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Cap. II

I «NEMICI» DELL'IMMACOLATA


Padre Kolbe parla spesso di «nemici» di Dio, dell'Im­macolata, della Chiesa, ecc. C'è da chiedersi: possono esi­stere «nemici» di tal genere? E cioé: è possibile che esi­stano «nemici» di un Dio che è amore per definizione, o nemici di Colei che è, per antonomasia, la Madre della bontà e della misericordia? Soprattutto, possono esi­stere «nemici» per un cristiano, che professa una religione tutta basata sull'amore, e il cui più grande precetto è quello dell'amore di Dio e dei fratelli?... Può un cri­stiano, il cui distintivo è l'amore fraterno e al quale si fa obbligo di perdonare una infinità di volte le offese ricevute, e di rispondere col bene al male, ritenere alcuni come «nemici»? Può, soprattutto, parlare di «nemici» chi, come Padre Kolbe, è figlio e seguace di Francesco di Assisi, che salutava «frati e sore» gli esseri e le creature della creazione, e perfino le malattie e la morte?... Sì, nonostante tutto, si può e si deve parlare di «nemici», pur senza intaccare in nulla la realtà e le esigenze autentiche dell'amore.



I - Chi deve ritenersi «nemico».

Nemico è tutto ciò che, di fronte, contraria e contra­sta. Perciò, quanto e quanti contrariano e lottano Dio, sono suoi nemici. Generalmente, poi, chi lotta e avversa Dio, combatte pure tutto ciò e tutti quelli che sono dalla parte di Dio e a Lui si rifanno, e quindi l'Immacolata, i Santi, ecc. Ancora, chi lotta Dio, lotta soprattutto la Chiesa cattolica, che di Dio è speciale e universale stru­mento di salvezza e di misericordia, rivelazione, deposita­ria e trasmettitrice della sua parola e della sua verità.

La Chiesa, a sua volta, si immedesima e si riflette, al massimo, nei Santi e soprattutto nell'Immacolata e in Cristo Gesù. Nessuna meraviglia, allora, che P. Kolbe parli, indifferentemente, dei «nemici» di Dio e del bene, denominandoli, spesso, semplicemente «nemici di Dio» o «nemici della Chiesa» o «nemici dell'Immacolata».

Ma, in pratica, chi lotta e avversa Dio?...

a) Tutto ciò che, oggettivamente, è, per natura o per posizione presa, contro la verità e il bene. La verità, il bene, l'ordine, l'amore ed ogni altro valore eterno, in definitiva, si identificano con Dio.

Il contrario della verità e della bontà è l'errore, la menzogna, la cattiveria e il peccato sotto tutte le forme. E cioé tutte le deformazioni e deviazioni che, consapevol­mente o no, maliziosamente o no, si ritrovano o possono trovarsi nell'uomo e nella creatura intelligente. In questo senso anche tutte le religioni, ad eccezione di quella cri­stiana cattolica, non per il vero e il buono che c'è in esse e unisce a Dio, ma per gli errori che vi si frammi­schiano, quindi nelle loro oggettive deformazioni, soprat­tutto se comprese e sostenute come tali, sono «nemiche» di Dio, in lotta con Lui! Ogni oggettiva deformazione o deviazione è sempre assolutamente incompatibile con Dio, così come lo è la luce con la tenebra.

La deformazione o deviazione, tuttavia, costituisce vera e propria inimicizia e contrasto e opposizione a Dio solo quando è volontario e consapevole rifiuto di Dio e dei valori che Egli implica.

Affermando che l'opposizione tra Dio e il peccato, tra Dio e l'errore colpevole è totale, irriducibile, si vuol dire che non può mai esistere, oggettivamente, alcun cedimento al peccato e all'errore, né accomodamento e compromesso alcuno da parte di Dio. Il solo ipotizzarlo, anzi, costituirebbe offesa gravissima.

Ma chi sono, tra le creature intelligenti, ad opporsi volutamente a Dio?...

b) Il diavolo, prima di tutto. Egli è come 1'incar­nazione del male e della menzogna; essendo il suo agire orientato sempre, essenzialmente, a contestare, negare, diffamare, lottare la verità e il bene. Egli è, perciò, l'av­versario per eccellenza di Dio, dell'Immacolata, della Chiesa, e anche il vero capo di tutto il male. Diciamo così, perché non ci sfiora neanche il dubbio sull'esistenza personale del diavolo, per noi assolutamente certa, come lo è per tutta la Tradizione della Chiesa.

