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Cap. IX

LE «CENTRALI» DELL'ESERCITO ANTIMASSONICO


La M.I. è la pratica dimostrazione e attuazione di come si deve combattere per la verità, contro i «nemici» di Dio e della Chiesa, attraverso e con l'Immacolata. Le «Città dell'Immacolata» sono la pratica e più splendida attuazione della MI, della quale ne sono, perciò, pure, il principale propulsore e diffusore. Quale la loro natura, strutturazione, fine?...



1. Le «Centrali» M.I. per la conquista del mondo.

P. Kolbe parla, spessissimo, di «Città dell'Immaco­lata» e, in particolare della Niepokalanòw, e cioè la «Città» da lui fondata, in Polonia, nelle vicinanze di Var­savia, e di Mugenzai no Sono ( Giardino dell'Immaco­lata) da lui fondata a Nagasaki, in Giappone.

La Niepokalanòw, fondata verso la fine del 1927, in pochissimi anni, divenne la Comunità religiosa più numerosa del mondo, con circa ottocento religiosi e un lavoro gigantesco. La Direzione si componeva di cinque grandi reparti, suddivisi in settanta sezioni, e cioè: Reparto di redazione e amministrazione con 18 sezioni; reparto tipografico con 17 sezioni; reparto tecnico con 6 sezioni; reparto dell'economia domestica con 23 sezioni; reparto dell’edilizia con otto sezioni.

Enorme l'attività di stampa: «II Cavaliere dell'Imma­colata», mensile, arrivato a circa un milione di copie; «Il piccolo giornale» (Maly Dziennik), quotidiano d'attualità, con 150 mila copie nei giorni feriali e 250 mila nei giorni festivi; e altri periodici, ai quali bisogna aggiungere numerose e continue edizioni di fascicoli, opuscoli e di eleganti volumi agiografici, educativi, pastorali, ascetici. Nel 1939 constava di 13 sacerdoti, 18 chierici professi, 527 Fratelli Religiosi, 122 aspiranti allo stato religioso clericale e 82 candidati allo stato di Fratelli conversi. In tutto 762 religiosi. Venne impiantata, nella Niepokala­nòw, una radio trasmittente; si pensava già alla televi­sione; un seminario di formazione; un'organizzazione for­midabile che, nel suo molteplice lavoro, la rendeva autonoma quasi in tutto; con macchine modernissime e costose: gli ultimi ritrovati della tecnica ecc.».

La «Mugenzai no Sono» venne fondata a Nagasaki, nel 1930. Anche qui, in brevissimo tempo, meraviglie di realizzazioni. Nel 1933, a tre anni appena dall'arrivo, «Il Cavaliere dell'Immacolata», in lingua giapponese (Seibo no Kishi) aveva già raggiunto una tiratura di oltre 50.000 copie mensili. Ma cosa sono le «Città dell'Im­macolata»?... Sono:

1) Comunità di anime consacrate all'Immacolata, impegnate a tempo pieno e per sempre nella lotta per la conquista del mondo all'Immacolata. I membri, dun­que, della «Città dell'Immacolata», comunque concepita e attuata, sono militi di terzo grado;

2) Comunità impegnate interamente ad attuare il fine della MI, e cioè la conquista del mondo all'Immacolata: «Lo scopo di Niepokalanòw è la realizzazione dello scopo della M.I.». E più chiaramente: «Quale lo scopo di Niepokalanòw? (...)... quante anime ancora non La (= l'Immacolata) conoscono affatto? Quante, pur avendo sentito parlare di Lei, tuttavia non La amano e non la benedicono, oppure... si oppongono a Lei?... Ciò nono­stante, Ella è la Madre di Dio, la Madre della grazia divina, la Mediatrice di tutte le grazie (...). (...) E possibile guardare a queste anime con occhio indifferente??? (...). Come, allora, non avvicinarsi sempre di più a Lei, all'Im­macolata, e non attirare a Lei le anime dei fratelli e le anime di tutti insieme e di ognuno singolarmente coloro che vivono e vivranno nella propria patria e in altre terre? Ecco lo scopo del Rycerz Niepokalanej, lo scopo della Milizia dell'Immacolata, lo scopo di Niepokalanòw».

