00 06/09/2009 11:44

Le ultime notizie sul ritrovamento dell' urna erano queste:

 

l'urna è stata esposta al Royal Ontario Museum nel Canada fra la fine di Novembre e i primi di Dicembre del 2002 ma dovrebbe essere portata in Israele nel mese di Febbraio per un esame accurato.

Il prof. Lemaire continua a difendere l'autenticità del reperto e dell' iscrizione ma aumenta il numero degli studiosi che sostengono che nella scritta è molto evidente sia l'intervento di una seconda mano che di un secondo attrezzo usato per incidere le ultime lettere. Fra questi ci sono il professor Kyle Mc Carter dell' Università dell' Università Johns Hopkins e il professore di Storia della Chiesa della BYU ( Brigham Young University?) Jeff Chadwick. 

Quest'ultimo ha affermato che a Toronto non era il solo a pensare ad un falso ma che almeno la metà degli esperti presenti sosteneva che la scritta potesse essere stata alterata. 

La cosa più incredibile è che durante il trasporto da Gerusalemme a Toronto, una vecchissima crepa ha cominciato ad espandersi e ha causato altre crepe da un'altra parte dell'ossario. Indovinate dove? Proprio dove c'è la scritta "fratello di Gesù". Questa parte della scritta è attualmente nascosta sotto una specie di colla di colore beige (come l' urna) messa dal museo per bloccare la crepa stessa.

Tuttavia Chadwick è stato in grado di esaminare la scritta prima che fosse coperta e sta scrivendo un dossier nel quale elenca almeno 20 motivi che dimostrerebbero che la scritta è stata fatta negli ultimi 5 anni (vale a dire dal 1995 ad oggi).

Per il momento l'unica cosa certa è che quest'urna, acquistata per 200 dollari e valutata circa 500 dollari prima dell'annuncio del prof. Lemaire, adesso ha un valore approssimativo di circa 5 milioni di dollari.

Solo per l'esposizione il museo canadese ha pagato 25.000 dollari al proprietario dell' urna, un collezionista di Tel Aviv.

La notizia è stata pubblicata dall' ANSA
 
E' falso l'ossario attribuito al fratello di Gesu', Giacomo


(ANSA) - TEL AVIV, 15 GIU - E' falso l'ossario reperito un anno fa e attribuito a ''Giacomo, figlio di Giuseppe, fratello di Gesu'''. Lo ha stabilito una commissione di studiosi nominata dal Dipartimento  israeliano per le antichita'. La stessa commissione ha giudicato falsa anche una lapide attribuita a ''Yehoash (Josia), re di Giudea'', anch'essa tornata alla luce di recente.
2003-06-15 - 22:09:00
 
La notizia proviene dal sito della CNN in data 18 giugno con questo titolo:
 
'Jesus box' exposed as fake
Wednesday, June 18, 2003 Posted: 9:28 AM EDT (1328 GMT)


A panel of experts agreed the inscription had been added to the box at a much later date.


Anche il famoso biblista padre Gianfranco Ravasi si è occupato della faccenda, leggiamo cosa scrive.

 

Gesù e i suoi "fratelli"

di Gianfranco Ravasi
(da Avvenire, Agora', 24 novembre 2002)

Tutti i giornali hanno dato notizia di un articolo apparso sul numero di ottobre-novembre

