00 06/09/2009 11:34

Luca, che indubbiamente era molto, molto, più ispirato e guidato di molti pastori odierni, non inizia a scrivere fidandosi delle sue convinzioni interiori, ma consapevole del grande compito e della enorme responsabilità che avrebbe avuto nello scrivere il suo Vangelo, consulta molti testi e fa ricerche accurate prima di scrivere, quindi si capisce che Dio non gli ha letteralmente dettato il suo Vangelo, e neppure gli ha dettato gli Atti degli apostoli, come neppure nessun altro libro contenuto nella Bibbia. Indubbiamente Luca fu molto più umile dei tanti pastori protestanti che si ergono a maestri e dottori biblici basandosi solo sulla loro presunta guida divina.

Infatti “ispirato” non significa dettato, significa che il proposito di Dio è in esso contenuto, ma le singole parole e frasi non vengono dettate una per una da Dio, il nocciolo e il significato della Bibbia, quello è, che rimane importante, è utile per gli uomini e per la loro salvezza, ma come abbiamo detto ogni agiografo scrive secondo la sua cultura e i suoi mezzi storici, quindi la Bibbia va letta e studiata con la cognizione storica e culturale di quei tempi, bisogna calarsi nella mentalità di quell’epoca, nel loro modo di scrivere e di parlare. Il messaggio di Dio vale per tutti i tempi, ma è stato scritto in un preciso momento storico, da uomini vissuti in quei tempi, con la loro cultura e i loro problemi, come ad esempio l’idolatria diffusa, l’adorazione di molti déi.

Perché Luca non dice di aver scritto il suo Vangelo avendo solamente pregato e chiesto la guida dello Spirito Santo?

Perché inizia il suo Vangelo sottolineando che prima di scriverlo fece delle ricerche e verifiche?

Luca era forse meno ispirato e guidato di molti pastori protestanti che tanto enfatizzano la loro presunta guida divina nelle loro interpretazioni bibliche?

Perché allora molti pastori protestanti sconsigliano in vari modi più o meno dolci, ai propri fedeli di fare verifiche, ricerche e confronti con i libri dei Padri e dei dottori della Chiesa?

Non sarà forse perché vogliono nascondere le prove delle loro interpretazioni scorrette?

Ho notato in più occasioni come molti fedeli protestanti considerano “tempo perso” l’andare a verificare gli scritti patristici, dando solo importanza alla Bibbia, e convincendosi che siano loro stessi a capirla correttamente, in maniera autonoma, sotto la guida dello Spirito Santo, non mi riesco però a spiegare come mai in ogni comunità protestante vengano regolarmente svolti studi biblici.

Ma questa se questa benedetta Bibbia è così facile da capire per ogni singolo fedele, a che servono questi studi biblici?

A che servono le scuole domenicali e i vari attestati assegnati dopo la frequentazione di corsi biblici?  Non vi sembra una contraddizione?

Praticamente con questo modo di convincere i loro fedeli, molti pastori tengono in pugno (in un pugno dolce e apparentemente bello) i loro fedeli, che si fidano ciecamente dei loro insegnamenti, arrivando a sputare sopra (ignorandoli, e mostrando indifferenza) gli insegnamenti dei Padri della Chiesa, che rappresentano le vere autorità e i veri dottori della Chiesa di Cristo.

La Bibbia indubbiamente è l’unico libro ispirato, e quindi il più importante, il più autorevole, ma come si fa a capire se lo si interpreta correttamente?

Confrontando le proprie personali interpretazioni con quelle della Chiesa.

E quale è la vera Chiesa?

L’unica Chiesa che può dimostrare la discendenza apostolica è la Chiesa cattolica romana, i Padri della Chiesa erano dottori, vescovi e membri della Chiesa cattolica romana. Anche questo verrà dimostrato nel capitolo apposito.

 

LA PROIBIZIONE DELLE IMMAGINI

A Pompei che fu sepolta intorno all’anno 70 d.c. davanti ad un inginocchiatoio posto dentro una casa, furono rinvenute immagini sacre raffiguranti Gesù, questo prova che non è stata la Chiesa cattolica moderna a diffondere e inventare le immagini sacre. La Chiesa cattolica ammonisce  continuamente i fedeli affinché non adorino statue o santi, e che quando si riceve una grazia, la si riceve dal Signore e non dal santo, ma questi insegnamenti li troviamo anche messi nero su bianco nella dottrina cattolica.

