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46 Che la Messa debba e celebrata dentro ore fisse, ecc. ? e i tre testi biblici citati, è da notare che Cristo istituì l'Eucarestia nel corso di una cena, si, ma una cena rituale, cioè la Pasqua ebraica, per far comprendere che nel nuovo rito aveva pieno compimento l'antico e si stabiliva la "Nuova Alleanza nel suo sangue. I primi cristiani usavano unire ancora il pasto fraterno con l'Eucarestia, ma come risulta dal citato brano (I Cor.11:20-34) si verificarono gravi abusi ché costrinsero a modificare tale prassi, sostituendo la mensa della Parola di Dio (letture bibliche) alla mensa corporale.

Gli interventi a tale riguardo furono compiuti dall'autorità della Chiesa per il succitato potere di legare e di sciogliere.

S.Ireneo (-202) nel IV libro della sua grande o apologetica Adversus haereses, c.17, così scrive:"Ai discepoli Gesù diede ordine di offrire le primizie delle cose create a Dio ... ed Egli stesso, anzi, scegliendo tra le cose create il pane. lo prese, rese grazie, dicendo: Questo è il mio corpo. Ugualmente prendendo, sempre tra le create come noi, il calice, affermò che quello era il sangue. Istituì in tal modo il nuovo sacrificio del Nuovo Testamento, che la Chiesa, come l'ha ricevuto dagli apostoli, offre in tutto il mondo a Dio, che ci appresta gli alimenti come primizie dei suoi doni nella Nuova Alleanza: tutto questo già Malachia, uno dei dodici Profeti, aveva predetto .....".

"A nessuno può sfuggire l'importanza di queste affermazioni limpide e precise, che potrebbero bastare a riconoscere in S. Ireneo un testimone valido a provare nei primi due secoli l'esistenza dell'Eucaristia sacramento-sacrificio, celebrato e vissuto da tutta la Chiesa" (P. Parente, op.cit.pag.380).

Nel Catechismo pubblicato da S.Pio V per decreto del Concilio di Trento (1545-63) si legge al N.237: "Il Concilio di Trento ha dichiarato che il sacrificio della Messa fu istituito da Gesù Cristo nell'ultima Cena e con esso si offre a Dio un vero e proprio sacrificio nella Chiesa, la quale, pur celebrando Messe in memoria e onore dei Santi, offre il sacrificio non ad essi, ma solo a Dio che i Santi ha coronato di gloria immortale ... lo ringrazia per le insigni vittorie riportate dai martiri e implora il loro patrocinio affinchè si degnino d'intercedere per noi in cielo, mentre noi facciamo memoria di loro in terra".

E al N.238:" ... il sacrificio che si compie nella Messa e quello che fu offerto sulla croce non sono e non debbono essere che un solo medesimo sacrificio, come una e identica è la vittima, cioè Cristo Signore nostro che si è immolato una sola volta sulla croce in modo cruento. Ora la vittima cruenta e la incruenta sono un'unica vittima e non due. E anche uno e identico il sacerdote, cioè Cristo medesimo, poichè i ministri celebranti non agiscono in nome proprio, ma in persona di Cristo quando consacrano il suo corpo e il suo sangue...; il sacerdote non dice: Questo è il corpo di Cristo, ma: Questo è il mio corpo ... ; l'augusto sacrificio della Messa non è soltanto un sacrificio di lode e di ringraziamento né una semplice commemorazione di quello della croce, ma un vero sacrificio propiziatorio col quale ci rendiamo Dio placato e favorevole ... ; la virtù di questo sacrificio è tale da giovare non solo a chi lo offre e a chi lo riceve, ma anche a tutti i fedeli o che siano ancor vivi sulla terra, o che essendo già morti nel Signore, non siano ancor completamente purificati.Perchè è certa la tradizione

apostolica che il sacrificio della Messa si offre utilmente anche per i morti, oltreché per i peccati, le pene, le soddisfazioni, le angustie e calamità svariate dei vivi ...... Esiste un intimo nesso tra il sacrificio eucaristico e il sacramento dell'Eucaristia. Le parole consacratorie realizzano l'uno e l'altro nel valore unitario della dizione in duplice significato sacramentale e sacrificale: per il sacramento, le parole: Questo è il mio corpo - Questo è il calice del mio sangue; per il sacrificio; queste medesime parole con le altre: che è dato per voi - che è sparso per voi.

