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AMARE IL PAPA [SM=g27998] [SM=g28002]

La scuola dei Santi e con il «senso soprannaturale della fede» del Popolo di Dio, come insegna il Catechismo della Chiesa Cattolica (n. 889), tutti siamo chiamati ad amare il Papa quale Vicario di Cristo, Successore di S. Pietro, Maestro universale, Padre di tutti, «Santo Padre». La fede della Chiesa si è espressa nell'amore al Papa fin dagli inizi, fin da quando, stando S. Pietro in carcere, «una preghiera saliva incessantemente a Dio dal­la Chiesa per lui» (At 12,5), e la preghiera della Chiesa ottenne la liberazione miraco­losa di S. Pietro, primo Papa (ef At 12,6­1 1).

Certamente, è un dono di grazia aver la devozione e l'amore al Papa che hanno avu­to i Santi. Pensiamo all'amore di un S. Giro­lamo e di un S. Bernardo, di una S. Brigida e di una S. Caterina da Siena, di un S. Francesco d'Assisi e di un S. Alfonso dei Liguo­ri, e così via fino S. Giovanni Bosco, al Bea­to Orione e a Madre Teresa di Calcutta, ancora vivente.

È vero, purtroppo, che sono anche mol­ti coloro che non amano il Papa, che sono indifferenti e magari contrari. La loro fede fa cilecca su questo punto, illudendosi essi di essere nella Chiesa e di amare la Chiesa, opponendosi o rifiutando colui che è la «Pietra» di fondazione della Chiesa, che è l'unico Maestro infallibile della fede e della morale, Pastore universale del «gregge» da condurre a salvezza.

«Chi non onora il Santo Padre - scrive­va S. Clemente Hofbauer -, non onora nem­meno la Chiesa nostra Madre; chi non obbe­disce ai comandi del Santo Padre, è anche figlio disobbediente della Santa Chiesa; chi non prega per i propri genitori, è un figlio perverso; e chi non prega per il Santo Padre, è un cattivo cristiano».

Al contrario, come insegnava S. Gio­vanni Battista de La Salle, «tutti i fedeli devono riguardare il Papa come Vicario di Gesù Cristo, Capo visibile della Chiesa e successore di S. Pietro; e considerare la sua parola come la voce, di cui Dio si serve per comunicare i suoi ordini» (Médit. 206).



Pregare per il Papa [SM=g27998]

Se è vero, come è verissimo, che il Papa prega, e prega molto, per la Chiesa e per l'umanità, perché «Padre di tutti», dovrebbe essere anche vero che i figli, i fedeli, pregano per il Papa perché è loro Padre e Pastore. Così hanno fatto i Santi, infatti, con quella passione tenace e ardente che accomunava nel loro cuore l'Eucarestia, l'Immacolata e il Papa, un trinomio d'amo­re tutto soprannaturale.

È sempre la visione di fede che fa prega­re per il Papa. «Dica al Papa che per me, dopo Gesù, non c'è che lui», raccomandava P. Pio da Pietrelcina al suo Vescovo che si recava dal Sommo Pontefice; e ai figli spirituali P Pio raccomandava spesso di pregare per il Papa, «che io amo - diceva - quanto amo Gesù» e per questo sul tavolino nella sua cel­la, accanto all'immagine della Madonna, aveva sempre una fotografia del Papa, che illu­minava di sera con una piccola lampada. Pregare per il Papa! Impariamo da S. Caterina da Siena come da S. Ignazio di Loyola, da S. Francesco di Sales come da S. Massimiliano Kolbe, che soffriva grande­mente al pensiero di tanti che non amano affatto il Papa, mentre per lui, stando a Roma, ogni incontro con il Papa era una festa, una grazia speciale.



«Se mi amate, osservate...»

Si dice che la vera obbedienza e il vero amore vanno insieme, sono inseparabili. Ed è vero. Chi ama obbedisce alla persona amata, e viceversa. L'ha detto Gesù: «Se mi amate, osservate i miei comandamenti» (Gv 14,15). Amare il Papa, quindi, significa obbedi­re a lui, osservare le sue direttive, asseconda­re i suoi voleri e desideri. È questo il con­trassegno certo del vero amore, che non è fat­to di pii sentimenti e belle parole di fedeltà o di manifestazioni esterne delle masse che applaudono e osannano il Vicario di Cristo, come sta avvenendo particolarmente oggi nei riguardi del Papa Giovanni Paolo II.