P. Kolbe parla spesso di questo «nemico», attribuen­dogli molte malefatte. Tra l'altro, egli cerca di porre osta­coli al bene, accaparrando strumenti per la sua azione nefasta. Moltiplica le insidie al calcagno dell'Immaco­lata, cercando di insozzare col peccato specialmente le anime consacrate a Lei, anche se i suoi tentativi sono destinati, in gran parte, al fallimento.

Prende di mira, tutto particolarmente, Niepokalanòw e la sua azione.

Il diavolo è l'autore principale di tutto il male morale esistente nel mondo: da lui la spinta a tutti i peccati, a tutti gli errori, a tutte le eresie. Da lui la forza e l'inco­raggiamento a tutti gli operatori di iniquità. Il male nel mondo, come vedremo, costituisce il corpo stesso del serpe infernale, proprio in quanto esso, oltre che apparte­nergli, è da lui vivificato e alimentato in permanenza.

«Nemici» di Dio e dell'Immacolata devono dirsi pure:

c) I peccatori di qualsiasi genere, con le riserve sopra espresse, coloro, cioé, che, scientemente o no, aderiscono liberamente all'errore; violando la legge santa di Dio, ed opponendosi al suo amore. Si tratta, più particolarmente, di quei peccatori che vivono o giacciono nei loro peccati, nulla facendo o non facendo abbastanza per uscirne; o che, addirittura, si ostinano a permanervi, avendo pratica­mente estromesso Dio dalla loro vita: atei pratici che «a Dio preferirebbero - dice P. Kolbe - non pensare, non parlare di Lui; meglio ripetere come quegli automi: "Dio non esiste", poiché se esiste, beh, allora ...bisogne­rebbe vivere in modo tutto diverso»;

d) Gli eretici, quelli, cioé, che ostinatamente, secondo la definizione del Codice di Diritto Canonico, perman­gono in idee e posizioni dottrinali, dichiarate difformi dalla verità e condannate dalla legittima autorità della Chiesa. P. Kolbe, come vedremo, parla spesso delle eresie.

e) «Nemici» dell'Immacolata sono soprattutto coloro che, oltre a scegliere e perseverare nel peccato o nell'er­rore, combattono anche, come possono, la verità e il bene, Dio e tutto ciò che a Lui fa capo elo a Lui si riferisce; e difendono e propagano il male. Qui, ovvia­mente, il carattere di «nemico» è più netto e più evidente, delineato com'è nelle sue linee più specifiche. E vero che, per lo più, chi vive perversamente, è già portato, come d'istinto, a difendere il proprio tenore di vita. Ma, anche in questo caso, c'è chi lotta per solo interesse, per giusti­ficare cioé il proprio comportamento, e c'è chi lotta per una carica anche di odio e di ostinazione, che si porta nel cuore. Con ciò, però, non si vuol dire che non esi­stono anche «nemici» in buona fede, uomini cioé che difendono ed esaltano, come «buone e vere», dottrine e costumi oggettivamente perversi o aberranti.

Purtroppo, la buona fede e le buone intenzioni non modificano né sopprimono, come è ovvio, peccati ed errori con tutte le loro tristi conseguenze. Di qui il motivo principale per ritenere anche costoro come «nemici» della verità e del bene. E, in effetti, P. Kolbe non esita a chiamare «nemico» chiunque si oppone alla verità, incoraggiato in ciò, anche, dall'atteggiamento preso dal Beato Duns Scoto, nella difesa del domma dell'Immacolata Conce­zione di Maria: «Mi fecero impressione - egli afferma - le parole della preghiera di Duns Scoto: ‘Dignare me laudare Te, Virgo, sacrata; da mini virtutem contra hostes tuos’. Non pensava, qui, ai pagani o eretici, ma a quelli che avevano duecento argomenti per provare la loro tesi. E perciò, quando si tratta dell'Immacolata, non domanda lui né prudenza né amore, ma `virtutem' e questo 'con­tra', e li chiama duramente, prima di vedere i loro argo­menti, `hostes tuos'».

