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8 - GESÙ DISSE AL DISCEPOLO: « ECCO TUA MADRE » (Gv 19,20

Era per lui semplicemente la Mamma


Nel 1975 nasceva il Gam: nella notte dal 23 al 24 maggio, che pre­cede la festa di Maria Ausiliatrice, ci fu una veglia di preghiera a cui parteciparono alcune migliaia di giovani di tutta Italia che riempiro­no l'ampio cortile retrostante la Basilica di Maria Ausiliatrice.

«Il Gam è tutta opera della Madonna - affermava sempre Don Carlo con sicurezza -. La fondatrice è Lei ed è anche la condottiera. È Lei che sceglie e chiama i suoi giovani».

E soggiungeva: «La Madonna mi ha preparato tutta la vita per quest'Opera; tutto è stato una preparazione in vista di quest'ora». Affermazioni come queste lasciano intravedere quale intensità di amore Don Carlo avesse per la Madonna, in quale clima di filialità e di unione con Lei vivesse abitualmente.

«L'anima di Don Carlo - disse il sig. S., portinaio del n. 9 - era per una cosa sola: la Madonna. Aveva piena fiducia in Lei; sembrava che parlasse con la Madonna ». E un confratello coadiutore: « La po­tente calamita che lo attirava era l'amore bruciante che gli ardeva in cuore per la "Mamma" del Cielo, come sempre la chiamava lui con i titoli più belli. Voleva che questo amore fosse anche preziosa con­quista dei giovani.

Nelle iniziative per Lei non vedeva difficoltà: era sicuro di vivere sempre sotto la sua ispirazione».

Chi era la Madonna per Don Carlo?

Una persona l'ha definito: "uno dei più grandi cantori di Maria, la Madre di Gesù". Don Carlo esplorava in continuazione i brani del Vangelo che si riferiscono a Lei. Li metteva a parallelo con altri tratti dell'Antico Testamento, perché diceva: « La migliore spiegazione del­la Parola di Dio è la Parola di Dio stessa ». E ne traeva delle luci sem­pre nuove per conoscere e per far conoscere la Vergine-Madre di Dio.

Aveva una penetrazione nel Mistero di Maria che era indubbiamente dono dello Spirito Santo.

S. Massimiliano Kolbe a ragione disse: « Si può comprendere Ma­ria solo in ginocchio e solo se lo Spirito Santo ci rivela la sua mistica Sposa ».

Don Carlo ha potuto entrare nel cuore di questo "giardino chiu­so", assaporare le acque limpidissime di questa "fonte sigillata" (ci Ct 4,12) che è Maria, e ne ha fatto dono incessantemente a tutti.



Non la vede, ma la sente

La sua anima vibrava particolarmente mettendo in luce le relazio­ni di Maria con le Tre Persone divine: «Vedremo di là chi è la Ma­donna; resteremo senza respiro di fronte alla sua bellezza - diceva -. Maria è la trasparenza più luminosa dei Tre, è come l'ingresso, l'introduzione alla Santissima Trinità. È il sogno più stupendo di Dio, il suo capolavoro di Grazia; l'anima più splendida, più appassionata; la più grande lode della Santissima Trinità. Fu sempre pura, immaco­lata, irreprensibile agli occhi di Dio tre volte Santo. Il suo Cuore Im­macolato è il Cuore che più ha amato, che è arrivato ai confini della Divinità, dell'Amore infinito ».

Don Carlo vedeva l'invisibile con gli occhi della fede. Un giorno, predicando gli Esercizi in un monastero di Milano, parlando della Ma­donna con accenti così vivi, qualcuna gli chiese se l'avesse vista. Don Carlo rispose, come già altre volte: « No, non l'ho mai vista, né desi­dero vederla quaggiù per poter vivere di fede. La vedrò di là e allora sarà una gioia indescrivibile ».

Al termine dell'istruzione, una monaca chiese di parlargli e gli dis­se: « Don Carlo, è vero, Lei non ha mai visto la Madonna, però la sente; ne sente la presenza, l'ispirazione... ». Colto alla sprovvista, ri­spose semplicemente: «Questo è vero ».



