00 19/10/2012 18:49
300. A monna Agnesa di Francesco di Pipino predetta.

Nel nome di Gesù Cristo Crocifisso e di Maria dolce. Carissima figlia in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a te nel prezioso sangue suo, con desiderio di vederti bagnata e annegata nel sangue di Cristo Crocifisso, a ciò che per amore del sangue tu dia lo sangue, e la vita per amore de la vita.

O carissima figlia, ora è il tempo da morire spasimata per onore di Dio e per salute delle anime; e offrire lacrime umili e continue orazioni dinanzi a Dio per la necessità di tutto quanto lo mondo. Voglio dunque, a ciò che meglio si possa fare sacrificio a Dio di noi, che tu ti nasconda nel costato di Cristo Crocifisso; e bàgnati nel sangue dolcissimo suo. Altro non dico.

Permane ne la santa e dolce carità di Dio.

Comandoti che tu non digiuni se non come io ti lassai, e che tu non facci disciplina: dell'orazione del santo e ardente desiderio, e dell'altre vere e reali virtù, piglia tu quantunque tu vuoli, e de la vigilia, ma di queste no. E, Centa, voglio che tu tenga una catenella come quella che io avevo, ma non quella che tu tieni; e tienla sì larga che tu vi possa mettere lo dito, e fa' che tu non passi questaobbedienza.

Permane nella santa e dolce carità di Dio.

Racomandaci a tutte coteste figlie, a Ginevra e a tutte l'altre, e benedimmi Bastiano. Dio lo riempia de la sua dolcissima grazia. Gesù dolce, Gesù amore.

Fatta a dì quattro d'ottobre.





301. A messere Ristoro Canigiani, dottore di Decreto da Fiorenze.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo figlio in Cristo dolce Gesù, io Caterina, schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi essercitare il lume che Dio v'ha dato, affinché cresca in voi, poiché senza il perfetto lume non potremmo conoscere né amare né vestirci della verità. E se noi non ce ne vestissimo, a tenebre ci tornerebbe quello lume; e però è bisogno che egli sia perfetto in qualunque stato l'uomo è.

In che dimostra la sua perfezione - cioè che perfettamente vegga, col quale vedere conosce e discerne la verità dalla bugia e dalle vanità del mondo -? Conoscesi in questo: che egli strigne e abraccia con affetto d'amore quella verità che egli ha cognosciuta, facendosi amatore delle virtù, e odiando il vizio e la propria sensualità che n'è cagione, perché è una legge perversa che sempre combatte contro lo spirito. Allora mostra che in verità conosca, e sia perfetto il suo vedere, e che la nuvola della infedeltà non abbia offuscata la pupilla dell'occhio dell’intelletto, la quale è il lume della santissima fede. Ma se fosse imperfetto, vederebbelo con uno lume naturale, ma per altro modo nol metterebbe in effetto, non esercitando questo lume con l'affetto delle virtù. E però ci dobiamo studiare d'essercitare il lume naturale, affinché sia tolta da noi la imperfezione e veniamo a perfezione di cognoscimento, come detto è.

Ma in che modo, carissimo figlio, possiamo pervenire a questo perfetto lume? Dicovelo: col lume, in questo modo: noi abiamo in noi uno lume naturale, il quale Dio ci ha dato che discerniamo il bene dal male, la cosa perfetta dalla imperfetta, la pura dalla immonda, la luce dalle tenebre, e la cosa finita dalla infinita. Questo è un cognoscimento il quale Dio ci ha dato per natura, e noi il gustiamo continuamente per pruova che così è. E voi mi direte: «Se questo cognoscimento è in noi, unde viene che noi ci attacchiamo alla parte contraria alla nostra salute?». Io vi rispondo che questo procede dal proprio amore, che ha ricoperto questo lume, sì come la nuvola ricuopre la luce, unde il nostro errore non è per difetto del lume, ma della nuvola. Allora il libero arbitrio piglia quelle cose che sono nocive all'anima, e non quelle che le sono utili.

