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Cap. VI

IL SEGRETO DELLA VITTORIA: L'IMMACOLATA
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Il particolare impiego dell'una o dell'altra tattica e strategia, l'accentuatissimo carattere soprannaturale, dato da P. Kolbe, alla lotta ai «nemici» di Dio e della Chiesa, tradiscono un «segreto» o un modo tutto proprio di assi­curarsi la vittoria. In effetti, tutti i grandi condottieri, strateghi e lottatori hanno avuto il loro segreto, che ispi­rava le loro mosse e il loro modo di combattere. Così, per fare solo qualche esempio, S. Francesco di Assisi fonda tutto sull'amore a Cristo Crocifisso, riscoperto nel Vangelo sine glossa; S. Luigi Grignon de Monfort imposterà tutto sulla devozione totale alla SS. Vergine; S. Francesco di Sales mirerà piuttosto all'equilibrio o «aurea mediocritas«, che non è, certamente, la «medio­critas» nel senso deteriore del termine; S. Giovannni Bosco insisterà sul metodo preventivo.

E P. Kolbe?... Senza dubbio, l'insistere tanto sul soprannaturale porta diritto diritto all'Immacolata, che è trionfo di grazia. Un «segreto» rivelato in questi ultimi tempi, come provvidenziale strumento contro le forze infernali, scatenatesi proprio in un rigurgito di laicismo naturalistico e di dissacrazione del soprannaturale. Come fa P. Kolbe a provare ciò?



1. La vicinanza di Dio e le grazie.

L'anima più vicina a Dio ottiene tutto da Lui, anche la vittoria sui nemici. «Quanto più l'anima stessa è vicina a Dio, tanto più è gradita a Dio; quanto più ella lo ama ed è riamata da Lui, tanto più efficacemente e piena­mente la sua preghiera è esaudita». È questo il princi­pio di tutta la strategia kolbiana, tutta soprannaturale e sorprendentemente vittoriosa. «Quanto più l'anima è vicina a Dio...». Si tratta, qui, ovviamente, di vicinanza non tanto spaziale, quanto di volontà, di cuore, di amore. Infatti, solo la vicinanza di amore può dirsi veramente vicinanza, non quella spaziale. Due persone possono stare vicinissime nello spazio, magari anche l'una accanto all'al­tra, come padre e figlio nella parabola del figliuol pro­digo, ma essere lontanissime, perché si odiano. Due per­sone, al contrario, che si amano, come madre e figlio, anche se sono lontanissime nello spazio, sono vicinissime nel cuore, nell'amore.

Vicinanza di amore, abbiamo detto: neanche, infatti, la vicinanza di perfezione costituisce vera vicinanza. Una creatura può, per perfezione di essere, distare da Dio meno di un'altra, e porsi, tuttavia, ad abissale distanza, per l'odio e il peccato: è il caso, per es., di Lucifero che, infinitamente più perfetto dell'uomo quanto a natura, non è affatto più vicino a Dio di lui.

La vicinanza, dunque è sinonimo di perfezione di perfezione: chi più ama Dio, più è vicino a Lui, perché l'amore unisce a Lui, e la perfezione può misurarsi solo dalla più o meno grande intensità di tale unione. Giusta­mente P. Kolbe dirà: «Il grado di perfezione dipende dal­l'unione della nostra volontà con la volontà di Dio. Quanto maggiore è la perfezione, tanto più stretta è l'unione» con Dio. La vicinanza a Dio comporta, dun­que, l'essere a Lui graditi ed essere da Lui riamati, con la logica conseguenza di poter esercitare su di Lui una grande ascendenza: «Quanto più Ella (= l'anima) Lo ama ed è riamata da Lui, tanto più efficacemente ella è in grado di aiutare gli altri, ecc.». L'amore ottiene tutto e, quindi, anche il superamento delle tentazioni e la scon­fitta dei nemici; e ciò per molteplici ragioni. Prima di tutto, perché l'amore, essendo forza unitiva, mette come in comune i poteri della persona amata e quelli della persona amante. L'amore fa sì, perciò, che l'anima abbia per sé tutto Dio e, quindi, anche la sua ricchezza e onni­potenza. Non per nulla i santi appaiono, spesso, quasi come degli esseri onnipotenti.

Inoltre, poiché l'amore rende accetto, tutto esso ottiene dalla persona amata. Prescindendo, perciò, anche dall'unione, esso è potentissima forza di esaudimento. All'amore, infatti, si risponde solo con l'amore, esauden­done, perciò, desideri e istanze.

