00 06/09/2009 11:39

Visto che ormai Internet è diventato un importante mezzo di informazione e, per evitare che fratelli cattolici trovino novità a cui non è stata data risposta, ci premuriamo di analizzare, per quello che possiamo quanto circola nella grande rete. Prendiamo due dei nomi che vengono indicati come fratelli di Gesù,  Giuseppe e Giacomo, e leggiamo di uno studio fatto da un pastore pentecostale, di nome Luca, in un sito Internet MSN, cristianievangelici, allora gestito dal fratello pentecostale Alfonso, ora ritornato nella Chiesa cattolica, si leggevano affermazioni del tipo:

 

Maria di Cleopa sarebbe Maria di Cleopatra!

 

Secondo lo studio del pastore Luca, la Maria indicata come madre di Giuseppe e di Giacomo non sarebbe moglie di Cleopa, come comunemente si crede, ma sarebbe ben identificata perché Cleopa è un nome esclusivamente femminile. Non è vero! E che non sia vero viene facilmente dimostrato più avanti nella sezione riguardante questa parte.

 

Esiste un ossario che dice che Giacomo è fratello di Gesù!

 

Secondo il pastore Luca, questa "potrebbe" essere una prova archeologica anche se mette le mani avanti dicendo che non è su quella che sono basate le teorie evangeliche. E fa bene, perché è stato dimostrato che l’urna è un falso! Anche questo punto lo approfondiremo piu avanti.

Esistono testimonianze di storici e di persone dei primissimi secoli, persone che confermano quello che la Bibbia afferma esplicitamente.

In realtà cita solo quattro o cinque nomi. Un pò poco se riferito alla mole di documenti patristici che sostengono la verginità di Maria. Anche la testimonianza "dei primissimi secoli" è contestabile.

L’eresia di Bonoso, di Gioviniano e di Elvidio, per esempio, è della fine del 300, ma a favore della perpetua verginità di Maria ci sono molti esempi precedenti. Una lampante e tra le più antiche è questa:

Clemente Alessandrino, Padre della Chiesa, ci fa partecipi di una curiosità, scrive:

 

" Sembra che ancora oggi molti ritengono che Maria, dopo la nascita del Figlio suo, si sia trovata nelle condizioni di una puerpera , mentre invece NON lo era. Addirittura alcuni affermano che, dopo aver partorito, sia stata esaminata da un'ostretica, la quale l'ha trovata vergine. "

 

In verità Clemente si sta riferendo al protovangelo di Giacomo 19,1-20: un testo apocrifo, tuttavia questo ci fa comprendere il giro di voci che all'epoca catturavano l'attenzione sia dei Padri, sia delle persone più semplici e di come questo tema fosse sempre presente nei dialoghi e nei discorsi del popolo cristiano che ogni volta combatteva col fiorire di nuove eresie, (oggi da taluni il combattere le eresie viene considerato perdita di tempo, utile solo per alimentare le divisioni) e risponde sulla questione della Verginità perpetua:

 

"Queste cose sono attestate dalle Scritture divine, le quali pure continuano a partorire la Verità e rimangono vergini (incorrotte), nel nascondimento dei misteri della Verità stessa". Clemente paragona la Verginità Perpetua di Maria con il Mistero delle Sacre Scritture.

 

E' il primo ad accostare il mistero della Madre Vergine, al mistero della Chiesa che è "Madre e Vergine!" e per spiegarlo dice:

"Il Signore Gesù, frutto benedetto della Vergine Maria, non ha proclamato beato il seno delle donne; nè le ha scelte per dare il nutrimento. Ma quando il Padre, pieno di bontà e di amore per gli uomini, ha fatto piovere sulla terra il suo Verbo, la Sua Parola, questo Verbo stesso divenne nutrimento spirituale degli uomini virtuosi. Quale misterioso prodigio!!

