QUESTO FORUM E' CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO... A LUI OGNI ONORE E GLORIA NEI SECOLI DEI SECOLI, AMEN!
 
Innamoriamoci della Sacra Scrittura! Essa ha per Autore Dio che, con la potenza dello Spirito Santo solo, è resa comprensibile (cf. Dei Verbum 12) attraverso coloro che Dio ha chiamato nella Chiesa Cattolica, nella Comunione dei Santi. Predisponi tutto perché lo Spirito scenda (invoca il Veni, Creator Spiritus!) in te e con la sua forza, tolga il velo dai tuoi occhi e dal tuo cuore affinché tu possa, con umiltà, ascoltare e vedere il Signore (Salmo 119,18 e 2 Corinzi 3,12-16). È lo Spirito che dà vita, mentre la lettera da sola, e da soli interpretata, uccide! Questo forum è CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO e sottolineamo che questo spazio non pretende essere la Voce della Chiesa, ma che a Lei si affida, tutto il materiale ivi contenuto è da noi minuziosamente studiato perchè rientri integralmente nell'insegnamento della nostra Santa Madre Chiesa pertanto, se si dovessero riscontrare testi, libri o citazioni, non in sintonia con la Dottrina della Chiesa, fateci una segnalazione e provvederemo alle eventuali correzioni o chiarimenti!
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

PARTE QUARTA: l'Orazione ossia, la Preghiera

Ultimo Aggiornamento: 26/08/2010 16:42
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 1.222
Sesso: Femminile
26/08/2010 16:42

PARTE QUARTA: L'ORAZIONE


SETTIMA DOMANDA
Ma liberaci dal male




417. Questa domanda è il compendio delle altre


Questa richiesta, l'ultima con la quale il Figlio di Dio ha posto fine alla sua divina preghiera, comprende tutte le altre. Per dimostrarne il valore e l'efficacia Egli si servi di questa formula quando, in procinto di morire, invoco da Dio Padre la salvezza degli uomini: Ti prego che tu li guardi dal male (Jn 17,15). Con questa preghiera, dunque, che ci ingiunse di fare e confermo con l'esempio, egli quasi ha compendiato in breve sommario il valore e lo spirito delle domande precedenti. Una volta ottenuto ciò che si domanda in essa, nulla, secondo san Cipriano, rimane da domandare; chiesta e impetrata contro il male la protezione di Dio, stiamo senza timore e in perfetta sicurezza contro tutti i mezzi che il demonio o il mondo mettono in opera (Della oraz. Dom.). Perciò essendo essa cosi importante, come abbiamo detto, il Parroco nello spiegarla ai fedeli usi grande diligenza.

Differisce questa domanda dalla precedente, perché con la prima chiediamo di poter evitare la colpa, con questa invece, di essere liberati dalla pena; ragion per cui non sarà necessario dimostrare ai fedeli quanto essi vengano travagliati nelle avversità e nelle disgrazie, e come abbiano bisogno dell'aiuto del cielo, poiché nessuno c'è che non abbia capito per sua o altrui esperienza a quanti e a quanto grandi mali sia esposta la vita umana. Inoltre, gli autori sacri e i profani hanno largamente trattato questo argomento; e tutti ne sono convinti dall'esempio tramandatoci della pazienza di Giobbe: L'uomo nato di donna, vivendo poco tempo, è pieno di travagli. Quasi fiore, si innalza ed è calpestato; è come l'ombra che fugge, e mai sosta nel suo stato (Jb 14,1). Non passa giorno che non s'avverta un nuovo dolore, o un nuovo incomodo; e lo attesta la stessa parola di Cristo Signore: Basta a ciascun giorno il suo affanno (Mt 6,34). Anzi questa condizione della vita umana è implicita in quel monito del Signore che ci dichiara la necessità di prendere ogni giorno la croce e di seguirlo (Lc 9,23).

Come dunque ognuno sente quanto sia penosa e pericolosa questa vita, cosi sarà facile persuadere il popolo fedele della necessità di implorare da Dio la liberazione dai mali; tanto più che da nulla sono cosi spinti gli uomini alla preghiera, come dal desiderio e dalla speranza di essere liberati dai malanni che soffrono o che li minacciano. Infatti è disposizione innata dell'anima umana di cercare subito rifugio nell'aiuto in Dio nella disgrazia. Perciò sta scritto: Copri la loro faccia di ignominia, e cercheranno il nome tuo, Signore (Ps 82,17).

