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Capitolo XI

LA SACRA SCRITTURA

Col nome di Sacra Scrittura o Bibbia si suole designare il complesso dei 73 (secondo altro modo di computarli, 72) libri sacri che la compongono: 46 del Vecchio Testamento e 27 del Nuovo Testamento.

L'elenco o Canone di tutti e singoli si ha nell'anno 382 in un sinodo tenuto a Roma e si legge anche in quello cartaginese del 397, vale a dire oltre mille e cento anni prima dell'avvento del Protestantesimo. Il criterio per discernere i libri ispirati da quelli non sacri è l'accettazione da parte della comunità cristiana, e particolarmente dell'autorità apostolica, cui Cristo affidò l'incarico dell'insegnamento della verità.

In quanto libri sacri, da Dio ispirati, essi non potevano essere affidati che alla Chiesa che Cristo aveva istituito, come si può intuire da Matteo 28:19-20 (presso il popolo eletto erano i sacerdoti del Tempio ad averne cura), e quindi tocca ad essa e ad essa soltanto il compito di interpretarli e di portarli alla conoscenza dei popoli nella, loro nativa integrità e genuina realtà. E perchè tali libri possano essere rettamente compresi dai fedeli e non corrano il rischio d'essere fraintesi o adulterati, la Chiesa ha stabilito che non vengano messi in circolazione senza l'Imprimatur della competente autorità ecclesiastica e non corredati da note esplicative nei passi di più difficile interpretazione. Da queste provvide e doverose misure, usate dalla Chiesa cattolica a salvaguardia dell'integrità e autenticità dei sacri testi, prende le mosse la domanda 99: "Che non sia lecito ad alcuno di leggere la Bibbia senza le annotazioni e l'Imprimatur della Chiesa romana? "

Purtroppo queste cautele, prese dalla Chiesa cattolica e delle quali viene essa continuamente accusata dai Protestanti, non son bastate a scongiurare del tutto il pericolo e son servite solo a mettere in guardia i fedeli cattolici. Infatti il Protestantesimo di quei 73 libri ne ha accettato solo 66 rigettandone sette: Tobia, Giuditta, Sapienza, Ecclesiastico, Baruch e I e II dei Maccabei; distribuendo in tal modo al popolo cristiano testi incompleti, privi di note esplicative e quindi soggetti a interpretazioni errate e tradotti altresì in non pochi passi - specie il Nuovo Testamento - in modo inesatto e tendenzioso.

Di tali sacrileghe manomissioni sono stati gli stessi capi storici del Protestantesimo a lamentarsi, e tra questi Zuinglio il quale - a proposito della traduzione della Bibbia fatta da Lutero - ebbe a dire che essa "alterava e corrompeva la parola di Dio".

Il Protestantesimo fa consistere l'evangelizzazione dei popoli nel distribuire Bibbie senza il necessario sostegno dell'autentico magistero ecclesiastico. Cristo non disse: distribuite Bibbie e discutete: dal libero confronto delle interpretazioni

germoglierà la verità; bensì:"Ammaestrate ... battezzate ... insegnate". E fu ai Dodici che lo disse.

Circa l'utilità della lettura delle sacre Scritture, quanto dicono i due passi (Gv.5:39 e II Tim.3:15-17), citati nell'opuscolo, è certamente vero, ma è non meno vero quanto si afferma in II Pet.3:15-16: "In esse (le lettere di S.Paolo) ci sono alcune cose difficili da comprendere e gli ignoranti e gli instabili le travisano, al pari delle altre Scritture, per loro propria rovina". E ciò appunto perchè come si ha nella medesima lettera di Pietro (1:20) -: ... nessuna profezia della Scrittura (e questa è tutta profezia in quanto parola di Dio e annunzio del Cristo) è soggetta a interpretazione privata".

Contravvenendo a un così chiaro ammonimento della Bibbia, Lutero pose invece a base del suo insegnamento il principio del libero esame, in forza del quale ognuno ha l'inviolabile diritto di trarre dalla Bibbia - secondo la propria privata interpretazione - la dottrina da credere per salvarsi e la libertà di dar vita a una propria setta o chiesa.

La lettura della Bibbia può così aiutare nel cammino verso la salvezza come può essere anche di inciampo, se interpretata in modo distorto proprio come di Cristo che è " ... sasso contro cui si inciampa e pietra di scandalo" per chi non crede (I Pet.2:6-7).

Proprio nel citato Gv.5:39 Gesù attesta - ed è significativo! - che i suoi ascoltatori scrutavano le Scritture credendo di avere in esse la vita eterna; eppure non ne accettavano la testimonianza resa a Cristo. Non basta "scrutare" le Scritture: occorre aprire davvero il cuore alla voce di Dio. Non capiti anche ai nostri tempi di non accorgersi della testimonianza che le Scritture rendono alla Chiesa, sicché questa debba dire: "Se non credete a quello che è scritto, come potete credere alle mie parole?" (Gv.5:47).

Non contenti d'essersi sbarazzati degli elencati sette libri i protestanti rigettano anche la sacra Tradizione, cioè l'insegnamento orale trasmesso da Cristo agli Apostoli e da questi al magistero della chiesa: "Che la Tradizione abbia la stessa autorità dalle sacre Scritture? -.