Poi disse al discepolo: «Ecco tua Madre» (Gv 19,27)

« Veramente la Madonna lo guidava in tutto - afferma il dott. G. - perché per lui era tutto; era soprattutto la Mamma, come lui amava chiamarla sempre ». Spiegava che un figlio non chiama la mam­ma col suo nome di anagrafe: Lucia, Anna, ecc., ma col nome che è suo proprio e che la caratterizza nel suo rapporto vitale: "Mamma".

« Come ogni mamma è felice di esser chiamata così - concludeva - la Madonna è felice di essere chiamata "Mamma"; è il suo vero no­me». E riportava il dialogo svolto tra la Madonna e S. Gemma Gal­gani: « Tu, Gemma, sei felice quando io ti chiamo "figlia mia", ma non sai la gioia che io provo nel sentirmi chiamare da te: "Mamma" ».

Questa fiducia filiale scaturiva dal capitolo 19 di S. Giovanni: « Presso la croce di Gesù stavano sua madre; la sorella di sua madre, Maria, moglie di Cleofa, e Maria di Magdala. Vedendo la madre e, accanto a lei, il discepolo che egli amava, Gesù disse alla madre: —Don­na, ecco tuo figlio—. Poi disse al discepolo: `Ecco tua madre—. Da quell'ora il discepolo l'accolse come sua» (Gv 19,25-27).

Si trovava in armonia perfetta con l'esperienza mistica di S. Tere­sina del B. Gesù: « Compresi che la Vergine vegliava su di me, che ero veramente la sua figlia, perciò non potevo chiamarla se non col nome di "Mamma" che mi sembrava più tenero di quello di Madre ».

Con le parole della piccola Teresa di Lisieux metteva in luce il se­greto della santità: « Più uno è piccolo, più lascia che Maria gli sia madre. Il bimbo si abbandona tanto più filialmente alla mamma quanto più è debole e piccolo... La perfezione della via dell'infanzia nel pia­no divino, è la vita in Maria».



Dico il Rosario e mi sento sazio

« Don Carlo è stato animatore stupendo della realtà liturgica ma­riana - scrive Sr. M. - sapeva parlare e scrivere così efficacemente di Maria, proprio perché sentiva profondamente dentro di sé l'atteg­giamento del figlio che ama la Mamma». Ed era un amore così vivo che lo sosteneva e impregnava tutta la sua vita fin nei particolari, co­me dimostra un episodio raccontato dal portinaio che prestava servi­zio in portineria al n. 9, a Torino: « Don Carlo accoglieva sempre tut­ti a qualsiasi ora, non diceva mai di no. A volte venivano all'ora di pranzo e lo intrattenevano fino a pomeriggio inoltrato. Ormai, passa­to l'orario, in refettorio non avrebbe trovato più niente e non voleva disturbare in cucina. Allora saltava il pranzo. Me ne accorgevo io per­ché osservavo in portineria e servivo a tavola. Un giorno glielo feci notare: "Ma lei, Don Carlo, non ha pranzato e così altre volte; come fa?". Mi diede una risposta che mi ha impressionato: "Sa, S., dico il Rosario e mi sento sazio" ».



Perde l'aereo ma non la pace

« Veramente si abbandonava in tutto alla Mamma Celeste - dice una claustrale che l'ha avvicinato per due anni -. Nelle difficoltà e contrarietà - che erano continue - diceva con tanto abbandono: « Penserà la Mamma; lasciamo pensare a Lei. Offriamo tutto alla Mamma. Lei sa». E viveva in questo abbandono, sicuro che Lei di­sponeva tutto».

Racconta il dott. F. che sua moglie, al termine di un Cenacolo a Roma, si offrì di portarlo all'aeroporto per potergli parlare e ascol­tarlo sul Gam. Il tempo per far salire i bambini in macchina e pagare il taxi giunto ormai a vuoto... e si incolonnarono verso l'aeroporto. Ma non essendo pratica di quella zona, girò tre volte attorno alla Pi­ramide, a piazzale Ostiense, e quando giunsero finalmente, l'aereo era già partito. Mortificata la signora si scusò, anche perché sapeva che l'indomani Don Carlo aveva un Cenacolo a Venezia. Ma egli sereno rispose: « Non si preoccupi, vuol dire che la Mamma vuole così. Lei sa... ». E continuò a parlare dell'evangelizzazione a Roma, della dif­fusione del Regno di Dio... Raggiunse Venezia passando la notte in treno in uno scompartimento di 2a classe avendo rifiutato il biglietto di 1a. E si portò al Cenacolo senza aver potuto riposare. Gli era ripo­so il suo abbandono totale alla Mamma Celeste.



