00 06/09/2009 11:31

“Come vedete cari fratelli c’è parecchia differenza tra le prostrazioni in senso di rispetto e le prostrazioni in senso di adorazione, le prime sono ammesse da Dio, e nella Bibbia ne troviamo parecchi esempi, quando invece si tratta di adorazione viene sempre specificato “…per adorarlo..”

i fratelli separati creano molta confusione tra prostrazione in adorazione e prostrazione in segno rispetto. Ci accusano di idolatria solo perché alcuni di noi si inchinano di fronte alle statue di santi in segno di rispetto. Praticamente si ergono a nostri giudici, credendo di leggere nel nostro cuore, accusandoci di adorare i santi, quando invece noi li rispettiamo, li veneriamo come campioni di fede, come esempi da imitare. Certo non ho paraocchi che mi impediscano di vedere alcuni eccessi che affliggono taluni santuri, dove si vedono persone strisciare sulla ginocchia, verso la statua di un santo, o veder fare gesti toppo enfatizzati in onore di qualche santo. In questi casi sarebbe compito del parroco spiegare e istruire meglio codesti fedeli. Ma, per questo, non posso dire che la Chiesa cattolica insegni l’idolatria, sul catechismo cattolico non se ne trova traccia. E anche vero che troppi cattolici lo sono solo a livello anagrafico, ma non per questo si può fare di tutta l’erba un fascio, oppure puntare il dito contro tutta la Chiesa cattolica romana. Il Signore Gesù Cristo ha sempre preferito lasciar crescere la zizzania in mezzo al frumento buono, per non correre il rischio di sradicare tutto. La Chiesa cattolica romana è piena di difetti, riscontrabili in alcuno suoi vescovi e sacerdoti, ma preferisco crescere assieme a questa zizzania piuttosto che vivere nell’eresia anticattolica.

E’ difficile far capire ai protestanti che i nostri inchini non esprimono adorazione ma rispetto.

Se parlando personalmente con diversi fratelli pentecostali, comincio a portare le prove bibliche di prostrazioni fatte da personaggi biblici in segno di rispetto, mi dicono: ‘va bene, ammettiamo che tu non adori i santi, ma tutti gli altri cattolici cosa fanno?’ praticamente sfuggono sempre davanti a un dialogo che li porta ad ammettere che le prostrazioni in segno di rispetto sono bibliche. Si ergono a giudici di tutti coloro che rispettano i santi. Più volte ho suggerito di chiedere porta a porta ai cattolici se considerano i santi come dèi, ma mi hanno risposto che nessun cattolico risponderebbe di adorare i santi; perché si ergono a nostri giudici? Eppure i giudici interrogano gli accusati, espongono loro i capi di accusa, e li fanno parlare a loro discolpa, i giudici ascoltano gli accusati prima di condannarli, molti protestanti invece condannano senza ascoltare nessuno. La prova di adorazione idolatra sarebbe dentro i cuori degli idolatri, ma voi non potete leggere i cuori, quindi come fate a condannare o etichettare ‘idolatri’ noi cattolici? I cattolici sono forse dei mentitori quando dicono di non adorare i santi? Come fate a provare che sono (o siamo) mentitori?

Eppure se io insisto nel dire che io non adoro i santi, molti fratelli separati sembrerebbero credermi, ma mi rendo conto che al prossimo incontro mi ripeteranno di nuovo le stesse cose, e le stesse accuse. Quindi da un lato dicono di non giudicarci, dall’altro (in pratica) lo fanno, e non vogliono sentire ragioni ne prove bibliche varie. Vengono talmente abituati a considerarci idolatri (dai loro pastori) che si possono paragonare ad uno stereo con l’autoreverse, ripetono sempre le stesse cose e poi ricominciano da capo.

Satana fa di tutto per separare noi cristiani, e tenta in tutti i modi di separarci dai santi campioni di fede, che con le loro preghiere possono aiutarci nel combatterlo. I molti protestanti che si ergono a nostri giudici non peccano forse di presunzione e orgoglio?”

Ritornando alle prostrazioni in senso di adorazione, nei versi di Atti e Apocalisse, leggiamo: (Atti) “Cornelio andandogli incontro si gettò ai suoi piedi per adorarlo”, (Apocalisse) “Allora mi prostrai ai suoi piedi per adorarlo”, “mi prostrai in adorazione ai piedi dell’ange­lo”. Quindi lo stesso Luca (autore degli Atti) scrive che Cornelio si gettò ai suoi piedi per “adorarlo”, non scrive semplicemente: “si gettò ai suoi piedi”, no! Aggiunge la parola: “per adorarlo”, e noi sappiamo che “adorare” significa: “venerare Dio o un dio”, cioè: “riconoscere ‘Dio’ o ‘un dio’”. Per cui, Cornelio credette di trovarsi davanti un dio o Dio, ecco perché Pietro lo fece rialzare, e lo dimostra da ciò che subito dopo gli disse: “Alzati: anch’io sono un uomo!”, come per dire, ed è chiarissimo, “guardati che io non sono Dio o un dio ma un uomo”, lo dice chiaro: “sono un uomo”, altrimenti avrebbe detto solamente: “Alzati”; e Luca non avrebbe scritto: “per adorarlo”.