“2002 della Biblical Archaeology Review in cui un noto studioso francese, André Lemaire, informava sulla scoperta dell'iscrizione aramaica: “Giacomo, figlio di Giuseppe, fratello di Gesù”, incisa sul lato di un'urna funeraria databile al I sec. d.C. e appartenente a una collezione privata. In attesa di una documentazione più ampia e specifica (la rivista in questione, anche se settoriale, è divulgativa), l'attenzione s'è spostata sull'antica questione dei “fratelli” di Gesù. Ricostruiamo gli antefatti storici della questione, partendo da un paio di passi marciani. Gesù passa dal suo villaggio, Nazaret. E' sabato e va da buon ebreo in sinagoga ove tiene un discorso che impressiona tutti. Scattano subito le reazioni tipiche di un piccolo paese e lo stupore si trasforma in ironia e sospetto: “Da dove gli vengono queste doti? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui con noi?” (Mc 6, 2-3). Fin dalle origini cristiane ci si è interrogati proprio sull'identità di questi “fratelli e sorelle” rispetto ai quali Gesù sembra prendere le distanze anche in un'altra occasione. Un giorno, infatti, gli comunicano: “Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano!” E Gesù: “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?” Poi, dopo aver girato lo sguardo sugli uditori, continua: “Ecco mia madre e i miei fratelli! Chi fa la volontà di Dio, costui è per me fratello, sorella e madre” (Mc 3, 31-35). Anche lo storico giudaico Giuseppe Flavio (I sec.) nella sua opera Antichità giudaiche (XX, 200) parla di Giacomo, responsabile della Chiesa di Gerusalemme, come di un “fratello di Gesù detto il Cristo”.

Una prima e antica identificazione di questi “fratelli” appare in uno scritto apocrifo (cioè non accolto nel Canone delle Sacre Scritture) composto nel II secolo, il cosiddetto Protovangelo di Giacomo. In esso Giuseppe, al momento del matrimonio con Maria, confessa: “Ho figli e sono vecchio, mentre lei è una ragazza!” (9,2). I “fratelli” di Gesù sarebbero per quest'opera “fratellastri”, nati da un precedente matrimonio di Giuseppe. Sempre nel II secolo un autore cristiano di origine palestinese, un certo Egesippo, nelle sue Memorie parla di “parenti” di Gesù che furono processati dai Romani sotto l'imperatore Domiziano, quindi sul finire del I secolo. Questa tesi fu accolta anche dal famoso traduttore latino della Bibbia, san Girolamo, che nei “fratelli” e nelle “sorelle” di Gesù vide in pratica i cugini, cioè gli appartenenti al clan familiare di Maria. Egli sostenne questa tesi nell'opera De perpetua virginitate polemizzando aspramente contro un tale Elvidio, suo contemporaneo (IV secolo), che affermava trattarsi invece di figli avuti da Maria e Giuseppe successivamente rispetto a Gesù, tesi sostenuta anche da alcuni esegeti moderni. Uno degli argomenti addotti era la frase del Vangelo di Luca in cui si dice che Maria “diede alla luce il suo primogenito”, Gesù (2, 7). E', però, da notare che il termine “primogenito” ha di per sé valore giuridico e sottolinea i diritti biblici connessi alla primogenitura.

Curiosamente in un documento aramaico del I secolo si parla di una madre (di nome Maria essa pure) che morì dando alla luce “il suo figlio primogenito”.

L'esegesi storico-critica moderna ha fatto notare poi che nell'aramaico o nell'ebraico il termine “fratello” ('aha' e 'ah' ) indica sia il fratello, sia il cugino, sia il nipote, sia l'alleato: nella Genesi Abramo chiama il nipote Lot “fratello” (13, 8), come fa Labano col nipote Giacobbe (29, 15). Inoltre l'espressione “fratelli del Signore” nel Nuovo Testamento (Atti 1, 14; 1Corinzi 9, 5) designa un gruppo ben definito, quello dei cristiani di origine giudaica legati al clan nazaretano di Cristo. Essi costituirono una specie di comunità a sé stante, dotata di una sua autorevolezza al punto tale da poter proporre un proprio candidato come primo “vescovo” di Gerusalemme, Giacomo (Atti 15, 13; 21, 18). Nel brano sopra citato (Marco 3, 31-35) Gesù sembra ridimensionare i loro privilegi e ridurli all'orizzonte più generale e più significativo della fedeltà alla volontà del Signore. Per altro essi non sono mai chiamati, come Gesù “figli di Maria”. A questo punto, però, entra in scena la nostra iscrizione ove si avrebbe “figlio di Giuseppe” e quindi si inviterebbe a considerare Giacomo come fratello carnale di Gesù, magari come figlio avuto da Maria dopo aver generato Gesù. Prescindendo dal discorso teologico sulla verginità di Maria attestata dalla fede cristiana antica, e rimanendo nell'ambito puramente storico-critico, bisogna essere in realtà molto cauti. Lo stesso Lemaire riconosce che “tenendo conto del numero di abitanti di Gerusalemme (ca. 80.000) e dell'onomastica dell'epoca, vi potevano essere almeno una ventina di Giacomo che avevano un padre chiamato Giuseppe e un fratello denominato Gesù”, trattandosi di nomi comunissimi. Supponendo pure che l'espressione “fratello di Gesù” – piuttosto inattesa in un'epigrafe funeraria – sia stata introdotta proprio per rimandare a Cristo, figura nota, non si potrebbe però storicamente escludere né la tesi della paternità solo legale di Giuseppe nei confronti di Gesù, paternità attestata dal Vangelo di Matteo, né la tesi di una precedente prole di Giuseppe, attestata dall'antica tradizione apocrifa.”