E l'obbbedienza più vera è quella che si esercita nelle difficoltà, nei contrasti, nella sofferenza a volte anche terribile, come, ad esempio, nel caso di S. Alfonso dei Liguori che, per le brighe malvage di qualche suo figlio degenere, venne calunniato presso il Santo Padre che dovette deporlo da Superio­re Generale ed espellerlo dall'Istituto. S. Alfonso aveva 83 anni di età! Ai piedi del Tabernacolo, affranto, il Santo vecchio gemeva: «Il Papa ha ragione. Così vuole lui, così vuole Iddio!». E la sofferenza più intima era dovuta al fatto che egli nei suoi scritti aveva difeso strenuamente e magistralmente il Primato e l'infallibilità del Papa; e proprio lui, S. Alfonso, con un miracolo strepitoso di bilocazione, assistette il Papa nell'agonia, stando al suo capezzale per lunghe ore, come si legge ed è documentato nella vita.

Ricordiamo ancora gli esempi eroici di fedeltà al Papa da parte dei due martiri inglesi, S. Tommaso Moro e S. Giovanni Fischer, che non vollero rigettare l'autorità del romano Pontefice per riconoscere il re Enrico VIII quale capo della nuova chiesa d'Inghilterra, quella anglicana. Ricordiamo, poi, l'esempio dell'Arci­vescovo di Cambray, Mons. Fénelon, il qua­le, appena conosciuta la condanna della sua opera, «Spiegazione delle massime dei San­ti», salì sul pulpito per spiegare egli stesso ai fedeli di non leggere quel libro in obbe­dienza al Papa, commovendo gli uditori fino alle lagrime. Di più, pochi giorni dopo, in una Lettera pastorale alla Diocesi, scrive­va così: «Il Santo Padre, il Papa, ha condan­nato il libro che porta il titolo «Spiegazione delle massime dei Santi»... Io mi conformo sinceramente alla volontà del Pontefice, perfettamente e senza ombra di riserva... Di tutto cuore vi esorto alla perfetta sottomis­sione e obbedienza senza riserva, affinché non venga scemata la sincerità dell'obbe­dienza dovuta alla Santa Sede, di cui io voglio darne, con l'aiuto di Dio, esempio fino all'ultimo respiro della mia vita». Quanto non abbiamo da imparare tutti, soprattutto oggi?



«Obbedienza e Pace»

Crediamo sia utile, qui, ricordare anche l'esempio del Servo di Dio P Pio da Pie­trelcina, il quale venne segregato e privato per due anni anche della possibilità di con­fessare, proprio lui che è diventato il con­fessore più portentoso nella storia della Chiesa, con una «clientela mondiale», come disse espressamente il Papa Paolo VI. E durante le persecuzioni e prove ricorrenti, a cui fu sottoposto, pur con l'anima straziata, P. Pio aveva la forza di dire: «Dolce è la mano della Chiesa anche quando percuote, perché è la mano della Madre». E quando gli veniva portata e letta dal Padre Superio­re qualche lettera dell'autorità ecclesiastica con severi provvedimenti, Padre Pio, in pie­di e col capo basso, ascoltava la lettura, e alla fine diceva: «Deo gratias!». Subito dopo, pregava e piangeva.

Si sa, del resto, che egli venerava il magistero pontificio e magnificava la dottri­na del Papa Pio XII, sempre attento a non lasciar cadere nel vuoto ogni esortazione e direttiva dei Sommi Pontefici. E così, egli diede vita ai «Gruppi di Preghiera», quando il Papa Pio XII, in un discorso del 1948, esortava e spingeva a creare «gruppi di pre­ghiera» per la salvezza dell'umanità.

Infine, anche prima di morire, dopo avere affidato alla Madre Chiesa tutte le sue opere - la «Casa Sollievo della Soffe­renza» e i «Gruppi di Preghiera» - Padre Pio scrisse una lettera al Papa Paolo VI, quale estremo segno di devozione al Vicario di Cristo e alla Chiesa.

Vero figlio del Serafico Padre S. Fran­cesco, Padre Pio ha osservato fedelmente, ed eroicamente, quanto S. Francesco aveva scritto nella Regola, ordinando che tutti i frati siano «sempre sudditi e soggetti ai pie­di della Sede Apostolica». E si sa che S. Francesco d'Assisi non transigeva su que­sto, fino al punto di non volere «neppure vedere» il frate non docile alla Sede Apo­stolica, anche se solo nei riguardi di una disposizione liturgica.

Così, soltanto così si ama veramente il Papa e la Chiesa, in piena e perfetta comu­nione di gioie e di dolori, nelle consolazio­ni e nelle prove, in dedizione senza riserve di se stesso, anche fino al sangue o fino alla sfumatura, come fece anche S. Teresina, la quale, nel Carmelo, non volle leggere un libro di spiritualità appena seppe che il suo autore, un sacerdote, non era in totale comunione con il Vescovo.

