00 31/10/2015 19:40

Non è lecito dare la Comunione senza il piattello


La deprecabile usanza di dare la Comunione depositando la sacra Ostia sulla mano del comunicando che lo richiede, ha pressoché fatto sparire dalle chiese il piattello sempre usato, ora invece non usato più nemmeno per quelli che si comunicano nella maniera tradizionale, ricevendo cioè, la sacra Ostia nella bocca. Molti sacerdoti respingono l'inserviente che li accompagnano col piattello. Del resto è una conseguenza ovvia dell'aver introdotto la pratica della Comunione sulla mano. Come fa l'inserviente a sapere quali fedeli vorranno ricevere la Comunione sulla mano e quali quelli che la prenderanno nella bocca?


E' vero che molti tendono le mani molto prima di trovarsi di fronte al ministro, ma altri lo fanno all'ultimo momento. Diventa allora ridicolo e grottesco che l'inserviente si appresti a tenere il piattello sotto il mento del comunicando e lo ritiri in fretta quando si accorge che quello tende le mani. Specialmente quando le Comunioni sono molte. Se poi manca l'inserviente e i fedeli devono tenere da sé il piattello passandoselo l'un l'altro, quello che ha fatto la Comunione usandolo e lo deve passare al successivo, come fa a sapere se vorrà ricevere la sacra Ostia nella bocca o sulle mani? Dovrebbe chieder­glielo. Anzi, dovrebbe chiedere a voce alta chi lo vuole, perché potrebbe darsi che due o tre, o anche più dei successivi la vogliano sulle mani. E il piattello volerebbe molto lontano da quello che lo ha usato a quello che lo vorrà usare, per fare poi altri voli acrobatici di qua e di là. Una vera Babele! Sarebbe bastato anche questo solo particolare per vietare severamente la pratica della Comunione sulla mano, particolare che non era difficile da prevedere, insieme a tanti altri gravissimi inconvenienti e rovinose conseguenze, a prescindere dalla caduta e dalla dispersione dei frammenti. Così molti sacerdoti che hanno perduto la fede, o che hanno perduto il rispetto per il SS. Sacramento (non so quale delle due aberrazioni sia la peggiore), invece di evitare questa Babele tornando alla pratica antica e sempre buona, hanno preferito evitarla eliminando del tutto l'uso del piattello, anche per quelli che ancora prendono devotamente la sacra Ostia direttamente nella bocca.


Tanto, se i frammenti cadono e il SS. Sacramento è profanato con la Comunione sulla mano, i frammenti possono cadere e il SS. Sacramento essere profanato anche con la Comunione tradizionale. Ai moderni sacerdoti non interessa un bel niente. Basta loro conformarsi a tutte le novità fiorite in questo post-concilio. L'uso del piattello alla Comunione è indispensabile affinché i frammenti, e talvolta anche la stessa Ostia, sfuggita di mano al ministro o presa male dal fedele, non cadano in terra. Mancando il piattello, cadono immediatamente per terra. Anche prima che entrasse in uso la pratica della Comunione sulla mano, non pochi sacerdoti trascuravano l'uso del piattello. Non è lecito fare così.


E' vero che a volte anche il sacerdote che ha l'intenzione di usare il piattello, specialmente trovandosi in una chiesa in cui non vi sia o non si trovi, per non lasciare i fedeli senza la Comunione, è costretto a farne a meno e cerca di rimediare tenendo la pisside molto vicina al comunicando o addirittura sotto al suo mento, ma è un rimedio che va bene quando le Comunioni sono poche. Che può fare oggi, che a causa della Comunione sulla mano, nelle chiese in cui è chiamato non esiste più? O, se c'è il piattello, non c'è più nessuno che lo porti accompa­gnando il ministro? E nessun fedele sa tenerlo bene, per cui è inutile consegnarglielo perché se ne serva? L'unico rimedio oggi, è che il sacerdote premuroso e previdente porti sempre con sé un piattello od un piccolo vassoio su cui porre le Ostie consacrate, e con quello anziché con la pisside, distribuisca la Comunione, potendolo tenere fin sotto al mento dei comunicandi.


