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Per quanto riguarda il “giogo che opprime il popolo di Dio”, si resta un pò sconcertati, perché sono molti “i fedeli oppressi” nella Chiesa Cattolica che si lagnano ed accusano la gerarchia di essere troppo materna... di non usare mezzi e parole più "decise" nella guida. Questi fedeli adducono, come esempio, i vari gruppi religiosi non cattolici, dove, con rigidezza e severità vengono imposte idee e modi di vivere a volte “pseudoevangelici”. Ho ragione di ritenere che in nessun'altra religione ci sia quella giusta libertà di cui godono i cattolici.

L'essere ossequienti all'autorità da Cristo costituita pone un freno allo sviluppo dell'egoismo o del capriccio ( = personalismo) e sviluppa la “personalità”.

L'impareggiabile personalità di Cristo non esclude la sua obbedienza sino alla morte di Croce. S. Francesco d’Assisi è una grande personalità, ma questa ha tratto molta linfa dalla sua obbedienza a Cristo e alla Chiesa. Prima di iniziare la sua vita di "fraternità" disse ai suoi compagni: “andiamo alla Santa Madre Chiesa”; diceva ancora: “Sarei disposto ad obbedire anche al novizio di un'ora sola”.

Gli errori si sono prodotti nella Chiesa di Dio, solo e sempre perché l'uomo, si ribella facilmente all’autorità ecclesiastica, immaginandosi di aderire meglio a Cristo seguendo se stesso. Se l'autorità è indispensabile in ogni società, lo è molto di più in una società religiosa. Dall'A. come dal N. Testamento rileviamo facilmente che Dio non ha voluto direttamente dirigere le anime, mai ha scelto degli uomini (Mosè, i profeti, ecc.., Pietro, gli Apostoli, ecc.) perché guidassero visibilmente il suo popolo.

Quante anime sante, dall'inizio dei Cristianesimo, ci hanno lasciato meravigliosi esempi di abnegazione e sottomissione all'autorità costituita. Ho già ricordato San Agostino il quale asseriva: "Non crederei ai Vangeli se non me lo dicesse la Chiesa". E S. Ambrogio affermava: "Ove è la Chiesa ivi è Cristo". Penso però che un esempio che si possa ricollegare agli stessi Apostoli abbia maggiore forza di persuasione.

S. Ignazio è nato nel secolo di Cristo, forse è stato il successore di Pietro nella Chiesa di Antiochia come vescovo. Egli fu condannato “ad bestias” e, quindi, dovette recarsi a Roma per essere “pasto” delle belve. Durante il viaggio scrisse sette lettere nelle quali raccomandava ai fedeli l'unità ecclesiastica rappresentata dai Vescovi.

Scrisse una lettera anche "ai Romani", nella quale fa allusione all'attività istitutrice e caritativa della Chiesa di Roma, di cui tesse un significativo elogio e prega tutti che non gli impediscano di “essere frumento di Cristo”, per mezzo delle belve che dovranno divorarlo. Ecco alcune espressioni che ricaviamo dalle sue lettere, scritte nell'anno 110 circa. Nella lettera ai Romani suppone anche l'esercizio dell'attività apostolica di Pietro e Paolo nella “Città eterna”. In tutte le lettere insiste sull'obbedienza dovuta al vescovo e alla gerarchia dei preti e dei diaconi, allora già bene stabilita.

Le sue parole forse costituiscono uno scandalo per chi rigetta l'autorità ecclesiastica.

Egli afferma: “Il Vescovo è tutto nella Chiesa: senza il Vescovo non vi è Chiesa, dove è Il Vescovo ivi è la Chiesa di Cristo”; “il Vescovo tiene il luogo di Dio”

(ai Magnesii); “bisogna considerare il Vescovo come Dio stesso” (agli Efesini); “dove appare il Vescovo, ivi é la comunità, come dove è Gesù Cristo, ivi è la Chiesa Cattolica” (agli Smirnesi). Egli dice ancora che il Vescovo è il Maestro, ed è la garanzia, della fede:

“badino, perciò, i fedeli a non allontanarsi dalla retta dottrina, ossia, a non separarsi mai da Gesù Cristo nostro Dio, dal Vescovo e dai precetti degli Apostoli” (ai Tralliani).

Il Vescovo, infine comanda e governa la sua Chiesa: “state sottomessi al Vescovo come alla legge divina” (ai Tralliani); “procurate di fare ogni cosa... sotto la guida del Vescovo” (ai Magnesii); “seguite tutti il Vescovo, come Gesù Cristo segue il Padre” (agli Smirnesi); “state sottomessi al Vescovo come a Gesù Cristo" (ai Tralliani).

