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CAPITOLO XXVI

BERNADETTE FA LA PRIMA COMUNIONE

Giovedì, 3 giugno 1858 - Festa del Corpus Domini
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Bernadette intanto si prepara con impegno straordinario alla sua prima comunione. Non sapendo ancora leggere, è costretta a imparare a memoria il catechismo oralmente parola per parola. Ma quale differenza da quella povera fanciulla di qualche mese prima, che non riusciva a impa­rar nulla!

- La Signora farebbe meglio ad insegnarti il catechi­smo! - le aveva detto celiando una suora. E la Signora, in si poco tempo, aveva davvero trasformato quell'anima, por­tandola ben avanti nel cammino della perfezione. Berna­dette dal canto suo, aveva corrisposto fedelmente alle pre­mure della SS. Vergine.

Una nera nube di tempesta però sembra addensarsi su Bernadette e sulla grotta di Massabielle. L'autorità civile è decisa questa volta a far internare in un manicomio la «visionaria», come viene definita in certi ambienti Bernadet­te, mentre per la sorgente miracolosa della grotta ci sono delle mire commercialistiche proprio del sindaco di Lour­des, il Sig. Lacadé.

Tuttavia ora sulla veggente veglia il parroco, Don Peyra­male, e quanto alla sorgente ci sono gli abitanti di Lourdes, che non permetteranno alcuna speculazione.

Dal 6 al 22 maggio pertanto, Bernadette, per consiglio del parroco, viene allontanata da Lourdes e va a riposarsi a Cauterets con una cugina. Le emozioni, e la folla soprattut­to, hanno indebolito la sua salute.

La prima Comunione. - Quando ritorna, uno solo è il centro dei suoi pensieri: ricevere Gesù Eucarestia. Vi si pre­para come un angelo e su questo punto la testimonianza del parroco è una delle più preziose: «Bernadette - egli scrive al Vescovo - ha fatto ieri (3 giugno) la sua prima comunione. Pareva tutta penetrata dall'atto santo che stava compiendo. Durante il ritiro che io ho tenuto a questi fanciulli, essa è stata di un contegno, di un raccoglimento e di un'attenzione, che migliore non si poteva desiderare. Tutto si compie in lei in modo sorpren­dente...».

A chi chiedeva direttamente a Bernadette se avesse pro­vato maggior gioia nel vedere e parlare con la Madonna, oppure nel ricevere per la prima volta Gesù nel suo cuore, rispondeva: - Non so che cosa mi abbia reso più felice. Queste cose vanno insieme e non possono essere paragonate. Quello che so è che sono stata infinitamente felice in ambedue le circo­stanze!

La Grotta viene chiusa da uno steccato. - Qualche gior­no dopo la prima comunione di Bernadette, svoltasi nell'o­ratorio dell'Ospizio, l'accesso alla grotta veniva chiuso dalla questura ed attorno alla sua imboccatura veniva elevata una palizzata. Era il giorno 8 giugno 1858.

Il decreto del sindaco della città di Lourdes parla di due motivi: 1° è necessario, «nell'interesse della religione», met­tere termine alle spiacevoli scene che accadono alla grotta; 2° l'acqua della sorgente non si può prudentemente usare se prima non viene analizzata. Noi però sappiamo già quali calcoli «commerciali» aveva fatto il Sig. Lacadé su quella sorgente. Ad onore degli abitanti di Lourdes, va detto che ben quattro volte lo steccato fu rovesciato e, anche in pie­di, non impedì a nessuno di recarsi ad attingere alla fonte miracolosa.

Nuovo tentativo di «internare» Bernadette. - Un'altra ignobile manovra veniva macchinata in quei giorni per toglier di mezzo Bernadette. Richiamandosi ad una legge del 1838, che permetteva di internare ogni persona sospet­ta di alterazione mentale, il prefetto, il commissario e il sin­daco, con la complicità di tre medici, decidono di far richiudere Bernadette «in osservazione. Prima però il sin­daco ed il procuratore hanno la buona idea di passare dal parroco, per avvertirlo del piano escogitato. La discussione è burrascosa. Quanto era stato prima prudente l'atteggia­mento di Don Peyramale, altrettanto è deciso ora. Al termi­ne egli conclude minaccioso: «Signori, Bernadette non è la malata che pretendete. Non cade sotto la legge che voi invo­cate. Essa non causa alcun disordine, non è un danno pubblico. È debole, è povera, ma sappiate che non è sola... Vogliate comunicare al Sig. Prefetto che i suoi gendarmi dovranno passare sul mio corpo, prima di toccare un capel­lo in testa a questa fanciulla!».

