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4 - La perpetua verginità di Maria

CAPITOLO IV. - LA PERPETUA VERGINITÀ' DI MARIA

La verginità di Maria conservata durante e dopo il parto di Gesù, £a parte del dato cristiano ed è un insegnamento che riguarda nello stesso tempo la Bibbia e la tradizione. Noi ci occuperemo in modo speciale soltanto della verginità durante il parto per dimostrare che nessun testo autorizza la negazione della perpetua verginità della Vergine.

La tradizione. - Non si può tuttavia passare sotto silenzio la tradizione, anche come argomento puramente storico. Il dato della tradizione viene cosi riassunto da D. B. Capelle: " Adhuc Virgo " chez saint Irénée in Recherches de Théologie ancienne et medievale, t. n, 1930, pp. 394-395: " Se abbiamo ben capito la sua testimonianza (di Origene), sembra che la perpetua verginità di Maria sia stata trasmessa dalla tradizione dei primi secoli più implicitamente che direttamente, come lo sarà l'Assunzione. Si spiegano cosi le negazioni di Tertulliano, il silenzio di molti, le esitazioni di alcuni, e cosi forse bisogna intendere l'atteggiamento d'Ireneo, le cui reticenze indicherebbero un delicato rispetto davanti a un mistero, più che una fede chiara in un fatto rivelato. In questo senso Ireneo, assieme a San Giustino, è testimonio — prò temporum adjunctis — del domma futuro ". Dom Capelle ricordò questa situazione solo per precisare alcune affermazioni d'un libro che gli apologisti della verginità di Maria non potevano ignorare: H. Koch, Adhuc Virgo: Mariens Jungfrau-schaft und Ehe in der altkirchlichen Uebcrlieferung bis zum Ende des 4. Jah-rhunderts, (La verginità e il matrimonio di Maria nell'antica tradizione ecclesiastica fino alla fine del secolo quarto) in Beitrage zur histor. Theol., fase, ", Tubinga, 1929; vedi le precisazioni in Theologische Revue, t. xxix, 1930.

(4) Sugli ebioniti si veda lo studio di J. Thomas, Le mouvemenl baptiste en Palestine il Syrie, 150 a. C. - 300 d. C, Gembloux 1935, p. 157. p. 153 e in Zeitschrift ffir Katholische Théologie, 1931, p. 136. (Nuova edizione interamente rifusa, Lipsia, 1937).

La Bibbia. - Noi ci proponiamo di affrontare solo la seguente questione: nel Nuovo Testamento c'è almeno una prova che escluda la perpetua verginità di Maria?

a) Alcuni fatti. - Notiamo prima di tutto una serie di fatti: 1. Dove gli evangelisti parlano dell'infanzia di Gesù, c'è un solo bambino vicino a Giuseppe e Maria e nel racconto dello smarrimento di Gesù al tempio, si ha proprio l'impressione che i genitori non abbiano altri figli. 2. I concittadini di Cristo chiamava Gesù " il Figlio di Maria ". E. Renan {Les Evangilcs, Parigi, 1877, p. 542) commenta: " Questo suppone che egli fu conosciuto a lungo come figlio unico di una vedova. Tali appellazioni in realtà si affermano solo quando il padre non c'è più e la vedova non ha altri figli ". 3. Perché Gesù morente affida la Madre a Giovanni, se ha ella altri figli? (Gv. 19, 26-27). Che cosa si deve concludere da questi fatti? Essi non possono offrire una prova nel senso stretto della parola. Non è impossibile che un amico intimo prenda con sé una donna che abbia figli. Si può dire che i " fratelli " del Signore, non avendo creduto in lui, turbarono le relazioni di famiglia. Gesù era chiamato il Figlio di Maria, ma è possibile die anche tutti i suoi fratelli fossero chiamati cosi. Infine, pur riconoscendo maggior forza di prova nel primo fatto, è sempre possibile che i figli di Maria siano posteriori al viaggio a Gerusalemme. Non ho citato l'atteggiamento dei fratelli che trattano Gesù come minore (Me. 3, 21); si potrebbe anche dire che abbiano condotto la madre per supplire alla loro mancanza di autorità e che in simili casi il privilegio dell'anzianità cede all'affetto fraterno o all'onore familiare, secondo il senso che si da a " egli è fuori di sé ". In ogni caso sembra proprio che Giuseppe non ci sia più. La convergenza dei fatti non vale una prova diretta, ma permette di affermare che i testi s'accordano molto bene al fatto che Gesù era unico figlio di Maria.