E' dunque impossibile sostenere come vollero e vogliono alcuni, che l'offício episcopale, e perciò l'organizzazione gerarchica della Chiesa siano prodotto di evoluzione storica. Pochi punti sono così, documentati come questo, a proposito della Chiesa primitiva. E la Chiesa Cattolica professa oggi quella stessa verità che professava allora.

Non diversamente da Ignazio, infatti, il Conc. Vati II, afferma che: “... i singoli vescovi sono il visibile principio, fondamento di unità nelle loro Chiese particolari ...” (L.G. 23); e non diversamente da Ireneo e Tertulliano, Paolo VI si domanda: “quale può essere la Chiesa di Cristo se non quella che si fonda sulla propria ininterrotta e coerente successione apostolica?”.

Possiamo, quindi, concludere che S. Paolo quando diceva: “Per  mezzo di Cristo e gli uni e gli altri abbiamo accesso al Padre” (Ef 2,18), non intendeva dire di rivolgersi a Dio per mezzo dell'autorità costituita, ma certamente non voleva escluderla qualora il suo intervento si fosse reso necessario per chiarire dubbi e incertezze ben sapendo che “la Chiesa del Dio vivente è colonna e sostegno della verità” (cf 1 Tm 3,15). Nella stessa lettera agli Efesini, S. Paolo dice pure che siamo “familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli Apostoli e dei Profeti” (Ef 2,20), e che “a me è stata concessa questa grazia di annunziare... ai Gentili le imperscrutabili ricchezze di Cristo, e di far risplendere agli occhi di tutti quale è l'adempimento del mistero nascosto da secoli nella mente di Dio, creatore dell'universo, perché sia manifestata ora nel cielo, PER MEZZO DELLA CHIESA, ai Principati e alle Potestà la multiforme sapienza di Dio”.     (cf Ef 3,9-10).

Quanto sarei contento nel Signore se i fratelli non cattolici, anziché parlare per principio preso o sotto l’impulso dell’ avversione e dell'antagonismo parlassero e scrivessero solo “alla luce delle S. Scritture”.

So che la dottrina della Chiesa è aperta a tutti i problemi contingenti ed é una costante guida per tutti gli uomini di buona volontà. Il Magistero ecclesiastico, forse mai come in questi temi, espone direttive e consigli con molta tempestività, adeguandosi alle varie culture e superando tutti i limiti di quelle precedenti. La Chiesa, “esperta in umanità”, fa del tutto per superare quanto si oppone al progresso e al

miglioramento del l'uomo. Essa non si ferma all’umano, ma opportunamente lo travalica sfociando nel soprannaturale che è il fine ultimo dell'uomo. Se così non facesse, la Chiesa dovrebbe continuamente aggiornarsi e cambiare le sue direttive cadendo così “nei capricci della moda” non esclusa quella scientifica. La nostra religione è rivelata e perciò cammina sicura su binari già “fissati da Dio”. Essa affronta i problemi della vita e li comprende non alla luce del contingente o della novità, ma alla luce della divina Parola.

 

11.   Qual’è una delle caratteristiche essenziali di una chiesa non più fedele all'Evangelo?

E’ il moltitudinismo.

Il momento iniziale di questa involuzione della chiesa romana si può riscontrare quando l'imperatore Costantino il Grande, uxoricida e assassino del proprio figlio, fece del cristianesimo la religione dello Stato.

 

"Allora - scriveva l'ex sacerdote Ernesto Bonaiuti - si dovrà vedere se saranno, i Cesari che si convertiranno al cristianesimo o se sarà il Cristianesimo che si convertirà al cesarismo". (E. Buonaiuti, Storia del Cristianesimo, Milano, Ed. Dell'Oglio, I, p. 234).

E così la Chiesa Romana ha ceduto all'illusione di essere forte e potente perché delle popolazioni intere, per opportunismo, per tradizione o per forza, hanno aderito alle sue dottrine. Così oggi quella chiesa si vanta che ci sono in Italia più cattolici battezzati che in qualsiasi altro Paese d'Europa. Essi sono infatti 46.424.805 divisi in 281 diocesi e alte giurisdizioni ecclesiastiche, inquadrati da 62.135 sacerdoti            (La Stampa, 30 Sett. 1958).

