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SEMPLICE IMMAGINE

Quando le mie energie fisiche erano in efficienza, davo la scalata all'Etna, il più grande vulcano d'Europa. Più di una vol­ta, quando le condizioni del vulcano era­no propizie e sempre con cautela, mi azzardai a scendere dentro l'immenso cra­tere. C'era tanto da vedere, particolarmen­te al centro, ov'è il condotto lavico.

Una volta, ritornato sul cratere, non vidi più la base interna, già così ampia, proporzionata ai tre chilometri di circon­ferenza. Per le continue eruzioni interne si era formato un grande monte dentro il cratere, sino al livello dell'orlo dello stes­so cratere.

Il fuoco lavico, a contatto con l'aria, si era raffreddato e poi pietrificato.

Oggi chi va sul cratere non vi vede più dentro il grande monte. Tutta quella mole è ripiombata nelle viscere della ter­ra; ne era uscita fuoco e ritornò ad essere fuoco.

Terribile ed indescrivibile è questo vulcano quando è in grande attività. Al suo fuoco nessuna potenza umana può resistere. A vedersi si esclama sponta­neamente: È proprio un inferno!

Ma cos'è il fuoco di un vulcano pa­ragonato a quello dell'inferno? ... È sem­plice immaginare.

Interrogato Lucifero su questa diffe­renza, rispose: Il fuoco della terra è ma­teriale (cioè consuma solo il corpo); quello dell'inferno è fuoco di potenza divina (cioè atto a tormentare lo spirito senza consu­marlo). In tal modo il tormento del fuoco si perpetua in eterno.

Uomini e donne, che vivete nelle mol­lezze della vita terrena, non dimenticate che vi aspetta il fuoco eterno!

LA MALEDIZIONE

La maledizione del padre cade sui figli.

Si riscontrano, qua e là nel mondo, de­gli esseri infelici; non possono trovare pa­ce, non riescono nelle imprese ed ovunque si mettono si trovano male.

Se s'interroga qualcuno di questi mi­seri, la risposta potrebbe essere: Mio pa­dre mi ha maledetto!

La maledizione del padre, quando è gravemente provocata, cade sui figli, ren­dendoli infelici.

Se tali tristi effetti produce la male­dizione di un uomo, sebbene padre, sopra un altro uomo, cosa non produrrà la ma­ledizione di un Dio sdegnato sopra un'ani­ma, creata per amarlo e che invece l'ha rinnegato, o bestemmiato o vilipeso calpe­stando la sua legge? ... La maledizione di Dio peserà eternamente sui dannati.

Quando per bocca dell'ossesso Satana si manifestò per quello che era, esclamai: - Che Dio ti maledica, o Satana! - Ed egli, con accento particolare, ri­spose: Ma io sono già maledetto! -

Quando gli proposi cosa sarebbe stato disposto a fare per annullare la sua male­dizione, esclamò: Ipotesi inutile! La mia maledizione (o condanna) è eterna! -

« Lasciate ogni speranza, o voi che entrate! » - così scrive Dante nella Can­tica dell'inferno.

PENSIERO OPPRIMENTE

Visitavo un tempo le Case Penali e m'intrattenevo a colloquio con i detenuti. Quasi sempre domandavo: I suoi anni di condanna? - Quindici; però il più è fatto; me ne restano cinque.

Ad un altro: E lei? - Condannato per ventiquattro anni. -

Ad un terzo: E lei? - Devo farne trent'anni; però ho usufruito di due anni di amnistia. -

Un detenuto, dagli occhi commossi, mi disse: Il più sventurato sono io! ... Non posso contare gli anni. Sono un erga­stolano, un condannato a vita! ...

Se il pensiero di restare in carcere per tutta la vita schiaccia un uomo, come do­vrà opprimere il dannato questo pensiero: Starò in questo luogo dei tormenti per sempre, per tutta l'eternità, sempre ma­ledetto dal mio Creatore! ...

AL CONFESSIONALE

Ci sono ancora due frasi di Satana da commentare.

- Che lavoro compi con quelli che si confessano?

- Dopo averli spinti al peccato, li accompagno sino al confessionale; li tento affinché dicano bugie al Confessore. -

Se taluno cade in peccato mortale, di­viene subito preda di Satana.

