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Gesù e Maometto: i limiti del Corano la Verità dei Vangeli

Ultimo Aggiornamento: 21/09/2009 23:21
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21/09/2009 23:13

II - LIMITI DI MAOMETTO E DEL CORANO
1) Moralità di Maometto


Nel Vecchio Testamento Dio mai autorizzò qualcuno ad avere diverse mogli; e se tanti ne ebbero parecchie, specialmente i re, lo fecero senza alcuna autorizzazione, né approvazione di Dio.

I profeti, poi, a cominciare da Mosè fino all'ultimo, Zaccaria, ebbero tutti una sola moglie; anzi alcuni si mantennero celibi, co­me Elia.

Nel Nuovo Testamento i costumi divennero molto piú rigidi, come vedremo, fino alla proibizione di sguardi e di desideri di al­tre donne; e Gesù non soltanto diede l'esempio della piú perfetta purezza e della piú angelica verginità, ma, contemporaneamente diede il massimo elogio a tale virtú.

In Maometto vediamo perfettamente il contrario: ha 15 mogli e una grandissima quantità di concubine; non permette ad alcun suo seguace di avere un qualunque dialogo con alcuna di esse; invaghitosi della moglie del suo figlio adottivo Zaid, caccia Zaid e si prende sua moglie; e avendo il fatto suscitato grande scandalo, Maometto, nella Surra XXXIII, 4, fa dire a Dio che i figli adottivi non hanno gli stessi diritti dei figli naturali, e nei seguenti verset­ti proclama che è stato Dio stesso a ordinagli di fare tutto questo, e a dichiarare sacro il suo harem. Li citiamo:

N. 37: « Ricordi? Tu stavi raccomandando un tale che Dio ave­va colmato di benefici (come, d'altronde, avevi fatto anche tu). Tieniti tua moglie, temi Dio; e al tempo stesso, per rispetto uma­no nascondevi in seno ciò che Dio avrebbe reso palese. Iddio ha piú diritto degli umani ad essere temuto. E allorquando Zaid ces­sò di trarre intenso godimento dalla sua sposa, noi te l'abbiamo concessa in moglie, affinché per i credenti non sia peccato sposa­re le mogli dei figli adottivi, quando esse abbiano messo a posto ogni cosa, chiarificandola, a loro riguardo. L'ordine di Dio non deve essere discusso » (S XXXIII, 37). (La verità fu un'altra come abbiamo detto: Maometto, impose a Zaid di lasciare la moglie per prendersela lui).

N. 38: « Nulla da rimproverare al nabi (cioè a Maometto) ciò che Dio gli ha comandato; fu comportamento di Dio verso quelli che prima di lui erano vissuti, e comandamento di Dio è decreto im­mutabile! » (S XXXIII, 38).

N. 50: « Oh tu, nabi! Abbiamo reso lecite per te, proprio per te, le donne alle quali avevi pagato quanto era loro dovuto; le schiave che Dio ti ha concesse come bottino di guerra; le figlie di tuo zio e le figlie delle tue zie dal lato paterno, le figlie di tuo zio e le figlie delle tue zie dal lato materno, emigrate con te. In piú ti abbiamo reso lecito la donna credente che si sia dedicata completamente al nabi, a condizione che il nabi la voglia prendere in moglie. È un privilegio che accordiamo a te, ad esclusione degli altri credenti. Ben sappiamo ciò che abbiamo imposto a loro a proposito delle loro donne e delle schiave, affinché tu non abbia scrupolo alcu­no. E il Dio è colui che perdona, egli è il misericordioso ».

N. 51: « Ti è data la facoltà di rimandare il momento dell'amore a quelle di esse che tu vuoi, e di ricevere presso di te quelle che tu vuoi, e quelle di cui senti desiderio fra le lasciate in disparte; non c'è peccato in questo ».