418. Modo giusto di chiedere


Ma se gli uomini spontaneamente invocano Dio nei pericoli e nelle disgrazie, quelli alla cui fede e saggezza è affidata la salute comune, hanno il compito di istruirli sul modo di pregare ordinatamente. Non mancano, infatti di quelli, che pregano seguendo un ordine tutto a rovesciò di quello stabilito dal nostro Signore Gesù Cristo. Perché chi ci ha ordinato di rifugiarci in lui nei giorni della sventura (Ps 49,15), nello stesso tempo ha prescritto l'ordine della preghiera; e volle che noi, prima di pregarlo di liberarci dal male, chiediamo che sia santificato il nome di Dio, che venga il suo regno, e domandiamo poi tutte quelle cose, per le quali, come per gradi, si arriva a questa.

Qualcuno invece, per un dolor di testa, al fianco o al piede, oppure per rovesci di fortuna, minacce o pericoli preparati dal nemico, oppure nella fame, in guerra, nella pestilenza, omette tutti quei gradi intermedi della preghiera e chiede soltanto di essere sottratto a quei mali.

Questo però è contro il precetto di Cristo: Cercate in primo luogo il regno di Dio (Mt 6,33). Pertanto coloro che pregano ordinatamente, quando domandano l'allontanamento delle calamità, delle sofferenze, dei mali, tutto riferiscono alla gloria di Dio. E cosi David alla preghiera: O Signore, non giudicarmi nella tua collera, aggiunge un pensiero col quale mostra il suo zelo per la gloria di Dio: Non v'è chi nella morte si possa ricordare di te, e chi ti esalterà sottoterra? (Ps 6,2-6). E pregando Iddio di usargli misericordia, soggiunge: Insegnerò ai cattivi i tuoi sentieri, e gli empi si convertiranno a te (Ps 50,3-15).

Cosi i fedeli ascoltatori vengano incitati non solo a pregare in quest'ordine salutare e a seguire l'esempio del Profeta, ma siano anche istruiti sulla grande differenza tra le preghiere del cristiano e quelle degli infedeli. Questi pure chiedono con calore a Dio di guarire dalle malattie e dalle ferite, e di sottrarsi ai mali che loro sovrastano; ma ripongono la principale speranza della liberazione nei rimedi preparati dalla natura o dalle mani dell'uomo; anzi, prendono la medicina da chiunque, anche se è preparata con incantesimi, venefici, o col soccorso dei demoni. E lo fanno senza scrupolo, purché venga loro data qualche speranza di salute.

Quando fu compilato il Catechismo Tridentino, cioè sul finire del secolo 16, la medicina scientifica non aveva ancora mosso i primi passi. Gli stessi medici spesso si affidavano alle strane indicazioni dell'astrologia, del sortilegio e della magia. Di qui il presente richiamo pastorale.

Ben diverso da questo è il modo di fare dei cristiani, i quali nelle malattie e nelle avversità ricercano in Dio il supremo rifugio, la difesa della loro salute, riconoscendo e venerando lui solo autore d'ogni bene e loro liberatore. Essi stimano che certamente da Dio proviene alle medicine la virtù risanatrice, ma che esse riescono salutari ai malati solo in quanto Dio lo vuole. Difatti da Dio è data agli uomini qualsiasi medicina che li sani. Si legge nell'Ecclesiastico: L'Altissimo ha creato dalla terra le medicine, e il saggio non le disdegnerà (Si 33,4).

Pertanto, quelli che hanno dato a Gesù Cristo il loro nome, non ripongono in quei rimedi la suprema speranza di guarire dalla malattia, ma confidano grandemente nell'autore stesso delle medicine. Giustamente nelle sacre Scritture sono ripresi quelli che, fiduciosi nell'efficacia della medicina, non chiedono a Dio nessun aiuto (2Ch 16,12; Jr 46,11). Invece quelli che vivono conformandosi in tutto alla legge divina, si astengono da quei rimedi che non risultino ordinati da Dio alla guarigione (Lv 20,6 1S 28,7). Anche se a loro sia manifesta la probabile guarigione proveniente dall'uso di quei rimedi, tuttavia li aborriscono, come malie e arti magiche del demonio.