Protesta appassionata e commovente - commenta il Trochu -, che compensava tante incomprensioni e tante scortesie di Don Peyramale.

A Bernadette nessuno più diede noia; il prefetto ritirò gli ordini impartiti. Solo la grotta fu chiusa com'era stato deciso.



Riflessioni: La Via Crucis

È una cosa che impressiona, dopo la grotta, dopo la basilica, dopo la benedizione degli ammalati, dopo la fiaccolata, una visita alla grande Via Crucis, che si snoda su per il monte di Lourdes.

Sì, perché a Lourdes non affluiscono solo dei malati nel corpo, ma più ancora forse malati nell'anima, nel cuore: peccatori che van­no a lavare la loro vita presso la Mamma Celeste. Uno sguardo può essere salutare! Con lo stesso ardore di penitenza, con cui Bernadet­te si trascinava in ginocchio e baciava la terra, tanti pellegrini per­corrono oggi la salita della Via Crucis e meditano sulle sofferenze di Gesù e di Maria.

La Via Crucis della Madonna. - Essa la percorse realmente quel primo venerdì santo, per le vie di Gerusalemme. Incontrò Gesù sfi­nito e non lo poté aiutare! Con Lei, di tante persone beneficate da Gesù, non si trovò che Giovanni, l'apostolo più giovane, il predilet­to, e la Maddalena, l'anima rifatta bella dal suo pianto.

Chi potrà mai misurare il dolore di Maria, durante quel triste tra­gitto? Lo si potrebbe comprendere, solo se si potesse misurare il suo amore per Gesù.

La tua Via Crucis. - Non intendo solo parlare del pio esercizio, che spero talvolta almeno farai devotamente, intendo farti riflettere un poco sul modo con cui porti anche tu la tua croce, ogni giorno, verso il Calvario. Ti lasci spesso accasciare sotto il peso delle contra­rietà, oppure ricorri al tuo Buon Cireneo, che per te deve essere Maria?

Preghiera (leggila con attenzione e ripetila spesso).

- O dolce mio Gesù, dammi l'amore per eccellenza, l'amore della croce. Non di quelle croci eroiche, il cui splendore pasce l'amor proprio, ma di quelle croci comuni che portiamo con tanta ripugnanza; di quelle croci di ogni giorno, di cui è seminata la vita e che ad ogni ora si incontrano lungo il cammino: la contraddizione, l'insuccesso, l'ab­bandono, le prevenzioni, le contrarietà, la freddezza o le impazien­ze degli uni, il rifiuto o il disprezzo degli altri; le infermità del corpo, le tenebre della mente, il silenzio e le aridità del cuore. Allora saprai che ti amo, benché né lo sappia, né lo senta io stesso e questo mi basta. Si, o Signore, senza se, senza ma, senza eccezione, che la tua volontà si compia perfettamente in me!
(Carri. Tosi - Arciv. di Milano dal 1922 al 1929).

Fioretto: Farò un atto di accettazione delle sofferenze della giorna­ta, fin dal mattino.


Giaculatoria: Eterno Padre, io vi offro il Sangue preziosissimo di Gesù Cristo, in isconto dei miei peccati, in suffragio delle anime sante del Purgatorio e per i bisogni della santa Chiesa.


LA VERGINE FERITA DI VICOFORTE

A pochi chilometri da Mondovì si innalza la mole di uno dei più bei santuari d'Italia, il santuario della Madonna del Pilone di Vicofor­te. Sotto il cupolone maestoso, nel centro della grande rotonda, attorniato da luci e da marmi, si conserva il pilone e la antica imma­gine miracolosa della Vergine, che stringe amorosamente al seno il Bambino Gesù. Ma chi si fa più dappresso scorge all'altezza del cuore della Madonna, una ferita, larga quanto una grossa moneta, un calcinaccio caduto a terra.

