QUESTO FORUM E' CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO... A LUI OGNI ONORE E GLORIA NEI SECOLI DEI SECOLI, AMEN!
 
Innamoriamoci della Sacra Scrittura! Essa ha per Autore Dio che, con la potenza dello Spirito Santo solo, è resa comprensibile (cf. Dei Verbum 12) attraverso coloro che Dio ha chiamato nella Chiesa Cattolica, nella Comunione dei Santi. Predisponi tutto perché lo Spirito scenda (invoca il Veni, Creator Spiritus!) in te e con la sua forza, tolga il velo dai tuoi occhi e dal tuo cuore affinché tu possa, con umiltà, ascoltare e vedere il Signore (Salmo 119,18 e 2 Corinzi 3,12-16). È lo Spirito che dà vita, mentre la lettera da sola, e da soli interpretata, uccide! Questo forum è CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO e sottolineamo che questo spazio non pretende essere la Voce della Chiesa, ma che a Lei si affida, tutto il materiale ivi contenuto è da noi minuziosamente studiato perchè rientri integralmente nell'insegnamento della nostra Santa Madre Chiesa pertanto, se si dovessero riscontrare testi, libri o citazioni, non in sintonia con la Dottrina della Chiesa, fateci una segnalazione e provvederemo alle eventuali correzioni o chiarimenti!
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

Spiegazione della Santa Messa di dom Prosper Gueranger abate

Ultimo Aggiornamento: 30/03/2010 23:53
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 1.222
Sesso: Femminile
30/03/2010 23:27

VIII - EPISTOLA

Dopo la colletta, e le altre orazioni che spesso si aggiungono sotto il nome di commemorazioni, si legge l'Epistola che è quasi sempre un passo delle Lettere degli Apostoli, ma talvolta è anche un brano d'un altro libro della Sacra Scrittura.
L'uso di legger una sola Epistola non risale ai primordi della Chiesa, benché rimonti a quasi mille anni fa. Nei primi secoli si leggeva prima una lettura dell'Antico Testamento, a cui seguiva un passo degli scritti degli Apostoli. Attualmente alla Messa si legge solo l'Epistola, ad eccezione delle Quattro Tempore e di alcuni giorni feriali. L'uso di leggere passi dell'Antico Testamento prima dell'Epistola è scomparso quando è stato composto il Messale oggi in uso, che contiene tutto ciò che si dice e si canta nella Messa, e che per questo è chiamato Messale completo (o plenario) (7). Il Messale antico o Sacramentario conteneva, come abbiamo già detto, soltanto le orazioni, i prefazi e il Canone; per tutto il resto si usavano líantifonario, la bibbia e un evangeliario.

Molto abbiamo perduto nel cambio, perché ciascuna Messa aveva il suo Prefazio proprio, ed oggi tali brani liturgici sono ridotti ad un numero insignificante.
Il medesimo procedimento si seguiva per la recita dell'Ufficio divino, poiché non v'era ancora il Breviario, sicché bisognava servirsi del salterio, dell'innario, della bibbia, del passionale, nel quale si leggevano gli atti dei Santi, e dell'omiliario, che conteneva i discorsi dei santi Padri.
Per lungo tempo e per privilegio speciale s'è conservato l'uso di leggere due Epistole nella Messa della prima domenica dell'Avvento, ma attualmente se ne legge solo una. L'Ufficio di questa domenica è stato redatto con grande cura e rappresenta, più fedelmente della maggior parte degli altri Uffici, gli usi antichi; così, quantunque semidoppio (8), mai gli si assegnarono i suffragi, pratica, questa, che si osserva sino all'Epifania.

L'origine dei suffragi non può esser antecedente al sec. XI, poiché prima non esistevano.
Come abbiamo veduto, nella celebrazione del santo Sacrificio tutto procede con ordine: il sacerdote ha esposto da principio le domande ed espresso i voti e i desideri dei fedeli; la santa Chiesa ha parlato per bocca del suo ministro. Tra poco ascolteremo le parole del Maestro nel Vangelo. Ma la santa Chiesa vuole prepararci a quest'atto, facendoci prima udire la parola del suo servo, per questo pone prima l'Epistola, passando in tal modo dal Profeta, o dall'Apostolo, al Signore stesso.