Ora, l'essere più vicino a Dio e, perciò, più influente sul di lui Cuore, è l'Immacolata. Infatti: Maria è gradita a Dio perché è la creatura che più si avvicina alla sua purezza. Dio è la santità, la luce stessa che non può tollerare la minima ombra di peccato, essendo questo, essenzialmente, tenebra e notte fonda. Una santità così abissale, quella di Dio, che trova macchie e ombre perfino nei suoi angeli, nel senso che - analogamente a quanto avviene nelle cose create, dove il più declassa e quasi offusca il meno - paragonata alla santità di Dio perfino quella degli angeli si direbbe sbiadita!

Chi s'avvicina di più alla luminosità di Dio è Maria, perché è la stessa Immacolatezza, «1'Immacolatezza perso­nificata», come Lei stessa ha fatti capire a Lourdes, dicendo: «Io sono l'Immacolata Concezione». Infatti non è la stessa cosa essere concepita senza peccato ed essere 1'Immacolatezza «così come altro è l'oggetto bianco e altro la sua bianchezza, altro è un oggetto perfetto e altro la sua perfezione». L'immacolatezza importa che Maria non solo è immune da ogni peccato originale e attuale; non solo non ha commesso, nella sua vita, nean­che il più piccolo fallo; ma che è assolutamente inca­pace di macchiarsi. Si può, infatti, macchiare il muro bianco o qualsiasi altro oggetto bianco, mai potrà mac­chiarsi il «bianco» in se stesso!

Già, dunque, per questa «trasparenza», che La rende più pura dei più puri spiriti creati, Maria è oggetto di infinita compiacenza da parte di Dio. Tanto più accetta in quanto questa trasparenza deriva o consiste tutta nel­l'assenza di peccato: è il peccato, più che il nulla di essere, a frapporre impedimenti all'azione di Dio; è il peccato, nelle sue quasi infinite manifestazioni ed espressioni e gradualità, ad appannare la luce di Dio nella creatura!

Maria è, poi, graditissima a Dio, perché è la «piena di grazia».

In Maria, cioè, non solo non ci sono ostacoli alla luce, ma c'è la luce stessa della grazia di Dio, e in un modo pienissimo e unico. Essa, infatti, è la «piena di grazia», colei cioè che, per singolarissimo ed altissimo privilegio, partecipa alla vita stessa di Dio in maniera unica, ineffabile. Non esiste creatura, fosse pure l'an­gelo più eccelso, che possa vantare una eguale somma di grazia, in profondità e in estensione, come quella di Maria. I teologi ci dicono, sulla scorta della Rivelazione e dei Padri, che la grazia di tutti i santi ed angeli messi insieme, all'atto del loro ingresso nella vita eterna, è di gran lunga superata dalla grazia avuta da Maria.

Può dirsi, questo, già dal primo istante dell'Immaco­lata Concezione? E probabile. Il privilegio della Conce­zione Immacolata, infatti, è in vista della divina Mater­nità, missione altissima e singolarissima, superiore ineffabilmente a qualsiasi altra più grande missione, che perciò richiedeva una quasi infinita abbondanza di gra­zie. La grazia è, un po', come avere lo «stesso san­gue» di Dio, un entrare a far parte della «famiglia» di Dio. Si possono, quindi, appena immaginare i legami e la familiarità di Maria con Dio.