La veste della Madonna

La Madonna si occupava di lui dandogli continui piccoli segni della sua tenerezza materna come si rileva da questo episodio, uno tra i molti. Un giorno una persona sconosciuta viene a cercarlo al n. 9 a Valdocco.

- È lei Don Carlo De Ambrogio? - sì.

- La Madonna le manda questa veste per i Cenacoli che dovrà ani­mare in tutta Italia (era da poco sorto il Gam).

Don Carlo ringraziò e salì in camera con il pacco. Volle provare quella veste nuova: gli andava perfettamente, senza che nessuno mai gli avesse preso le misure. E di quella persona non seppe più nulla.



Avvolgiti attorno una coperta

Un'altra volta la Madonna gli diede un segno della sua presenza di mamma. Si venne a sapere solo dopo il suo ritorno a Casa che sof­friva di reni in una maniera piuttosto acuta (la conferma emersa risa­le agli ultimi due anni) ma era un male che egli sapeva nascondere e offrire in silenzio per le anime. Ci si domanda come abbia potuto af­frontare lo stesso i continui viaggi, le fatiche dei Cenacoli, i disagi con­tinui, con così poco riposo e nessuna cura medica.

A volte lo si vedeva spossato, con gli occhi lucidi di febbre. Ma interrogato, rispondeva sempre con il suo sorriso: « Tutto bene, tutto bene! » Ed era sempre pronto a ripartire per un Cenacolo, dicendo: « La Mamma mi ha rinnovato le forze. Mi ha dato una freschezza... ». Non stupisce allora se a una fede e a un abbandono così totale e in­condizionato, il Cielo talvolta rispondesse anche in maniera straordi­naria, come in questa circostanza.

Un giorno di febbraio del 1979, fu preso da una colica acuta di reni, che questa volta non riuscì a nascondere, e Don Bruno dovette chiamare il medico, il prof. M., che nutriva per Don Carlo una gran­de venerazione. Nella notte precedente però, mentre era preso da for­ti dolori e non voleva disturbare, sentì chiara la voce della Mamma Celeste (una voce distinta, non interiore) che gli diceva: « Figlio mio, avvolgiti attorno una coperta come facevi da bambino».

Don Carlo lo fece e si sentì sollevato. Si ricordò che veramente quand'era piccolo, in casi analoghi, la mamma gli avvolgeva una co­perta ai fianchi. Dopo qualche giorno, lo raccontò a poche persone più vicine, con una tale semplicità e naturalezza da lasciar capire co­me vivesse abitualmente immerso nel soprannaturale, tanto che lo straordinario era per lui ordinario.

Non era mai però alla ricerca del sensazionale, di ciò che usciva dal normale tessuto di fede della sua quotidianità, come la Mamma a Nazaret, ed era piuttosto schivo di fronte a segni straordinari e messaggi.

Quando però, confrontando con la Parola di Dio e con la pruden­za insegnata da Gesù, constatava l'autenticità della cosa, allora acco­glieva il dono dall'Alto con la semplicità del bimbo. Aveva adottato come norma il principio di Paolo: «Non spegnete lo Spirito, non di-

sprezzate le profezie; esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono » (1 Ts 5,19-21).



Incontrò Teresa Musco

Gli capitò un giorno di incontrare un'anima mistica di Caserta, Teresa Musco, di cui è aperta la causa di beatificazione. L'aveva con­dotto da Roma un suo confratello salesiano nel '75, il primo sabato del mese di febbraio. Don Carlo si schermì più volte, ma questi, es­sendo direttore spirituale di quell'anima, lo pregò con insistenza di ac­compagnarlo a farle visita. Conoscendo Don Carlo diverse lingue, com­preso l'ebraico e l'aramaico, gli sarebbe stato di aiuto nell'individua­re quale lingua Teresa parlasse quando diceva di comunicare con la Madonna.

