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CAPITOLO XVI

«DILLE CHE FACCIA FIORIRE IL ROSAIO! »


Il parroco Don Peyramale. - Santo e prudente sacerdo­te, il parroco di Lourdes aveva 47 anni e da quattro svolge­va la missione di pastore di quel gregge. Burbero dal cuore tenero, egli accolse freddamente e con diffidenza Bernadet­te, che entrò in canonica da sola, mentre la folla si arresta­va davanti al giardino.

- Signor Parroco, - cominciò la ragazza - io vengo da parte della Signora che mi è apparsa alla grotta di Mas­sabielle...

- Ah, sì... - fece il sacerdoe interrompendola. - Tu pretendi di aver delle visioni e fai correre tutto il paese con le tue storie! Che significa tutto questo?

Bernadette sentiva il cuore battere, ma era decisa a fare la commissione della Madonna.

- E non sai come si chiami questa Signora? - riprese il parroco.

- No, non mi ha detto il suo nome. E una Signora molto bella, tutta circonfusa di luce, che mi appare a Massabiel­le... E mi ha incaricata di dire ai sacerdoti che desidera una cappella tra quelle rocce, dove mi appare.

Se vuole la cappella, dille che faccia fiorire il rosaio. - Il parroco la guardò con curiosità e volle sentire le parole precise della Signora. Poi, senza nemmeno riflettere, come cogliendo un pensiero improvviso che gli attraversava la mente, soggiunse:

- Se questa Signora crede di avere diritto ad una cap­pella, domandale da parte mia una prova. L'apparizione, mi dici, avviene sopra un rosaio selvatico, che germoglia tra le rocce. Ebbene, siamo nel mese di febbraio. Dille da parte mia che, se vuole la cappella, faccia fiorire subito il rosaio... Con tali parole congedò la ragazza.



Riflessioni: Lo spirito di fede

È il filo che lega a Dio, istante per istante, la nostra vita e guai se lo spezziamo! Esso ci fa vedere Dio negli avvenimenti e nelle circo­stanze liete e tristi di ogni giorno, nel prossimo, nei superiori, nelle persone e nelle cose che ci circondano.

Ovunque e sempre, con lo spirito di fede, ci fidiamo della parola di Dio, riposiamo su di Lui, certi del suo amore misericordioso per noi, per ciascuno di noi.

Spesso, però, si trova in noi l'incredulità dell'Apostolo Tommaso: «Se non vedo non credo; se non tocco con le mie mani, non credo!». Vogliamo il segno straordinario: «Dille che faccia fiorire il rosaio!».

La fede di Maria. - La vita di Maria SS. fu tutta un atto di fede dall'Annunciazione al Natale, da Nazaret al Calvario. Considera le circostanze della vita di Maria e vedrai quanta fede nel cuore della tua Mamma Celeste!

La tua fede. - È forte e limpida anche nelle croci e nelle prove, oppure vacilla e vien meno al primo ostacolo, specialmente nel dolore?

È facile andare con Gesù sul Tabor, ove Egli ebbe la sua trasfigu­razione e dirgli: «Ti amo!» quando tutto va bene e non ci sono diffi­coltà. Più difficile è seguire Gesù al Getsemani e al Calvario!

La tua fede non ha forse la ruggine del rispetto umano? Ti senti cristiano solo in chiesa e non, per esempio, nell'ambiente del tuo lavoro, quando occorre dare buon esempio e difendere magari la Chiesa, il Papa, i sacerdoti?

La tua fede non è offuscata dalla superstizione?

La tua fede non è sminuita forse dall'ignoranza religiosa?

Hai saputo rendere adulta la tua fede con l'istruzione, la ricerca, la discussione con qualche buon sacerdote che ti guidi?

Fioretto: Non permetterò che si parli male della Chiesa, del Papa o dei sacerdoti in casa mia!

Giaculatoria: O Gesù, o Maria, aumentate la mia fede!



IL MIRACOLO PERENNE Dl BRA (CN)

Ogni anno per il 29 dicembre, nel recinto del Santuario della Madonna dei Fiori (Bra), una grossa siepe di pruni selvatici fiorisce miracolosamente nel cuore del rigido inverno piemontese e spesso sotto la neve. I candidi fiori compaiono sui nudi rami e si conserva­no talvolta per tutto il mese di gennaio, per testimoniare col loro muto linguaggio, che il cristiano trova sempre in Colei che è il fiore dei fiori, aiuto e difesa nei pericoli.