... Con tutti i mezzi possibili. P. Kolbe spiega: nella «Città dell'Immacolata», l'Immacolata deve «operare con tutti i mezzi, compresi quelli più moderni, perché le invenzioni dovrebbero servire prima a Lei e dopo per il commercio, l'industria, lo sport, ecc. (perciò la stampa e ora - perché no - anche le trasmissioni-radio, i films e in genere tutto ciò che in qualsiasi modo si potrà esco­gitare per illuminare le menti e infiammare i cuori). Tale Niepokalanòw potrà escogitare anche da sola i mezzi più recenti e più efficaci e adoprarli». Soprattutto la stampa, in maniera particolare «Il Cavaliere dell'Immaco­lata» il cui ruolo sarà quello «di introdurre lo spirito della M.I. nelle anime, curarne lo sviluppo, l'approfondi­mento e l'applicazione alla vita presente, sia sociale che privata. E nello stesso tempo diffondere la M.I. con tutte le energie possibili». Un'attività apostolica che, quasi, non trova limiti, nel senso che il campo d'azione si allar­gherà a tutti i settori possibili e con tutti i mezzi idonei. Parlando della Niepokalanòw polacca, dove già operava «Il Cavaliere dell'Immacolata», P. Kolbe traccia come un piano possibile di sviluppo in questi termini: «Sono del parere che accanto al Rycerz (per tutti) ed al Rycerzyk per i bambini, col tempo si schiereranno in combatti­mento altre edizioni periodiche (quotidiani, settimanali, mensili e trimestrali impegnati) e non periodiche (opu­scoli, libri) per trattare in modo più approfondito alcune questioni. Inoltre, per le particolari regioni di una nazione (secondo le necessità) si possono stampare anche dei sup­plementi o delle edizioni speciali.

Tutto questo costituisce un vero apostolato della parola scritta, adeguato ai diversi ceti, stati e condizioni sociali. (...) La parola stampata o trasmessa attraverso le onde della radio o le immagini riprodotte a stampa oppure trasmesse per televisione radiofonica, o il cinema o altri mezzi, tutto questo è molto, ma non è ancora tutto ciò che è possibile fare per insegnare a tutti e ad ognuno singolarmente chi è l'Immacolata, per riscaldare l'amore verso di Lei e soprat­tutto per ravvicinare questo amore essenziale, un amore fatto non tanto di sentimento quanto piuttosto della volontà che si unisce con la Volontà dell'Immacolata, così come Ella ha unito strettamente la Sua Volontà con la Volontà di Dio, con il Cuore di Dio. È indispensabile, mi sembra, che questi lavoratori della penna, del micro­fono, dello schermo o di qualsiasi altro mezzo, si spar­gano fuori del recinto di Niepokalanòw e viaggino, si avvicinino personalmente alle anime per mezzo di corsi di esercizi spirituali, di missioni, di conferenze e di con­fessioni, per organizzare e visitare la MT2, e dopo il loro ritorno conoscano meglio che cosa e in che modo si debba scrivere in quel determinato momento per quel dato paese o per quella data regione. Inoltre, diverranno capaci di penetrare nei cuori con maggior vitalità attra­verso la parola viva» (si ritorna a Niepokalanòw per ritemprarsi e purificarsi...). «Inoltre i Fratelli sciameranno ovunque con le stampe e le medagliette secondo le neces­sità delle particolari regioni della nazione, ma sempre con il pensiero rivolto a Niepokalanòw, dove, nell'umile obbedienza, bruceranno con gioia, mediante il fuoco del­l'amore, le piccole macchie contratte durante il viaggio e stando in mezzo ai secolari».

Ovviamente, sacerdoti e Fratelli, apostoli di questa tempra, vanno preparati. Quale luogo più adatto che la Niepokalanòw stessa? E perciò, la Città dell'Immacolata è anche:

3) Comunità dove si formano í futuri Militi, conqui­statori del mondo.

Più avanti si vedrà meglio la necessità del perché di una tale formazione.

Poiché la «Città dell'Immacolata» ha, tra l'altro, il compito di diffondere, di stimolare, di dirigere, ecc. la M.I., essa dovrebbe sorgere in ogni Nazione del mondo: «Credo che in ogni Nazione debba sorgere una Niepoka­lanòw, nella quale e attraverso la quale l'Immacolata debba operare con tutti i mezzi». E, naturalmente; col­legate tra loro, anzi con un'unica cassa e amministrazione, in maniera da aiutarsi e sorreggersi reciprocamente, secondo i bisogni e le necessità: «Le Niepokalanòw di tutte le Nazioni costituiscono un'unica realtà, una sola Niepokalanòw, un esercito alla conquista del mondo intero all'Immacolata, conforme agli intenti della M.I.». Il collegamento dovrà essere, oltre che finan­ziario, anche e, soprattutto, per la programmazione: «Sono sempre del parere che soltanto una stretta unifica­zione amministrativa di tutte le Niepokalanòw esistenti (e future) (...) può dar vigore all'azione e permetterne la programmazione». E, scendendo ai dettagli, aggiunge ancora: «Mi sembra indispensabile:

1) che tutti gli avamposti creati da Niepokalanòw abbiano con essa un contatto stretto e diretto e ciò per l'unità a) dello scopo (il fine della MT), b) dei mezzi (la casa editrice, la tipografia, il Cavaliere), c) della nota caratteristica (una povertà rigorosa, il contare unicamente sulla Provvidenza divina attraverso l'Immacolata e la maggior limitazione possibile delle esigenze personali), d) della necessità, forse continua, di aiuto finanziario».

