00 06/09/2009 11:24

Le solennità dei martiri hanno lo scopo di alimentare il fervore nei fedeli. La risposta di S. Fruttuoso.

 

“2. Sono nella beatitudine i santi dei quali celebriamo, a loro memoria, il giorno del martirio: in cambio della vita mortale hanno ricevuto la gloria eterna, l'immortalità senza fine; con queste celebrazioni ci hanno lasciato un incoraggiamento. Quando ascoltiamo quale è stato il loro contegno nei tormenti, ci rallegriamo e rendiamo gloria a Dio in loro, né ci turba il fatto che sono morti. In realtà, se non fossero morti per Cristo, forse che sarebbero vivi ancor oggi? Per quale ragione un'aperta testimonianza dovrebbe evitare le conseguenze che avrebbe avuto un'infermità? Avete ascoltato gli interrogatori dei persecutori, avete ascoltato le risposte dei confessori durante la lettura della passione dei santi. Fra le altre, quali le parole del beato Fruttuoso vescovo? Ad un tale che gli si raccomandava perché lo ricordasse e pregasse per lui, rispose: "È necessario che io preghi per la Chiesa cattolica, diffusa dall'Oriente all'Occidente". Infatti, chi è che prega per le singole persone? Eppure chi prega per tutti non trascura nessuno dei singoli. Colui che effonde la sua preghiera per tutto il corpo non trascura nessuna delle sue membra. Che vi sembra dunque abbia voluto far capire a quel tale che gli si raccomandava di pregare per lui? Che pensate? Senza dubbio lo comprendete. Ve lo ripresento alla mente.

Quello gli raccomandava di pregare per lui. "Ed io - rispose - prego per la Chiesa cattolica diffusa da Oriente ad Occidente". Tu, se vuoi che io preghi per te, non abbandonare quella Chiesa per la quale io prego.

La risposta di Eulogio diacono. Ai martiri l'onore, a Dio l'adorazione.”

 

Il culto dei defunti presso i pagani.

“ 3. Come parlò a sua volta il santo diacono che subì il martirio e ricevette il premio insieme al suo vescovo? Gli disse il giudice: "Tu adori forse Fruttuoso?", e quello: "Io non adoro Fruttuoso, ma è Dio che adoro, quel Dio che adora anche Fruttuoso". In tal modo ci ha insegnato a venerare i martiri e, insieme ai martiri, a riservare l'adorazione a Dio. Infatti non dobbiamo essere quali sono i pagani di cui abbiamo compassione. E in realtà hanno il culto dei defunti. Proprio tutti quelli che sentite nominare, ed ai quali hanno costruito templi, sono stati uomini; per lo più si imposero nelle vicende umane e quasi tutti ebbero un potere regale. Sentite parlare di Giove, sentite di Ercole, sentite di Nettuno, sentite di Plutone, di Mercurio, Libero...: sono stati uomini. Tali nomi compaiono nelle narrazioni dei poeti, ma hanno pure risalto nella storia dei popoli. Coloro che hanno letto ne sono venuti a conoscenza, quanti poi hanno fatto a meno di leggere, credano a quelli che hanno letto. Tali uomini, dunque, per via di particolari concessioni temporali volsero a loro favore le umane vicende e, da uomini insignificanti e infatuati delle vanità, cominciarono a ricevere un certo culto fino ad essere chiamati dèi e considerati tali; come dèi avessero dei templi, come dèi avessero suppliche, come dèi avessero altari, come dèi avessero determinati sacerdoti, come dèi ricevessero sacrifici.

All'unico e vero Dio è dovuto tempio e sacrificio.

4. Solo il vero Dio, invece, deve avere un tempio, solo al vero Dio è dovuta l'offerta del sacrificio. Ebbene, tutto ciò che è dovuto di diritto e propriamente all'unico vero Dio, dei poveri illusi lo dedicavano a molti falsi dèi.”

 

Ma davvero molti protestanti credono che noi cattolici consideriamo i santi, i campioni di Cristo, dèi, che gli fanno concorrenza?

