00 01/09/2009 16:07

CAPITOLO VII

 

 

6.0. GESU' E' "DIO" O UN DIO

 

Nella logica geovista dove tutto deve trovare posto nel razionale, ci si chiede come può Gesù essere allo stesso tempo Dio e Figlio di Dio. Certo, è irragionevole dire che uno è figlio di se stesso, ma questo non è l'insegnamento trinitario della Chiesa.

La dottrina trinitaria della Chiesa non dice che Gesù è suo Padre e viceversa.

Il geovismo non vuol capire che il Padre ed il Figlio sono due Persone distinte.

La versione della Bibbia dei TdG, traduce Gv. 1,1: "In principio era la Parola, e la Parola era con

Dio, e la Parola era un dio". (Cfr. T.N.M., op. cit., ed.1987)

Nella precedente edizione traducevano Gv. 1,1: ". E la Parola era dio", senza l'articolo indeterminativo. (Cfr. T.N.M., ed 1967)

 

Commentando il brano di Giovanni, si legge nelle pubblicazioni edite dalla Società Torre di Guardia: "Le Scritture indicano chiaramente che Gesù, dalla nascita alla morte, fu tutto e per tutto un uomo. Se Gesù sulla terra fosse stato sia un uomo che Dio, perché mai si sarebbe rivolto ripetutamente in preghiera a Geova? Quelli secondo cui Gesù era un uomo-Dio citano vari passi biblici nel tentativo di dimostrare che Gesù fa parte della Trinità adorata dalla cristianità, e che egli è uguale a Dio in sostanza, potenza, gloria ed eternità.

Ma quando si esaminano a fondo questi passi ci si accorge che i sostenitori della divinìtà di Cristo vi leggono più di quello che in realtà vi è scritto"( La Torre di  Guardia de 15/1/1992, pag. 21.)

L'opuscolo antitrinitario sostiene: "La Bibbia afferma chiaramente che il Gesù preumano era un essere spirituale creato, così come gli angeli erano essere spirituali creati da Dio. Né gli angeli, né Gesù esistevano prima di essere creati. Gesù nella sua esistenza preumana fu il principio della creazione di Dio. (Ap. 3,14)" (Dovreste credere nella Trinità?, op. cit. pag. 14.)

"Principio (greco archè) non può correttamente interpretarsi nel senso di principiatore o originatore della creazione di Dio; Giovanni usa più di venti volte la parola archè e sempre nel comune significato di principio.

Si, Gesù fu creato da Dio come principio della creazione invisibile. Notate la stretta affinità che c'è tra l'origine di Gesù e le espressioni della Sapienza personificata di Pr.8,22: « Javè mi creò fin dall'inizio del suo potere, prima delle sue opere ... »(versione cattolica a cura di S. Garofalo); qui la Sapienza è usata per simboleggiare colui che Dio creò e la maggioranza degli studiosi è concorde nel dire che in realtà essa rappresenta Gesù come creatura spirituale prima della sua esistenza preumana. In qualità di Sapíenza nella sue esistenza preumana, Gesù aggiunge: "Io stavo accanto a Dio come architetto »(Pr. 8,30,Ga).

Fu quindi per mezzo di questo artefice subordinato che l'Iddio Onnipotente creò tutte le altre cose".( Cfr. Dovreste credere.  pag. 14.)

 

Va precisato che, secondo il punto di vista cattolico, il dogma della Trinità consiste nella verità che nell'unità della divinità ci sono tre Persone: il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo, essendo queste tre Persone veramente distinte l'una dall'altra.

 

Noi adoriamo un Dio nella Trinità e la Trinità nell'unità, senza confondere le Persone, né dividere la sostanza. Il Padre non è creato né generato da alcuno; il Figlio è generato, non creato dal Padre; lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio.

