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IL PURGATORIO NELLA RIVELAZIONE DEI SANTI

Ultimo Aggiornamento: 24/01/2011 11:25
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24/01/2011 11:14

CAPITOLO XV - CARITA’ E SUFFRAGI [SM=g27998]

Doveri di carità

Abbiamo esposto i doveri di giustizia che ci legano alle anime del Purgatorio; adesso rimane da parlare dei doveri di carità, i quali devono impegnarci nella nostra crociata non meno dei doveri di giustizia.
In virtù della Comunione dei Santi le anime purganti fanno parte, come noi, della grande famiglia di Cristo, e quindi sono nostri i loro interessi e nostre devono essere le loro pene. Il bisogno che esse hanno di noi è immenso, data la grandezza e la durata delle loro pene; i loro appelli alla nostra carità sono continui, i mezzi a nostra disposizione per aiutarle sono enormi; da qui sorge per noi il dovere di venire in loro soccorso. In questo mondo, dinanzi alle disgrazie dei nostri fratelli tutti ci commoviamo, tutti corriamo; la nostra sensibilità e la nostra coscienza ci spingono a soccorrere perfino i nemici; chi mai perciò potrà rimanere insensibile dinanzi al martirio di milioni di nostri fratelli, martoriati in Purgatorio da pene immani, da fiamme accese dalla giustizia divina? A questo mondo le più atroci sofferenze durano poco, e quanto più sono vive tanto più sono corte: il corpo soccombe presto sotto il dolore e l'anima del martire si sottrae con la morte alla veemenza dei dolori della carne. Ma in Purgatorio si tratta di supplizi che durano a lungo, forse più a lungo di quanto comunemente si crede, e noi non presteremo la nostra opera per abbreviare quelle torture? E si noti che queste anime sventurate che per indolenza omettiamo di suffragare, sono anime sante e predestinate, sono, se anche noi avremo la sorte dì salire al Cielo, le future compagne della nostra gloria. Eppure esse per ora non possono nulla senza di noi! Noi soli possiamo soccorrerle, e senza sacrificarci gran che, senza esaurire le nostre forze, senza dar fondo ai nostri averi. In ultimo, quelle anime sono figlie predilette di Dio la giustizia di lui le punisce, mentre la di lui infinita misericordia implora soccorsi per loro. Coi nostri suffragi affretteremo il giorno in cui esse glorificheranno Iddio in Paradiso. Disse il nostro Signore a S. Geltrude che ogni volta che lìberiamo un'anima dal Purgatorio, facciamo cosa così gradita a lui, come se liberassimo lui stesso dal carcere. Che vogliamo di più per eccitare il nostro zelo? I Santi, che avevano ben compreso queste raccomandazioni uscite dal cuore ardente del Salvatore, ebbero tutti viva compassione di quelle povere anime, fino a spingere all'eroismo la loro commiserazione. Il P. Nieremberg della C. di Gesù si offrì come vittima per un'anima che avrebbe dovuto penar lungamente in Purgatorio, e dal momento della sua offerta si sentì oppresso da ogni sorta di pene nel corpo e nell'anima; la sua vita divenne un lungo purgatorio e quel martire di carità non trovò altro sollievo che nella morte, che lo colpì dopo lunghi anni di indicibili sofferenze.
Soffriamo anche noi in questo mondo, ma le nostre sofferenze son ben lontane dal paragonarsi a quelle delle anime purganti, e forse per questo pensiamo tanto di rado al Purgatorio e a chi vi pena. Nelle Contemplazioni di S. Margherita Maria Alacoque leggiamo il fatto seguente.

Vidi in sogno - è la Santa che parla - una religiosa che soffriva immensamente e mi pregò di aiutarla coi miei suffragi. Destata, non vi badai più tanto, perchè ai sogni non bisogna credere; ma intanto quell'anima non mi dava pace e non cessava dal pregarmi che volessi cedere a suo vantaggio tutte le mie opere soddisfattorie. Col permesso della Superiora finalmente le feci detta concessione, ma da quel giorno fui aggravata da tali dolori, che pareva volessero schiacciarmi. Mi ordinarono di coricarmi, ed allora mi vedevo ai fianchi quella religiosa, che così mi diceva: - Stai bene tu nel tuo letto, ma io, guarda! - E vidi un orribile letto, che solo a pensarci tremo c'erano delle punte aguzze di fuoco, che le entravano nelle carni. - Questo, diceva, per la mia soverchia delicatezza. Mi stracciano il cuore con pettini di ferro infuocati, per aver pensato male del prossimo; la mia lingua è rosa da vermi, poichè ho parlato contro la carità; la mia bocca è piena d'ulceri, perchè ho poco osservato il silenzio! - A questa vista i miei dolori crescevano a dismisura; ma l'anima mi si presentava, e così mi diceva: - A te si pensa!... ma ad alleggerire i miei mali non pensa alcuno!... - (Riportato da Vitali, Il Mese di Novembre, pag. 140).
Intenzioni speciali