Tanto è vero che lo stesso Luca negli Atti 16:29 per la stessa identica azione di prostra­zione ha scritto: “si precipitò dentro e tremando si gettò ai piedi di Paolo e Sila”, non ha aggiunto la parola “adorare”, e non leggiamo che Paolo e Sila lo fanno alzare, perché?

Perché il carceriere in loro non riconosceva Dio o degli déi, ma un uomo di Dio, quindi non li adorò, ma semplicemente li venerò o li onorò, tanto è vero che subito dopo il carceriere disse: “Signori, cosa devo fare per essere salvato?” e Paolo cosa rispose?: “Credi nel Signore Gesù e sarai salvato tu e la tua famiglia”, non non aggiunse: “Non ti devi più prostrare davanti a noi”.

Per Apocalisse 19:10 e 22:8-9 lo stesso discorso di Atti, infatti Giovanni scrive: “Allora mi prostrai ai suoi piedi per adorarlo”, “Udite e vedute che le ebbi, mi prostrai in adorazione ai piedi dell’angelo…”,  quindi Giovanni riconosce di aver pensato che quell’angelo era Dio, altrimenti non avrebbe scritto: “adorarlo” e “adorazione” che significa, come già detto, “riconoscere Dio” infatti l’angelo disse: “Non farlo! Io sono un servo come te...”, “Guardati dal farlo! Io sono un servo di Dio come te...”.

Infatti ci sono altri casi identici come Genesi 19:1 e Tobia 12:15-16 ecc., dove si è notato che gli angeli che hanno ricevuto la prostrazione, non hanno rimproverato nessuno e hanno accettato la prostrazione.

Quindi ripeto per l’ennesima volta, che la prostrazione fatta a Dio o agli dèi o a chi si riconosce un dio o superiore a Dio è ADORARE, mentre negli altri casi è solo un atto di venerazione o di onore con segno di grande rispetto e ossequio che non ha niente a che fare con l’adorazione.

E a tal proposito ti voglio far vedere di altri due casi, per confermare tutto ciò che ho detto riguardo a Paolo e di cui Luca stesso ci informa tramite gli Atti 14:8-18:

 

C’era a Listra un uomo paralizzato alle gambe, storpio sin dalla nascita, che non aveva mai camminato. Egli ascoltava il discorso di Paolo e questi, fissandolo con lo sguardo e notando che aveva fede di esser risanato, disse a gran voce: “Alzati in piedi!”. Egli fece un balzo e si mise

a  camminare.

La gente allora, al vedere ciò che Paolo aveva fatto, esclamò in dialetto licaonio e disse: “Gli dèi sono scesi tra noi in figura umana!”. E chiamavano Bàrnaba Zeus e Paolo Hermes, perché era lui il più eloquente.

Intanto il sacerdote di Zeus, il cui tempio era all’ingresso della città, recando alle porte tori e corone, voleva offrire un sacrificio insieme alla folla. Sentendo ciò, gli apostoli Bàrnaba e Paolo si strapparono le vesti e si precipitarono tra la folla, gridando: “Cittadini, perché fate questo?

Anche  noi  siamo  essere  umani,  mortali  come voi, e vi predichiamo di convertirvi da queste vanità al Dio vivente che ha fatto il cielo,  la terra, il mare e tutte le cose che in essi si trovano.

Egli, nelle generazioni passate, ha lasciato che ogni popolo seguisse la sua strada; ma non

ha cessato di dar prova di sé beneficando, concedendovi dal cielo piogge e stagioni ricche di frutti, fornendovi il cibo e riempiendo di letizia i vostri cuori”.  E così dicendo, riuscirono a fatica a far desistere la folla dall’offrire loro un sacrificio.

 

E gli Atti 28:7-10:

 

Nelle vicinanze di quel luogo c’era un terreno appartenente al “primo” dell’isola, chiamato Publio; questi ci accolse e ci ospitò con benevolenza  per tre giorni. Avvenne che il padre di Publio dovette mettersi a letto colpito da febbre e da dissenteria; Paolo l’andò a visitare e dopo aver  pregato gli impose le mani e lo guarì, dopo questo fatto, anche gli altri isolani che avevano malattie accorrevano e venivano sanati;

ci  colmarono di onori e al momento della partenza ci rifornirono di tutto il necessario.

 

Nel primo caso (Atti 14:8-18) la gente ha scambiato Barnàba per il dio Zeus (Giove) e Paolo per il dio Hermes Mercurio), infatti il sacerdote del dio Zeus voleva offrire, ai due apostoli, assieme alla folla, un sacrificio. Giustamente Paolo e Barnàba non volevano essere considerati dèi per cui non volevano sacrifici, infatti hanno detto: “Noi siamo esseri umani come voi e vi predichiamo di convertivi di queste vanità al Dio vivente”. Oltretutto, questa gente era politeista e non conoscevano Paolo, Barnàba e Gesù Cristo, per cui li volevano onorare (adorare) come dèi e non per quelli che erano.