A questo punto, possiamo capire quella che potrebbe ritenersi una vera e propria definizione del «nemico» del­l'Immacolata. Nemico dell'Immacolata «È tutto ciò che è macchiato di peccato, che non conduce a Dio, che non è amore; è tutto ciò che è prodotto dal serpente infernale, il quale è la menzogna personificata: tutti i nostri difetti, quindi, tutte le nostre colpe». Un bel testo, senza dubbio, che a volerlo analizzare un po', più da vicino, illumina non poco il problema che ci occupa. Da esso si deduce che è nemico di Dio:

Tutto ciò che è macchiato di peccato, e quindi anche il peccatore che ha peccato o pecca per fragilità e debo­lezza. In pratica, chiunque non è arrivato ad una totale purezza o completa liberazione dal peccato. Naturalmente poiché la grazia rende «amici di Dio», la qualifica di «nemici» di Dio, riferita a essi, deve applicarsi, più che mai, ai peccati o scorie di peccati, che ancora sussistono in essi. È quanto lo stesso P. Kolbe dirà più oltre. Nemico di Dio è:

Tutto ciò che non conduce a Dio. E cioé, oltre al peccato, propriamente detto, tutto ciò che, anche se buono o indifferente in se stesso, si rivela, nell'uso o in pratica, come impedimento ad andare a Dio. Così, per es., un'amicizia, buona in se stessa, potrebbe divenire ostacolo ad essere tutto di Dio; un talento di qualsiasi natura, buono in se stesso, potrebbe rivelarsi, nella pratica della vita, vera e propria disgrazia per l'anima; ecc. È solo e sempre in questo senso che tali realtà debbono ritenersi «nemiche di Dio».

Nemico di Dio è ancora:

Tutto ciò che non è amore. L'amore è la forma di ogni virtù, e perciò ogni atto buono, se non è informato dall'amore soprannaturale, non costituisce mai virtù autentica. Qualunque gesto, anzi, non compiuto per amore, almeno implicito e non formalmente escluso, diviene peccato e perciò «nemico» di Dio;

E tutto ciò - ancora - che è prodotto del serpente infernale. È logico, infatti, che quanto prodotto e voluto da chi è fissato nel male, non ha mai un fine ultimo retto e buono, e perciò tutto è male, anche quello che, in sé e per sé, potrebbe essere buono.

E, infine, tutti i nostri difetti, tutte le nostre colpe. La colpa, infatti, anche nei suoi più tenui e - si direbbe - insignificanti risvolti, è sempre qualcosa che è contro la perfezione e l'amore di Dio, oltre che contro la perfe­zione dell'uomo.



II - I «nemici» esterni della Chiesa.

È evidente che tutto ciò che viene classificato come nemico di Dio, non può essere solo pura astrazione, né può essere solo prodotto del demonio. Accanto a pecca­tori e anime, gravati più o meno da colpe ed imperfezioni - «nemici», in parte, anche questi, come vedremo, da convertire e santificare -, esistono veri e propri nemici esterni, non solo portatori, ma esaltatori e propagatori di errori e di peccati o, comunque, del male sotto qual­siasi forma ed espressione. Sono i nemici che possono individuarsi, con sufficiente esattezza, in tutti coloro che, più o meno apertamente, combattono la Chiesa di Dio. L'odio contro Dio si riversa infatti, ordinariamente, contro la Chiesa che è il «Corpo» di Cristo (cfr. Ef 4, 12) e l'universale sacramento di salvezza», e perciò espres­sione la più completa del mistero di Dio nel tempo.

Questa lotta, sempre in atto fino alla fine dei secoli, assume, nelle varie epoche della storia, toni drammatici e colore di sangue. Una di queste epoche è certamente la nostra che, a detta di qualche autorevole anima santa, è stata come abbandonata al potere di satana. Padre Kolbe, già nel 1923, scriveva: «Su tutta la faccia della terra, da una parte in modo più debole, da un'altra con maggiore accanimento, ferve una lotta contro la Chiesa e la felicità delle anime. Il nemico si manifesta sotto abiti diversi e denominazioni diverse.