b) La risposta all'angelo. - Che pensare della risposta di Maria all'angelo: " Come potrà avvenire questo, se io non conosco uomo? " (Le. 1, 34), Conoscere ha il senso semitico di avere rapporti coniugali. Per una fidanzata che, secondo l'uso giudaico, poteva divenire sposa con semplice introduzione nella casa del marito, la domanda di Maria non ha senso, se ella vuoi dire che ignora come potrà conoscere un uomo; è pure impossibile far dire alla Vergine che l'angelo dev'essere in errore nel suo annuncio, perché ella non ha conosciuto uomo: il verbo non si può riferire al passato. Il "come potrà dunque avvenire questo " si deve spiegare: " Che cosa devo dunque fare per concepire e partorire un tale figlio ", e ciò che segue può essere inteso in due modi: et se io non conosco punto uomo ", cioè: spiegami il modo della sua concezione (I) poiché un tale bambino non può nascere da rapporto con un uomo; oppure (II) " dato che io non voglio conoscere uomo ", e in questo senso Maria manifesta di essersi fidanzata solo dopo essersi accordata con Giuseppe di astenersi dai rapporti coniugali nel matrimonio; una tale frase suppone che Maria vuole la verginità perpetua, e, in questa circostanza, sarebbe incom prensibile il fidanzamento senza un accordo preventivo col futuro marito.

Nel primo senso Maria avrebbe compreso fin dalle prime parole dell'angelo che il Figlio dell'Altissimo (v. 32) non sarebbe nato da Giuseppe e che ella sarebbe stata madre senza l'unione maritale. Però questa supposizione è gratuita. L'angelo parla di concezione e di parto senza specificare, e non sappiamo se Maria sapesse che la Madre del Messia doveva rimanere vergine. Possono dare questa spiegazione solo quelli che attribuiscono a Maria la conoscenza e l'intelligenza dell'oracolo di Isaia. Quindi non vi è che un senso ovvio, quello cioè che nelle parole di Maria vede l'affermazione d'una ferma risoluzione di conservare la verginità nel matrimonio. Quanto si può opporre a quest'interpretazione non può rovesciare questo stato di fatto, perché il testo c'è, per quanto si dica essere impossibile che una vergine entri nello stato dì matrimonio con una tale intenzione, che l'ideale della verginità era ignoto, che non c'è logica. Sarà utile ricordare l'ideale d'austera castità degli Esseni, che proponevano l'astensione coniugale e che simili idee potevano essersi infiltrate in altri ambienti. Infine alla nostra coscienza cristiana ripugna non attribuire alla madre del nostro Dio lumi speciali su un ideale di santità che nei disegni della Provvidenza doveva nobilitare il genere umano. Ma qui non siamo più nella storia.

c) I fratelli del Signore. - Svanirebbe il frutto di questo ragionamento, se i fratelli del Signore, di cui parla ripetutamente il Vangelo, sono figli di Maria, e se Gesù è veramente il primogenito d'una numerosa famiglia.

Da molto tempo fu risposto a queste obiezioni. 1. Il nome " adelphoi " usato dalla Bibbia, pur indicando più naturalmente fratelli che cugini, " non conviene soltanto a fratelli propriamente detti, né ai fratellastri (Gv. 27, 15); ma è dato anche ai nipoti (Gen. 13. 8), ai cugini germani (I Paralip. 23, 21), ai cugini più lontani (Lev. 10, 4), ai parenti in generale (4 Re 10, 13), e anche a semplici compatrioti (Gen. 19, 7), (Durand, o. e, p. 247). - 2. Gesù è il primogenito. In Israele il primogenito doveva essere presentato al Signore (Num. 8, 16). Questo obbligo poneva i primogeniti in una classe a parte, ma il titolo non comportava che vi fossero altri nati dopo. C. C. Edgar (Annales du Service des Anliquités de l'Egypte, t. xxn, 1922, pp. 7, 16, nn. 20-33) pubblicò un'iscrizione giudaica scoperta in Egitto e datata probabilmente al tempo d'Augusto, cioè un epitaffio d'una madre morta nel parto del suo " primogenito " (Cfr. J. B. Frey, Biblica, t. xi, 1930, pp. 385-390). - 3. Infine quanto Matteo, 1, 25 dice: "E non la conosceva finché diede alla luce un figlio ", bisogna ricordare quanto dice Gerolamo (PL XXVI, 24): "Non ne segue che abbiano avuto relazioni in seguito: la Scrittura fa vedere unicamente quello che non era avvenuto ".

Possiamo concludere col Lagrange, Evangile selon S. Mare, p. 89: " Non pretendiamo che sia storicamente dimostrato che i fratelli del Signore fossero cugini, ma diciamo solo che assolutamente nulla si può obiettare contro la perpetua verginità di Maria, suggerita da molti passi della Scrittura e affermata dalla tradizione ".