Ripeto: il piattello alla Comunione ci vuole sempre, ma deve essere tenuto bene sia dall'inserviente quando c'è, sia dai singoli comunicandi quando l'inserviente non c'è e lo debbono tenere gli stessi comunicandi. Tra questi, quasi nessuno sa tenerlo bene, perché pochi ne conoscono la funzione di raccogliere i frammenti che cadono.


Quasi tutti credono che il piattello sia solo un segno di rispetto per accompagnare il SS. Sacramento, come in altre occasioni lo si ac­compagna col baldacchino. Perciò quasi tutti lo tengono lontano dalla bocca, o lo tengono storto. E storto lo consegnano al successivo, che pure lo prende in malo modo. Ma così l'uso del piattello diventa inutile, perché i frammenti cadono ugualmente, o sono fatti cadere se depositativi sopra. Ogni sacerdote dovrebbe sapere o intuire facilmente, che i frammenti raccolti sul piattello vanno poi riversati nel calice e non nella pisside, dove andrebbero a posarsi sulle Ostie ivi contenute, favorendone la caduta alla successiva distribuzione. Qualcuno li versa nella pisside mentre ancora sta distribuendo la Comunione: è vero che a volte i frammenti depositatisi sul piattello sono tanti da far temere che l'inserviente, o più ancora gli stessi comunicandi, con un gesto poco attento li facciano cadere. Allora è meglio versarli nella pisside.


Ma fuori di questo o di analoghi casi, conviene fare come abbiamo detto sopra. Ora poi, le cose si complicano, quando, per esempio, c'è una concelebrazione. Mentre il celebrante distribuisce la Comunione ai fedeli, l'altro gli purifica il calice e lo mette da parte oppure lo fa portare via dagli inservienti. Così quando il celebrante torna all'altare, oltre a non potersi più purificare le dita, non sa dove versare i frammenti rimasti sul piattello ed è costretto a versarli nella pisside. Piccole avvertenze che sfuggono a chi tratta con leggerezza e non­curanza le Cose sante, ma una volta, quando l'Eucaristia era da tutti profondamente venerata, si cercava scrupolosamente di evitare qualsiasi pericolo di dispersione dei sacri Frammenti.


Anche per il sacerdote è sconsigliabile ricevere la Comunione sulla mano

Il sacerdote che partecipa alla S. Messa celebrata da un altro (non come concelebrante), può lodevolmente fare la Comunione insieme agli altri fedeli. Non deve però dimenticare che il pericolo di caduta dei frammenti esiste anche per lui. Il ministro celebrante suppone che egli lo ricordi e per questo gliela può dare anche sulla mano, non tanto perché egli ha le mani consacrate e può toccare il Corpo Santissimo del Signore, quanto perché si suppone ch'egli, conoscendo bene il pericolo di caduta di frammenti dell'Ostia, usi maggiore attenzione e cura. A meno che non sia uno di quei sacerdoti che danno la Comunione sulla mano ai fedeli. Se non ha cura d'impedire che il SS. Sacramento venga profanato quando egli dà la Comunione agli altri, neppure avrà cura che non venga profanato quando la riceve egli stesso.

Tuttavia il celebrante che gli dà la Comunione non è obbligato ad indagare se un sacerdote creda ed abbia rispetto per l'Eucaristia, oppure no. Si suppone di sì. Il contrario di ciò che si fa col semplice fedele. Può darsi ch'egli abbia cura e diligenza nel prendere la sacra Ostia nella mano, più di molti sacerdoti; ma come fa a saperlo il ministro? Il ministro deve supporre che il fedele non avrà questa cura, non perché non lo voglia, ma perché non ne ha l'esperienza. E poi, la mano del fedele o del sacerdote, non è una base che mette in risalto, come il piattello, la presenza di frammenti ivi rimasti. Insomma, non conviene per nessuno dare e ricevere la Comunione sulla mano.

Più spesso e più dignitosamente, al sacerdote che si appresta a fare la Comunione, si porge la pisside, affinché egli stesso ne prelevi un'Ostia. Meglio sarebbe se disponesse di un piattello. Ma meglio ancora sarebbe che prendesse egli pure la sacra Ostia direttamente in bocca, col piattello tenuto sotto al suo mento dall'inserviente. Non ci sarebbe nulla di disdicevole.

 


[Modificato da Caterina63 31/10/2015 19:41]