Tutto questo realizza una unione profondissima di volontà tra Maria e Dio. L'adesione, cioè, di Maria ai voleri di Dio, non essendo né parziale né saltuaria, né in alcun modo dissenziente, è purissima e pienissima con­formità, assoluta identità in un amore sublime. Unione e conformità di amore così stretta da rendere le due volontà (quella di Dio e quella dell'Immacolata), come una sola. È per questo che l'Immacolata rappresenta la somma risposta di amore all'amore di Dio o, come si esprime P. Kolbe, richiamandosi alla nota legge fisica del­l'azione e della reazione, la più perfetta risposta o rea­zione all'amore o azione di Dio: «Nell'universo noi incontriamo ovunque un'azione e una reazione uguale a tale azione, ma contraria, un'andata e un ritorno, un allontanamento e un avvicinamento, una divisione e una unificazione (...). Dio crea l'universo e quest'azione è in un certo qual modo una separazione. Mediante la legge naturale ricevuta da Dio, le creature, dal canto loro, si perfezionano, divengono simili a questo Dio, ritornano a Lui; le creature ragionevoli, poi, l'amano coscientemente e si uniscono sempre più a Lui mediante tale amore, fanno ritorno verso di Lui. Inoltre, la creatura totalmente piena di questo amore, di divinità, è l'Immacolata, senza la benché minima macchia di peccato, Colei che non deviò mai in nessuna cosa dalla volontà divina». Siamo veramente al vertice: l'Immacolata è il limite ultimo tra Dio e la creazione, un'immagine fedelissima della perfezione di Dio, della sua santità, e perciò la sua volontà è perfettamente quella di Dio: «Poiché la Madonna Santissima ha superato con la sua perfezione tutti gli angeli e i santi, perciò anche la sua volontà è unita e immedesimata nel modo più stretto con la Volontà di Dio. Ella vive e opera unicamente in Dio e per mezzo di Dio». L'unione, quella dell'Immaco­lata, è tale che non si può immaginare, tra le creature e il Creatore, altra unione più profonda, trattandosi di unione tra l'amore che è, da una parte, la ricapitolazione e il vertice stesso dell'amore creato e, dall'altra, dello stesso increato amore di Dio. Infatti «Il vertice dell'amore della creazione che torna a Dio è l'Immacolata, l'essere senza macchia di peccato, tutta bella, tutta di Dio».

Ma Maria, oltre che Immacolata, è pure la Madre di Dio; e, cioè, i vincoli di Maria con Dio, già profondissimi, ineffabili, realizzati dalla grazia e dall'amore, sono più che mai rinsaldati, coronati e portati quasi all'infi­nito dalla divina Maternità, alla quale è stata elevata. Qui, direbbe P. Kolbe, al vedere l'Immacolata tanto in alto, la testa comincia a girare: impossibile, infatti, affac­ciarsi sull'infinito, sull'abisso del mistero della Maternità divina, senza avvertire le vertigini! Il mistero stesso della Concezione Immacolata era voluto in vista dell'ineffabile grandezza del Verbo, che si faceva «carne». E, cioè, come al primo Adamo, così al secondo anche, bisognava prepa­rare un «paradiso», degno della sua gloria. Con la Mater­nità divina, l'Immacolata entrava, così, formalmente, nella «famiglia» di Dio, vera Madre del Verbo Incarnato, «complemento» quasi della SS. Trinità: «Inserita nell'a­more della SS. Trinità, (l'Immacolata) diviene fin dal primo istante della sua esistenza, per sempre, in eterno, il complemento della SS. Trinità».

Ma se l'Immacolata è così «vicina» a Dio, da divenire quasi una sola cosa con Lui, è evidente che in Lei, e solo in Lei si realizza, in perfezione totale, il principio enunciato da P. Kolbe: quanto più l'anima è vicina a Dio «tanto più efficacemente ella è in grado di aiutare anche gli altri ad ottenere la grazia divina, tanto più facil­mente e pienamente la sua preghiera sarà esaudita». O, in altre parole, avendo vinto in sé e per sé il nemico, e possedendo il massimo favore di Dio, l'Immacolata può aiutare, più che ogni altro, a vincere i nemici del bene e delle anime e della Chiesa. E aiuta a vincere, ancora, perché è Colei che più e meglio può ottenere da Dio la grazia vittoriosa. E infatti:



2. L'Immacolata: generatrice, mediatrice e dispensatrice di tutte le grazie.

Maria, Madre di Dio, non solamente è così vicina alla sorgente, qual'è Dio, da parteciparvi come a nessuno è dato, ma è pure così ineffabilmente unita a Lui da esserne la Sposa: in Lei e per Lei Dio genera castissi­mamente la grazia. L'Immacolata, dice P. Kolbe «è con­giunta in modo ineffabile con lo Spirito Santo, per il fatto che è sua Sposa, ma lo è in un senso incomparabil­mente più perfetto di quello che tale termine può espri­mere nelle creature». Una unione castissima interiore, che dà luogo ad una vita divinamente feconda: «Di quale genere è questa unione? Essa è innanzitutto interiore, è l'unione del suo essere con l'essere dello Spirito Santo. Lo Spirito dimora in Lei, vive in Lei, e ciò dal primo istante della sua esistenza, sempre e per l'eternità. In che cosa consiste questa vita dello Spirito Santo in Lei? Egli stesso è amore in Lei, l'amore del Padre e del Figlio, l'amore con il quale Dio ama se stesso, l'amore di tutta la SS. Trinità, un amore fecondo, una concezione. Nelle somiglianze create l'unione d'amore è la più stretta. La Sacra Scrittura afferma che saranno due in una sola carne (cf Gen 2, 24) e Gesù sottolinea: «Cosicché non sono più due, ma una carne sola» (Mt 19, 6). In un modo senza paragone più rigoroso, più interiore, più essenziale, lo Spirito Santo vive nell'anima dell'Immacolata, nel suo essere e La feconda, e ciò fin dal primo istante della sua esistenza per tutta la sua vita, ossia per sempre.­ Questa Concezione Immacolata Increata concepiscse immaco­latamente la vita divina nel grembo dell'anima di Lei (Maria) Sua Immacolata Concezione. Pure il grembo ver­ginale del corpo di Lei è riservato a Lui, che vi concepi­sce nel tempo - come tutto ciò che è materiale avviene nel tempo - anche la vita dell'uomo-Dio».

