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Capitolo VI

LA VERGINE MARIA E I SANTI

Questi due capitoli, che nell'opuscolo figurano distinti, li trattiamo qui insieme per un migliore filo logico oltre che per maggior comodità.

Nel piano della salvezza Maria appare intimamente legata al Redentore: "Quando venne la pienezza dei tempi, mandò (Dio) il suo figlio fatto da donna ... affinchè ricevessimo l'adozione in figlioli" (Gal. 4A- 5). E nel Simbolo apostolico la Chiesa ci fa ripetere sempre - quasi a ricordarci il meraviglioso disegno divino -:"Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo e si è incarnato per opera dello Spirito Santo da Maria Vergine".

Nella Bibbia Maria appare come colei che più di ogni altra creatura è associata al Figlio suo. Preconizzata fin dagli albori dell'umanità (Gen. 3:15), presentata dai

profeti come la mistica aurora che precede la venuta del Redentore, l'Apostolo dell'amore ce la mostra nel suo Vangelo solo due volte in momenti particolarmente significativi: all'inizio e alla fine della vita pubblica di Gesù. A Cana è lei - la madre - ad affrettarne l'ora, ottenendo il "primo, segno", sicché i suoi discepoli credettero in lui. Sul Calvario essa è unita in modo mirabile al Figlio redentore e ne riceve il testamento: Giovanni, simbolo della Chiesa, le viene affidato come figlio al posto di Gesù, ed egli lo riceve "come sua madre".

Da qui inizia la funzione di Maria, che sul Golgota partorisce nel dolore l'umanità redenta, ed ora - in piena rispondenza al piano della salvezza - continua in cielo (e stupirebbe che non fosse così) la sua missione materna dopo di averla compiuta nel Cenacolo(Atti 1: 15).

Dinanzi a tanta ineffabile missione e a così eccelsa dignità non può che stupire la domanda 49:"Che Maria debba essere chiamata la Madre di Dio? " (At.1:14).

I fratelli evangelici contestano così alla Vergine il più grande e il più fondamentale dei suoi privilegi.

E questo uno dei più gravi errori degli antichi eretici, condannato nel Concilio di Efeso del 431, in cui fu smascherata la falsità nestoriana e dove fu solennemente proclamato che "Maria è Madre di Dio".

Quando diciamo che Maria è Madre di Dio affermiamo implicitamente due verità fondamentali: la prima che Gesù, figlio di Maria, è vero uomo, altrimenti Maria non potrebbe essere sua madre; la seconda che questo suo figlio è anche vero Dio.

Affermiamo - in altre parole - che la seconda Persona della SS.Trinità, cioè il Figlio e Verbo divino, che nella sua natura divina è generato da tutta l'eternità dal Padre, è stato nuovamente generato nella pienezza dei tempi, nascendo come uomo, dalla Vergine Maria, ossia assumendo nel suo seno materno, senza alcun concorso umano e per sola opera dello Spirito Santo, una natura umana della medesima sostanza di quella di lei. Pur non avendogli data la natura divina, ciò che Maria dà alla luce è tutta la Persona del Verbo incarnato, il Cristo tutto intero uomo e Dio insieme, per cui ella è e deve dirsi Madre di Dio.

Voler negare alla Vergine il titolo di Madre di Dio per il fatto che a Cristo, suo figlio, ella non ha dato la natura divina, è un pretesto puerile. E stata forse la mamma nostra a darci l'anima spirituale ed immortale creata immediatamente e direttamente da Dio nell'atto stesso della concezione? Eppure a nessuno è mai venuto in testa di pensare alla propria madre come alla madre della sua parte materiale soltanto, vale a dire del solo suo corpo, e non di tutta la persona.

I termini di madre e di figlio - come è noto - si riferiscono alla persona e non già alle parti e agli elementi che la compongono. Nessuno dice "la madre del mio corpo", ma "mia madre", cioè la madre di me, formato di anima e corpo.