 

Nella Trinità nessuno è maggiore dell'altro, tutte e tre le Persone sono coetanee e coeguali. Per dimostrare che Gesù Cristo è Dio sono molto chiare le parole riportate in Gv. 20,28,: « Rispondendo Tommaso disse (a Gesù) "Mio Signore e mio Dio!" » (ma non nel senso di stupore o di meraviglia o di esclamazione, né tanto meno secondo l'interpretazione "mio Dio, cosa ti è successo!", come vorrebbe fare credere il geovismo). Se Tommaso chiamò "Dio" il risorto Gesù Cristo, e Gesù non lo rimproverò, vuol dire che Cristo provò a Tommaso ed a tutti la propria identità; era veramente il Signore Iddio. La dottrina trinitaria della Chiesa non ha mai avanzato l'assurda tesi che continuamente il geovismo le rimprovera, e cioè che uno uguale a tre. Ciò sarebbe vero nel caso in cui si sostenesse che una Persona è uguale a tre Persone, o che una sostanza divina è uguale a tre sostanze divine.

 

Nella confessione trinitaria invece si afferma l'unità della sostanza e la Trinità delle Persone, o l'unità della sostanza nella Trinità delle Persone.

 

Di uno e tre si parla quindi sotto aspetti interamente diversi. "La dottrina cristiana della Trinità si fonda esclusivamente sulla storia di Dio con gli uomini, sull'autorivelazione storica del Padre per mezzo di Gesù Cristo nello Spirito Santo ... La confessione trinitaria del cristianesimo risponde al problema primordiale che investe l'uomo e il genere umano. La confessione di un unico Dio in tre Persone vuole rispondere ad un problema che riguarda l'intera umanità, ma che specifica, pure il cristianesimo: al problema della unità nella molteplicità, di una unità che non assorbe il molteplice, ma lo configura in una totalità, non significa miseria, bensì ricchezza e compimento ultimo".( W. KASPER, Il Dio di Gesù Crisio, Queriniana, Brescia, 1989, pag. 317.)

In quanto Dio uno, Dio è pure unico. L'unicità di Dio non è dunque una qualche sua proprietà, ma è implicita nella sua stessa essenza. Unità e unicità di Dio, come ci vengono affermate dalla Bibbia,

sono tutt'altro che di Dio, limitazioni: intera, è il Primo e l'Ultimo (Ap. 1,8), il Dominatore dell'Universo (Ap. 4,8). L'unità di Dio è al tempo stesso la sua universalità che congiunge tra loro tutti gli uomini".( Walter KASPEK Il Dio di Gesù Cristo, Queríniana, Brescia, 1989, pag. 320.)

 

La stessa fede in Gesù poggia sul fondamento trinitario; crediamo in Gesù perché il Padre lo ha risuscitato dai morti e lo ha costituito "Kyrios", (At. 2,36).

D'altro canto l'opera salvifica di Gesù implica pure la missione dello Spirito Santo.

Si può confessare che Gesù è il Signore, solo nello Spirito Santo (1 Cor. 12,5 e seg.) e partecipare alla sua realtà soltanto nello Spirito. Per cui la confessione cristologica non può che tradursi in confessione trinitaria.

"Chi, oggi, sente parlare di tre persone quasi inevitabilmente collega a tale termine la rappresentazione di tre diversi centri di coscienza e di azione, cosa che porta ad una interpretazione eretica dei dogma".(cf AA. VV. Mysterium Salutis; Queriniana, Brescia, 5' ediz., 1980, pag. 446.)

 

"Credere che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo hanno una sola sostanza o una sola natura o una sola essenza vuol dire credere ed affermare l'unità del loro essere divino, la loro perfetta parità sul piano della divinità, e dunque il loro essere un solo Dio.

All'interno di essa le tre Persone si distinguono per il loro reciproco relazionarsi".(cf  Bruno FORTE, Trinità come storia, ed. Paoline, Cinisello Balsamo (MI), 4° ed., 1988, pag. 141)

 

L'espressione "tre Persone" non vuole indicare quindi né una moltiplicazione numerica dell'essenza, né una uguaglianza della personalità delle tre Persone.

Occorre allontanare una volta per tutte dal concetto di "Persona" tutto quanto potrebbe significare tre soggettività distinte e separate, come purtroppo insiste a dire e scrivere il geovismo.( Cfr. Ragioniamo, op. cit, pag. 405.)