Non basta: «Lo Spirito Santo, il divino Sposo del­l'Immacolata, agisce solamente in Lei e attraverso Lei, comunica la vita soprannaturale, la vita della grazia, la vita divina, la partecipazione all'amore divino, alla divinità».

P. Kolbe può tirarne tutte le conseguenze: «Per que­sto appunto Ella è diventata Mediatrice di tutte le grazie, proprio per questo Ella è veramente la Madre di ogni grazia divina», «... la Mediatrice di tutte le grazie dello Spirito Santo»; Mediatrice «di tutte le grazie, poiché appartiene allo Spirito Santo, a motivo della più intima e vitale unione con lo Spirito Santo. Ecco perché attraverso Lei si va a Gesù Cristo e al Padre». E così: «L'Immacolata è la madre di tutta la nostra vita soprannaturale, poiché è la Mediatrice delle grazie, anzi la Madre della grazia divina, perciò è nostra madre nella sfera della grazia, nella sfera del soprannaturale».

Si delinea così anche quello che potremmo chiamare il circuito abituale della grazia nel suo discendere e salire: «... come la grazia viene a noi dal Padre attraverso il Figlio e lo Spirito Santo, così a buon diritto i frutti di questa grazia salgono da noi al Padre in ordine inverso, ossia attraverso lo Spirito Santo e il Figlio, vale a dire attraverso l'Immacolata e Gesù. È questo lo stupendo prototipo del principio di azione e di reazione, uguale e contraria, come affermano le scienze naturali». La «via» è unica, obbligata, ineludibile: «Dal momento in cui si è attuata tale unione (= dell'Immacolata con lo Spirito Santo), lo Spirito Santo non concede alcuna gra­zia, il Padre non fa scendere, attraverso il Figlio e lo Spirito Santo, nell'anima la vita soprannaturale se non attraverso la Mediatrice di tutte le grazie, l'Immacolata, con il suo assenso, con la sua collaborazione. Ella riceve tutti i tesori di grazia, in proprietà e li distribuisce a chi e nella misura che Ella stessa vuole».

Il pensiero del P. Kolbe, come si vede, è chiarissimo: è nell'Immacolata e attraverso l'Immacolata che si acquisi­sce la grazia, ed è l'Immacolata che la distribuisce. La dottrina di Maria «Corredentrice» e della sua «Media­zione», che lascia ancora perplessi parecchi teologi, sembra qui formulata, parecchi anni prima del Concilio Vaticano II, in perfettissima consonanza con quanto que­sto stesso Concilio insegnerà. L'Immacolata si inseri­sce nella «catena», al suo posto e nella sua funzine di creatura, senza alcun detrimento alla dignità e necessità assoluta dell'opera di Cristo. Un ordine e una subordinazione di essere e di compiti da tenere presenti, coerente­mente, anche nella devozione pratica.



3. L'Immacolata, segreto di vittoria su tutti i nemici.

Se ogni grazia viene data attraverso l'Immacolata, è ovvio che anche quella della vittoria sui nemici viene attraverso Lei: «L'Immacolata è la "onnipotenza sup­plice". Ogni conversione e ogni santificazione è opera della grazia, ed Ella è la Mediatrice di tutte le grazie. Perciò Ella sola basta per ottenere e distribuire tutte le grazie, qualunque grazia».