2) Come si costruisce una «Città dell'Immacolata»?... P. Kolbe ce ne offre le linee essenziali, evidentemente dopo soprattutto la sua prima grande esperienza. Linee, naturalmente, tecniche e operative, da tener presenti, a Niepokalanòw, nella preparazione degli abitanti delle altre «Città dell'Immacolata»: «Niepokalanòw, avendo come missione specifica la conquista del mondo intero all'Im­macolata prepari spiritualmente a tale scopo tutti quelli che vi entrano: questa è la prima cosa. Inoltre, sarà indi­spensabile che vengano preparati anche "sotto l'aspetto tecnico" coloro i quali hanno già emesso i voti (precisa­mente dovrebbero partire soltanto dopo la professione solenne...). E così: si potrebbe considerare idealmente completo un gruppo formato di due Padri e quattro Fra­telli per i settori (completi) T, A, S, E (= tecnico, ammi­nistrativo, sanitario, edilizio). Completi, vale a dire prepa­rati ed esperti in tutte le attività, dai lavori manuali più semplici fino, possibilmente, a quelli più complicati ese­guiti dalle macchine. (...) Dietro costoro debbono tenersi pronti gli specialisti "E" (= del settore dell'energia), ossia gli elettrotecnici e i meccanici dei motori a nafta, ma anche i sarti, calzolai e così via. Mi rendo ben conto, infatti, che i primi quattro possono essere preparati dav­vero in modo soddisfacente per sgobbare e per istruire, con l'andar del tempo, i Fratelli autoctoni delle varie atti­vità; tuttavia non saranno in grado di raggiungere la spe­cializzazione in ogni ramo».

«A proposito delle future Niepokalanòw, io sono del parere che sia ormai giunto il tempo di scegliere altri quattro Fratelli per dare inizio ad una nuova Niepokala­nòw. Uno per l'amministrazione (nella sua accezione più ampia), ossia per il "Cavaliere" e per la Casa, compreso quindi il lavoro di segreteria della direzione e della reda­zione. Il secondo per il settore tecnico, ossia per la com­posizione, la tipografia, la rilegatoria (e magari, almeno nei primi tempi, capace di fare il fabbro, l'elettrotecnico e che sia pure buon conoscitore del funzionamento dei motori a nafta). Il terzo per il settore dell'alimentazione, ossia per i problemi del sostentamento, (orto, cucina, dispensa) e del vestiario (sartoria, lavanderia, calzoleria) e del servizio sanitario (piccola farmacia, servizio di pronto soccorso, cura degli ammalati). Il quarto per il settore edilizio (opere murarie, carpenteria, falegnameria e magari la stesura dei progetti, i calcoli del materiale e del tempo di lavorazione, la preparazione ufficiale dei progetti stessi).

Dopo che un quartetto di questo genere avrà posto delle buone basi da qualche parte, potranno giungere anche altri Fratelli secondo le necessità di quel dato paese e soprattutto per il funzionamento dei motori (anche un elettrotecnico), per le riparazioni delle macchine». Come si vede, il ruolo dei Fratelli è determinante e di grande importanza.

P. Kolbe, ponendoli così nobilmente e fattivamente al servizio di un grande ideale, attuava pure un suo vec­chio progetto di elevazione dei Fratelli religiosi.



