L'uomo, con le sue sole forze naturali, ha sempre intuito, più o meno chiaramente, che l'idea di Dio doveva essere associata a quella di padre, perché alla figura del padre è naturalmente col­legata l'idea della fecondità e della bontà.

Sono solo intuizioni, ma tutte convergono nel delineare il volto del Creatore come quello di un Padre buono.



NEL CAMMINO INCONTRO AL PADRE, QUALE DIFFERENZA FRA LA NOSTRA E LE ALTRE RELIGIONI?



Vi è una differenza abissale, quanto alle origini e quanto ai con­tenuti:

- le altre religioni nascono dal basso, cioè dalle ricerche umane protese a scoprire l'origine dell'universo e le carat­teristiche proprie del Creatore.

Sono ricerche che hanno soluzioni diverse e discutibili, senza un riscontro oggettivo e sicuro.

la nostra religione nasce invece dall'alto, come risposta

all'iniziativa di Dio di rivelarsi e di donarsi all'uomo.

La nostra religione nasce nel momento in cui la Rivelazione viene accolta. Anzi, la religione cristiana non è una religione propriamente detta: è una fede.

E per fede si intende l'accoglienza delle verità rivelate non per la loro intrinseca evidenza, ma per i 'Autorità infallibile di Dio che le rivela.

Queste verità sono oggettivamente valide e sicure.

Chi le accetta ha la certezza di ciò che crede, anche se le com­prende in minima parte.

Fede e ragione non si escludono, ma si completano (come riafferma Giovanni Paolo lI nella recentissima enciclica Fides etratio del 16 ottobre 1998).

L'accettazione della verità rivelata non dispensa l'uomo dal cer­care Dio per vie naturali; ma la sola ragione non può arrivare a scoprire ciò che Dio ha voluto rivelare.

Tre sono i modi per giungere a conoscere Dio:

- la via del cuore: io sento!

- la via della ragione: io so!

- la via della fede: io credo!

La fede, da sola, giunge là dove non arrivano il sentimento e la ragione; il sentimento e la ragione non possono sostituire in nessun modo la fede!



LA RIVELAZIONE, L'UNICA STRADA PER ARRIVARE A CAPIRE



Solo accostandoci alla Rivelazione possiamo quindi conoscere l'identità di Dio.

Solo accogliendo le notizie che lo stesso Padre ci ha voluto tra­smettere possiamo entrare nel suo mistero!

È quindi solo aderendo a Lui, nella fede, che possiamo metter­ci sulla via sicura.

Non c'è dunque che una via: questa!

Non la via della pura ragione o dell'istintivo sentimento, ma la via dell'adesione nella fede.

Solo il Padre può darci risposte adeguate e definitive; e, per questo, non ci resta che ascoltare la sua Parola, che è contenuta nella Bibbia.



CHIAMAMI PADRE



Ed ecco, in sintesi, il contenuto dell'intero messaggio rac­chiuso nella Bibbia: è rivolto a tutti gli uomini e quindi perso­nalmente anche a te:

"Sappi che hai in cielo un Padre che ti ama, e che nel suo infinito amore ti ha donato il suo unico Figlio, Gesù Cristo.

Questi si è fatto uomo come te e per te.

Con la sua Morte e Risurrezione ti ha salvato dal peccato e ti ha elevato ad essere, come Lui, figlio ed erede dei beni divini ed eterni

Ecco dunque il mistero, ecco il dono: "io sono tuo Padre, e con questo nome mi cercherai, mi chiamerai, mi accoglierai".



SONO TUO PADRE!



"Di più e di meglio non potevo annunciarti!

Questo annuncio aleggia su tutta la creazione, risponde a tutti i quesiti, placa ogni sete, riempie ogni speranza, giustifica ogni attesa, illumina tutte le oscurità: dice chi sei tu e chi sono Io!". È straordinario tutto questo! Dunque:

- se Tu sei mio Padre, posso stare tranquillo e vivere in pa­ce, perché sono assicurato per la vita e per la morte, per il tempo e per l'eternità;

- se Tu sei mio Padre, anch'io conto qualcosa e trovo in Te la mia vera dignità;

- se Tu sei mio Padre, non continuerò a ripetere fino alla noia: 'perché?... perché?... perché?', ma dirò con realismo e fiducia: 'Tu sai! Tu sai! Tu sai!

- se Tu sei mio Padre, non attribuirò solo al terreno e alla qualità del seme l'abbondanza del raccolto, ma mi abi­tuerò a ripetere ciò che Tu stesso mi hai suggerito di dire:

'dacci il nostro pane quotidiano', affidandomi con corag­gio e serenità alle avversità delle stagioni e al divenire del­la storia;

- se Tu sei mio Padre, non attribuirò al caso gli eventi della giornata, ma li considererò indicazioni del Tuo amore;

- se Tu sei mio Padre, non diventerò improvvisamente in­credulo davanti a un cataclisma della natura, non riuscen­do più a trovare il legame tra l'amore e le avversità, tra l'esistenza di Dio e il dolore che mi colpisce;

- se Tu sei mio Padre, io non tremerò anche se la terra tre­merà e i fiumi strariperanno; anche se il freddo mi gelerà le mani o un incidente mi costringerà a star fermo su una carrozzella per tutta la vita;

- se Tu sei mio Padre, io sono certo che saprai trasformare in bene quello che io chiamo male, e saprai dirigere con misteriosa sapienza tutti gli avvenimenti della mia vita e quelli del mondo.



TUTTO VIENE DA ME!



"Sono tuo Padre, non in senso metaforico e poetico, ma in senso vero, autentico, profondo, vitale.

E in questa mia paternità hai la fonte di tutti i doni:

- il dono della vita,

- il dono della verità,

- il dono dell'amore,

- il dono della "casa

Sì, il dono della casa, come rifugio, intimità, stabilità, riposo... perché sei fatto per condividere con me quella dimora eterna... ove non vi saranno più né lacrime, né lutti, né morte (cf. Ap 21, 2-4).

E se sono tuo Padre, ti amo, ti seguo, ti guardo, ti voglio con me.

Tu puoi metterti sempre in comunicazione con me. Puoi ascol­tarmi, parlarmi, chiedermi ogni cosa.

Puoi dirmi, dolcemente, in ogni momento: Padre mio e Dio mio!".

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