E’ interessante conoscere in merito l’opinione della Chiesa ortodossa, leggiamo:

La questione del valore delle icone nella vita cristiana:
 

Com'è che le icone sono di beneficio al vostro cammino con Dio? Potrei procedere parlando della teologia dell'Incarnazione e di come l'apparizione di Cristo nella carne santifichi tutta la materia. Potrei raccontare di come certe parti del giudaismo nell'era del Nuovo Testamento usassero le icone, e come l'uso cristiano possa essere considerato un proseguimento della pratica ebraica della Chiesa, molto simile all'uso dei Salmi nel culto pubblico e nelle ore di preghiera (Atti 3:1), continuato fino a oggi nella Chiesa ortodossa e nei monasteri cattolici romani, e reintrodotto nel protestantesimo al Taizé, in Francia. Potrei parlare dell'importanza dell'obbedienza alla Chiesa. Tuttavia, temo che questi punti non vi impressionerebbero molto, cosicché userò un approccio differente. Le icone ci rimandano alla "grande nube di testimoni" che ci circonda. Vedere le icone ci ricorda vite cristiane eroiche e ci stimola a emularle. Per esempio, io possiedo icone dei due grandi santi missionari, i Santi Innocenzo d'Alaska e Nicola del Giappone. Questi uomini diedero tutto di se stessi al Vangelo, soffrendo molte privazioni, benché in modi differenti. le loro tecniche missionarie sono studiate ancor oggi anche dai missiologi protestanti. Vedere le loro icone dovrebbe ricordarmi (e talora mi ricorda) dell'importanza dell'opera missionaria e di dare tutto di se stessi al Regno. Ho un'icona dell'Apostolo Sila, il compagno dei viaggi di San Paolo. È il patrono del Ministero Ortodosso delle Prigioni e delle Strade, e nell'icona indossa catene di ferro. La sua icona mi ricorda di pregare per i prigionieri. Ho un'icona di San Serafino di Sarov, donatami al convento che ho visitato a San Francisco. Mi ricorda il convento. Mi ricorda pure il detto di San Serafino: "Acquisisci lo Spirito Santo, e migliaia intorno a te acquisiranno la salvezza." Potrei espandere questi esempi all'infinito. In breve, le icone fanno la stessa cosa delle Feste della Chiesa (il Natale, la Pasqua, l'Epifania che celebra il battesimo di Cristo): ci richiamano le parti importanti della storia della salvezza, una storia che continua fino a oggi. Ci ricordano che altri hanno fatto cose meravigliose per Dio, e ci incoraggiano a farle a nostra volta, sapendo da questi esempi che ne abbiamo la possibilità, se vorremo sforzarci a tal fine con l'aiuto di Dio, ma solo se siamo disposti a dare in cambio non meno di tutto. In più, le icone servono alla funzione di ritratti di famiglia. Così come ho i ritratti della mia famiglia a casa mia, e i miei genitori hanno i quadri dei loro antenati, così le icone sono i ritratti dei nostri progenitori spirituali. Le custodiamo perché amiamo e rispettiamo e abbiamo un grande debito nei confronti di coloro che ci hanno aiutato a giungere alla fede, anche se molto indirettamente, convertendo qualcuno che ha convertito qualcun altro... che ha convertito (o aiutato a rafforzare nella fede o accrescere nella propria convinzione) qualcuno che ci è stato di beneficio spirituale. Siamo tutti una famiglia, sia in cielo che in terra. I membri di una famiglia amano avere i ritratti degli altri membri della famiglia, perché vogliono loro bene. La conoscenza del mio debito mi rende molto interessato a San Bonifacio, missionario in Frisia, da dove proviene mia madre. Egli fu martirizzato là. Pertanto, ho comprato libri che parlavano di lui. I miei genitori hanno trovato del materiale che parlava di lui a Dokkum (dove fu martirizzato) mentre visitavano i Paesi Bassi. Ho nei suoi confronti un grande debito, perché fu la figura di punta della conversione dei miei antenati. Anche se non ho ancora acquistato una sua icona (la sto cercando), ho trovato alcune belle litografie nei libri che ho comprato. Vorrei acquistare un'icona, ma non ne ho ancora trovata una. Potrei commissionarne una, così come qualcuno potrebbe commissionare un ritratto di un distinto antenato, poiché si tratta del mio antenato spirituale. Tuttavia, le icone non sono solo i simboli del nostro amore. Non si limitano a richiamarci la "grande nube di testimoni", ma ci aiutano a sperimentarla. La grande nube di testimoni è là sia che ne siamo consapevoli o no. La sua presenza ci è di beneficio sia che lo comprendiamo o no, poiché la Chiesa militante e la Chiesa trionfante sono una Chiesa sola, e le preghiere in cielo ci aiutano. Tuttavia, la nostra consapevolezza della "grande nube di testimoni" ci aiuta in altri modi. Ci dà coraggio, poiché ci sono intorno a noi coloro che ci amano e che vogliono ciò che è meglio per noi. Scoraggia il vizio, poiché un ricordo che siamo circondati da coloro che ci amano ci fa desiderare di evitare di fare cose che potrebbero deluderli. Sperimentare la presenza dei santi ci richiama la presenza di Dio: una cosa che dovremmo sempre avere in mente, ma che frequentemente dimentichiamo.
Il testo originale inglese appare sul sito della Chiesa Ortodossa di San Nicola