Bisogna dunque esortare i fedeli a riporre la loro fiducia in Dio, poiché il nostro beneficentissimo Genitore ha ordinato di chiedere a lui la liberazione dai mali, perché appunto in questo stesso ordine che ci ha dato, troviamo una ragione per sperare di essere esauditi. Molti sono gli esempi di questa verità nella sacra Scrittura, perché anche coloro che non vengono indotti a bene sperare da queste ragioni, lo siano almeno dal loro numero.

Ricchissime prove del soccorso divino ci s'affacciano alla memoria: Abramo, Giacobbe, Lot, Giuseppe, David; e sono tanti nelle sacre Scritture del nuovo Testamento quelli strappati ai più grandi pericoli dalla virtù di questa devota preghiera, da essere inutile il ricordarli. Basterà questo detto del Profeta, per rassicurare anche il più debole: I giusti hanno gridato, e il Signore li ha esauditi, e li ha liberati da ogni tribolazione (Ps 33,18).

419. Che genere di liberazione dobbiamo chiedere


Perché i fedeli capiscano il valore e lo spirito di questa domanda, si spieghi loro che non preghiamo di essere liberati da tutti i mali, poiché ci sono cose credute generalmente mali, e che invece sono utili a chi le patisce, come quello stimolo inflitto all'Apostolo, affinché potesse rendere più perfetta, con l'aiuto di Dio, la sua virtù nella debolezza (2Co 12,7 2Co 12,9). Se l'efficacia di queste cose viene conosciuta, i giusti le accoglieranno con sommo piacere, piuttosto che chiedere di esserne liberati. Perciò noi qui deprechiamo soltanto quei mali che non possono arrecare all'anima nessun vantaggio, non già gli altri, se deve derivarne qualche frutto salutare.

Questa preghiera, dunque, intende chiedere che, come noi siamo stati liberati dal peccato e dal pericolo della tentazione, lo siamo anche dai mali interni ed esterni; che siamo immuni dall'acqua, dal fuoco, dalle folgori; che la grandine non rechi danno alle messi, né ci angustino la carestia, le sedizioni, le guerre. Chiediamo inoltre a Dio che tenga lontane da noi le malattie, la peste, il saccheggio, le catene, il carcere, l'esilio, i tradimenti, gli agguati; e ci eviti tutti gli altri mali per i quali specialmente la vita umana suole svolgersi nel terrore e nell'affanno; ed elimini le cause di atti disonorevoli e di delitti.

Né solo invochiamo che siano lontani da noi quelli che sono mali per consenso generale, ma domandiamo anche che quelle cose le quali, quasi da tutti, sono ritenute come beni, quali le ricchezze, gli onori, la salute, la forza, la vita stessa, non siano volte al male ed alla morte dell'anima nostra. Preghiamo anche Dio di non esser vittime di morte improvvisa, di non provocare su di noi la sua collera, di non incorrere nei supplizi che sovrastano sugli empi, di non essere avvolti nel fuoco del Purgatorio, dal quale invochiamo devotamente e piamente che gli altri pure siano liberati. Insomma la Chiesa interpreta, tanto nella Messa che nelle Litanie, questa preghiera, nel senso che da noi vengano tenuti lontani i mali passati, presenti e futuri.

La bontà di Dio ci libera dal male non in un solo modo, ma trattiene le tante sventure che ci sovrastano, come leggiamo aver salvato il grande Giacobbe dai nemici che l'uccisione dei Sichimiti aveva eccitati contro di lui. E scritto infatti:Il terrore di Dio invase tutte le città d'intorno, e non osarono inseguire quelli che si ritiravano (Gn 35,5). Cosi tutti quelli che in cielo regnano con Cristo Signore, sono stati liberati da ogni male per opera di Dio; e se egli non vuole che noi, viventi ancora in questo pellegrinaggio, siamo sciolti da qualunque affanno, ci sottrae però a non pochi di essi, quantunque siano quasi una liberazione dai mali, le consolazioni che Dio da a volte ai colpiti dalla sventura. Di queste si consolava il Profeta dicendo: Secondo la moltitudine dei miei dolori nel mio cuore, le tue consolazioni hanno allietato l'anima mia (Ps 93,19). Dio inoltre libera gli uomini dal male quando, versando essi in grandissimo pericolo, li conserva integri e incolumi: come accadde a quei fanciulli gettati nella fornace ardente e a Daniele: questi non fu affatto toccato dai leoni (Da 6,22) né quelli dalle fiamme (Da 3,21).