Ma aveva ragione chi avvertiva: “Coloro i quali badano al numero e perciò costringono gli uomini, non ne hanno alcun guadagno e somigliano a uno sciocco che abbia un pò di vino in una botte e la riempia d'acqua per averne di più. Ma invece di aumentare il vino, egli rovina quel poco che ne aveva. (Seb. Castellion, citato.da R. Bainton', la Riforma Protestante, Torino, Einaudi, 1966 p.207).

 

Cari lettori, come vedete, ho tutta la buona volontà di sobbarcarmi il lavoro di presentarvi, ricopiato alla lettera, tutto il libro che il nostro fratello in Cristo, R. Nisbet, ci scrive per comunicarci quella che - secondo lui - è la “verità storica”.

L'obiezione n.11, non meno delle precedenti, desta sconcerto e meraviglia in chi conosce, anche solo superficialmente il Cristianesimo.

 

Cosa pensare?

 

Il fratello R. Nisbet, prima di diventare avverso al cattolicesimo,  era un cattolico poco praticante, non praticante, quindi ignorante di S. Scrittura e di Religione? Oppure è nato non cattolico? Sono cose che non le so; spero però di appurarle col tempo.

E' certo che il cristiano-cattollico autentico, integrale, che abbia un po’ di sincera umiltà e vera devozione, non potrà mai cambiare. Ci sono tanti ex cattolici, ma in tutti - da quello che sappiamo e che la storia ci conferma - c'erano delle carenze, la superbia o la lussuria che premevano, ecc. la ribellione, l’interpretazione arbitraria o personale della Bibbia ...

Certo la diffusione del Cristianesimo è stata prodigiosa. Ma perché non volervi riconoscere la "Mano di Dio"?

Si, è anche vero che non sono mancati opportunismi e imposizioni. Ma questi eventi sono stati molto occasionali e non determinanti, mentre oltre tre secoli di persecuzioni e milioni di martiri preparavano il terreno per una larga diffusione del Cristianesimo. Non aveva detto Gesù “mi sarete testimoni in Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra?” (At 1,8). Tertulliano non aveva detto che “il sangue dei martiri è seme di altri cristiani?”. E S. Agostino non ha detto che “se nella santa religione cattolica non vi fossero stati altri miracoli, quello della sua prodigiosa diffusione è un miracolo così grande che da solo basterebbe a dimostrare la divina istituzione?”.

 

Nell'azione di Costantino, storicamente parlando, possiamo anche vederci probabilmente, una parte non secondaria del calcolo politico. Ma per questo non è lecito negargli, come hanno fatto il Gibbon, il Burckhardt ed altri, una religiosità sincera e considerarlo un ipocrita bigotto. Se da principio egli  misurò la religione più che altro dal  successo che gliene veniva, la sua evoluzione ulteriore attesta chiaramente in lui una penetrazione più profonda della concezione cristiana della vita e una soddisfazione sempre maggiore nel constatare i frutti che il Vangelo portava nel campo morale. Ciò risulta espressamente dalle sue opere e infine dalle disposizioni impartite per i suoi funerali. Espressione prediletta da Costantino era quella di sentirsi il “servo di Dio” (“Storia della Chiesa”, Vol. I, di Karl Bihlmeyer e Hermann Tuechle, 2° Ed. Morcelliana 1960, p. 254).

E' anche comprensibile che egli - come gli imperatori precedenti di fronte al culto pagano di stato - abbia assunto un atteggiamento quasi da padrone di fronte alla Chiesa. Ho già detto altrove che questo suo sentimento ha fatto più male che bene alla Chiesa, come avvenne per aver dato alla Chiesa orientale il titolo dì “Seconda dopo Roma”. Questo riconoscimento fomentò la superbia e sfociò nella ribellione col conseguente distacco da Roma della Chiesa Orientale ad opera del Patriarca Michele Cerulario (1054).

La storia ci dice pure che i figli di Costantino continuarono l'opera di cristianizzazione dell'Impero, ma non con la pazienza e lo spirito di tolleranza del padre (ivi p. 255).

Dopo tutta l'opera di Costantino e dei suoi figli, non dimentichiamo il grave contraccolpo che la Chiesa dovette subire ad opera di Giuliano l'apostata (361- 363), il quale, mentre riconosceva i diritti al paganesimo, privò la Chiesa di tutti i privilegi fino allora goduti. Giuliano favorì le scissioni e le eresie (arianesimo, donatismo) che erano sorte nella Chiesa e combatté il Cristianesimo perfino con gli scritti.

