Caterina63
00martedì 13 ottobre 2009 00:02
EROINA
Una giovanetta di quattordici anni, nobile per il casato e più nobile per le virtù, era un fiore di bellezza.
Da bambina aveva conosciuto Gesù e voleva essere sua per sempre. Non amava le vanità del mondo e rifuggiva dai pericoli morali.
Il suo aspetto, bello, modesto e dignitoso, colpì gli occhi di Quinziano, ch'era il Pretore Romano di quella regione. Questi sospettò che la giovanetta fosse Cristiana; valendosi della sua autorità, essendo già in corso l'editto dell'Imperatore Diocleziano contro i Cristiani, era sicuro di avere la mano di essa, o per amore o per forza.
Il Pretore manifestò il suo desiderio: Voglio averti per compagna della mia vita.
- Questo non sarà mai! Ho offerta a Gesù la mia verginità.
- Ma lascia il Nazareno Crocifisso! Prendi tutti i piaceri della vita!
- Sarò irremovibile! - Quinziano, deluso, la fece rinchiudere nella prigione, col pretesto di essere Cristiana e le mise a fianco una certa Afrodisia, donna di pessimi costumi, affinché la distogliesse dal proposito della verginità. Ogni tentativo fu inutile.
Il Pretore diede ordine che la giovanetta gli fosse condotta innanzi e poi le disse: Non ti vergogni tu, di nobile famiglia, di vivere la vita umile e servile dei Cristiani?
- Non mi vergogno! L'umiltà e la servitù dei seguaci di Gesù Cristo, sono tesori più eccellenti della ricchezza e della superbia dei re. -
Quinziano, furente di rabbia, esclamò: O rinunzi a Gesù ed adori le nostre divinità, o subirai la forza dei tormenti! -
La fanciulla perseverava nella fede e nel suo cuore pregava Gesù che la sostenesse nella lotta. Fu presa a schiaffi e poi rinchiusa nella prigione.
Dopo due giorni fu condotta al luogo dei tormenti, alla presenza del popolo. Fu tormentava con uncini infuocati e con piastre roventi; con una grossa tenaglia infuocata le fu squarciato il petto. Allora la verginella esclamò: Quinziano crudele, e non ti vergogni di strappare ad una donna quella mammella, che tu stesso hai succhiato a tua madre? - Grondante sangue, l'eroina della fede fu ricondotta nella prigione. Nella notte le apparve l'Apostolo San Pietro, che a nome di Gesù la consolò; poi le toccò il petto, che sull'istante si risanò. La mattina era vegeta e serena.
Quinziano aveva deciso di farla morire e pubblicamente la sottopose ad un altro tormento. Era preparato un letto, formato da grossi chiodi, e sotto stavano i carboni ardenti.
La giovanetta vi fu messa sopra e poi rotolata sui chiodi. Nel frattempo un forte terremoto scosse la città; il popolo che assisteva al martirio riconobbe la mano di Dio e cominciò a fare tumulto. Impaurito Quinziano, fece ricondurre segretamente in carcere la fanciulla, già semiviva.
Abbattuta nel corpo, ma non nello spirito, così la verginella pregò: Signore Gesù, che mi hai custodita sin dall'infanzia, che mi hai liberata dall'amore mondano, che mi hai fatto superare i tormenti dei carnefici, ricevi ora l'anima mia! -
Così spirava a Catania la Martire Sant'Agata.
Gesù
I Profeti, scrivendo di me, mi chiamarono l'Uomo dei Dolori. I trentatrè anni della mia vita terrena furono un continuo intreccio di sofferenze, che raggiunsero il massimo limite sulla Croce. Fa meraviglia il pensare che io abbia scelto il dolore come mezzo di redenzione umana. Se nella mia sapienza infinita avessi trovata una via più preziosa di quella della Croce, quella avrei scelta e quella avrei indicata ai miei seguaci. Ma è il dolore che prepara la gloria eterna.
Questa grande verità la ricordai dopo la mia risurrezione ai due fratelli di Emmaus: Era necessario che il Cristo patisse per entrare nella sua gloria. -
Ho sofferto io, che sono il Redentore, il capo dell'umanità; dovete soffrire voi, che ne siete le membra. Ho lanciato l'invito a tutte le generazioni: Chi vuoi venire dietro di me, rinneghi se stesso, porti ogni giorno la sua croce e mi segua! -
Il mondo, avido di piaceri, si ribella a tale invito, fa di tutto per tenere lontana la sofferenza, anche minima, e non vuole sentirne di penitenza. `
Purtroppo, non pochi di coloro che si dicono miei seguaci, hanno lo spirito del mondo e vogliono sempre godere. Vorrebbero due paradisi: uno sulla terra e l'altro nel Cielo. Si sbagliano! ... Il regno dei Cieli è premio; si acquista con la fatica e soltanto chi si fa violenza se ne impossessa. Se non farete penitenza, perirete tutti.
La penitenza che d'ordinario chiedo ai miei redenti è il distacco dai beni terreni, il freno delle passioni, la fuga dei pericoli morali, i quali sono apprestati dai divertimenti mondani, la rassegnazione umile nelle pene della vita ed anche certe privazioni volontarie di piaceri leciti.
Ad anime più generose chiedo lo stato di vittima riparatrice, per riparare la divina giustizia per sé e per gli altri.
A milioni di anime ho domandato e continuerò a domandare il dono completo della vita con il martirio di sangue. Ma chi avrà perduto la vita per me, la troverà!
Agata, la Martire catanese, morì per me; fu generosa; ebbe da me la forza di sostenere i tormenti ed oggi è beata nella Corte Celeste. Da diciassette secoli gode in Cielo la gloria dei Santi e la godrà per tutta l'eternità.
Perdette per me la vita terrena e trovò la vera vita, quella eterna.
O voi, che sulla terra soffrite, non scoraggiatevi! Il dolore vi avvicina a me e vi rende simili a me. Domandate a me la forza di portare la croce; verrò subito in vostro aiuto.
Il momento in cui sono più vicino alle anime, è proprio quello in cui la croce è più pesante, per aiutare a portarla. Se si meditassero di più i miei dolori, si avrebbe più pace nel cuore, più forza nella prova e maggiore premio in Cielo.
O Signore, io sono una di quelle anime che vorrebbero il Paradiso in terra e poi anche in Cielo.
Tu, Gesù mio, sei stato nel mare delle sofferenze ed io voglio stare nel mare delle delizie. Tu sulla Croce ed io desiderosa di piaceri.
Come posso dirmi amante di te Crocifisso, se rifuggo da tutto ciò che fa soffrire?
Tu hai sofferto per riparare i miei peccati. Ed io non devo soffrire qualche cosa per dimostrarti il mio amore?
Quando ti guardo Crocifisso, dovrei sentire vergogna di me, perché sono tanto dissimile da te.
O Gesù, voglio avere più generosità; non vorrò lamentarmi delle croci che mi mandi, come non si lamentava la tua Vergine Madre, Donna dei Dolori, quando con te soffriva ai piedi della Croce.
CHESSMAN
In questi ultimi tempi tutti i giornali hanno molto parlato del bandito americano Chessman, che era ateo, ladro ed assassino. Il suo nome faceva paura; era chiamato « Il bandito della luce rossa ». Era uomo perverso, ma molto intelligente, autore di noti libri scritti in carcere, tra cui il più famoso « Cella della morte».
La giustizia umana, dopo tanta fatica, riuscì ad arrestarlo e chiuderlo in prigione. Quivi l'infelice trascorse lunghi anni, sempre in attesa della sentenza.
Nella solitudine e nelle sofferenze della prigione non rinsaviva, si professava senza fede e si dimostrava indifferente davanti alla morte.
I numerosi delitti meritavano la pena di morte. L'esecuzione della sentenza fu fissata per il giorno 2 Maggio 1960.