L'anima di sua natura appetisce bene e cosa buona, ma dove sta il suo errore? Sta in questo, che perché le tenebre de l'amore proprio l'hanno tolto il lume, non cerca il bene dove egli è. E però questi cotali vanno come farnetichi, ponendo l'affetto e il desiderio loro in cose transitorie, che passano come vento. O stolto uomo sopra ogni stoltizia, che cerchi il bene dove è sommo male; dove sono le tenebre cerchi la luce; dove è la morte cerchi la vita; la ricchezza dove è somma povertà, e lo infinito cerchi nelle cose finite! Malagevolemente potrebbe questi trovare il bene, cercando colà dove egli non è. Conviencelo cercare in Dio, il quale è sommo ed eterno bene; e cercandolo in lui, il troveremo, perché il dolce Dio nostro nessuno male ha in sé, ma tutto perfetto bene, unde non sarebbe possibile che egli desse a noi altro che di quello che egli ha in sé: sì come il sole il quale, perché in sé ha luce, non può dare tenebre.

Unde vediamo, se con questo lume vorremo vedere, che ciò che Dio dà a noi e permette in questa vita - di qualunque fatiga o tribolazione o angoscia si sia -, tutto il fa per conducerci al sommo bene, e affinché noi cerchiamo il bene in lui e non nel mondo, perché non si trova nelle ricchezze, stati e delizie sue; anco ci si trova amaritudine e tristizia e privazione della grazia, a quella che il possede fuore della voluntà di Dio. Sì che per cosa buona e perfetta, perché cerchiamo lui in verità, ce le permette; e l'uomo accecato dalla propria passione reputa in male quello che è suo bene, e la colpa che il priva di Dio e della vita della grazia non pare che la vegga in male; e così inganna sé medesimo. Convienci dunque essercitare questo lume naturale; spregiare il vizio e abracciare le virtù; e con esso lume cercare il bene dove egli è.

Cercandolo, il troveremo in Dio; vedremo l'amore ineffabile che egli ci ha mostrato col mezzo del Figlio suo, e il Figlio col sangue sparto per noi con tanto fuoco d'amore.

Con questo primo lume naturale, il quale è imperfetto, acquisteremo uno lume sopranaturale perfetto, infuso per grazia nell'anima nostra, il quale ci legherà nelle virtù: conformerenci in ogni tempo e in ogni stato e luogo che Dio ci concederà, accordati sempre con la voluntà sua, la quale vedemmo che non vuole altro che la nostra santificazione. Il primo lume, essercitandolo, come detto è, ci taglia dal vizio; e il secondo ci lega e unisce con la virtù. Oh grandissima allegrezza e cordiale gaudio della salute vostra, perché mi pare - secondo che io posso vedere nel conspetto di Dio, e per la lettera che io ho ricevuta da voi - che il lume naturale non sia offuscato in voi dalle tenebre della infedelità. Che se fosse offuscato, non conoscereste tanto bene il mondo fetido, la inconstanzia sua, e le percosse che egli dà a colui che se ne vuole fare Dio; né vi terreste ragione con tanto rimproverio, né vi tagliereste dal vizio, né desiderereste la virtù e lo stato perfetto: cioè dallo stato del matrimonio, imperfetto, venire allo stato della continenzia, il quale è perfetto.