Era una giovane donna, dotata di particolari carismi, chiamata so­prattutto ad offrire la sua vita perché Gesù rivivesse in lei la sua Pas­sione per la salvezza delle anime.

Don Carlo rimase colpito dalla semplicità di questa persona: uno sguardo luminoso, un sorriso trasparente, una povertà assoluta (vive­va in una soffitta). Le rivolse alcune domande e Teresa rispondeva da parte della Madonna in aramaico (la lingua di Nazaret ai tempi di Gesù) e poi traduceva. Don Carlo rimase colpito da alcune espressio­ni di aramaico puro, del quale si conosce molto poco, perché sono an­dati perduti molti codici.

Ecco alcune domande rivolte:

- Come desidera essere chiamata la Madonna? - Immà, Mamma.

- Come si chiama l'Angelo custode della Madonna?

- La Madonna sorride, perché è la Regina degli Angeli.

Aggiunse che egli aveva un Angelo custode "mariano" perché era na­to nella festa dell'Annunciazione.

Gli diede altre indicazioni su avvenimenti che si compirono in se­guito e che egli comprese solo più tardi. Infine Don Carlo le chiese come si dovessero preparare i giovani all'imminente bufera.

Rispose: « Spiritualmente », cioè con la forza dello Spirito Santo che scaturiva dalla preghiera, dall'ascolto della Parola di Dio e dal­l'amore a Gesù Eucaristia e alla Madonna.

Don Carlo vedeva queste circostanze straordinarie in cui si veniva a trovare, senza mai cercarle, come segni e indicazioni che la Madon­na gli metteva sulla strada a volte intricata e spinosa della sua missione.



La Mamma ti vuole tanto bene

Don Carlo sottolineava che come per l'azione dello Spirito Santo diciamo "Abbà, Padre" a Dio, così sotto lo stesso impulso divino noi possiamo dire: "Immà, Mamma" alla Madonna.

Particolarmente per i giovani assetati di amore e di sicurezza que­sta era una scoperta entusiasmante e vitale.

Dice un giovane Gam, ora Sacerdote: « L'amore alla Mamma in Don Carlo era qualcosa di bello. Ha aiutato anche me ad approfon­dirlo. Amavo già la Madonna perché in famiglia si pregava il Rosa­rio, però Don Carlo mi ha aiutato veramente a comprendere come Ma­ria non era soltanto da venerare e basta, ma una vera Mamma, viva, presente, accanto a ciascuno di noi. È stata per me l'esperienza più bella sentirla come Mamma. Don Carlo me l'ha trasmessa, perché lui la sentiva così; non ne parlava soltanto, ma viveva di questo amore ». Scrive a Don Carlo una ragazza di Milano: « Sa che con questi Cenacoli si è acceso in me il desiderio vivo di ama­re? di amare in primo luogo la Madonna, con tutto il cuore! La Ma­donna è diventata lo scopo della mia vita. Le posso portare un'espe­rienza. Sono una ragazza di quindici anni; molti dicono che la mia età sia il fiore della vita. Ma ciò non è sempre vero. Infatti ho trascor­so alcuni periodi di crisi depressiva: non avevo più voglia di vivere, niente mi entusiasmava. Ora che ho riscoperto la fede in Maria, la mia vita ha uno scopo e di conseguenza si fa vivo in me il bisogno di essere di aiuto alla nostra società ».

« Quando Don Carlo fissando negli occhi diceva quelle semplici parole: "La Mamma ti ama", dava una carica tale per andare avanti molto tempo », ricorda una giovane Gam. E un'altra: « La frase che ripeteva spessissimo: "La Mamma ti vuole tanto bene", non era una frase fatta che ripeteva a tutti, no; ti faceva sentire così amata come se la Madonna fosse visibile in quel momento. Non era un modo di dire, ma trasmetteva in quel momento la certezza assoluta che vera­mente Maria ti era accanto e ti voleva bene».



La Madonna contava su di me

Non solo i giovani, ma anche gli adulti e gli anziani ricordano questa piccola infusione di amore mariano. Dice infatti il sig. F. che accom­pagnava la figlia ai Cenacoli: « Quando Don Carlo ci confessava ave­va delle parole semplici, ma meravigliose. Diceva: "Va', la Mamma ti vuole tanto bene". Ed era una grande consolazione per noi».