Morire, carica la coscienza di delitti, senza fede in Dio e nella vita futura, morire per passare dalle pene della vita terrena alle pene dell'Inferno... che disgrazia!
Pochi giorni prima di quello fissato per l'esecuzione, si presentò a me, scrittore di queste pagine, un Sacerdote, raggiante di gioia.
Gli chiesi: Qual è il motivo di tanta gioia?
- Probabilmente fra qualche giorno sarò nella gloria del Paradiso!
- Pensa di morire a quarantacinque anni? Sta così bene in salute!
- Si tratta di questo: Chessman è stato condannato a morte; se morrà male, come male è vissuto, andrà all'Inferno. Ho deciso di compiere un atto di carità: morire io per lui. La giustizia umana in certi casi, che registra la storia, ha accettato simili cambi. Ho fatto le pratiche necessarie; se l'Alta Corte Americana accetterà, per via aerea mi troverò in tempo sul luogo dell'esecuzione della sentenza. Entrerò io nella camera a gas e dopo qualche istante sarò in Paradiso. La mia entrata in Cielo sarà sicura, perché per amore di Dio darò la mia vita a vantaggio del prossimo e metterò l'infelice assassino in condizione di poter salvare in seguito l'anima sua. Se morrò io, Chessman qualche giorno potrebbe rientrare in se stesso e dire: Io sono vivo, ma per me è morto un Prete Cattolico! - Questo pensiero, vivendo ancora, potrebbe apportargli la luce della fede e morire nell'amicizia di Dio. -
Davanti a sì nobili sentimenti, io dissi: Ringrazi Dio che le ha ispirato quest'atto eroico di carità! Si ricordi che, ancorché la sua domanda non fosse accettata, di certo avrà in Cielo la ricompensa dell'atto che desidera compiere. -
E di fatti la domanda non fu accettata; nel giorno e nell'ora stabilita l'assassino entrò nella camera a gas e dopo qualche momento la radio annunziava: Giustizia è fatta! Chessman è morto! - Se la magistratura avesse accettato il cambio, cosa avrebbe dovuto fare quell'assassino? Almeno, di tanto in tanto, rivolgere un pensiero di riconoscenza al suo grande benefattore; almeno tenere presso di sé una fotografia, per guardare e baciare l'immagine di colui ch'era morto affinché lui vivesse! ... Il non fare questo, sarebbe stata la più nera mostruosità.
Gesù
Degno di lode, di riconoscenza, degno di ricompensa eterna è colui che dà la vita per il prossimo, se fa questo per dare gloria a Dio. Però in questo eccellente atto di carità è l'uomo che dà la vita per un altro uomo.
Anch'io ho dato la mia vita per tutti gli uomini e per ciascuno in particolare; ma il mio atto di carità non può avere pari.
Io, Dio, felicità eterna, sorgente inesauribile di ogni bene, io perfettissimo, che basto a me stesso, mi sono fatto uomo per dare la vita eterna all'uomo; trentatrè anni dedicati a beneficare tutti ed infine diedi la vita.
Andai alla morte, non per me, ma per voi, per liberarvi dalla morte eterna. Abbracciai la morte di croce, dolorosissima... e questa mi fu inflitta da coloro per i quali io morivo!
Quante miriadi di anime, che avrebbero dovuto subire la morte eterna, godono invece ora, nella vita eterna! E quante schiere di anime attende ancora la Corte Celeste! Tutto ciò è dovuto alla mia morte in Croce.
Come potete, o mie creature, pensare a me, vostro Dio, pendente dalla Croce, e non sentirvi spezzare il cuore dall'amore, dal dolore, dalla riconoscenza?... Tanti mi guardano Crocifisso, ma con indifferenza, come se io fossi morto per altri e non per loro. Benedico quelli che danno gloria alla mia morte, col richiamarla spesso alla memoria e con l'emettere atti di amore e di doverosa riconoscenza.
Gesù Crocifisso, ti ringrazio che sei morto in Croce per me! La tua morte atrocissima mi ha apportato la vera vita. Cosa sarebbe di me, nel tempo e nell'eternità, se non fossi morto per amor mio?
Devo imparare a meditare, ma più che sui libri, sulla tua immagine di Crocifisso.
Tanti portano addosso. gioielli e talismani, ma il mio gioiello prezioso che devo portare notte e giorno, deve essere l'immagine di te Crocifisso!
Non basta portarti addosso, ma lungo il giorno voglio mirarti meditando. Almeno due volte al giorno, mattino e sera, voglio baciarti, o Gesù Crocifisso, e dirti con amore: Ti ringrazio, Gesù mio, che sei morto in Croce per dare a me la vita!
Voglio suggerire ad altri questa devota pratica.
CELLULA COMUNISTA
Un uomo, « cellula comunista », spinto dall'odio contro la Religione, svolgeva la sua opera deleteria tra i compagni di lavoro, visitando famiglie ed attirando a sé bambini, di ambo i sessi. Disponendo di somme, ricevute per la propaganda atea, facilmente si formava dei seguaci, tra i cattivi e tra gl'ignoranti.
Il lavorio più nefasto preferiva compierlo tra i piccoli. Trovò un locale fuori della periferia della città e qui diede l'appuntamento ai ragazzi, promettendo regali.
Come agnelli innocenti chiamati dal lupo, andarono molti alla riunione.
Il comunista insegnò loro che Dio non esiste, che non è necessario andare in Chiesa, anzi doversi odiare il Prete ed ingiuriarlo, incontrandolo, perché è il nemico della società. Raccomandò di non pregare mai, perché Dio, non esistendo, non può ascoltare le preghiere. Li convinse con una trovata... secondo lui originale. Li esortò a ripetere: O Dio, dà a noi le caramelle, che tanto ci piacciono! -
I ragazzi ripetevano a coro la preghiera e siccome le caramelle non venivano, il comunista, concluse: Avete visto che Dio non c'è e non sente le preghiere? Dite invece così: Vogliamo le caramelle e le vogliamo subito! -
Appena il coro disse così, quell'uomo - mise fuori alcuni pacchi di caramelle e ne distribuì generosamente a tutti.
Quegli innocenti ed incauti furono conquistati.
Il comunista non si fermò lì, ma perfidamente andò oltre. Presentò molte monete, dicendo: Questo denaro è per voi. Chi bestemmia contro Gesù Cristo, riceverà delle monete; chi bestemmia di più, ne riceverà di più. -
Davanti al denaro i ragazzi sogliono perdere il controllo di sé e, senza pensarci due volte, cominciarono a bestemmiare.
Finita la diabolica riunione, ognuno ritornò a casa. È naturale che il ragazzo racconti ciò che vede e sente. Non pochi genitori si allarmarono e taluni si rivolsero alla Questura.
La risposta fu: Sappiamo quanto avviene clandestinamente e non solo in questa città, ma quasi in tutti i grossi centri. La Polizia ha l'ordine di arrestare questi disseminatori d'irreligiosità e d'immoralità e c'è di già qualche processo in corso. -
Gesù
I seguaci di Satana danno la paga a chi bestemmia il mio nome! ... E la paga sarà data anche da me, Dio d'infinità giustizia! Nell'Antica Legge era ordinato agli Ebrei di uccidere a colpi di pietra il bestemmiatore; l'ordine veniva direttamente da Dio.
Venuto io nel mondo, nella Nuova Legge dell'amore, è stato tolto all'uomo il potere di troncare la vita al bestemmiatore; però io non posso lasciare impunito chi profana il mio nome; non pago al sabato, ma in qualunque giorno della vita; e se il bestemmiatore muore impenitente, avrà la dovuta paga... nell'Inferno!
Bestemmiare il nome di Gesù!... Ho voluto questo nome, perché significa « Salvatore ». Gli uomini dovrebbero cadere al suolo in adorazione, pronunziarlo e benedirlo di continuo, come fanno i Beati in Cielo.