Nel secondo caso (Atti 28:7—10) Paolo non era considerato un dio e anche qui ha guarito gli isolani, come nel caso precedente, con l’imposi­zione delle mani.

Cosa hanno fatto gli isolani? Lo hanno onorato.

Beh! Non risulta che Paolo ha impedito di essere onorato? O, Dio lo ha punito? NO!

Questo riconferma che non è proibito onorare o pregare gli uomini di Dio per andare a Gesù, come non è proibito Onorare o venerare la croce, cosa che non fanno i protestanti.

 

LA CROCE

Perché bisogna onorare o venerare la Croce? Cos’è la Croce?

La “Croce” è uno strumento di morte che è servito nel caso di Gesù, a far morire Lui, e la Sua morte è servita a espiare i peccati degli altri.

Quindi questo terribile strumento di morte per i Cristiani è diventato uno strumento da venerare, perché è stato un mezzo per salvare l’umanità. Leggiamo e verifichiamo le Sacre Scritture:

 

(Matteo 10:38)

Chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me.

 

(Luca 14:27)

Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo.

 

Come si nota Gesù parla proprio di “CROCE”, come di uno strumento bello che serve per la salvezza. E’ come per dire: “Chi non porta la propria sofferenza tramite la sua malattia”. Ecco la malattia è la “croce”, come per Gesù la sua sofferenza veniva procurata dalla malattia che era la “croce”. Quindi per Gesù la “croce” è una cosa bella.

Infatti, ripeto, Gesù non dice solo: “Chi non viene dietro di me, non può essere mio discepolo”, ma: “Chi non porta ‘la propria croce e non viene dietro di me…”.

La stessa cosa è per:

 

(Luca 9:23)

Poi, a tutti, diceva: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua.

 

(I Corinti 1:17-18)

“Cristo infatti non mi ha mandato a battezzare, ma a predicare il vangelo; non però con un discorso sapiente, perché  non venga vana la croce di Cristo.”

“La parola della croce... in­fatti è stoltezza per quelli che vanno in perdizione, ma per quelli che si salvano, per noi è potenza di Dio.”

(Galati 5:11)

..E’ dunque annullato lo scandalo della Croce?

(Galati 6:12,124)

“Quelli che vogliono fare bella figura nella carne, vi costringono a farvi circoncidere, solo per non essere perseguitati a causa della Croce di Cristo.”

“…Quanto a me invece non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo.”

 

(Efesini 2:16)

“…e per riconciliare tutte e due con Dio in un solo corpo, per mezzo della Croce.”

 

(Filippesi 3:18)

“Perchè molti, ve l’ho già detto, più e ora con le lacrime agli occhi ve lo ripeto, si comportano da nemici della Croce di Cristo.”

 

Ecc, ecc.

 

Come avrete notato, in questi versi sopraccitati viene abbastanza evidenziata la “CROCE”:

 

1) prenda la sua Croce. — 2) Non venga resa vana la Croce — La parola della Croce.. .è potenza di Dio — 3) E’ dunque annullato lo scandalo della Croce? — 4) solo per non essere perseguitati a causa della Cro­ce. Ma non ci sia altro vanto che nella Croce. — 5) per mezzo della Croce.

-6) Si comportano da nemici della Croce.

 

e come avrete notato non si parla di Gesù, in prima persona, ma della “CROCE”, come di uno strumento da rispettare, onorare, venerare.

 

Lo stesso Giovanni al cap. 3 del verso 124 ci informa:

 

E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il figlio dell’uomo.

 

Cosa significa “Come Mosè innalzò il serpente nel deserto”? Per quale motivo fu innalzato il serpente? Per la salvezza del popolo di Dio. La stessa cosa è per Gesù Cristo. Gesù fu messo nella croce per la salvezza dell’umanità.

Ora il serpente dov’era messo? Sull’asta.

Ma perché sull’asta? Non poteva essere messo a terra direttamente? Eppure fu messo sull’asta. Quindi il popolo guardava l’asta dov’era messo il serpente per la sua salvezza, alla stessa maniera bisogna guardare “la Croce”, perché c’era Dio figlio che l’ha reso Santa, per essere salvati.

Come dicevo, bisogna onorare “la Croce” perché essendoci stato Dio figlio a contatto è diventato un oggetto sacro. Perché ciò che tocca Dio diventa sacro, quindi bisogna adorare Dio e onorare o venerare ciò che ha toccato o appartiene a Lui.

E ancora: perché Giosuè si prostrò dinanzi all’Arca? (Giosuè 7:6) Perché c’era la “legge di Dio” e nello stesso tempo Dio faceva sentire la sua voce dall’Arca.