Un'insegnante, dopo qualche tempo che Don Carlo era tornato alla Casa del Padre, telefonò al Centro Gam per ricevere i fogli del Van­gelo festivo "Per me Cristo". Alla fine rivelò il movente di quella te­lefonata. Mentre si trovava in villeggiatura a Tor S. Lorenzo, aveva partecipato a un Cenacolo animato da Don Carlo. Le risuonava nel­l'anima quell'espressione che lei caratterizzava "piena di Spirito San­to": "La Mamma le vuole tanto bene". « Un brivido mi percorse tut­ta - disse - e capii in quel momento che la Madonna contava su di me per diffondere la Parola del Figlio suo e l'amore con cui io stes­sa mi sentivo avvolta ». E concludeva: « Pensando a quel momento mi commuovo ancora adesso ».

Un'anziana signora di un paesino di montagna che si era confes­sata un'unica volta da Don Carlo, custodiva gelosamente in cuore quel­le parole. Un giorno confidò, dopo molto tempo, a una persona ami­ca: « Sapesse che cosa mi ha detto Don Carlo, una cosa così bella che non ho mai sentito da nessuno: "La Mamma Celeste le vuole tanto bene". Ma l'ha detta proprio a me, capisce? Proprio a me! ». E da quel momento si notò uno scatto nella preghiera e nella vita di fede di quella persona. Nei lunghi periodi di solitudine vi ripensava e senti­va la presenza della Madonna.

Le testimonianze potrebbero continuare a catena, perché era un'e­spressione che colpiva tutti e che era molto attesa da chi già lo co­nosceva.



Potrò mai essere buono?

Un giorno, mentre si recava a celebrare in un Istituto di Torino, gli si affiancò un uomo già di una certa età, dal volto scavato e i ca­pelli arruffati. Non ebbe timore di presentarsi qual era: un ex carcera­to, dimesso proprio allora dalla casa circondariale di Torino. Si tro­vava come sperduto tra la folla, ma vedendo da lontano un prete dal volto innocente di fanciullo che non l'avrebbe sicuramente respinto né giudicato, si sentì spinto a fermarlo. E là, sotto il tunnel di corso Regina, chiese di confessarsi. Don Carlo lo portò in disparte e gli la­sciò sfogare la piena del cuore.

Incurante del via vai di persone, quell'uomo ripercorse tutta la sua vita, non più con esasperazione, ora che si sentiva amato, ma con il pentimento fino alle lacrime. Man mano che si liberava dal suo triste passato gli scendeva in cuore una grande pace e un grande desiderio di ricominciare. « Ma potrò mai essere di nuovo buono? ». Don Carlo gli parlò con dolcezza dell'amore del Padre, della tenerezza della Ma­dre di Gesù, presente come Mamma nella sua vita; era lei infatti che l'aveva fatto incontrare con un Sacerdote quel mattino. Quell'uomo rude, dalla tempra di acciaio, non riuscì a trattenere le lacrime: erano parole nuove, mai sentite prima, eppure tanto vere, che gli scendeva­no nell'anima, ridestandogli energie spirituali nascoste, finora asso­pite o soffocate dal male. Don Carlo gli tracciò l'assoluzione e notò quegli occhi prima torvi e opachi diventare limpidi e luminosi come quelli di un bambino, e il volto corrugato diventare sereno, come se la carezza invisibile della Mamma l'avesse spianato.

Glielo disse e vide quell'uomo allontanarsi felice con la certezza di non essere più solo nel suo difficile quotidiano: ora si sentiva av­volto, condotto, protetto dall'amore del Padre e della Mamma Cele­ste, reso così visibile in quel Sacerdote che per primo gli aveva sorriso.



Mi manda la Madonna a dirle...

Nel maggio 1974 stava elaborando ancora nella mente un opusco­letto per commentare la "Marialis Cultus" di Paolo VI sulla devozio­ne alla Madonna. Don Carlo appoggiava sempre - a viva voce e an­che attraverso la stampa - le parole del Papa e del Magistero. Stava pensando a questo piccolo progetto quella mattina del 10 maggio e aveva in tasca il documento con le sottolineature dei brani già scelti. Ma non l'aveva ancora comunicato a nessuno.