420. Il male dal quale chiediamo di essere liberati
è specialmente il demonio


Malvagio in modo speciale è il demonio, secondo san Basilio Magno, san Jn Crisostomo e sant'Agostino, perché istigatore della colpa degli uomini, cioè del delitto e del peccato. Dio si serve anche di lui come di suo ministro per far scontare le pene agli scellerati e facinorosi; poiché da Dio vengono agli uomini tutti i mali che soffrono a causa dei loro peccati. In questo senso si esprimono le sacre Scritture: Potrà esserci nella città un male che Dio non abbia mandato? (Am 3,6).

Io sono il Signore, io non un altro, che formo la luce e creo le tenebre, faccio la pace e creo il male (Is 45,7).

Ma il demonio è chiamato cattivo anche per questo; sebbene noi non gli abbiamo fatto alcun male, tuttavia ci fa perpetua guerra e ci perseguita senza tregua con odio mortale. Che se egli non può nuocere a noi, muniti come siamo di fede e d'innocenza, tuttavia mai pone fine alle sue tentazioni con mali esterni e con qualunque altro mezzo nocivo, per cui preghiamo Dio di liberarci dal male.

E diciamo dal male, non dai mali, perché appunto quei mali che ci vengono dal prossimo, li attribuiamo al demonio come al vero autore e incitatore di esso. Perciò non dobbiamo andare in collera contro il prossimo, ma invece rivolgere tutto l'odio e l'ira contro Satana, dal quale gli uomini sono spinti ad offenderci. Se, pertanto, i1 prossimo ti offenderà in qualsiasi modo, nelle tue preghiere a Dio Padre chiedigli che non solo ti liberi dal male, ossia dalle offese che il prossimo ti avrà fatte, ma anche che strappi questo tuo stesso prossimo dalle mani del demonio, per la cui istigazione gli uomini sono indotti al male.

421. Come sopportare i mali


Si deve poi notare che se noi in seguito a preghiere e a voti non siamo liberati dal male, abbiamo il dovere di sopportarlo con pazienza, certi di renderci graditi a Dio tollerandolo. E male quindi sdegnarci o dolerci che Dio non esaudisca le nostre preghiere; tutto si deve attribuire alla sua volontà, pensando che sia utile e salutare solo ciò che a Dio piace, non quello che a noi sembra bene.

Si devono infine esortare i buoni fedeli a rassegnarsi alla necessità di sopportare, nel breve corso della vita terrena, le contrarietà o sventure di qualsiasi genere con animo non solo sereno, ma lieto: Poiché tutti quelli che vogliono santamente vivere in Gesù Cristo soffriranno persecuzione (2Th 3,12). Ancora la Scrittura afferma: Per via di molte tribolazioni dobbiamo arrivare al regno di Dio (Ac 15,21). Non doveva forse il Cristo patire tali cose, e cosi entrare nella sua gloria? (Lc 24,26). Sarebbe ingiusto che il servo fosse più favorito del padrone, come è vergognoso, secondo san Bernardo, che vi siano membra delicate sotto un capo coronato di spine (Su tutti i santi, serm. 5,9). Insigne esempio, raccomandato all'imitazione, è quello di Uria che, alle esortazioni di David di restare in casa, disse: L'arca di Dio e Giuda e Israele abitano sotto le tende ed io entrerò nella mia casa? (2S 11,11).

Se con tali pensieri e meditazioni noi andiamo a pregare, otterremo che, sebbene cinti da ogni parte di minacce, e attorniati di mali, resteremo inviolati come i tre fanciulli rimasti intatti nel fuoco; e certamente potremo sopportare con energia e costanza le avversità, come i Maccabei. Nelle offese e nei travagli imitiamo i santi Apostoli che, anche fustigati con verghe, si rallegravano di essere stati fatti degni di soffrire oltraggi per Gesù Cristo. Cosi disposti, potremo cantare con grande letizia dell'animo: I principi mi hanno perseguitato senza ragione, ma solo le tue parole ispirano timore al mio cuore. Io mi rallegrerò delle tue parole, come colui che ha trovato grandi tesori (Ps 98).