Vi è un solo Padre per tutti, un solo Verbo per tutti e lo Spirito Santo è identico e uno dappertutto.
E vi è anche una sola Vergine Madre, che amo chiamare CHIESA.  Essa è Vergine e Madre contemporaneamente: integra in quanto Vergine e piena di amore come Madre. Attrae a sè i suoi figli e li allatta con latte sacro, cioè il Verbo divino fatto Bambino. Non ebbe latte perchè questo latte era questo bambino, bello e appropriato, cioè il Corpo di Cristo".(Pedagogo 1,6...) S.Clemente paragona Maria Vergine alla Chiesa per questo annulla il concetto di latte che per i figli diventa non un latte materno, ma "latte" cioè nutrimento è la Parola di Dio, ecco perchè Gesù dirà la famosa frase "chiunque fa la volontà del Padre mio mi è madre, sorella, ecc" I Padri della Chiesa associarono da subito Maria alla Chiesa, la sua verginità all'infallibilità della Chiesa come Madre e maestra dei Misteri di Dio.

Il pastore prosegue citando i versetti biblici dove compare il termine adelfos (fratello) ma ai quali i cattolici danno l’interpretazione di "cugino" e non di fratello naturale.

Questa parte avrebbe potuto tranquillamente essere trascurata se non fosse per alcune affermazioni false portate da tale pastore. Ne vediamo solo una: Matteo 22:24"Maestro, Mosè ha detto che se qualcuno muore senza avere figli, il suo fratello ne sposi la moglie, per dare una discendenza a suo fratello".

‘Perché i cattolici dicono che, in questo caso, il termine fratello indica un cugino, un parente, ma non un fratello carnale? Non conoscono costoro la legge Mosaica, al riguardo?’

La risposta la lasciamo al commento di Rinaldo Fabris, cattolico, nel suo testo intitolato "Matteo" Ed. Borla 1996.

A pag. 470 nelle note leggiamo: "Il testo biblico riferito da Matteo 22,24 combina liberamente alcune formule della legge sul Levirato di Dt 25,5-6 con Gen 38,8: parole di Giuda a suo figlio Onan, perché si prenda in moglie la vedova di suo fratello.

Quindi non è vero che i cattolici dicono che, in questo caso, il termine fratello indica un cugino, un parente, ma non un fratello carnale.” (cfr.,del fratello Massimo)

La domanda però è: perché usare queste scappatoie non vere per sostenere le proprie tesi?

Quanti sono i fratelli protestanti, o cattolici poco preparati, che alla luce di tali insinuazioni vanno a controllare? Molti non saprebbero nemmeno da dove cominciare queste verifiche, finirebbero quindi col fidarsi del pastore e/o dello studioso protestante che scrive simili inesattezze. Perché chi nutre questi dubbi finisce col fidarsi delle spiegazioni protestanti e non di quelle cattoliche?

Innanzitutto chi nutre dubbi del genere è perché qualcuno glieli ha fatti nascere, e questo “qualcuno” è quasi sempre un protestante, e poi perché spesso, magari troppo spesso, da parte cattolica o si ricevono risposte che si fondano più sull’ovvietà dogmatica che sulle dimostrazioni bibliche, -anche se queste ultime si potrebbero senz’altro fare- diversi preti non imbarcano in lunghe e difficili dimostrazioni con tanto di citazioni bibliche. Preferiscono rispondere basadosi sulla fiducia riposta in santa romana chiesa, cosa che va bene per chi gli ha giurato fedeltà, come tutti i consacrati e i religiosi, o i credenti fortemente convinti, ma ad un laico titubante spesso non basta la fiducia nella Chiesa, e nei suoi insegnamenti, servono anche dimostrazioni bibliche.

Dimostrazioni che nella maggior parte dei casi (e non sto esagerando) non arrivano, perché

–dicono- così si alimentano le divisioni con i fratelli protestanti. Bé, forse hanno ragione, ma credo (a ragion veduta) che così facendo si finisce per alimentare le file dei protestanti, ingrossate da tanti ex cattolici, orfani di risposte adeguate.

 

 

 

 

 

 

 

MARIA UNA DONNA COME TANTE ALTRE

 

Dialogando con diversi pentecostali, anche di persona, mi è capitato di sentirgli “declassare” Maria a ruolo di semplice donna, una qualsiasi, santa sì, ma una delle tante!

Si sente spesso dire ai fratelli protestanti: “Pensi forse che se non c’era Maria, Gesù non sarebbe venuto al mondo?”. Questo però significa storpiare il pensiero cattolico, che non mette limiti a Dio, non vincola la salvezza in Maria, ma si limita solo a evidenziarne il ruolo unico. Solo ella fu profetizzata fin dalla Genesi, quindi il volerle togliere questo ruolo significa voler rendere insignificante il suo SI’. Significa pure banalizzare la scelta di Dio!