2. La vita e l’anima delle «Cttà dell'Imma­colata».

Nelle «Città dell'Immacolata» l'Immacolata è tutto. Infatti: è amata con la «follia» dell’innamorato e dell'ossesso, perché Essa è la trasparenza di Dio, la bellezza incompa­rabile, la Madre onnipotente di Dio, la tenerissima Mamma di tutti, dal cuore incredibilmente buono e mise­ricordioso, il sublime ideale che affascina ed esalta: «Noi abbiamo una volontaria, amata «idea fissa» (se qualcuno volesse chiamarla così) ed è l'Immacolata. Noi viviamo, lavoriamo, soffriamo e bramiamo morire per Lei e con tutta l'anima, in tutti i modi, con tutte le invenzioni ecc., desideriamo innestare questa «idea fissa» in tutti i cuori». Gli abitanti, dunque, delle «Città dell'Imma­colata» ne sono i sublimi «pazzi», che se ne nutrono incessantemente. P. Kolbe può ripetere, a nome di tutti: questa, e cioè l'Immacolata, «è la nostra vita, il nostro respiro, ogni pulsazione del nostro cuore: consacrarci all'Immacolata sempre di più, illimitatamente, incondizio­natamente, irrevocabilmente, e inculcare questa donazione di sé nei cuori di tutti, su tutta la terra, affinché Ella possa dirigere liberamente i nostri cuori e i cuori di tutti coloro che vivono nel mondo intero: la realizzazione più rapida possibile dello scopo della M.I. in tutta la terra e ancora la sollecitudine perché nessuno riesca a strappare da nessun cuore il vessillo dell'Immacolata»; è la Regina, la Padrona augusta di tutto e di tutti. Lei cioè ha la proprietà di tutto, Lei dirige tutto, Lei opera attraverso i Suoi «strumenti», e cioè i suoi militi consacrati.

Questo è lo spirito di Niepokalanòw: «Lo spi­rito di Niepokalanòw (...) consiste in nient'altro se non nel fatto che essa (e cioè Niepokalanòw) appartiene a Lei, tutto in essa appartiene a Lei, e cioè: coloro che abitano, le macchine, gli edifici, e perfino i debiti. Ma soprattutto: ogni cuore che palpita in essa». Che se è Lei la proprietaria e la Signora assoluta è Lei che decide tutto, la persistenza come lo sviluppo o la... distruzione di essa. Decisione che, quale che sia, dovrà essere la stessa anche degli abitanti. In tale spirito questi, nell'eventualità che l'Immacolata non volesse più la Niepokalanòw, dovrebbero aiutarla a distruggere tutto: «Ma se Niepoka­lanòw crollasse?... Se l'Immacolata volesse il crollo di Niepokalanòw, allora tutti noi ci dovremmo preoccupare di aiutarLa nel modo più efficace, perché proprio Lei è la Proprietaria e ha il pieno diritto, in ogni istante, se così vuole, di dire: "Ora basta!". Al contrario, se Ella non lo vuole, allora non dobbiamo temere, anche se tutti noi, con le nostre imperfezioni, ostacolassimo e intralcias­simo i Suoi piani ancor più di adesso. (...) Che verità consolante e quale profonda serenità essa infonde! Ella ci guida: lasciamoci solo condurre sempre di più e in modo sempre più perfetto».

Perciò l'essenza di Niepokalanòw, e cioè la cosa più importante di essa, non sono le macchine o il numero crescente degli abitanti o l'enorme mole di lavoro che vi si fa, o gli innumerevoli reparti operativi...: «la cosa più importante a Niepokalanòw è che tutti quelli che vi lavorano siano sinceramente e veramente consacrati all'Immacolata». «Quello che importa al di sopra di tutto è la personale consacrazione a Dio attraverso l'Im­macolata, poiché essa costituisce la condizione più impor­tante e l'essenza della vita che si svolge qui a Niepo­kalanòw».

La consacrazione a Niepokalanòw dev'essere così totale, così incondizionata da mettere veramente il milite o il consacrato come «strumento» nelle mani dell'Imma­colata: uno strumento da potersi utilizzare sempre e per ogni occasione; e uno strumento tanto docile da arrivare alla più totale e incondizionata obbedienza: «Sono del parere che l'ideale spirituale di Niepokalanòw debba essere la consacrazione all'Immacolata, purché illimitata (...), perciò conformarsi alla Volontà dell'Immacolata in tutto quello che non dipende dalla nostra volontà e com­piere nel modo più perfetto possibile la Sua Volontà in ogni cosa, vale a dire «essere uno strumento più perfetto possibile nelle Sue mani immacolate», cioè lasciarsi con­durre totalmente da Lei, nel modo più perfetto, cioè l'ob­bedienza più perfetta possibile, attraverso la quale Ella manifesta la propria Volontà, ci guida cioè come strumenti».

«Senza l'obbedienza di questo genere (= soprannatu­rale) non si è uno strumento nella mano dell'Immacolata, ma (...) nella mano di satana, anche se si leggesse una gran quantità di libri spirituali, se si recitassero molti rosari ogni giorno, se si camminasse con il corpo quattro o cinque volte piegato su se stesso e perfino se si compis­sero delle azioni eroiche».