NOTE

7) L'organizzazione degli antichi Sacramentari sfocia nel Medioevo nel cosiddetto Missale plenum (o plenario o, più esattamente, Missale completum), ossia in quel testo che riunisce tutti gli elementi propri della celebrazione (antifone, orazioni, letture, sequenze, ecc.). I primi saggi di tali Messali plenari s'incontrano nella seconda metà del IX secolo nell'area liturgica dell'Italia centrale e di Benevento. Essi però divennero d'uso comune solo nel XII secolo.

8) Circa i "suffragi", il RIGHETTI osserva che «Fin dal sec. XI, a Cluny, chiamavansi Suffragia Sanctorum le preghiere d'intercessione solite a rivolgersi ad alcuni determinati Santi, al termine delle Ore principali dell'Ufficio, Mattutino, Lodi e Vespro. A Roma si dicevano Commemorationes. Appartenevano alla serie di quei formulari extra ufficiali che, insensibilmente, dopo il sec. IX, si sovrapposero all'Ufficio quotidiano. [...]. I libri romani dei sec. XI-XII e poi il Breviario della Curia portavano molte e svariate commemorazioni di Santi. Pio V le ridusse a quattro: Santa Croce, Beata Vergine, Ss. Pietro e Paolo, de pace; Pio IX nel 1871 vi aggiunse quella di san Giuseppe. La riforma di Pio X ne ammise due soltanto: quella della SS. Vergine associata a tutti i Santi, e quella de Cruce durante il tempo pasquale. [...].
Tutte le Commemorazioni predette vennero soppresse da Pio XII col Decreto del 1955 circa la semplificazione delle rubriche»: op. cit., vol. II, Milano 1969, p. 788. Circa l'Ufficio "semidoppio", va notato che Giovanni XXIII ha trasformato l'antica divisione dei giorni in: domeniche di I e II classe, ottave di I e II classe, Feste di I, II e III classe, Ferie di I, II, III e IV classe, Vigilie di I, II e III classe, apportando tante altre modifiche atte a rendere più fruibile il modo di ordinare i singoli giorni, le Decorrenze e le concorrenze, ecc.


IX - GRADUALE

Tra l'Epistola e il Vangelo si canta il Graduale, che si compone d'un responsorio col versetto corrispondente. In passato si ripeteva il responsorio tutto intero, prima e dopo il versetto, nella forma che oggi si osserva per i responsorii brevi, ma con una melodia molto ornata. Il graduale è infatti la parte più musicale dell'Ufficio e, poiché il suo canto è molto difficile, per eseguirlo non si ammisero mai più di due cantori. Questi si recavano all'ambone, una sorta di pulpito in marmo collocato nella chiesa, ed è a motivo degli scalini o gradini, che i cantori dovevano salire per andar all'ambone, che questi brani sono stati chiamati Graduali, nome utilizzato anche dai Giudei per indicar i Salmi graduali che cantavano salendo i gradini del Tempio.

X - ALLELUIA - TRATTO

Al graduale segue l'Alleluia o il Tratto, secondo il tempo liturgico. L'Alleluia si ripete a mo' di responsorio ed è seguito da un versetto, dopo il quale si ripete per la terza volta Alleluia. Essendo l'Alleluia il cantico per eccellenza della lode di Dio, era naturale che avesse il suo posto nella Santa Messa. Possiede qualcosa di così gioioso e a volte di così misterioso che nei tempi di penitenza, cioè dalla Settuagesima sino a Pasqua, si sopprime, sostituendolo allora col Tratto.

Quest'ultimo occupa piamente i fedeli durante il tempo necessario alle diverse cerimonie che devono svolgersi quando il diacono, dopo aver domandato la benedizione del sacerdote, va in processione all'ambone del Vangelo e si prepara a far ascoltare la Parola di Dio. Il Tratto si compone qualche volta di un salmo intero, come avviene nella prima domenica di Quaresima; ordinariamente, invece, non contiene che alcuni versetti. Questi, che si cantano con una melodia molto ricca e caratteristica, si susseguono uno dopo l'altro senza alcuna ripetizione. Per tale ragione, ossia perché l'esecuzione avviene tutta di seguito come "d'un tratto", è stato chiamato Tratto.