E' finita nella maniera più triste la farsa dell' urna di Giacomo che doveva dimostrare che Gesù aveva avuto dei fratelli carnali.
Il proprietario dell 'urna è stato arrestato e l'urna, che dopo il riconoscimento di falso aveva perso tutto il suo valore, è stata recuperata da dove era stata conservata: il gabinetto di casa Golan!

Questo è il testo originale in lingua inglese dell' articolo apparso il 24 luglio su una rivista archeologica:

ARCHAEOLOGY MAGAZINE
ONLINE NEWS July 24, 2003
OSSUARY DETHRONED

”The James Ossuary, from left, making its world debut on the cover of the
November/December 2002 Biblical Archaeology Review; before an audience of
nearly 100,000 at the Royal Ontario Museum last fall (Corbis); and in a
filthy Tel Aviv toilet, July 2003 (Israel Antiquities Authority). [Emphasis
added. For photos see site.]
he once-celebrated James Ossuary, heralded by the international press last
fall as the first physical evidence for the existence of Jesus Christ, was
found Monday, July 21, in a filthy rooftop bathroom during a police raid on
ossuary owner Oded Golan's Tel Aviv apartment building.
The ossuary was returned to Golan after the Israel Antiquities Authority
(IAA) tested it in March 2003 and determined its inscription, "James, son
of Joseph, brother of Jesus," to be a forgery.
The IAA today released a photograph of the lidless ossuary, insured by
Golan for $1 million, sitting on a plank atop a toilet seat. The damage
incurred by the "artifact" during its shipment to the Royal Ontario Museum
in November 2002 is clearly visible. The ossuary has been confiscated by
the police, along with other materials collected from an alleged rooftop
forgery lab owned by Golan. The 51-year-old engineer is being held on a
four-day detention order at a Jerusalem police lockup and is not available
for comment.
In a press release posted after Golan's arrest, the Royal Ontario Museum
[ROM] stated: "Until the ROM receives convincing evidence to the contrary,
we stand by our opinion that the James Ossuary is not a forgery."--KRISTIN
M. ROMEY
For the events and issues behind the arrest of Oded Golan, see "Faking
Biblical History," by Neil Asher Silberman and Yuval Goren in our
forthcoming September/October issue.--The Editors”

© 2003 by the Archaeological Institute of America
http://www.archaeology.org/online/news/ossuary3.html

 

COME GIACOMO, DETTO FRATELLO DEL SIGNORE, SUBÌ IL MARTIRIO.