Poiché Dio per la sua infinita misericordia v'ha renduto questo lume - del quale, per la vostra ignoranza e difetto, tanto tempo siete stato privato -, voglio che l'essercitiate, tagliandovi da' vizii e da l'amore sensitivo col coltello dell'odio e dell'amore; e con lume vi leghiate nelle virtù col legame della perfetta carità, amando Dio sopra ogni cosa e il prossimo come voi medesimo, postponendo ogni ingiuria e danno che da lui avessi ricevuto o ricevessimo; e con la carità cacciare l'odio e il dispiacere che la propria sensualità volesse avere inverso loro. Oh quanto sarà beata l'anima mia, quando io vi vedrò continuamente crescere di virtù in virtù con uno desiderio che non allenti mai né per battaglie che riceveste dal demonio - il quale so che spesse volte ve ne dà, ponendovi innanzi molte e diverse cose -, e le creature dalla parte loro, e anco la propria passione. Ma con questo dolce lume tutte queste battaglie conculcherete sotto ai piedi dell'affetto.

Voglio, affinché cresciate in lume, che quattro cose principali vi poniate per obiettivo dinanzi all'occhio dell’intelletto vostro, affinché s'augmenti la virtù e il lume nell'anima. La prima è che voi raguardiate quanto sete amato da Dio, il quale amore v'ha creato ad immagine e similitudine sua (Gn 1,26), e ricreatovi a grazia nel sangue del suo Figlio; per amore v'ha conservato il tempo, affinché abiate spazio di correggere la vita vostra; e tutte le grazie e doni spirituali e temporali - le quali non mi pongo a narrare - tutte vi sono date per affetto d'amore, per grazia e non per debito. Se voi le raguarderete, costretto sarete ad amare, perché naturalmente l'anima è attratta ad amare colui dal quale si vede essere amata; unde - vedendosi amare tanto ineffabilemente da Dio - corre dopo l'amore, amando lui e quello che egli più ama: piacegli quello che a Dio piace, e dispiacegli quello che a lui dispiace. E perché egli vede che il Creatore sommamente ama la sua creatura che ha in sé ragione, però egli anco l'ama; e quella utilità e servizio che a Dio non può fare, fallo alla creatura per lo suo amore.

La seconda si è che noi raguardiamo quanto siamo tenuti e obligati a Dio d'amarlo coraggiosamente, tutti liberi, e non finti - mostrando una in atto e in parole, e un'altra avessimo in cuore -. All'occhio di Dio non ci possiamo nascondere, e però il dobiamo servire molto coraggiosamente.

La terza è che noi vediamo quanto è abominevole a Dio e al mondo, e nociva all'anima, la colpa del peccato mortale; quanto è piacevole e utile la virtù. Tanto gli fu ispiacevole il peccato, che del corpo de l'umile e immacolato Agnello fece un incudine, fabricandovi su le nostre iniquità. Ècci tanto nocivo che ci tolle il lume, privaci della vita della grazia, e dacci l'eterna dannazione. La virtù gli è tanto piacevole che dell’uomo virtuoso egli ne fa un altro sé per affetto d'amore; in questa vita gli fa gustare vita eterna: stando nel mare tempestoso delle molte fatighe e amaritudini gusta la pace e la dolcezza.

La quarta e ultima è che noi raguardiamo che ogni colpa è punita, e ogni bene è remunerato: poiché Dio sa può e vuole punire la colpa, e remunerare le pene che in questa vita sosteniamo per gloria e loda del nome suo. Della quale remunerazione parla il glorioso Paulo, dicendo: «Non sono condegne le passioni di questa vita a quella futura gloria la quale Dio ha apparecchiata ai servi suoi» (Rm 8,18). Questo obiettivo, diviso in quattro, regolerà e ordinerà la vita vostra in amore e in santo timore; seguiterete e crescerete l'ordine che avete cominciato a tenere nel vivere vostro.

Cresca in voi il fuoco del santo desiderio, e daravvi quello che vi manca alla perfezione; e Dio, come giusto medico, porrà remedio a quello che a voi pare che ve l'impedisca. Date di calcio al mondo; cacciatelo del cuore e dell'affetto vostro come egli caccia voi. Legatevi con Cristo crocifisso, affinché riceviate il frutto del prezioso sangue suo col lume sopranaturale, al quale lume verrete esercitando il naturale, come detto è, e adempirete tutte le dette cose, altrimenti no. E però vi dissi che io desiderava di vedervi essercitare il lume che Dio v'ha dato, affinché continuamente cresca in voi, poiché sanza il lume anderemmo in tenebre.