Materia del sacramento dell'Eucaristia sono il pane che è cibo dell'uomo e il vino che ne è bevanda. Essi, alimento naturale, vengono assunti a significare un alimento d'ordine superiore. Infatti, per la conversione - detta transustanziazione -, operata dalle parole consacratorie proferite sul pane e sul vino, la sostanza del pane si converte nella sostanza del corpo del Signore e la sostanza del vino in quella del suo sangue, perchè il corpo e il sangue del Signore siano nostro alimento spirituale e soprannaturale.

L'Eucaristia è dunque sacramento. Del pane e del vino restano solo le specie, senza soggetto, sostenute da virtù divina. Sotto le specie del pane e del vino c'è veramente, realmente, sostanzialmente il corpo e il sangue di Cristo e, per concomitanza, la sua anima e la sua divinità.

"Questo è domma di fede intangibile, da accettarsi non per motivi razionali, ma per fede" (P. Parente, op.cit.,pag.400): E' il mistero della Fede!

Cristo Signore è presente nel sacramento dell'Eucaristia e vi continua la sua presenza finchè le specie permangono.

Le tre parole: "veramente, realmente, sostanzialmente" si oppongono alle tre diverse interpretazioni dei Protestanti sulla presenza di Cristo nell'Eucarestia:

1) - Carlostadio, Zwinglio, Ecolampadio sostengono che la presenza è solo figurativa, come, per esempio, se un marito, prima di partire per un viaggio, lascia alla moglie un suo ritratto perchè lei così l'abbia presente.

Il Concilio di Trento, invece, afferma che Cristo è veramente presente nell'Eucaristia.

2) - Altri pensano che Cristo sia presente mediante la fede. I sacramenti, secondo loro, hanno il solo compito di tenere viva la fede in Cristo. In particolare, tale funzione viene attribuita all'Eucaristia come ricordo di ciò che Cristo ha fatto nell'ultima notte prima della morte.

Il Concilio, invece, afferma che Cristo è realmente presente nell'Eucaristia e ciò indipendentemente dalla fede di chi riceve il sacramento. Infatti, chi non avesse fede, riceverebbe il sacramento anche se solo materialmente.

3) - Giovanni Calvino: per lui il Cristo è presente nell'Eucarestia virtualmente in quanto esercita in essa un potere santificatore. Cristo, cioè, dal cielo irradia una virtú divina nei fedeli che si accostano all'Eucarestia.

Il Concilio, invece, afferma che nell'Eucarestia Cristo è presente sostanzialmente, cioé, sotto le specie del pane e del vino vi è la sostanza del corpo e del sangue del Signore e,

per concomitanza, la sua anima e divinità, in armonia di realismo e simbolismo.

Martin Lutero parla d'una presenza del Cristo nel pane e con il pane, che comincia e finisce nell'atto in cui il fedele riceve il pane, nell'uso che ne fa.

E' la cosiddetta dottrina della consustanziazione e impanazione per la quale sarebbero coesistenti pane e corpo di Cristo.

Il Concilio afferma invece che dopo le parole della consacrazione la sostanza del pane e quella del vino non vi sono più e che sono state convertite nella sostanza del corpo e del sangue di Cristo. Del pane e del vino non restano che le apparenze, le specie:" ... con la Consacrazione del pane e del vino si ha una conversione di tutta la sostanza del pane nella sostanza del corpo di Cristo nostro Signore e di tutta la sostanza del vino nella sostanza del suo sangue; la quale conversione la Chiesa cattolica convenientemente e appropriatamente chiama transustanziazione"(can.4).

Se fosse come pensava Lutero, resterebbe compromessa la verità delle parole di Cristo:"Questo è il mio corpo", perchè ci corre un abisso tra queste parole e "qui c'è il mio corpo".

