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CAPITOLO XVIII

XII APPARIZIONE

Lunedì l° marzo - Verso le ore 7


Questa apparizione non si differenzia molto da quelle dei giorni precedenti. La folla fu calcolata di 1.300 persone circa. Ci fu tuttavia una novità: la presenza di un giovane sacerdote forestiero, Don Dézirat, che poté stare accanto alla veggente e ne descrisse poi minutamente gli atteggia­menti e le diverse fasi dell'apparizione. Egli però se ne andò prima che la visione terminasse, preso dallo scrupolo che la proibizione di Don Peyramale e del Vescovo toccas­se anche lui, benché forestiero.

Bernadette entrò in colloquio con la SS. Vergine e poi si alzò, depose il cero ed il mantello e ripetè l'esercizio di penitenza dei giorni precedenti. Dal fondo della grotta si recò ginocchioni verso la sorgente, sempre baciando passo passo la terra.

La coroncina del S. Rosario. - Quando Bernadette fu di ritorno al suo posto abituale, prese secondo il solito la corona del S. Rosa, ma subito la sua faccia si rannuvolò. Stupita alzò la sua coroncina col braccio teso e rimase un attimo incerta. Poi, rasserenata, rimise in tasca la prima coroncina e ne tirò fuori un'altra, alzandola verso la Bella Signora e ricominciando tutta sorridente la preghiera.

«Con movimento spontaneo allora - racconta Giovanni Battista Estrade che presenziava all'apparizione -, tutti alzano ed agitano le proprie coroncine. Si grida: "Viva Maria" e ciascuno si inginocchia e prega con le lacrime agli occhi. Gli avversari dell'apparizione sparsero poi la voce che Bernadette aveva benedetto le corone del Rosario».

Che cosa aveva voluto significare quell'atto, che nessuno dei presenti aveva potuto ben comprendere? Lo spiegò la stessa Bernadette al sacerdote Don Pène. Un'amica di Ber­nadette, Paolina Sans, troppo debole per recarsi a Massa­bielle, aveva pregato la veggente di recitare una volta il S. Rosario servendosi della sua corona, che poi avrebbe con­servato come un caro ricordo. Bernadette aveva acconsen­tito innocentemente, ma, verso la fine dell'apparizione, la Madonna aveva chiesto alla fanciulla dove fosse la sua corona. «Le ho risposto che l'avevo in tasca. Mi ha detto: "Vediamola". Allora ho messo la mano in tasca, ne ho trat­ta la corona e l'ho mostrata, tenendola un po' sollevata. La Signora ha detto: "serviti di quella!". Cosa che ho fatto subi­to».

Lo scopo della Madonna era evidente: impedire un fana­tismo sconveniente e nocivo anche per Bernadette.



Riflessioni: Il S. Rosario

Il Rosario è come un serto di rose (e di qui il nome di rosario o ««rosaio»») che, con la recita delle Ave Maria, si dispone attorno alla SS. Vergine. È un omaggio di fiori spirituali che quotidianamente si offre all'Immacolata, ripetendole tante volte il saluto dell'Angelo Gabriele. Se un bimbo ripetesse cento volte con affetto il nome del­la mamma e cento volte le sorridesse, cento volte la farebbe felice.

Il Rosario è il libro di preghiera di tutti: lo sgrana con amore il cieco, l'ammalato, l'analfabeta ed il professore, consola chi soffre, accompagna chi viaggia, difende chi lotta per la propria virtù, pre­para il cielo a tutti coloro che lo recitano devotamente.

Il Rosario scenderà con noi sottoterra, accanto a noi nella bara e si trasformerà in una gloriosa corona in Paradiso.

Le preghiere che compongono il S. Rosario. - Sono le preghiere più belle: anzitutto il Padre Nostro, che le labbra stesse di Gesù ci hanno insegnato; poi l'Ave Maria, composta dall'Angelo e dalla Chiesa; poi il Gloria al Padre, preghiera di lode completa per la SS. Trinità.

Ad ogni decina ecco le meditazione della vita di Gesù e della sua SS. Madre nei misteri gaudiosi, dolorosi e gloriosi. Ed infine la Salve Regina e le litanie lauretane, aspirazioni d'amore per la nostra Mam­ma Celeste.

Non credo si possa trovare preghiera vocale più completa del S. Rosario.

Il tuo Rosario. - Recitalo dunque ogni giorno, con raccoglimen­to, devozione ed amore, per te, per i tuoi cari, vivi e defunti; recita­lo da solo e, meglio ancora, in comune.

La Madonna a Lourdes è apparsa con la corona al braccio ed ha preso parte (per quanto conveniva a Lei, recitando solo il Gloria Patri alla recita pubblica, che Bernadette iniziava ogni volta.