La tradizione racconta che nel 1592 un giovane di Vico, di nome Giulio Sargiano, disceso nella valle per esercitarsi nel tiro allo schioppo, colpi inavvertitamente l'immagine. Accortosene dal cadere del calcinaccio, corse presso il pilone e vedendo che la Madonna sanguinava, ne fu talmente affranto che ne pianse per tutta la vita. Chiese perdono alla Vergine Santa dello sbaglio involontario e quan­do morì (1624) lasciò il suo schioppo in memoria al santuario, ove ancor oggi si può ammirare.

Lo sbaglio di quel giovane era involontario. Ma quanti suoi figli le fanno sanguinare il cuore con la loro vita di peccato, lontani da Dio!



CAPITOLO XXVII

XVIII ED ULTIMA APPARIZIONE

Venerdì, 16 luglio 1858 - Verso le ore 20, oltre lo steccato.


Sono passati tre mesi dall'ultima apparizione (7 aprile 1858) e nella vita di Bernadette, ma soprattutto nell'anima sua, molte cose sono mutate. Al dire degli storici di Lour­des, essa non ha più riveduto la grotta da quel giorno, ma la presenza della Madonna ha invaso tutta la sua vita e l'ha interiormente maturata. Ogni giorno, afferma il Trochu, quando non ha i fratellini da guardare ed ha sbrigato le faccende domestiche, si ritira nella sua cameretta, una cameretta che i cugini Saious hanno messo a sua disposi­zione, e là, davanti ad una povera statuetta della Madonna, chiude gli occhi e rivive la visione ineffabile della grotta.

L'Addio della «bella Signora». - Venerdì, 16 luglio, ricor­re la festa della Madonna del Carmine, di cui anche Berna­dette porta lo scapolare dal giorno della sua prima comu­nione. A Lourdes i cavatori di ardesia celebrano la loro Patrona. Bernadette si comunica con loro «per la terza o quarta volta» ed è felice di poterlo fare, ma nulla lascia pre­sagire che la SS. Vergine la voglia nuovamente alla grotta. Verso sera, in compagnia di una zia, essa si reca in chiesa a pregare, ma nel silenzio della preghiera sente quasi subito l'invito della Madonna. «Presto, presto - esclama -, devo recarmi alla grotta!». Zia e nipote si avviano subito verso la roccia di Massabielle, pur sapendo che la palizzata di assi impedirà loro di avvicinarsi alla sua imboccatura. Proprio per questo esse si recano sulla riva destra del Gave, di fronte alla grotta, seguite da un gruppetto di donne. Sono circa le venti e il giorno declina. Dal luogo ove si trovano, Bernadette e le sue compagne possono vedere solo la volta della grotta al di là del torrente ed i rami più alti del rosaio. Per nulla intimorita da tutto questo, la veggente si ingi­nocchia e incomincia la recita del S. Rosario. Dopo poche Ave Maria, Bernadette apre le braccia e le tende verso la Bella Signora, esclamando felice:

- Eccola, eccola! Ci saluta e ci sorride al di sopra dello steccato!

La Madonna non parla e dopo un quarto d'ora scompare per sempre.

Bernadette confesserà più tardi: - Non l'avevo mai vista così bella!

Una delle sue amiche più care le farà osservare: - Ma come hai fatto a vederla, se il Gave è così largo in quel punto e le assi dello steccato così alte?

- In quel momento - risponderà Bernadette - non vedevo né il Gave né le assi. La distanza tra me e la Signora mi parve che non fosse più grande delle altre volte. Io non vedevo altro che Lei! Dopo d'allora non l'ho più riveduta!

Era l'addio della Bella Signora su questa terra. Bernadet­te non farà altro che attendere con ansia il momento di poterla contemplare nel cielo, dopo gli anni di sofferenza qui in terra, secondo la promessa che la SS. Vergine le ave­va fatto fin dalla terza apparizione: «Non ti prometto di farti felice in questo mondo, ma nell'altro sì!».



Riflessioni: La Madonna del Carmelo

Non è certo senza motivo che la SS. Vergine ha scelto questa sua festa per accomiatarsi da Bernadette, come non senza motivo aveva scelto la festa dell'Annunciazione (25 marzo) per dire finalmente: «Io sono l'Immacolata Concezione!». Maternità Divina e Immacolata Concezione di Maria sono due dogmi strettamente uniti.

