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24. Ma il Signore che cosa insegna alla donna, adesso che il marito di questa comincia ad essere presente? Gli dice la donna: Signore, vedo che sei un profeta. I nostri padri hanno adorato su questo monte e voi dite che il luogo dove si deve adorare è a Gerusalemme. Le dice Gesù: Credi a me, o donna ... (Gv 4, 19-21). La Chiesa verrà, come è stato detto nel Cantico dei Cantici, verrà, e proseguirà il suo cammino, prendendo le mosse dalla fede (Ct 4, 8 sec. LXX). Verrà, per andare oltre, e non potrà andare oltre, se non cominciando dalla fede. E la donna, presente ormai il marito, merita di sentirsi dire: Donna, credi a me. E' presente ormai in te colui che è in grado di credere, perché è presente tuo marito. Hai cominciato ad essere presente con l'intelletto, quando mi hai chiamato profeta. Donna, credi a me, perché se non crederete, non potrete capire (Is 7, 9 sec. LXX). Dunque, ... donna, credi a me, è giunto il tempo in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate quel che non conoscete, noialtri adoriamo quel che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene il tempo ... Quando verrà? ed è adesso. Quale tempo? quello in cui i genuini adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; lo adoreranno, non su questo monte, non nel tempio, ma in spirito e verità. Il Padre, infatti, tali vuole i suoi adoratori. Perché il Padre cerca chi lo adori, non sul monte, non nel tempio, ma in spirito e verità? Perché Dio è spirito. Se Dio fosse corpo, sarebbe stato necessario adorarlo sul monte, perché il monte è corporeo; sarebbe stato necessario adorarlo nel tempio, perché il tempio è materiale. Invece, Dio è spirito, e i suoi adoratori devono adorarlo in spirito e verità (Gv 4, 21-24).

[Offri te stesso a Dio come tempio.]

25. E' chiaro ciò che abbiamo sentito. Eravamo usciti fuori, e siamo stati riportati dentro. Oh se potessi trovare, dicevi, un monte alto e solitario! credo, infatti, che Dio sta in alto, e potrà più facilmente ascoltarmi se lo pregherò su un monte. E tu pensi davvero di essere più vicino a Dio perché stai su un monte, e che più presto ti potrà esaudire, quasi tu lo invocassi da vicino? Certo, Dio abita in alto; ma guarda le umili creature (Sal 137, 6). Il Signore è vicino; ma a chi? forse a quelli che stanno in alto? No: Il Signore è vicino a quelli che hanno il cuore contrito (Sal 33, 19). Cosa mirabile! Egli abita in alto, e si avvicina agli umili: riguarda all'umile, e da lontano conosce il superbo. Vede i superbi da lontano, e tanto meno si avvicina a loro quanto più essi si ritengono alti. E tu cercavi un monte? Discendi, se vuoi raggiungere Dio. Ma se vuoi ascendere, ascendi; solo non cercare un monte. C'è un salmo che parla di ascensioni nel cuore, nella valle del pianto (Sal 83, 6-7). La valle è in basso. Cerca di raccoglierti dentro di te. E se vuoi trovare un luogo alto, un luogo santo, offriti a Dio come tempio nel tuo intimo. Santo, infatti, è il tempio di Dio, che siete voi (1 Cor 3, 17). Vuoi pregare nel tempio? prega dentro di te; ma cerca prima di essere tempio di Dio, affinché egli possa esaudire chi prega nel suo tempio.

26. Viene l'ora, ed è adesso, in cui i genuini adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità. Noialtri adoriamo quel che conosciamo, voi adorate quel che non conoscete; perché la salvezza viene dai Giudei. I Giudei sono certamente dei privilegiati; ma questo non significa che i Samaritani siano dei reprobi. Considera quelli come il muro al quale ne è stato aggiunto un altro, affinché, pacificati nella pietra angolare che è Cristo, fossero uniti insieme. Il primo, sono i Giudei; l'altro, i Gentili. Erano lontani l'uno dall'altro, questi muri, fino a quando non furono riuniti nella pietra angolare. Gli stranieri, certo, erano ospiti, ed erano estranei all'alleanza di Dio (cf. Ef 2, 12-22). E' in questo senso che Gesù dice: Noialtri adoriamo quel che conosciamo. Lo dice riferendosi ai Giudei come popolo; non lo dice riferendosi a tutti i Giudei, ai Giudei reprobi; lo dice riferendosi al popolo dei Giudei di cui facevano parte gli Apostoli, i Profeti, e tutti quei santi che vendettero i loro beni e ne deposero il ricavato ai piedi degli Apostoli (cf. At 4, 34-35). Iddio, infatti, non ha rigettato il suo popolo, da lui stesso eletto in anticipo (cf. Rm 11, 2).