XI - SEQUENZA

In alcune solennità si aggiunge all'Alleluia o al Tratto la cosiddetta "Sequenza", Sequentia. Essa fu aggiunta al canto della Messa in un'epoca ben posteriore a san Gregorio, probabilmente verso il secolo IX.
Prese il nome di Sequentia, cioè "seguito", perché consisteva inizialmente in un testo che si adattava alle note melodiche che seguivano la parola Alleluia e che si chiamava già Sequentia, prima ancora dell'invenzione della Sequenza. Si chiama anche prosa, perché in origine non rassomigliava né agli inni misurati, dei quali si trovano modelli presso gli antichi, né ai ritmi regolarmente cadenzati, comparsi più tardi. Era un vero pezzo di prosa che si cantava con semplicità - come abbiamo detto -, per rivestire di parole il neuma dell'Alleluia. A poco a poco il suo genere si avvicinò a quello degl'inni.

La Sequenza serviva, così, a dare maggior rilievo alla solennità degli Uffici e, mentre si cantava, si suonavano le campane e l'organo. Se ne fecero per tutte le feste ed anche per le domeniche dell'Avvento.
Nella riforma del Messale Romano, avvenuta con san Pio V, quattro di esse solamente sono state conservate: il Victimae Paschali, la più antica di tutte e modello di prosa, il Veni Sancte Spiritus, il Lauda Sion e il Dies iras. Più tardi vi si aggiunse lo Stabat Mater. Il Messale monastico dei benedettini contiene anche il Laeta dies, per la festa del gran patriarca san Benedetto, composizione che risale al secolo XVI.


XII - VANGELO

Mentre il coro canta tutti gl'inni dei quali abbiamo parlato, il diacono prende il libro dei Vangeli e lo pone sopra l'altare, manifestando così l'identità che esiste tra il Verbo di Dio, che ascoltiamo nel Vangelo, e Nostro Signore, rappresentato dall'altare. Il sacerdote non incensa il libro, ma benedice l'incenso, cerimonia che il diacono non ha il diritto di fare.
Benedetto l'incenso, il diacono s'inginocchia sul primo gradino dell'altare e recita la preghiera Munda cor meum nella quale domanda a Dio che il suo cuore e le sue labbra siano purificati affinché possa annunziare degnamente il santo Vangelo. Fa allusione, in questa preghiera, al carbone di fuoco col quale un serafino toccò le labbra del profeta Isaia per purificarlo e renderlo degno d'annunziare le cose che lo Spirito Santo gli aveva ispirato (cf. Is 6,5-7). Questa preghiera viene pronunciata dal sacerdote anche nella Messa bassa.
Terminata questa orazione, il diacono prende il libro e, inginocchiandosi dinanzi al sacerdote, gli chiede la benedizione: Jube, domne, benedicere, "degnati di benedirmi". Nella Messa bassa il sacerdote chiede la benedizione a Dio dicendo: Jube, Domine, benedicere, ed egli stesso si risponde con le parole della benedizione, facendovi i cambiamenti necessari, per applicar a se stesso la risposta. Ricevuta la benedizione, il diacono bacia la mano del sacerdote, che deve aver posta sul libro dei Vangeli prima di consegnarglielo, quasi ad indicare che lo incarica di legger in suo nome.

Si dirige allora verso l'ambone del Vangelo e là comincia la lettura con le solenni parole: Dominus vobiscum. È questa l'unica occasione in cui è permesso al diacono di salutar il popolo con tale espressione solenne. Con essa sembra dirgli: "Preparatevi, poiché state per ascoltar il Verbo di Dio, la Parola eterna; per ricever un così grande favore bisogna che il Signore sia con voi, che vi illumini e vi alimenti con la sua Parola". Il popolo risponde a questa domanda: Et cum spiritu tuo.