Dalle stesse parole di Cristo appare evidente che la sua presenza nell'Eucaristia non è solo reale ma anche permanente. Nel decreto III . del Concilio è detto: "La Santissima Eucaristia ha certamente in comune con gli altri sacramenti di essere il simbolo di una cosa sacra e forma visibile di una grazia invisibile; ma è tutta propria

dell'Eucaristia questa cosa particolare e sublime, che gli altri sacramenti hanno solo il potere di santificare quando vengono usati, mentre nell'Eucaristia prima di essere amministrata già si contiene l'Autore della santità. Gli Apostoli, infatti, non avevano ancora ricevuto l'Eucaristia dalle mani del Signore, che già, tuttavia, affermava con verità essere il suo stesso corpo ciò che presentava loro".

La SS.Eucaristia è, dunque, sacramento permanente che continua ad esistere finchè le specie sacramentali rimangono incorrotte.

Cristo è tutto intero nell'eucarestia: come s'è detto sopra, vi è col corpo e col sangue in virtù del sacramento, vi è con l'anima e la divinità per naturale concomitanza, perchè Cristo Risorto non può scindersi (S.Tomm. Summa Theol.3, q.76).

Per la stessa ragione Cristo è tutto intero sotto ciascuna delle due specie, sebbene si possa dire che in virtù del sacramento è con la sostanza del corpo sotto le specie del pane e con la sostanza del sangue sotto quelle del vino (S.Tomm., ibidem a.2).

E' stato più volte affermato che in virtù delle parole della consacrazione la sostanza del pane e quella del vino vengono convertite, rispettivamente, nella sostanza del corpo e del sangue del Signore. Ma le specie - dette accidenti nell'uso scolastico - del pane e del vino, cioè la loro quantità dimensiva con le altre note sensibili permangono, per virtù divina, senza soggetto di inesione ma hanno una certa somiglianza di soggetto (S.Tomm.3,q.75 a.V ad primum e ad quartum).

Detti accidenti, così configurati, hanno valore di segno sacramentale poichè, essendo destinati al nutrimento sul piano naturale (infatti, l'ostia consacrata nutrisce, il vino consacrato inebria), dicono relazione reale con il corpo e il sangue del Signore in quanto nutrimento spirituale e soprannaturale in chi riceve il sacramento. "Cristo intero si fa presente nel sacramento per modo di sostanza, che è indipendente dal luogo e permette che nel sacramento, per concomitanza, ci siano anche le dimensioni quantitative di Cristo senza localizzazione (adattamento al luogo) (P.Parente, op. citata pag.397).

Nell'ostia consacrata il corpo di Cristo e la sua quantità dimensiva sono per modo di sostanza; negli accidenti la quantità dimensiva è circoscritta, posta nel suo modo naturale, di parti, cioè, estese e occupanti uno spazio. "Le specie sacre con la loro relazione reale accolgono in se stesse il Cristo immutato rendendolo sostanzialmente presente" (P. Parente, ibid.pag.401).

"La presenza di Gesù nell'Eucaristia ... dura, finchè rimangono inalterate le specie consacrate, come fu definito dal Concilio di Trento (Sess.XIII, can.4) e come risulta dalla perpetua prassi della Chiesa, che, anche fuori del tempo in cui si celebrano i sacri misteri, conserva e adora l'Eucaristia" (Card. Massimo Massimi, La nostra Fede, pag.28).

"Cristo nel sacramento non è soggetto al moto e ad altre mutazioni, che sono proprie degli accidenti, sotto cui Egli è "per modo di sostanza". Moto e mutamenti avvengono nelle sacre specie, ma Cristo non li subisce in sè, nel suo essere, che ormai è libero in cielo da ogni mutazione o alterazione" (P.Parente, ibid. pag.394). Perciò, quando il Sacramento vien portato in processione o nelle case degli ammalati e altrove, il movimento è delle specie in cui Cristo è presente per modo di sostanza.