Lo stesso - in certo qualmodo - è avvenuto nel mistero dell'incarnazione: la Vergine dando alla seconda Persona della SS.Trinità, cioè all'Unigenito Figlio del Padre celeste, una vera natura umana della stessa sostanza della sua - così come tutte le madri di questo mondo fanno riguardo ai propri figli - è divenuta veramente e realmente sua Madre, Madre del Figlio divino, e per conseguenza Madre di Dio fatto uomo.

Ed è appunto perchè Madre di Dio - collocata da Dio stesso, per questa singolare missione, al di sopra degli Angeli e dei Santi - che nella Chiesa cattolica, come meglio in seguito diremo, la si onora e la si venera con culto speciale, detto con termine greco di iperdulia, ma che differisce sempre ed essenzialmente da quello di latria, cioè di adorazione, dovuto unicamente a Dio.

Dopo il dono della divina maternità i Protestanti contestano alla Vergine - (nella domanda 47):" Che Maria sia stata concepita senza peccato? "(Lc.1:46-47; Rom.3:10-23) - il singolare privilegio dell'immacolato concepimento, che cosi viene formulato da Pio IX nella sua definizione dommatica dell'8 dicembre 1854: --- ... con l'autorità del Nostro Signor Gesù Cristo, dei beati Apostoli Pietro e Paolo e Nostra, dichiariamo, pronunciamo e definiamo che la dottrina, la quale ritiene che la beatissima Vergine Maria, nel primo istante della sua concezione, per singolare grazia e privilegio di Dio onnipotente ed in vista dei meriti di Gesù Cristo, Salvatore del genere umano, sia stata preservata immune da ogni macchia della colpa originale, è rivelata da Dio e perciò è da credersi fermamente e costantemente da tutti i fedeli".

Verità dunque rivelata, non in contrasto ma contenuta nella S.Scrittura. Apriamo infatti il libro della Genesi, il Protovangelo come è stato chiamato, e vi troviamo l'immane tragedia abbattutasi sul genere umano: Eva, istigata dal demonio, coglie dall'albero proibito e ne dà ad Adamo e tutt'e due, non curandosi della minaccia di morte, trasgrediscono il comando divino trascinando nella rovina - come capostipiti - tutta la loro progenie.

Dio misericordioso non abbandona per sempre l'uomo nell'abisso in cui è precipitato e si prende subito una rivincita sul demonio con la promessa del Redentore: "Poichè hai fatto questo - dice al tentatore - maledetto sii tu ... Porrò inimicizia fra te e la donna, fra il seme tuo e il seme di lei; essa ti schiaccerà il capo e tu insidierai il suo calcagno (Gen.3:14-15).

Si tratta di una sola e identica inimicizia tra la donna e la sua stirpe contro il serpente e la sua stirpe. Cristo - stirpe di Maria - ha attuato in pieno questa inimicizia sul suo avversario, riportandone un completo trionfo con la sua morte e la sua risurrezione. Lo stesso deve quindi essere avvenuto tra la donna e il serpente altrimenti la profezia biblica non potrebbe dirsi avverata.

Questa donna, preconizzata nel testo sacro, non poteva certo essere Eva, divenuta schiava del demonio, e tanto meno altre donne di cui ci parla la Bibbia. Una inimicizia perfetta e totale esige infatti che la donna non sia stata amica - cioè schiava - del demonio neppure per un istante della vita e fosse per conseguenza immacolata fin dalla concezione.

E che tale donna sia proprio Maria, risulta in modo evidente - oltre ad essere esso stesso argomento inconfutabile - dal saluto che l'Arcangelo Gabriele rivolge alla Vergine:"Ave, o piena di grazia, il Signore è con te" (Lc.1:28). Se è "la piena di grazia" per eccellenza, come appunto suona il termine greco "kecharitomene", ne segue che essa non è rimasta priva neppure per un breve istante, sia pure all'inizio della sua esistenza, a causa del peccato originale.