Il mio nome è ammirabile in tutto l'universo e deve lodarlo ogni lingua; è data molta misericordia a coloro che lo invocano.
Nella Cantica è detto che il mio nome è olio diffuso; l'olio infatti è balsamo per le ferite, perché rinfresca e risana. Ed io, vostro Salvatore, da buon samaritano, curo le ferite delle anime vostre, per darvi la vita eterna.
Non è dato agli uomini altro nome sotto il cielo per salvarsi che il mio nome: Gesù!
Chi opera il male, è sulla via della perdizione eterna; finché sta in questa terra di esilio, può rimettersi, ma ha bisogno di uno che lo salvi, che lo strappi a Satana, ha bisogno di un Salvatore potente... E questo Salvatore sono io, Gesù! Amo essere chiamato Salvatore.
Ma come può salvarsi chi si avventa contro il Salvatore? Come può sfuggire alla morte, chi sta sospeso sopra un precipizio e si avventa contro la corda che lo sostiene? Così fa colui che bestemmia il mio nome!
Non c'è sulla terra un nome tanto bestemmiato quanto quello del Figlio di Dio! Ed allora, io che sono il Salvatore per eccellenza, dovrò esercitare l'ufficio di tremendo Giudice.
O Dio d'infinita bontà, adoro il tuo santo nome!
Inorridisco all'udire delle bestemmie contro di te. È mio dovere riparare gl'insulti che tu ricevi.
Ti chiedo perdono delle bestemmie, che forse altri avranno pronunziato per cagione mia.
Tu sei il Salvatore ed io, anima cristiana, devo essere salvata da te. Quante volte mi hai salvato, togliendomi da certe occasioni che probabilmente mi avrebbero condotto al peccato!
Ti ringrazio dell'aiuto che sempre mi dài, quando il demonio mi assale con terribili tentazioni. Sei tu, o Gesù, che mi salvi e mi liberi dalla bocca del leone ruggente.
Ti prego, sii sempre il mio Salvatore; ricordati che sono opera delle tue mani e frutto del tuo preziosissimo Sangue!
Il tuo nome, o Gesù, voglio pronunziarlo sovente, per adorarlo; e concedimi questa grazia: l'ultima parola che dirò alla fine della mia vita, sia « Gesù! »
IL TEMPIO DI SANTA CROCE
È tanto facile oggi il viaggiare. Si fanno viaggi di piacere e anche devoti pellegrinaggi.
Roma, centro del mondo antico e centro del mondo cattolico, vede ogni giorno decine e spesso centinaia di migliaia di pellegrini. C'è molto da vedere e su cui meditare nella città eterna. Non pochi si contentano di visitare i monumenti nazionali o il Villaggio Olimpico o il Giardino Zoologico e niente si curano delle bellezze storiche cristiane. I buoni cattolici sogliono visitare le quattro Basiliche Maggiori, la Cappella della Scala Santa e le Catacombe. Ma c'è un Tempio assai importante, degno di essere visitato dagli amanti di Gesù, che porta il nome di « Santa Croce in Gerusalemme »; trovasi quasi dirimpetto alla Chiesa di San Giovanni in Laterano, in fondo alla grande piazza.
Qui si venerano le Reliquie insigni della Passione di Gesù, tra cui è uno dei chiodi che trapassarono le mani del Figlio di Dio.
Può vedersi anche una tavola, contro una lastra di vetro, che porta un'iscrizione in tre lingue: in latino, in greco ed in ebraico; la dicitura, incisa con uno stilo, va da destra a sinistra ed è ancora leggibile: «Jesus Nazarenus Rex Judeorum», cioè «Gesù Nazareno Re dei Giudei». Una parte della tavola manca, quindi l'iscrizione non è completa; in venti secoli ha subìto questa mutilazione e non sappiamo per opera di chi.
Questa è la tavola di cui si servì Ponzio Pilato, Procuratore Romano, per scrivere la sentenza di morte di Gesù. Aveva egli scritto su tante altre tavole i nomi dei più famosi malfattori Ebrei, ladri od assassini, e scrisse anche il nome del Figlio di Dio, mettendolo nel numero dei rei di morte.
La preziosa tavola, attaccata alla Croce e posta sul capo di Gesù, fu testimone degli spasimi del Redentore agonizzante.
Gesù
Essere annoverato tra i malfattori e morire tra due ladroni... Fu questo l'epilogo della mia vita terrena!
Per riparare la colpa d'origine e tutte le colpe dei figli di Adamo, mi sono offerto al Padre Celeste quale vittima divina.
Ho preso sopra di me, innocente, tutte le iniquità umane, per ridare al Padre mio la gloria che gli toglie il peccato.
Ponzio Pilato riconobbe la mia innocenza e la proclamò solennemente: Non trovo in Costui colpa alcuna! - Con tutto ciò, per debolezza, cedette al furore dei Giudei e scrisse la mia sentenza di morte.
Avrei potuto liberarmi dalle mani dei miei nemici, avrei almeno potuto protestare contro la mia condanna; ma io tacevo, tanto che Pilato ne fece le meraviglie.
La mia sentenza di morte, in qualità di Vittima Divina, cancellava la seritenza di morte eterna delle mie creature.
Se voi comprendeste la preziosità delle mie sofferenze, del mio Sangue sparso e di tutti gli atti che ho compiuto sulla terra, come sfruttereste i miei meriti!
Tutte le opere buone compiute dagli uomini sin dal principio del mondo e quelle che ancora si compiranno, tutto il sangue dei Martiri, quanto di eroico possa farsi sulla terra, è uno zero davanti alla Divina Giustizia. Lo zero acquista valore quando è congiunto all'unità; così le vostre opere acquistano valore, soltanto se si uniscono a me.
Sono i meriti della Vittima Divina che rendono meritori i vostri atti, anche minimi.
Chi vuole amarmi ed arricchirsi di tesori celesti, si appigli ai miei meriti. Il Padre Celeste gradisce le vostre opere buone, solamente se portano il suggello dei meriti del suo Divino Figlio. Dite dunque sovente: Eterno Padre, vi offro i meriti della Vittima Divina, per me e per tutte le anime. -
Quando compite un'opera buona, offritela al Divin Padre, dicendo così: Eterno Padre, vi offro questa sofferenza in unione alle sofferenze di Gesù!... Vi offro le mie fatiche in unione alle fatiche di Gesù!... Vi offro gli atti di adorazione, di ringraziamento e di riparazione, in unione agli atti che compiva Gesù sulla terra!... Per le Piaghe di Gesù sanate le piaghe dell'anima mia! -
In tale offerta il Padre vede i meriti della mia Incarnazione, Passione e Morte, ed allora gradisce immensamente i vostri atti.
Quante volte, Gesù mio, ho scritto misteriosamente la sentenza della tua morte con i miei peccati! Le colpe gravi della mia vita ti hanno crocifisso. Ne sento vivo dolore.
Ho meritato la sentenza di eterna morte e cagione delle mie ricadute nel peccato; ho abusato della tua misericordia. In avvenire non sarà più così. Sento di essere numero negativo, cioè meno di zero; voglio però unirmi sempre a te, Vittima Divina, per rendere meritoria la mia vita.
Tutto ciò che penso, dico e faccio, da ora in poi intendo offrirlo al tuo Divin Padre in unione a quanto tu, Gesù mio, hai pensato, detto e fatto nella tua vita terrena.
INCONTENTABILE
- Pane e divertimenti! - era il grido del popolo romano sotto i Cesari.
Oggi, che rivive il paganesimo, i popoli ripetono lo stesso grido e comunemente non cercano altro che pane e divertimenti.
Il cinema e la televisione incatenano le masse degli spettatori; gli artisti e le artiste diventano gl'idoli della società.