Sul finire del capitolo precedente abbiamo parlato dell'ordine che per giustizia siamo obbligati a tenere nel ripartire i nostri suffragi: qui parleremo di alcune intenzioni che possiamo proporci nel farli. Moltissimi Santi hanno avuto abitudine di pregare a preferenza per le anime abbandonate e che non hanno al mondo chi pensi a loro; abitudine che sarebbe ottima ad abbracciarsi specialmente ai nostri giorni in cui essendo molte famiglie irreligiose, indifferenti o scettiche, spessissimo accade che tanti poveri defunti, compiuta la cerimonia dei funerali, non ricevano più soccorsi di preghiere. - Molti hanno l'uso di pregare per quelle anime che essendo giunte alla fine della loro espiazione, un altro solo suffragio può forse farle entrare in Paradiso, dall'alto del quale ci proteggeranno poi efficacemente presso Dio. - Altri sogliono interessarsi per una data classe di defunti, come per esempio pei poveri, che talvolta, in conseguenza della miseria delle loro famiglie, sono esposti a restar privi di suffragi dopo morte, come in vita furono spesso privi di pane. - Santa Maria Denize, monaca della Visitazione, e che al secolo era appartenuta ad una delle più nobili famiglie della Francia, aveva invece abitudine di pregare specialmente pei ricchi e pei grandi della terra, in considerazione che essi sono esposti ad un cumulo immenso di debiti spirituali che contraggono nella loro vita, tutta fatta per affascinare il senso e fomentare la concupiscenza. - Altri sì sentono trasportati a pregare pei sacerdoti, pei religiosi o religiose, ecc., altri per quelle anime che praticarono in vita le divozioni particolari che praticano essi, come S. Maria Maddalena de' Pazzi, che pregava particolarmente pei divoti del SS. Sacramento, e S. Margherita M. Alacoque pei devoti del S. Cuore. Molte anime buone hanno poi un'affezione speciale verso le anime che furono divote della beata Vergine, o di San Giuseppe, o del Santo del loro nome, o degli Angeli custodi. Finalmente nella vita di un san'tuomo abbiamo trovato notata un'altra divozione che ci sembra molto efficace per l'emenda dei nostri difetti, quella cioè di pregare per le anime che soffrono in espiazione dei falli e difetti che noi pure siamo soliti di commettere.
- Tutte queste divozione sono ugualmente buone, e ciascuno può scegliere quella che più gli piaccia l'importante però si è di fare quatche cosa, di non ingolfarsi nella tiepidezza e nella negligenza, di pensare che Dio e la manifestazione della sua gloria hanno molti interessi in quel mondo invisibile, e che se la giustizia c'impone d'interessarci per qualcuna di quelle anime, la carità fraterna e la comunione dei Santi, che formano di noi una sola famiglia, ci obbligano non meno severamente a non restare indifferenti alle pene di ciascuna e singola anima. Voglia Iddio che questa massima che qui inculchiamo non sia da noi dimenticata giammai nella pratica!

CAPITOLO XVI - LE NOSTRE POSSIBILITA’

Le nostre opere e il loro valore

Resta ora a vedere più da vicino quali possibilità abbiamo di sollevare le anime purganti dalle loro pene.
Sulla scorta della Teologia affermiamo che le nostre opere buone, finchè viviamo, possono essere meritorie, impetratorie e soddisfattorie, secondo che ci danno diritto ad un nuovo grado di gloria in Paradiso, o muovono Iddio a concederci qualche grazia particolare, o valgono a rimetterci una parte più o meno grande della pena che ci rimarrebbe a scontare in questo mondo o nell'altro per le nostre colpe passate.