Tutti conoscono il modo con cui il socialismo, approf­fittando delle misere condizioni dell'operaio, gli ha inculcato il veleno della miscredenza. Vediamo come i bolscevichi perseguitano la religione. Ascoltiamo l'insegnamento dei materialisti, i quali desiderano restringere l'universo soltanto a ciò che noi conosciamo immediatamente con i sensi, allo scopo di convincere, in tal modo, se stessi e gli altri che non esiste né Dio né l'anima. La teosofia inculca 1'indifferentismo religioso, mentre gli «studiosi della sacra Scrittura» ed altri protestanti si acquistano la simpatia dei credenti con grosse somme di dollari. Tutti questi blocchi formano un fronte di battaglia compatto contro la Chiesa».

Per il P. Kolbe, dunque, - e dal 1923 ad oggi, la situazione, sostanzialmente, non è mutata gran che, anche tenendo conto del fenomeno dell'ecumenismo, esploso prepotentemente, soprattutto, col Vaticano II - nemici esterni della Chiesa di Dio sono socialisti, bol­scevichi, materialisti, teosofi, sette protestanti, ecc., sotto la guida di ebrei e massoni. Infatti, egli dice: «È ben noto a tutti che sono gli ebrei a dirigere il socialismo e a governare attualmente nella Russia bolscevica. Essi non mancano neanche tra le schiere dei materialisti. Gli «studiosi della sacra Scrittura», poi (...) non sono altro che un bolscevismo mascherato con tutte le premesse dei talmudisti. Anche nella teosofia gli ebrei fanno la loro abbondante comparsa (...). Inoltre, anche la sola denomi­nazione: «loggia», analoga alle organizzazioni massoniche, fa molto pensare. (...) Che i massoni esercitino qui da noi una grande influenza anche sul governo è dimostrato in modo eloquente (...). Di fronte a questi dati di fatto, si può ancora essere dubbiosi nell'individuare la guida sotto la quale combattono, consapevolmente o meno, i nostri nemici? Ecco chi è la mano misteriosa che spinge il nostro paese alla rovina». Per P. Kolbe, dunque, nemici della Chiesa di Dio sono, soprattutto, i prote­stanti, i socialisti, i comunisti e la massoneria. Ha ragione P. Kolbe di parlare così?... Non c'è che da analizzare, con assoluta imparzialità e sincerità, i vari movimenti ideologici, ai quali i suddetti «nemici» si rifanno.



1. Il Protestantesimo.

Il Protestantesimo, come è noto, fa capo a Martin Lutero, l'ex frate agostiniano, ribellatosi a Roma, ufficial­mente, il 1519.

Il suo atteggiamento di contestazione, fattosi sempre più crudo e violento, finì per coinvolgere, ben presto, nella scissione, principi e autorità, teologi e letterati, vescovi e masse di popoli di varie nazioni. La frat­tura, verificatasi nella Chiesa, non solo da allora non si è più rimarginata, ma è divenuta sempre più profonda e molteplice. Mancando, infatti, di un efficace centro o polo di unificazione, il Protestantesimo si è andato fran­tumando, ben presto, in sette innumerevoli, spesso, in lotta feroce le une contro le altre. P. Kolbe, rifacen­dosi, nella Polonia del 1922, ad elenchi del Ministero delle Confessioni Religiose e dell'Istruzione Pubblica, enumera ben quindici gruppi protestanti che svolgono «una febbrile attività contro la Chiesa di Dio».

E, tuttavia, attenendoci qui a quanto più ci interessa, rileviamo che le sette si ritrovano, sostanzialmente, tutte, o quasi tutte, su i punti fondamentali della Riforma, e cioé:

La giustificazione, ritenuta «imputata» o forense, non è inerente all'uomo stesso rigenerato. Questi, perciò, pur giustificato, resta peccatore: giusto e peccatore, quindi, al tempo stesso. Giusto perché gli viene imputata la giu­stizia di Dio; peccatore, perché, nel suo essere, è total­mente corrotto;

Autore di ogni giustificazione e mediatore unico tra cielo e terra è Cristo, morto per noi. Non c'è posto, perciò, - senza fare offesa a Cristo - per altre media­zioni, di qualsiasi genere e natura. Di qui il rifiuto della Chiesa visibile, del sacerdozio ministeriale e dei sacra­menti in genere, eccetto il battesimo e la cena, del culto dei santi e della Vergine Santissima;

La fede fiduciale in Cristo, riguardata come l'unico mezzo di giustificazione che, perciò, è assolutamente gra­tuita e indipendente dalle opere dell'uomo;

Ciò che regola e nutre la fede è la S. Scrittura, e quindi la Parola di Dio. Una parola, ispirata dallo Spirito Santo, senza altri «magisteri», meno che mai quello, infal­libile, del Papa.