Anche Elisabetta, illuminata dallo Spirito Santo, riconosce in Maria tale grazia eccezionale e la saluta: "Benedetta sei tu fra tutte le donne e benedetto il frutto del tuo seno"(Lc.1:42).

L'immunità dalla macchia originale della Vergine risulta quindi in modo più che evidente dalle pagine della Bibbia e non sappiamo spiegarci il perchè i Protestanti abbiano a negarle questo dono che è di tanto decoro alla Madre di Dio. Ripugna infatti alla stessa ragione umana pensare che Maria prescelta e predestinata da Dio ad essere la Madre del Figlio suo, Salvatore del mondo, che doveva vincere satana e il suo regno, fosse soggetta per un istante solo proprio a satana.

Gli autori dell'opuscolo citano Romani (3:10-23) in calce alla domanda 47 per far credere che l'esenzione della Vergine sarebbe contro la dottrina paolina circa I'universalità della colpa e la conseguente universalità dell'opera redentiva di Cristo.

Ma non vi è affatto contrasto perchè la colpa originale pesa in generale sulla specie umana derivata da Adamo, mentre la preservazione di Maria si attua sulla linea della persona, non della specie. In Maria - per singolarissimo privilegio e in vista dei meriti del Figlio - la redenzione opera in modo preventivo, cioè non solo purificandola ma anche preservandola e colmandola di grazia fin dal primo istante del suo concepimento.

Nella domanda 58:"Che Maria sia salita al cielo anima e corpo? "(Gv.3:13), i fratelli evangelici contestano alla Vergine anche la sua assunzione al cielo, che Pio XII ha dichiarato domma di fede il 1 novembre 1950.

E' anche questa una verità che è stata sempre creduta nei secoli. Padri e Dottori della Chiesa ne hanno sempre trattato e i fedeli hanno in onore della Madonna assunta innalzato chiese e celebrate feste.

Dichiarandola verità di fede solo ora e dopo tanti secoli, la Chiesa non ha creato o inventato una nuova credenza di fede, come si afferma nell'opuscolo (pag.29), ma solo ha riconosciuto e solennemente dichiarato che essa è verità rivelata e come tale da credersi da tutti i fedeli; precisamente come un qualsiasi tribunale di questo mondo, quando sentenzia che un diritto appartiene a un individuo, non gli crea tale diritto, ma soltanto lo riconosce autorevolmente contro coloro che glielo vogliono contestare.

Anche di questa verità abbiamo infatti gli elementi fondamentali nella Bibbia:

a) la maternità divina ha creato tra Gesù e Maria vincoli talmente intimi e profondi da riuscire pressoché inconcepibile che il Figlio di Dio - onnipotente e

amantissimo della Madre sua - non le abbia procurato la gloria dell'assunzione portandola con sè in cielo in anima e corpo alla fine della sua vita terrena;

b) Maria, vergine illibata nella sua divina maternità e che anche nel parto ha conservato il privilegio della sua integrità fisica, era anche giusto che non conoscesse la corruzione del sepolcro;

c) è innegabile verità di fede, fondata sulla Bibbia, che Maria è stata associata intimamente al Figlio nella completa vittoria contro il demonio. Era quindi conveniente che venisse a lui associata anche nella vittoria e nel trionfo sulla morte e sul peccato mediante la sua elevazione al cielo in anima e corpo, come è appunto avvenuto del Figlio suo.

Spogliata di questi molteplici e singolari privilegi, di cui Dio l'ha voluta adornata, i Protestanti non vedono in Maria che una donna qualsiasi la quale "visse e morì come

una cristiana esemplare". Per cui "il pregare e il celebrare delle feste in suo onore è un insulto alla sua memoria, ed essa stessa sarebbe la prima a protestare"

(opuscolo pag. 14).