Come il pescatore, captato un grosso pesce nella rete, fa ogni sforzo per non lasciarselo sfuggire, così fa Satana con l'anima peccatrice. Non essendogli per­messo violentare la sua volontà, lavora con arte finissima per rovinarla in eterno. Le dice nella mente:

- Hai peccato! Ma cosa ti è capi­tato di male? ... Nulla! ... Sei in vita e puoi godere ... Ti preoccupi di Dio?... Ma tu credi che Egli esista? ... Se fosse vero, ti avrebbe già punita ... Non allar­marti! ... Distraiti godendo! -

Infatti l'anima peccatrice cerca distra­zioni per non sentire il pungolo del ri­morso.

Intanto le cadute si ripetono e così passano i mesi e forse gli anni. Povera anima!

Ma sarà qualche opera buona compiuta, o da lei o da altri per lei; sarà un atto della Divina Misericordia, conse­guenza di qualche predica o pia lettura; sarà una forte scossa per scampato peri­colo; sarà quello che sarà ... l'anima pec­catrice si risolve e dice come il Figliuol Prodigo: Mi alzerò ed andrò dal padre mio! 'Gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di Te! -

Appena l'anima è disposta a presen­tarsi al Sacerdote per avere la Sacramen­tale Assoluzione, ecco Satana, pronto a riprendere il suo lavoro: L'accompagnerò sino al confessionale e la tenterò aflìnchè dica bugie al Confessore! -­

Dio, Padre di misericordia, è pronto a perdonare qualunque peccato, purchè ci sia il pentimento delle colpe e la sin­cerità dell'accusa.

All'anima peccatrice, inginocchiata ai piedi del Ministro di Dio, Satana sugge­risce nella mente: Confessa pure i tuoi peccati, ma non confessare quello! Che vergogna per te se manifestassi tutto!... E poi, diminuisci il numero delle colpe! ...

Non dire la grave circostanza di quel pec­cataccio!... Il Prete perderebbe la tua stima!...

Dice San Giovanni Bosco, apostolo del confessionale, che il demonio lavora assai in coloro che si confessano e quindi occorre attenzione alle insidie sataniche. Lucifero ha anche affermato: Però i buoni non mi danno ascolto. -

L'ULTIMA BATTAGLIA

Mesi or sono, il 16 dicembre 1967, andai a far visita ad una signora per pre­sentarle i miei auguri. Quel giorno ella compiva cento anni.

La signora non teneva il letto. L'os­servai attentamente. Teneva gli occhiali, l'udito era buono, parlava con serenità; il suo aspetto era di persona sana, dal volto colorito e con poche rughe.

Quel giorno doveva andare a pranzo fuori di casa, invitata dai figli, per essere rallegrata dalla corona dei nipoti e pro­nipoti.

- Signora, le dissi, auguri per il se­condo secolo! Oggi comincia a contare il primo anno. Mi compiaccio di vederla in buone condizioni! -

Mi rispose: Ringrazio Dio della vita che mi dà! Dio mi ha dato nove figli; otto sono in vita; sono tutti buoni. Mi ha dato anche il marito buono. Ho passato i miei anni nella pace. -

Una donna che comincia il secondo secolo! ... Potrà vivere ancora e non sappiamo per quanti anni, ma l'ora della morte suonerà anche per lei.

Quando giunge l'ultima ora, o son pas­sati venti, o cinquanta o cento anni, poco importa; la vita pare sempre breve, quan­do la si guarda alla fine.

Ciò che importa è l'ultima ora, dalla quale dipende l'eternità.

Quando due generali sono in guerra diuturna e non si sa chi ne uscirà vinci­tore, si suole dire: Sarà vincitore chi vin­cerà l'ultima battaglia.­

Nel mondo ci sono due regni: quello di Dio e quello di Satana.

Gesù Cristo lavora in ogni anima ed anche Lucifero lavora.

Quando si sta per chiudere la vita terrena, l'opera diabolica entra in azione e talvolta in modo formidabile.