 

Per quanto riguarda la parola greca archè, viene usata in diversi sensi nel N.T.; secondo il lessico di Thayer che i TdG ritengono autorevole, (arché) significa anche il mezzo per il quale una qualsiasi  cosa ha inizio, l'origine, la causa attiva". (Cfr. Achille AVETA, I Testimoni di Geova, un'ideologia che logora, ed. Deboniane, Roma, 1990, pag. 119.)

Inoltre Eb. 7,3 conferma il fatto che Gesù non ebbe principio; l'autore paragona Melchisedec a Cristo, definendolo uno "senza principio".

Stando alle affermazioni del geovismo, "principio della creazione di Dio" (Ap. 3,14) vorrebbe dire: primo di una serie di cose create in quanto "arché" usato da Giovanni più di venti volte, vuol dire sempre "principio", prima cosa creata.

Ma quando "arché" è applicato a Dio, non potrà mai avere il significato di prima cosa creata, ma semplicemente il principiatore, la causa di qualcosa.

Nella maggior parte dei casi in cui Giovanni usa "arché" significa: il punto,iniziale del tempo. Non c'entra affatto l'idea di prima cosa di una serie. I passi sono: Gv. 1, 1-2; 6,64; 8,44; 15,27; 16,4; 1Gv. 1,1; 2,7.13.14.24; 3,8 11; 2Gv. vs. 5.6.

 

Tre volte nell'Apocalisse "archè" è riferito a Dio come a causa di qualcosa (Ap. 1,8; 21,6; 22,13;).

C'è da ritenere che almeno in questi passi il geovismo vorrà negare che "arché" significhi prima cosa di una serie di altre cose. Dio è il principiatore, causa agente ed il fine delle cose, causa finale.

Quindi dei cosiddetti più di venti casi in cui è usato "arché" la parola non ha il significato datole dal geovismo.

C'è un solo caso in cui è presente l'interpretazione: Gv. 2,11.

Inoltre, "arché" non significa solo principio, ma anche dominatore, re, governatore, padrone.

 

Quando "arché" nel N.T. è applicato ad una persona, quasi sempre ha il significato di: padrone di una certa cosa. In particolare il plurale "archè" è frequente, ed è di solito tradotto: Principati o qualcosa di simile (Lc. 12,11; Rm. 8,38; Ef 3,10; 6,12; Col. 1, 16; 2,15; Tito 3,1;). Due volte è usato al singolare col

significato di "dominio" (Lc. 20,20; Giuda 6). Tre volte è usato nel significato di "tutto il dominio", oppure "ogni dominatore" (1 Cor. 15,24; Ef .21; Col. 2,10;).

 

Inoltre in Col. 1,18, unico altro luogo nel N.T. dove Gesù è chiamato "arché", anche se la traduzione comune è "principio", quel "principio" ha il significato quasi certo di "dominatore, padrone". Questo perché in quel contesto (1,16; 2,10- 15) il plurale "archai" appare con il significato di "dominatori" ed anche perché

Col. 1,18 è certamente parallelo ad Ap. 1,5 dove Gesù è "il dominatore" dei re della terra.

 

Ma "arché" può significare anche "sorgente", "causa", "origine", specialmente quando "arché" è usato in riferimento alla creazione del mondo. E' il caso di Ap. 1, 8; 21,6; 22,13; dove Dio è chiarnato "principio e fine di tutte le cose".

Dio è colui che da' origine al creato e che lo consuma.

Egli è la prirna causa e la causa finale di tutto.

Quindi "arché" non significa in Gv. 1,1 "prima cosa creata" come erroneamente sostiene il geovismo.(Cfr. Perché dovreste credere nella Trinità?, op. cit. pag. 69.)

A proposito di Prov. 8,22, il verbo ebraico "qanah" viene reso da alcune traduzioni "mi ebbe con sé", "mi possedette", "concepì". La sapienza di Dio, essendo un suo attributo, era una parte integrale della sua natura eterna e non poteva essere stata creata. In Prov.. 8,22 siamo di fronte ad una personificazíone

della Sapienza divina.