La disponibilità deve arrivare fino all'accettazione, anche, ad ogni momento, dell ideale missionario, che la Regola presenta al francescano solo come facoltativo: «Una tale esclusione di riserve nella consacrazione di se stessi, per quel che riguarda l'alimentazione, il vestire, l'occupazione, lo stato (Fratello o Chierico?), il luogo (in patria oppure fra i nemici della fede, dove forse è in attesa una morte certa), e via dicendo. In una parola: non porre alcun limite, anche se dovesse capitare di morire di fame e di miseria sotto una siepe per l'Immaco­lata: ecco la caratteristica di Niepokalanòw, benché la Regola non imponga di abbandonare la patria per andare in missione e inoltre le Costituzioni e le usanze legittima­mente stabilite prevedono tutta una serie di cose alle quali il religioso stesso ha certi diritti e che può rivendicare in forza di tali prescrizioni e consuetudini. Qui c'è dell'e­roismo, ma diversamente è difficile raggiungere lo scopo della M.I.».

Di qui nascerà e si attuerà la proposta di un quarto voto, e cioè della completa disponibilità: «Il Sabato Santo (= nel 1932), ossia nel giorno dedicato alla nostra celeste Mammina, tutti noi religiosi professi presenti a Mugenzai no Sono abbiamo emesso il quarto voto (...). Gloria all'Immacolata per questa grande grazia. Mi sembra che, con il passar del tempo, a Niepokalanòw non vi saranno professioni religiose senza l'aggiunta del quarto voto e sarà opportuno che i novizi vi siano espressamente ed esaurientemente preparati, in modo che se qualcuno volesse opporre delle difficoltà nell'impegno di vincolarsi a questo volto, non potrà essere ammesso alla professione nell'ambito di Niepokalanòw. E questo non è altro che accogliere lo statuto della M.I. accanto alla Regola e alle Costituzioni, vale a dire lo spirito di Niepokalanòw, che consiste nell'illimitatezza nel consa­crarsi all'Immacolata».

Il quarto voto è giustificato proprio dal fine della M.I., e cioè dalla necessità di conquistare tutto il mondo all'Immacolata. Senza questo voto «che razza di esercito dell'Immacolata sarebbe questo (= della M.I.) quando nemmeno in un esercito ordinario si può concepire che il comandante debba chiedere ai singoli soldati quali posi­zioni essi gradiscano e quali non gradiscano, e abbia l'ob­bligazione di regolarsi secondo tale gradimento. Può, dunque, un membro di una Niepokalanòw non obbligarsi ad essere disposto a tutto per l'Immacolata?». Inutile dire che questa volontà, che diviene «stru­mento» docile nelle mani dell'Immacolata, è solo e sempre per comunicare misericordia e grazia alle anime: «lo sot­tolineo - dice sempre P. Kolbe - ripetutamente la "Volontà dell'Immacolata", perché noi ci siamo consacrati a Lei senza limiti, perciò Ella ci dirige. Ma, se mi è concesso questo modo di dire, la Volontà di Dio e la Volontà dell'Immacolata non sono pienamente la stessa cosa, perché la Volontà dell'Immacolata è la volontà della misericordia (non della giustizia) di Dio, della quale l'Im­macolata è la personificazione. Perciò noi, in quanto stru­menti nella Sua mano, siamo al servizio non della giusti­zia che punisce, ma della conversione e della santificazione, le quali sono effetto della grazia - e quindi della misericordia di Dio - e passano per le mani di Colei che è Mediatrice di tutte le grazie. Di conse­guenza, come Ella è strumento perfettissimo nella mano di Dio, nella mano della misericordia divina, del Sacratis­simo Cuore di Gesù, così noi siamo uno strumento nella mano di Lei. E così, attraverso Lei siamo lo strumento del SS. Cuore di Gesù, vale a dire della misericordia di Dio. Perciò la nostra parola d'ordine è: "attraverso l'Immacolata al Cuore di Gesù"».

Niepokalanòw si fonda, oltre che sull'obbedienza eroica, anche su una povertà totale. Un'esigenza ancora più irrinunciabile e, comunque, ad ogni buon fine, sulla stessa linea dell'obbedienza eroica. Chi abita in Niepoka­lanòw non deve possedere nulla, perché gli stessi risparmi ottenuti da questa estrema parsimonia, servano all'aposto­lato, e cioè alla causa e al trionfo dell'Immacolata. Ma ascoltiamo come si esprime lo stesso P. Kolbe: per lui le due colonne fondamentali della «Città dell'Immacolata» sono l'Immacolata e la povertà: «L'Immacolata è il fine e la povertà è il capitale: ecco le due cose che Niepokala­nòw non può affatto, sotto nessun aspetto, abbandonare. Mentre, senza la povertà e senza la completa fiducia nella divina Provvidenza, non si può parlare di slancio, di offensiva». E perciò: «Chi si è consacrato a Lei in modo veramente perfetto, ha già raggiunto la santità e quanto più perfettamente si lascia condurre da Lei nella vita interiore (spirituale) e nella vita esteriore (l'attività apostolica), tanto più partecipa della santità di Lei.