“Dopo che Paolo aveva fatto appello a Cesare ed era stato mandato da Festo a Roma, i Giudei, vista cadere ogni speranza nella congiura ordita contro di lui, si volsero contro Giacomo, fratello del Signore, che sedeva, per designazione degli apostoli, sul trono episcopale di Gerusalemme, e osarono compiere queste azioni contro di lui  Condottolo in mezzo a loro, gli domandarono di rinnegare davanti a tutto il popolo la fede in Cristo, ma egli, contro le aspettative di tutti, parlò di fronte a tutto il popolo con voce più libera di quanto essi si attendessero, proclamando che il Salvatore e Signore nostro Gesù e figlio di Dio. La folla, non tollerando la testimonianza di fede di quell'uomo, che riteneva tuttavia il più giusto di tutti per la sua non comune saggezza e pietà, di cui dava prova nella vita, lo uccise avvalendosi della momentanea anarchia, dovuta alla morte di Festo governatore della Giudea, avvenuta proprio in quei giorni, che lasciò quella provincia senza governo e senza governatore  Le parole già citate di Clemente narrano come si svolse il martirio di Giacomo che, dice, fu gettato dal pinnacolo del Tempio e bastonato a morte. Racconta questi avvenimenti con la massima precisione Egesippo, uno storico vissuto al tempo della prima successione degli apostoli, nel quinto libro delle sue Memorie, dicendo: "Riceve la direzione della Chiesa insieme agli apostoli Giacomo, fratello del Signore, detto da tutti il "Giusto" dai tempi del Signore fino ai nostri, per distinguerlo dai molti altri che portavano lo stesso nome Egli era santo già nel ventre materno, non beveva né vino né sicera, non mangiava carne di animali, non passava mai il rasoio sulla testa, non si spalmava mai di olio, non prendeva mai i bagni. A lui solo era possibile accedere al santuario, infatti non indossava abiti di lana, ma di lino. Entrava solo nel Tempio e lo si trovava genuflesso a supplicare il perdono per il popolo. Poiché adorava Dio e chiedeva il perdono per il popolo sempre in questa posizione, gli erano venuti i calli alle ginocchia come i cammelli. Per la sua estrema giustizia fu detto "il Giusto" e "Oblias", che tradotto in greco significa "fortezza del popolo e giustizia", come i Profeti affermano di lui.

Alcuni poi delle sette fazioni presenti fra il popolo, di cui ho già parlato" (nelle Memorie), "gli chiesero quale fosse la porta di Gesù, egli disse che era il Salvatore. Da ciò alcuni credettero che Gesù è il Cristo. Ma le fazioni suddette non credevano né alla resurrezione né che Cristo sarebbe ritornato sulla terra per dare a ciascuno secondo le sue opere, quanti credettero in ciò lo fecero grazie a Giacomo. Poiché dunque molti anche dei capi credettero, Giudei, Farisei e Scribi si ribellarono, dicendo che si correva il rischio che tutto il popolo ritenesse Gesù il Cristo. Andati allora da Giacomo, gli dissero "Ti avvisiamo, controlla il popolo che tu hai ingannato su Gesù, facendogli credere che egli è il Cristo. Ti chiediamo di persuadere riguardo a Gesù tutti coloro che si sono radunati per celebrare il giorno di Pasqua, tutti noi infatti abbiamo fiducia in tè, dal momento che, insieme a tutto il popolo, diciamo che tu sei giusto e imparziale, persuadi pertanto la folla a non ingannarsi sulla persona di Gesù, poiché tutto il popolo e noi tutti abbiamo fiducia in tè. Mettiti dunque sul pinnacolo del Tempio affinchè tutto il popolo, riunito in tutte le fratrie e le tribù in occasione della Pasqua, possa vederti e udire le tue parole" Allora gli Scribi suddetti e i Farisei spinsero Giacomo sul pinnacolo del Tempio, e gridando gli dissero: "O Giusto, in cui tutti dobbiamo avere fiducia, poiché il popolo ha cominciato a seguire opinioni errate su Gesù crocifisso, rivelaci qual è la porta di Gesù".