Sant'Agostino dice: « il Padre è dunque sapiente per la sua propria sapienza, che Egli stesso è, e il Figlio è la sapienza del Padre che procede dalla sapienza che è il Padre, dal quale il Figlio è stato generato ».(cf Sant'AGOSTINO, De Trinitate, Città Nuova, Roma, 1998, libro XV, 7.12.)

L'unica cosa che Prov. 8,22 dimostra è che la Sapienza era preesistente all'universo.

Ma se Cristo fosse la sapienza personificata e fosse stato creato, allora dovremmo credere che ci fu un tempo in cui Jahwè fu senza sapienza.

 

Sant'Agostino dice: « Se la Parola fosse stata creata, per mezzo di quale altra Parola sarebbe stata creata? L'evangelista dice: "In principio era la Parola".

 

Se era vuol dire che non è stata creata ».(cf Commento al Vangelo di Giovanni, I discorso, n. 11. 12.)

 

L'errore di fondo dei T. di G. consiste nella confusione che fanno riguardo a ciò che la Bibbia dice di Gesù in quanto uomo, e cerca ciò che essa dice in quanto Dio, consustanziale al Padre. Omettendo numerosi passi biblici che affermano chiaramente la divinità di Cristo, i TdG strumentalizzano ciò che la Bibbia dice

di Lui in quanto uomo per negare la sua uguaglianza col Padre (cfr. Gv. 14,28).

 

 

7.1. Giudizi sulla T.N.M.

 

Ho avuto modo di ricordare come la Società Torre di Guardia, nel tentativo di sostenere le sue credenze, ricorra sistematicamente a fonti ritenute autorevoli.

 

Per fornire una migliore lettura circa la "stima" che gli autori citati spesso dal geovismo nutrono nei confronti della Bibbia prodotta dal C.D. definita ed osannata dai vertici del geovismo una traduzione letterale, accunita, molto apprezzata da esperti traduttori e studiosi",( Cfr. Tutta la Scrittura è ispirala da Dio e utile, ed. da Watch Tower, 1971, pag. 326.) riporto alcuni giudizi: « Il prof H.

H. Rowely afferma: (riferendosi alla Traduzione del Nuovo Mondo delle Scritture Ebraiche in inglese) "Dall'inizio alla fine questo volume è un fulgido esempio del modo in cui la Bibbia NON dovrebbe essere tradotta" ». Antony Hoekema, dottore in teologia: “La loro Traduzione dei Nuovo Mondo non è una versione obiettiva della Bibbia in inglese moderno, ma traduzione di parte in cui molti degli originali insegnamenti della Soc. Torre di Guardia sono stati introdotti di contrabbando.”

Henry J. Heydt giunse alla seguente conclusione poco lusinghiera dopo avere esamínato la TN.M.: « Consideriamo la TN.M un grossolano insuccesso ed un travisamento di parte incompiuto ai danni della Sacra Parola di Dio ».

 

Ray C. Stedman dà il seguente giudizio: « Un accurato esame che va al di là dell'esteriore apparenza di erudizione (dei traduttori), rivela un autentico miscuglio di fanatismo, ignoranza, pregiudizio e parzialità che viola ogni nonna di critica biblica ed ogni base di dotta integrità ».( Australian Record del 20/5/1974, pag. 6.)

 

in una occasione il prof J. R. Mantey, citato diverse volte nelle pubblicazioni edite dalla Soc. Torre di Guardia, così si espresse in riguardo alla T.N.M.: « Dopo aver studiato la loro erronea traduzione in centinaia di versetti del N.T., si è chiarita in me la convinzione che quando la Scrittura era in disaccordo con loro particolari insegnamenti, essi deliberatamente, l'hanno tradotta in modo erroneo, oppure hanno alterato il testo al punto tale che potrebbe sembrare che ci sia qualche apparente sostegno per le loro opinioni non scritturali.

 

Ma ciò che è di gran lunga peggio, essi, (i traduttori anonimi della TN.M) si sono resi colpevoli di deliberato inganno. Ciò rende la loro traduzione detestabile ».( Cfr. I TdG., Un'ideologia che logora, op. cit. pag. 73.)