Allora il diacono da inizio alla lettura annunziando il titolo di ciò che sta per leggere con le parole: Initium o Sequentia sancti Evangeli!, facendo il segno di croce sul libro laddove comincia il passo del Vangelo; poi segna se stesso sulla fronte, sulla bocca e sul petto, domandando con la croce, principio di ogni grazia, che abbia sempre il Vangelo nel cuore e sulle labbra, e che la sua fronte non ne arrossisca giammai. Prende il turibolo, incensa il libro per tre volte, mentre il popolo risponde: Gloria tibi, Domine all'annunzio della buona novella, rendendo gloria al Signore, la cui Parola si prepara ad ascoltare.

Procede quindi al canto del Vangelo. Il diacono congiunge le mani e non le appoggia sul libro, non permettendosi una tale familiarità verso ciò che racchiude l'espressione della Parola eterna.
Finita la lettura, il suddiacono prende il libro aperto e lo porta al celebrante che, baciandolo dove inizia il passo letto, dice: Per evangelica dieta deleantur nostra delicta, "per l'efficacia delle parole che abbiamo ascoltato, siano cancellati i nostri peccati". Noi troviamo in questa formula, che si usa qualche volta come benedizione a Mattutino, una specie di rima che denota un'origine medievale. Frattanto il diacono si volge subito verso il sacerdote in nome del quale ha cantato il Vangelo e, prendendo il turibolo, lo incensa tre volte. A questo punto della Messa viene incensato solo il celebrante.
Il sacerdote che celebra la Messa senza esser assistito dai ministri deve girar il Messale, quando legge il Vangelo, in modo che si trovi collocato un po' verso il nord, poiché, secondo la parola del profeta Geremia (1,14): Ab aquilone pandetur malum super omnes habitatores terree, "dal settentrione si rovescerà la sventura su tutti gli abitanti della terra".

Anche il diacono si mette nella direzione indicata quando canta il Vangelo e, per la stessa ragione, nel battesimo degli adulti si mette il catecumeno in modo che abbia la faccia rivolta a nord, nel momento in cui rinunzia a Satana.
Un tempo, vi erano nelle grandi chiese due amboni o specie di pulpiti molto alti, uno per l'Epistola e l'altro per il Vangelo. Oggi non sì vedono più che nella chiesa di san Clemente a Roma e di san Lorenzo fuori le mura. Esistevano anche a san Paolo fino all'epoca dei restauri. In uno di questi amboni sì metteva il cero pasquale durante i quaranta giorni che precedono l'Ascensione.

Dobbiamo far notare, in questo luogo, la differenza che la Chiesa stabilisce tra la maniera di annunziar il Vangelo e quella di proclamare l'Epistola. Per l'Epistola si limita ad annunziare semplicemente qual è il passo che si sta per leggere, mentre fa sempre preceder il Vangelo dal Dominus vobiscum. Nell'Epistola, infatti, è il servo che parla; nel Vangelo, al contrario, è la parola del Maestro che si ascolta e, di conseguenza, bisogna richiamare l'attenzione del popolo fedele; per questo si usa la formula: Dominus vobiscum.

Soltanto alla fine del Vangelo letto dal sacerdote si risponde: Laus tibi, Christe, perché un tempo il celebrante, non leggendo nulla di ciò che era cantato, ascoltava semplicemente il Vangelo (9).
Nelle Messe dei defunti il diacono non domanda la benedizione al sacerdote prima del Vangelo, poiché, essendo una cerimonia puramente di onore, la si omette in segno di lutto e di tristezza. Non si portano neppure i lumi all'ambone e il sacerdote non bacia il libro al ritorno del diacono. Similmente il diacono non bacia la mano del sacerdote quando prende il libro dall'altare.

NOTE

9) Al tempo di Dom Guéranger il sacerdote, alla Messa solenne, leggeva per conto proprio l'Epistola e il Vangelo che erano cantati dal suddiacono e dal diacono. Prima d'allora l'uso era diverso ed il sacerdote non leggeva nulla.



Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 06:54. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com