In poche parole (secondo i protestanti) se non ci sarebbe stata lei Dio ne avrebbe sicuramente trovata un’altra!

Ma la Verità ci dice che lei è stata prescelta da Dio fin dalla Genesi, quindi non è “una qualsiasi”, bensì la prescelta, ne consegue che il suo ruolo è unico nella storia dell’umanità, nessuna altra donna ha mai partorito il Verbo incarnato, né mai ci sarà più chi potrà farlo, se non è unicità questa che cos’è? La verginità di Maria però a molti protestanti brucia, non se ne rendono nemmeno conto, ma inconsciamente gli arde, non la sopportano, perché significherebbe avvalorare la dottrina cattolica, e questo “non sia mai”.

Il ruolo unico di Maria non significa che era dotata di gradi (in stile militare), i quali la pongono allo stesso livello del Figlio, o quasi. La sua autorità di Madre però nessun uomo nè angelo la può intaccare. Gesù agli apostoli che disputavano su chi tra loro fosse il più grande, lavò i piedi, ma questo gesto di umiltà non annullò affatto la sua autorità, né annullò le autorità ecclesiastiche.

Con quel gesto spiegò semplicemente che le autorità pur essendo tali devono servire in tutta umiltà i fratelli. Quindi l’umiltà di Maria non annulla affatto l’unicità e l’eccellenza del suo ruolo nella storia della salvezza.

 

Poi il pastore Luca continua con questa frase: Ho letto che i cattolici affermano che il termine aramaico tradotto con fratelli significherebbe in realtà cugini (pure lui).

Possiamo dire che ha letto male e ha capito peggio. Comunque si rimedia facilmente e, inoltre, repetita juvant!

Innanzitutto i primi cristiani erano perfettamente istruiti nel greco, che era la lingua più usata e parlata. Pensare che non conoscessero la differenza fra un fratello o un cugino è da ingenui o da persone in malafede. Inoltre la sicurezza che Maria rimase vergine per tutta la sua vita rimase patrimonio di tutta la cristianità, nonostante scismi e riforme, per almeno 17 secoli.

Ripetiamo che le lingue primitive erano molto povere di vocaboli e spesso cose diverse venivano chiamate usando un unico termine. Il greco usato nei Vangeli è il greco koinè, vale a dire una forma linguistica sviluppatasi tardivamente dal greco classico e divenne una forma di dialetto parlato soprattutto in Attica (che era una regione della quale faceva parte anche Atene).

La grammatica del Koinè appare semplificata rispetto all'Attico, le eccezioni sono presenti in numero minore e semplificate, le inflessioni sono tolte o armonizzate, e la costruzione sintattica resa più semplice.

Il Koinè predilige frasi brevi, l’uso a volte esagerato della congiunzione kài (il Vangelo di Marco ne costituisce un esempio eclatante) un uso parsimonioso del participio, abbondanza di preposizioni. Tutto questo ne fa una lingua molto diversa dal greco classico. In quest’ottica si configura l’uso del termine adelfòs.

Come dimostrato con l’uso dei dizionari e di versetti biblici, questo termine assume diversi significati:

 

·        Fratello;

·        Prossimo consanguineo;

·        Persone nate nello stesso paese;

·        Persone della stessa credenza.

 

Ovviamente il corretto significato della parola "fratello" deve esser armonizzato con il resto della Bibbia. Abbiamo visto, e approfondiremo ancora più avanti che i "fratelli" di Gesù in realtà non sono carnali. Anche armonizzando la Bibbia con le testimonianze dei primi cristiani siamo certi che Gesù non ebbe fratelli.

Anche la seguente affermazione del pastore Luca: Ricordiamoci che lo scrittore dell'Evangelo disponeva benissimo di un termine per cugini (anepsiòs) e, se fosse stato il caso, l'avrebbe certamente usato, proprio come è stato usato in altri contesti del Nuovo Testamento.

"Tua madre e i tuoi fratelli"... adelfòs... facile, può far breccia solo in chi non conosce bene le Scritture. Perché allora non accettare la letteralità della frase "Questo è il mio corpo" E’, dal greco “estì”, facile no?