I presupposti teologici che indicano nell'Immacolata il segreto di vittoria sono confermati da varie consta­tazioni:

a) Solo all'Immacolata è stata fatta la promessa della vittoria finale e definitiva su satana: «Porrò inimicizia tra te e la Donna, tra la tua stirpe e la Sua stirpe... Essa ti schiaccerà il capo». Parole a cui fanno riscontro quelle altre dell'Apocalisse che, intese e in senso ecclesiologico e in senso ecclesiologico-mariano, prean­nunciano, comunque, sempre, la vittoria, dalla quale l'Im­macolata non è affatto estromessa.

b) Solo l'Immacolata, essendo costituzionalmente, per così dire, la stessa immacolatezza o luce, si pone, col suo stesso essere, come radicale, completa e vittoriosa opposizione a satana e a tutti i nemici del bene. E, infatti, non avendo l'Immacolata, in tutta la sua esistenza, con­tratto la benché minima macchia di peccato - né origi­nale, né attuale personale -, ed essendo stata, già dal primissimo istante della sua Concezione Immacolata, come inondata dal fulgore stesso di Dio qual'è, appunto, la grazia, non solo non ha nulla che sia o possa richia­mare l'influsso o il dominio di satana che è tenebra, ma Essa lo mette in fuga, lo annienta, così come la luce, di per sé, annienta e mette in fuga la tenebra. L'Immaco­lata, anzi, si pone, nel suo stesso essere di somma luce di grazia e di amore, come la massima contrapposizione vittoriosa a colui, satana, che è la massia concentrazione di notte e di tenebra. Lei è come il mezzogiorno della grazia che, perciò, si contrappone e mette in fuga, meglio di qualsiasi altra ora del giorno, (quali possono essere i santi, luce anch'essi, ma più o meno inficiata o ottene­brata dalla tenebra del peccato; luci più o meno distanti dal mezzogiorno e vicini alla notte!) la tenebra dei nemici di Dio e specialmente di quel satana, che ne è come la mezzanotte, essendo il massimo della milizia.

c) P. Kolbe poteva avere, forse, conferma di questa intuizione, dall'operato di alcuni santi, come per es. della «veggente» polacca Marianna Popolewska. Questa aveva indirizzato al Papa Benedetto XIV una lettera - di cui esiste una traduzione in latino di P. Kolbe - nella quale rivelava che la Madonna voleva salvare il mondo con la Medaglia miracolosa: supplicava perciò il Papa a disporre perché il Clero si desse a divulgarla il più larga­mente possibile.

In pratica Lei sola, e da sola - come canta la Litur­gia - ha distrutto tutte le eresie, e cioè tutto il corpo del serpente infernale. Parole che P. Kolbe ha così spie­gato in uno dei molteplici commenti, che ne ha fatto: «L'Immacolata quindi schiaccia il capo del serpente e distrugge il suo enorme corpo, composto dalle più sva­riate eresie dei vari tempi e luoghi. (...) "Tutte" è scritto, perciò senza alcuna eccezione. "Tu sola", dunque basta Lei. "Hai distrutto", quindi non le ha solo ridotte, domate, ma Ella è tanto potente e la sua vittoria è tal­mente efficace che i suoi nemici non possono avere alcuna speranza di vittoria. "Sul mondo intero", perciò non solo in un settore più o meno vasto, ma su tutto l'orbe terrestre». A chi volesse obiettare che le eresie ci sono ancora e sempre ce ne saranno, fino alla fine dei secoli, P. Kolbe chiede: «Come intendere questa affer­mazione (= «Tu sola hai distrutto tutte le eresie...»)? E risponde sottolineando la verità dell'affermazione con una analogia storica. Napoleone, in guerra, avendo saputo di una mossa dell'avversario, ha esclamato: «il nemico ha perso, pur non essendo affatto terminata la battaglia». E conclude, applicando il tutto all'Immacolata: «Benché la cosa non sia ancora conclusa (e cioè, benché l'azione vittoriosa di Maria non sia ancora conclusa) tuttavia è ormai senza speranza. Oggi, a conferma di queste parole della Liturgia della Chiesa, splendidamente capite dal P. Kolbe, si comincia a capire che, quando è salva­guardato, appieno, il ruolo di Maria, è salva anche la purezza della fede. Tutti i suoi privilegi sono gloria di Cristo e di Dio e anche «segno» di salvezza per la fede autentica.

L'Immacolata può e, cioè, è in grado di vincere, ma lo vuole anche, per quell'amore a Dio e al suo Gesù, che è l'essenza stessa del suo essere, e per l'amore sconfi­nato che porta agli uomini, figli suoi, che vuole salvi e felici a tutti i costi.