Per far credere d'essere nel vero, essi equivocano anche qui confondendo e facendo un tutt'uno dell'autentico insegnamento orale di Cristo e degli Apostoli - quello che noi chiamiamo appunto "sacra Tradizione.. - e le deliberazioni, disposizioni, pie pratiche,ecc., emanate dalla Chiesa nel corso dei secoli, per poi rigettare tutto in blocco come parola dell'uomo. Nell'opuscolo si fa perfino un elenco di 44 "Aggiunte dell'uomo alla parola di Dio", che non è altro che un coacervo di falsificazioni e confusioni storiche che solo gli ignoranti più grossolani possono credere.

Quando i Cattolici parlano della Tradizione divina affiancandola alla Bibbia - quale parola di Dio non scritta alla parola di Dio scritta -, essi non intendono affatto includervi queste presunte innovazioni, lamentate nell'opuscolo, ma si riferiscono unicamente a ciò che accenna

S.Paolo: "Vi raccomandiamo poi, fratelli, in nome di Nostro Signor Gesù Cristo, di tenervi lontani da qualunque fratello che viva ... non secondo le istruzioni che avete ricevute da noi" (II Tess.3:60); e con maggior precisione al 2:15 della medesima lettera; "Perciò, fratelli, state saldi e mantenete le tradizioni che avete apprese così dalla nostra parola come dalla nostra lettera".

La "parola" quindi prima della "lettera"!

Quando l'Apostolo scriveva - intorno al 53 - ai Galati, assai preoccupato che dei giudaizzanti si erano infiltrati in quella comunità: "Ma quand'anche io stesso o un angelo del cielo vi annunziasse un Vangelo diverso da quello da me predicato, sia scomunicato" (1:8), non alludeva a qualcuno dei quattro Vangeli, dei quali almeno tre non erano neppure ancora redatti, ma al suo insegnamento orale, che era anch'esso annunzio del Vangelo. Egli non aveva fatto che trasmettere (- paradidomi, da cui paradosis- tradizione in greco, e tradere in latino, da cui tradizione) quello che a sua volta egli aveva ricevuto: "Vi ho infatti trasmesso in primo luogo"..(I Cor.15:3).

E' appunto di questa Tradizione - che non ha nulla a che vedere con la parola degli uomini -, trasmessa a viva voce da Cristo agli Apostoli e da questi parimenti a viva voce insegnata, che la Chiesa cattolica intende parlare e che i nostri fratelli evangelici irragionevolmente rigettano.

Tale loro rifiuto appare ancor più ingiustificato se si pensa che Cristo non scrisse né ordinò di scrivere la sua dottrina, ma trasmise a viva voce il suo messaggio evangelico, tanto che S. Giovanni ha potuto affermare nel suo Vangelo: "Ci sono molte altre cose che ha fatto Gesù, le quali se fossero scritte ad una ad una, non so se il mondo stesso potrebbe contenere i libri che si dovrebbero scrivere" (21:25).

Allorché gli Apostoli - dopo l'Ascensione - si sparsero tra le nazioni a predicarvi la parola di Dio, i Vangeli e gli altri scritti del Nuovo Testamento non esistevano ancora; si dovette aspettare dai venti ai sessant'anni prima che essi venissero tutti compilati.

Anzi Paolo, Barnaba e undici dei dodici Apostoli erano già morti quando tra l'80 e il 100 Giovanni scrisse il suo Vangelo, nel quale - come sappiamo - si leggono cose che gli altri evangelisti non dicono ma che erano state predicate ovunque lo stesso, non certo per averle lette ma perchè apprese oralmente da Cristo.

Da ciò risulta evidente che la parola di Dio trasmessa oralmente, cioè la Tradizione, ha preceduto nel tempo quella scritta, ossia il Nuovo Testamento, ed ha per conseguenza la stessa autorità!

Lo stesso elenco o Canone dei libri ispirati è alla Tradizione che noi possiamo attingerlo. I fratelli evangelici possono forse provare con la Bibbia che i loro 66 o 65 libri sacri siano ciascuno e in tutte le sue parti "parola di Dio? ".

Quanto ai tre passi biblici, citati nell'opuscolo, i primi due si riferiscono appunto alle tradizioni umane e quindi non riguardano affatto la Chiesa cattolica che dei libri sacri ha avuto sempre la massima venerazione. Il terzo ( ... se uno vi fa delle aggiunte... e se uno toglie qualcosa dalle parole di questo libro profetico, Dio toglierà la sua parte dell'albero della vita e dalla città santa..."(Apoc.22:18-19) riguarda chi falsifica l'Apocalisse. Estendendo tale minaccia in difesa di tutta la Scrittura, essa colpisce coloro che presero l'elenco dei libri ispirati dalle mani della Tradizione osando di toglierne arbitrariamente alcuni perchè non confacenti con le proprie opinioni e concezioni religiose.

Il Signore vi dia pace

Frà Tommaso Maria di Gesù

Frati minori rinnovati