Perciò, un membro di Niepokalanòw, per imitare l'Immacolata, limita le proprie necessità personali alle cose strettamente indispensabili, non cercando né comodità né divertimenti, ma di tutto egli si serve solo in quanto gli è necessario e sufficiente allo scopo di conquistare al più presto possi­bile il mondo intero e tutte le anime all'Immacolata». Copie si vede, P. Kolbe esige, per coloro che vogliono essere nella Niepokalanòw, uno sforzo e una tendenza decisa alla santità. Questa, infatti, è la santità: un'assoluta povertà effettiva e affettiva per e nell'amore; quella preci­samente realizzata dalla povertà, propriamente detta, e dall'obbedienza eroica, che è soprattutto povertà di spi­rito. Lo sviluppo di Niepokalanòw dipende, in massima parte, dal grado di avvicinamento all'Immacolata: «Lo sviluppo di Niepokalanòw dipende dal grado di avvicinamento all'Immacolata», non da pretese stabilizzazioni o ingrandimenti murari, ecc. ecc.

Un tema eroico, come si vede, quello di Niepokala­nòw: eroica l'obbedienza e la disponibilità, eroica la povertà oltre, naturalmente, ad un amore eroico, sconfi­nato all'Immacolata, che rende possibili tutte le vette e tutti i successi. Un «eroismo» che, se non si può imporre a nessuno, è tuttavia l'unica «via» - afferma P. Kolbe - per il conseguimento dello scopo della M.I., e cioè della conquista del mondo intero all'Immacolata: «La nostra comunità ha un tono di vita un pochino eroico, qual è e deve essere Niepokalanòw, se veramente vuole conseguire lo scopo che si è prefisso, vale a dire non solo difendere la fede, contribuire alla salvezza della anime, ma con un ardito attacco, non badando affatto a se stessi, conquistare all'Immacolata un'anima dopo l'al­tra, un avamposto dopo l'altro, inalberando il suo vessillo sulle case editoriali dei quotidiani, della stampa periodica e non periodica, delle agenzie di stampa, sulle antenne radiofoniche, sugli istituti artistici e letterari, sui teatri, sulle sale cinematografiche, sui parlamenti, sui senati, in una parola dappertutto su tutta la terra; inoltre vigilare affinché nessuno mai riesca a rimuovere questi vessilli. Allora cadrà ogni forma di socialismo, di comunismo, le eresie, gli ateismi, le massonerie e tutte le altre simili stupidaggini che provengono dal peccato».

Che se, come è convinto P. Kolbe, si arriva allo scopo solo per questa via, è evidente che, per nessuna ragione, si può rinunziare all'ideale missionario e alla povertà assoluta: «Niepokalanòw, con il suo vasto programma di conquista del mondo intero alFimmacolata, è subordinato al cap. XII della Regola e, sotto la minaccia della perdita della sua ragion d'essere e del tradimento del suo ideale, non può mutare il proprio fine, il quale altro non è che l'attuazione concreta dello scopo della M.I. Non si può scalfire neppure la sua caratteristica: la santa povertà, perché esclusivamente con questa carat­teristica francescana Niepokalanòw può misurarsi con le tasche piene dei leccapiedi di satana; unicamente la cassa senza fondo della divina Provvidenza può coprire le colossali spese della battaglia per la conquista del mondo intero all'Immacolata».

Che se Niepokalanòw non può rinunciare alle sue caratteristiche, meno che mai può farlo per favorire comodi vantaggi dei Frati stessi. A proposito, egli ha parole di fuoco: «... molto importante è lo scopo della casa editrice, cioè che esso sia sempre lo sforzo per con­quistare all'Immacolata il mondo intero ed ogni singola anima (...), e mai quella maledetta "rendita" come (...) si immaginava uno dei nostri padri: "Non svilupparsi oltre, ormai le macchine sono più che sufficienti; d'ora in poi avremo la nostra rendita". Ecco, in questo modo si scambia il mezzo con il fine e il fine con il mezzo. Evidentemente, la prima conseguenza immediata è "non svilupparsi oltre": si perdano pure le anime, la stampa del diavolo si sviluppi pure in modo spaventevole e semini la miscredenza e il sudiciume morale, "noi avremo la nostra rendita"! Ecco un piccolo latifondo, anche se in diversa forma. È ovvio che in questo caso la maledi­zione del Padre S. Francesco dovrebbe precipitare anche su questo genere di fabbrica che garantisce un'esistenza tranquilla (...). La benedizione del cielo sarebbe allora la distruzione della fabbrica o la confisca dell'ignobile potere, affinché i "signori" Frati diventino poveri Frati Minori, e si mettano al lavoro per la salvezza delle anime...».