A Fatima, la Madonna ha più "e raccomandato ai tre veggenti e per mezzo loro a tutti, di recitare con devozione il S. Rosario, da soli ed in famiglia, per ottenere la cessazione del flagello della guerra.

Ama pertanto la tua coroncina e portala sempre con te. Nei peri­coli, materiali e spirituali in cui puoi trovarti, stringila con fiducia, con la fiducia stessa di Bernadette, quando per la prima volta vide la Bella Signora e ne fu per un attimo spaventata.

Non credere che il S. Rosario sia una devozione da vecchierelle: Cristoforo Colombo, Andrea Ampère, Federico Ozanam, Augusto Conti, Daniele O'Connel, Garcia Moreno e cento altri grandi uomini, recitavano il loro Rosario.

Michelangelo Buonarroti recitava il S. Rosario e ne lasciò traccia nel suo capolavoro pittorico, il Giudizio.

Ama dunque il tuo rosario e non passi giorno senza che tu l'ab­bia recitato con amore filiale verso la SS. Vergine.

Fioretto: Cercherò di riportare nella mia famiglia l'usanza di recitare il S. Rosario ogni sera.

Giaculatoria: O Regina del S. Rosario, prega per noi!



LA CORONCINA DELLA MAMMA

Giovanni Bovio (1841-1903), filosofo e letterato di una certa fama, professore dell'università di Napoli, repubblicano radicale e miscredente, era solito rincasare la sera verso le dieci ed ogni volta trovava la sua vecchierella, come chiamava la mamma, seduta nel salottino che l'attendeva con la corona del s. Rosario in mano.

Una sera, dopo averla salutata affettuosamente, non poté tratte­nersi dal dirle: «Sempre con quel gingillo in mano, mamma!... Sem­pre, sempre!... E buttalo via una buona volta!...».

A quelle parole inaspettate, gli occhi della vecchietta si riempiro­no di lacrime. Poi la signora si alzò lentamente, si accostò al tavolo che era nel mezzo del salotto e, deposta la corona in un canto:

- Ecco Giovanni, - disse con voce tremula - ho fatto come desideri. Ma ora che cosa metti tra te mani della tua vecchia mam­ma? Con la coroncina io passavo le mie giornate, pregando, attin­gendo speranza e conforto, luce e serenità in questo dolce tramonto della mia vita. Che cosa metti ora tra le mie mani che riempia in modo altrettanto completo il mio cuore, la mia mente, la mia sete di Dio. Uno dei tuoi libri eruditi?... Essi non sono per me... Non li com­prenderei!...

L'illustre professore ebbe un tuffo al cuore. Per tutta risposta abbracciò e baciò la sua cara vecchierella e, raccogliendo la coronci­na, gliela ripose in mano dicendo:

- Mamma, forse hai ragione tu!... Prendi la tua coroncina e dil­la anche per me!

Con tutta la sua scienza, il filosofo non aveva potuto trovare nul­la che potesse sostituire il S. Rosario nella vita della sua buona mamma, povera di sapere umano, ma tanto ricca di fede (Riduzione da Mons. F. De santa, Mese Mariano).



CAPITOLO XIX

XIII APPARIZIONE

Martedì 2 marzo 1858 verso le ore 7


Una processione e una cappella. - Il commissario Sig. Jacomet annota in un suo rapporto che in quel giorno si contarono alla grotta da 1700 a 1800 persone. Ciò che più interessa, però, è la nuova richiesta della SS. Vergine: «Vai a dire ai sacerdoti che facciano una processione e che costruiscano una cappella!».

La richiesta della cappella non era nuova, ma quella di una processione alla grotta non era ancora stata fatta.

Alla ragazza costava molto presentarsi di nuovo al parro­co. Il suo carattere rude la faceva tremare. Pur tuttavia non voleva disobbedire alla Signora. Prese pertanto il coraggio con i denti e, accompagnata dalla zia Basilia Castérot, entrò nella canonica.

L'accoglienza fu così sconcertante che Bernadette finì per dimenticare metà del messaggio:

- Ah, sei qui tu che continui ad andare a Massabielle! - gridò don Peyramale. - Che cosa ritorni a fare qui?

- La Signora mi ha detto che vuole che si faccia una processione alla grotta...

Don Peyramale non lasciò che finisse. «Era furente e passeggiava per la stanza a grandi passi» racconta la zia di Bernadette.

- Che disgrazia - diceva -, avere una fanciulla come questa, che mette in subbuglio il paese e fa correre tanta gente!... Nel mondo intero si parlerà di te, della grotta! Il sacerdote non pensava certo di fare una profezia.

- Ma andiamo... Ma andiamo.. Una Signora... Una processione!... Mandatela a scuola - concluse -, e non se ne parli più!

Le due donne se ne andarono spaventate, lasciando il sacerdote sempre inquieto.