Che ogni opera buona fatta nelle debite condizioni sia meritoria pel cielo, è un punto di fede che il Concilio di Trento stabilì contro i protestanti, i quali sostenevano che tutto il merito consiste nella fede, anche se accompagnata dalle opere. Le promesse evangeliche sono chiare ed assolute a questo riguardo: sarà ricompensato il buon servo che fu fedele nelle piccole cose, quia super pauca fuisti fidelis (Matth. 25,-23) dice S. Matteo; e in altro luogo ci raccomanda di accaparrarci per mezzo delle nostre buone opere tesori pel cielo (6, 2o), e ci avverte che nel dì del giudizio gli eletti entreranno in possesso della gloria eterna appunto per le loro opere di carità: Io ebbi fame, e voi mi deste da mangiare; ebbi sete, e mi deste da bere (Matth. 25, 35). Ed affinchè non avessimo a credere che solo le opere grandi saranno rimunerate, soggiunge: In verità vi dico: se darete un solo bicchier d'acqua ad un povero in nome mio, ne riceverete ricompensa (Matth. 10 42). Egli è chiaro quindi che ogni opera buona, per quanto piccola ed indifferente, merita un premio eterno.

Di più quest'opera può essere impetratoria, cioè può valere ad ottenere da Dio questa o quella grazia per noi o per gli altri. Così nella sacra Scrittura vediamo Giuditta e Davide digiunare e distribuire elemosine, la prima per ottenere la buona riuscita della sua ardita intrapresa, il secondo per impetrare la guarigione del figlio avuto da Bersabea. Lo stesso Signor nostro Gesù Cristo c'insegna a digiunare per iscacciare certi demoni che solo coll'astinenza si vincono. Questi esempi, ed altri molti che potremmo citare, chiaramente ci mostrano che le nostre opere buone possono avere, se noi lo vogliamo, anche il valore di preghiere, ed inclinare Dio, nostro Padre e Signore, ad usarci misericordia. Finalmente che le nostre opere siano soddisfattorie, è un punto di fede basato pure sulla Scrittura. Le più consolanti opere di pietà, come la preghiera, la comunione, le elemosine, portano impresso questo carattere soddisfattorio, poichè la corruzione e fiacchezza della nostra natura è tale, che non v'è opera buona per quanto felice e consolante, che non ci costi un poco di sacrificio e spesso anzi moltissimo, sicchè vi si rivela sempre un carattere penitenziale ed espiatorio. Che se il fervore della carità toglie alle nostre opere il primo carattere e ce le rende facili, esse, non sono perciò meno soddisfattorie, dice S. Tommaso; che anzi, invece di diminuire, questa virtù soddisfattoria s'aumenta a cagione della carità più perfetta colla quale noi allora operiamo (In suppl. 3 p., q. 15, art. 2). Ciò posto, qual sarà nelle nostre opere buone la parte che possiamo applicare alle anime purganti?

1° Non possiamo ceder loro il nostro merito, il quale ha un carattere d'inalienabilità assoluta.
2° Quanto al valore impetratorio delle opere buone, i teologi sono comunemente d'accordo nell'affermare che si possa applicare a vantaggio delle anime del Purgatorio. Infatti se possiamo coi nostri atti virtuosi ottenere grazie e favori celesti ai nostri fratelli viventi, perchè non lo potremo verso i defunti? Se possiamo digiunare per ottenere la guarigione di un malato, perchè non potremo fare altrettanto per ottenere il sollievo e la liberazione d'un'anima che ci è cara?
3° Tutti convengono poi nell'affermare che noi possiamo cedere a profitto delle anime purganti la parte soddisfattoria delle nostre opere, e precisamente in questo consiste l'offerta di cui si tratta. Quest'offerta è un atto di carità purissima, in forza del quale ci priviamo di soddisfare per noi stessi, non potendo, come la ragione c'insegna, pagare colla stessa somma due debiti in una volta.