Con questo lume voglio che alleviate la famiglia vostra con santo e vero timore di Dio. Nello stato del matrimonio state come uomo ordinato, e non come animale, avendo in debita reverenzia i dì che sono comandati dalla santa Chiesa, affinché l'albero vostro produca buoni frutti. La confessione santa voglio che usiate spesso, e la comunione per le pasque, sì come debbe fare la persona che teme Dio. Allora sarete il gaudio e l'allegrezza mia, vedendovi andare in luce e non in tenebre. Essendomi di lunga corporalmente, mi sarete molto di presso, perché non è né sarà tolta da voi la continua orazione né il desiderio con che sete offerto nel conspetto di Dio, e anco corporalmente potrà ancora essere, perché Dio non è spregiatore dei santi desiderii. Confortatevi, confortatevi nel prezioso sangue di Cristo, ché l'aiuto è presso a voi. Dilettatevi di ritrovarvi spesso col vostro Creatore con l'orazione attuale, e coi santi pensieri, e con l'orazione continua e mentale del santo e vero desiderio. E questo medesimo dico alla donna vostra. Levatevi dal vivere umano, e pigliate al tutto vita angelica; ché a questo siete chiamati da Dio. Rispondete Perciò, e siate una coppia d'angeli terrestri. Altro non vi dico.

Rimanete nella santa e dolce carità di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.







302. Al padre santo Urbano VI sopradetto.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Santissimo e dolcissimo padre in Cristo dolce Gesù, io Caterina, schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi vero e reale pastore, governatore delle vostre pecorelle, le quali avete a notricare del sangue di Cristo crocifisso.

Lo quale sangue è da vedere con grande diligenzia dalla Santità vostra a cui egli si ministra, e per cui mezzo egli si dà: cioè, dico, santissimo padre, quando s'ha a mettere i pastori in questo giardino della santa Chiesa, che essi sieno persone che cerchino Dio e non prelazioni; e il mezzo che lo impetra anco sia sì-fatto, che vada coraggiosamente in verità, e non in bugia.

O santissimo padre, abbiate pazienza quando di queste cose vi fusse detto, poiché elle non vi sonno dette se non per onore di Dio e salute vostra, sì come debba fare il figlio che ha tenerezza e amore al padre suo, che non può sostenere che si facci cose che torni a danno o a vergogna del suo padre, ma, come sollecito, sempre se ne sta inteso, perché vede bene che il padre che ha a governare la molta fameglia non può vedere più che per uno uomo, unde se i legittimi figli non fussero solliciti di raguardare a l'onore e utilità del padre, spesse volte sarebbe ingannato. Così è, santissimo padre: voi sete padre e signore de l'universale corpo della religione cristiana; tutti stiamo sotto l'ale della Santità vostra; ad autorità potete tutto, ma, a vedere, non più che per uno, unde è di necessità ch'i figli vostri veggano e procurino con schiettezza di cuore, senza timore servile, quello che sia onore di Dio, salute e onore vostro, e delle pecorelle che stanno sotto la vostra verga. E so che la Santità vostra ha grande desiderio d'avere degli aitatori che v'aitino, ma convienvi avere pazienza ne l'udire.

Sono certa che per due cose vi dà pena e fàvi alterare la mente; e non me ne maraviglio punto. L'una si è perché - udendo ch'i difetti si comettano - vi duole che Dio sia offeso, perché l'offesa e le colpe vi dispiacciono, e però v'è una puntura nel cuore. Qui non ci si debba essere paziente - d'avere pazienza e non dolersi dell'offese che sono fatte a Dio -, no: ché così parrebbe che noi ci conformassimo con quegli vizii medesimi.