 

In sostanza, i T. di G. fanno e disfanno le regole grammaticali e sintattiche ebraiche pur di sostenere un loro assunto teologico. Il C.D. prima formula della sua dottrina e poi cerca a tutti i costi di adottare dei versetti biblici a sostegno delle sue credenze, indipendentemente dalla visione globale della Scrittura. Il loro non è né un metodo regressivo, né un metodo genetico progressivo, ma metodo di adattamento.

 

E' uno strano modo di procedere nella riflessione teologica, ma è una esigenza per sostenere con basi scritturistiche le loro credenze. Riguardo al comitato di traduzione, Mantey scrive: « Essi mi citano fuori dal contesto. Tradurre Gv. 1,1 "la Parola era un Dio" nel testo originale greco è grammaticalmente scorretto ». Inoltre in una lettera dell'1 1/7/1974 indirizzata al C.D., lo stesso Mantey scriveva: "Non c'e' affermazione, nella nostra grammatica, che consente di dire che "un dio" sia traduzione accettabile di Gv. 1,1.

Una simile traduzione è scorretta. Tenendo presenti questi fatti, e specialmente perché mi avete citato fuori dal contesto, vi invito a non citare più il "Manual Grammar of the Greek New Testament", cosa che avete fatto negli ultimi ventiquattro anni, e neppure me, in nessuna delle vostre pubblicazioni, da questo

momento in poi ».

 

Inoltre, lo studioso W. Barclay, informato dell'uso che il C.D. aveva fatto di un passo di un suo scritto, ha detto: « L'articolo della Torre di Guardia mi ha , mediante studiate mutilazioni, fatto dire l'opposto di ciò che intendevo dire ».( Cfr. I T. di G., Un'ideoIogia che logora, op. cit. pag. 133.)

 

 

7.2. Preghiere rivolte a Gesù

 

Da 2000 anni cristiani di ogni nazione e lingua invocano il nome di Gesù perché sanno che "non c'è nessun altro nome dato tra gli uomini per mezzo del quale possiamo essere salvati".(At 4,12)

 

L'apostolo Paolo dice: « Chiunque invoca il nome del Signore sarà salvato ».( Rm. 10,13;)

 

Bisognava aspettare quasi 2000 anni per scoprire che Gesù non va invocato né pregato. E' la scoperta della teologia geovista. Le pagine della Torre di Guardia, la Bibbia aggiornata dei T. di G. ne spiegano le motivazioni

 

In un articolo dal tema: « "Si deve pregare Gesù? ",  è scritto "Pur indicando che, possiamo invocare il nome di Gesù, la Bibbia non dice che dovremmo pregarlo. Gesù promise chiaramente ai suoi discepoli:

"Se voi chiederete qualche cosa nel mio nome, io lo farò". Per far questo, ci si deve rivolgere a lui in preghiera? NO. La richiesta va rivolta a Geova Dio, ma nel nome di Gesù; (Gv. 14,14) »( La Torre di Guardia del 15/12/1994, pag.25.)

 

In un successivo articolo della stessa rivista in un articolo dal titolo "Preghiere rivolte a chi?", gli editori scrivevano: « Nelle loro preghiere i cristiani si rivolgono soltanto a Geova ed a nessun altro, e lo fanno nel nome di Gesù Cristo*. (Gv. 14,14) L'asterisco (*) rimanda ad una nota in calce, la quale si premura di precisare, nel caso in cui qualcuno non l'avesse ancora capito: "*si noti che la preghiera è fatta mediante Gesù, non a Gesù" ».( La Torre di Guardia del 1/2/1995, pag.5)

In uno dei tanti testi di catechesi oditi dalla Soc. Torre di Guardia si dice: « Gesù non insegnò a pregare lui stesso, né la sua madre umana Maria, né alcun'altra persona.

 

Geova è Onnipotente, perché dovremmo dunque rivolgerci ad alcuna persona inferiore? »( La verità che conduce alla vita eterna, ed. dalla Watch Tower-, 1968, pag. 152.)

La Bibbia insegna realmente che Gesù non va pregato? Per rispondere alla domanda, colgo un suggerimento riportato dai T. di G. nel manuale "Ragioniamo facendo uso delle Scritture" pag. 8: "Ogni volta che è possibile, chiedete alle persone di prendere la loro Bibbia e di cercare le Scritture, affinché si rendano conto che ciò che dite si trova in realtà nella loro stessa copia delle Scritture.