La Niepokalanòw è decisamente un «convento» o «comunità» che non può assolutamente equipararsi ad altre Comunità Francescane: «Lo scopo di Niepokalanòw

è la realizzazione dello scopo della MT; mentre gli altri conventi possono avere altri scopi sublimi e grandi, ma diversi». Si tratta di un convento - se così lo si vuol denominare - a forte specializzazione, del tutto adeguata ai tempi e alle circostanze: «Per conseguire lo scopo di Milizia dell'Immacolata ci vogliono religiosi a ciò completamente addetti, ci vogliono conventi e gruppi di conventi. 1 nostri tempi sono tempi di specializzazione, perché dunque la specializzazione in questa cosa sarebbe pericolosa, un altro Ordine? ...».

Le conclusioni, da quanto detto, possono essere tante, e P. Kolbe non manca di sottolinearne almeno alcune. Così, per es., è evidente che chi non è fatto per questa vita «eroica» non può rimanere nella Niepokalanòw: qui «vi possono lavorare esclusivamente coloro che si sono votati alla M.I. con tutta l'anima».

Non solo, ma qui si affaccia anche un problema di giustizia. E, cioè: poiché le offerte inviate a Niepokala­nòw sono date per il preciso scopo della conquista del mondo all'Immacolata, nessuno che non sia disponibile per questo scopo, può mangiare il pane di Niepokalanòw: «Chi non avesse la volontà di servire l'Immacolata, farà meglio ad abbandonare il suo recinto».

Un seminarista, che non dimostrasse la speranza di formarsi da «milite dell'Immacolata», non può mangiare il pane acquistato con le offerte ricevute per la propa­ganda del culto all'Immacolata. Se non si forma ad amare l'Immacolata così ardentemente da non esitare davanti a nessuna cosa davanti a Lei, anche se dovesse sacrificare la propria vita chissà dove, lontano dalla patria, a causa della fame, del freddo, dell'arsura del sole del meridione, questo seminarista non può rimanere, non può studiare a Niepokalanòw». E ancora, l'essenza della vita in Niepokalanòw è l'obbedienza soprannaturale eroica «per­fetta all'Immacolata attraverso i Superiori. Chi non desi­dera essere perfetto su questo punto e non ha voglia di tendere ad esso con tutta l'anima non è adatto per Niepokalanòw».

Altra ovvia conclusione è che gli abitanti di Niepo­kalanòw, dovendo possedere una formazione particolare, essa può aversi solo nella Niepokalanòw stessa. Questa, perciò, necessita di propri seminari e luoghi di forma­zione: «Quello che soprattutto mi preoccupa è il fatto che alcuni Fratelli cominciano ad accostarsi a tale spirito (= mancanza di predilezione verso la povertà, ecc. ecc. da parte di qualche religioso presente nella Niepokala­nòw, senza spirito adeguato): epidemia interna. Si impone sempre più la necessità di una formazione dei Padri disposti a lavorare per la M.I. e la necessità di una scelta rigorosa, qualora si presentassero alcuni tra i Padri attuali». «La funzione di Niepokalanòw è l'attuazione dello scopo della M.I., di conseguenza anche la prepara­zione dei lavoratori (Padri, Fratrelli) deve essere adeguata a tale fine», e perciò «I futuri lavoratori per la con­quista del mondo all'Immacolata si formino proprio a Niepokalanòw e nello spirito di Niepokalanòw, vale a dire nella consacrazione illimitata all'Immacolata». «Niepokalanòw deve educare nel suo spirito e formare i futuri lavoratori nei "mestieri" più svariati, per mandarli poi, ben preparati sotto ogni aspetto, a conquistare il mondo per Lei, nelle Niepokalanòw che si stanno fon­dando ora».



3. La lotta alla massoneria

«Centrali» della Milizia, volute quindi al preciso scopo di attuare lo scopo della M.I., le Niepokalanòw si configurano, per loro stesse, come centrali di attacco e di contrapposizione a tutti i maneggi ed azioni della massoneria. In effetti, quanto abbiamo detto, generica­mente, a proposito della M.I., qui è concretizzato e vis­suto nell'ardore di una passione più intensa, più dirompente.