Ma in che modo l'Immacolata permette, anche ai suoi, di vincere i nemici di Dio? Si potrebbe riassumere il tutto dicendo che Ella ottiene da Dio tutte le grazie, per la salvezza e la santificazione dei fedeli, per la conver­sione dei nemici stessi, per la confusione degli ostinati e l'arresto delle conseguenze, provocate dagli errori (scongiurando così i castighi, preservando anime indifese, ecc.), per la conservazione e la rinascita della Chiesa di Dio. Le conversioni, perciò, la salvezza e la santificazione, con la conseguente parallela confusione dei nemici e del­l'errore che non si arrendono alla verità, costituiscono la vittoria della grazia. Quindi vere e proprie battaglie, combattute con tutti i mezzi leciti, che si concludono, in modo spesso manifesto a tutti o, anche, solo nel silen­zio del mistero, con la vittoriosa affermazione di Dio. E cioè:

L'Immacolata ottiene, prima di tutto, la grazia della conversione. [SM=g28002]

Satana, l'inferno, con tutti i loro accoliti e seguaci, in mala o in buona fede, lavorano per stabilire sulle anime la dominazione del peccato e della menzogna, e irretirle in degradanti catene. Schiavitù terribile, orrenda, fatta di lagrime e di umiliazioni, di accecamento pauroso e di disperazione, anche se accompagnata da miseri piaceri ed emozioni. Una schiavitù orrenda: ne sanno qualcosa i poveri «ossessi» o quelli che, comunque, cadono vittime di malefici e sortilegi o di forze demoniache, in genere. È contro questa schiavitù che si rivolge la redenzione del Cristo. E, cioè, tutti gli sforzi di Cristo e della Chiesa, nei secoli, sono rivolti a cacciare fuori «il principe di questo mondo», a «disfare le opere di satana», a redimere le anime in una conversione totale, radicale.

Ebbene le conversioni sono opera dell'Immacolata, sono le sue vittorie. P. Kolbe è esplicito, perentorio: «Tutte le conversioni hanno origine da questa Mediatrice di tutte le grazie. È storicamente confermato che chi chiama l'Immacolata non cade nel fango, oppure se casca si rialza prontamente». È Lei che libera gli eretici «dalle eresie, distrugge in essi le opinioni e le convinzioni erronee». Ella «entra in un'anima mediante un'ispira­zione interiore, oppure servendosi dell'ambiente. Ma allorché ella riesce ad entrare, oppure se capita che le porte dell'anima si socchiudano almeno un poco ed Ella riesce a penetrare nell'interno di essa, allora Ella purifica dai peccati e dai difetti, l'adorna di virtù e la conduce sulla via di una amore ardente».

Oltre che alla salvezza, l'Immacolata, poi, porta alla santificazione, con grande facilità ed efficacia, santifica­zione che è vittoria ancora più grande sul demonio e il male. L'anima, convertita, è già fatta «santa» dalla gra­zia, nel senso che ogni peccato le è rimesso; innestata poi misteriosamente in Cristo, è come permeata dalla stessa vita di Lui, e fatta oggetto di infinito compiaci­mento da parte di dio, che ne fa il suo tempio preferito. Ma tutto questo deve svilupparsi e crescere. Il «seme» di dio, cioé, può e vuole svilupparsi fino alla pie­nezza dei frutti più santi, e cioé anche fino alla santità eroica. La santificazione è splendida vittoria sul male, per­ché, oltre tutto, è liberarsi e scuotersi di dosso le scorie stesse del peccato, e perciò da ogni influsso demo­niaco e del male, in genere; è irruzione di luce di Dio nella notte che incombe sul mondo; è crescita prodigiosa di amoree là dove alligna, tanto facilmente e abbondante­mente, la pianta dell'egoismo. I santi, vittoriosi in se stessi, divengono, poi, pure, meravigliosi strumenti di prodigi e di vittorie di Dio. Ebbene, come la conversione, anche la santificazione è squisitissima opera dell'Immaco­lata, essendo Essa capacissima di purificare le anime nel miglior dei modi, di santificarle e unirle per sempre al dolcissimo Cuore di Gesù, di renderle felici». Un'o­pera di santificazione, quella dell'Immacolata, che andrebbe analizzata con profitto: vi si scorgerebbero, assieme all'ottenimento delle grazie più scelte e abbon­danti, mille sfumature e modi di condurre le anime, che sono altrettanti modi vittoriosi della sua strategia divina. Ma ci basti qui cogliere qualcosa nei vari testi, che qui riportiamo. Così, P. Kolbe afferma che Ella purifica tutto ed avvicina al Padre, perché Lei è la Puris­sima: «Poiché ella è proprietà di Dio in modo perfettis­simo, mentre Gesù è di Dio e proprietà dell'eterno Padre, ogni nostra offerta, anche se indirizzata direttamente all'e­terno Padre, per natura di cose, si purifica nell'Immaco­lata, si eleva ad una perfezione infinita in Gesù e diviene oggetto di compiacimento della SS. Trinità».