La scelta della festa del Carmine penso sia stata fatta per ricorda­re agli uomini l'appello alla penitenza e al ravvedimento, che a Pari­gi, a Lourdes, a Fatima, a Siracusa, la SS. Vergine via via rinnova, come una mamma in apprensione, che ci vuole salvare ad ogni costo. La devozione alla Madonna del Carmelo, ben intesa, ha pure questo preciso scopo, di salvarci dalle pene del Purgatorio e dal fuoco dell'Inferno, verità che nessun ragionamento filosofico moder­no, per quanto sottile, riuscirà mai a cancellare.

Lo scapolare. - Secondo una pia tradizione dell'Ordine Carmeli­tano fu appunto il 16 luglio del 1251 che la SS. Vergine apparve a S. Simone Stock, circondata da angeli e circonfusa di luce. Presentando al santo uno scapolare di colore marrone, Essa avrebbe detto: «Rice­vi, figlio mio, questo scapolare... È una salvaguardia nei pericoli e un pegno di salvezza. Chi morirà, piamente rivestito di quest'abito, sarà preservato dal fuoco dell'Inferno». Queste parole indicano però che lo scapolare è soltanto un «segno esterno», che presuppone una più interiore adesione ed amore verso la SS. Vergine. Nessuno infatti può presumere di salvarsi, se la sua vita non è conforme alla legge di Dio. Chi invece porta «piamente e con amore» questo segno mariano, afferma in modo visibile la sua adesione al Signore e alla sua legge.

Il privilegio sabatino. - Sempre secondo la tradizione dell'Ordi­ne Carmelitano, cinquant'anni dopo l'apparizione a S. Simone Stock, la Madonna volle aggiungere un altro dono per i suoi devoti. Essa promise a coloro che avessero portato in vita il santo Abitino del Carmine con impegno cristiano, la liberazione dalle pene del Purga­torio il sabato dopo la loro morte. Anche questa promessa va intesa correttamente. Essa non esclude infatti congrui suffragi per i defunti, anzi li richiede, perché la Madonna li avvalora con la sua interces­sione in modo tutto particolare.

Fioretto: Procurerò di ricevere, alla prima occasione, lo scapolare del Carmelo e di portarlo con amore.

Giaculatoria: O Regina, decoro del Carmelo, prega per noi!




IL GRANELLO D'ORO (Leggenda)

Un'antica leggenda orientale narra di un mendicante che un gior­no aveva fatto un magro bottino, stendendo la mano ai contadini. Assorto in tristi pensieri egli camminava lungo la strada, soppesando la bisaccia, che conteneva solo poche manciate di grano, quando un rumore lontano lo scosse. Alzò gli occhi e vide venirgli incontro una carrozza lussuosa, tirata da magnifici cavalli bianchi.

- Deve essere la figlia del Maragià! - pensò il poveretto e tutto contento si dispose a lato della carreggiata, per stendere la mano alla bella principessa.

La carrozza infatti, rallentò la corsa, si fermò ed un volto bellissi­mo di donna apparve al finestrino.

- Che volete, buon uomo? - essa chiese al mendico.

L'uomo non parlò, ma stese la sua mano rugosa e nera di polvere. - Oh, no.! - disse la principessa sorridendo. - Oggi sono io che chiedo a voi la carità! - e così dicendo tirò fuori la sua mano delicata.

Col cuore pieno di sdegno, il mendicante la guardò torvo per un istante, poi aprì lentamente la bisaccia, ne tolse un grano di frumen­to, uno solo, e lo depose ironicamente nella mano della principessa, che ringraziò tutta gentile.

I cavalli ripresero il galoppo ed il mendicante il suo cammino imprecando.

Poco dopo il poveretto giunse alla sua capanna e rovesciò sul tavolaccio il contenuto della sua bisaccia.

Un bagliore insolito attirò subito la sua attenzione. Rimestando il mucchietto di grano s'accorse che un chicco, uno solo, brillava, per­ché era divenuto d'oro!

Capì allora che la sua avarizia, la sua grettezza nel donare, aveva limitato il miracolo della bella principessa, ma era troppo tardi.

- Oh! - diceva -, se le avessi donato tutto il mio grano, ora sarei ricco.! (Da una poesia di Tagore)

La graziosa leggenda fa ben comprendere l'atteggiamento che dobbiamo tenere verso la Madonna. Essa non si lascia mai vincere in generosità, ma commisura la sua generosità alla nostra.