La sete del denaro suole moltiplicare le energie ai registi ed agl'impresari, i quali calpestano spesso la moralità e disseminano scandali. Più che tutto trionfa negli spettacoli la vanità della donna: Mentre scrivo queste pagine, la più celebre diva dello schermo internazionale è Brigitte Bardot.
Il rinomato regista Vadim, attratto dalla bellezza di questa donna, la lanciò per primo sullo schermo ed in seguito volle sposarla. Non trascorse molto tempo ed arrivarono al divorzio. La Bardot contrasse le nozze con un altro giovane artista.
Oggi, dicono i giornali, Brigitte Bardot è la persona più rinomata del mondo. Milioni di uomini sembrano impazziti davanti alla figura di quest'artista; quando costei si muove, è seguita da una grande schiera di giornalisti e di fotografi; nessun uomo politico ha mai avuto tanta pubblicità.- A milioni circolano le foto di questa diva. I rotocalchi ed i giornali hanno parlato di lei come di nessuna altra persona.
Sono felici i registi quando riescono a trovare una « stella » o « diva » del cinema.
Umanamente parlando, alla Bardot non mancherebbe nulla: ha l'ammirazione frenetica degli uomini, ha l'appagamento della sua vanità muliebre, ha le ricchezze esorbitanti ed è ricoperta di gioielli. Eppure... non è felice!
In questi giorni, tutti i giornali, compreso l'Osservatore Romano, hanno narrato il tentativo di suicidio della famosa artista. Costei, sentendosi infelice, ingoiò due tubetti di barbiturici e dopo si tagliò le vene dei polsi. Provvidenzialmente si potè correre ai ripari e fu salvata.
Il medico curante, dimettendola dall'ospedale, dichiarò: La Bardot è ammalata d'infinita tristezza; sicuramente ripeterà il suo gesto disperato, se non riuscirà a dare uno scopo alla sua vita. Cerca la felicità e non la trova. -
Gesù
La felicità sono io! Invano si cerca fuori di me.
Ponzio Pilato durante l'interrogatorio mi chiese: Sei tu il Re dei Giudei? Gli risposi: Tu lo dici!... Sono Re. Son nato per questo e per questo son venuto al mondo, a rendere testimonianza alla verità. -
Quando poi scrisse la sentenza di morte e mise « Re dei Giudei », i miei accusatori protestarono; ma Pilato rispose: « Ciò che ho scritto, ho scritto! ». Sono Re, e non solo dei Giudei, ma di tutti i popoli, di tutti i cuori.
Sono Re pacifico, perché ove regno io, regna la pace, la gioia più pura, la felicità.
Apportatrice di pace e di felicità è la mia dottrina. Ho detto al mondo: Imparate da me, che sono mite ed umile di cuore, e troverete la pace per le anime vostre! ... Beati i poveri in ispirito!... Beati i puri di cuore! -
Come può essere felice una diva mondana, avida di onori, ricoperta di gioielli, immersa nel peccato che fa rossore ?
Sente il vuoto nel suo cuore e preferisce troncarsi la vita, anziché vivere nell'infelicità.
E' del tutto differente lo stato del cuore di chi ama. Nel cuore dei miei amanti regno io, Re pacifico; dò la pace, che supera ogni gaudio terreno; dò il sorriso anche nelle tribolazioni; rendo la vita bella e meritoria per l'eternità. Il mio giogo è soave e le dolcezze che dò a chi mi serve con generosità, sono indescrivibili.
Io sono il Re per eccellenza; non posso però regnare nei cuori dominati dalla superbia, dall'attacco sregolato alle ricchezze e dal vizio dell'impurità.
In simili cuori regna Satana, apportatore di amarezza e di disperazione. La Samaritana, pubblica peccatrice, trovò la felicità presso il pozzo di Giacobbe, appena ebbe l'incontro con me. Maria di Magdala soltanto allora potè dire di essere felice, quando si aggrappò ai miei piedi e li bagnò di lacrime.
Mi prostro ai tuoi piedi, o Gesù, perla dell'amore, fonte di felicità e Re del mio cuore!
Anch'io nella vita ho provato il vuoto del cuore e l'amarezza del rimorso dopo certi peccati. Accecata dalla passione, l'anima mia ha cercato la felicità fuori di te ed è rimasta delusa.
Quante amarezze mi sono procurate per colpa mia, andando dietro alla mia superbia e dando al mio cuore libertà illecite o pericolose!
Soltanto ora godo della tua pace, perché regni tu nel mio cuore con la tua grazia. Non permettere mai, o Signore, che in me regni Satana, neppure per un istante.
Prima morire, anziché cadere sotto la schiavitù del nemico infernale!
PAGINA NERA
La Spagna stava per diventare preda dei comunisti. Il Generale Franco, buon cattolico, per difendere la Religione e la patria, si mise a capo del movimento anticomunista e riuscì nella difficile impresa.
I comunisti commisero orrende atrocità; basta pensare come furono martirizzati circa ventimila Sacerdoti e oltre centomila membri di Azione Cattolica.
Elena Nicholson, scrittrice americana, nella sua pubblicazione sulla Spagna Rossa riporta degli episodi terrificanti. Eccone uno.
Si teneva un'adunanza comunista, per uno scambio d'idee. Si proponevano dei piani da attuare, si parlava delle gesta compiute nelle diverse zone; taluni per farsi belli davanti ai compagni, raccontavano gli atti di valore, o meglio, descrivevano i delitti compiuti.
Un tale, dal volto fiero, estrasse dalla tasca una manata di occhi umani e, mostrandoli ai convenuti, disse: Questi sono occhi di signorine; li ho strappati io, con le mie mani! - Pagina nera della storia umana!
Gesù
Vi ho creati per amare me e per amarvi scambievolmente; invece vi odiate!
I cattivi odiano i miei amici, perché odiano me; i senza-Dio vorrebbero che tutti fossero senza fede.
Perché c'è la perenne lotta nel mondo? L'umanità è divisa in due schiere: i buoni ed i cattivi, i credenti ed i miscredenti. Una schiera è con me e l'altra contro di me.
Alla fine del mondo, quando verrò a giudicare l'umana generazione, in quel giorno ci saranno le due schiere ben distinte: una alla mia destra e l'altra alla mia sinistra. Per la prima schiera sarò Salvatore e per la seconda sarò Giudice inesorabile.
Quando la Vergine Madre presentò me, Bambino, al Tempio, mi pose sulle braccia del vecchio Simeone. Questi, ripieno di Spiritò Santo, profetizzò dicendo alla Madre mia: Ecco, questo Bambino è posto a rovina ed a risurrezione di molti. -
Io sono il Redentore; voglio che tutti entriate in Paradiso; non sono venuto al mondo per condannarlo, ma per salvarlo. Tuttavia non tutti gli uomini si salveranno.
Io sarò la rovina dei miei nemici, i quali saranno lo sgabello dei miei piedi. Condannerò al fuoco eterno quelli che colpevolmente non vogliono riconoscere la mia Divinità; quelli che non vogliono entrare nella Chiesa da me istituita, pur riconoscendone i caratteri che la distinguono dalle false Chiese.
Coloro che sono nella mia Chiesa, quantunque siano stati tutti chiamati, non tutti però sono eletti, poiché tanti vivono senza la veste nuziale della mia amicizia; costoro da me saranno condannati alla prigione eterna, ove sarà pianto e stridor di denti.
Sarò specialmente la rovina degli scandalosi, i quali lavorano per strappare alle anime la mia Grazia. Le false dottrine che diffondono, dicendo che il mio Vangelo è una favola; le provocazioni al male che apprestano agli innocenti per rapire loro la purezza; lo scherno che fanno di coloro che osservano la mia Legge... tutti questi scandalosi saranno vagliati da me, Redentore e Giudice.