Ed egli rispose dicendo a gran voce: "Perché mi fate domande sul Figlio dell'uomo? Egli siede in cielo alla destra della grande potenza, e sta per ritornare sulle nuvole del cielo". . Molti credettero profondamente alla testimonianza di Giacomo, esclamando: "Osanna al figlio di Davide". Allora gli Scribi e i Farisei dissero fra di loro: "Abbiamo fatto male ad offrire a Gesù una simile testimonianza. Ma saliamo a buttare di sotto Giacomo, affinchè il popolo, impaurito, non creda più in lui". E gridavano dicendo: "Oh oh, anche il 'Giusto' è caduto in errore!", dando così compimento a quanto è scritto in Isaia: Uccidiamo il Giusto, perché è per noi dannoso; allora mangiano i frutti delle loro opere. Saliti dunque, scaraventarono giù il Giusto"; poi dissero fra loro: "Lapidiamo Giacomo il Giusto", e cominciarono a scagliargli sassi, perché quella rovinosa caduta non lo aveva ucciso. Ma egli, voltatesi, si inginocchiò dicendo: "Ti prego, Signore Dio Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno". Così, mentre egli veniva lapidato, uno dei sacerdoti, figlio di Rechab ", figlio di Rechabim, di cui si ha testimonianza nel profeta Geremia , disse gridando: "Fermi, che fate? Il 'Giusto' prega per voi". Allora uno di loro, un sobillatore del popolo, preso il legno col quale batteva gli abiti, colpì alla testa il "Giusto", che subì così il martirio. Fu poi seppellito in un luogo vicino al Tempio, dove, ancora oggi, si può vedere la sua lapide. Costui fu testimone verace ai Giudei e ai Greci che Gesù è il Cristo. Subito dopo Vespasiano cinse d'assedio la città ".

Nella narrazione di questi avvenimenti, che riporta in tutto il loro svolgimento, Egesippo concorda pienamente con Clemente. Così, dunque, Giacomo era uomo meraviglioso e noto a tutti per la sua giustizia, tanto che i più assennati fra i Giudei ritennero la sua morte causa dell'assedio di Gerusalemme, che avvenne subito dopo il suo martirio. Esso, credevano, non aveva altra origine se non quell'empia uccisione. Giuseppe con sicurezza conferma questo pensiero nella sua opera, dicendo: "Queste sciagure si riversarono sui Giudei come punizione della loro efferatezza nei riguardi di Giacomo il "Giusto", fratello di Gesù detto il Cristo, che essi uccisero, sebbene fosse l'uomo più giusto" . Lo stesso autore, nel ventesimo libro delle Antichità, racconta la sua morte con queste parole: "Cesare, appresa la notizia della morte di Festo, nominò Albino prefetto della Giudea Anano il giovane, come ho già detto, deteneva il sommo sacerdozio. Egli, uomo di carattere impudente e oltremodo audace, era un membro della setta dei Sadducei, che sono, come si è già affermato, i più perversi fra tutti i Giudei nei loro giudizi . Anano dunque, che era un uomo di tale indole, avendo pensato di trarre vantaggio dalla morte di Festo e dal fatto che Albino era ancora in viaggio, radunò il Sinedrio giudicante davanti al quale trascinò il fratello di Gesù detto il Cristo, il cui nome era Giacomo, e alcuni altri, che fece ingiustamente lapidare con la falsa accusa di aver trasgredito la Legge. Ma quanti in città sembravano più moderati e rispettosi della Legge, mal tollerando l'accaduto, mandarono di nascosto nunzi al rè a chiedergli di intimare ad Anano di non commettere più simili azioni; non era la prima volta infatti che si comportava così stoltamente.

Alcuni di loro andarono incontro ad Albino, che giungeva da Alessandria, dicendogli che non era lecito ad Anano radunare il Sinedrio senza il suo consenso. Albino, persuaso dalle loro parole, scrisse adirato ad Anano, promettendogli che lo avrebbe punito; per questo il rè Agrippa lo destituì dal sommo sacerdozio, da lui detenuto da appena tré mesi, nominando in sua vece Gesù, figlio di Dammaio" .

Questo è ciò che accadde a Giacomo, a cui si attribuisce la prima delle lettere dette "Cattoliche".

Abbiamo fin qui esposto tutte ipotesi e tesi riguardanti i presunti fratelli di Gesù, si parla di fratellastri, di parenti, ma nella Bibbia appare chiaro e incontestabile che Gesù non ebbe altri fratelli carnali.

Chi poi vuol continuare a negare l’evidenza, lo faccia con sua cosciente responsabilità.