Ma chi mette in pratica tale suggerimento avrà una sorpresa, poiché in Gv. 14,14 (il versetto da loro suggerito), si legge: "Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome io lo farò".( Cfr. La Bibbia, nuovissima versione dai testi originali, ed. Paoline, Cinisello Balsamo (NU), 1987. Cfr. La Bibbia di Gerusalemme, op. cit.; cfr. La Bibbia a cura di twns. Garofalo, Op. cit.)

 

Apparentemente il testo dei T. di G. e quello delle Bibbie cattoliche è uguale, ma nel versetto in esame vi è un "Mi" che smentisce la dottrina geovista.

 

Il vs. 14 è inserito nel contesto della preghiera sacerdotale di Gesù; il pronome riflessivo "Mi" rende evidente che le preghiere devono essere rivolte a Gesù.

 

La replica del T. di G. sarà: "Ma chi mi garantisce che la traduzione corretta è la vostra o la nostra?"

L'obiezione è legittima. Ma viene meno l'asserzione che la loro Bibbia è uguale a tutte le altre Bibbie. Inoltre, sempre seguendo i loro suggerimenti, si può avere la risposta alla loro obiezione consultando il "loro" testo greco, definito dai dirigenti geovisti "un testo molto prezioso, perché può servire da salvaguardia contro l'errore dei capi religiosi che torcono la scritta Parola di Dio".( La Torre di Guardia del 1/6/1970, pag. 344.)

Questo testo che traduce il N.T. dal greco in inglese, prende il nome di "The Kingdom Interlinear Traslation ofthe Greek Scriptures ", comunemente chiamato: 'L'interlineare del Regno ". Tale testo è per noi preziosissimo perché non solo si può rispondere all'obiezione sopra citata, ma consente di dimostrare i numerosi cambiamenti apportati al testo sacro, e le manipolazioni operate dai responsabili del movimento a danno della Parola di Dio; questo modo di abusare della Parola di Dio dice la poca considerazione in cui tengono il testo sacro, anche se sovente nelle loro pubblicazioni viene citato Pr. 30,6: "Non aggiungere nulla alle sue parole".( Cfr. Ap. 22.18-19.) Oggi questo testo è stato fatto sparire dalla circolazione, e non lo forniscono più nemmeno ai T. di G. che lo richiedono (e dire che i loro depositi ne sono pieni), perché ogni copia è una palese evidenza dell'infedeltà della loro Bibbia.
Avere stampato e distribuito nel passato l'Interlineare" è pure un segno evidente della poca stima che i capi del movimento hanno dei loro adepti, perché ritenuti incapaci di accorgersi delle manipolazioni della T.N.M. di fronte al testo greco.

Altro testo biblico comprovante la legittimità delle preghiere rivolte a Gesù, è At. 7,59.

Nel contesto si parla dei motivi che hanno determinato la lapidazione di Stefano ed al vs. 59 si legge: "  ... e lapidavano Stefano mentre pregava e diceva: « Signore Gesù accogli il mio spirito ».

Questa preghiera formulata da Stefano in punto di morte è una chiara evidenza della divinità di Gesù, e dato che Gesù è Dio, Stefano lo prega.

E' significativo il fatto che Stefano, nel momento in cui innalza la sua preghiera a Gesù, è "pieno di Spirito Santo";(Cft. At. 7,55.) non sta delirando a motivo dei dolori nè parla nel delirio della morte, come vorrebbe fare credere il geovismo.

Tutto ciò contrasta con l'intendimento dei vertici americani geovisti, e così, per aggirare l'ostacolo, a Brooklyn hanno pensato bene di eliminare la prova biblica che Gesù era l'oggetto della preghiera di Stefano.

Se consultiamo la loro "Bibbia", in At. 7,59 vi si legge: "... gettavano pietre contro Stefano mentre faceva appello e diceva: « Signore Gesù ricevi il mio spirito ». Il "fare appello", è tutt'altra cosa che pregare.