Eppure in questo caso gli evangelici ritengono di dover interpretare la frase mentre rifiutano a priori l’interpretazione della parola adelfòs. Mancanza di coerenza o malafede?

 

In greco la parola adelfòs deve essere sempre e comunque tradotta con fratello o può anche essere tradotta con altri termini, uno dei quali è "parente, consanguineo"?

 

Poiché ci sono le prove fornite sia dalla Bibbia che dai vocabolari che la risposta corretta è la seconda, possiamo dire che quando i cattolici traducono adelfos, adelfoi, con termini diversi da fratello, fratelli, non sbagliano. Ovviamente dipende anche dal contesto, ma questo lo vedremo in seguito. Per il momento è sufficiente dire che questa prima sezione dimostra la correttezza delle vedute cattoliche e l’infondatezza o la superficialità delle critiche protestanti.

 

Per studiare seriamente la Bibbia e soprattutto capirla bene, è necessario sapere che spesso le parole non si devono interpretare così come giacciono, ma col giusto significato che l’autore sacro vuole indicare.

Infatti studiando tutta la Bibbia troviamo in Essa le prove del corretto significato di alcune parole che possono portare ad equivoci se prese solo letteralmente.

Una giusta conoscenza del linguaggio biblico ci permette di evitare errori grossolani.

 

 

GIACOMO FRATELLO DEL SIGNORE

 

Uno dei quattro nomi, forse il più citato, attribuito ai presunti fratelli di Cristo è Giacomo, fratello di Gesù, è figlio di Alfeo (Mt 10,3), in ogni caso lui stesso scrive “…servo di Dio e del Signore Gesù Cristo…”.  Citiamo in questa prima parte solo alcuni versetti che ci fanno capire come usavano il termine “fratello/i” gli ebrei, nelle pagine successive verranno citati numerosi altri versetti.
Giacomo secondo la Chiesa cattolica quindi è un parente di Gesù, e fu capo della Chiesa di Gerusalemme dopo la dispersione degli Apostoli (At 12,17; 15,13; 21,18), oltretutto Giacomo comincia la sua lettera scrivendo:

 

“Giacomo, servo di Dio e del Signore Gesù Cristo, alle dodici tribù disperse nel mondo, salute”.

 

Giuda detto anche lui fratello di Gesù (Mt 6,3) così incomincia la sua lettera: “Giuda servo di Cristo, fratello di Giacomo” anche lui quindi è parente di Gesù. Ma se sarebbe stato fratello uterino di Gesù, indicherebbe il fratello maggiore e non Giacomo. Infatti se Gesù è il primogenito di Maria -come inteso dai protestanti-, sarebbe lui il fratello maggiore, non Giacomo. Giuda però indica Giacomo come suo fratello, è questo un altro indizio.

 

"Da dove vengono a costui queste cose? Che sapienza è mai questa che gli è stata data? E come mai si compiono tali potenti opere per mano sua? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Iose, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non sono qui tra noi?"

[Marco 6:2-3].

 

In realtà questo brano e altri simili non provano assolutamente nulla. Solitamente, nel linguaggio biblico, quando si vuole identificare in maniera certa un fratello carnale si dice che è figlio di sua madre. Ad esempio in Giudici, 8,18 si legge:

 

"Poi disse a Zebach e a Zalmunna: "Come erano gli uomini che avete uccisi al Tabor?". Quelli risposero: "Erano come te; ognuno di loro aveva l’aspetto di un figlio di re". Egli riprese: "Erano miei fratelli, figli di mia madre"

 

In questo caso Gedeone specifica che la parola fratelli significa proprio fratelli carnali e non semplicemente parenti e lo fa usando la ripetizione "figli di mia madre".

Quindi il testo stesso precisa che si tratta di fratelli carnali, ma non si limita ad usare solo la semplice parola “fratello”, aggiunge, come usano sempre fare gli ebrei, “figli di mia madre”.

 

Nei Vangeli nessuno viene definito fratello di Gesù, figlio di sua madre. Solo Gesù è detto figlio di Maria (cf. Marco 6, 3) e quest’ultima è detta solo e sempre madre di Gesù, e non di altri

(cf. Giovanni 2, 1; 19, 25; Atti 1, 14).