L'altra cosa che vi farebbe pena si è, quando lo figlio che viene a voi a dirvi quello che egli sente che torna in offesa di Dio, e danno de l'anime, e poco onore alla Santità vostra, che egli commetta ignoranza: che per conscienzia contenda dprima della vostra Santità a non dirvi coraggiosamente la verità pura come ella giace, poiché nessuna cosa debba essere secreta né occulta a voi. Questa pena vi prego, santo padre, che quando lo ignorante figlio offendesse in questo, sia senza turbazione vostra; e correggetelo della sua ignoranza.

Questo dico perché, secondo che mi disse lo maestro Giovanni di frate Bartolomeo, egli per suo difetto e per la scropolosa conscienzia vi dié pena, e fecevi alterare; unde egli e io n'ho avuta grandissima pena, parendoli avere offeso a la Santità vostra. Pregovi, per l'amore di Cristo crocifisso, che ogni pena che egli v'avesse data voi la puniate sopra di me; e io sono apparecchiata ad ogni disciplina e correzione che piacerà alla Santità vostra. Credo che i miei peccati gli furono cagione che egli commisse tanta ignoranza, e però io debbo portare la pena; egli ha grande desiderio di rendersi in colpa dinanzi a voi, colà dove piacesse alla vostra Santità che egli venisse. Abbiate pazienza a comportare i suoi difetti e i miei.

Bagnatevi nel sangue di Cristo crocifisso; confortatevi nel fuoco dolce della carità sua. Perdonate a la mia ignoranza. Umilemente v'adimando la vostra benedizione.

Ringrazio la divina bontà, e la Santità vostra, di quanta grazia il dì di santo Giovanni mi concedeste. Gesù dolce, Gesù amore.





303. A Sano di Maco e a tutti gli altri suoi in Cristo figli secolari da Siena, essendo essa in Firenze.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimi figli in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi figli veri che realmente serviate lo nostro dolce Salvatore, affinché più sollicitamente rendiate grazie e lode al nome suo.

O figli carissimi, Dio ha udito lo grido e la voce dei servi suoi - che tanto tempo hanno gridato nel conspetto suo -, e il mughio che tanto tempo ha gridato sopra i figli morti: ora sono risuscitati, e dalla morte sono venuti alla vita, e da la cecità a la luce. O figli carissimi, i zoppi vanno, i sordi odono, l'occhio cieco vede (Mt 11,5 Lc 7,22), i muti parlano, gridando con grandissima voce: «Pace, pace, pace!» con grande allegrezza, vedendosi tornare essi figli nell'obbedienzia e grazia del padre, pacificate le menti loro. E, come persone che già cominciano a vedere, dicono: «Grazia sia a te, Signore, che ci hai pacificati col nostro santo padre».

Ora è chiamato santo l'agnello dolce, Cristo in terra, dove prima era chiamato eretico e pattarino; ora l'accettano per padre, dove prima lo rifiutavano. Non me ne maraviglio, poiché la nuvola è caduta ed è rimaso il tempo sereno. Godete, godete, carissimi figli, con uno dolcissimo pianto di ringraziamento, dinanzi al sommo ed eterno Padre, non chiamandovi contenti a questo, ma pregandolo che tosto levi lo gonfalone de la santissima croce. Godete ed essultate in Cristo dolce Gesù; scoppino i cuori nostri di vedere la larghezza della infinita bontà di Dio. Ora è fatta la pace, a malgrado di chi la voleva impedire; sconfitto è il demonio infernale.

Sabbato a sera gionse l'ulivo a una ora di notte; e oggi a vespero gionse l'altro. E sabbato a sera l'amico nostro con uno compagno fu preso, sì che a una otta si rinchiuse buonamente la eresia, e venne la pace; ed è ora nella pregione. Pregate Dio per lui, che gli dia vero lume e vero cognoscimento. Annegatevi nel sangue di Cristo crocifisso, e bagnatevi nel sangue di Cristo crocifisso; nascondetevi nelle piaghe di Cristo crocifisso. Amatevi, amatevi insieme. Mandovi de l'ulivo della pace.