Se è delitto strappare gli occhi del corpo ad una persona, è delitto maggiore strappare la fede a chi crede in me. Tutti questi infelici saranno messi da me nel numero dei dannati; per loro la mia Incarnazione, Passione e Morte, sarà motivo di rovina eterna!
Dando, o Gesù, uno sguardo sul mondo, inorridisco a vedere quanti stanno lontani da te! Attratti dai piaceri corporali, dal denaro e dalla superbia, molti battono la via del male e non si ritrarranno da essa, se non sopravverrà un miracolo della tua misericordia.
Pietà, o Signore, dei tuoi nemici! Pietà degli scandalosi!
Anch'io ho dei rimorsi! La mia vita non è stata sempre irreprensibile. La mia condotta leggera in quel periodo di giovinezza,... certi suggerimenti maliziosi... certe occasioni date al prossimo di peccare... tutte queste mie colpe, quantunque tu me le abbia perdonate, tuttavia voglio piangerle finché avrò vita. Guai a me, se tu non avessi avuto pietà di quest'anima peccatrice!
Tu, o Gesù, sei per me risurrezione e non rovina; mi hai fatto risorgere dalla vita di peccato, per scrivermi nel libro della vita.
Voglio pregare per coloro che sono lontani da te. Se ti ho rapito un'anima, voglio in compenso salvarne cento, dando buon esempio, pregando molto, offrendoti molti sacrifici per i peccatori.
E L'ALTRO FIGLIO?
In prossimità della guerra, nel 1915, l'esercito italiano ingrossò le sue file; moltissimi giovani furono richiamati alle armi.
Anche i due fratelli dello scrivente lasciarono la mamma per rispondere all'appello della Patria.
I figli stavano in trincea, notte e giorno davanti alla morte, e la mamma era loro presente con il pensiero, trepidando per la loro sorte.
Dopo tre anni finì la guerra ed i militari superstiti ritornarono in famiglia. Ricordo ancora quel giorno! Appena mia madre vide entrare in casa mio fratello, quasi dimentica di quella gioia, emise un grido straziante: E l'altro figlio?
L'altro figlio da un anno era morto! Povera madre! In quell'istante vedeva due figli: uno vivo, presente, e l'altro, sepolto nel cimitero di Palmanova.
Chi può descrivere il dolore di una madre dopo la morte di un figlio, a ventidue anni, morto lontano e chi sa in che modo?
Gesù
È grande il dolore di una donna per la morte di un figlio; ma immensamente maggiore è il mio dolore per la perdita di una sola anima. Nessuna madre potrà amare suo figlio, quanto io amo la mia creatura; nessuno potrà tanto sacrificarsi, quanto io mi sono sacrificato per ciascun'anima in particolare.
Ogni anima che va all'eterna perdizione, è un'amarezza per me, che sono il Redentore.
Anima dannata, cosa avrei potuto fare di più per darti la felicità del Paradiso. Per te sono morto in Croce! E tu hai voluto dannarti!
Quando muore un figlio, soffre la madre; ma, sebbene in proporzione minore, soffrono i fratelli e le sorelle.
La perdita delle anime deve apportare amarezza anche a coloro che mi amano; non devono restare indifferenti.
Ogni giorno passano all'eternità numerosissime anime. Ma tutte si salvano? La Madre mia Maria, apparendo ai fanciulli di Fatima, fece loro vedere il baratro infernale e coloro che vi piombavano tra le fiamme.
Ho bisogno di cuori generosi, disposti a sacrificarsi, affinché l'Inferno perda molte prede. Un'anima può salvarne molte altre. Chi coopera alla salvezza delle anime, anche di una sola, apporta al mio Cuore una gioia incomparabile.
Io sono il Redentore; coloro che mi aiutano nella salvezza altrui, sono corredentori.
L'amarezza del Getsemani che mi fece sudare Sangue, fu causata principalmente da questo pensiero: malgrado la mia dolorosa Passione, tanti si danneranno.
Come vorrei che i miei amanti fossero più solleciti a venire in aiuto a coloro che stanno sull'orlo dell'Inferno, prossimi a cadervi per sempre!
Voglio consolarti io, o Signore, dell'amarezza che ti cagiona la perdita delle anime!
Cuori induriti nel male, restii alla tua grazia, ostili o indifferenti a tutto ciò che sa di Religione, ne conosco e non pochi. Qualcuno vive con me, in famiglia; altri sono a me legati col vincolo del sangue o dell'amicizia; la loro vita è tutt'altro che edificante. Se in tale condizione passassero all'eternità, andrebbero all'Inferno. Non permettere, o Gesù, che si dannino! Voglio mettere queste anime infelici sotto la mia cura spirituale. Ogni giorno ti offrirò preghiere ed opere buone per loro, affinché la tua misericordia trionfi.
Poiché è la tua grazia che lavora nei cuori e nelle menti, e poiché questa grazia misericordiosa si ottiene con la preghiera, farò mia questa orazione: O Gesù, metto nelle tue Sante Piaghe e nel Cuore Immacolato e Addolorato di Maria le anime più bisognose della divina misericordia, specialmente quelle che mi appartengono e quelle che oggi passeranno all'eternità. -
Caterina63
00martedì 13 ottobre 2009 00:05
CUORE ARDENTE
Uscivo da un Istituto Religioso. Una giovane donna a vedermi esclamò: È Gesù che vuole quest'incontro! -
La persona di cui parlo è un'anima veramente pia. Aspetto sereno, sguardo dolce, parlare calmo. A vederla si sarebbe detto: È una giovane gaudente; è la salute in persona; suscita invidia! - Tutt'altro!
La conoscevo intimamente e le diedi agio di parlare.
- Da tempo, Reverendo, ho desiderato quest'incontro. Gesù mi vuol bene e mi vuole per compagna della sua Croce. Come vede, sono vestita a nero; da pochi mesi è morto mio padre. - Si comprende quale ferita abbia il mio cuore. In questo periodo ho dovuto subire un'operazione chirurgica, che durò a lungo, ed ancora ne porto le conseguenze; sono stato parecchio nell'ospedale.
- Ha fatto fruttare le sofferenze?
- Tutte, tutte per Gesù, per salvare molte anime e così consolare il suo Divin Cuore! Sento in cuore un fuoco che mi divora. Non saprei più cosa fare per piacere a Gesù. Vorrei che le mie ossa fossero macinate e ridotte in polvere, per farne pane e saziare Gesù! Quante anime si perdono! Ma io mi sono offerta al mio Sposo Celeste per la salvezza dei peccatori. Sono in cerca di altre anime, che si uniscano a me nella santa crociata. -
Avevo poco da suggerire ad un'anima tanto amante di Gesù; tuttavia le diedi qualche suggerimento, per rendere più fruttuoso il suo apostolato.
Dicevo a me stesso: Che anime belle Gesù sa coltivarsi in mezzo al fango del mondo!
Gesù
Ho bisogno di tali anime e le suscito in ogni ambiente ed in qualunque stato. Se io sono la rovina di molti, di coloro cioè che non vogliono credere in me e praticare i miei insegnamenti, sono anche la risurrezione di molti e bramo ardentemente che molti risorgano a nuova vita, lasciando la vita di peccato.
L'amico Lazzaro da quattro giorni era morto; il suo corpo già andava in putrefazione; ma ad una mia parola Lazzaro risuscitò.
Il prodigio dell'amico di Betania si rinnova ogni giorno in molte anime, morte alla mia grazia. Le conversioni, i miracoli della mia misericordia, potrebbero moltiplicarsi se io avessi molte anime vittime, disposte ad immolarsi per coloro che battono la via del male.
La mia grazia per agire nel cuore in peccato, ha bisogno di opere buone, offerte da chi è nella mia amicizia. Più si prega, più si soffre, più si ama, e più peccatori risorgono e si salvano.