N. 53: « O voi, proprio voi che credete, non permettete di entrare nei sacri recessi del nabi (a meno che siate stati invitati a un pa­sto: ma pure in questo caso non entrate nel tempo della preparazione). Quando vi si chiama entrate pure. Dopo aver preso parte al banchetto, allontanatevi a uno ad uno, senza entrare in fami­liarità che causerebbero pettegolezzi.

Ciò reca sofferenza al nabi, che rimane imbarazzato avanti a voi (ma Iddio non è mai imbarazzato!). Se chiedete alle sue donne qualche utensile, fatelo dietro una tenda: ciò è piú casto per i vostri cuori, per il loro cuore. Non siate voi causatori di sofferen­ze al rasúl(*)=(inviato da Dio, profeta che fonda anche comunità) di Dio, né sposate le donne che erano state sue mogli, vedove o divorziate: sarebbe fallo enorme al cospetto di Dio.

N. 57: « Chi addolora Dio e il suo rasúl è maledetto da Dio in que­sta vita; e nell'altra troverà un castigo ignominioso.

Se egli (Maometto) vi darà il libello del ripudio, è molto proba­bile che il Signore lo faccia innamorare di altre donne, certamen­te migliori di voi. Saranno mussulmane, piene di fede, devote... Poco importa se saranno vergini o deflorate » (S LXVI, 5).

Una distinzione fondamentale esiste tra il cristianesimo e l'i­slamismo: mentre Gesú si limita ad annunziare e a fare annun­ziare il Vangelo, Maometto impone il Corano. Lo diffuse col ter­rore e la guerra, ammazzando e facendo ammazzare quanti non lo accettavano; e nel Corano moltissime volte egli incita i suoi se­guaci alla guerra santa, mostrando loro la vittoria o, nel caso che fossero morti, il Paradiso. Basta anche solo leggere la Sura IX dall'art. 38 all'art. 44. Sura(*)= (Il Corano è diviso nin sure, capitoli)

A tutto questo dobbiamo aggiungere dei fatti che presso tutti i popoli civili hanno un solo nome: crudeltà. Ne citiamo solo alcuni: 1) Maometto varie volte assalí delle carovane, sotto il pretesto che non erano mussulmane; ma in effetti per impadronirsi dei lo­ro beni, uccidendo i carovanieri. La piú nota è la razzia fatta nel 624.

2) La grossa comunità arabo-giudea in un primo tempo aveva aiutato Maometto contro i meccani. Maometto per ingraziarseli aveva ordinato a tutti i suoi seguaci, come abbiamo visto, di pre­gare rivolti verso Gerusalemme. Ma quando, però, si proclamò l'ultimo profeta e il suggello dei profeti e gli arabo-giudei gli si ri­bellarono, Maometto ordinò il loro sterminio; i suoi seguaci li as­sediarono e sgozzarono tutti i maschi, in numero di 6oo; quin­di vendettero le loro donne e i loro bambini come schiavi. Da al­lora Maometto ordinò di pregare rivolti verso la Mecca.

3) Contemporaneamente a Maometto era sorto un altro «pro­feta » in Arabia e predicava un altro Corano. Questi si chiamava Eichala ibn Kaab, si era impadronito dello Yemen, uccidendone il governatore e mettendo in grave pericolo l'esclusività della missione profetica e politica di Maometto. Allora Maometto, sen­za scrupoli, mandò dei suoi seguaci, Rais e Firus, a uccidere il suo antagonista. I due killer, ottenuta la complicità della moglie di Ei­chala ibn Kaab, s'introdussero nel mezzo della notte nella sala da letto dell'antiprofeta e l'uccisero.



2) Storia o leggende?