Nondimeno riteniamo che anche facendo questa generosa cessione, noi non perdiamo nulla; poichè quest'atto eroico di carità, accrescendo considerevolmente il merito dell'opera nostra, accresce pure la ricompensa a questa riservata; e siccome il più piccolo grado di gloria nel cielo dura eternamente, perciò non avrà proporzione alcuna colle sofferenze del Purgatorio, che per quanto lunghe e dure possano essere, son sempre limitate ad un dato tempo. In secondo luogo, restano a nostro vantaggio le indulgenze della Chiesa, destinate a pagare i nostri debiti verso la divina giustizia, e quella disposizione caritatevole in cui ci pone questo dono delle nostre opere ai defunti, la quale è attissima a farcene ottenere il merito nella sua integrità. Inoltre le anime che avremo in tal modo suffragate, diremo, quasi a nostre spese, ci assisteranno e ci proteggeranno in vita ed in morte, e dovremo forse alle loro efficaci preghiere se sfuggiremo all'Inferno meritato coi nostri peccati. Finalmente Iddio, che non si lascia mai vincere in generosità, ricompenserà la nostra larghezza concedendoci grazie più abbondanti, che varranno a farci evitare molti peccati e risparmiarci così molti anni di Purgatorio.

Queste considerazioni sono confermate da un'apparizione di nostro Signore ad una pia vergine per nome Geltrude, raccontata da Dionigi Certosino. Questa santa fanciulla, che aveva l'abitudine di offrire quotidianamente tutte le buone opere della giornata a vantaggio delle anime del Purgatorio, venuta a morte fu assalita fieramente dal demonio che, facendola disperare della sua salvezza, le andava dicendo: Stolta e presuntuosa che fosti nello spogliarti di tanti meriti a vantaggio altrui! Fra breve te ne pentirai quando sarai tormentata dai più orribili supplizi, mentre io riderò dei tuoi tormenti. Che bisogno avevi tu di prodigare in tal modo i tuoi meriti a vantaggio di chi t'era straniero? Fu l'orgoglio che t'accieca, ma ben caro lo pagherai! - A tali insinuazioni quell'anima pia, gemendo e desolandosi, andava gridando: - Me infelice! me infelice! Fra pochi istanti andrò a render conto a Dio di tutte le mie azioni, senza aver nulla di buono serbato per me! Ohi che tremendo purgatorio mi aspetta senza speranza di sollievo e di consolazione! - Il Signore però non volendo lasciare in tanta angoscia la sua serva fedele, apparendole pieno di maestà e dolcezza, le disse: - Perché tanto ti affliggi, o mia figlia? Sappi che la tua carità mi riuscì così gradita, che io ti condono fin da questo momento tutte le pene che ti erano riservate, e siccome ho promesso il centuplo a coloro che obliano se stessi per amore dei loro fratelli, così col centuplo aumenterò la tua ricompensa nel cielo: Sappi poi che tutte le anime da te salvate verranno fra breve ad incontrarti per introdurti nella celeste Gerusalemme. - Alla quale consolante assicurazione la pia vergine sentì dissiparsi ogni tristezza, e, raccontato l'accaduto alle persone che la circondavano, col sorriso de' predestinati sulle labbra andò a ricevere la ricompensa della sua eroica carità.

Le condizioni poi che si richiedono percbè le buone, opere siano applicabili alle anime del Purgatorio, sono le seguenti:

1° Bisogna che l'opera buona sia fatta in maniera sopranaturale e senza secondi fini, poichè allora soltanto Iddio la ricompensa;
2° Bisogna che sia fatta in istato di grazia, poichè col peccato mortale sull'anima non si può soddisfare nè per sè nè per altri;
3° Bisogna che nel farla abbiamo l'intenzione di applicarla alle anime purganti in generale, o a qualche anima in particolare, o ad una data categoria di anime, come dicemmo alla fine del capitolo precedente. Rimane ora a dimostrare come i Santi ci abbiano dato il buon esempio, spogliandosi in vita dei meriti delle loro buone opere a favore dei defunti. I fatti che potremmo citare sarebbero innumerevoli, poichè tutti i Santi più o meno hanno praticato quest'atto eroico, ma per brevità ci limiteremo solo ad alcuni più rilevanti.