La sete che avevo sulla Croce, sete che mi divorava, più che sete di acqua era di anime. Chi dice di amarmi, dovrebbe ardere di questa sete: dare la vita a chi è morto per il peccato!
Ogni peccatore dovrebbe fare compassione e spingere ad andargli in aiuto. Come per il corpo, quando c'è un ammalato grave, si moltiplicano le cure e si ricorre a tutte le risorse della scienza per strapparlo alla morte, così dovrebbe farsi anche per l'anima.
I peccatori più bisognosi di aiuti spirituali - sono quelli che stanno per morire; dall'ultima ora dipende la loro sorte eterna.
Se non c'è una mano pietosa che li strappi a Satana, si danneranno. Ed io intensifico la mia grazia su questi infelici vorrei dire ad ognuno di loro ciò che dissi al buon ladrone: Oggi sarai con me in Paradiso! -
Se tutti i fedeli mi dessero ogni giorno qualche bene spirituale da applicare ai moribondi della giornata, quanti peccatori si salverebbero!
Tenere presenti i moribondi della giornata, specialmente se peccatori ostinati!... Ogni giorno c'è chi muore, o in casa, o in viaggio, o sul lavoro, o per malattia naturale o per infortunio!... Si può affermare che istante per istante c'è chi entra nell'eternità.
O voi che mi amate, io sono il grande assetato di anime, il buon pastore che cerca la pecorella smarrita. Domando la vostra cooperazione e questo è un onore che vi rendo. Rispondete al mio appello! Non lasciate passare giorno senza aver fatta qualche opera buona per i moribondi della giornata. Nel bene che fate, mettete pure altre intenzioni, ma non escludete mai quella degli agonizzanti bisognosi!
Una Comunione, una Messa, un Rosario, un piccolo sacrificio... tutto giova alla grande impresa.
Ogni fedele scelga un'opera buona particolare, quotidiana, e la chiami « 1'aiuto dei moribondi »; la compia tutti i giorni, con amore perseverante. Nell'altra vita ne vedrà i frutti meravigliosi.
Tanta gioia mi danno e temperano così la mia amarezza per la perdita delle anime, quegli Ordini Claustrali che fanno l'Adorazione Perpetua per gli agonizzanti del giorno; quei Sacerdoti zelanti che, a turno, celebrano la Messa per i moribondi, per tutti i giorni dell'anno; quei fedeli delicati, che s'industriano a gruppi, perché sia celebrata per i moribondi qualche Messa settimanale o mensile!
Beato chi ascolta la mia parola e la mette in pratica!
Signore Gesù, godo a sapere che nel mondo ci sono anime innamorate di te! Tale conoscenza è anche un rimprovero alla mia tiepidezza ed indolenza. Poiché le anime sono i tesori che tu cerchi, voglio mettermi a tuo fianco con generosità.
Innanzi tutto è mia intenzione offrirmi vittima. Tu sei la Vittima dei peccatori; cerchi chi ti segua; metti anche me nel numero delle anime generose.
Quando mi presenterai la croce, sotto qualunque forma, chiunque sia che l'abbia preparata, l'abbraccerò con amore, dice ido: Gesù, tu con la Croce hai salvato me; io con la croce che tu mi presenti intendo salvare i peccatori, specialmente se ostinati e se di già sul letto di morte! -
Sarà questa una delle giaculatorie a me più care: Gesù, per la tua agonia sulla Croce, pietà degli agonizzanti di questo giorno! -
UN QUADRO
Mi avevano parlato di un quadro artistico, esposto in un Istituto Religioso di Roma; non mi mancò l'occasione di andarlo a vedere.
La pittura, fatta su tela di discreti dimensioni, mi tenne lì fermo, inchiodato, a contemplare.
L'artista scrisse alla base del quadro: « Il Gesù di ognuno ».
Sono raffigurati tanti personaggi; l'aspetto di uno è differente dall'aspetto dell'altro, riflettendo lo stato dell'anima; chi è sereno, chi turbato, chi perplesso, chi disperato.
Dietro ad ogni personaggio c'è la figura di Gesù. Anche Gesù ha differenti espressioni nel volto: guarda uno con gioia, un altro soprapensiero; un terzo con commiserazione, un quarto quasi piangente...
Mentre contemplavo, pensavo all'idea geniale del pittore, che seppe colpire nel segno: ognuno ha l'identico Gesù, ma non tutti lo trattano bene ugualmente, come - Egli merita e desidera.
Gesù
Le anime sono da me amate tutte con infinito amore; se io fossi più conosciuto, sarei più riamato. Non tutti mi stimano e mi trattano come merita il Figlio di Dio, il Salvatore del mondo.
C'è chi mi considera estraneo alla sua vita.
Altri mi offendono e continuano serenamente i loro affari, pensando: Prima di morire, aggiusterò i conti con Gesù!
Taluni fanno il male e quasi si arrabbiano contro di me, perché faccio sentir loro il pungolo del rimorso.
C'è chi si dispera, pensando che le sue colpe hanno oltrepassato i limiti della mia misericordia.
Non pochi mi pensano così lontano, sino a perdermi di vista.
Anime, che si dicono pie, al momento della prova, quando poggio la croce sulle loro spalle, pensano che io sia crudele e che non sappia trattare i miei amici. Ci sono però le anime che camminano sulla via della mia volontà, disposte a qualunque sacrificio, pur di farmi piacere. Io sono il fine del loro operare; mi tengono in cima ai loro pensieri; nel cuore mi tengono come in un trono di amore.
Stanno vigilanti per non commettere venialità; se per caso mancano, riparano, si umiliano e riallacciano subito i loro vincoli amorosi. Di tali anime ne tengo in gran numero e sono esse che formano le mie delizie. Le benedico di continuo, distribuisco con sapienza le loro ore di gioia e di dolore, le sostengo nella prova. Le aspetto a braccia aperte nella gloria del Paradiso, per ricompensarle di tutto l'amore che mi dimostrano.
Per costoro io sono il Gesù soave, dolce, sorridente.
Quando mi fermai a contemplare la città di Gerusalemme che si stendeva sotto il mio sguardo, pensando all'ingratitudine dimostrata verso di me, Messia, ed alla distruzione che l'attendeva, fui preso da tanta tristezza che piansi.
Quante anime mi tocca guardare con profonda tristezza, perchè non corrispondono alle mie cure e non sanno darmi che dispiaceri!
E su quante altre piango, prevedendo la loro eterna perdizione!
O Gesù, io desidero che tu resti contento di me! Preferirei morire, anziché saperti triste o piangente per colpa mia.
Voglio vivere per te ed in te. Sinora ti ho tenuto in un cantuccio della mia mente e del mio cuore; da ora in poi voglio pensarti spesso, con gioia, con amore; il mio cuore deve battere per te solo, cercando di piacerti istante per istante. Cosa mi giova per l'eternità il piacere alle creature, il lasciarle contente di me, se non lascio pienamente contento te, che sei il mio tutto e l'eterna ricompensa?
Vorrei essere anch'io riprodotta in quel quadro artistico e saperti lieto di me e sorridente!
UN'ARTISTA
Nell'apostolato sacerdotale la corrispondenza epistolare non è cosa trascurabile. Allo scrivente giungono molte lettere, delle quali non poche sono edificanti e spronano al bene. Ne riporto una.
« Non sono un'italiana, ma conosco bene la lingua dell'Italia. Appartengo a famiglia cristiana. Sin dai primi anni ho sentito molto trasporto per Gesù. e per la Madonna.
« Sono nel fiore degli anni e voglio offrire a Dio tutte le mie energie giovanili. Posso affermare che Gesù è stato largo dei suoi doni verso di me. Al presente sono un'artista cinematografica; la televisione si occupa di me; periodici cattolici spesso mi mettono in evidenza. Il Sommo Pontefice più volte mi ha ricevuta, mi ha benedetta ed ha avuto verso la mia povera persona delle parole di encomio. Tante nazioni ascoltano alla radio la mia voce.