Diceva Lucifero nell'esorcismo: Ai moribondi, sino all'ultimo dò l'assalto, nella speranza di vincere. -

La Santa Chiesa, sapendo ciò, prescri­ve che il Sacerdote che assiste i moribondi asperga con l'Acqua benedetta la casa, il letto ed il sofferente e preghi molto. Si narra che un'anima, ammessa alle confidenze di Gesù, pensando alla sua ul­tima ora, chiese: Signore, temo che il de­monio sul letto di morte abbia ad assa­lirmi fortemente. - Gesù le rispose: Non temere! In quell'ora vicino a te ci sarò io e ci sarà anche la Madre mia.-

Com'è sapiente e provvidenziale la se­conda parte dell'Ave Maria, ove si dice: Prega per noi ... nell'ora della nostra morte!

Questa invocazione si dica con devo­zione particolare per noi, per le persone care e per i moribondi di ogni giorno, i quali a centinaia di migliaia quotidiana­mente passano all'eternità.

IL PARADISO

Quando si parla di guerra, si fa cenno anche della pace, come dopo essersi par­lato di castighi, si parla anche dei premi.

Fin qui si è parlato dell'inferno; con­viene ora fare un codicillo sul Paradiso, riflettendo su questa dolce verità rivelata da Dio.

Dio è infinito ed è grande in tutte le sue opere.

Grande è il castigo riservato agli ope­ratori d'iniquità e grande, anzi grandis­simo, il premio riservato a chi opera il bene.

Tutti i piaceri terreni, tutto ciò che di grande, di bello e di prezioso possa trovarsi sulla terra, il tutto messo assieme è piccolissima cosa davanti ai gaudi eterni, meno ancora di una goccia d'acqua davan­ti alle acque di tutti gli oceani. I gaudi eterni sono di ordine soprannaturale e quindi non paragonabili a quelli naturali. Lucifero è disperato perchè ha perduto per sempre questi gaudi e vuole che li perdano anche gli altri.

Furono sapienti i Martiri ed i Santi e sono sapienti coloro che vivono in gra­zia di Dio, imponendosi i dovuti sacrifici, pur di conseguire la felicità eterna.

COOPERAZIONE

Dio, Giustizia e Bontà infinita, non lascia senza ricompensa neppure il minimo atto buono, come sarebbe il dare un bic­chiere di acqua ad un assetato.

Grande ricompensa è anche riservata a chi coopera alla salvezza eterna fosse pure di un'anima sola.

Ero entrato in un tabacchino per ac­quisto di francobolli. La padrona aveva avuta una fortuna e me ne diede notizia.

Tra gli avventori aveva collocato un blocchetto di biglietti per una Lotteria Nazionale. All'estrazione venne fuori uno di questi biglietti. Per disposizione parti­colare alla diffonditrice fu dato un milione.

Minima era stata la cooperazione alla ricchezza di chi aveva vinto alla lotteria; ma sebbene minima, fu ricompensata.

Chi coopera alla salvezza eterna di al­tre anime, acquista tesori per il Paradiso. Il guadagno non è il milione caduco che l'uomo dà ad altro uomo, ma un aumento stragrande di felicità eterna.

CONCLUSIONE

FRUTTI


Il primo frutto sia questa conclusione individuale: Vivere sempre in grazia di Dio.

Attenzione alle lotte che il demonio giornalmente ingaggia contro di noi. Avere maggiore interesse dell'anima nostra, perchè l'affare principale di que­sta vita è la nostra salvezza eterna.

Più preghiera e maggiore frequenza ai Sacramenti.

Apprezzare la pratica della meditazio­ne quotidiana ed amare le sacre letture. Non lasciarsi trascinare dall'attrattiva delle cose di questo mondo, le quali sono passeggere.

Sapere andare contro la corrente mo­derna, la quale porta all'indifferenza re­ligiosa.


Essere grati a Dio, che ci ha data la Fede; lavorare ogni giorno per renderla operosa.

L'anima giusta vive di Fede.

Il secondo frutto dello scritto sia: Lavorare per salvare le anime, impe­dendo che vadano all'inferno.

È dovere di ogni battezzato il coope­rare alla salvezza dei traviati. Oggi più che mai questo dovere è impellente, per­ché le anime corrono alla rovina con in­coscienza terrificante.

I Santi, al pensiero della eterna dan­nazione dei peccatori, moltiplicavano le loro fatiche per salvarne più che fosse possibile.

Tra i Santi è da ricordare Don Bosco, giustamente denominato « pescatore di anime ». Quanto disse e fece per l'altrui salvezza eterna!