Prima della venuta di Cristo non si conosceva Dio, Egli non si era mai manifestato come persona, ma sotto forma di fuoco ardente, e con la nube dello Spirito Santo che lo avvolgeva, quindi l’uomo del Vecchio Testamento non sapeva che forma avesse Dio. All’uomo del Vecchio Testamento non era concesso di vedere Dio.

Ma quando il Verbo si è fatto carne, l’uomo ha potuto vedere la sua forma, gli uomini vedevano Gesù, e se lo vedevano potevano pure raffigurarlo con dipinti e sculture, ammesse da Dio, allo stesso modo di come Dio ammetteva (anzi ordinava) l’uso dei cherubini all’interno del tempio, delle stele raffiguranti le dodici tribù d’Israele, le teste di leone sul trono di Salomone ecc., tutto queste perché chi ne faceva uso non tradiva Dio, ma onorava il popolo di Dio, i santi di Dio e quindi Dio stesso.

Nel Nuovo Testamento non si trova mai scritto un comando di Gesù che vieti di usare le immagini di Lui o dei santi, questo perché finalmente Dio con la sua infinita misericordia ha scelto di manifestarsi in forma umana. Il Dio invisibile si è reso visibile, personificando il suo infinito amore per l’uomo e, dato che si è reso visibile permette anche di essere raffigurato nel Figlio, quindi Gesù può essere raffigurato in quanto si è reso visibile come perfetto uomo. Tutto ciò che è reso visibile si può raffigurare. Tuttavia anche gli angeli si possono raffigurare, Dio stesso come abbiamo visto ne ordinò la loro raffigurazione dentro il tempio.

Se io raffiguro un’aquila che vola nel cielo, lo posso fare, Dio nel suo comandamento intendeva vietare l’idolatria che era diffusa in quei tempi, gli uomini erano abituati ad adorare animali, oppure astri del cielo, o figure frutto della fantasia umana, ma li consideravano dèi, e questi dèi non erano certo santi che conducono a Dio, ma diventavano nemici di Dio, non erano suoi servi.

Se si dovesse prendere alla lettera il comandamento di Dio non si dovrebbero tenere quadri appesi in casa, perché in essi vi sono rappresentate figure di cose che esistono nel cielo, nella terra e alcune volte sotto terra o nel mare.

Un quadro che raffigura un cavallo, sicuramente descrive con l’immagine ciò che esiste quaggiù in terra, perché indubbiamente il cavallo fa parte delle cose che esistono sulla terra, quindi dovrebbe essere vietato raffigurarlo.

Come mai anche i fratelli separati hanno quadri raffiguranti paesaggi ed elementi vari della natura, appesi nelle pareti delle loro case?

Farebbero bene a studiare e riflettere sulla Parola di Dio, più di quanto gli fanno fare i propri pastori, lasciando stare i dettami di questi ultimi e ragionando con la loro testa. Ogni volta che uso una frase simile con un fratello protestante, questi si sente punto nell’orgoglio, “io non sono guidato dal pastore, so ragionare con la mia testa, e capisco da solo quello che leggo.”

Appunto, il problema è dove lo legge, come lo legge. Se lo legge, come accade, con gli occhi del pastore, capisce quello che vuole quest’ultimo. Un chiaro esempio di condizionamento mentale è il fatto che se prendiamo un pentecostale modalista, un mormone, e un cattolico, ciascuno attribuirà ad alcuni versetti chiave, significati diversi. Per cui prima di offendersi ognuno di noi dovrebbe avere la serenità di capire che se non si studia e ci si confronta in maniera seria, ognuno rimane nelle proprie posizioni, a motivo dei solo pregiudizi contro l’altro, e in definitiva si diventa megafoni di ciò che gli altri ci suggeriscono. Molti si scoraggiano ad affrontare lunghi studi e ricerche, per cui ognuno si tiene la propria “verità”, peccando di palese arroganza, ogni qual volta si confronta con qualcuno che la pensa diversamente, accusandolo di eresia. Ne conosco parecchi di pentecostali fin troppo sicuri di essere nella verità, che si permettono di accusarmi di eresia, e di avere quindi problemi spirituali, solo perché ho tentato di dimostrargli la verità biblica. Ma costoro non accettano spiegazioni da un cattolico, ecco dove sta il loro peccato di orgoglio. Peccano pure giudicandomi “perso” condannato all’inferno, essendo fedele alla dottrina della mia Chiesa e quindi a Cristo. Per loro le due cose non possono coesistere, o sono fedele a Cristo, o alla Chiesa cattolica romana. Se sono fedele a Cristo la dovrei pensare come loro, diversamente sono un “infedele”.