Il Corano riporta quali fatti storici tante vecchie leggende. Ne riportiamo alcune:

« Ricordi quel tale che si aggirava desolato per le vie di una cit­tà sventrata, dai tetti distrutti? Si preoccupò assai: "Come farà Dio a restituire la vita dopo che è spenta?" Il Dio lo tenne in stato di morte per cento anni, lo risuscitò, poi lo interrogò: "Quanto tempo sei stato morto?" "Un giorno, o almeno una buona parte di esso". "Invece sei stato morto per cento anni! Cibo e bevanda - guardali! - non sono corrotti; ma il tuo asino, guardalo un po'! Facciamo di te un segno per gli umani: guarda le sue ossa, come le ricostruiamo, come le rivestiamo di carne". Davanti all'eviden­za quel tale si umiliò: "Ora sono veramente convinto che il Dio può tutto!" » (S II, 261).

« Mandò il Dio un corvo, che si mise a scavare nel terreno per insegnargli (a Caino) come doveva ricoprire il sesso del fratello. Gemette: "Wailun a me! Non sarò capace io di imitare questo corvo e di nascondere ciò che non deve essere visto di mio fratel­lo?". Solo allora si pentí » (S V, 31).

« L'esercito di Sulayman (Salomone), composto da spiritelli, da umani e da uccelli fu riunito davanti a lui, fu diviso in battaglio­ni, e allorché giunse alla vallata delle formiche, una di esse gridò: "Ehi, formiche, affrettatevi a rintanarvi nei vostri buchi, che Sulayman e il suo esercito non vi schiaccino passandovi sopra, sen­za vedervi".

Sorrise sotto i baffi Sulayman... e passò in rivista gli uccelli; mancava l'upupa e Sulayman si arrabbiò; ma l'upupa, soprag­giunta subito, gli portò la notizia dell'esistenza della regina di Sa­ba » (S XXXII, 17 e ss.).

« Certo, Qarun apparteneva alla gente di Musa (Mosè), ma contro di essa poi si ribellò. Gli avevamo offerto dei tesori, le cui chiavi, da sole, sarebbero state pesanti anche per una schiera di uomini assai forti » (S XXVIII, 76). (Che razza di chiavi!)

« E a Sulayman sottomettemmo il vento. Il vento che percorre­va il cammino di un mese al mattino e il cammino di un mese alla sera. Per lui facemmo scorrere una fonte di rame fuso e alcuni spiritelli lavoravano sotto di lui... Poi decidemmo che anche per lui ci fosse la morte, e gli spiritelli non si accorsero della sua scomparsa se non quando videro che l'animaletto della terra ave­va rosicchiato il suo bastone ... » (S XXXIV, 12-14).

Nella Sura XVIII il Corano narra come un gruppo di giovanetti credenti, per sfuggire ai persecutori che volevano far loro aposta­tare la fede in Dio e farli diventare pagani, si rifugiarono nella grotta di Al-Kahf. Ivi si addormentarono; e si svegliarono dopo 300 anni, credendo di aver dormito un giorno o mezza giornata.

Nella Sura VII, n.163 il Corano dice: « Interroga circa la città si­ta sulle rive del mare. I suoi abitanti trasgredivano il sabbat: pri­ma di ciò i pesci si presentavano in superficie nel dí del sabbat, mentre nei giorni feriali se ne stavano acquattati nel mare. Noi li provammo cosí perché erano perversi ».

Da quali fonti ha il Corano attinto tutte queste storie? Da leg­gende popolari, e Maometto le mette nella bocca di Dio. Leggendo le Sure cvui e LXXIi non si può non sorridere: Dio dice a Maometto: « In verità: se qualcuno ti odia diventerà sterile » (S CVIII, 3).

« Ma presso gli uomini c'erano dei maschi che cercavano prote­zione da spiritelli maschi e quelli aumentavano la loro stupidità » (S LXXXII, 6). È come dire che c'è il vento maschio e il vento fem­mina.