L’INCENSO GRADITO A DIO

Dato che siamo in argomento “idolatria” è utile menzionare l’incenso, infatti è risaputo che tale

aroma profumato viene considerato da moltissimi pentecostali come un profumo usato dagli idolatri. Dicono che Dio ha proibito l’uso di incenso, perché esso veniva offerto dai pagani a divinità straniere, il che è parzialmente vero, perché nel libro di Malachia leggiamo che Dio gradisce l’incenso, ma gradisce ancora di più il sacrificio perfetto di Gesù Cristo. Resta pur vero il fatto che non conta l’incenso in se stesso, ma contano le intenzioni di chi lo offre. Se io offro incenso a Dio, all’unico Dio, Eterno e Padre di Gesù, non credo di commettere peccato.

Ma la tanto ostentata sicurezza biblico-interpretativa di molti pentecostali è veramente sinonimo di reale preparazione biblica, oppure è solo una bolla di sapone?

Siamo proprio sicuri che la Bibbia proibisca l’incenso?

Dialogando con un fratello pentecostale in un forum di un sito Internet, questi mi faceva notare come nel N.T. non ci sia traccia di incenso. Ciò scaturiva dal fatto che io gli portai alcuni versetti dai quali si evinceva che l’incenso era gradito a Dio.

Mi disse che gli era gradito solo nel V.T., ma che nel Nuovo non troviamo più traccia di incenso.

Rimasi un po’ perplesso,  gli dissi però che Dio non poteva sbagliar comportamento come noi uomini, e quindi se l’incenso era ammesso nel Vecchio significava che non era elemento idolatrico.

Una sorella mi fece notare che non è affatto vero che nel Nuovo Testamento non c’è traccia di incenso, ma lo troviamo fin dalla nascita di Gesù infatti i Re Magi, offrirono tra l’altro, proprio incenso a Gesù, e che quest’ultimo quando fu portato al tempio dopo 40 giorni, lì proprio in quel luogo gli ebrei usavano accendere incenso in onore di Dio. Quando Gesù all’età di 12 anni rimase ad insegnare nel tempio di Salomone, non ci risulta che ordinò o rimproverò a qualcuno circa l’incenso che era lì perennemente acceso. Quando Gesù, da adulto cacciò i mercanti dal tempio, non ci risulta che spense anche gli incensieri.

E’ bastato solo ripassare mentalmente alcuni episodi biblici neotestamentari, per accorgermi di come nel N.T. l’incenso fosse presente, e non fosse affatto considerato idolatrico.

 

Anche in Lc 1,8-13 “Mentre Zaccaria officiava davanti al Signore nel turno della sua classe, 9secondo l’usanza del servizio sacerdotale, gli toccò in sorte di entrare nel tempio per fare l’offerta dell’incenso. 10Tutta l’assemblea del popolo pregava fuori nell’ora dell’incenso. 11Allora gli apparve un angelo del Signore, ritto alla destra dell’altare dell’incenso. 12Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore. 13Ma l’angelo gli disse: «Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, che chiamerai Giovanni.”

 

Non mi sembra che l’angelo rimproverò Zaccaria che stava offrendo incenso a Dio, anzi gli portò una lieta notizia.