Che cosa dire, invece, oggi, quando si sa da tutti che molti - teologi e scrittori, pre­dicatori e confessori, consacrati e laici, in occidente e in oriente - non solo non accet­tano, ma contestano e si oppongono aperta­mente al Magistero del Papa, alla dottrina della Chiesa e agli insegnamenti ed esempi dei Santi?

Quanti sono oggi, ad esempio, coloro che combattono, senza compromessi, come il Santo Padre, contro l'aborto e la contrac­cezione, il divorzio e l'adulterio, divenuti ormai aberrazioni planetarie? Quanti sono oggi, ad esempio, coloro che ancora credono con il Santo Padre, senza compromessi, a tutte le Verità di fede della Trinità e dell'In­carnazione redentiva, dei Novissimi e della Chiesa fuori della quale non c'è salvezza?

Quale dolore e amarezza per il Santo Padre, quale strazio e lacerazione del Corpo di Cristo che è la Chiesa, quale confusione e oscurità nelle menti dei fedeli! Questo è «il fumo di satana» nella Chiesa, come dis­se con vigore il Papa Paolo VI.

Ricordiamo, invece, a conclusione e a nostra edificazione, l'esempio del celebre studioso, il Cardinale Baronio, storico della Chiesa Cattolica e autore degli «Annali Ecclesiastici». Per quarant'anni, sul finire della giornata di studio, egli si recava di solito a San Pietro in Vaticano, dove prega­va a lungo sulla tomba del Primo Papa, affi­dando a lui il suo lavoro giornaliero; passa­va quindi dinanzi alla statua di bronzo di S. Pietro e gli baciava il piede, ripetendo con fede le parole: «Obbedienza e Pace» (Obbe­dientia et Pax).

Solo l'obbedienza per amore, infatti, ci dona la vera pace, perché è l'obbedienza che ci unisce alla Volontà di Dio, nella qua­le soltanto è la nostra vera Pace, come can­ta il Sommo Poeta Dante: «In sua Volunta­de è nostra pace».



Aiutare il Papa [SM=g27998] [SM=g28002]

Il Papa ha bisogno di aiuto e di soste­gno. Ha bisogno di aiuto morale e di soste­gno spirituale. Ha bisogno di aiuto tempora­le e di sostegno materiale. Ha bisogno di tutto questo per svolgere la sua grande mis­sione di Padre e Pastore di tutte le genti da portare a salvezza nella Chiesa e attraverso la Chiesa, vera e unica «arca dell'alleanza» fra Dio e l'umanità (cf Eb 9,4; Ap 11,19).

L'aiuto spirituale è dato dalla preghiera dei fedeli. L'aiuto morale è dato dall'unione con il Papa mediante l'adesione ai suoi voleri, l'accettazione dei suoi insegnamenti, l'esecuzione dei suoi mandati. Grande è il conforto del Papa quando i popoli e le nazioni gli si stringono intorno in preghiera corale per lui, in umile e docile «obbedien­za alla fede» (Rm 1,15), seguendo le sue direttive di Maestro universale della fede e della morale.

L'aiuto temporale, invece, è dato dal soccorso in beni materiali prestato per la persona del S. Padre per le sue necessità e per i suoi viaggi apostolici, in ogni parte della terra, e, soprattutto, per le grandi ope­re di assistenza caritativa che il Santo Padre organizza in aiuto delle Chiese povere e dei popoli più sottosviluppati, maltrattati ed emarginati dagli uomini del benessere e dal­le nazioni opulente.

Un esempio piccolo e istruttivo del­l'aiuto dato al Santo Padre lo leggiamo nel­la vita travagliata del Papa Pio VII. Quando Napoleone Buonaparte lo fece imprigionare a Savona nel 1809, il Papa venne maltratta­to e trascurato anche per le cose necessarie, quale un abito di ricambio. Quello che ave­va indosso era ormai logoro e lacero, e lui fece pregare un sarto di rammendarglielo. Ma quando il sarto vide quell'abito così misero, si commosse e lo mostrò ai cittadi­ni perché si provvedesse a procurare al Papa un abito nuovo. Le offerte dei fedeli arriva­rono subito e in abbondanza; ma ognuno volle un pezzetto del vecchio abito del Papa da conservare come reliquia. Per le offerte avanzate, poi, il Papa stesso le fece distri­buire subito ai più poveri della città.