Usciva dalla Basilica di Maria Ausiliatrice dove aveva confessato, per portarsi sulla collina, nella zona di Cavoretto dove avrebbe con­cluso gli esercizi a una comunità di claustrali. Mentre attraversava la piazza gli venne incontro una giovane donna (veniva dalla Puglia ap-

positamente) che gli disse: - Lei è Don De Ambrogio? - Sì.

- Ho bisogno estremo di parlare con lei.

- Mi scusi, ma non posso proprio fermarmi. C'è già la macchina che mi attende e sono in ritardo.

La donna insistette e aggiunse:

- Mi manda la Madonna a dirle...

- Ah, questo poi no - interruppe Don Carlo - guardi che non ci credo mica, sa!

E lei tranquilla: - Sì, mi manda la Madonna, perché lei sta scrivendo un commento popolare sull'ultima lettera del Santo Padre sulla devozione alla Madonna...

Don Carlo pensò tra sé: « Come fa a sapere questo, se lo so solo io!»

Proseguì dicendo: - La Madonna le dice di fare in fretta a pubblicarlo. È tanto conten­ta di lei, ma la prega di fare in fretta.

Gli consegnò inoltre due volumetti che la Madonna gli consigliava di utilizzare nei commenti. Voleva aggiungere altre cose, ma Don Carlo la interruppe per giungere in tempo all'altro impegno.

Egli sapeva di essere uno strumento della Madonna per annuncia­re la Parola del Figlio suo e diffondere il Regno di Dio nelle anime. Si riteneva - come disse più volte - « un bimbo nelle mani della Mam­ma: Lei può fare di me come crede».



9 - LO SPIRITO DI VERITÀ VI GUIDERÀ (Gv16,13)

L'Immacolata e lo Spirito Santo


« Lo Spirito Santo scenderà su di te e la Potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra» (Lc 1,35) disse l'Angelo a Maria.

« La Madonna è legatissima allo Spirito Santo - diceva Don Car­lo -. Il suo essere "vestita di Sole", Madre di Dio, significa che è tutta pervasa dalla Luce di Dio: "Dio è Luce" dice infatti S. Giovan­ni (1 Gv 1,5).

Padre Kolbe lo esprimeva con un'equazione teologica perfetta di­cendo che il Verbo, la Parola, il Figlio di Dio incarnato si chiama Ge­sù Cristo; lo Spirito Santo "quasi" incarnato si chiama "Immacolata Concezione".

La Concezione è il frutto dell'Amore: Immacolata, senza macchia, vestita di Sole. Lo Spirito Santo è l'Immacolata Concezione increata, è la Persona Divina; la Madonna è l'Immacolata Concezione creata». E concludeva: «Allora si comprende perché la Madonna è strettissi­mamente legata allo Spirito Santo. La Madre di Gesù è coperta, av­volta nell`ombra" dello Spirito»; "affidata eternamente allo Spiri­to di Santità" dirà Giovanni Paolo II (Redemptoris Mater).

« Chi è lo Spirito Santo? » gli chiese un giorno un giovane. Don Carlo si illuminò a quella domanda, sembrava non aspettasse altro per effondere la piena del cuore nel parlare del "Grande Sconosciu­to", eppure « più intimo a noi che non noi a noi stessi ».

« È la Terza Persona della Santissima Trinità - rispose - l'amo­re del Padre verso il Figlio e del Figlio verso il Padre; il loro dono e bacio reciproco.

Lo Spirito Santo è anche l'Amore con cui Dio ama ciascuno di noi.



La perla anche nel fango

Al di là di ogni evidenza egli vedeva l'onnipotenza di questo Spiri­to pronto a trasformare in un istante "le tenebre in luce", ne sentiva il gemito in ogni anima e raccoglieva quelle poche scintille ancora ri­maste, sicuro che al soffio dello Spirito sarebbe divampato un incendio di luce e di amore.

«Dio è un alchimista stupendo - diceva - sa trarre la perla an­che dal fango».

È per questo che non perdeva mai la speranza anche nei casi dispe­rati, nelle situazioni impossibili o umanamente fallite, come dimostra questo episodio avvenuto a Torino.