« Ma io considero nulla tutto ciò; amo Gesù e voglio farlo amare. La vita di artista per me è un apostolato; la Massoneria tenta ostacolarmi.
« Ogni giorno ricevo Gesù Eucaristico; è Gesù la mia forza ed il mio amore. Attraverso la lettura spirituale e la meditazione alimento i buoni pensieri.
« Prima di mettermi al microfono bacio il Crocifisso che porto al collo, affinché Gesù m'ispiri mentre parlo alla radio e benedica le mie parole.
« Desidero dei suggerimenti, affinché il mio apostolato sia fecondo e così fare amare da tutti Gesù e la Vergine Santissima! ».
Gesù
Quante ne vorrei artiste simili a questa! Arde d'amore e desidera infiammare gli altri!
L'amore è operoso; è un fuoco che ingigantisce ed ha bisogno di espandersi. Chi mi ama, deve sentire il bisogno dell'apostolato; non può contentarsi di amarmi, ma cerca altri amanti.
La mia vita pubblica fu un apostolato ininterrotto, con la predicazione e con l'esempio. Ovunque disseminavo il bene, tanto che gli Ebrei dissero di me: Ha fatto bene tutte le cose! -
Io sono il Divino amante e desidero che i miei amici mi suscitino altri amanti. Non posso contentarmi delle anime egoiste, che pensano solo a se stesse, curandosi poco o niente del bene spirituale altrui.
Chi mi ama, parla di me a chi non mi conosce ed a chi mi ha dimenticato; sa trovare la parola opportuna per toccare il cuore del peccatore indurito, per scuotere l'apatia religiosa degl'indifferenti, per trovarmi anime riparatrici. Se non riesce subito nell'apostolato, non si scoraggia ma si appiglia al gran mezzo della preghiera ed all'offerta dei sacrifici, offrendosi vittima per le anime bisognose.
L'apostolato dei miei amanti si svolge, con prudenza, in ogni luogo, in ogni tempo, con ogni ceto di persone.
Fa l'apostolato chi scrive buoni libri, chi li diffonde, chi li consiglia, chi racconta quanto avrà letto.
È apostolato l'interessarsi dell'assistenza religiosa degli agonizzanti, l'impartire l'istruzione catechistica ai piccoli, l'interessamento della sistemazione di un matrimonio.
È grande apostolato l'aiutare i giovani poveri che sono chiamati al Sacerdozio e il lavorare per le Missioni. Più che tutto si compie l'apostolato con l'esempio, in casa, in Chiesa, nel posto di lavoro, lungo la via; è apostolato il vestire modesto, il rispondere col sorriso benevolo a chi tratta male.
Le anime si possono conquistare, alle volte, con un nonnulla, come si possono allontanare da me per un'inezia.
O Dio, come sono lontana dalla perfezione! L'anima mia dovrebbe, o Gesù, amarti molto e farti amare. Dovrei sentire di più il bisogno dell'apostolato, per portare anime a te; eppure faccio così poco.
Gli affari temporali, le cure del corpo, assorbono i miei pensierí e mi fanno dimenticare gl'interessi spirituali miei e del prossimo.
Con un po' di buona volontà, pur attendendo ai miei doveri quotidiani, mi sarebbe facile essere utile ai cuori bisognosi. Davanti agli esempi luminosi di apostolato di certe persone, provo una santa invidia.
Infiamma, o Gesù, il mio cuore del tuo amore, affinché io possa infiammare il cuore dei miei fratelli!
L'UOMO DEL SACCO
Ero sul Corso Vittorio, a Roma. Vidi un vecchietto sdraiato presso un muro e mi avvicinai.
Era un mendicante; aveva le gambe gonfie, piagate, e dalle piaghe veniva fuori il pus. Mi fece pena. Gli chiesi: - Non ci sono ricoveri a Roma?
- Sì, ci sono, ma non bastano. Ero ricoverato a Monte Mario, ma fui messo fuori perché vennero altri più bisognosi. -
Diedi uno sguardo all'intorno ed a vedere lo sfarzo della città ed il lusso dei viandanti, esclamai: Pare impossibile! Tanta miseria anche qui! -
La capitale del mondo cattolico ha le sue migliaia di senza-tetto e di mendícantí; c'è chi dorme nei cunicoli del Circo Massimo, sotto gli archi del Colosseo e sui ruderi delle mura imperiali.
Mosso da carità cristiana, un buon padre di famiglia, certo Mario Tírabassi, abruzzese, ha ideata un'opera di misericordia meravigliosa: raccogliere quanto i generosi gli dànno e poi di notte, con un sacco sulle spalle, andare in giro per la città a distribuire tutto ai bisognosi.
I romani lo chiamano « l'uomo del sacco ». Ha attirato gli occhi dei cittadini e dei poliziotti e si è guadagnata la simpatia popolare.
Tutte le notti immancabilmente, anche al presente, continua l'opera sua. Spesso trova dietro la sua porta i doni delle persone caritatevoli ed egli con scrupolosa delicatezza li distribuisce. Porta ai bisognosi il denaro, i viveri e gl'indumenti che la Provvidenza manda e sa dire la parola cristiana, che esorta alla fiducia in Dio ed al retto vivere. Nei suoi viaggi notturni, sempre col sacco sulle spalle, gli sono capitate delle avventure, non sempre liete.
Tempo fa, sulla via Appia Antica fu fermato da un uomo barbuto, che gl'impose di consegnargli il sacco. Tirabassi aprì il sacco e disse: Prenda quello che le serve, ma lasci qualche cosa anche agli altri, perché ci sono delle bocche affamate che a quest'ora mi attendono. -
Meravigliato l'aggressore non prese nulla e camminò a fianco dell'abruzzese tutta la notte; vide i miserabili, tra cui non mancavano i malati; osservò l'uomo del sacco mentre abbracciava i beneficati, ascoltò le sue buone parole... e non credeva ai propri occhi.
Quando all'alba l'aggressore stava per separarsi, commosso sino alle lagrime, si tolse la barba finta e consegnò a Tirabassi un pugnale, che avrebbe usato contro di lui, se avesse fatto resistenza. Da quel momento il malvivente cambiò condotta.
Hanno seguito l'esempio dell'abruzzese altri quattro: un principe romano, uno studente, un ammiraglio in pensione ed un commerciante napoletano. Anche costoro con il sacco sulle spalle hanno dato prova di vera carità.
Il Papa, informato di tutto, ha donato al Tirabassi una macchina, affinché possa fare con sveltezza e con meno fatica il suo viaggio notturno. Al benefattore dei poveri è stato conferito il « Premio della Bontà ».
Da diciotto anni in qua, cioè dal 1942, chi spinge il pio abruzzese all'eroismo della carità? E' Gesù. È la parola di Gesù che lo ispira, lo guida e lo sorregge: « Quello che avrete fatto all'ultimo dei miei fratelli, l'avrete fatto a me! »
Gesù
Non si può amare me, se non si ama il prossimo. La carità è il distintivo dei miei seguaci.
Il Giudizio Universale sarà poggiato tutto sulla carità. Se ci pensassero i ricchi, i benestanti e coloro che sogliono sprecare il denaro! Quanti potrebbero guadagnare il Paradiso, facendo buon uso del mammona d'iniquità, del denaro, ed invece preferiscono andare all'Inferno co me il ricco epulone!
I poveri nel mondo sono la ricchezza spirituale, perché chi li benefica acquista tesori celesti. Bisogna guardarli con fede ed aiutarli con amore.
C'è denaro per abiti eleganti non necessari, per arredamenti lussuosi, per cibi ricercati, per divertimenti mondani, per gite di piacere, per gingilli e capricci... ma per i bisognosi, per i miei fratelli, non c'è denaro.