Dicevo, il Dio invisibile si è reso visibile quindi può essere raffigurato e Lui stesso lo permette, altrimenti sarebbe rimasto invisibile come nel Vecchio Testamento, e soprattutto non avrebbe mai ordinato la raffigurazione di cherubini, stele e figure varie, perché Dio non sbaglia mai.

Se io tengo una statua di Gesù dentro la mia casa, siamo sicuri che è idolatria?

Ma se la statua rappresenta il mio e nostro Gesù Cristo, come si permettono i fratelli separati di dire che è idolatria?

Idolatria significa adorare déi o persone che non sono sicuramente Dio Uno e Trino; ma se io adoro l’unico vero Dio e tengo in casa una statua o un quadro che mi ricorda la figura del mio Gesù quale tradimento sto commettendo?

O forse i fratelli separati considerano Gesù un altro Dio?

Quindi si potrebbe pensare che chi adora Gesù adora una altro Dio, diverso da Dio Padre (come dicono i tdG).

Eppure anche loro (la maggioranza degli evangelici o evangelicali) ammettono e credono che Gesù è Dio come il Padre e della stessa sostanza del Padre, ma allora perché accusano di idolatria anche chi tiene in casa raffigurazioni di Gesù?

Per i santi vale la stessa cosa, essi sono realmente esistiti, quindi perfettamente raffigurabili, come ricordo della loro figura, perché loro non sono dèi stranieri, ma i santi di Dio.

I santi sono servi di Dio, e Dio non vuole che si distruggano le loro immagini, perché non sono immagini di dèi stranieri, ma immagini dei santi di Dio.

Come ci dimostra Deuteronomio 12:2-4:

“Distruggerete completamente tutti i luoghi, dove le nazioni che state per scacciare servono i loro dèi: sugli alti monti, sui colli e sotto ogni albero verde. Demolirete i loro altari, spezzerete le loro stele, taglierete i loro pali sacri, brucerete nel fuoco le statue dei loro dèi e cancellerete  il loro nome da quei luoghi.

Non  così  farete  rispetto al  Signore vostro  Dio, ma lo cercherete nella sua dimora, nel luogo che il Signore vostro Dio avrà scelto fra tutte le vostre tribù, (il tempio con l’Arca i cherubini ecc.,ndr) per stabilirvi il suo nome: là andrete.”

Abbiamo visto, e ripetiamo che Dio parla di distruggere le statue degli dèi stranieri, e dice di conservare le immagini dei suoi servi, e i cherubini che si trovavano dentro il tempio erano immagini di servi di Dio, e gli animali raffigurati non venivano considerati dèi, proprio perché ordinati da Dio stesso.

Io posso testimoniare davanti a chiunque, tenendo presente che Dio mio giudice legge nel mio cuore, che la Chiesa cattolica non mi ha mai insegnato ad adorare i santi, mai nessun prete mi ha fatto un insegnamento simile, e quando facevo notare questo al pastore pentecostale, egli mi diceva che io ero un caso raro, e che la maggior parte dei cattolici adora i santi, perché la dottrina cattolica insegna a fare questo, ho verificato (e invito chiunque a verificare) che la dottrina cattolica in nessun capitolo insegna ad adorare i santi, quindi come devo considerare il pastore che mi diceva

(o tentava di insegnarmi) tali calunnie?

 

CHI FA I SANTI?

Nella dottrina cattolica non c’è scritto di adorare i santi, il papa non fa i santi!

Quest’ultimo è un altro luogo comune molto usato per calunniare la Chiesa cattolica, dicono che il papa non può fare i santi, e quindi è Satana che si serve del papa per ingannare gli uomini.