Una purificazione progressiva e sempre più profonda, che suppone e comporta grazie ordinarie e straordinarie di ogni genere e in ogni momento. Padre Kolbe non esita a scrivere: «L'Immacolata ha lasciato la terra, ma la sua vita è penetrata e si è dilatata sempre più nelle anime. Se tutte le anime che hanno già percorso il pelle­grinaggio terreno o che vivono attualmente in questo mondo potessero pronunciarsi, si dovrebbe pubblicare un numero incalcolabile di grossi volumi testimonianti l'atti­vità dell'Immacolata, tenera Madre delle anime redente dal Sangue sacratissimo del suo divin Figliuolo. Anche questi volumi, tuttavia, conterrebbero unicamente quel che tali anime possono aver riconosciuto come grazie speciali dell'Immacolata, mentre ogni grazia giunge all'a­nima dalle Mani della Mediatrice di tutte le grazie e non c'è istante in cui non fluiscano in ogni anima sempre nuove grazie: grazie di illuminazione dell'intelligenza, di irrobustimento della volontà, di incitamento al bene; gra­zie ordinarie e straordinarie, grazie riguardanti diretta­mente la vita temporale e la santificazione dell'a­nima». L'Immacolata, spinge, attira, fa vinceree soprattutto l'indolenza della volontà, che si rifiuta di ope­rare: «La rilassatezza morale trae la propria origine princi­palmente da un infiacchimento della volontà. E chi è capace di irrobustire la debole volontà umana, se non Colei che è l'Immacolata fin dal primo istante della pro­pria esistenza, la Madre della divina grazia».

Questi interventi di grazia l'Immacolata li effettua o nel mistero del cuore dell'uomo o, anche e spesso, attraverso apparizioni, miracoli, scelte di eccezione, ecc. ecc. Spesso, appare a tutti, che gli interventi prodigiosi sono in diretta opposizione ai piani rivoluzionari dei per­versi. Tali appaiono, per es., gli interventi dell'Immacolata nei secoli XIX e XX, quando cioè è appena nata ufficialmente la massoneria (1717) «e i movimenti masso­nici si diffondono in tutto il mondo. I germi del dissolvi­mento protestante, grazie alla massoneria, fruttano quel movimento di rifiuto del soprannaturale che ha nome di Illuminismo (...) la rivoluzione francese (1789), che a sua volta diventa punto di partenza e focolaio di ispirazione delle vaste ondate rivoluzionarie dell'Ottocento; portate avanti dalle formazioni massoniche (Illuminati di Baviera, Carbonerie, Alte Vendite, ecc.). Il movimento di scristia­nizzazione si trasmette dai vertici borghesi alle masse popolari. In questo quadro rivoluzionario di ispirazione illuministica si accendono le luci soprannaturali di Rue de Baca Parigi, La Salette e Lourdes». L'Immacolata, cioè, risponde con la Medaglia miracolosa; suscita quel centro di enorme spiritualità e di conversione che è Lour­des con le sue apparizioni; e pochi giorni prima della Rivoluzione di ottobre in Russia, ella è già apparsa a Fatima. Tutto avviene nel nome dell'Immacolata, e tutto Dio ha voluto che si ispirasse a Lei. La stessa Litur­gia, che opera la rigenerazione e la santificazione, è ispi­rata a Lei: «L'anima si rigenera nell'acqua del santo batte­simo e in tal modo diviene figlia di Dio.