Gli imperatori che seguirono Giuliano, sebbene cristiani convinti, tennero di fronte all'antica religione un contegno riservato, pieno di prudenza, mentre i successivi come Graziano (375-383), procedettero con maggiore risolutezza a favore del Cristianesimo.

Anche in Oriente, con Teodosio I il Grande (379-395), chiamato da Graziano a succedere a Valente, il Cristianesimo si affermò solidamente, mentre il paganesimo andava scomparendo. Teodosio divenne il vero fondatore della Chiesa cattolica di Stato.

Il favore verso il Cristianesimo era sempre maggiore da parte degli imperatori,

ma il paganesimo tanto in Oriente che in Occidente non era del tutto tramontato.

 Ancora sullo scorcio del 6° sec. il Papa S. Gregorio Magno s'impegnò, con la sua azione apostolica, a ridurlo sempre di più. Verso il 600 il numero dei Cristiani cattolici nella Chiesa latina, su di una popolazione complessiva di circa 10 milioni, può essere calcolato a circa 7-8 milioni.

 

 

Ciononostante, residui della stoltezza e della immoralità pagana si mantennero spesso per lungo tempo. La Chiesa, come aveva fatto prima, curava la predicazione del Vangelo presso i pagani dentro e fuori dei confini dell'Impero Romano.

Eccellono in questo periodo come missionari o come promotori di missioni, San Martino (m. 397), Vescovo di Tours e S. Giovanni Crisostomo (m. 407).

La massima parte di questa attività missionaria, silenziosa e benefica, sfugge però alla nostra conoscenza. (cf ivi, pp. 260-261).

Ho riportato qualche accenno storico con l'intenzione di chiarire le cose. Gli accenni storici ci fanno capire che la nostra santa religione (nonostante tutti i difetti umani, specialmente quelli dei Cesari, che spesso sono stati qua si protagonisti della storia del Cristianesimo tanto nel favorirlo quanto nell'avversarlo), è stata sempre ed è tuttora, una forza tale che, anche se violentemente repressa, tende, per sua natura, ad espandersi necessariamente. Questa sua forza è divina e, quindi, insopprimibíle. Tutte le divisioni del passato e attuali non le impediranno di ricomporsi in un solo ovile e sotto la guida di un unico pastore ... quando l'ora di Dio scoccherà ...

La lotta contro i cristiani ebbe periodi di grande crudeltà.

Lo stesso Diocleziano, che in un primo momento si mostrò favorevole al Cristianesimo, per istigazione di Galerio e di altri suoi consiglieri, per favorire la politica imperiale, si accanì in una persecuzione, la più lunga e la più grave di tutte, che fu la vera battaglia decisiva tra Cristianesimo e paganesimo. Si entrò nella fase più acuta nel 303-304, con la quale si tentò di annientare il Cristianesimo. Moltissimi furono i martiri ... ma alla fine lo Stato Romano dovette capitolare davanti al Cristianesimo. Lo stesso Galerio, prima di Costantino, colpito da una terribile malattia mortale, pubblicò, con i suoi correggenti, nell'aprile dell'anno 311 a Sardica un editto di tolleranza.

In esso, mentre si riconosce il fallimento della persecuzione, la religione cristiana con le pratiche relative, viene dichiarata permessa, per legge imperiale, sia pure con una clausola restrittiva: "che rispettino la disciplina dello Stato".

Alla fine i cristiani vengono esortati a pregare per l'imperatore e per l'Impero. Anche Massimino, sebbene riluttante, dovette per quel momento adattarsi.

Dopo l'editto di Galerio, la situazione in occidente si inasprì al punto da condurre a una lotta decisiva fra Costantino e Massenzio. Come si narra, in seguito ad una miracolosa apparizione della Croce, Costantino pose se stesso e il suo esercito sotto la protezione del Dio dei Cristiani e del "suo segno salvifico" e travolse Massenzio in una vittoriosa battaglia al Ponte Milvio (28-10-312), dopo di che seguì, nel febbraio del 313 lo storico editto di Milano a favore dei Cristiani.

La visione della Croce avuta da Costantino - molto discussa - ci viene narrata dallo storico Eusebio che si richiama all'assicurazione giurata dell'imperatore (Vita Costantini I, 28-31, scritta nel 337 - cf Storia della Chiesa, già citata, pp. 103-123).

L'ex sacerdote E. Bonaiuti, citato dal fratello R. Nisbet si domanda: "si dovrà vedere se saranno i Cesari che si convertiranno al Cristianesimo o se sarà il Cristianesimo che si convertirà al cesarismo". 