27. Al sentir questo, la donna interviene. Già aveva riconosciuto il Signore come profeta; ma le dichiarazioni del suo interlocutore sono più che di un profeta. E notate cosa risponde. Gli dice la donna: So che il Messia, che si chiama Cristo, deve venire; quando verrà lui ci annunzierà tutte queste cose (Gv 4, 25). Quali cose? Adesso i Giudei si battono ancora per il tempio e noi per il monte; quando il Messia verrà, ripudierà il monte e distruggerà il tempio, e c'insegnerà davvero ad adorare in spirito e verità. Ella sapeva dunque chi poteva ammaestrarla, ma ancora non si rendeva conto che il maestro era già lì con lei. Però, ormai era degna che egli le si rivelasse. Messia vuol dire unto; unto in greco è Cristo, e in ebraico Messia; e nella lingua punica, "Messe" significa "ungi". Queste tre lingue, l'ebraico il punico e il siriano, hanno tra loro molte affinità.

28. Dunque la donna gli dice: So che il Messia, che si chiama Cristo, deve venire; quando verrà lui ci annunzierà tutte queste cose. Le dice Gesù: Sono io, io che ti parlo. La samaritana ha chiamato il marito, il marito è diventato capo della donna, Cristo è diventato capo dell'uomo (cf. 1 Cor 11, 3). Ormai la fede ha ristabilito l'ordine nella donna, e la guida verso una vita degna. A questa dichiarazione: Sono io, io che ti parlo, che altro poteva aggiungere questa donna alla quale Cristo Signore aveva voluto manifestarsi dicendole: Credi a me?

29. Nel frattempo, sopraggiunsero i suoi discepoli e furono sorpresi che egli parlasse con una donna. Si meravigliarono che egli cercasse una che era perduta, lui che era venuto a cercare ciò che era perduto. Si meravigliarono di una cosa buona, non pensarono male. Nessuno, però, disse: Che cerchi? o: Perché parli con lei? (Gv 4, 27).

30. La donna, dunque, lasciò la sua anfora. Dopo aver udito: Sono io, io che ti parlo e dopo aver accolto nel cuore Cristo Signore, che altro avrebbe potuto fare se non abbandonare l'anfora e correre ad annunziare la buona novella? Gettò via la cupidigia e corse ad annunziare la verità. Imparino quanti vogliono annunciare il Vangelo: gettino la loro idria nel pozzo. Ricordate quello che vi ho detto prima a proposito dell'idria? Era un recipiente per attingere l'acqua; in greco si chiama vsg_gr_07perché in greco acqua si dice idor come se noi dicessimo: acquaio. La donna, dunque, gettò via l'idria che ormai non le serviva più, anzi era diventata un peso: era avida ormai di dissetarsi solo di quell'acqua. Liberatasi del peso ingombrante, per annunziare il Cristo corse in città a dire alla gente: Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto! Con discrezione, per non provocare ira e indignazione, e magari persecuzione. Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto; non sarà lui il Messia? La gente uscì, allora, dalla città e si dirigeva verso di lui (Gv 4, 28-30).

31. Frattanto, i discepoli lo pregavano dicendo: Rabbi, mangia. Infatti erano andati ad acquistare provviste, ed erano tornati. Ma egli disse loro: Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete. I discepoli, allora, si domandarono: Che non gli abbia qualcuno portato da mangiare? C'è da meravigliarsi se quella donna non aveva ancora capito il significato dell'acqua, dal momento che i discepoli non capiscono ancora il significato del cibo? Il Signore, che aveva visto i loro pensieri, come maestro li istruisce, e non con circonlocuzioni, come aveva fatto con la donna che ancora doveva chiamare suo marito, ma apertamente: Il mio cibo - disse - è fare la volontà di colui che mi ha mandato (Gv 4, 31-34). Anche nei confronti di quella donna, la sua bevanda era fare la volontà di colui che lo aveva mandato. Per questo le aveva detto: Ho sete, dammi da bere, con l'intenzione di suscitare in lei la fede e bere quella fede e poterla così assimilare al suo corpo: al suo corpo che è la Chiesa. Questo è dunque, egli disse, il mio cibo: fare la volontà di colui che mi ha mandato.