[SM=g27998] CONCLUSIONE DELL'ORAZIONE DOMENICALE - AMEN [SM=g27998]



422. Grande importanza
di una devota chiusura della Preghiera


La parola Amen giustamente è detta da san Girolamo nei suoi Commentari su Matteo il sigillo della preghiera Domenicale (I,6,13). Per cui, avendo prima insegnato ai fedeli la preparazione che si deve fare prima di incominciare la preghiera, cosi pensiamo di dover illustrare la ragione e il significato di questa conclusione finale dell'orazione stessa; essendo non meno necessario terminare bene la preghiera a Dio di quello che sia il cominciarla con diligenza.

Sappia dunque il popolo fedele che molti e sostanziosi sono i frutti che possiamo ricavare dalla fine della preghiera domenicale; ma il frutto più ricco e più piacevole è pur sempre l'ottenere quello che abbiamo chiesto, e di cui abbastanza si è detto qui sopra. Ma con questa ultima parte dell'orazione non solo otteniamo l'esaudimento delle nostre preghiere, ma altri beni grandi e belli che appena è possibile spiegare a parole. Quando nella preghiera gli uomini parlano con Dio, dice san Cipriano (Dell'oraz. Dom.), avviene in un modo quasi inesplicabile che la Maestà divina sia molto più vicina a chi prega che agli altri, e l'adorna di doni singolari, in modo che quelli che pregano Dio con devozione si possono paragonare a quelli che si avvicinano al fuoco; se hanno freddo, si riscaldano, se sono caldi, ardono. Cosi quelli che si avvicinano a Dio ne vengono più infervorati secondo la loro fede e devozione, il loro animo è infiammato alla gloria di Dio, lo spirito s'illumina mirabilmente, e sono ricolmati di doni divini.

Questo ci è stato svelato dalla sacra Scrittura: L'hai prevenuto con le benedizioni della grazia (Ps 20,4). Di esempio a tutti è il grande Mosè che, partitosi da Dio dopo aver avuto un colloquio con lui, brillava cosi di luce divina, che gli Israeliti non potevano guardare i suoi occhi e la sua faccia (Ex 34,35). Senza dubbio coloro che pregano con veemente ardore, godono mirabilmente della misericordia e della Maestà divina: Fin dalla mattina mi fermerò a guardarti, poiché tu non sei un Dio che vuole l'iniquità (Ps 5,5), ha detto il Profeta. Quanto più gli uomini conoscono queste cose, con tanto maggior ardore e più profonda devozione lo venerano; con gran piacere sentono quanto Iddio sia soave e come veramente siano beati quelli che sperano in lui (Ps 33,9); circonfusi da quella splendente luce, vedono bene la loro piccolezza, e tutta la maestà di Dio. Ecco infatti l'assioma di sant'Agostino: Che io conosca te, e conosca me (Solil. 2,1). Avviene quindi che, non fidando più nelle proprie forze, tutti si affidino alla bontà divina, non dubitando affatto che egli, abbracciandoli tutti nella sua paterna carità, provvedere abbondantemente quanto è necessario alla loro vita e salute. Cosi renderanno a Dio le più pure grazie del loro animo e quante ne possano esprimere le labbra, come leggiamo aver fatto David; il quale, avendo incominciato la preghiera con le parole: Salvami da tutti quelli che mi perseguitano, termina esclamando: Glorificherò il Signore secondo la sua giustizia, e canterò le lodi del suo nome sublime (Ps 7,2-18).