Non mi attardo ad altre citazioni storiche - e sono moltissime - con le quali si può rispondere ai fratelli Bonaiuti e Nisbet che il Cristianesimo ha assorbito il cesarismo e ci ha dato imperatori, imperatrici, re e regine e uomini illustri di ogni ceto, scienziati, poeti, letterati, capi di Stato, professionisti, navigatori, eroi, umili operai, contadini, ecc. che hanno subito il fascino di Cristo che emana attraverso il Suo Corpo mistico che è la Chiesa.

Da tener presente che il paganesimo non affrontò il Cristianesimo solo con i mezzi a disposizione del potere statale, ma anche con le armi dello spirito, ossia con opere scritte: del filosofo Celso del 178 circa; col neoplatonico Porfirio, che scrisse 15 libri "Contro i Cristiani", composti intorno al 270-275; con i libri di Ierocle, anch'egli neoplatonico, proconsole della Bitinia.

La scuola neoplatonica aveva il suo principale rappresentante a Roma nel filosofo Plotino (244-270). Vennero finanche dissepolti e valorizzati  nel 20 e 31 secolo gli scritti orfici ed ermetici (allacciatisi al dio Ermete Trismegisto) con lo scopo di dimostrare che anche il paganesimo aveva l'aspirazione e l'anelito verso una religiosità più piena, non inferiore a quella dei cristiani. (ivi pp. 103-127).

I Padri della Chiesa del 4° e 5° sec. esprimono spesso il loro stupore per la rapida e vasta diffusione del Cristianesimo, durante le persecuzioni. Lo storico della Chiesa Eusebio si esprime, per es. così: "Ad un tratto la parola redentrice illuminò come un raggio di sole pieno di potenza e di forza celeste il mondo intero"; e il Vescovo Niceta di Remesiana nella Dacia, autore del bellissimo inno di lode, il Te Deum, nel 410, in mezzo all'infuriare delle trasmigrazioni barbariche, caratterizzava lo stato dell'animo dei cristiani, sicuri della vittoria, con le parole: “Te per orbem terrarum sancta confitetur Ecclesia... In Te, Domine, speravi, non confundar in aeternum” (= La Santa Chiesa proclama per tutta la terra la tua gloria... In Te, Signore, speriamo, non saremo confusi in eterno).

 

Tra i non cattolici alcuni dicono: l'autentica Chiesa di Cristo è finita con la morte degli Apostoli; altri affermano che essa sia rimasta autentica sino all'avvento di Costantino. Siamo curiosi di sapere dai fratelli Bonaiuti e Nisbet: la Chiesa di Gesù era ancora autentica nel 410, quando dal cuore e dalla mente del Vescovo Niceta erompeva il bellissimo inno Te Deum laudamus? .

Quando si è corrotta, prima o dopo? Prima o dopo S. Agostino, S. Francesco di        Assisi, S. Antonio di Padova, S. Tommaso d'Aquino, S. Ignazio di Loyola, S. Giovanni Bosco, S. Pio X? ecc. ecc ...

La storia della Chiesa dei primi tre secoli, ossia prima di Costantino, offre, anche allo sguardo più acuto della critica contemporanea, il quadro stupendo di una crescita e di un consolidamento della istituzione salvifica fondata da Cristo, al di sopra di tutti gli ostacoli e di tutte le opposizioni esterne ed interne, malgrado tutte le debolezze, tutti i peccati e delitti degli stessi membri della Chiesa.

Il granellino di senapa è cresciuto in albero, fra i suoi rami abitano gli uccelli del cielo (cf Mt 13,31).

Non meno imponente è il modo come la Chiesa si affermò di fronte ai pericoli interni che la minacciavano da ogni parte, di fronte al sincretismo religioso (gnosticismo), alle eresie e agli scismi di ieri e di oggi…

La “Grande Chiesa” (come la chiama già il polemista pagano Celso), poggiando sui principi sicuri della S. Scrittura, ispirata da Dio, e sulla “regula fidei”, eliminò via via le dottrine false e continuò (e continua oggi e sempre) senza errore per la sua strada, guidata dalla gerarchia di vescovi radicati nella successione apostolica, a capo dei quali (allora come ora), interprete della coscienza cristiana, stava (e sta) il successore di Pietro come personificazione attiva del principio unitario di tutti i fedeli e come Vicario di Cristo.