L'Eucarestia in quanto sacramento:

1)E' nutrimento spirituale dell'anima mediante la conservazione e l'aumento della grazia santificante, delle virtù e dei doni dello Spirito Santo. Dà, insieme, come effetto particolare, la grazia sacramentale con la quale si ottiene il fine specifico dei singoli sacramenti;

2) Produce una speciale intima unione dell'anima con Cristo e il suo Corpo mistico, che è la Chiesa, mediante la carità; "Un solo corpo siamo noi sebbene molti, quanti partecipiamo dell'unico pane " (I Cor. 10: 17).

3) Libera dalle colpe d'ogni giorno (peccati veniali) e preserva dalle gravi.

4) E' pegno della gloriosa risurrezione dei corpi e insieme della vita eterna: "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna ed io lo risusciterò nell'ultimo giorno" (Gv. 6:54).

La Comunione è necessaria agli adulti di necessità di precetto divino: "In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita"(Gv.6:53). E necessaria anche di precetto ecclesiastico

ogni anno per la Pasqua. Non è però necessaria sotto tutte e due le specie, contenendo ciascuna di esse tutto il Cristo.

L'Eucarestia in quanto sacrificio:

1) Ha il fine di rendere il culto supremo a Dio: l'adorazione, il ringraziamento, l'espiazione o propiziazione, la domanda o impetrazione.

2) Gli effetti o frutti che ne derivano sono:

a) Frutto meritorio: della grazia e della gloria futura, che viene conseguito dal sacerdote - offerente ministeriale - e da quelli secondari, secondo la misura del loro merito personale, "ex opere operantis".

b) b) Frutto impetratorio: di beni spirituali e temporali - se utili all'anima -, provenienti dal sacrificio della Messa, in sè, "ex opere operato".

c) Frutto propiziatorio o espiatorio: il sacrificio della Messa ha il potere di dare riparazione a Dio e di rimettere i peccati mortali e veniali, "ex opere operato." d) Frutto soddisfatorio: il sacrificio della Messa ha il potere di rimettere sia ai vivi che ai defunti la pena temporale ancora dovuta per i peccati già rimessi, "ex opere operato".

Ricordiamo ai benevoli lettori:

1) Nel cimitero cristiano di Domitilla (sec.I-II) - Via Ardeatina in Roma -, su un loculo è scritto: "Signore Gesù, ricordati della nostra figlia".

2) Su lastra coeva conservata nel Museo Lateranense, IX,1 3: "Amerimmo a Rufina coniuge carissima benemerita. Dio accordi refrigerio al suo spirito".

3) Su altra, ancora, trovata presso Santa Sabina e ora conservata nel Museo Capitolino: "Attico, dormi in pace. Tu che sei sicuro della tua salvezza, prega istantemente per i nostri peccati".

Stimiamo che sia sufficiente la citazione di tali epitaffi per porre in evidenza come fin dai primi due secoli erano acquisiti i due concetti - conformi alla fede vissuta dai cristiani di allora - della preghiera a Dio per i defunti e della preghiera dei defunti per i viventi.

S.Agostino, con riferimento specifico al sacrificio della Messa, insegna: "Non ci può essere dubbio che i defunti ricevano aiuti dalle preghiere della Chiesa e dal sacrificio che dà la vita"(Serm.172). Anche ne "Le Confessioni (Lib.9,c.XI) ricorda le parole della madre morente: "Ponete questo corpo in qualsiasi luogo; non vi date nessun pensiero di ciò; solamente vi prego che vi ricordiate di me all'altare del Signore dovunque voi siate".

Se la Chiesa appoggia le sue preghiere per i vivi e per i defunti (dom.38 e 39) al sacrificio della Messa è perchè siano immensamente più efficaci. Gesù stesso ha infatti assicurato che qualunque cosa verrà chiesta al Padre in nome suo verrà concessa (Gv.14;13-14). E quindi tanto più le accoglierà se gli vengono fatte insieme all'offerta mistica del suo Sacrificio. Anche se questo è di valore infinito, come sappiamo, Dio resta tuttavia assolutamente libero sia nel concedere i divini favori, il perdono dei peccati in vita o il paradiso dopo la morte, come diremo anche in seguito trattando del Purgatorio.