Sono innumerevoli le preghiere di questo genere fatte dai santi, le quali, cominciando con espressioni di grande timore, terminano poi piene di buona speranza e di letizia. Hanno un meraviglioso splendore in questo senso quelle dello stesso David il quale, avendo cosi cominciato a pregare con l'animo pieno di paura: Molti si levano contro di me; molti dicono all'anima mia: non v'è salute per lui nel suo Dio, - rassicurato poi e compenetrato di gaudio, aggiunge: Non temerò le migliaia di uomini che mi circondano (Ps 3,2-7). In un altro salmo, piange la sua miseria, ma, gettando subito tutta la sua fiducia in Dio, s'allieta in modo incredibile nella speranza di eterna felicità: Io dormirò in pace, e in pace mi riposero (Ps 4,9). E quando esclamava: Signore, non mi castigare nella tua collera, non mi castigare nella tua ira, con quanto terrore e pallore di volto non lo doveva dire! Invece, con grande fiducia e letizia d'animo prorompe nelle parole che seguono: State lontani da me, voi tutti che operate l'iniquità; poiché Dio ha esaudito la voce del mio pianto (Ps 6,2-9). Temendo l'ira e il furore di Saul, con quanta dimessa umiltà non implorava l'aiuto di Dio! " Dio, nel tuo nome salvami; giudicami nella tua virtù "; e tuttavia, lieto e fidente, soggiunge nello stesso salmo: Ecco, Dio mi aiuta, il Signore è l'appoggio dell'anima mia (Ps 53,3-6).

Perciò chi va alla preghiera munito di fede e di speranza, si presenti a Dio come al padre, non dubitando di ottenere ciò che gli è necessario.

423. Con la parola "Amen"
si esprime il desiderio che la preghiera venga esaudita

Nella parola "Amen", ultima della preghiera, si trovano molte cose, quasi seme dei pensieri e delle riflessioni da noi esposti. Cosi spesso ricorreva sulle labbra del Salvatore questa parola ebraica, che piacque allo Spirito santo di conservarla nella Chiesa di Dio. Ad essa si da in sostanza questo significato: Sappi che le tue preghiere sono esaudite. Ha infatti valore e significato, come di una risposta di Dio, il quale licenzia con buona grazia colui che, con la preghiera, ha impetrato ciò che voleva. Tale significato è stato riconosciuto sempre dalla consuetudine della Chiesa di Dio, la quale, nel sacrificio della Messa, quando si recita la preghiera domenicale, non attribuì l'incarico di dire Amen ai ministri inferiori ai quali tocca di dire: Liberaci dal male, ma lo riservo allo stesso sacerdote, il quale, come interprete tra Dio e gli uomini, risponde al popolo che Dio è placato.

Però questo rito non è generale per tutte le preghiere; poiché nelle altre sono i ministri che rispondono Amen; ma è caratteristico della preghiera domenicale. Infatti nelle altre si esprime un consenso o un desiderio; in questa, invece, la risposta che Dio ha acconsentito al desiderio del fedele che lo ha pregato.

424. Significato della parola


Da molti è interpretata variamente la parola Amen. I Settanta la tradussero: cosi sia; altri: veramente; Aquila lo traduce: fedelmente. Ma poco importa che si traduca in questo o in quel modo, purché intendiamo con essa ciò che dicemmo. E il sacerdote che ci assicura esserci concesso l'oggetto della domanda; e questo significato è accettato dall'Apostolo nella sua lettera ai Corinzi: "In realtà tutte le promesse di Dio in lui sono divenute si. Per questo, sempre attraverso lui, sale a Dio il nostro Amen per la sua gloria " (2Co 1,20). Si appropria al nostro caso questa parola che racchiude la conferma delle nostre richieste; essa fa stare attenti quelli che pregano, poiché spesso avviene che gli uomini, distratti durante la preghiera da vari pensieri, passino ad altro. Con questa parola anzi chiediamo con grande sollecitudine che avvengano, cioè che siano concesse, le cose domandate; o meglio, pensando di aver già ottenuto tutto, e sentendo in noi presente la forza dell'aiuto divino, cantiamo col Profeta: Ecco Dio mi aiuta; Dio è l'appoggio dell'anima mia (Ps 53,6). Non è infatti da dubitare che Dio non si lasci commuovere dal nome del Figlio suo e da quella parola di cui egli si serviva cosi spesso; poiché sempre, come dice l'Apostolo, lo ha esaudito per la sua riverenza.

Suo è il regno,
suo è il potere e l'impero
nei secoli dei secoli.

(1P 4,11).



[SM=g27998] A M E N [SM=g27998]


Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 04:54. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com