32. Non dite voi: Quattro mesi ancora e poi viene la mietitura? Era tutto infervorato della sua opera, e pensava già a mandare gli operai. Voi calcolate quattro mesi per la mietitura, e io vi mostro un'altra messe già biancheggiante e pronta per la mietitura. Ebbene, io vi dico: levate gli occhi e contemplate i campi: già biancheggiano per la mietitura. Quindi, egli si preparava a inviare i mietitori. In questo caso si avvera il proverbio: "Altro è il seminatore e altro è il mietitore", affinché gioiscano insieme il seminatore e il mietitore. Io vi ho mandato a mietere quello per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nel frutto del loro lavoro (Gv 4, 35-38). Che significa? Ha inviato i mietitori e non i seminatori? Dove ha inviato i mietitori? Nel campo dove altri già avevano lavorato. Infatti, dove già si era lavorato, si era di certo seminato; e ciò che era stato seminato, era ormai maturo e aspettava solo la falce e la trebbiatrice. Dove bisognava inviare i mietitori, dunque? Dove in precedenza i profeti avevano predicato: essi infatti erano i seminatori. Se non fossero stati loro i seminatori, come avrebbe potuto giungere a quella donna la notizia: So che deve venire il Messia? Già questa donna era un frutto maturo, e le messi erano biancheggianti e attendevano la falce. Dunque, io vi ho mandati: Dove? A mietere ciò che voi non avete seminato; altri hanno seminato, e voi siete subentrati nel frutto del loro lavoro. Chi erano quelli che avevano lavorato? Erano Abramo, Isacco e Giacobbe. Leggete il racconto delle loro fatiche: in tutte le loro fatiche c'è una profezia del Cristo; per questo furono dei seminatori.
E Mosè e gli altri Patriarchi e tutti i Profeti, quanto dovettero soffrire seminando col freddo!
Ora, in Giudea la messe era matura. E un segno sicuro che la messe era matura fu che tante migliaia di uomini portarono il ricavato dei loro beni venduti e lo deposero ai piedi degli Apostoli (At 4, 35), liberandosi dai pesi del mondo, e si misero a seguire Cristo Signore. Prova davvero convincente che la messe era matura! E cosa ne seguì? Di quella messe furono gettati pochi grani e con essi fu seminata tutta la terra, e va sorgendo un'altra messe che sarà mietuta alla fine del mondo. Di questa messe è detto: Quelli che seminano fra le lacrime, mieteranno nel gaudio (Sal 125, 5). Per questa messe saranno inviati come mietitori, non gli Apostoli ma gli angeli: I mietitori - dice il Vangelo - sono gli angeli (Mt 13, 39). Questa messe cresce fra la zizzania, e attende la fine dei tempi per esserne separata. Ma quell'altra messe, cui per primi i discepoli furono inviati, cui i profeti avevano lavorato, era già matura. E tuttavia, o fratelli, notate cosa è stato detto: Gioiscano insieme il seminatore e il mietitore. Distinta nel tempo è stata la loro fatica, ma la medesima gioia li unisce, in attesa di ricevere insieme, come ricompensa, la vita eterna.

[L'amicizia veicolo del Vangelo.]

33. Molti samaritani di quella città credettero in lui per ciò che aveva detto la donna, la quale attestava: Mi ha detto tutto ciò che ho fatto. Quando, dunque i samaritani andarono a lui, lo pregavano di restare con loro; ed egli rimase là due giorni. E molti di più credettero per la sua parola, e alla donna dicevano: Non è più per quanto hai detto tu che noi crediamo; noi stessi lo abbiamo ascoltato e sappiamo che questi è veramente il Salvatore del mondo (Gv 4, 39-42). Soffermiamoci un momento su questo particolare, dato che il brano è terminato. Dapprima fu la donna a portare l'annuncio, e i Samaritani credettero alla testimonianza della donna e pregarono il Signore di restare con loro. Il Signore si trattenne due giorni, e molti di più credettero; e dopo aver creduto dicevano alla donna: Non è più per quanto hai detto tu che noi crediamo; noi stessi lo abbiamo ascoltato e sappiamo che questi è veramente il Salvatore del mondo. Cioè, prima credettero in lui per ciò che avevano sentito dire, poi per ciò che avevano visto con i loro occhi.
E' quanto succede ancor oggi a quelli che sono fuori della Chiesa, e non sono ancora cristiani: dapprima Cristo viene loro annunciato per mezzo degli amici cristiani; come fu annunziato per mezzo di quella donna, che era figura della Chiesa; vengono a Cristo, credono per mezzo di questo annunzio; egli rimane con loro due giorni, cioè dà loro i due precetti della carità; e allora, molto più fermamente e più numerosi credono in lui come vero salvatore del mondo.”