Fare appello è un termine giuridico; ad esempio, Paolo si appella a Cesare per evitare la fustigazione in quanto cittadino romano.( Cfr. At. 25,11.)

 

Nel caso di Stefano, che sta vivendo una situazione tragica, trovandosi in punto di morte, l'unica cosa che gli resta da fare è pregare. Molti, soprattutto ex T. di G. hanno accusato il C.D. del cambiamento operato ai danni di At. 7,59.

Nella loro edizione della "Bíbbia con le note in calce" del 1987, hanno inserito un asterisco in At. 7,59 alla parola "appello" e nella relativa nota in calce vi si legge: "Faceva appello, o invocava, pregava".

 

Dunque, non solo confinano in nota quanto darebbe loro fastidio nel testo sacro, ma asseriscono che "fare appello" ha lo stesso significato di "invocare, pregare".

 

Sarebbe più corretto inserire il proprio intendimento nella nota in calce. Il testo sacro è non va alterato per nessun motivo. Il vs. 59 dà molto fastidio al geovismo, perché confuta e mostra prive di fondamento gran parte delle loro dottrine:

 

1) Stefano non vede "Michele" seduto accanto al Padre, ma Gesù; crolla il loro insegnamento che dopo la morte, Gesù tornò ad essere l'arcangelo Michele; 

 

2) Crolla la teoria che Gesù non va pregato, ma si prega solo il Padre in quanto creatura superiore;

 

3) Crolla l'insegnamento circa l'anima; non si capisce come mai Stefano prega, chiedendo a Gesù di ricevere il suo spirito, dal momento che "l'uomo non ha una anima" che sopravvive alla morte, ma

torna nella inesistenza proprio come qualsiasi animale;

 

4) Crolla tutto l'insegnamento geovista che vede in Gesù solo l'uomo, negando qualsiasi idea di divinità; infatti, dato che si prega solo Dio (Geova) l'unico che può essere adorato, ammettere che anche Gesù va pregato significa ammettere la sua divinità che implica l'adorazione. Di fatto, a Gesù spetterebbe quello che spetta a Dio. Tutto ciò non può trovare posto in casa geovista. Difatti, quando il verbo greco

"Proskynéo" = adorare, si riferisce a Dio, agli idoli, a Satana, lo traducono correttamente con "adorare", quando , invece si riferisce a Gesù, viene tradotto con "rendere omaggio", come nel caso dei Magi (Mt. 2,2.), del lebbroso (Mt. 8,2.), delle pie donne dopo la sua risurrezione (Mt. 28,9.), degli apostoli (Lc. 24,52.).

 

Altro grave errore commesso dal geovismo, nell'edizione della TN.M del 1967 riguarda Eb. 1,6.

Tutte le varie versioni bibliche, compresa la T.N.M. traducono questo versetto: "Ma quando introduce il primogenito nel mondo dite: « Tutti gli angeli di Dio lo adorino ». Si tratta dell'adorazione dovuta a Gesù, perché Dio. L'autore di Ebrei stava citando Dt. 32,43 nella versione della LXX, ed il Sal. 97,7 nell'originale ebraico. Sia la LXX con "proskynéo', che l'ebraico "shahah", hanno lo stesso significato di "prostrarsi".

In Eb. 1,6 gli angeli devono prostrarsi dinanzi a Dio, perché le citazioni dell'A.T. richiamano Dio, e questo Dio è detto espressamente essere Gesù Cristo; gli angeli devono prostrarsi dinanzi a Gesù come vero Dio eterno ed Onnipotente. Eb. 1,6 è una affermazione biblica molto chiara, e non ha bisogno di altre esplicitazioni, perché parla di Cristo che è riconosciuto come Dio.

Quando alcuni T. di G. si sono resi conto che Eb. 1,6 si riferiva all'adorazione che era dovuta a Gesù in quanto Dio, fanno pervenire al C.D. di Brooklyn alcune lettere di chiarificazione. Si chiede : "Se Eb. 1,6 dice che a Gesù, spetta l'adorazione anche degli angeli, come mai noi crediamo ed insegnamo che Gesù non va adorato?