Nella mia vita pubblica ho dato l'esempio della carità sfamando le turbe ed ho proclamato beati i poveri.
Poiché la carità non è di solo pane, ho dato l'esempio di tutte le opere di misericordia, istruendo gl'ignoranti, consolando gli afflitti, dando la salute agli infermi.
Anima fedele, che desideri farmi piacere e mi domandi chi sia io, sappi che io sono Dio dell'amore e della bontà; e, se vuoi essere a me molto vicina, procura di amare e di beneficare il tuo prossimo per amor mio:
La carità del cuore è più preziosa di quella della mano: Non tutti pur volendo, possono dare ai poveri; ma la carità del cuore possono praticarla tutti, e con frequenza, poiché le occasioni giornaliere non mancano.
Carità del cuore significa non contristare gli altri per colpa propria, godere del bene dei fratelli, non giudicare quando non se ne hanno i motivi sufficienti, sopportare i difetti altrui, fare bene a chi fa del male.
Vorrei fermare l'attenzione tua, o anima, sopra un punto della carità, che praticato con esattezza, diviene fonte di gioia per me e per te.
Tutti avete dei difetti personali, più o meno accentuati: la diversità di carattere, i diversi gradi di virtù, la forza delle passioni... Tutto ciò produce la disarmonia tra i cuori. Io permetto certe miserie, lasciando sempre libera la vostra volontà, affinché i volonterosi acquistino dei meriti.
Tu, ad esempio, sei stata trattata male, con parole aspre ed umilianti. Ricordati che quello è il momento prezioso della carità:
1) Compatisci chi ha mancato verso te, come tu desideri essere compatita quando manchi.
2) Perdona subito.
3) Prega, prega brevemente, anche col semplice pensiero, ma prega con ardore, dicendo: Ti ringrazio, Gesù, che mi presenti una buona occasione per esercitare la carità! Benedici chi mi ha trattata male, perché mi fa acquistare tesori celesti! -
Chi non potrebbe praticare così la carità? Eppure, quanto pochi sono coloro che la esercitano con questa perfezione!
Tu, Gesù, sei amore ed io sono egoismo. Poco ho amato il mio prossimo, pur sapendo che è la tua immagine.
Voglio intensificare la mia carità verso i bisognosi, evitando spese inutili; privandomi di qualche cosa, potrò sollevare qualche indigente.
Più che tutto è mio proposito praticare la carità del cuore. Per il passato, dopo un'offesa ho moltiplicato le mie colpe, ribellandomi, non frenando la lingua, augurando qualche volta il male e facendo propositi di piccole vendette. Mi atterrò al tuo desiderio: perdonare, pregare, dimenticare.
PERDONO
Il 21 Aprile 1937, epoca in cui si combatteva nella Spagna tra comunisti e nazionalisti, l'Osservatore Romano pubblicò quanto segue:
« Dopo molta resistenza, i nazionalisti avevano occupato un villaggio. In una casa, quasi intieramente distrutta, fu trovato un soldato della milizia rossa, ferito gravemente al petto da una scheggia di granata.
« Davanti ad un uomo prossimo a morire, quantunque sia stato pessimo il suo passato, cessa ogni animosità e subentra l'umanità e la carità cristiana.
« Constatata la gravità del caso, al ferito fu chiesto cosa avesse di bisogno e cosa desiderasse.
« - Desidero un Sacerdote; voglio morire con il conforto dei Sacramenti. - « Un Sacerdote andò al suo capezzale.
« Il soldato, prima di confessarsi, alla presenza di parecchie persone, disse con accento penoso: Io ho odiato Gesù e la sua Religione. Con queste mani io ho ucciso trentadue Sacerdoti. Non potrei precisare il numero degli altri cittadini uccisi. Tutti hanno affrontato la morte con coraggio e sono caduti gridando: Viva Cristo Re! -
« Il Sacerdote ascoltò in silenzio, ma con una commozione crescente; poi disse: Non affliggerti più! A nome di tutti ti perdono io. Sei proprio tu che hai ucciso mio padre e due miei fratelli; con tutto ciò, io ti assisto, ti amministro i Sacramenti e ti prometto che pregherò sempre per te. -
« Il comunista era già convertito; potè confessarsi e comunicarsi. Prima di morire disse: Accetto la morte come un sacrificio espiatorio per i miei delitti. Viva Cristo Re! - »
Furono queste le ultime parole dell'assassino pentito.
È da ammirare una conversione così strepitosa e l'eroismo del Sacerdote, che seppe trattare con tanta carità l'uccisore di suo padre e dei suoi fratelli.
Gesù
Perdonare è ciò che facevo nella mia vita pubblica e che insegnavo ai miei discepoli ed alle turbe. Perdonare fu uno degli atti miei più solenni, mentre pendevo dalla Croce; ed il perdono che uscì allora dal mio Cuore Divino, era perdono di cuore, completo, sino a scusare il deicidio dei Giudei e ad implorare ad essi perdono dal Padre mio.
Come può dirsi anima cristiana, quella che non sa perdonare?
Il perdonare ai nemici ed a quelli che fanno del male, è condizione essenziale per ottenere da me la remissione dei peccati. A chi non perdona, non sarà perdonato.
Quanti pretesti mette avanti il vostro orgoglio per negare al colpevole il perdono, o per differirlo, o per darlo parziale e condizionato! Il perdono è tale, se è dato di cuore.
La parabola dei diecimila talenti, perdonati dal buon padrone al servo infedele, vi dice come dovete comportarvi con il prossimo. Come potete chiedere a Dio che vi perdoni il molto, se non siete disposti a perdonare il poco al vostro simile?
Come quel padrone fece chiudere in prigione il servo cattivo, che aveva trattato male il suo conservo per una piccola somma, così vi tratterà il Padre mio se non perdonerete di cuore.
Il mio Cuore Divino, aperto sempre al perdono, resta afflitto davanti all'agire di quell'anima che dice: Io perdono a quella persona; però non voglio guardarla, né aver da fare con essa. Io perdono... ma ognuno per la sua strada; se posso evitare l'incontro, meglio ancora; se non posso evitarlo, fingo di non vedere. Pregare per quel tale?... Preghi lui per sé, se ne ha voglia!
È questa la carità da me predicata? Il mio insegnamento è tutt'altra cosa: Amate i vostri nemici; fate del bene a coloro che vi odiano, pregate per coloro che vi perseguitano e vi calunniano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei Cieli, il quale fa sorgere il sole sui buoni e sui cattivi e fa piovere sui giusti e sugl'ingiusti. Perché, se amate chi vi ama, quale premio ne avrete? Non fanno altrettanto anche i peccatori? E se salutate soltanto i vostri fratelli, cosa fate di speciale? Non fanno altrettanto i pagani? Siate dunque perfetti, come è perfetto il Padre vostro Celeste!
Quante volte, Gesù mio, ti ho supplicato di perdonare a me i peccati, di cancellarli del tutto e di dimenticarli per sempre!
Però devo dire, con mio rossore, che non ho agito con la stessa misura nei rapporti del prossimo.
Non mi mancheranno le occasioni di perdonare e vorrò dimostrarti in esse il mio amore. Quando il mio amor proprio offeso troverà difficoltà a perdonare generosamente, dirò subito: Come desidero che mi perdoni Gesù, così devo perdonare anch'io. -
La prima preghiera che avrò da fare dopo aver ricevuta un'offesa, sarà offerta, o Gesù mio, a bene di chi mi avrà offeso.
Non oserò dire la seconda parte del Padre Nostro... « Rimetti a noi i nostri debiti... », se il mio cuore non sarà in pace con il prossimo.
Inoltre, propongo di trovare l'occasione di fare qualche bene a chiunque mi abbia fatto del male.