L'origine del Santuario si ricollega ad un fatto miracoloso, avve­nuto il 29 dicembre 1336. Quella sera una giovane sposa di non ancora 20 anni, tornava verso la cittadina di Bra, percorrendo un sentiero deserto e buio.

Improvvisamente la poveretta, Egidia Mattis, si accorge che due soldatacci della guarnigione la seguono, con manifeste cattive inten­zioni. La giovane accelera il passo e quando giunge presso il pilone della Madonna che si trova sul bivio, vi si aggrappa e prega la SS. Vergine di difenderla: - Madonnina, salvatemi!

Ed ecco che appare una Signora di aspetto sereno e maestoso tutta luce nel volto e nell'abito; scaccia i due sgherri impauriti, con­sola Egidia, la rasserena e, prima di scomparire, lascia un segno perenne del miracolo: i pruni selvatici che vi sono attorno, fiorisco­no improvvisamente di bianco. Da quel giorno (da oltre 600 anni) il miracolo si rinnova puntualmente ogni anno ed ognuno lo può con­statare. Il pruno della Madonna dei fiori fiorisce due volte, la prima in dicembre e la seconda in primavera, come tutti gli altri fiori.

Una sola volta fece eccezione, nell'inverno 1877-78, in cui ritardò la prima fioritura al 20 febbraio, giorno della elezione di Papa Leone XIII.



CAPITOLO XVII

XI APPARIZIONE

Domenica 28 febbraio 1858 - verso le ore 7


Nuovi atti di penitenza di Bernadette e della folla. - Nonostante la pioggia, che nell'ultima parte della notte ha reso molle il terreno, si contano, secondo alcune testimo­nianze, circa 2.000 persone. Numerosi sono gli operai e molti i soldati della guarnigione di Lourdes, che conta al castello 600 uomini. Nello spazio angusto lasciato dal Gave, la folla appare anche più numerosa. È difficile rimanere vicino alla veggente. Quelli che sono giunti prima non cedono di certo il posto e bisogna aprire la strada anche a Bernadette con molta fatica. Finalmente può inginocchiarsi e cominciare il Rosario, ma quasi subito smette di pregare e diviene immobile, con lo sguardo fisso verso la nicchia. Essa ascolta attentamente la SS. Vergine; poi, come obbe­dendo ad un ordine ricevuto, si toglie il cappuccio e lo affi­da col cero alla zia che le sta vicino; rimessasi quindi in ginocchio, comincia l'esercizio di penitenza del giorno innanzi.

Baciando ad ogni passo la terra, risale fino al fondo del­la grotta, ne ridiscende e risale nuovamente. Il terreno è umido e Bernadette si insudicia gli abiti ed il viso, ma non desiste. La moltitudine la segue con attenzione e commo­zione. La persona più commossa e impressionata sembra la guardia campestre Callet, che ad un certo punto grida ad alta voce: «Baciate tutti la terra!». Tutti obbediscono e anche lui bacia più volte la terra.

Prima che la visione scompaia, Bernadette si preoccu­pa di riferire alla Madonna la richiesta del parroco di far fiorire il rosaio, ma la Santa Vergine sorride, senza nulla rispondere.

Quando l'apparizione ha termine, Bernadette si dirige con un codazzo di gente verso la chiesa di Lourdes, sia per rassicurare il parroco della commissione fatta alla Bella Signora, sia per ascoltarvi la S. Messa.

Di nuovo in questura. - Al termine della S. Messa una brutta sorpresa attende Bernadette. Ha appena oltrepassata la soglia della chiesa in compagnia delle Suore, quando le si avvicina il Commissario Jacomet con un altro signore, invitandola a seguirli.

- Ragazza, devi venire con noi!

Bernadette, perfettamente calma, si avvia con loro dicendo in tono scherzoso:

- Tenetemi stretta, altrimenti fuggirò!

Dal giudice istruttore viene di nuovo interrogata, minac­ciata di finire in prigione, ma poi viene rilasciata, perché le sue risposte sono cosi schiette e imbarazzanti che gli uomi­ni della legge debbono concludere: «Non abbiamo nulla da guadagnare con costei!».

In casa di Bernadette tuttavia, questo secondo interroga­torio getta lo sgomento e tutti piangono impauriti. «Non piangere, mamma, - esclama Bernadette gettandosi al collo della povera donna -; la Vergine Santa ci difen­derà! ».