Per l'aiuto alle opere caritative del Papa, invece, è stato istituito il cosiddetto «Obolo di San Pietro», per la raccolta di offerte da inviare al Santo Padre. E qui va lodata la generosità del popolo di Dio, che, con il «senso della fede» sa sacrificarsi per aiutare il Papa nella sua carità universale verso i più poveri e indigenti, di ogni popo­lo e nazione.

Ricordiamo, a questo proposito, un altro significativo episodio capitato dinanzi alla chiesa di S. Stefano a Vienna. Alcune pie signore stavano raccogliendo le offerte per l' «Obolo di S. Pietro», quando arrivò un signore, il quale, ricusando di dare qualsiasi offerta, si volse invece a una mendicante lì vicina e le diede un vistoso biglietto di ban­ca, dicendo con sdegno: «Io preferisco aiu­tare i veri poveri, anziché, quelli che man­giano a bevono lautamente, e poi scorazza­no dove vogliono...». La mendicante, all'u­dire quelle parole, rimase interdetta per qualche attimo, poi prese subito il biglietto di banca e andò immediatamente a deporlo nel cestino delle offerte per il Papa, dicen­do: «Al Santo Padre!».

Ecco gli esempi degli umili, degli ulti­mi, dei più generosi di tutti, verso il Papa, a somiglianza dell'evangelica vedova dell' «obolo» (cf. Mc 12,42).



«Sacrificarsi per il Papa» [SM=g27998] [SM=g28002]

L'amore più grande è l'amore segnato e sigillato dal sangue. «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i pro­pri amici» (Gv 15,13).

È parola di Gesù.

E questa parola divina di Gesù ha illu­minato e alimentato l'amore dei Santi verso il Papa, l'amore del popolo fedele al Suc­cessore di S. Pietro e Vicario di Cristo.

Tra i tanti esempi, basterebbe qui ricor­dare quello dell'ardente e intrepida S. Cate­rina da Siena, giovane e angelica vergine, con il suo «sviscerato» amore al «Dolce Cristo in terra», che la sostenne nelle lotte e nelle fatiche, nelle persecuzioni e nei lunghi viaggi fatti per andare dal Papa ad Avigno­ne e ricondurlo nella Città santa di Roma.

Ma non possiamo omettere anche l'e­sempio eroico di San Vincenzo Maria Stram­bi, Vescovo Passionista, che il Papa Leone XII volle vicino a sé, quale consigliere parti­colare. Quando il Papa cadde gravemente infermo, una notte S. Vincenzo venne avver­tito che il Papa stava per spirare e che desi­derava vederlo. Il santo Vescovo accorse subito al capezzale del Papa per assisterlo e confortarlo; ma, poco dopo, spinto da un'im­provvisa ispirazione, disse al Papa: «Vado a celebrare la S. Messa per la vostra guarigio­ne. Si faccia coraggio, Santità, perché c'è qualcuno che offre la sua vita per Voi».

Celebrò la S. Messa per gli infermi, con un fervore davvero insolito, unendo al Sacrificio di Gesù sull'altare il sacrificio della propria vita per la guarigione del Papa. E al termine della S. Messa gli si avvicinò il Segretario del Papa, che gli disse tutto giu­livo: «Il Papa sembra un altro... Il Papa sta assai meglio: sembra già guarito!».

Il Santo, tutto felice e grato al Signore, tornò dal Papa e gli assicurò che avrebbe continuato reggere la Chiesa per altri cinque anni ancora. E intanto, cinque giorni dopo, colpito da un improvviso infarto, S. Vincen­zo Maria Strambi, moriva quale vittima di sacrificio per il Papa.

Sicuramente sono stati e sono molti i Santi, conosciuti e sconosciuti, come pure molti fedeli nascosti, che hanno offerto la loro vita per il Papa. Impossibile ricordarli qui. Ci accontentiamo di riferire l'esempio del Servo di Dio P. Pio da Pietrelcina, nostro contemporaneo, Padre e maestro di una immensa famiglia di figli e figlie spirituali.

«Dì al Papa che io do con immensa gioia la vita per lui»: così mandò a dire P Pio al Papa Pio XII per mezzo del prof. Enrico Medi. E anche nell'ultima lettera della sua vita, scritta al Papa Paolo VI, Padre Pio rinnovava la sua generosa offerta della vita per il Papa e per la Chiesa.

Alla scuola di questi esempi dei Santi di ieri e di oggi, anche noi dobbiamo impa­rare ad amare il Papa, amare il Vicario di Cristo, amare Colui che ci «pasce» nei pascoli dell'unica Chiesa, per condurci al Regno dei cieli.


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