L'acqua che purifica tutto ciò su cui scorre, è il simbolo di Colei che purifica ogni anima che Le si avvicina, è simbolo dell'Immacolata, di Colei che è senza macchia; su colui che è lavato da quest'acqua discende la grazia dello Spi­rito Santo. Lo Spirito Santo, il divino Sposo dell'Imma­colata, agisce solamente in Lei e attraverso Lei, comunica la vita soprannaturale, la vita della grazia, la vita divina, la partecipazione all'amore divino, alla divinità». La conclusione che ne trarrà P. Kolbe, e che tutti dovrebbero trarre, è unica: la lotta, sempre doverosa ai nemici del bene, o, se si vuole, l'apostolato per la conver­sione e la santificazione delle anime va portato avanti nel «segno» dell'Immacolata, perché solo Essa è garanzia di completa vittoria. Il ricorso a Lei, anzi - esplicito o implicito -, è «conditio sine qua non», condizione necessaria, cioè. All'Immacolata bisogna rivolgersi sia per strappare le anime a satana, sia per riprodurre in esse l'immagine di Dio: «non solo per ottenere la grazia della risurrezione, ma per raggiungere altresì tutti i gradini ele­vati, molto elevati della santità». Nell'Immacolata «debbono essere formati d'ora in poi i figli di Dio: ripro­ducendo le sembianze dell'Uomo-Dio, imitando Cristo Signore, le anime tenderanno alla santità; con quanta maggior precisione uno riproduce in se stesso l'immagine di Cristo, tanto più si avvicina alla divinità, si divinizza, diviene uomo-Dio. (...) Pertanto chi non vorrà avere Maria Immacolata per Madre, non avrà neppure Cristo per fratello, Dio Padre non gli invierà il Figlio, il Figlio non scenderà nella sua anima, lo Spirito Santo non for­merà con le proprie grazie il corpo mistico sul modello di Cristo, poiché tutto ciò avviene in Maria Immacolata, piena di grazia, e unicamente in Maria. (...) Nel grembo di Maria, l'anima deve rinascere secondo la forma di Gesù Cristo. Ella deve nutrire l'anima con il latte della sua grazia, formarla delicatamente ed educarla così come nutrì, formò ed educò Gesù. Sulle sue ginocchia l'anima deve imparare a conoscere e ad amare Gesù. Dal suo Cuore deve attingere l'amore verso di Lui, anzi amarlo con il cuore di Lei e diventare simile a Lui per mezzo dell'amore».

Con ciò, senza dubbio - non sfuggirà a nessuno - siamo agli antipodi di quella posizione di alcuni teo­logi, soprattutto del dopoconcilio, che hanno cercato o cercano di estromettere, praticamente, Maria dalla vita cristiana, e che non si sono mai potuto spiegare l'en­tusiasmo del Popolo di Dio verso l'Immacolata, special­mente dopo la proclamazione del dogma dell'As­sunzione.

Per P. Kolbe l'arrivo vittorioso dell'Immacolata è l'arrivo di Dio, di Cristo, del benessere, perché è Lei che porta Cristo, vita e salvezza di tutti. Ciò significa, allora, in definitiva, che quando arriverà, il regno dell'Im­macolata segnerà non solo la vittoria di Dio e del bene, ma anche la sconfitta totale di ogni menzogna e di ogni nemico: «Allora - dice P. Kolbe - cadrà ogni forma di socialismo, di comunismo, le eresie, gli ateismi, le massonerie e tutte le altre simili stupidaggini che proven­gono dal peccato».

Una vittoria tanto più auspicabile e da affrettarsi in quanto, ancora una volta, si tratta di una vittoria di amore e di misericordia. Commentando, una volta di più, le parole della liturgia: «Tu sola hai distrutto tutte le eresie del mondo», P. Kolbe così si esprime: «Che bellis­sime parole! Ella distrugge le "eresie", non gli eretici, dunque, poiché li ama, desidera la loro conversione: e appunto perché li ama, desidera la loro conversione, e appunto per l'amore che nutre nei loro confronti, Ella li libera dalle eresie, distrugge in essi le opinioni e le convinzioni erronee». Una vittoria che porta con sé ogni benessere e felicità autentica per i popoli e i singoli. Il «paradiso» sognato invano da socialisti, comunisti e simili, diviene realtà dolcissima: «La terra diventerà un paradiso. La pace e la felicità vera entreranno nelle fami­glie, nelle città, nei villaggi e nelle nazioni dell'intera società umana, poiché dove Ella regnerà, faranno la pro­pria apparizione anche le grazie della conversione e della santificazione e la felicità».

Chi conosce la felicità dei santi e dei convertiti sa che queste parole non sono menzognere. Ma P. Kolbe, come vedremo, ne darà una dimostrazione pratica, rico­nosciuta volentieri anche da coloro che vanno a caccia, inutilmente, di utopici paradisi terrestri, fuori di Dio e della verità!