Così il contrasto tra soprannaturale e naturalismo massonico, qui nelle «Città dell'Immacolata», si fa abis­sale, irriducibile. L'invito alla povertà, all'obbedienza alla legittima Autorità, allo spirito di iniziativa, qui diviene gioioso dovere, programma vissuto e attuato in mille proposte concrete e generose sperimentazioni. Il tutto, ancora una volta, in contrasto assoluto e radicale con la vita e l'atteggiamento dei massoni. Al libero pensiero e alla attuale autonomia si contrappone l'obbedienza totale all'Autorità; ai grossi capitali, condizionatori di re e di governi si contrappone una povertà, con una sconfi­nata fiducia nell'Immacolata: «La santa povertà è il capi­tale che permette a noi di misurarci con le più grandi potenze finanziarie dei protestanti, dei settari, degli atei, ecc., e del loro capo, la massoneria, perché la santa povertà è la cassa senza fondo della divina Prov­videnza».

Alla più sfrenata autonomia della ragione e alla glori­ficazione del libero pensiero si contrappone qui l'obbe­dienza' eroica che, in apparenza, sembra segnare quasi la fine e l'annientamento totale della libertà e, naturalmente, del pensiero che la fonda.

Si tratta, evidentemente, delle armi più adeguate, più dirette: quelle che tagliano alla radice il male e il veleno, quelle che, soprattutto, sollecitano dal cielo la grazia che sconfigge l'inferno e i suoi alleati. Vedremo subito fino a che punto P. Kolbe ha imbroccato la via giusta, nella lotta contro la massoneria.

Ma non è solo questione di santità di vita. Gli uomini delle «Città dell'Immacolata» sono anche diretta­mente e totalitariamente impegnati nell'azione Contro la massoneria, azione organizzata che, qui, prende tutto il suo spessore. E, infatti: le «Città dell'Immacolata» devono essere fecondissime di iniziative, da prevenire e contrap­porsi a tutte le scellerate direttive e iniziative della masso­neria, sviluppando l'azione offensiva nello stesso campo politico e sociale, letterario e artistico, ecc.; e ricorrendo agli stessi mezzi, alle stesse armi. Ecco perché la «Città dell'Immacolata» è un cantiere di lavoro, di invenzioni, di iniziative. La stampa, i mass media vi occupano un posto preminente sia perché è proprio qui che opera, più particolarmente, la massoneria; e soprattutto perché è con tali mezzi che si arriva alla conquista e al dominio del mondo. È per questo anche che devono aversi «Città dell'Immacolata» in ogni parte del mondo. È così, infatti, che diviene più facile snidare e smascherare e combattere la «mafia criminale» massonica, che penetra ovunque e ovunque cerca di impadronirsi ed esercitare il suo potere.

Inutile dire che l'immenso sforzo e ardore combat­tivo, spiegato in programma nella «Città dell'Immaco­lata», si alimenta di quell'amore all'Immacolata che è l'anima di tutta la M.I. e che qui raggiunge la punta più eccelsa; e tutto è voluto per la gloria di Dio e del­l'Immacolata e la salvezza delle anime. Mentre l'azione della massoneria si radica nel miraggio del potere o di altre effimere conquiste nel mondo e perciò è intessuta di intrighi, di imbrogli, di vessazioni, ingiustizie e com­promessi indegni.... Nelle «Città dell'Immacolata» l'amore purissimo all'Immacolata e per le anime non è e non può essere che irradiazione di luce e di grazia, di vita autentica e di gioia interiore.

La massoneria ha avuto sentore di avere, contro di sé, un nemico «sui generis» ma deciso, come sempre è deciso e fattivo l'amore autentico?... Senza dubbio. Ne abbiamo prove nelle reazioni, avutesi un pò dovunque, alle iniziative prese dalle «Città dell'Immacolata»: reazioni rabbiose, meschine.

«I nemici esterni, essendo i faziosi, i massoni, gli acattolici e gli anticlericali - scrive P. Ricciardi - per sventare le cui trame era sorta Niepokalanòw, agirono con diabolica e perfida ostinazione, particolarmente quando Niepokalanòw scese in campo con il "Maly Dziennik" ossia "Il Piccolo Giornale". Con il suo pro­gramma decisamente cattolico, con lo spirito antimasso­nico della M.I. era naturale che "Il Piccolo Giornale" eccitasse le ire degli avversari che ricorsero ad ogni forma di boicottaggio pur di arrestarne il successo e provocarne il fallimento». Quando si trattò di concedere il per­messo legale per il proseguimento delle trasmissioni della stazioncina radio a onde corte, installata a Niepokalanòw il 7 dicembre 1938, si ebbe un rifiuto, perché si temeva - fu risposto - che «con le trasmissioni radio, Niepoka­lanòw destasse maggior chiasso ed entusiasmo che con il «Piccolo Giornale». Pagine ed episodi che, uniti a quelli innumerevoli di tutta la storia della Chiesa e delle anime, ci danno «un'idea» della grandiosità e terribi­lità dello scontro tra satana e la sua stirpe e la fatidica Donna con la Sua stirpe!