Questa quindi è già una prova scritturale inconfutabile.

 

E le sue sorelle non sono tutte fra noi?” E’ chiaro che quel “fra noi” dà l’idea di persone che abitano nella stessa contrada, quartiere, località di chi sta parlando.

Si capisce che si tratta di parentela larga, di conoscenti più intimi o di paesani.

Si dovrebbe fare l’analisi logica di ogni singola frase, non perdendo mai di vista i termini linguistici usati all’epoca, si dovrebbe, ma spesso non si fa.

 

“Attenzione. Nello studio del pastore Luca c’è un errore sui nomi. Seguite attentamente il discorso e ve lo faremo notare.

Il pastore scrive: "Maria, madre di Giacomo e Giuseppe".

Abbiamo visto, ma lo approfondireemo ancora, che Giacomo non è fratello carnale di Gesù ma, da quello che leggiamo nello studio messo su Internet dal pastore Luca, e da Matteo 6,3 Giuseppe è sicuramente fratello carnale di Giacomo. Ora, se Giacomo e Giuseppe sono tra loro fratelli carnali ma Giacomo non è fratello carnale di Gesù è ovvio che neppure Giuseppe è fratello carnale di Gesù.

Risultato: Giuseppe non è un fratello carnale di Gesù.

Allora, chi era questa Maria, madre di Giuseppe e Giacomo?? Sempre il pastore scrive: Chi era mai questa Maria di Cleopa?

Ecco quello che ci dice la Bibbia: "Presso la croce di Gesù stavano sua madre e la sorella di sua madre, Maria di Cleopa, e Maria Maddalena." [Giovanni 19:25]. Era la sorella di Maria.

Secondo le usanze del tempo, Maria di Cleopa potrebbe significare "Maria moglie di Cleopa", o "figlia di Cleopa".

Scrive ancora il pastore Luca commettendo un errore: “Il nome Cleopa (o Cleofa, in alcune versioni) è un nome la cui versione egizia è Cleopatra (nel greco questo nome era Kleofas), ed era un nome tipicamente femminile. Quindi, è da escludere che Cleopa fosse il marito di Maria. Anche perchè, dal momento che a volte Giacomo viene chiamato "di Alfeo", allora questa Maria sarebbe stata moglie di Alfeo, invece che di Cleopa.”

Fermiamoci qui. Il pastore Luca ci sta dicendo che il nome Cleopa è un nome tipicamente femminile e quindi non può essere portato da un uomo. Leggiamo questo passaggio del Vangelo di Luca.

 

“Ed ecco in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto. Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. Ed egli disse loro: ‘Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?’. Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: "Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni? " (Lc 24,13 e seg).

 

Come si chiamava uno dei due discepoli (l’unico del quale ci viene riferito il nome) che andavano ad Emmaus? Cleopa, proprio quel nome che secondo il pastore  sarebbe "tipicamente femminile". Una gaffe veramente colossale!

La conferma la troviamo nella traduzione di Gianfranco Nolli –dizionario- che alla voce Klopà dice: complemento di specificazione; nome sostant proprio di pers; genit sing m; dal greco: di origine illustre. La "m" grassettata sta per "maschile"

 

"Ma come, – potrebbe esclamare qualcuno – lo studio del pastore Luca dice che "Il nome Cleopa
(o Cleofa, in alcune versioni) è un nome la cui versione egizia è Cleopatra (nel greco questo nome era Kleofas), ed era un nome tipicamente femminile.

Non è vero. Innanzitutto Cleopatra in greco si dice esattamente "Kleopàtras". Inoltre esiste anche la versione maschile: Kleopatros= Cleopatro. Ma c’è di più. Nel testo greco si legge: Marìa e tou Klopà, dove la "o" in realtà è un’omega. Quindi il nome in greco è Klopà non Cleopa. Nulla a che fare quindi con Cleopatra.

Ricapitolando: sul luogo della croce ci sono tre donne di nome Maria. Una è la madre di Gesù, un’altra è Maria di Magdala e la terza è Maria madre di Giacomo e Giuseppe. Sappiamo che  quest’ultima è probabilmente sposata (o figlia) con un uomo (!) di nome Cleopa (Clopa), dato che abbiamo improvvisamente scoperto che Cleopa è un nome maschile.