« Certamente abbiamo creato una quantità considerevole di spiritelli e di uomini per il gahannam » (S VII, 179). Domandiamo al Corano: « Da dove ha appreso tutto questo? » Certamente non dal Vecchio o dal Nuovo Testamento. Lo dice soltanto il Corano. Altrove dice che « Dio ha creato Saytan, e che protegge anche Saytan » (S XXl, 82). Ma se Dio è buono può fare cose cattive? E Saytan e questi ipotetici spiritelli cattivi come po­teva Dio crearli? E come poteva crearli solo per mandarli all'in­ferno? Invece è la Bibbia che dà la rispota giusta: « Dio creò gli angeli; una parte di essi si ribellarono a Dio. Dio mandò contro di essi l'Arcangelo Michele e li gettò all'inferno »; fu cosí che gli an­geli ribelli divennero demoni.



3) Giuramenti

Il giuramento è un invocare chi è al di sopra di sé quale testi­mone e garante della verità di quanto si afferma, e un richieder­ne un severo castigo, finanche la morte, per sé o per persona a sé carissima qualora si dicesse una menzogna o non si facesse quanto si promette.

Giacché Dio non ha nessuno superiore a sé, egli può giurare soltanto per sé stesso. Dice Dio a Mosé: « Non nominare il nome di Dio inutilmente » (Es. 20,7). E dice Gesú: « Non giurate mai; né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, che è sgabello dei suoi piedi; né per Gerusalemme, perché è la città del gran re. Non giurare neppure per la tua testa, perché tu non puoi fare bianco o nero un tuo capello; ma sia il vostro dire: "si, si; no, no"; quel che vi è di piú proviene dal male » (Mt 5, 34-37)

Invece il Corano è ripieno di giuramenti, quasi sempre senza senso, fatti, secondo il Corano, da Dio stesso. Ne citiamo alcuni: « Lo giuro per i venti che spargono e per le portatrici di peso, le nuvole, e per quelli che agilmente vogano ... » (S LI, 1-3).

«Lo giuro per il calamo e per quello che essi registrano» (S LXVIII, 1).

« Lo giuro per la stella, quando il suo chiarore declina » (S LII, 1).

« Lo giuro per coloro che lacerano con lacerazione intensa, e per quelli che ritirano con levità, e per quelli che scivolano nuo­tando in modo leggero e per quelli che innanzi vanno gli altri pre­cedendo, e per quelli che le cose dirigono » (S Lxxix, 1-5).

« Verissimo! Lo giuro per le stelle che filano, che vengono via scopate! Lo giuro per la notte che si abbuia, per l'alba che sua lu­ce alita» (S LXXXIX, 15-18).

« Giuro per i puledri che vanno a spron battuto, ansimando, che fanno sprizzare scintille scalpitando ... » (S C, 1).

« Lo giuro per il malinconico tramonto; lo giuro per la notturna oscurità e per ciò che avviluppa e per il plenilunio; salirete per strati successivi » (S 84, 16-19).

« Lo giuro per il cielo trapuntato di segni zodiacali, lo giuro per il giorno dell'incontro, lo giuro per testimonianze e testimonia­to! » (S 85, 1-3).

Lo giuro per il cielo e per il viandante notturno!... Lo giuro per il cielo che sempre ritorna, lo giuro per la terra quando si apre ai germogli » (S 86, 1 e il + 12).

« Ma no! Lo giuro per questo territorio urbano (tu sei un citta­dino qualunque di questo paese), e giuro per il generante e per ciò che ha generato » (S 90, 1-3).

« Giuro per l'astro diurno e per il suo splendore! Lo giuro per la luna quando lo segue. Lo giuro per la luce del giorno quando ma­nifesta la gloria solare! E per la notte fosca che di oscurità la tin­ge!" (S 91, 1-4).

« Giuro per l'avanzata mattina! Giuro per la tenebra notturna quando stende il suo velo! » (S 93, 1-2).

Potremmo molto continuare a riportare giuramenti simili. Do­mandiamo a qualunque persona di buon senso: « Ti sentiresti di fare simili giuramenti dinanzi a chiunque, o, peggio, dinanzi al giudice di un tribunale? Sei sicuro di non far ridere tutti e di non esser preso in giro? Può Dio essere tanto ridicolo da fare simili giuramenti? ».



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