Cristina, sopranominata l'Ammirabile per la sua vita esemplarissima, offriva tutte le sue penitenze a suffragio dei defunti. Fa rabbrividire il racconto dei martirii quali si sottoponeva per sollevare quelle povere anime. Non bastando all'ardore del suo zelo i cilizi, e le discipline più sanguinose, passava intieri giorni senza mangiare nè bere, ravvolgevasi fra le spine, d'onde usciva coperta di sangue; e più volte, ispirata da Dio, si slanciava sui carboni ardenti, e quindi uscita appena dalle fiamme illesa per miracolo, correva a gettarsi in uno stagno ghiacciato, dove lungamente rimaneva in preghiera. Una volta si fece travolgere da una ruota di molino che le fratturò tutte le membra, sicchè se Dio non l'avesse miracolosamente salvata, sarebbe mille volte perita, Egli però che glie le ispirava, sostenevala nell'esercizio di sì aspre penitenze, e le anime del Purgatorio, che aveva così a migliaia liberato, le apparivano a torme per ringraziarla. Ma il punto più interessante della sua vita è certamente il seguente: Un giorno ella morì, e presentatasi al tribunale di Dio, il Signore le disse che essendo giunta nel soggiorno dei beati, lasciava a sua scelta o di rimanere per sempre fra questi, o di ritornare sulla terra ancora per molti anni per suffragare le anime del Purgatorio. - Signore, rispose quell'anima generosa, io vi chiedo in grazia di ritornare sulla terra per soffrire e sacrificarmi a vantaggio dei defunti. - Le concesse il Signore tal grazia, e risuscitata infatti in presenza di quelli che erano venuti già per seppellirla, aumentò per modo le sue mortificazioni e penitenze, che se autori i piú seri e testimoni oculari non ne facessero fede, ci rifiuteremmo di credervi, tanto sorpassano le forze umane (Vita di Cristina l'Ammirabile, Surio, 23 Giugno).

Quell'umile e mansueta vergine che fu Maria Villani, senza praticar penitenze sì straordinarie liberò ella pure un numero non inferiore di anime, che Dio un giorno le fece vedere in una processione di personaggi riccamente vestiti e capitanati da lei. Ella pure offriva quotidianamente tutto il merito delle sue opere per la liberazione di quelle anime, e spingeva a tal punto la sua carità, da implorar dal Signore che le facesse soffrire nella propria carne i loro patimenti ciò che ottenne, come dicemmo altrove. Un giorno della Commemorazione dei morti essendo occupata nella copia di un manoscritto, e deplorando fra sè e sè che quel dovere impostole dall'obbedienza le impedisse di consacrare tutta la giornata a vantaggio dei defunti, le apparve nostro Signore e le promise che ogni linea di quel giorno da lei trascritta avrebbe liberato un'anima dal Purgatorio. Dal che si vede che davanti a Dio non v'è distinzione di opere piccole o grandi, quando sono ispirate dalla carità (Vita di Maria Villani).

La beata Orsola Benincasa, religiosa teatina, mostrò la stessa abnegazione, poiché stando in agonìa sua sorella Cristina, e paventando le atroci pene del Purgatorio, che credeva le fossero preparate, Orsola pregò il Signore di tribolare lei in questa vita con quei tormenti che nell'altra erano riservati a sua sorella: e fu esaudita, poiché Cristina spirò tra la pace e la calma più perfetta, mentre Orsola subito dopo fu assalita dai più atroci dolori che la accompagnarono fino alla tomba (Bagata, Vita della beata Orsola Benincasa).

S. Filippo Neri aveva l'uso di offrire una parte delle sue buone opere per le anime del Purgatorio e l'altra per la conversione dei peccatori. Specialmente verso i suoi antichi penitenti defunti era largo di suffragi, sicché essi molte volte gli apparivano o per raccomandarsi alle sue preghiere, o per ringraziarlo della sua carità, e in punto di morte tutte le anime da lui liberate gli vennero incontro per fargli corteggio ed introdurlo nella gloria beata. S. Ignazio pregava moltissimo per le anime del Purgatorio. Il P. Lainez, secondo Generale della Compagnia di Gesù, offriva ogni giorno a suffragio di quelle anime le sue preghiere, i suoi studi e le grandi opere che faceva per la Chiesa, ed esortava tutti i suoi confratelli a fare altrettanto. Se si volessero poi nominare tutti quelli che hanno zelato ed aiutato colle loro opere la liberazione delle anime del Purgatorio, bisognerebbe citare la vita di quasi tutti i Santi. Possano perciò questi esempi da noi riferiti non essere sterili per le anime pie, per maggior istruzione delle quali raggrupperemo nei seguenti capitoli le varie opere che, fatte nelle condizioni già accennate, valgono efficacemente a liberare le anime del Purgatorio, e sono l'elemosina, la mortificazione, la preghiera, la Messa e l'applicazione delle indulgenze.


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