Ciechi, come potete dire che il papa fa i santi, e che noi cattolici crediamo che li fa il papa, quanto tutti (dico tutti) sappiamo che la santità proviene solo da Dio. Il papa si limita solo a riconoscere a nome della Chiesa la effettiva santità di quei servi di Cristo, ma costoro sono stati santi (e lo sono ancora) perché Dio li ha guidati con il suo Spirito, perché Dio è l’unica sorgente di santità.

I santi li fa e li plasma Dio, che con la sua infinita misericordia dona agli uomini la grazia di essere santi, di dimostrarlo nella vita terrena prendendosi cura dei fratelli bisognosi, e se questi campioni di fede vengono poi riconosciuti dal magistero della Chiesa e quindi dal papa, come persone sante da cui prendere esempio, è assolutamente giusto, è giusto far conoscere i meriti di tale persone affinché servano da incoraggiamento per noi bisognosi, per andare avanti per la via della salvezza.

Quando i santi vengono dichiarati beati dal papa, non significa che quest’ultimo da il via libera alla loro adorazione, i santi vanno rispettati (venerati) onorati, e siccome i santi non muoiono mai, ma vivono in eterno, si può chiedere la loro intercessione (le loro preghiere) alla stessa maniera di quando erano su questa terra, alla stessa maniera di quando i discepoli intercedevano per la liberazione di Pietro, alla stessa maniera di quando un pentecostale chiede al pastore di pregare per lui, ecc..

 

PROSTRAZIONI

 

L’inginocchiarsi davanti alle statue dei santi, è considerato dai protestanti un prova dell’adorazione che i cattolici riservano ad essi. Ma vediamo se è veramente così:

 

esempio:

 

Gen 27,29Ti servano i popoli

      e si prostrino davanti a te le genti.

      Sii il signore dei tuoi fratelli

      e si prostrino davanti a te i figli di tua madre.

 

Anche qui non bisogna interpretare alla lettera ciò che sta dicendo Isacco a Giacobbe, altrimenti si potrebbe pensare che Isacco stia augurando a Giacobbe di essere adorato dagli uomini, infatti se colleghiamo questo episodio con Pietro che impedisce a Cornelio di prostrarsi in adorazione davanti a lui, oppure con Apocalisse l’angelo ferma Giovanni che si stava prostrando in adorazione davanti a lui ne dobbiamo dedurre che Isacco stava bestemmiando.

Invece riflettendo si capisce che Isacco non bestemmiava, ma augurava che gli uomini si prostrassero davanti a Giacobbe in segno di rispetto, e non di adorazione, lo stesso vale per i fedeli che si inginocchiano davanti al papa, non lo fanno per adorarlo, ma solo in segno di rispetto.

Chi si inginocchiava davanti a divinità straniere si rendeva schiavo di esse, ma l’adorare un divinità straniera non era strettamente connesso con l’uso delle immagini, ma piuttosto al tradire l’unico Dio, il Dio vivente, per adorare dèi non viventi frutto delle mani umane.

 

 

LA MEDIAZIONE

Nell’idolatria vi è una bipolarità di servitù… Quando l’uomo abbandona il servizio di Dio, si fa schiavo di degradanti realtà materiali, che sono, in definitiva, gli idoli. Quanti idoli esistono ancora?

Le immagini (sculture idolatriche) in Occidente sono del tutto scomparse, ma gli idoli no. Colui che si dice credente in un Dio unico e Sommo, oggi può essere schiavo di vari idoli, meno percettibili ma non per questo meno pericolosi. Ne faccio un piccolo elenco: denaro, sesso, benessere materiale, moda e convenzioni sociali sconvenienti, ossia poco cristiane, il lusso sfrenato, il culto esagerato per il proprio corpo e per se stessi, la tecnica e la scienza quando pretendono di sostituirsi a Dio, il seguire il capo di una setta che al posto dell’autorità di Cristo pone quella di un uomo, generalmente ribelle “alla Verità tutta intera”, alla quale, come sappiamo, lo Spirito Santo guida la Chiesa di Gesù.

Nell’Antico Testamento si riscontra qualche cosa di fermamente costante: la trascendenza di Dio, infinitamente elevato sopra l’uomo e sopra tutte le realtà cosmiche, ma anche la Sua condiscendenza, per cui Dio non è lontano dall’uomo e dalla sua storia. Anzi Dio è sempre vicino all’uomo. Dio e i patriarchi operano senza alcun intermediario. Tuttavia la figura misteriosa di Melchisedec che come sacerdote dell’Altissimo benedisse Abramo (cf Gen 14,18) la scala di Giacobbe popolata di Angeli che salivano e scendevano dal cielo alla terra (cf Gen 28,12…) preludevano ad un abbozzo del sistema di mediazione che vigerà nella economia della salvezza.