Ma, detto ciò, possono i protestanti qualificarsi, vera­mente, come «nemici» della Chiesa? P. Kolbe, lo abbiamo visto, lo afferma, ciò che, in clima ecumenico come quello odierno e dopo le ripetute affermazioni del Conciho Vaticano II, appare, per lo meno, fortemente ana­cronistico. E, tuttavia, l'affermazione del P. Kolbe, anche a non tener conto del tempo in cui è stata scritta, se bene intesa, non è né inesatta né offensiva. P. Kolbe, in effetti, non fa processi alle intenzioni, ma si attiene strettamente ai fatti. Ora, come già abbiamo fatto notare, la dottrina protestante, oggettivamente, in molti punti, non è quella cattolica.

E un fatto, per es., che, al di là delle polemiche, soprattutto, sulla discussa figura del Riformatore, i protestanti negano le verità cattoliche della Chiesa visibile, della mediazione del sacerdozio ministeriale, del primato e infallibilità del Romano Ponte­fice, della legittimità del culto della Madonna e dei Santi, ecc. Almeno per questo, il protestantesimo resta, oggetti­vamente, tra i «nemici» della Chiesa cattolica. D'altra parte, ancora oggi, nonostante il clima ecumenico, non sono rari gli attacchi violenti sferrati dai Protestanti con­tro la Chiesa cattolica: senza dubbio, prove anche queste di una «inimicizia» non del tutto svanita. Ma, ripetiamo, al di là della polemica, come non vedere, in questo e in tanti altri segni, l'atteggiamento e lo spirito del «nemico», che non solo non accetta, ma attacca acremente la dottrina cattolica?

P. Kolbe non fa questione di persone, ma di dottrina, e questa va misurata e vagliata sul metro della verità oggettiva e rivelata. Chiunque non è in consonanza con questa, ovviamente vi è in contrasto. Si può, certo, e si deve parlare di un certo pluralismo di metodi e di prospettive. Ma i tentativi, pur generosi e portati avanti con ottima intenzione, di far combaciare protestan­tesimo col cattolicesimo, sono evidenti inaccettabili for­zature.

Quali poi siano i punti dottrinali del protestantesimo toccati dal P. Kolbe è tutt'altro discorso. Abituato a scri­vere occasionalmente, più che sistematicamente e, forse, rivolgendosi a lettori ai quali poteva interessare solo fino ad un certo punto la questione della giustificazione o della fede fiduciale, ecc. P.Kolbe accenna solo a qualche punto dottrinale, di più immediata comprensione. Così, per es., accenna all'origine equivoca dei Movimenti della Riforma; alla allergia protestante per scapolari, meda­glie, quadri e immagini della Madonna e dei Santi, anche se, da qualche parte, sembra affiorare una certa nostalgia per la «Madre». Rileva pure il loro atteggiamento accomodante, in fatto di penitenza e di mortificazione. A proposito, per es., di un certo pastore protestante, egli scriveva: «Anch'egli, come in generale i protestanti, inor­ridiva di fronte alla penitenza». E quando gli ha fatto leggere, in merito, alcune parole di san Paolo, egli aveva risposto: «che queste cose le ha attuate soltanto san Paolo, mentre gli altri non sono obbligati ad imitarlo». Accenna alla loro richiesta di una chiesa nazionale e all'opposizione, almeno da parte di alcuni protestanti polacchi, alla proposta di dichiarare Maria SS. Regina della Polonia; alla loro opera di propaganda spicciola e alle loro innumerevoli pubblicazioni a bassissimo costo o addirittura gratuite, distribuite a larghe mani, e soste­nute dai dollari di ricchi protestanti americani, e alle loro spese annue, ammontanti a 5280 miliardi di dollari.

In conclusione, il giudizio del P. Kolbe, che ritiene il protestantesimo «nemico dell'Immacolata» e della Chiesa, non ci sembra da buttar via solo perché si vive, oggi, in un clima ecumenico [SM=g28002] .