Questo c’è lo spiega S. Agostino, che fu dotato di una acutezza mentale e una conoscenza fuori dal comune, questo studio potrà essere risultato pesante da leggere, ma la fatica di averlo fatto viene alleviata dal gusto, dal profumo della Parola di Dio, che ci svela significati difficili da scorgere a chi legge superficialmente. Difficilmente la grande maggioranza dei fratelli separati arrivano a scorgere tali profondi significati da soli, credendo di essere guidati dallo Spirito Santo. Per capire bene è meglio chiamare il nostro “marito” cioè il nostro intelletto, questo è un dono di Dio che ci ha voluti  intelligenti, differenti dalle bestie, e gli esseri intelligenti dovrebbero verificare, confronta, approfondire, non fermarsi in superficie, non fidarsi ciecamente di certi pastori che errano e storpiano il significato della Parola di Dio. La Chiesa ci guida tramite il nostro intelletto, ci conduce alla verità. Tutto ciò che crediamo per fiducia negli altri (più preparati), o per sentito dire, o per tradizione familiare, davanti alle prime difficoltà barcolla e cade, ma tutto quello che apprendiamo usando l’intelletto rimane fermo, ferreo, incrollabile.

Chi usa seriamente il proprio intelletto, affidandosi a Cristo diventa incrollabile.

Ma chi crede di affidarsi a Cristo, e non usa il proprio intelletto per discernere crolla davanti alle prime difficoltà, davanti ai colpi lanciati dagli erranti, che ergendosi a maestri biblici affascinano gli impreparati. E’ triste vedere come diversi cattolici abbandonano la vera Chiesa, la vera dottrina cristiana, senza nemmeno conoscerla, dando credito ai falsi maestri, che magari anche loro in buona fede predicano dottrine sbagliate, perché sono stati abituati a credere in quello che predicano.

 

L’AUTORITA’ INTERPRETATIVA

Purtroppo nella storia della Chiesa ci sono stati sempre dei gruppi eretici di diverse denominazioni e dottrine che (chi più chi meno) hanno dato interpretazioni diverse alla Bibbia, e ancor oggi si assiste ad una confusione totale nella giungla delle interpretazioni protestanti, i macro gruppi protestanti si differenziano sia tra di loro sia con i microgruppi che si formano nel loro interno. Così  ad esempio i pentecostali non si possono identificare in un macrogruppo unito e compatto avente la stessa unica dottrina, perchè nel loro interno esistono molteplici gruppi che non sono per niente uniti tra loro, alcuni si differenziano in maniera rilevante nell’ambito dottrinale, come ad esempio i pentecostali antitrinitari, oppure le Chiese dei segni, ecc..

Ne consegue (se ancora non fosse chiaro) che la Bibbia non può essere interpretata alla lettera, né tanto meno da chiunque si senta in grado di farlo a modo suo, Cristo aveva previsto che ci sarebbero stati dei falsi profeti e dottori, cioè della gente che interpreta malamente le Sacre Scritture, è per questo che istituì un collegio apostolico conferendogli autorità sull’insegnamento e sulla interpretazione, questi apostoli naturalmente si prendevano cura della Chiesa e ne sceglievano i successori in maniera molto oculata, i vescovi come Timoteo, Filemone, Tito, ecc., erano stati incaricati dagli apostoli affinché vigilassero sulla Chiesa e sulle Scritture, in questo modo avveniva la successione apostolica, e solo la Chiesa ha l’autorità di interpretare le Sacre Scritture.

Essa Chiesa non è un organo indefinito e non identificabile in nessuna confessione cristiana, lasciando quindi al libero arbitrio dei dotti, dei filosofi o dei fanatici l’interpretazione della Bibbia, UNA sola Chiesa fu creata da Cristo e a quella sola Chiesa devono riferirsi tutti i cristiani, se non ci fosse stata un’autorità ecclesiastica ben definita la Bibbia sarebbe presto caduta nelle mani degli eretici che ne avrebbero alterato il significato, e non è ammissibile che ognuno interpreti la Bibbia privatamente e per conto proprio, perché le molteplici dottrine protestanti danno un chiaro esempio di come si possano travisare le Scritture facendogli dire tutto quello che bramano fargli dire.