 

Con energia e senza compromesso si maturò – in mezzo alla lotta e alle persecuzioni di ieri (e di oggi) – lo sviluppo della dottrina rivelata da Cristo e lo sviluppo della Costituzione ecclesiastica fino alla formazione di vaste costruzioni sistematiche.

Ciò che già S. Cipriano esprimeva con le parole: “salus extra ecclesiam non potest” (Non vi può essere salvezza fuori la Chiesa) (Epist. 73,21).

 

Si, perché tutti i popoli della terra, a qualunque religione appartengono, in potenza appartengono alla Chiesa di Cristo.Salvatore di tutti gli uomini.

Lo stesso S. Cipriano diceva: “Habere non potest Deum patrem, qui Ecclesiam

non habet matrem” (Non può avere Dio per Padre, chi non ha per Madre la Chiesa) (De Cath. eccl. unit., 6, Ep. 74,7).

Questa era (ed è) la convinzione di tutti i veri fedeli cristiani.

L'ultimo vano tentativo di Diocleziano e dei suoi correggenti di sterminare il Cristianesimo quale setta pericolosa allo Stato aveva  reso manifesta al mondo intero la forza e l'importanza della Chiesa.

Lo stesso possiamo ripetere per tutti i disordini che si sono verificati dopo il distacco degli Orientali, specie col Vescovo Ortodosso Michele Cerulario (1054) e di Martin Lutero (sec. XVI).

Possiamo dire ancora (come è già stato detto precedentemente) che nei primi dieci secoli il primato papale fu molto rispettoso dell'autonomia delle Chiese locali, le quali però caddero in balia dei re e degli imperatori.

Con Gregorio VII (1073-1085), comincia il centralismo di Roma, che intese liberare i vescovi dalla schiavitù politica e renderli pastori di anime.

“Questo processo di accentramento romano ha avuto anche i suoi inconvenienti, ma ha salvato la libertà ecclesiastica dai tiranni, dal re assoluti, dalla Rivoluzione Francese e dalle varie dittature moderne. Attualmente si sta sviluppando il concetto di collegialità: la Chiesa è governata dal Papa e dal Collegio di tutti i Vescovi in comunione con lui, salva sempre la infallibilità personale del Papa. (Da “Carroccio” n. 39 del 17/12/89, p. 2).

 

Ho detto che le vicende - anche le più dolorose - non hanno impedito sinora, e non impediranno mai, lo sviluppo della Chiesa Cattolica. La sua sicurezza è fondata sulla divina Parola, ed è garantita da Gesù e dalla continua assistenza dello Spirito Santo. Duemila anni di storia sono la conferma di queste affermazioni. Il buon seguace di Cristo è convinto, come lo furono i primi cristiani, che "Christus vincit! Christús regnat! Christus imperat!" e che vi sarà un solo gregge ed un solo pastore (cf Gv 16,16).

Quindi, tutte le divisioni e suddivisioni dei fratelli staccatisi dalla Chiesa Madre, pur costituendo un profondo dolore per l'errore che va moltiplicandosi, non potranno distruggere o menomare profondamente l’istituzione di Cristo perché essa è fondata "sulla roccia".

La cosa più grave è che i vari gruppi, staccatisi dalla Chiesa Apostolica, si accaniscono a fare proseliti con uno zelo degno di miglior causa... correndo in lungo ed in largo con la Bibbia (spesso non autentica) in mano.

A quale scopo tutto questo discreto o indiscreto correre? Possiamo rispondere: il “proselitismo” o, come ben dice il fratello Nisbet, il "moltitudinismo". Ma ciò è fatto carpendo la semplicità e l'ignoranza, inducendo così gli altri nei propri errori, pur salvando, per tanti, la buona fede.

Già precedentemente sono stati dimostrati alcuni gravi errori dei fratelli non cattolici, nei quali sono incorsi, e tanti continuano a incorrere, a causa dell'ignoranza biblica, e per volere usare il metodo errato del libero e personale esame dei Sacri Testi. Bisogna riconoscere che non è sempre facile capire rettamente la divina Parola.

Ma è anche vero che la divina Parola, specialmente quando si tratta di certe verità fondamentali, è molto chiara e precisa.

La stranezza è questa: i fratelli non cattolici, usando il metodo del libero esame della S. Scrittura, e prescindendo assolutamente dall'autorità “costituita, da Cristo”, trovano delle "verità non vere", e, al contrario, trovano errori nelle Verità, li dove la Parola è molto semplice ed alla portata di tutti.

Sono certi atteggiamenti “pregiudiziali” che fanno questi brutti scherzi.