Rimanete etc. Gesù dolce etc.







304. A monna Lodovica di Granello Tolomei.


Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissima figlia in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi fondata in vera e perfetta carità, poiché senza la carità veruno atto virtuoso avrebbe in sé vita: poiché ogni virtù ha vita da la carità. Ella è quella madre che parturisce i figli de le virtù vivi - ché ci dà vita di grazia - e non morti.

Questa dolce carità ha con sè lo lume de la santissima fede, ché per l'amore che ha al suo Creatore crede in verità che Dio non voglia altro che il suo bene; e ciò che gli dà e permette, dà per sua santificazione. Per questo cognoscimento e lume, lo quale riceve da l'affetto de la carità, viene a pazienza, non si scandalizza né turba ne la mente sua di veruna cosa che avenga, anco l'ha in debita reverenzia.

O carissima figlia e sorella in Cristo dolce Gesù, parmi che la divina bontà vi permetta assai fatiche molestie e tentazioni da le demonia - per vostro bene, non perché siate vinta, ma perché voi vinciate -, per le quali pene e bataglie v'è grande necessità d'avere in voi questo amore col lume de la santissima fede. E se voi l'avete, l'amaritudine ritornarà in grande dolcezza, ed i gran pesi diventaranno leggieri (Mt 11,30), perché col lume conoscerete che Dio ve gli dà per vostro bene: del vostro bene, dolere non vi poterete.

Ma voi mi direte: «Poich'è tanto diletto, e di tanta necessità è avere questa carità, in che modo la posso avere, e dove la trovarò?». Io vi rispondo breve breve che amore non si può avere se non da l'amore, e senza lo lume non si può trovare: poiché, andando senza lo lume, lo cercaremo colà dove non è, e così andaremo in tenebre. Dunque ci conviene tòllare da noi quella cosa che ci tolle lo lume, cioè proprio amore, che è una nuvola che non ci lassa conoscere né vedere la verità di quello che doviamo amare.

Questa è quella nuvola che in tenebre fa amare ciò che ama, perché l'ama fuore di Dio: non con amore di ragione, ma con amore de la propria sensualità. Bene è da disolvere questa nuvola, levandoci con odio e pentimento di questa legge perversa, che sempre combatte contro lo spirito (Rm 7,23) con questo perverso e disordinato amore.

Poi che l'occhio de lo intelletto sarà rimaso chiaro col lume de la fede, porrassi per oggetto l'amore inefabile, ché Dio gli ha manifestato questo amore col mezzo del Verbo incarnato, unigenito suo Figlio; e questo dolce e amoroso Verbo, Agnello immacolato, ce il manifestò col mezzo del sangue suo. In questo sangue l'anima vi s'inebria, vedendolo sparto per sé con tanto fuoco d'amore. In questo sangue conosce la Verità eterna: che, per compire questa verità ne l'anima - di darci lo fine per mezzo del quale egli ci creò -, egli dà e permette che il mondo, lo demonio e il nemico de la carne nostra ci molestino, solo perché l'affetto nostro non si dilati a ponere lo suo fine nel mondo, né ne la propria sensualità, ma perché si levi da le tenebrose spine del mondo: di questi diletti transitori che drittamente sono spine, e passano come vento. Oh quanto è matto e stolto colui che ci pone lo desiderio e l'affetto suo! Per veruna cosa ci si debba ponere (ma die, la creatura che ha in sé ragione, apprezzarle per quello che elle vagliono, e più no: amarle e tenerle per Dio, e non senza Dio; usarle come cosa prestata, e non come cosa sua): ma la grazia e l'affetto de le virtù, le quali ha trovate ne l'affetto de la carità, la quale carità e amore concepe dentro ne l'anima sua col lume col quale egli cognobbe sé essere amato da Dio. Sì ché vedete che da l'amore, col lume, s'acquista l'amore.