C’è molta confusione in campo protestante su chi debba e possa interpretare la Bibbia, ogni singolo fedele indubbiamente può capire la Bibbia da se stesso, ma deve sempre confrontarsi con la versione che dà la Chiesa cattolica romana, dovrebbe approfondire tutti i significati biblici, altrimenti se non capisce correttamente, ma nel suo interiore, per mille motivi diversi, si illude di capire correttamente, e si mette a insegnare ad altri quello che lui “capisce”, si viene a creare un nuovo gruppo che fa capo al fedele più studioso, che insegna una dottrina errata senza confrontarla e uniformarla a quella della Chiesa cattolica romana, che è la sola ed unica Chiesa a possedere l’autorità conferitale da Cristo Gesù. Il fedele protestante che legge queste righe, naturalmente storce il naso, perché pensa di essere nella verità e che queste mie righe sono pura eresia, egli si sente facente parte di una chiesa che è nella “verità”, ma quale è questa verità? Se il fedele protestante si cominciasse a chiedere in maniera sincera, seria, e soprattutto serena (non influenzata da altri fratelli o pastori) come mai tutti i protestanti affermano e garantiscono sopra il proprio onore di essere veramente ispirati e guidati dallo Spirito Santo, nonostante oggi esiste un varietà molto ampia di dottrine protestanti che si differiscono tra loro dal lieve al pesante, capirebbe meglio. Come può lo Spirito Santo suggerire cose diverse a ognuno di loro?
Se si deve battezzare nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo come mai tra i pentecostali ad esempio c’è chi battezza solo nel nome di Gesù?

E’ forse lo Spirito Santo a suggerirlo? Chi tra i pentecostali non crede alla Trinità, ma insegna solo tre modalità con cui si manifesta Dio Padre, a seconda delle necessità dicono che si manifesta come Figlio e come Spirito Santo, costoro da quale spirito sono guidati?

Fratelli è indubbio che quando il credente legge la Bibbia la può capire da se stesso, ci sono infatti versetti semplici da capire, ve ne sono però altri che sono più difficili, lo stesso Pietro ci avverte che tra le lettere di Paolo vi sono versetti difficili da comprendere, e che molti interpretano malamente, ecco perché il fedele deve rifarsi alla interpretazione della Chiesa, e la Chiesa di Cristo è UNA, l’autorità ecclesiastica risiede in una sola Chiesa, la Bibbia non è stata dettata da Dio, ma suggerita, l’agiografo quando scriveva era in possesso delle sue facoltà mentali, del suo modo di scrivere, della sua cultura, e le usava secondo la sua volontà, ecco perché è importante il senso di uno scritto, “l’insegnamento primario”, le singole parole venivano scelte dall’agiografo a seconda della sua cultura e del suo stile letterale, ma quello che è importante è il significato di un determinato insegnamento, non le singole parole, altrimenti si finirebbe per prendere come esempio comportamentale cristiano gli inganni di Labano suocero di Giacobbe (Gen 29,22-25), dello stesso Giacobbe nei confronti di Esaù e del vecchio padre (Gen 27,1-40), o lo stesso Giacobbe ingannato dai suoi figli (Gen 37,31-34), oppure delle figlie di Lot che ebbero tramite l’inganno rapporti sessuali con il proprio padre (Gen 19,31-38), e vari altri episodi dai quali apprendiamo vari inganni che venivano fatti da alcuni personaggi biblici a danno di altri. Ecco perché bisogna saper interpretare bene le Sacre Scritture riconoscendone i vari stili letterari e cogliendone il vero senso, senza dare troppo peso alle singole parole che potrebbero sviare alcuni poco preparati, ecco perché in caso di dubbi, e vi assicuro che qualsiasi persona che inizia a leggere la Bibbia senza che qualcuno lo abbia istruito, incontrerà facilmente delle difficoltà a comprendere correttamente alcuni passi più delicati e complessi, bisogna rivolgersi alla Chiesa. Qualsiasi persona sensata fa dei confronti, studi, ricerche, verifiche,  affinché si persuada di essere veramente nella giusta via, non illudendosi di esserlo  solo perché lo sente in cuor suo o perché glielo fa credere qualche predicatore.