Una sera, (era la vigilia dell'Immacolata) lungo uno dei corsi prin­cipali della città, lo fermò un uomo. Aveva il viso stravolto e la voce affannata. Gli chiese di confessarsi. Da una finestra accanto giunge­vano intanto i tocchi lugubri della marcia funebre suonata al piano­forte. L'uomo spiegò in breve la sua storia: era un artista del teatro che aveva fallito e voleva suicidarsi perché non riusciva più ad accet­tare una situazione di frustrazione dell'ideale e l'enorme crollo finan­ziario.

« Mi confessi, Padre, e poi andrò ad uccidermi. Domani vedrà sul giornale la notizia! ». Don Carlo cercò di dissuaderlo, di infondergli nuova fiducia e speranza. Poi lo confessò. Quell'uomo fece una Con­fessione meravigliosa. Ma nella notte, ripiombando nell'atroce soli­tudine, non seppe resistere alla tentazione del suicidio.

Don Carlo al mattino cercò subito il giornale e purtroppo si im­batté in quella dolorosa notizia.

« Ne provò grande sofferenza - sottolineano le Suore non veden­ti - ma commentando il fatto aggiunse: "Noi non sappiamo, non pos­siamo giudicare. Ogni anima è un mistero. La misericordia del Padre l'avrà raggiunto per quella Confessione e l'Immacolata nella sua fe­sta certamente avrà riportato a Casa questo figlio smarrito" ».



In continuo stato di missione

« I disegni di Dio avanzano misteriosamente - ripeteva - e il filo conduttore è lo Spirito Santo. È Lui, Dio in azione, che conduce e lievita dall'interno la storia del mondo e la piccola storia di ogni uomo ».

Per questo era sempre « in stato di missione » come definiscono le Suore non vedenti di Torino la sua continua disponibilità all'azione di Dio negli avvenimenti, il suo incessante « cogliere ogni occasione per annunciare Gesù: poteva essere un giovane, una ragazza o una famiglia incontrati in tram o per la strada.

Egli non riusciva a trascurare nessuno, ma aveva per tutti quella Parola di Dio che illumina e sostiene.

Si lasciava continuamente condurre dallo Spirito di Verità, « il pri­mo evangelizzatore, colui che fa di ognuno di noi un testimone e un evangelizzatore secondo la Parola di Gesù: —Lo Spirito di Verità che procede dal Padre, mi renderà testimonianza e anche voi mi renderete testimonianza perché siete con me sin dall'inizio" (Gv 15,26-27) ».



Eccomi

« Quando si bussava alla sua porta - racconta una persona - in­variabilmente rispondeva con l'espressione biblica a lui cara: "Ecco­mi". E si metteva a completa disposizione come se non avesse altro da fare ». Quell`eccomi era il tessuto abituale della sua vita. Lo at­testa, una tra le innumerevoli, la testimonianza del portinaio del n. 9 di Valdocco: «Lo chiamavo anche quindici o venti volte al giorno perché era richiesto da molte persone, Sacerdoti e in particolare Suo­re; venivano per parlargli o confessarsi. Immancabilmente interrom­peva il lavoro e scendeva. Era appena risalito e di nuovo dovevo chia­marlo. Eppure mai che si rifiutasse o si lamentasse. Aveva la stanza al secondo piano e io a volte gli dicevo: "Ma le sue gambe, Don Car­lo, la reggono ancora?". Rispondeva con il suo solito sorriso sincero e buono. Non mi sapevo spiegare dove trovasse tanta energia ».

« Era così pronto quando lo si chiamava tramite il citofono per le Confessioni - afferma una Suora della portineria di fronte - che io credo non lo sarebbe stato di più per un Cardinale o un'altra auto­rità di prestigio ».

E una giovane Gam: « Io consideravo Don Carlo una persona "im­portante", molto al di sopra di tutti quelli che conoscevo, invece lui quand'era con noi giovani, si comportava con molta umiltà, non tra­scurava nessuno, aveva un sorriso per tutti, tanto che sembrava che niente per lui fosse più importante che lo stare lì con noi».

Era il fluire dell'Amore nell'attimo presente al quale non metteva sbarramenti di alcun genere.