Tali protagonisti (ossia Melchisedec, Angeli…) esercitano la mediazione di intercessori. Teniamo presente che la mediazione e l’intercessione si completano. Così Abramo tenta di ottenere da Dio il perdono di Sodoma e intercede per la salute di Abimelek di Gerar (cf Gen 18,22-32; 20,17). Ugualmente Giuseppe è motivo di salvezza per i suoi fratelli e per la famiglia di Putifarre (Gen 39,3).

Con l’elezione, il popolo di Israele ha bisogno di una maggiore quantità di mediatori che lo rappresentino davanti a Dio. Dopo che l’esilio babilonese aveva provocato la sgretolazione di tutte le istituzioni comunitarie, il giudice e sacerdote Eli poté dire angosciato: “Se l’uomo peccherà contro Jahvè, chi intercederà per lui? (1 Sam 2,25).

Il primo e più grande mediatore dell’A.T. è Mosè. Le diverse fonti e tradizioni ci hanno trasmesso la complessa e difficile missione mediatrice di Mosè: le mani alzate nella preghiera mentre Giosuè combatteva contro Amalek (cf Es 17,11…).

Dopo Mosè, i Giudici e i Re, i sacerdoti ed i profeti furono mediatori e intercessori a favore del popolo.

La mediazione-intercessione sacerdotale fu soprattutto ascendente (dal popolo a Dio), mentre quella dei profeti (bocca di Dio) fu principalmente discendente, come apportatrice di rivelazione.

Fino ad un’epoca molto tardiva, non vi sono allusioni agli Angeli mediatori.

Il termine mediatore-mediazione nel N.T. neppure abbonda. Lo troviamo varie volte sia come mediazione sia come intercessione. Ecco alcuni esempi:

Il primo mediatore necessario, unico è Gesù, il quale dalla Croce prega il Padre per i suoi crocifissori (Lc 23,34), e rimette i peccati (Mc 2,5).

In Lc 7,2-10 viene raccontato l’episodio del centurione che manda a Gesù alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire a casa sua per salvare un suo servo ammalato. “Costoro giunti da Gesù lo pregavano con insistenza: “Egli merita che Tu gli faccia questa grazia, dicevano, perché ama il nostro popolo…” “Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande…” “ E gli inviati quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito”. Qui vediamo l’intervento degli anziani presso Gesù. E’ facile comprendere che la mediazione unica, necessaria di Gesù, non esclude una mediazione secondaria, subordinata all’unica mediazione di Cristo dal quale e per il quale ci viene tutto.

Molti fratelli separati che negano fermamente l’intercessione dei santi, etichettando come idolatri coloro che si rivolgono ai santi e li pregano di intercedere, dovrebbero riflettere sui versetti di

Lc 7,2-10, se fosse come dicono, che bisogno c’era che gli anziani andassero a pregare Gesù per conto del centurione?

Ponendo questa domanda a qualche fratello pentecostale egli risponde subito che la mediazione tra “vivi” è ammessa ma quella tra vivi e “morti” è proibita.

Fratelli, ma noi cristiani crediamo o non crediamo nell’immortalità dell’anima?

E allora come si può parlare di intercessione tra vivi e morti?

I santi morti nella carne continuano a far parte della Chiesa di Cristo, quindi continuano a pregare per i fratelli bisognosi allo stesso modo di come facevano quando erano nella carne.

Questo molti fratelli separati si rifiutano di capirlo! Molti di loro considerano la morte come uno stato di interdizione temporanea a tutte le attività cristiane; considerano i santi morti come in uno stato di sonnolenza, di inattività, di attesa. I santi morti nella carne non sono addormentati, (solo i loro corpi carnali lo sono) l’anima non si addormenta, gli spiriti dei santi continuano a pregare il Signore per i fratelli bisognosi. (“Io non sono il Dio dei morti, ma dei vivi”).

Il metodo di ragionamento di molti protestanti non è immediato, ma articolato e progressivo.