Nuovo colloquio col parroco alla sera. - Appena uscita, Bernadette si ricordò che la Signora aveva chiesto nuova­mente la costruzione della cappella, ma non osò tornare indietro, perché la zia Basilia si rifiutò di accompagnarla.

Alla sera, però, verso le ore 19, Bernadette trovò un'ami­ca, Figlia di Maria, Domenica Cazenave, che si disse dispo­sta ad accompagnarla dal parroco.

Questa volta Bernadette fu fatta sedere e fu ascoltata con pazienza, ma Don Peyramale, irremovibile, concluse: - Domanda ancora una volta alla Signora come si chiama e quando sapremo il suo nome, le edificheremo una cappella, e non sarà molto piccola, sta' tranquilla, sarà molto grande!».

Senza saperlo il sacerdote faceva un'altra meravigliosa profezia.

- Ora sono contenta! - disse Bernadette all'amica uscendo fuori dalla casa parrocchiale. - Ho fatto la mia commissione.



Riflessioni: Apostolato e zelo

L'impegno posto da Bernadette nel far sì che fosse accolto e sod­disfatto il desiderio della Madonna, ci fa pensare al nostro dovere di far amare Gesù e la sua legge, da chi la calpesta, senza conoscere il suo amore.

«Lo zelo per la salvezza delle anime, è ciò che di più perfetto vi è nell'amor di Dio. - diceva S. Vincenzo De Paoli. - Poichè se l'a­mor di Dio è un fuoco, lo zelo ne è la fiamma; se l'amor di Dio è un sole, lo zelo ne è il raggio -.

Duplice apostolato. - Vi è però un apostolato di azione: quello del missionario che parte e lascia ogni cosa, per amor di Dio e delle anime. Gesù conta e rimunera tutti i suoi passi.

E vi è l'apostolato della soffèrenza: la vita di S. Teresa del Bambi­no Gesù, patrona delle Missioni, benchè fosse una claustrale, è elo­quente. Ed eloquente è pure la vita di Santa Bernadette, che si potrebbe riassumere in tre pensieri dominanti: 1) l'applicazione costante a pregare e soffrire per i peccatori; 2) la conoscenza antici­pata della sua vita di sofferenza e l'accettazione generosa di essa; 3) un desiderio grande di vita nascosta, dopo essere stata sul candela­bro della popolarità durante il periodo delle apparizioni.

Come si alimenta il vero zelo ed il vero apostolato. - Qualsiasi possa essere l'apostolato che il Signore richiede da te, esso si ali­menta sempre con una profonda vita interiore, basata sulla frequen­za sentita ai sacramenti, soprattutto della Confessione e della Comu­nione e sulla unione con Gesù, l'amico Divino.

Solo un calice ripieno riversa all'esterno ciò che possiede. L'apostolato deve essere esuberanza di vita interiore e la vita interiore ne rimane sempre l'anima insostituibile.

Fioretto: Rifletti se ti è possibile una partecipazione più attiva alla vita di apostolato nella tua parrocchia.

Giaculatoria: O Gesù, centro d'amore, infiamma il mio cuore di carità!



“SON VENUTO A SALVARTI”

In una piccola parrocchia della Bretagna, il vecchio parroco moribondo, steso sul suo letto, attende l'ora non più lontana di par­tire per il cielo. Ed ecco gli si annunzia che uno dei suoi parrocchia­ni, che da molto tempo era in rotta con Dio e con la Chiesa, è anche lui moribondo. Manda subito il suo coadiutore. Questi vede l'ammalato, ma non può fare nulla, perché viene tosto congedato.

- Mio Dio! - esclama il vecchio sacerdote. - Vada di nuovo e dica a quel disgraziato, che mi aveva promesso di non morire senza riconciliarsi con Dio.

Il coadiutore obbedisce!

- Ma io l'ho promesso al parroco e non a lei! - risponde il mala­to con un'aria sinistra e congeda di nuovo il sacerdote.

Il vecchio parroco allora alza le braccia e gli occhi al cielo, poi come per un'improvvisa ispirazione dice: - Portatemi una barella, subito!

Si fa stendere sopra un materasso: si fa coprire bene e via.

Il moribondo percorre nella notte nera, alla luce vacillante di una lanterna, un cammino lungo ed aspro. Quando il peccatore vede entrare nella camera quella barella e quel volto pallido, rizzandosi sul letto esclama: - Oh, che viene a fare qui?

- A salvarti! - risponde il vecchio.

Si scorre la barella presso il letto e i due moribondi sono lasciati soli.

Quando i familiari rientrano, li trovano in lacrime. Il vecchio curato benedice allora il malato e dice: - Addio, arrivederci in Cielo!

Il corteo riprende il cammino nella notte, silenzioso come un corteo funebre. Al ritorno, quando si scopre la barella, il volto palli­dissimo del parroco rimane immobile. L'anima era partita! (Da P. Plus - La mia Meditazione).