Riflessioni: Mortificazione e penitenza

«Bacia la terra e mangia quell'erba in penitenza per i peccatori!» - Forse tu sorriderai di questi atti di umiltà e penitenza richiesti dalla SS. Vergine. La virtù non consiste in essi, d'accordo, ma essi dispongono alla virtù.

«Se una persona avesse già un piede in cielo - diceva S. Vincen­zo De Paoli - e smettesse di praticare la mortificazione, nell'inter­vallo di tempo necessario per mettervi l'altro piede, correrebbe rischio di perdersi! -

È una pia esagerazione, che dice però in quale conto tenessero i santi l'abitudine virtuosa di mortificarsi. Le cadute infatti avvengono sempre per mancanza di mortificazione.

Per quali motivi mortificarsi

1) Per evitare il peccato e vincere il mondo, il quale è tutto «con­cupiscenza degli occhi e della carne, e superbia della vita» (I Giov. 11-16).

2) Per temprare la volontà. È un esercizio per irrobustire la volontà, meritorio per l'amore con cui si compie. Ecco perchè la mortificazione si può estendere anche a cose lecite.

3) Per espiare le proprie colpe e le altrui, ed in tal senso la morti­ficazione si denomina più esattamente penitenza. Senza preghiera e penitenza non vi è conversione di anime, ritorno di peccatori a Dio, anche se non mancano altri mezzi, quali sono le prediche dotte ed esaurienti e le conversazioni con uomini che sanno rispondere a tut­te le difficoltà contro la fede.

A noi stessi poi, la penitenza accorcia il Purgatorio ed estingue anche del tutto la pena dovuta per le nostre colpe.

Come mortificarsi

1) Per amore di Cristo e fine soprannaturale. La mortificazione che avesse solo fine a se stessa non avrebbe alcun senso cristiano. Il suo significato cristiano è quello di un mezzo per meglio aderire a Dio, il quale non guarda quanto gli si dà, ma con quale amore ci sacrifichiamo per Lui.

2) Con retta intenzione, non per farsi vedere: «Quando. digiunate non fatevi vedere melanconici, come gli ipocriti...» (Matteo VI-16).

3) Facendo precedere a qualsiasi mortificazione la prudenza e l'obbedienza. È sempre più meritoria infatti, l'obbedienza di qualun­que sacrificio fatto contro di essa.

Le mortificazioni più belle e fruttuose sono quelle imposte dal dovere.

Fioretto: Accetterò il mio lavoro con spirito di pazienza e di sacri­ficio.

Giaculatoria: La Passione di N. Signore Gesù Cristo, i meriti della Beata vergine Maria e di tutti i santi, tutto ciò che io avrò fatto di bene e ciò che avrò sofferto di male, mi serva di remissione dei miei peccati, di aumento di grazia e di premio per la vita eterna.



IL PRIMO PICCINO GUARITO DALL'ACQUA DELLA SORGENTE

Giustino Bouhorts aveva appena due anni e non si era mai retto sulle gambette. Pallido, cadaverico per magrezza e colorito, era costantemente preda di una febbre lenta e continua, che nulla aveva potuto vincere.

La mamma disperata lo portò alla sorgente il mattino presto del 28 febbraio 1858.

L'acqua aveva cominciato a zampillare tre giorni prima.

Colà, davanti al pozzetto provvisorio che avevano costruito i muratori di Lourdes, la povera donna fece su di sè e sul bimbo il segno della croce e, tolti gli abitini al piccolo, lo immerse fino al collo nell'acqua gelida, tenendovelo per qualche tempo, nonostante le grida di orrore, di indignazione e di stupore della gente. Sembra­va un atto pazzesco. Il piccolo sarebbe morto, doveva di certo mori­re per congestione. Ed invece, portato a casa e coricato nel suo letti­no, si addormentò dolcemente. Il giorno seguente voleva alzarsi, ma la mamma prudente non glielo permise. Il secondo giorno si alzò da solo. Camminava: era guarito.

Dieci anni dopo lo vide uno dei primi storici di Lourdes, anch'e­gli miracolato, Enrico Lasserre: era perfettamente guarito e la mam­ma si lamentava solo di lui «che corresse troppo».

Nel 1920 - aveva allora 64 anni - Giustino si presentò ancora all'ufficio medico di Lourdes, per fare constatare che egli era ancora sano come un pesce.

Ed i medici? Riconobbero che quella guarigione era umanamente inspiegabile.

La Madonna aveva premiato la grande fede di una mamma.