Pensava sempre alle anime, anche nei suoi misteriosi « sogni ». Conosciutane una bisognosa, non se la faceva scappare.

Un giorno d'inverno era caduta la ne­ve e Don Bosco era per via. Un operaio, passandogli vicino, scivolò e stava per bat­tere a terra.

Il Santo lo sostenne. L'operaio, rico­noscente, disse: Se non fosse stato per lei, sarei caduto a terra! -

Don Bosco colse l'occasione per dirgli una buona parola: Oh, potessi aiutarla perché non abbia a cadere nell'inferno! -

L'operaio riflettè e rispose: Ho pro­prio bisogno del Sacerdote! E’ tanto che sto lontano da Dio! Verrò presto a tro­varla per confessarmi. -

Don Bosco dopo qualche tempo rice­vette la visita dell'operaio e così potè met­terlo in carreggiata.

INTERESSAMENTO

Da Carmagnola ritornavo in macchina a Torino. Passai vicino alla « FIAT ». Quante macchine nuove, luccicanti sotto i raggi del sole, stavano sotto il mio sguardo!

Mi balenò in mente un pensiero: Le auto per ora sono qui; fra non molto sa­ranno in circolazione. Quanti forse incon­treranno la morte per mezzo di queste macchine! -

Il mio pensiero trova la ripercussione nei fatti. Ogni giorno avvengono infortu­nii automobilistici, con morti e feriti.

Pochi giorni addietro, da che stendo questa pagina, un uomo era in macchina da solo; ebbe un momento di smarrimen­to mentale, dovuto alla pressione del san­gue, e andò a battere contro un muro. Rimase fuori di se e sanguinante sulla macchina frantumata.

Da lì a poco passò un'altra macchina con due viaggiatori, i quali portarono il ferito al prossimo ospedale.

Due giorni. dopo, trovandomi io in quell'ospedale per impegni sacerdotali, vi­sitai l'infortunato. L'infelice faceva pena; era proprio ridotto in tristi condizioni. Si faceva di tutto per salvarlo.

La faccia era ricoperta di leucoplasto; teneva la boccheruola per l'ossigeno; alla vena di un braccio era applicato il tubetto della fleboclisi per l'alimentazione indi­retta.

Forse si sarà riusciti a salvare una vita. Se, avvenuto l'infortunio, quell'uomo fosse rimasto solo lungo la via, si sarebbe dissanguato e sarebbe morto presto. In­vece con le dovute cure, con i rimedi mo­derni della terapia e con un po' di tempo, un uomo già all'orlo della tomba, può ri­prendere le sue attività.

Per gli estremamente bisognosi è in­dispensabile l'interessamento altrui; senza di ciò ne consegue la morte.

Portando il caso nel campo spirituale, quelli che vivono in peccato mortale sono in peggiore condizione degli infortunati corporali; sono votati alla morte eterna, cioè all'inferno.

Hanno bisogno di ossigeno e di ali­mentazione spirituale. Occorrono anime pietose che supplichino la Divina Miseri­cordia.

Se per un corpo bisognoso si fa cento, per un'anima peccatrice deve farsi mille. Nella Sacra Scrittura e precisamente nel Libro Quarto dei Re si legge:

Ad una donna Sunamite era morto l'unico figlio. Avendo molta fiducia nel Profeta Eliseo, andò a trovarlo al monte Carmelo e lo supplicò di andare a casa sua. Il Profeta l'accontentò.

Il morto era un fanciullo e stava an­cora sul letto. Eliseo si distese sopra di lui, gli pose sulla bocca la sua bocca, sugli occhi i suoi occhi, sulle mani le sue mani; stette curvo sopra il morto.

La carne del fanciullo divenne calda e si aprì la bocca e pure gli occhi. Il morto ritornò in vita.

Il Profeta disse alla madre: Prendi il tuo figlio! -

La donna si gettò ai piedi dell'uomo di Dio, commossa e riconoscente.

Un Profeta, un uomo di Dio, con la preghiera potè far tornare la vita ad un morto.

Dio, onnipotente e misericordioso, pregato con fede e perseveranza dai buo­ni, può ridare la vita della grazia ai tra­viati per liberarli dalla dannazione eterna.

Dice Gesù: Io sono la risurrezione e la vità! [SM=g27998]