Ma dove lo trovaremo? Nel cognoscimento santo di noi, vedendoci amati prima che noi fussimo: poiché l'amore che Dio ebbe a noi lo constrinse a crearci a la imagine e similitudine sua (Gn 1,26). In noi troviamo lo sangue che manifestò l'amore che Dio ci ha, nel quale sangue ricevemmo la nostra redenzione: avendo perduto l'essere de la grazia, fummo ricreati a grazia. Noi siamo quello vasello che ha ricevuto lo sangue, perché solo fu sparto per noi. Perciò non ci partiamo da la abitazione del cognoscimento di noi, nel quale cognoscimento saremo guidati dal lume de la santissima fede; nel quale lume - per l'affetto de la carità che acquistaremo dal lume - portaremo con vera e reale pazienza, non dispregiando né schifando fatiche in qualunque modo elle ci vengono: ma acetarle con amore, perché per amore vediamo che ce le dà, e non per odio; non perché perdiamo la nostra salute, ma perché noi l'acquistiamo.

Perciò voglio, carissima e dolcissima figlia, che voi v'ingegniate con grande solicitudine d'acquistare questo amore, col lume de la fede: permanere nella carità de la carità, ché, in altro modo, i figli de le virtù non sarebbono parturiti vivi, ma morti; e gustaremmo in questa vita la caparra de l’inferno.

Considerando me che altro modo non ci era, dissi ch'io desideravo di vedervi fondata in vera carità e perfetta: questa vi farà portare ogni vostra fatica, e Dio - che non è dispregiatore del santo desiderio, e de le fatiche nostre portate per gloria e loda del nome di Dio -, ci levarà le fatiche, porràci fine e termine, ponendo noi fine a la propria volontà che ella s'acordi coi la volontà dolce di Dio.

Non voglio che veniate a confusione di mente né a disperazione per veruna illusione o molestia che il demonio vi volesse dare, mettendo ne la mente vostra laide e diverse fantasie, con molte disoneste cogitazioni: ma con una speranza vera e fede viva abbracciarvi coi la santissima croce, dove voi vederete che elle vi son date per amore; e non vi dà più che voi potiate portare. E voglio che voi sappiate che veruna bataglia e cogitazione, sia laida quanto si vuole, è peccato, se non quando noi aconsentissimo volontariamente, dilettandoci dentro. Perciò conserviamo la volontà - e de le cogitazioni ci facciamo beffe - fortificandola ne la dolce eterna volontà di Dio, con la memoria del sangue di Cristo crocifisso.

Levatevi ogni fatica de la mente vostra, e lassatela a me, ch'io son colei che voglio portare dinanzi da Dio i pesi e le gravezze vostre, pure che voi da la parte vostra non facciate resistenza a Dio che vi chiama col mezzo di queste fatiche. Siatemi virtuosa, usando spesso la santa confessione, dilettandovi d'udire la parola di Dio e la messa, almeno i dì che son comandati da la santa Chiesa. Quando potete, portate virilmente, sperando che, se Dio è per voi, né demonio né creatura sarà contro di voi. Bagnatevi nel sangue di Cristo crocifisso. Altro non vi dico.

Rimanete etc.

Ringrazio la divina bontà e voi de la limosina che avete fatta, e pare che vogliate fare, ai servi di Dio religiosi, i quali danno l'orazione, che ci dà infinito bene, per questa substanzia temporale finita. Fate bene il debito vostro poiché, di quello che potete fare, dovete essere dispensatrice dei povari, voi e chi n'ha, perché i povari sonno quelle mani - con l'affetto de la carità, con che si dà la limosina -, che ci fanno andare a vita eterna: sì che siate solicita per la salute vostra. Gesù dolce, Gesù amore.

Fatta in Siena a dì xxvj d'agosto Mccclxxviij.